Conferenza El Morya
Terapie manuali posturali
Autore: P. Forster | Cura: D. Rüegg
Presentazione
Chi siamo | Cosa facciamo | Siti e domini
Introduzione
Tocco, parola, rimedio | Terapie manuali | Terapie posturali |
Proprietà del tessuto umano | Meccanismi fisiologici del tatto
Terapia posturale
Approccio al cliente | Massime per il mio lavoro | Procedure
terapeutiche | Percezione, tocco, reazione | Terapista
Diagnostica posturale
Occhio dominante
Palpazione: Pelle, fasce, vasi | Fasce profonde, muscolo, tendine,
ligamento | Osso, intercapedine di giuntura | Riassunto
Lettura del corpo: Postura | Movimento
Fonti:
Lavoro pratico
Impostazione del cliente | Appoggi e sostegni
•
Artigianato del tatto
Regole operative: Respiro e ritmo | Forza e tono muscolare
•
Terapie motorie
• Greenman, Philip E.: Lehrbuch der
Osteopathischen Medizin,
HAUG
Sfruttamento di meccanismi neurofisiologici
20 mar & 5 giu 2008
Terapie manuali posturali
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Presentazione:
Chi siamo, cosa facciamo
Bianca e io, Peter. siamo liberi imprenditori sanitari. In Ticino (secondo la
Legge sanitaria) siamo considerati "guaritori", termine improprio, in quanto
noi curiamo e la natura guarisce.
Medicina popolare
L'attività curativa della Medicina popolare include il rendere coscienti del fatto
che ci si può arrangiare da soli (e possibilmente con propri mezzi e tempo)
per risolvere banalità sanitarie quotidiane, senza dover ricorrere a specialisti
laureati.
Squadra di Galenica
Questo é parte integrante delle nostre cure e Bianca ha creato con la
Squadra di Galenica e sotto la guida di Caterina Scudo e Vienna Palanza le
necessarie strutture per poterlo imparare.
Gruppo di Lavoro
corporeo
Inoltre si è costituito sotto la guida dei nostri colleghi Luigina Janner e
Sabrina Bettosini un Gruppo di lavoro corporeo: terapeuti manuali che si
scambiano le loro esperienze e organizzano delle tutorie nello spirito della
Medicina popolare.
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Sito e domini di Medicina popolare
www.pforster.ch
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Pilastri terapeutici
Tocco, parola, rimedio
Terapia dal greco θεραπεία (therapeía): cura,
Nella medicina moderna
dei Stati industrializzati le
funzioni mediche sono
molto diversificate e
specializzate:
guarigione. Essa si occupa del trattamento
di malattie e ferite, dei metodi usati per la
loro guarigione e per alienarne i sintomi. Le
terapie sono misure aventi lo scopo di:


riportare uno stato patologico a uno stato
sano

discipline chirurgiche e in
modo marginale a
professioni paramediche
come al fisioterapista
rendere sopportabile la manifestazione di
sintomi disagevoli.
Concretamente, il significato di terapia, dipende
quindi dalle definizioni di salute, patologia e
dagli strumenti diagnostici a disposizione per
distinguerle tra di loro. Queste definizioni
non sono per niente chiare.

Rimedio: (farmaco,
medicamento) è affidato
allo sviluppo e la
produzione industriale,
prescritto dai medici e
venduto dai farmacisti

Ippocrate citava come strumenti terapeutici del
medico:
Parola: è affidato al
psichiatra, al psicologo e al
psicoterapista paramedico
e in minore misure al
discorso medico
il tocco - il rimedio - la parola.
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Tocco: è affidato alle
Terapie manuali posturali
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Terapie
manuali
Le approvate tecniche mediche sono
prevalentemente:

Fisiatria
Fisioterapia

Ergoterapia

Inoltre esistono innumerevoli tecniche
complementari, alternative, ...
