FLUSSI MIGRATORI e BRAIN DRAIN La MOBILITA’ della forza lavoro • È riconducibile a: - Motivazioni socio-politiche - Motivazioni economiche Differenze nelle opportunità Occupazionali: Tassi di occupazione/disoccupazione Condizioni salariali, normative e ambientali FLUSSI MIGRATORI: cause, effetti e politiche OGGETTO DELL’ANALISI ECONOMICA: Variabili riguardanti le CAUSE e gli EFFETTI dei FLUSSI MIGRATORI NEI PAESI DI PROVENIENZA NEI PAESI DI DESINAZIONE monitoraggio caratteristiche/quant-qual-itative del fenomeno POLITICHE MIGRATORIE Regolamentazione flussi, Parità di trattamento normativo, retributivo fiscale e assicurativo tra lavoratori, integrazione economico-sociale…… Cause - DIVARI DI SVILUPPO (variabili push e pull) - OPPORTUNITA’ OCCUPAZIONALI / DIFFERENZIALI SALARIALIDI REDDITO –DI CRESCITA PROFESSIONALE - MOTIVI SOCIO-POLITICI Effetti - SUL MERCATO DEL LAVORO SULLA FINANZA PUBBLICA SULLA STRUTTURA POPOLAZIONE SISTEMA PENSIONISTICO SUL BENESSERE ECONOMICO-SOCIALE POLITICHE MIGRATORIE Per valutare gli effetti sul mercato del lavoro…. • …occorre distinguere a seconda che gli immigrati siano: • A) perfetti sostituti • B) oppure complementi Effetti dell’immigrazione sul mercato del lavoro quando nativi e immigrati sono perfetti sostituti Competono sullo stesso mercato 6 Effetti dell’immigrazione sul mercato del lavoro quando nativi ed immigrati sono complementi NON competono sullo stesso mercato 7 LA CONSISTENZA DEL FENOMENO Gli organismi internazionali accreditano circa 214 milioni tra migranti e rifugiati nel mondo nel 2010 Nell’UE dei 33 milioni circa di residenti stranieri = il 6,6% della pop. ¾ sono concentrati in Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna In Italia nel 2011 i cittadini stranieri regolarmente presenti sono circa 5 milioni (8,2% della pop., circa il 10% dell’occupa zione totale) Concentrati soprattutto al centro-nord Popolazione straniera residente in % della popolazione totale (nei primi 10 UE paesi per numero di residenti) 1° gennaio 2012 IMMIGRAZIONE STRANIERA IN VENETO Rapporto 2013 …ma pochi acquisiscono la cittadinanza Quota (%) di naturalizzati (stranieri che hanno acquisito cittadinanza in uno stato UE) -2010 Da paese di emigrazione….…….INVERSIONE DI TENDENZA DEI FLUSSI MIGRAZIONI NETTE-ITALIA 1960-2005 Inversione di tendenza anni ’70-’80 Ns attuali emigrazioni: a più elevato capitale umano (“fuga cervelli”) IMMIGRAZIONE STRANIERA FONTE: CARITAS e Migrantes DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 22° Rapporto 2012 - dati di sintesi CNEL; Ministero del lavoro e delle politiche sociali, “Il ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro italiano, Roma 19.11.2012 Nel 2012 gli occupati stranieri sono il 10,2% dell’occ. totale L’IMMIGRAZIONE STRANIERA in Italia: cambia la provenienza dei flussi ? Gli immigrati sono concentrati nelle fasce occupazionali più basse: mentre tra gli italiani gli operai sono il 40%, la quota sale all’83% tra gli immigrati comunitari e al 90% tra quelli non comunitari. La concorrenza ha luogo solo per le mansioni meno qualificate • Alcuni modelli matematici mostrano che a parità di sesso, età, ripartizione territoriale di residenza, livello di istruzione, ruolo in famiglia, settore occupazionale, regime orario,posizione e anni di esperienza lavorativa… uno straniero presenta una probabilità di trovare un’occupazione non qualificata sette volte più alta di un italiano con le stesse caratteristiche. • Le difficoltà di pieno inserimento nel mercato del lavoro della popolazione immigrata si inaspriscono per le donne: la probabilità per le straniere di lavorare nei segmenti occupazionali caratterizzati da bassi skill è circa nove volte superiore a quella delle italiane. Gli effetti della CRISI Nel 2012 gli occupati stranieri hanno continuato a crescere, sebbene a ritmi dimezzati, ma il tasso di occupazione si è ridotto di più di sei punti. ITALIANI STRANIERI Tasso di Occupazione = 56% Tasso di occupazione= 60% Tasso di disoccupazione = 10% Tasso di disoccupazione = 14% Si è accentuato il processo di concentrazione, già elevato, delle donne immigrate in due sole professioni: assistenti domiciliari e collaboratrici domestiche. La crisi ha interessato maggiormente le comunità più inserite nel settore dell’industria come la marocchina e l’albanese e meno quelle inserite nei servizi alle famiglie come la filippina, la polacca e la rumena. Nel complesso, la percentuale di sovraistruiti è attualmente più che doppia rispetto a quella degli italiani….. ….Mentre la retribuzione netta mensile è di circa un quarto inferiore. Cresce il divario delle retribuzioni • Tra immigrati e Italiani: la retribuzione media degli immigrati