The Santa Chiara’s basilica and the monastery ( known as Monastery of Santa Chiara too) were built between 1310 and 1340, in a place in which there was a Roman (thermal complex) health spa of the I century A.D.; it was commissioned by king Roberto D’Angiò and queen Sancia di Maiorca and it is near the westerner surrounding wall, in Naples. It is the greatest gothic basilica in the city. Originally it was built in Occitan gothic style, then It was renovate by Domenico Antonio Vaccaro following the baroque rules. During the Second World War a bombing (air raid) of the Allies on the 4th August 1943, caused a fire, which lasted for about two days, and destroyed almost entirely the church. After a much-discussed restoration, ended in 1953, the church was brought back to its presumed and (bare) primal aspect. The entrance, in via Benedetto Croce, is made up of a great gothic portal of the XIV century surmounted by a (aggettante) nail of piperno plate. The wall face is preceded by a pronao (portico) made up of three ogival arches and the central one overtops the portal made of red and yellow marbles with the Sancia’s coat of arms. The rose window in the top of the wall face, was made during the rebuilding . Some of the baroque frescos lived through the bombing. The basilica is long 130 metres (included the nun’s choir), tall 45 metres and wide about 40 metres. Between the years 1742 and 1762, the gothic aspect was hidden by baroques decorations conceived by Domenico Antonio Vaccaro, Gaetano Buonocore and by Giovanni del Gaizo. The vault was decorated with some stuccos and frescos by Francesco de Mura, Giuseppe Bonito, Sebastiano Conca and Paolo de Maio. The bombing by the allies in the 1943 destroyed the roof and the baroque decoration, while the sculpture were completely or partially damaged; the survaivor ones, after the reconstruction, were moved to another place, out of the floor designed by Ferdinando Fuga. Inside it is made up of one rectangular nave, it isn’t decorate and it hasn’t a transept, there are ten chapels on each side. On the wall at the nave’s end there is the “ sepolcro di RToberto d’Angiò” (Roberto d’Angiò’s sepulchre), made by the Florentine artists Giovanni e Pacio Bertini. Beside this sepulchre there are the ones of Carlo, Duke of Calabria( who is the first-born of the king) and Maria of Valois, both made by Tino di Camainio, and there is “ Maria of Durazzo’s sepulchre” too, made by an unknown (“durazzesco”) master. In the twenty chapels there are the tombs made between the XIV and XVII centuries belonging to Neapolitan noble families. I n the 3rd chapel there are two sarcophaguses belonging to the Dei Balzo, in the 6th chapel ther are two low relief of the XIV century representing “ The martyrdom of Massenzio’s wife”, in the 7th one there is what remains of Ludovico of Durazzano’s sepulchre made by Pacio Bertini in the XIV century. The 9th chapel is a particular case: it preserved its baroque structure and now it is the official sepulchre of the Borbones, in which rests the Two Sicily’s sovereigns. On the right of the choir there is the baroque sacristy with frescos and furniture of 1692; in an adjacent hall you can admire an embroidered cloth of the XVIII century. Through other two passing-rooms, the former decorated with majolicas of the XVIII century and the latter with some frescos of a Flemish painter of the XVI century, we can go in front of a staircase closed to the not authorised people, which brings to the cloister and trough a gothic portal you can go to the “Nuns’ Choir”. Basilica di Santa Chiara (Napoli) La basilica e il complesso monastico di Santa Chiara (anche conosciuti come Monastero di Santa Chiara) furono edificati tra il 1310 e il 1340, su un complesso termale romano del I secolo d.C., per volere di Roberto d'Angiò e della regina Sancia di Maiorca, nei pressi della cinta muraria occidentale, a Napoli. È la più grande basilica gotica della città. Originariamente costruita in forme gotiche provenzali, tra il XVII e il XVIII secolo venne ampiamente ristrutturata in forme barocche da Domenico Antonio Vaccaro. Durante la seconda guerra mondiale un bombardamento degli Alleati del 4 agosto 1943, che provocò un incendio durato quasi due giorni e distrusse la chiesa