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Terapie posturali
dieci comandamenti
Sollevare il tessuto dall'osso, mai
premere o spingere ma prendere nelle mani il
tessuto. Usare l'avambraccio per seguire gli
allineamenti a vite.
contro le forze della gravità,
esempio:
le gambe via dal bacino, le braccia contro le
spalle
nel ritmo del respiro. o in un altro ritmo o
multiplo di ritmo prevedibile dal corpo
Almeno una giuntura tra le due
mani, anche un muscolo va almeno sopra una
giuntura
seguendo l'avvitamento del tessuto;
non ci sono delle linee dritte sul corpo
Lentissimo, fermo per almeno
tre respiri tra uno spostamento di
una mano di pochi millimetri alla
volta
con minima forza, ripartire la
forza su superfici o lineamenti (non
punti). Esercitare forza sui tendini
tramite tocco perpendicolare
dando spazio in
ispirazione, già che osa
prenderselo
sostenendo in espirazione
già che osa di lasciarsi andare
con le pieghe mai contro di loro. il
corpo esegue un autoregolazione contro le forze
esterne
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Terapie posturali: fondamenti
Proprietà del tessuto umano
Il tessuto organico umano nel suo insieme ha delle proprietà "reattive"
diverse dagli altri materiali (come metallo, legno, vetro, gomma, stoffa,
pietra, piante):
* reagisce attivamente ai miei stimoli: per raggiungere un
determinato obiettivo terapeutico, devo scegliere lo stimolo prevedendo che
la reazione vada in direzione dell'obiettivo
* reagisce in modo differenziato a diversi stimoli:
o si arrende all'affaticamento,
o sfugge al dolore,
o gradisce freschezza in parti scottanti e calore in parti fredde,
o si impanica nella costrizione,
o si difende contro l'invasione,
o risponde con originalità a delle proposte giocose...
* Gran parte degli stimoli sono percepiti dall'organismo a livello
inconscio: usandoli maggiormente riesco ad attivare prevalentemente
meccanismi fisiologici (riflessi, vegetativi, propriocettivi...) disinserendo in
parte portamenti "culturali" che causano spesso contrasti e disturbi a quelli
fisiologici.
* Reazioni fisiologiche ad uno stimolo provocano emozioni e
viceversa.
Devo percepire, osservare e usare queste condizioni (variabili in topografia,
tempo e individuo) per il lavoro.
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Terapie posturali
Meccanismi fisiologici
Espirando, la muscolatura
perde di tono: dal momento che
osa lasciarsi andare, devo
sostenerla.
Lavorando con le due mani a
distanza di almeno "una
giuntura" si riorienta la giuntura
stessa (Ida Rolf)
Inspirando, la muscolatura
guadagna di tono e si espande;
devo lasciarla spazio.
Lavorando in zone di epimisio
superficiale riesco:
ad azionare tessuti
profondi
Lavorando contro le solite forze
della gravità posso dare al
cervello un senso di leggerezza.
a liberare tratti vascolari
e nervosi (Elisabeth Dicke)
Usando dei riflessi innati del
corpo, faccio lavorare
l'organismo del cliente e meno
me stesso.
Ogni tocco stimola dei ricettori
di tatto, pressione e stiramento
(dolore, temperatura, prurito,
solletico, pressione,
vibrazione, tensione,
lunghezza...) che posso usare
per provocare reazioni del
corpo.
Tenendo una giuntura che è
tesa, dopo un pò di tempo la
muscolatura si rilassa e toglie
pressione dalla giuntura. (Moshe
Feldenkrais)
20 mar & 5 giu 2008
Terapie manuali posturali
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Terapia posturale
Approccio al cliente
Chiarire la relazione terapeutica
ripartito in affari miei, affari tuoi e affari nostri.
Non rispondere a delle domande non poste.
Mai giudicare secondo concetti di giusto o
sbagliato,
a richiesta al massimo secondo concetti di utile o futile, dilettevole o
frustrante.
A richiesta c'è da spiegare tutto
che è scientificamente noto e da dichiarare la propria ignoranza dove
non si sa.
La diagnosi è mia !
comunico a richiesta quanto è terapeuticamente utile.