si attesta al 25,8 % in meno rispetto a quella degli italiani (968 euro a fronte di 1.304 euro), con un divario che, dal 2008, ha seguito una progressiva crescita. • E nelle differenze di genere all’interno dello stesso gruppo: i divari tra uomini e donne risultano più marcati per gli immigrati (con un divario di 327 euro a favore degli uomini) rispetto a quelle riscontrabili per gli autoctoni (con una differenza di 286 euro in meno per le donne italiane) La variabilità delle retribuzioni per titolo di studio • Il “premio retributivo” per chi studia di più: • mentre gli uomini italiani, al crescere del titolo di studio incrementano in media la retribuzione di circa 700 euro partendo dal minimo fino al massimo livello di istruzione (da 1.207 euro per chi ha la licenza elementare a 1.956 euro per chi possiede almeno la laurea)….. un immigrato, partendo da livelli di poco superiori a 1000 euro arriva al massimo a percepire meno di 1600 euro • le donne straniere si collocano nei livelli più bassi: partendo da poco più di 800 euro ottengono un incremento molto più contenuto (al massimo 1.177 euro se laureate) Il differenziale retributivo si amplia anche tra i soli laureati e laureate italiani/e L’istruzione degli immigrati in Italia è mediamente più bassa che negli altri paesi 12,5 38 49,5 Composiz ione simile a quella italiana per i laureati ma con una quota più alta dei meno qualificati (54% contro 49,5%) Aspen Institute Italia, Brain drain, brain exchange e brain circulation , 2012 L’istruzione degli immigrati e dei nativi • Gli immigrati più istruiti si dirigono dove la quota di popolazione più istruita è maggiore…… • …in quei paesi di destinazione…. • maggiore sarà, quindi, il relativo apporto alla formazione del PIL Effetti sul mercato del lavoro • Sostituti o complementari? • In alcuni ambiti lavorativi non c’è concorrenza con i nativi (posti lasciati scoperti dai nativi e occupati dagli stranieri, es: badanti, lavori agricoli ), in altri è possibile che concorrano per i medesimi posti… tuttavia,… • La concorrenza sul piano della “legalità” è salutare per un’economia competitiva (elimina barriere di accesso e privilegi), la concorrenza “illegale” (lavoro sommerso, mancato rispetto delle normative retributive e sulle condizioni di lavoro) è invece sleale e genera “dumping sociale” (il mancato rispetto dei diritti disciplinati da specifiche normative abbassa gli standard del sistema di welfare). Per evitare ciò occorre che i paesi convergano sulle medesime politiche sociali e del lavoro Gli occupati stranieri sono mediamente più giovani degli occupati italiani e accettano condizioni lavorative più pesanti sovrais truiti Meno retribuiti L’equilibrio del mercato del lavoro – I benefici economici dell’immigrazione Si genera un surplus dell’immigrazione (area triangolo) perché il salario di mercato è uguale alla produttività dell’ultimo immigrato assunto: gli immigrati aumentano il reddito nazionale più di quello che costa occuparli perché tutti eccetto l’ultimo contribuiscono di più all’economia di quanto vengano pagati. Se la D è perfettamente elastica (immigrati non hanno influenza sul w dei nazionali), gli immigrati sarebbero pagati il loro intero VMP e i nazionali non guadagnerebbero nulla dall’immigrazione. Si ha surplus dell’immigrazione solamente se i tassi di w dei nazionali quando gli immigrati arrivano. 33 L’equilibrio del mercato del lavoro – I benefici economici dell’immigrazione 34 L’equilibrio del mercato del lavoro – I benefici economici dell’immigrazione L’immigrazione redistribuisce il reddito dal lavoro al k: nazionali perdono area w0BFw1 e questa quantità più il surplus dell’immigrazione va ai datori di lavoro. Sebbene i lavoratori nazionali guadagnino meno, queste perdite sono più che compensate dall’aumento del reddito che si aggiunge alle imprese possedute dai nazionali. 35 a) Alcuni benefici Gettito fiscale immigrati 2006 19,5 miliardi di euro (4% del gett. Totale) Fonte: Di Mauro 2009 a) Alcuni costi Stima del consumo di beni e servizi pubblici degli immigrati – 2006- 10,3 miliardi di euro (2,5% del consumo totale della popolazione) Fonte: Di Mauro 2009 Stima del consumo totale di beni e servizi pubblici degli immigrati -2006 Nella scuola dell’obbligo Stud. Stran. =7% degli alunni Gettito fiscale degli immigrati di entità non superiore ai consumi pubblici degli stessi tema molto complesso Fonte: Andrea Stuppini “Gli immigrati non sono solo un costo”, IRCOCERVO Anche l’Italia conta, nel passato e nel presente, flussi migratori verso l’estero…. • …attualmente il fenomeno più preoccupante è quello della • FUGA DEI CERVELLI o “brain drain” BRAIN DRAIN “FUGA DI