I DISTRUTTORI DEL XIX SECOLO Marx – Nietzsche – Freud Marx – Nietzsche – Freud “I MAESTRI DEL SOSPETTO” Vennero così definiti da Paul Ricoeur, un filosofo esistenzialista del 900 che identificava nella loro filosofia, per quanto profondamente diversa, un'opera di smantellamento delle certezze legate al pensiero occidentale. RICORDATE IL DUBBIO CARTESIANO? E IL DUBBIO IPERBOLICO? MATRIX E IL TEMA OSSESSIVO DEL DUBBIO http://www.youtube.com/watch?v=Q5aK7WTKuoE L’ IO IRREVERSIBILITA’ COSTITUTIVA DELL’IO Se dubito …. penso … se penso …. esisto …. se null’altro esiste …. di sicuro esiste questo IO che ora pensa …. RES COGITANS CONTRO CARTESIO La filosofia cartesiana ammetteva che di fronte al dubbio sulla realtà ci fosse comunque la certezza del pensiero umano. Io penso e quindi Io sono. Nietzsche, Marx e Freud invece portano il dubbio all'interno di questa certezza, di fatto annullandola. Nietzche con il suo nichilismo Evidenzia la fallacità delle convinzioni umane e la loro subordinazione alla volontà di potenza. Si dubita di ogni cosa, anche delle pietre miliari della conoscenza umana. NICHILISMO COME SCEPSI E RIFONDAZIONE Marx: filosofia-storia-economia Dimostra quanto l'esplicarsi dell'attività umana sia in realtà animata esclusivamente dalle sue necessità materiali ( economiche ) Rifonda la filosofia di Hegel RIVOLTANDOLA COI PIEDI IN TERRA! Freud e il nuovo IO L’IO CARTESIANO muore dinanzi all’analisi di Freud. Esso è scomposto, sfaccettato, in lotta tra una dimensione inconscia e una cosciente. Tra il piacere e il dolore, tra l’amore e la morte. L’IO NON E’ MAI DEFINITIVAMENTE FONDATO E DARWIN? Il positivismo in quest'ottica ne esce a pezzi. Criticato apertamente da Nietzche e Marx, scoprirà i suoi limiti anche con l'opera di Freud, che - pur partendo da un ambiente positivista - finisce col portare l'attenzione sulla natura inconscia e quindi a-razionale del comportamento umano Vedi in futuro: La vita è un'onda che travolge la materia , Bergson Autori per tutti e per nessuno F. M. N. sono stati oggetto di ogni forma di interpretazione e spesso di manipolazione. Perché? La loro scrittura è innovativa. • Freud scrive qualcosa che crea quotidianamente con la pratica terapeutica. • Marx analizza la società londinese in fermento e scrive per essere “pratico”. • Nietzsche sceglie lo stile del Frammento e la scrittura aforistica per comunicare. Nietzsche e il frammento Nietzsche sceglie il frammento per comunicare. “Senza musica la vita sarebbe un errore.” F. Nietzsche E’ tra i pochi filosofi ad aver provato ad essere anche MUSICISTA…. (assieme a Rousseau e Adorno) …scrive “Il frammento in sé” di 2 minuti Clicca per ascoltare La scrittura poetica-aforistica • Parmenide: “Infatti fin dall’antichità gli esseri umani individuarono due loro opinioni, due apparenze, e ritennero erroneamente che esse fossero due entità reali, invece era una sola – allora iniziarono storicamente il loro errore ed il loro errato modo di interpretare la realtà –, le considerarono cose opposte e dettero loro due nomi distinti, e l’una chiamarono Luce, che è benigna e leggerissima, l’altra chiamarono Tenebra, che è oscura densa e pesante. A te io espongo completamente l’ordinamento verosimile del mondo come appare agli esseri umani,cosicché giammai qualche opinione dei mortali ti supererà.” (Sulla Natura) La scrittura poetica-aforistica • Eraclito: Non intendono gli uomini proprio questo Dio (*Logos), che sta sempre davanti a loro,sia prima d'averlo udito sia dopo averlo ascoltato. E tuttavia ogni cosa vive e passa non diversamente da come deve essere, a causa di Dio. Essi si comportano come se non ne avessero esperienza alcuna, loro che pur s'imbattono in parole e in opere, quali io sto esponendo, analizzando ogni cosa secondo specificità e fondamento. Altri uomini, come non ricordano i sogni una volta svegli, così, svegli, vivono