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Terapie posturali
Massime per il mio lavoro
Qualsiasi tecnica o metodo io decida di usare,
rispetto le seguenti massime:
anche se del cliente talvolta ho poca
stima, mi approccio al suo organismo
con il massimo rispetto: ciascuna delle
sue miliardi di cellule è più intelligente di me
l'organismo non sa cosa è "giusto" (criterio
morale) o "utile" (criterio cognitivo) ma solo
cosa è dilettevole, comodo,
piacevole ...
Il tessuto in un determinato posto ha un buon
motivo di essere com'è. Per dargli un motivo
di cambiare struttura o atteggiamento posso:
sedurlo se non riesco: convincerlo
se non riesco ancora: ingannarlo, stancarlo,
obbligarlo con la forza e con il dolore. Sono modi di
barbari e dispettosi.
20 mar & 5 giu 2008
Nel contesto dell'organismo complessivo, è il corpo
del cliente a decidere quale altra struttura o
atteggiamento vuol prendere. Io sono troppo
ignorante per poter proporre una "soluzione più
comoda".
l'organismo del cliente reagisce al mio tocco:
devo sentire come e adattare il tocco alla
reazione
anche il mio organismo reagisce: non devo confondere i
due
Il tocco è pelle mia su pelle sua; i due organismi si
comportano come due animali che giocano o
litigano.
tocca me giocare la sua partita e recitare
meglio la mia parte
il suo organismo gradisce un ritmo
"prevedibile" perché rassicurante
se il suo tessuto si arrabbia, si annoia o si stanca, non
collabora più ed è meglio terminare la partita.
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Terapie posturali
Procedure terapeutiche
ci sono metodi generalizzati, pressoché
"ritualizzati" che, indipendentemente della "patologia"
e dalla "costituzione" del cliente, applicano una
determinata sequenza di trattamenti con determinate
manipolazioni generalizzate, basandosi sulla
convinzione che equilibrando complessivamente tutto
l'organismo "si mette a posto" automaticamente anche
la parte che ha problemi.
altri metodi si basano su criteri costituzionali /
posturali caratteristici del cliente e tentano di
"correggere" le "debolezze" di quest'ultimi, al fine di far
sparire così anche le disfunzioni e di conseguenza i
sintomi.
altri metodi sono strettamente orientati sulla
disfunzione con esatte indicazioni sintomatiche e
si basano su procedure manipolative in funzione di una
determinata patologia (p.e. "punti riflessiologici in caso
di periartrite omeroscapolare" ...). Partono dall'idea che
"risolvendo" la disfunzione cruciale si metterà a posto
anche la postura e la costituzione
ci sono anche metodi che danno indicazioni sia
generalizzate, sia costituzionali sia sintomatiche
con regole di applicazione per tutte e tre.
20 mar & 5 giu 2008
La procedura terapeutica varia tantissimo
secondo il metodo usato dal terapista
Personalmente faccio capo a:
una fase preliminare, nella quale tento di conoscere
la situazione attuale, di equilibrare e mettere a proprio
agio il corpo del cliente e di stabilire un rapporto con il
suo organismo all'infuori della sua responsabilità.
una fase specifica dove mi rivolgo al massimo
disagio attuale o proseguo il lavoro precedente.
una fase integrativa dove tento di coinvolgere la
fase specifica nel contesto dell'organismo completo.
una fase conclusiva che serve a restituire al cliente
la responsabilità operativa del suo corpo.
Durante le singole fasi tento di lavorare in completa
dipendenza dalle azioni e reazioni dell'organismo del
cliente applicando i miei strumenti operativi in base
alle problematiche del momento.
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Terapie posturali
Percezione, tocco, reazione
C'è una dinamica ricchissima tra il tocco del terapista, la reazione del tessuto toccato e la percezione della reazione
da parte del terapista. Il mio personale lavoro corporeo si basa maggiormente su questa dinamica.
