ATTACCAMENTO E
COSTRUZIONE DEL SÉ
Marco CASTIGLIONI
Università di Milano - Bicocca
CONCETTI BASE (fonte: Liotti, 1996, Cassibba,
2003)
3 diverse accezioni di “attaccamento”.
a) Comportamento di attaccamento, che garantisce
la vicinanza fisica alla figura di attaccamento
b) “sistema comportamentale d’attaccamento”,
ovvero organizzazione interna di tali
comportamenti interattivi da parte dell’individuo
c) Legame affettivo verso la figura che si prende
cura del bambino (Cassidy, 1999).
Attaccamento = richiesta di cura
Bowlby, “psicoanalista-etologo”, postula la
tendenza innata da parte del bambino a
ricercare la vicinanza protettiva di una figura ben
conosciuta, ogni volta che vi siano situazioni di
pericolo, dolore, fatica, solitudine.
Stretto legame tra attaccamento ed emozioni:
L’espressioni di emozioni (paura, collera,
tristezza, gioia ecc.) è il modo principale di
modulare le richieste di vicinanza (Liotti, 1996, p.
65)
L’attaccamento, pur avendo base innata, non è totalmente
determinato da variabili innate importanza dei fattori
ambientali (imprinting) e dell’interazione con il caregiver :
contatto con una figura specifica (madre)
La relazione madre-bambino diventa il prototipo delle
relazioni di attaccamento che il soggetto potrà instaurare
nel corso del ciclo di vita
MODELLI OPERATIVI INTERNI (MOI) : Insieme di
memorie e aspettative riguardanti tanto il sé del bambino,
quanto gli atteggiamenti dei genitori nei suoi confronti 
schemi cognitivi interpersonali riguardanti la conoscenza di
sé-con-l’altro, “interiorizzazione” delle relazioni di
attaccamento “costrutti interpersonali” (Liotti, 1996).
Grazie al concetto di MOI, la teoria dell’attaccamento spiega
l’origine e lo sviluppo all’interno di precisi contesti
interpersonali delle complesse rappresentazioni di sé, che
costituiscono il nucleo dell’organizzazione cognitiva
personale (Guidano, 1987, 1991).
Riferimento a : conoscenza procedurale (tacita) e
conoscenza dichiarativa (esplicita); memoria episodica
(relativa a episodi autobiografici specifici) e memoria
semantica (astrazione, generalizzazione di significati a partire
da tali episodi)
 Le conoscenze dapprima procedurali (innate, es. pianto
per richiamare la madre; apprese, es. bambino impara a non
disturbare piangendo la madre rifiutante), si trasformano in
una conoscenza semantico-dichiarativa di sé generale e
astratta (es. io non chiedo aiuto agli altri anche in caso di
bisogno perché li disturbo)
RICERCHE SULL’ATTACCAMENTO
La ricerca sull’attaccamento, attraverso la strange
situation (Ainsworth, 1982) ha evidenziato 4 tipi
attaccamento
-sicuro (B)
-Insicuro evitante (A)
-Insicuro ambivalente o resistente (C)
-Disorientato/disorganizzato (D)
Essi si riferiscono al comportamento del bambino
nella strange situation
RICERCHE SULL’ATTACCAMENTO
Mediante l’Adult Attachment Interview (AAI, Main, 1990) si
studia l’atteggiamento dell’adulto nei confronti
dell’attaccamento. Si sono trovate 4 tipologie che correlano
con gli stili di attaccamento infantili:
- Free (o responsivo)  attaccamento sicuro
- Dismissing (svalutazione dl bisogno di cura)  stile
evitante
- Entangled (proccupato)  stile ansioso-ambivalente
- Unresolved (caratterizzato da lutti irrisolti)  stile
disorientato/disorganizzato
RICERCHE SULL’ATTACCAMENTO
I diversi stili attaccamento, correlati ai diversi atteggiamenti
dell’adulto nei confronti del bambino, danno luogo
all’emergere di MOI (rappresentazioni di Sé–con–l’altro)
differenti e coerenti con essi.
Es. Bambino con stile evitante e genitore “dismissing” ha un
modello operativo interno di sé come non amabile non degno
di cure e dell’altro come rifiutante; impara perciò a reprimere
(ma non a eliminare) le proprie richieste di attaccamento a
fronte di aspettative di rifiuto.
I MOI, pur non essendo immodificabili in assoluto, tendono
alla stabilità e alla coerenza nel tempo, nelle diverse fasi del
ciclo di vita  tendenza a riprodurre in età adulta relazioni
simili a quelle esperite nell’infanzia (Carli, 1995).
Ciò spiega la trasmissione intergenerazionale
dell’attaccamento.
I pattern di attaccamento non sono “cause” determinano
necessariamente la psicopatologia o il benessere personale : si
configurano piuttosto come fattori di rischio o di protezione
Tuttavia la riflessione sui MOI e la loro stabilità conduce a
comprendere gli itinerari di sviluppo delle diverse sindromi
psicopatologiche, in relazione alle esperienze di attaccamento
(Cfr. Guidano, 1987, 1991).
Liotti (1996) – riprendendo Bowlby (1969) - accenna alla
molteplicità di MOI nella stessa persona dovuta all’avere
sperimentato diversi legami di attaccamento
 il bambino costruisce rappresentazioni di sé-con-l’altro
diverse a seconda della relazione con le diverse figure di
attaccamento
 Ci si chiede SE e COME vengano organizzate in strutture
cognitive più o meno coese queste diverse rappresentazioni di
sé : ATTACCMENTI MULTIPLI E COSTRUZIONE DEL SÉ
ATTACCAMENTI MULTIPLI
Guidano (1987, 1991), non diversamente dalla psicoanalisi e
dalla teoria dell’attaccamento, sostiene l’importanza che le
figure di attaccamento siano gerarchizzate in modo tale che
una sola fornisca il frame per lo sviluppo di un sé coeso e
armonico.