quasi interamente. In seguito venne riportata al presunto e spoglio aspetto originario da un massiccio e discusso restauro conclusosi nel 1953. L' accesso, in via Benedetto Croce, è costituito da un grande portale gotico del Trecento, sormontato da un'unghia aggettante di lastre di piperno. La facciata è preceduta da un pronao a tre arcate ogivali, di cui quella centrale inquadra il portale di marmi rossi e gialli con lo stemma di Sancia. Il rosone in alto è stato realizzato durante la ricostruzione. Interno [modifica] Alcuni degli affreschi barocchi superstiti dal bombardamento La basilica è lunga circa 130 metri (compreso il coro delle monache), alta 45 e larga circa 40. Tra il 1742 e il 1762 l'aspetto gotico fu celato da decorazioni barocche progettate da Domenico Antonio Vaccaro, Gaetano Buonocore e da Giovanni del Gaizo. La volta fu decorata da stucchi e affreschi di Francesco de Mura, Giuseppe Bonito, Sebastiano Conca e Paolo de Maio. Il bombardamento alleato del 1943 distrusse il tetto e la decorazione barocca, mentre le opere scultoree furono totalmente o parzialmente danneggiate; quelle sopravvissute, dopo la ricostruzione, furono spostate in un altro luogo, tranne il pavimento disegnato da Ferdinando Fuga. L'interno risulta attualmente formato da un unica navata rettangolare, disadorna e senza transetti, con dieci cappelle per lato. Sulla parete di fondo è posto il "sepolcro di Roberto d'Angiò", opera dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini. Ai lati del sepolcro del re ci sono quelli del primogenito Carlo, Duca di Calabria e di Maria di Valois, entrambi di Tino di Camaino, e il "sepolcro di Maria di Durazzo", di un ignoto maestro durazzesco. Sulla controfacciata si trovano altri sepolcri: quello "di Antonio Penna", opera di Antonio Baboccio, e quello "di Agnese e Clemenza di Durazzo". Nelle venti cappelle ci sono tombe realizzate tra il XIV e il XVII secolo, appartenenti ai personaggi di nobili famiglie napoletane. Nella terza cappella si trovano due sarcofagi dei Del Balzo, nella sesta cappella due bassorilievi trecenteschi con il "Martirio della moglie di Massenzio", nella settima cappella quanto è rimasto del sepolcro di Ludovico di Durazzo, opera trecentesca di Pacio Bertini. Fa storia a sé la nona cappella che ha conservato la struttura barocca ed è attualmente il sepolcreto ufficiale dei Borbone, dove riposano i Sovrani delle Due Sicilie. A destra del presbiterio si passa alla barocca sagrestia con affreschi e mobili risalenti al 1692; in una sala adiacente si può ammirare un panno ricamato del XVII secolo. Altri due ambienti di passaggio, il primo decorato da maioliche del XVIII secolo e il secondo con affreschi di un pittore fiammingo del XVI secolo, si passa di fronte ad una scalinata chiusa al pubblico che sale al convento, e quindi per un portale gotico, si accede al "Coro delle monache". Coro delle monache [modifica] Il coro, concepito come una piccola chiesa riprende una sala capitolare. Conserva l'arcosolio del Re Roberto degli scultori Giovanni e Pacio Bertini, e, sulle pareti, resti di affreschi di Giotto e frammenti di alcuni affreschi rinascimentali. AVANTI INDIETRO Il chiostro fu completamente trasformato da Domenico Antonio Vaccaro che mantenne la struttura gotica ridisegnando solo il giardino rustico decorato da preziose "riggiole" maiolicate, ricollocate dopo la seconda guerra mondiale, di Giuseppe e Donato Massa. Il giardino è circondato da un ambulacro leggermente rialzato, che presenta alle pareti affreschi barocchi e un muretto decorato da riggiole con paesaggi; due viali dividono il chiostro a croce il giardino, fiancheggiati da sedili rivestiti da riggiole con "Paesaggi", "Scene campestri", "Mascherate", "Scene mitologiche" ecc. Tra le aiuole ci sono due fontane con fondo ricoperto da riggiole, una delle quale è ornata da due figure di leoni del XIV secolo. Chiostri minori [modifica] I due chiostri minori hanno conservato la struttura gotica originaria. Il "chiostro dei Frati Minori", contemporaneao di quello delle Clarisse, è circondato da arcate ad archi acuti, poggianti su pilastri sormontati da capitelli di vario disegno. Il "Chiostro di Servizio", posto dietro il settecentesco refettorio, risale al XIV secolo. INDIETRO TORNA AL’’HOMEPAGE