Reazione del cliente al tocco
Guardando il cliente si nota che
lavorando in maniera
sufficientemente delicata:
Ho dei clienti che sono estremamente
sensibili al tocco con reazioni tessutali
locali. Ad alcuni anche senza il tocco, la
sola vicinanza di una persona "estranea"
fa scattare dei meccanismi che possono
manifestarsi come espressioni emotive,
come nei casi di sintomi neurovegetativi
immediati o ritardati.
i sistemi di autoregolazione
neurovegetativi e riflessivi
percepiscono evidentemente il
tocco in modo molto differenziato
(perché rispondono) mentre
In altri clienti devo ricorrere a tutti gli
strumenti dell'arte per provocare anche
minime reazioni tessutali.
alla parte cosciente, gestionale,
cognitiva del cliente non arriva
niente di questi impulsi riflessivi;
Già questi esempi dimostrano due compiti del
terapista:
al massimo un paio di sensazioni
come caldo, fresco, pesante,
leggero, scarica, carica, tensione,
distensione, liberazione,
oppressione, irrequietezza, calma,
dolore, benessere, sonnolenza,
ecc.
come e cosa percepisce della reazione
tessutale (locale) e dell'organismo (in toto)
del cliente e
come adatta il suo tocco alla reazione.
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Terapie posturali: Percezione, tocco, reazione
Terapista
Il terapista
sente stati, movimenti e cambiamenti locali di temperatura,
consistenza, tono, umidità, struttura dermica, ...
e ha impressioni di reazioni locali del tessuto come se fosse
spaventato, terrorizzato, fiducioso, impaurito, generoso, ripulsivo,
scioccato, incavolato, renitente, conciliante, voluttuoso, aggressivo,
regressivo, tremolante, vivace, mortificato ...
Ne risulta che il tocco (e la relativa reazione) viene percepito diversamente da
chi tocca e da chi è toccato:
chi tocca percepisce cambiamenti riconoscibili al tatto e impressioni
di modi reattivi che appartengono al suo repertorio di esperienza, invece
chi è toccato non percepisce la reazione neurovegetativa e dei
propriocettori, ma in compenso una "somma di sensazioni" elaborata in
funzione alle sue "esperienze di tessuto locale".
La reazione al tocco è complessa, reale e unica. È percepibile sia dal terapista
che dal cliente solo in modo frammentario e diverso l'uno dall'altro. Viene
interpretata e usata dai due secondo criteri ben diversi. La dinamica del
lavoro corporeo si evolve in questo contrasto dove la reazione reale è
perno e nesso tra terapista e organismo del cliente.
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Diagnostica
La diagnostica per le terapie
manuali si basa
prevalentemente
sull'ispezione e la
palpazione di strutture e sui
movimenti dell'apparato
locomotore.
Per osservare e valutare allineamenti e
simmetrie corporee è importante
conoscere il proprio occhio
dominante in modo che questo sia
centrato sull'asse di simmetria.
Per sapere qual è il proprio occhio
dominante si esegue un semplice
esercizio:
Questo spazia da valutazioni
generali (di tutto l'organismo) al
funzionamento di singole
articolazioni e muscoli. E'
evidente che questo richiede una
notevole capacità di "leggere il
corpo", che si acquista più con il
lavoro pratico che con lo studio
teorico.
formando con le mani un piccolo
cerchio come illustrato accanto, si fissa
un oggetto lontano
si chiude l'occhio sinistro
se si vede ancora l'oggetto, è
dominante l'occhio destro
si ripete la procedura chiudendo
l'occhio destro e ci si rende conto della
differenza!
A seguire, un "assaggio" di quello
che un terapista deve avere
per diagnosticare in modo
corretto
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Palpazione diagnostica
Pelle, fasce, vasi
Palpazione di strati di tessuto; esercizio secondo
Greenman, Philip E.: Lehrbuch der Osteopathischen
Medizin, HAUG
E' di fondamentale importanza imparare a notare le differenti
caratteristiche esclusivamente concentrandosi
2) Palpazione della fascia sottocutanea
Il seguente esercizio è utile per imparare come si palpano
i diversi strati dei tessuti del sistema sceletromuscolare . Serve inoltre a formare la sensibilità
tattile degli operatori sui diversi tipi di "lavoro sul
corpo".