Si pone dunque il problema degli “attaccamenti multipli”
 presenza di diverse figure di attaccamento interne ed
esterne alla famiglia, che riflettono al bambino immagini di sé
diverse e potenzialmente contraddittorie.
 Modello di socializzazione “poliadica” (Shaffer, 1984)
sempre più diffuso nella società contemporanea anche
durante le prime fasi di sviluppo del bambino.
ATTACCAMENTI MULTIPLI
Problema
Le diverse rappresentazioni del Sé e delle figure di
attaccamento sono integrate in una rappresentazione unitaria
oppure
Nell’individuo coesiste una molteplicità di relazioni, non
necessariamente integrate tra loro, ciascuna delle quali
riferita a una specifica relazione?  rischio di minare
l’integrità e la coesione del Sé
2 possibili interpretazioni della frammentazione del Sé:
a) È indice di psicopatologia
b) È normale  Sé situazionale (costruzionismo “radicale”,
ad es. Gergen, 1979, 1987, 1991).
ATTACCAMENTI MULTIPLI
4 possibili modelli di spiegazione
(Cfr. Van Ijzendoorn, Sagi, Lamb, 1992; Cassibba, 2003)
1. Monotropia : una sola figura di attaccamento (la madre)
svolge un ruolo importante nello sviluppo del bambino; le
altre hanno ruolo marginale. Qualora si rilevi una forma di
attaccamento verso altre figure, deve considerarsi un
“riflesso” dell’attaccamento alla madre.
Ricerche sulla continuità tra esperienze di attaccamento
con la madre relazione significative successive (Main,
Kaplan, Cassidy, 1985; Fonagy, Steele e Steele, 1991)
sembrano fornire supporato empirico alla tesi della
monotropia.
Il legame con il padre esercita un ruolo solo indiretto sulle
successive relazioni del bambino, ad es. proteggendo la
relazione madre-bambino o sostenendo la madre.
N.B.: Spiegazioni alternative di questi risultati.
4 possibili modelli di spiegazione
(Cfr. Van Ijzendoorn, Sagi, Lamb, 1992; Cassibba, 2003)
2. Gerarchia : madre come figura di attaccamento principale,
ma altre figure possono fornire una “base sicura” nel caso
in cui la figura materna non sia accessibile.
 gerarchia di modelli operativi interni
N..B.: Anche in questo caso ricerche empiriche a sostegno
(es. Lamb, 1977, 1978)
3. Indipendenza : è possibile stabilire legami di attaccamento
di qualità diversa con caregiver differenti. Ciascuna
relazione è funzionale a contesti specifici (bambino
“socialmente promiscuo” di Kaye, 1982)
Ricerche sull’asilo nido (Howes, Matheson, Hamilton, 1994,
1997)
4 possibili modelli di spiegazione
(Cfr. Van Ijzendoorn, Sagi, Lamb, 1992; Cassibba, 2003)
4. Integrazione : nessuno dei caregiver ha priorità; è
la qualità dell’attaccamento di rete è il miglior predittore
dello sviluppo infantile. L’avere stabilito un attaccamento
sicuro con diversi caregiver assicura uno sviluppo socioemotivo più avanzato rispetto a quello di un bambino con
un attaccamento sicuro verso una o due figure soltanto.
Ricadute cliniche : eventuali attaccamenti insicuri con la
madre o con entrambi i genitori possono essere compensai
dagli effetti positivi di una relazione stabilia con caregiver
diversi (Grossen, van Ijzendroorn, 1990; van Ijzendroorn et
al. 1992)
Conclusione: non sembra esssere al momento disponibile un
modello universalmente accettato sul problema degli attaccamenti
multipli (Cassibba, 2003, p. 171)
Bretherton (1985, 1987) propone un modello che tenta di
spiegare come le rappresentazioni delle diverse relazioni
di attaccamento si organizzino fra loro permettendo
all’individuo di sviluppare un sé unitario e coeso.
La rappresentazione unitaria delle relazioni di
attaccamento è ricondotta ad un insieme di copioni
(script) , a diversi livelli di astrazione, interconnessi da tra
loro da una rete più o meno fitta di relazioni
 N.B. : ciò richiede la capacità di costruire copioni, che
il bambino acquisisce a partire dai 3 anni.
 Ruolo cruciale del l’età per spiegare l’integrazione
delle diverse relazioni: il modello della monotropia
sarebbe adeguato a spiegare l’esperienza del bambino
molto piccolo e gli altri modelli quella delle successive
esperienze nel ciclo di vita (Cassibba, 2003).
Una posizione analoga è espressa dai sostenitori della teoria
dl Sé come testo e dei modelli “narrativi” (Cfr. Smorti, 1997,
Polkinghorne, 1988, 2004)  riferimento alla fase semantica
dell’approccio sistemico-relazionale.
Autobiografia come modalità, basata sulla memoria
autobiografica (episodica e semantica) di dare senso a sé
costruendo una storia su di sé e sulle proprie relazioni
significative (familiari ecc.).
Ciò per rispondere all’esigenza di coordinare stabilità e
mutamento del sé, unicità e molteplicità del sé (le “voci
interiori “ di Boscolo e Bertrando, 1996) in una storia coerente
e significativa, i cui criteri di costruzione sono analoghi a
quelli del romanzo “polifonico” (Dostoevskj).
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