CERVELLI” http://www.teleborsa.it/Speciali/2013/10/25/brain-drain-cervelli-in-fuga-1.html • Secondo le ultime statistiche OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), oltre 400 mila tra laureati e dottorandi italiani vivono attualmente all'estero; si tratta del 7,9% degli italiani con educazione terziaria. • Un numero che non sembra destinato a calare. Solo nel 2012, infatti, più di 10.600 laureati hanno deciso di lasciare l'Italia. Il 29% in più rispetto all'anno prima. • Migliaia di giovani che hanno scelto di cambiare radicalmente stile di vita e che, in buona parte, non tornerebbero più a casa, non nelle condizioni attuali. Data la disoccupazione giovanile, pari al 40% circa! BRAIN DRAIN o “FUGA DI CERVELLI” Fonte: Brain Drain, Brain Exchange e Brain Circulation. Il caso italiano nel contesto globale. America,Australia e tre stati comunitari (Fr. Ger. e R.U.) assorbono larga parte dei flussi dei laureati in uscita Le professioni dei laureati all’estero Soprattutto imprenditori, ricercatori e insegnanti I COSTI del Brain Drain • Un costo sociale enorme. • Basti pensare che, in media, lo Stato italiano spende ben 124mila euro per ogni studente che raggiunge il titolo universitario. Un investimento importante che sfuma nel momento stesso in cui un laureato decide di andare all'estero. • Solo l'anno scorso, moltiplicando il dato per il numero dei neolaureati in fuga, se n'è andato più di un miliardo di euro. Con qualche calcolo in più, si può immaginare l'investimento, ben più alto, sprecato nel lungo termine. Si parla di ben otto miliardi e mezzo nell'ultimo decennio. I vantaggi negli STIPENDI all’estero • Secondo un'indagine retributiva del 2011, condotta dalla Towers Watson su un campione di 150.000 dipendenti, i giovani italiani freschi di laurea guadagnano in media 23.500 euro lordi. • In Germania invece ne guadagnano ben 43.000, ossia l'83% in più. Va comunque meglio anche in Inghilterra ed in Francia, dove i salari medi lordi per i nuovi assunti sono rispettivamente di 29.200 euro e di 29.000 euro, ossia circa il 25% in più. • A cinque anni dalla laurea, la situazione resta sempre la stessa. A dispetto dei 33.000 euro lordi dei laureati nostrani, ve ne sono 60.000 per i tedeschi, 40.900 per gli inglesi e 40.000 per i francesi. DIFFERENZIALI SALARIALI per titolo di studio secondaria Elab.Isfol secondaria Tassi di occupazione per titolo di studio I T.O. dei più istruiti sono in Italia i più bassi rispetto a tutti gli altri paesi UE La fuga dei ricercatori all’estero • Per i ricercatori, in particolare, sembra andare addirittura peggio. I nostri ricercatori “valgono” cinque volte di meno dei colleghi internazionali. Questo il fatto sconcertante tirato in ballo dalla neosenatrice e neurobiologa Elena Cattaneo. "I miei colleghi italiani percepiscono in media 1.600-1.700 euro al mese. All'estero le offerte sono cinque volte tanto". Secondo uno studio recente del Times Higher Education che stima il valore di un ricercatore in base a vari parametri quali gli investimenti, i benefit, i premi di risultato ed altri, un ricercatore in Italia vale 14.400 dollari. Una cifra irrisoria se paragonata ai 93.000 dollari della Corea del Sud ed ai 73.000 dell'Olanda. Una cifra che ci fa "guadagnare" un misero ventiquattresimo posto. …ne ritornano pochi e se ne attirano ancor meno… • "È chiaro che nel nostro Paese c'è un problema di retribuzione di chi fa attività di laboratorio" afferma Roberto Cingolani, direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia. "Non sono contrario alla fuga dei cervelli, è bene che i nostri ricercatori vadano fuori, facciano esperienze. Il problema è che non c'è il bilanciamento: entrano in pochissimi". • Ma il problema del salario non è l'unico. Secondo il direttore scientifico: "Non riusciamo a offrire nemmeno grandi strutture scientifiche dove fare attività. Di conseguenza non siamo per nulla attraenti". Si dovrebbe dunque "investire nella creazione di punti di attrazione, di veri e propri magneti che attirino uno alla volta i migliori cervelli". Le soluzioni….(?) • Il problema di fondo è che in Italia si spende poco, troppo poco, per la ricerca. Eppure, in un periodo di crisi come questo, proprio la ricerca potrebbe essere uno degli elementi trainanti che ci consentirebbero di uscire da una delle più gravi crisi economiche della storia. • L'innovazione come una delle medicine per la recessione. Lo sostiene Napolitano, secondo il quale "c'è la necessità di investire in ricerca e innovazione, perché su questo ci giochiamo il nostro futuro". Lo sostengono, insieme a lui, tanti altri esponenti della nostra classe politica. Purtroppo però, tanto si è detto quanto poco si è fatto.