Per scopi "scolastici" è fatto in maniera che due persone
contemporaneamente si esercitano a vicenda: si
siedono una di fronte all'altra, con gli avanbracci
apoggiati e il palmo della mano sul tavolo.
la mano destra appoggia bene sulla pelle e induce un
leggero movimento longitudinale e trasversale
si valuta la fascia sottocutanea: spessore, consistenza
longitudinale e trasversale (diversa)
si notano variazioni del tessuto che possono essere
connesse a disfunzioni
3) Palpazione di vasi nella fascia sottocutanea
1) Palpazione della pelle (fig. 2.2 & 2.3)
mano destra (palmo e dita) sull'avambraccio dorsale
distale del collega; contatto leggero senza
movimento
si trovano nella fascia sottocutanea arterie e vene;
palpandole, si tenta di identificarle e di descriverle
si sente la pelle: spessore, temperatura, ruvidità,
umidità, …
supinazione del braccio sin.; mano sull'avambraccio
volare distale; contatto leggero senza movimento
si sente la differenza di spessore, temperatura,
ruvidità, umidità, …
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Palpazione diagnostica
Fasce profonde, muscolo, tendine, ligamento
6) Palpazione del nesso muscolo tendinoso (fig. 2.4)
4) Identificazione di fasce profonde
si aumenta di poco la forza di palpazione per sentire le
fasce che avvolgono le strutture più profonde, lisce,
continue, consistenti
cautamente, spostando la mano orizzontalmente, si
percepiscono dei compartimenti muscolari simili a
"lame" più consistenti e spessi che dividono i muscoli
il palpare dei compartimenti intermuscolari permette
non solo di differenziare i muscoli trattati ma anche di
avere un‘ impressione sulle strutture intermuscolari più
profonde
palpando il muscolo ci si muove lentamente in
direzione distale fino a che si sente una variazione del
tessuto e non si sentono più le fibre muscolari
si è trovato il nesso muscolo tendinoso, regione
altamente sensibile a lesioni e relativi dolori
7) Palpazione del tendine
si va avanti finché si sente una struttura liscia, rotonda
e soda: il tendine; ci si concentra sui nessi
muscolo/tendine
8) Palpazione del ligamento (fig. 2.5)
5) Palpazione del muscolo tramite la fascia profonda
Ci si concentra sul muscolo sottostante la fascia
profonda per identificare le fibre muscolari e il loro
percorso
muovendo la mano orizzontalmente e
longitudinalmente si nota la differenza tra ruvidità e
consistenza (più ruvidità e durezza perpendicolarmente
alla fibra muscolare)
si segue il tendine in direzione distale fino alla zona
che lega il tendine alla giuntura (ligamentum carpi
transversum)
si tenta di identificare e descriverne struttura,
consistenza e spessore (i ligamenti sono simili in tutto
il corpo)
chiudendo lentamente la mano sinistra a pugno si
sente l'attività muscolare nonché l'aumento di tono
(contrazione)
aprendo il pugno si sente il muscolo che si rilassa
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Terapie manuali posturali
chiudendo di nuovo il pugno (abbastanza forte) siCcsente
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il muscolo ipertonico, diagnosi frequente in tessuti
ipertesi nei dintorni di disfunzioni somatiche.
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Palpazione diagnostica
Osso, intercapedine giuntura
9) Palpazione dell'osso (fig. 2.6)
con la mano si va verso il gomito: il medio dorsale sulla conca del gomito, il
pollice opposto sulla parte ventrale
così si riesce a palpare il caput radii: si rimane sull'osso; ci si concentra
sulla sua consistenza e vitalità
10) Palpazione dell'intercapedine della giuntura
ci si dirige con pollice e indice finchè si sente l'intercapedine giunturale tra
radio e omero
sotto le dita si trova una struttura che in condizioni "normali" non è
palpabile: la membrana sinoviale
la membrana sinoviale è palpabile solo in caso di degenerazione (per molti
colleghi una controindicazione per un trattamento ad eccezione del
ginocchio)
Prendendo come modello l‘avambraccio si sono così palpati cute, fascia
sottocutanea, vasi, fascia profonda con compartimenti muscolari, muscolo,
nesso muscolotendineo, tendine, ligamento, osso e intercapedine
giunturale.. Le stesse strutture si potrebbero (e si dovrebbero) palpare su
tutto il corpo per migliorare le capacità di palpazione, tatto e diagnostica
strutturale.
