Analisi dei bisogni e risorse del
beneficiario della mediazione
Perché un essere umano lascia il
proprio paese?
• Per prima cosa il mediatore culturale deve
sapere interpretare le esigenze ed i bisogni
dell’immigrato relativamente allo specifico
percorso e progetto migratorio.
Le motivazioni che spingono le persone a
lasciare la propria terra d’origine sono disparate
e possono dipendere da fattori più o meno
importanti, dunque non possono essere
considerate dettagli da parte del mediatore.
• Ad esempio rifugiati ed immigrati non sono la
stessa cosa. L’immigrato è una persona che
lascia il proprio paese alla ricerca di una
condizione di vita migliore, ma non è
minacciato da alcun pericolo, il rifugiato è una
persona che fugge da un pericolo di vita
immediato, causato da catastrofi naturali e
guerre o che scappa da un regime politico
insopportabile, che minaccia i più elementari
diritti umani.
Differenza tra immigrati
clandestini e immigrati irregolari
• Sono clandestini gli stranieri entrati in Italia
senza regolare visto di ingresso
• Sono irregolari gli stranieri che hanno perduto
i requisiti necessari per la permanenza sul
territorio nazionale (es: permesso di
soggiorno scaduto e non rinnovato), di cui
erano però in possesso all’ingresso in Italia.
• Questi esempi dimostrano come sia molto
importante utilizzare termini appropriati per
definire ogni singolo caso; la confusione è
molta anche tra gli addetti ai lavori dunque è
estremamente necessario fare dei distinguo
ed analizzare caso per caso.
• Il mediatore culturale deve conoscere bene i
fenomeni e le dinamiche storiche dei processi
migratori, inoltre deve continuamente
aggiornarsi sui cambiamenti degli equilibri
socio- politici nelle aree interessate
• E’ importante che il mediatore riesca sempre
ad identificare e distinguere eventuali disagi
dovuti alla dimensione vissuta di migrante,
alla scarsa padronanza linguistica, anche del
proprio idioma-madre
• Anche per questo motivo il mediatore
culturale deve tenere bene a mente gli
elementi di geografia umana delle
popolazioni.
• La geografia umana, chiamata anche geografia
antropica o antropogeografia, è
la scienza dedicata all'analisi della distribuzione,
della localizzazione e dell'organizzazione spaziale
dei fatti umani. Tale scienza è composta da un
aspetto sincronico, ovvero l'analisi degli assetti
organizzativi umani presenti nel mondo in un
determinato periodo, e da un aspetto diacronico,
ovvero l'analisi dei processi che nel corso del
tempo hanno condotto alla formazione di tali
assetti.
• Al mediatore spetta anche il non sempre facile
ruolo di riconoscere le caratteristiche culturali,
personali e professionali dell’immigrato, quali
risorse da valorizzare nei diversi contesti di
riferimento
• Un mediatore deve anche analizzare
attentamente tutte le caratteristiche della
presenza di immigrati nel territorio di
riferimento, capire ad esempio il perché della
presenza maggiore di una determinata etnia in
un dato territorio.
Esempi:
l’immigrazione senegalese
• In Senegal, così come in molti paesi africani, la migrazione appare
essenzialmente come una necessità, se non addirittura una vera e
propria strategia. Oggi tutti i gruppi etnici costituenti la società
senegalese partecipano alla migrazione, cosa che non avveniva in
passato. C’erano infatti gruppi etnici specializzati nella migrazione
interna e altri specializzati nella migrazione internazionale. La
partecipazione alla migrazione internazionale di gruppi etnici come
quello wolof, che storicamente non emigrava sul piano
internazionale, è legato essenzialmente alla crisi economica degli
anni ’80. Questo cambiamento è da considerarsi un’evoluzione
drammatica per il Senegal perché il paese, e Dakar in particolare,
hanno avuto da sempre una storia di accoglienza dei migranti
africani. Al contrario i senegalesi si spostavano raramente.
• In genere i senegalesi non si recano mai in luoghi
dove non hanno alcun connazionale di propria
conoscenza. E’ da sottolineare l’importanza data
dalla cultura senegalese ai rapporti di cuginanza.
Per quel che riguarda la migrazione senegalese si
nota la tendenza progressiva dei migranti a
ritornare in patria per vacanze prolungate, una
forma di risposta, la loro, di fronte alla crisi
economica, preferendo ritornare nel proprio
paese, piuttosto che restare in Francia, in Italia, o
in Spagna e spendere i propri risparmi.
L’immigrazione ucraina
• L’immigrazione ucraina in Italia risale agli anni ’90 del
secolo scorso e diventa significativa in concomitanza
con la caduta dell’Unione Sovietica. Se Russia,
Portogallo e Spagna, paesi a più elevata richiesta di
manodopera maschile, sono diventate per lo più meta
dell’emigrazione maschile ucraina, Grecia e Italia lo
sono diventate principalmente per quella femminile.
• Dal momento che in Italia le donne ucraine hanno
trovato largo impiego nei servizi alle famiglie, come
domestiche o assistenti per la cura delle persone
anziane, si capisce bene il perché quella ucraina sia
stata definita – con una locuzione poco felice – come
l’emigrazione del “popolo delle badanti”.
• Secondo gli archivi del Ministero dell’Interno rivisti dall’Istat, al 1° gennaio
2013 gli ucraini titolari di un permesso di soggiorno sono, in Italia,
224.588, il 6,0% di tutti i non comunitari regolarmente presenti nel paese,
di cui rappresentano così la quarta collettività più numerosa.
• Tra di essi le donne incidono per il 79,8%, una quota decisamente più alta
della media che si rileva tra tutti gli stranieri soggiornanti (49,3%). È
sicuramente questo il primo e principale tratto distintivo della collettività
ucraina in Italia.
• Il secondo dato che caratterizza la migrazione ucraina rispetto
all’immagine più standardizzata del migrante è l’età piuttosto matura delle
donne che ne sono protagoniste. Tra gli ucraini soggiornanti in Italia,
infatti, è estremamente bassa la percentuale di minorenni (9,2% a fronte
del 24,1% tra tutti i non comunitari), come pure risulta inferiore alla media
la fascia di età tra i 18 e i 39 anni, mentre è decisamente più alta la quota
di persone dai 45 anni in su.
Un altro compito essenziale del mediatore è
quello di tradurre bisogni e risorse proprie
dell’individuo nei vari programmi di intervento.
Certamente sarà importante conoscere le
tecniche di progettazione di un intervento;
• Elementi di storia delle religioni
• Elementi culturali e sociali del paese di
appartenenza della persona immigrata
• Elementi politici
Straniero, se passando m'incontri e vorresti
parlarmi, perché non dovresti parlarmi? E
perché non dovrei io parlare a te?
(Walt Whitman)
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