Politiche di rigenerazione urbana in Italia. Contratti di quartiere: quadro e questioni 6 novembre 2009 il contesto italiano / 1 le politiche di rigenerazione urbana sono (state) locali e fisiche • politiche urbane nazionali deboli: manca una tradizione di politiche definite dal governo nazionale e centrate sulle città, diversamente da ciò che accade in altri contesti europei (Francia, Gran Bretagna) • gli interventi sul patrimonio fisico hanno avuto un ruolo dominante nella rigenerazione urbana il contesto italiano/2 distinzione tra politiche sui luoghi e politiche sulle persone • politiche orientate alla trasformazione degli spazi e politiche rivolte alle persone, materiali e immateriali, sono separate • in Italia i policymakers hanno spesso trascurato di considerare la natura sistemica dei problemi urbani e il modo in cui aspetti fisici e sociali sono reciprocamente legati il contesto italiano/3 debolezza delle politiche della casa • politiche della casa deboli negli ultimi 20 anni: – 75% degli italiani proprietari dell’alloggio in cui vivono – 20% in locazione in libero mercato – 4-5% patrimonio edilizia aresidenziale pubblica • forme limitate di regolazione del mercato della locazione: – è stabilita dalla legge la durata dei contratti, ma il range del costo delle locazioni è definito dall’andamento del libero mercato • mancanza di alloggi in locazione accessibili ai ceti medi • scarsa innovazione nella gestione del patrimonio di edilizia pubblica esistente, gli affittuari non hanno ruolo attivo nella manutenzione ordinaria degli edifici in cui abitano il contesto italiano/4 devolution del disegno di politiche • la devolution prende avvio negli anni ’70 con l’istituzione delle regioni e diventa uno degli obiettivi prioritari della riforma costituizionale del 2001 • la devolution attribuisce ai governi locali, regionali e comunali, maggiori responsabiltà e competenze in materia di politiche sociali, sanitarie, abitative, della sicurezza urbana il contesto italiano/5 elezione diretta dei sindaci • l’elezione diretta conferisce al sindaco una maggiore autonomia e responsabilità nella composizione della giunta comunale • regioni e città diventano sempre più terreni di verifica politica dei modi di governo e, in alcuni casi, laboratori di innovazione Questo è il contesto in cui, a partire dagli anni ’90, alcuni programmi di rigenerazione urbana sono stati disegnati sulla taglia delle aree urbane e dei quartieri : il “Contratto di quartiere” è uno di questi. Contratti di quartiere/1 elementi nuovi • approccio “area based” e integrato alla rigenerazione urbana, come in esperienze antecedenti in altri contesti europei • competizione tra governi locali su bandi per l’allocazione di risorse pubbliche • nuovi linee-guida e parole chiave: – integrazione: tra istituzioni e attori (verticale e orizzontale), tra diverse politiche e misure (fisiche, economiche, sociali), tra diverse fonti di finanziamento – approccio partecipativo e coinvolgimento degli abitanti – partenariato pubblico-privato + terzo settore Contratti di quartiere/2 bersagli principali parco edilizia residenziale pubblica • manufatti edificati prevalentemente nelle grandi città delle regioni settentrionali, dopo la 1^gm e la 2^gm • soluzione a enorme domanda abitativa (cfr. migrazioni dalle regioni meridionali) • fin da principio i quartieri come piattaforme per – integrazione cultural – socializzazione politica – decentralizzazione amministrativa • nel corso degli anni la mancanza di investimenti destinati alla manutenzione e alla rigenerazione ha prodotto condizioni di degrado sempre più gravi Contratti di quartiere/3 esperienze antecedenti • Piano Ina Casa: un grande progetto pubblico, un programma definito alla scala centrale, dopo la 2^gm • rimedio innovativo e integrato alla crisi economica post bellica: offerta di nuove abitazioni, sostegno di attività economiche e occupazione, ricostruzione del tessuto urbano e dell’immagine nazionale, accompagnamento sociale dei nuovi abitanti • Piano Ina Casa è uno dei programmi più importanti in fatto di politiche della casa nella storia del ‘900 italiano. I contratti di quartiere ne richiamano alcuni principi, pur impegnando minori risorse. …il cinema neorealista ha dato un’immagine molto vivida di processi e luoghi che hanno