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Palpazione diagnostica
Riassunto
Per sviluppare queste doti è richiesto molto esercizio, pazienza e concentrazione. Tre sono gli sbagli più frequenti che si
devono assolutamente evitare:
mancanza di concentrazione
troppa pressione
troppo movimento
Gli sbagli più gravi sono la mancanza di concentrazione e la fretta: è tipico di un principiante voler avere tutto (troppa
informazione) subito (in troppo poco tempo) il che impedisce di dedicarsi pazientemente a risolvere un problema alla
volta.
Il principiante preme troppo nell‘illusione di raccogliere così più informazioni. L'effetto è la sovrastimolazione dei
meccanoricettori e la trasmissione di troppi impulsi sensoriali non più elaborabili in modo differenziato. In più: i strati
muscolari periferici si contraggono e fanno irragiungibili i strati “posturali” profondi.
Il principiante nel suo tentativo di orientamento anatomico e di identificazione di strati di tessuto muove troppo le mani
("sindrome delle mani inquiete"). Più si muove la mano più è stimolato il sistema nervoso afferente il che aumenta le
esigenze di trasmissione e interpretazione neurale.
Pro memoria:
assoluta concentrazione: i discorsi interni ed esterni aspettano
non premere: il tessuto non è pasta ma un “materiale autoregolativo” che cerca “sollevamento”
meno movimento possibile e lento: non si tratta di una gara
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Diagnostica:
Lettura del corpo Esempio
Postura
Movimento
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Diagnostica
Lettura della postura
All'inizio si vede poco o niente. Poi osservando
meglio si notano delle deviazioni notevoli rispetto
alla situazione ideale. Da queste osservazioni
basilari si arriva ad analizzare i dettagli. Il
professionista ha poi a disposizione dozzine di
posizioni libere e impostate per approfondire la
sua diagnosi.
Visto di fianco si nota:
una netta pendenza in avanti (linea orecchio - spalla anca - malleolo).
osservando la distanza orizzontale anca - polso si nota
che i flessori delle braccia sono corti (gli estensori sono
lunghi)
Visto frontalmente e posteriormente si nota:
torsione del cingolo scapolare verso destra, pendente
all‘indietro (sinistra alzata in avanti) con i relativi
movimenti brachiali
cingolo pubico contorto dalla parte opposta
gambe iperestese e a forma di X
baricentro spostato a destra con sovracarico di anca,
ginocchio, caviglia , sulla parte anteriore del piede destro
e sul tallone del piede sinistro.
E' evidente che la torsione tra cingoli scapolari e pubici si
trova rispecchiata nella spina dorsale come le relative
pieghe laterali.
Inoltre si nota una leggera iperlordosi lombare e cervicale
seguita da ipercifosi toracale.
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Diagnostica
Lettura di movimenti
Per la diagnostica del movimento bisogna anzitutto tener
presente le conoscenze sulla funzione del camminare
e dei relativi esercizi. Solo così si riesce a valutare la
sincronizzazione funzionante o impedita delle diverse
membra . In base a queste osservazioni, il
professionista dispone di dozzine di altri test per
approffondire il problema.
L'accento del passo sulla destra o sulla sinistra
la simmetria o meno del movimento delle spalle
Il contromovimento o meno di cingolo scapolare e pubico
Il penzolamento libero o meno delle braccia
la posizione eccessivamente prona o supina delle mani
L'alzare accentuato o scarso delle gambe
se le ginocchia, osservate anteriormente, si muovono
lungo una retta o se fanno "cerchi"
l'appoggio del piede su tallone - mignolo - alluce o meno
lo scatto del piede su tallone - alluce
il liberare la gamba quando é alzata
la leggera rotazione delle gamba durante un periodo di
movimento e tante altre
Da tutto questo si riesce a decifrare in buona parte quali sono
le "catene muscolari" impedite.
