LAND GRABBING
L’accaparramento delle terre:
una corsa ambigua
Gli investimenti in terre agricole
Gli investimenti in agricoltura giocano un ruolo essenziale per lo sviluppo e la riduzione
della povertà: possono migliorare le condizioni di vita, promuovere lo sviluppo
economico delle aree rurali, portare lavoro, servizi e infrastrutture, ma solo se gestiti in
modo responsabile e in un contesto normativo chiaro, trasparente e efficiente.
La storia della recente “corsa alla terra” è invece diversa: è una storia di crescenti
pressioni su una risorsa naturale dalla quale dipende la sicurezza alimentare di milioni
di persone povere; di investimenti fondiari che comportano espropriazioni, inganni,
violazioni dei diritti umani, e distruggono vite umane.
Se non si adottano di misure nazionali e internazionali capaci di difendere i diritti dei
più poveri, questa corsa verso l’acquisizione indebita di terre lascerà milioni di persone
senza terra da coltivare, senza cibo, senza casa e senza giustizia.
Land Grabbing
Agenzie e organizzazioni internazionali studiano e monitorano il fenomeno dell’acquisto
di terre: in molti casi più di un acquisto si deve parlare di accaparramento, land grabbing.
Questa è una pratica ambigua, perché:
♦ Consiste nell’acquisire vaste aree di superficie rurale irrigua e coltivabile da parte di
Governi stranieri, multinazionali o fondi di investimento in Paesi poveri, allo scopo di
produrre cibo, mangimi o biocombustibili;
♦ Si realizza attraverso la stipulazione di contratti di acquisto o di affitto di terre con
durata dai 50 ai 99 anni, con un aspetto quindi di legalità;
♦ Avviene in Paesi poveri o in via di sviluppo, dove la gestione della terra è basata su
regole informali e tradizionali, riconosciute localmente, ma non dagli accordi
internazionali, senza certezza dei diritti fondiari, per cui il contadino non può provare di
essere il possessore del terreno;
♦ Si stipula in cambio di infrastrutture, accesso ai mercati, assistenza sanitaria, progetti
educativi, di cui però nessuno garantisce la realizzazione.
Questo acquisto di terre, quindi, avviene spesso con contratti
♦ formalmente corretti,
♦ che non violano alcuna norma di legge nazionale e internazionale particolare
♦ perché non esiste ancora una disciplina specifica che regoli il problema.
Per sapere se si tratta o no di land grabbing, è necessario verificare se l’acquisizione della
terra si realizza
♦ rispettando i diritti umani e quelli delle donne in particolare;
♦ riconoscendo il principio del consenso libero, preventivo e informato delle comunità che
stanno già utilizzando la terra, in particolare delle comunità indigene;
♦ valutando l’impatto sociale, economico e ambientale, e quello sulle relazioni di genere;
♦ concludendo contratti trasparenti, con impegni chiari e vincolanti sugli impieghi e sulla
ripartizione dei benefici;
♦ includendo la partecipazione democratica, il controllo indipendente e la partecipazione
informata delle comunità che utilizzano la terra.
È dovere dei governi nazionali proteggere i diritti delle comunità e la proprietà di quanti
da sempre hanno in uso la terra e gli interessi nazionali.
♦ Spesso, perché corrotti, i governi falliscono, si schierano dalla parte degli investitori,
offrendo loro terre a basso costo e incentivi, e perfino li aiutano a sfrattare le
popolazioni locali in cambio di favori personali.
♦ Anche quando sono coinvolti capitali stranieri o istituti bancari che hanno politiche
responsabili, l’investimento non sempre è condotto con standard responsabili.
♦ Le comunità locali hanno a disposizione meccanismi di tutela riconosciuti a livello
internazionale, ma questa possibilità è loro spesso negata.
♦ E’ necessario che la comunità internazionale si mobiliti, faccia conoscere il problema,
trovi soluzioni per favorire investimenti corretti e sostenibili in terre agricole, laddove i
governi nazionali non assumono i loro doveri negli interessi della loro stessa
popolazione.
L’appello dei vescovi dell’Africa
Coscienti della gravità del problema i Padri Sinodali (Sinodo per l’Africa, Ottobre 2009)
esortano la Chiesa in Africa
► “a cercare informazioni (…) e ad educare il Popolo di Dio perché sia in grado di
contestare le decisioni ingiuste in questa materia” (Proposta n° 30)
► “a fare pressione sui governi perché adottino un quadro giuridico idoneo, che tenga
conto degli interessi dei paesi e delle loro popolazioni” (Proposta n° 29)
► a fare sì “che i loro cittadini siano protetti contro l’ingiusta alienazione della loro terra e
dell’accesso all’acqua, che sono beni essenziali per la persona umana” (Proposta n° 30).
Essi hanno quindi chiesto ai governi di “rispettare i diritti tradizionali alla terra e di
riconoscerli per legge” (Proposta 30).
“L’occupazione della terra è spesso espressione di uno stato di cose intollerabile e moralmente indifendibile, ed è un
campanello d’allarme che richiede l’attuazione di soluzioni efficaci ed eque a livello sociale e politico”.
(Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, 1997, § 44)
La Dottrina Sociale della Chiesa afferma chiaramente che
► la terra è un bene comune donato dal Creatore per le necessità di tutti, ora e in futuro;
► il diritto all’uso della terra è naturale e primordiale, ed è un valore universale di ogni
essere umano sul quale non può prevalere alcun altro diritto economico;
► la proprietà privata è un mezzo per raggiungere autonomia e libertà, è subordinata
tuttavia alla prima funzione sociale della proprietà: dare a ciascuno la possibilità di vivere;
► i latifondi sono ingiusti perché “privano un grande numero di persone del diritto di
partecipare al processo della produzione per mezzo del proprio lavoro e di provvedere alle
proprie necessità” (Pontificio Consiglio per G e P, 1997, § 32).
“Guai a coloro che aggiungono casa a casa, campo a campo.” (Is 5, 8)
“Bramano i campi e se ne impossessano” (Mic 2, 2)
E cosa dice la Bibbia?
►I profeti nell’AT e Gesù nel NT non lasciano alcun dubbio sullo scandalo dell’accumulo
della terra nelle mani di pochi.
►L’accumulo delle risorse, mentre altri mancano del necessario alla vita, è in
contraddizione con le finalità della creazione: Dio ha creato l’abbondanza perché ogni
essere umano godesse dei Suoi doni.
►Il potente che non rispetta la dignità e i diritti delle persone viene costantemente
condannato dai profeti.
►Gesù condanna l’accumulo delle ricchezze in disprezzo alla povertà e alla miseria in
modo molto netto: “Guai ai ricchi” (Lc 6:24) e drammatizza il destino del abuso dei beni
nella parabola di Lazzaro e il ricco: “essi non avranno parte nella promessa di Dio”.
Riflessione comunitaria e pastorale
• Il problema sulle terre esiste nella nostra zona e nel nostro Paese?
• Il diritto nazionale e tradizionale è conosciuto e rispettato?
• I nostri contadini conoscono i meccanismi legali per proteggere i loro
diritti sulla terra?
• La comunità cristiana
- ha preso sul serio questo problema?
- ha raccolto una documentazione che permetta la difesa della terra dei
poveri?
- ha raccolto i dati di abusi e ingiustizie?
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