come se dormissero. (Frammenti) La scrittura poetica-aforistica • Platone: Repubblica, 514 a-517 a • 1 [514 a] –Dentro una dimora sotterranea a forma di caverna, con l’entrata aperta alla luce e ampia quanto tutta la larghezza della caverna, pensa di vedere degli uomini che vi stiano dentro fin da fanciulli, incatenati gambe e collo, sí da dover restare fermi e da [b] poter vedere soltanto in avanti, incapaci, a causa della catena, di volgere attorno il capo. Alta e lontana brilli alle loro spalle la luce d’un fuoco e tra il fuoco e i prigionieri corra rialzata una strada. Lungo questa pensa di vedere costruito un muricciolo, come quegli schermi che i burattinai pongono davanti alle persone per mostrare al di sopra di essi i burattini…. Nietzsche e la Gaia Scienza F. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125 125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”. Nietzsche e l’eterno ritorno dell’uguale Il peso più grande "Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione - e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello?" (da La gaia scienza, Libro IV, n. 341). Uroboro • Il serpente che si morde la coda, simbolo esoterico della ciclicità del tempo. Un chiaro riferimento a questo simbolo è il "serpente nero" di cui parla Nietzsche in Così parlò Zarathustra. FREUD E L’INCONSCIO La scoperta rivoluzionaria : la psiche nasconde in sé più livelli autonomi, indipendenti dalla volontà conscia del quotidiano. Crollano molte delle opinioni che l'uomo si era fatto sulla propria libertà di scelta, sul fondamento delle proprie leggi morali, sulle reali intenzioni di ogni suo atto. FREUD E L’INCONSCIO La psiche umana non è del tutto trasparente. Non tutto ciò che sentiamo e crediamo di intendere in superficie è in sé compiuto e completamente chiaro. La psiche è come un iceberg: la parte superficiale è molto meno rilevante della parte sommersa, immensa e misteriosa. FREUD E L’INCONSCIO • L'Inconscio. E' la parte sommersa della psiche: i suoi scopi sono autonomi e nascosti alla coscienza superficiale. L'inconscio è un ribollire sommerso di esperienze rimosse perché spiacevoli e di logiche autonome e parzialmente affioranti nei sogni (L’interpretazione dei sogni, 1900) • Il Preconscio. Sono i ricordi non completamente consci ma facilmente richiamabili in superficie, come ad esempio desideri e sentimenti dominanti in rapporto alle singole fasi e circostanze della vita • Il Conscio. E' la parte superficiale della psiche, la coscienza, l'ordinaria percezione dei pensieri, con il loro flusso interminabile di idee e azioni conseguenti FREUD E L’IO QUOTIDIANO Il concetto di nevrosi porta a rivoluzionare il nostro concetto equilibrio mentale: ben presto ci si accorgerà che pochi di noi sono realmente immuni da manie e nevrosi più o meno fastidiose. La psicoanalisi ci costringe a fare i conti con una scomoda verità: nessuno è immune dalle proprie piccole manie, per la nostra mente la salute è una questione di equilibrio, di compromesso tra luoghi della psiche, la salute si erge al di sopra della possibilità sempre incombente della follia. EROS E TANATHOS • La prima guerra mondiale crea nuove sofferenze: i reduci dal fronte sognano, ma i loro sogni non sembrano mossi dalla libido, il principio di piacere. • Ad un certo punto del suo lavoro, Freud si accorse che la psiche non era solo governata da una pulsione (impulso incontrollato e primordiale) al piacere, ma anche da una pulsione distruttiva, una pulsione di morte. 