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Impostazione del cliente
Pro memoria:
Non sono mai presente
mentre il cliente si veste o si
sveste
Il cliente è sempre
coperto e il fondo è
riscaldato
Mi lavo le mani prima e
dopo il trattamento di un
cliente
Ogni tanto insegno come
sdraiarsi e alzarsi
Lascio spesso la libertà al cliente di mettersi nella
posizione per lui più comoda, perché sono
dell'avviso che l'arte del terapista è quella di
adattarsi alle possibilità del cliente e che il lavoro
rende quando il cliente si trova a suo agio. Non è
molto scolastico adattare il lavoro alla posizione
preferita del cliente, ma il lavoro con clienti
fortemente lesi, impediti o andicappati lo insegna.
La maggioranza dei clienti si mette inizialmente
"supina" con le gambe allungate o piegate.
Molto raramente il cliente si pone "prona" o sul
fianco (solo quelli che assumono queste posizioni
anche per dormire).
Dico al cliente che non deve stare fermo ma che
può muoversi quando ne sente l'impulso.
Questo è evidente: se tramite il lavoro cambiano i
toni muscolari viene automatico di spostare
leggermente la posizione delle giunture coinvolte.
20 mar & 5 giu 2008
Dico anche che può cambiare posizione non
appena l'attuale posizione diventa scomoda.
Se lui non lo fa spontaneamente gli chiedo io di
cambiare posizione dopo mezz'ora o un'ora,
secondo il mio parere.
Qualunque sia la posizione del cliente, è
indispensabile esaminare dove sostenerlo o
farlo appoggiare su cuscini per allentare
tensioni provenienti dalla posizione stessa o per
facilitare il lavoro (senza disturbare la comodità
del cliente).
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Impostazione del cliente
Appoggi e sostegni
diversi piccoli e sottili cuscini morbidi per
l'appoggio di parti dolenti
diversi piccoli e sottili cuscini di crusca (leggeri,
mezzo morbidi) che si adattano ma fissano la
forma, sostenendola e fissando le posizioni
un orsetto di peluche grande o un cuscino
morbido da sostenere il braccio in posizione
laterale.
due piccoli e due medi cuscini di crusca "doppio
conici" come sostegno delle caviglie in posizione
laterale, semilaterale e "prona"
cuscini di miglio (pesanti, duri) per fissare delle
posizioni: due piccolissimi per i polsi, due medi
per diversi adattamenti, uno grande come
appoggio della gamba in posizione laterale e
come appoggio dei piedi in posizione "supina" a
gambe piegate"
due rotoli lunghi in gomma schiuma semidura di
diverso diametro per sostenere le ginocchia in
posizione "supina"
un cuscino speciale "sagomato a forma di C" in
gomma schiuma semiduro che permette di
lavorare bene le cervicali e la base del cranio in
posizione "supina
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Regole operative personali
Respiro e ritmo
Osservando i principi cui sopra, sono deducibili
diverse regole operative che sono la mia guida
personale:
Riguardante il respiro:
tengo (rassicurato) il tessuto in fase di rilascio
del muscolo (normalmente espirazione)
lascio libero il tessuto quando richiede spazio
(normalmente microcontrazione inspiratoria) e
mi sposto in questa fase
Riguardante il ritmo:
normalmente questo determina il "tempo"
(larghetto, andante, allegro) del lavoro
il ritmo del tocco (a seconda del tempo largo,
adagio, moderato o presto) può essere un
multiplo o uguale a una frazione del tempo
comprende tutte le variazioni ritmiche,
agogiche, accentuali e di pause immaginabili
nonché "gli accordi" del tocco
tento di non sforzare o regolare la respirazione
del cliente, ma respiro possibilmente al suo
ritmo (anche se è molto variato o irregolare)
ma si orienta sempre sulla "linea melodica" e
sulla "guida ritmica" del cliente
al massimo gli chiedo di tener aperta la bocca,