contrassegnato quest’espoca La localizzazione dei nuovi insediamenti di edilizia residenziale pubblica sviluppati dal Piano Ina Casa Contesto per il progetto del nuovo quartiere residenziale “Falchera” a Torino Perché i quartieri di edilizia pubblica negli anni ’90 cominciano a diventare il target di politiche ad hoc? • aumento della concentrazione di inquilini in condizioni di disagio • allocazione di alloggi erp sulla base di criteri che danno priorità a soggetti svantaggiati; poiché lo stock di edilizia pubblica è quantitativamente limitato, il numero degli inquilini ‘multiproblematici’ aumenta sempre più nello stesso luogo • diminuzione delle risorse destinate all’edilizia pubblica, il degrado degli immobili aumenta • mancanza di innovazione, politiche e gestione dell’edilizia pubblica inefficaci Torino, via Arquata Milano, quartiere Feltre Trieste, Rozzol Melara Brescia, San Polo Milano, Gratosoglio Contratti di quartiere/4 meccanismi • 3 diverse generazioni dei programmi: - bando ministero dei lavori pubblici, 1997 - bando ministero delle infrastrutture e dei trasporti e bandi regionali, 2003 - bandi regionali, 2008 • tendenziale decentramento dal livello nazionale a quello regionale su stanziamento risorse e verifica dei progetti Contratti di quartiere/5 meccanismi • finanziamenti delle opere previste: - opere di riqualificazione del patrimonio di social housing: 80% - opere di infrastrutturali: 50% • cofinanziamento: è dunque necessario un impegno di spesa anche da parte dei governi locali • MA…nessun finanziamento è previsto per azioni immateriali Contratti di quartiere/6 cosa insegnano le criticità? • i programmi hanno sollecitato le azioni “immateriali” ma non le hanno finanziate direttamente. La loro realizzazione è stata spesso difficoltosa • sono spesso prevalsi gli interventi “fisici”: che hanno esiti più visibili (e sono più facili da monitorare) ma spesso non sono sufficienti ad innescare processi di sviluppo dei quartieri • nei progetti sui servizi, il fuoco su un’ottica di “lavori pubblici” ha garantito la produzione di spazi ma non sempre attivazione e sviluppo di attività • promuovere lo sviluppo di attività economiche in contesti che sono trascurati dal mercato è difficile • partnership deboli e strumentali – quando non fittizie – rendono fragili i progetti e ne mettono a rischio l’attuazione Contratti di quartiere/7 cosa insegnano le buone pratiche? • a riconoscere gli effetti negativi che le politiche settoriali producono quando sono disgiunte, • la partecipazione degli abitanti può costituire terreno fertile di ridefinizione dei problemi e delle soluzioni • le azioni in ambito sociale ed economico richiedono una buona regia pubblica, altrimenti si hanno solo accompagnamento e comunicazione invece che sviluppo, • buone politiche integrate di quartiere aiutano a ridimensionare le problematiche di sicurezza urbana, • l’intervento su alloggi abitati e l’eventuale rilocalizzazione degli abitanti richiede coordinamento e integrazione delle politiche di welfare locale. Non si tratta solo di fare accompagnamento sociale ai progetti, ma è l’occasione per ridefinire le connessioni tra politiche sociali e politiche urbane uno sguardo al futuro: le sfide dei nuovi programmi nella formula del programma • un’integrazione “a monte” e inedita delle politiche regionali • un percorso a tappe di costruzione del bando – che favorisce la sussidiarietà e l’aderenza ai contesti e che assegna un ruolo di regia e di governo alla Regione che si impegna a recepire e fare sintesi della varietà dei contesti e delle domande locali • sperimentazione e innovazione: – mentre altri programmi regionali funzionano “a sportello” o sono riferiti ad interventi più “ordinari”, questo programma sollecita invece il disegno di politiche innovative e sperimentali uno sguardo al futuro: le sfide dei nuovi programmi nelle prospettive che segnala • è richiesto “il rapido utilizzo delle risorse”, questo non deve significare il loro semplice “consumo” • la sfida è: come lavorare con prospettive di lungo termine, coniugando la razionalità amministrativa delle istituzioni (e della spesa) con la capacità di organizzazione, i tempi e le risorse dei contesti locali • per questo appare importante mettere in campo idee e scenari, non tanto metodologie e neppure tecniche