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Piero di Benedetto de' Franceschi, noto comunemente come Piero della Francesca (Borgo
Sansepolcro, 12 ottobre 1492), è stato un pittore e matematico italiano.
Tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, fu un esponente della seconda
generazione di pittori-umanisti. Le sue opere sono mirabilmente sospese tra arte, geometria e
un complesso sistema di lettura a più livelli, dove confluiscono complesse questioni
teologiche, filosofiche e d'attualità. Riuscì ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i
valori intellettuali e spirituali del suo tempo, condensando molteplici influssi e mediando tra
tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo, tra razionalità
ed estetica.
La sua opera fece da cerniera tra la prospettiva geometrica brunelleschiana, la plasticità di
Masaccio, la luce altissima che schiarisce le ombre e intride i colori di Beato Angelico e
Domenico Veneziano, la descrizione precisa e attenta alla realtà dei fiamminghi. Altre
caratteristiche fondamentali della sua espressione poetica sono la semplificazione geometrica
sia delle composizioni che dei volumi, l'immobilità cerimoniale dei gesti, l'attenzione alla
verità umana.
La sua attività può senz'altro essere caratterizzata come un processo che va dalla pratica
pittorica, alla matematica e alla speculazione matematica astratta. La sua produzione
artistica, caratterizzata dall'estremo rigore della ricerca prospettica, dalla plastica
monumentalità delle figure, dall'uso in funzione espressiva della luce, influenzò nel
profondo la pittura rinascimentale dell'Italia settentrionale e, in particolare, le scuole
ferrarese e veneta.
Piuttosto controversa è la datazione di quella che alcuni
ritengono la prima opera pervenutaci di Piero della
Francesca, il Battesimo di Cristo alla National Gallery di
Londra. Alcuni elementi iconografici, come la presenza
dei dignitari bizantini sullo sfondo, farebbero collocare
l'opera a ridosso del 1439, anno del Concilio di Firenze
in cui si riunificarono le Chiese d'Occidente e d'Oriente.
Altri datano la pala più tardi, addirittura al 1460.
STILE
Il dipinto è composto secondo una rigorosa costruzione
geometrica tramite l'uso di corpi platonici, se dal lato
superiore del quadrato si costruisce un triangolo
equilatero, il vertice inferiore coincide con il piede di
Cristo, mentre nell'incontro delle diagonali del quadrato
si trova il suo ombelico. Al centro del triangolo si
trovano le mani giunte di Cristo e sull'asse del dipinto si
allineano, con esattezza geometrica la colomba, la mano
con la coppa di Giovanni Battista e il corpo di Gesù
stesso. La colomba si trova sul centro del semicerchio e
le sue ali sono disposte lungo il diametro.
Nel 1442 Piero risultava nuovamente abitante a Borgo Sansepolcro
dove era uno dei "consiglieri popolari" nel consiglio comunale. L'11
gennaio 1445 ricevette dalla locale Confraternita della Misericordia la
commissione di un polittico per l'altare della loro chiesa: il contratto
prevedeva il compimento dell'opera in tre anni e la sua completa
autografia, oltre all'obbligo di controllare ed eventualmente restaurare
il dipinto nei dieci anni successivi.
In realtà, la stesura del polittico si protrasse, con intervento di un
allievo non identificato, per più di 15 anni. Nel XVII secolo il polittico
fu scomposto, con perdita dell'originaria cornice, poi trasferito nella
chiesa di San Rocco; dal 1901 è conservato nella Pinacoteca comunale.
Il polittico si compone di 15 tavole: il registro principale è composto
di tre scomparti raffiguranti i santi Sebastiano e Giovanni Battista, la
Madonna della Misericordia e i santi Giovanni Evangelista e
Bernardino da Siena; nel secondo registro sono, al centro, la
Crocifissione, ai lati San Romualdo, l'Angelo annunciante,
l'Annunciata e San Francesco. Sopravvivono anche le fasce dipinte dei
pilastri laterali, con le raffigurazioni di sei santi e di due stemmi della
Confraternita della Misericordia, cinque tavolette costituiscono la
predella, attribuite al pittore camaldolese Giuliano Amidei.