di non trattenere il fiato e di lasciar respirare il
corpo
spesso mi sento proprio come
accompagnatore a prima vista di basso
continuo di un solista
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Regole operative personali
Forza e tono muscolare
Riguardante forza e direzione del tocco:
Riguardante temperatura e tono tessutale:
spostando la mano, la stacco spesso dal corpo
per dare il senso di liberazione al tessuto (tengo
raramente per più di tre cicli respiratori)
scivolo raramente sulla pelle, ma dò al tocco una
leggera direzione traslatoria definita (normalmente
opposta alla forza reattiva generata dalla gravità)
piuttosto che premerlo, sollevo il tessuto dall'osso
piuttosto che comprimerle, apro le giunture (salvo
braccia e mani dove le forze gravitazionali lo
fanno già di natura)
piuttosto che correggerla, accentuo l'esagerazione
di una posizione giunturale (per provocare una
regolazione reattiva posturale neurologica in
senso opposto)
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seguo il tessuto freddo per scaldarlo
adatto la forza del tocco contrariamente al tono
muscolare (più il muscolo è teso, minore è la
forza)
Riguardante l'ampiezza del tocco:
tocco con le punta delle dita o delle linee lungo il
tessuto "fibroso" (massaggio del connettivale)
ma copro il più regolarmente possibile con tutta la
mano il tessuto amorfo
uso polpacci, dita, palmo o dorso della mano,
polso, avambraccio e braccio il più possibile
adattandomi alla geometria locale del corpo del
cliente e con un massimo di mobilità delle
membra del mio corpo.
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Sfruttamento di
Meccanismi neurofisiologici
Ci sono numerosi meccanismi neurofisiologici "superiori" ai semplici riflessi (spesso coordinati dal cervelletto o anche da funzioni cerebrali
più alte) che permettono al terapista di agganciarsi a degli automatismi "inconsci", di riattivarli o ripristinarli. Nell'ambito di una seduta
lavorativa, dopo aver riequilibrato il sistema neurovegetativo e aver trattato come descritto prima "una parte critica", questa "terza fase" serve
a reintegrare l'organismo in toto.
Per esempio, uso molto spesso un "programma cerebrale" che pare aumentare e abbassare leggermente il tono di
molti muscoli sincronizzati con il respiro (si abbassa espirando, aumenta inspirando). In regioni traumatizzate,
questo meccanismo manca spesso o è addirittura invertito. Tecnicamente non è molto difficile ripristinare questo
meccanismo, con una semplice variazione del tocco nel ritmo del respiro.
Per simili motivi lavoro spesso in modo asimmetrico: diagonale, a chiocciola, vite e specialmente in una fase successiva lungo
delle "catene muscolari" o su interi sistemi muscolari, con le due mani parecchio distanti una dall'altra, sfruttando così funzioni
cerebrali di coordinazione automatica (prevalentemente inconsci, involontari)
coordinazioni spontanee tra agonisti e antagonisti anche eterolaterali (p.e. Mm. quadriceps sin. e M. triceps femoris
dx.)
coordinazioni di "equilibrio" di massa, tensione, posizione, gravità, apoggio (p.e. in posizione laterale dx.: coscia dx.
in direzione caudale e braccio sin. in direzione craniale)
coordinazioni tra destra e sinistra con le relative divergenze di motorica fine (dx.) e di isometria (sin.) (p.e. spalla sin.
e spina iliaca dx.)
coordinazioni eterolaterali funzionali (p.e. gomito dx. e ginocchio sin.)
catene strutturali muscolari (inserzioni e origini di muscoli diversi in zone vicine, p.e. coracoidale dx. e cresta iliaca
dx.)
catene funzionali di movimenti frequenti (p.e. "catena del passo": Mm. Psoas, Quadrizeps, flessori della gamba,
flessori del piede ...) su relative zone d'inserzione e di origine)
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