1920 : Al di là del principio di piacere La pulsione di vita, l'eros, era affiancata da una pulsione di morte, in greco, thanatos; le due pulsioni sono presenti contemporaneamente in ogni uomo. I comportamenti autodistruttivi erano osservabili in quei pazienti che si vedevano costretti a ripetere azioni in modo compulsivo. La pulsione di morte sarebbe quindi indirizzata alla scarica totale di tutti gli impulsi vitali, un autopunizione derivante dall'impossibilità del piacere. Essa può venire tenuta dentro di sé e provocare quindi comportamenti autodistruttivi, oppure essere convogliata verso l'esterno. LO SHOCK DELLA SESSUALITA’ Considerato il fatto che dal punto di vista psichico siamo l'eredità della nostra infanzia, Freud parte dall'analisi delle pulsioni infantili arrivando alla conclusione che esse sono dettate da istinti sessuali non censurati. Fu una scoperta scioccante, un'ipotesi di lavoro che costò parecchio a Freud in termini successo accademico: Freud definiva il bambino come unperverso polimorfo, ovvero un individuo che, data la mancanza di una censura morale consolidata, esplorava ogni via del piacere corporeo (la libido) senza sensi di colpa. Una società da sconvolgere In quale società Freud portava le sue sconcertanti novità? La rivoluzione di Marx Rovesciare Hegel! • La realtà determina la coscienza • Il sistema filosofico di Marx fonda le sue basi su un assunto di partenza: non è la coscienza degli uomini a determinare la loro condizione sociale, ma è la loro condizione sociale a determinarne la coscienza; ovvero, la condizione sociale influisce in modo determinante sul tipo di giudizi che si formano nella mente, lo stesso contenuto della mente, le idee, i desideri, le aspettative, sono condizionate in modo preminente dall'ambiente sociale in cui l'uomo si trova a vivere. Marx e il rovesciamento della storia • Nell'esistenza e nella storia dell'uomo si possono riscontrare una struttura e una sovrastruttura: la struttura è la base economica, la condizione dei rapporti di produzione in cui si viene a trovare l'uomo in una determinata fase del suo percorso storico, la sovrastruttura è ogni aspetto della realtà che non è quello economico, ovvero, la cultura, la società, lo Stato, la religione, l'arte e tutti gli altri aspetti non-economici e ideologici della vita dell'uomo. Ciò significa che la religione, la cultura, l'arte, e la società di un determinato popolo in un determinato periodo della sua storia sono lo specchio di una certa struttura economica, ovvero lo specchio di un determinato modo di vivere i rapporti di produzione esistenti. Marx e le classi • I rapporti di produzione in cui si è trovato l'uomo durante l'intero sviluppo della sua storia si manifestano palesemente nei rapporti di proprietà, ovvero nel modo in cui si possiedono i mezzi che servono a produrre le cose necessarie alla sua sussistenza. Nella struttura economica vengono a crearsi due classi di uomini: una che detiene i mezzi di produzione e una che rappresenta la forza lavoro, la classe che produce i beni utilizzando mezzi di produzione che non sono di loro proprietà. Le classi prima di Marx? • Durante il corso della storia, nel periodo schiavistico dell'antichità, le classi egemoni, i cittadini e i patrizi rappresentavano la classe dominante, la classe che deteneva i mezzi di produzione, mentre gli schiavi, e in diversa misura i plebei, erano la forza lavoro. Nel periodo medioevale, allo stesso modo, i signori della nobiltà feudale detenevano la proprietà di quei mezzi che i servi della gleba utilizzavano per produrre i beni di cui non erano naturali possessori. Anche nel periodo contemporaneo a Marx, il periodo dello sviluppo industriale, si assiste alla divisione in classi: da un lato i capitalisti, coloro che detengono il capitale e le industrie, ovvero i mezzi di produzione, e dall'altro i proletari, gli operai che lavorano nella fabbrica producendo i beni con mezzi di produzione in possesso di altri. Storia universale? No. Legge universale. • Si assiste, dunque, e questa secondo Marx è una legge storica universale, ad uno scontro perenne tra due classi, quella che detiene in proprietà i mezzi di produzione e quella che produce beni utilizzando quegli stessi mezzi che non