PRIMA FASE (1452-1458)
Nel 1452 fu chiamato a sostituire Bicci di Lorenzo, defunto, nella decorazione murale della
Cappella Maggiore di San Francesco ad Arezzo, dove affrescò le celebri Storie della Vera
Croce. I documenti ricordano l'ultimo pagamento per il ciclo di affreschi nel 1466, che poteva
anche essere già stato ultimato prima.
La prima fase della decorazione di San Francesco viene datata fino al 1458 e riguarda le
lunette e le incorniciature dipinti, che vennero realizzate da collaboratori su cartoni del
maestro. L'opera venne interrotta durante il suo viaggio a Roma.
Il ciclo è caratterizzato da scene costruite prospetticamente e con una colorazione delicata e
ricca di luce, ripresa dallo stile di Domenico Veneziano. Il disegno è rigoroso, di impronta
fiorentina, ma la sua rigidità va attenuandosi via via nel corso dell'impresa.
In contemporanea 1453 è documentato anche a Sansepolcro dove, nel 1454, stipulò il
contratto per il polittico dell'altare maggiore della chiesa di Sant'Agostino, alla quale lavorerà
per lo più negli anni successivi, terminandolo solo nel 1469.
SECONDA FASE
A Roma Piero conobbe sicuramente artisti fiamminghi e spagnoli, acquisendo
una nuova consapevolezza per la rappresentazione dei fenomeni atmosferici
realistici, che saranno alla base degli affreschi più sperimentali della seconda fase
del ciclo di Arezzo, come la scena notturna del Sogno di Costantino. Nel 1460 si
trovava a Sansepolcro, dove firmò e datò l'affresco di San Ludovico di Tolosa.
Nel 1462 fu pagato per il Polittico della Misericordia.
Nel tarda 1466 la confraternita aretina della Nunziata commissionò uno
stendardo con l'Annunciazione a Piero, citando nel contratto la riuscita degli
affreschi di San Francesco come motivo della scelta: a quella data il ciclo doveva
quindi essere già stato terminato. Quello stesso anno Piero dipinse l'affresco di
una Maddalena nel Duomo di Arezzo.
Sigismondo Pandolfo Malatesta in
preghiera davanti a San Sigismondo
Sogno di Costantino,
dalle Storie della
Vera Croce
La Natività è un dipinto olio su tavola dell'ultima fase artistica di Piero della Francesca,
databile al 1470-1475 e oggi conservato nella National Gallery di Londra.
Non si conosce la destinazione originale del dipinto, che venne acquistato dal museo
londinese nel 1874. Le condizioni di conservazione del dipinto sono scarse, e forse non
venne mai completato; si ritiene che abbia dovuto anche subire una drastica pulitura nel
XIX secolo.
Per la maturità dell'influenza fiamminga, la cromia leggermente spenta e la scioltezza
della composizione, l'opera viene di solito datata alla fase più tarda della produzione
artistica dell'autore, in particolare agli anni settanta del quattrocento, prima che si
dedicasse quasi esclusivamente alla redazione di trattati, anche per i problemi alla vista
che lo afflissero nella vecchiaia, di cui ci informa Giorgio Vasari.
STILE
Molti elementi rimandano all'arte fiamminga,
dall'orizzonte rialzato alla fisionomia gracile del
Bambino, che fa pensare a Hugo Van Der Goes
piuttosto che ai coevi robusti bambini dei pittori
italiani. La prospettiva è appena accennata dalla
disposizione leggermente in tralice della capanna.
Tipici di Piero sono poi gli atteggiamenti solenni e
composti, improntati a un solido equilibrio geometrico.
Nel 1482 ritornò a Rimini, dove prese in affitto un'abitazione, qui attese alla scrittura del
Libellus de quinque corporibus regularibus, terminato nel 1485 e dedicato a Guidobaldo
da Montefeltro.
Fece testamento il 5 luglio 1487, dichiarandosi "sano nello spirito, nella mente e nel corpo".
Negli ultimi anni, secondo Vasari, venne colpito da una grave malattia agli occhi che gli
impedì di lavorare. Morì a Sansepolcro il 12 ottobre 1492, proprio il giorno della scoperta
dell'America, e fu sepolto nella Badia di Sansepolcro.
Flagellazione
di Cristo
Lavoro svolto da:
Secchi Elisabetta
Montemurro Chiara
Sitografia: Wikipedia
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Piero della Francesca - IIS Leonardo Da Vinci – Chiavenna