saranno mai di loro proprietà. La prima classe sarà destinata inevitabilmente a dominare sulla seconda. FILOSOFIA E PRASSI • Per rimuovere questa ingiustizia, vera e propria contraddizione interna al sistema economico di ogni epoca, secondo Marx e come si è già accennato nel primo capitolo, non è possibile intervenire per via puramente mentale, ma occorre intervenire nella struttura stessa del sistema economico in modo da rimuovere concretamente e materialmente le cause di tale contraddizione. Tale rimozione avviene nella storia nei periodi di rivoluzione, ovvero in quelle epoche in cui gli uomini delle classi sfruttate sono in grado di comprendere la loro situazione e di cambiare i rapporti di forza all'interno della struttura economica. Questa è la critica della prassi, ovvero il rivolgersi a una lettura critica dei fenomeni reali dell'esistenza (la prassi, la pratica) e non agli sviluppi della critica teorica, la quale, come si è visto, viene determinata dalla realtà pratica. Alienazione • Gli uomini producono beni per soddisfare i propri bisogni. Tali beni hanno quindi un valore d'uso, ovvero hanno un significato in rapporto all'uso che se ne fa (l'uomo produce pane per mangiarlo, produce vestiti per indossarli, produce edifici per abitarli). Nel sistema capitalista il valore d'uso viene trasformato in valore di scambio, per cui il pane non è più prodotto solamente per soddisfare il bisogno del cibo, ma viene prodotto per essere scambiato, il pane viene prodotto per ricevere in cambio non la sazietà ma la moneta, allo stesso modo in cui un'industria edilizia produce case non per farvi abitare i propri costruttori ma per venderli ad altre persone. Vita e alienazione • Questa separazione tra l'oggetto prodotto e la sua proprietà è l'alienazione, per cui l'oggetto acquista vita propria e autonoma rispetto al produttore: il prodotto non ha più la sua funzione originaria di soddisfare direttamente e in modo immediato il bisogno di chi lo produce. Il lavoratore, poi, non è nemmeno in grado di ricevere l'esatto e diretto compenso derivante dalla sua produzione ma riceve invece in cambio un salario definito dal proprietario del suo lavoro. • L'alienazione è quindi la separazione tra proprietario e bene prodotto che genera disinteresse per la cosa prodotta e iniquità, poiché sarebbe equo che il produttore di un bene ne ricevesse in cambio il pieno valore di scambio invece di ricevere una parte minore di quel valore sottoforma di salario. Comunismo marxiano • L'essenza del capitalismo è l'alienazione: il capitalismo separa l'oggetto prodotto dal produttore, determinando così una separazione nello stesso tessuto sociale, nel quale gli uomini si dividono in detentori dei mezzi di produzione (classi dominanti) e forza lavoro (classi dominate). Questa divisione porta fatalmente a delle crisi. • La soluzione al capitalismo, la nuova tappa dello sviluppo storico promossa dalle classi subordinate, è il comunismo. Esso si configura come estremità opposta al sistema di produzione capitalista: nella società comunista non esisteranno più classi e lotta di classe, non esisterà più separazione tra oggetto prodotto e produttore, i mezzi di produzione saranno di proprietà comune. • Il comunismo, per Marx, è una legge necessaria, una tappa obbligata dello sviluppo storico che non trae origine da ideali astratti presenti arbitrariamente nella coscienza degli uomini, ma trae la sua legge dall'evidenza stessa dei dati pratico empirici dell'economia. Secondo Marx il comunismo è quindi la naturale e necessaria soluzione del capitalismo in un nuovo e definitivo sistema socio-economico finalmente egualitario, dopo secoli di lotte e disuguaglianze. Le rivoluzioni sono nuovi punti di vista sul mondo https://docs.google.com/file/d/0B-G5o-AZsqHZZjExcmpQOEFjQmM/edit Think different (Steve Jobs, 1997) Materiale on line http://goo.gl/mkjef