Struttura della catena del valore
di Porter
Metodologia di analisi del
“vantaggio competitivo”
La catena del valore di Porter
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La catena del valore è una metodologia introdotta da Michael E. Porter, professore
dell’Harvard Business School, nella metà degli anni 80.
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Essa costituisce uno strumento valido per valutare dinamicamente se e quanto il
vantaggio competitivo venga raggiunto, mantenuto e difeso.
Tale strumento può essere utilizzato quindi anche per considerare in maniera
efficace e formalizzata le opportunità offerte dalle tecnologie dell'informazione.
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La catena del valore permette, infatti, di considerare l'impresa come un sistema di
attività generatrici del valore, inteso come il prezzo che il consumatore è disposto
a pagare per il prodotto che soddisfa pienamente i propri bisogni.
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Le tecnologie dell'informazione possono influenzare tali attività notevolmente,
alcune volte migliorandone semplicemente l'efficacia, altre modificandole
profondamente.
• Le attività aziendali, per poter valutare la capacità competitiva
di un’azienda, sono suddivise in nove categorie generali:
1. cinque sono denominate attività dirette o primarie,
2. quattro attività di supporto.
Catena del valore di Porter
(Metodologia di analisi del “vantaggio competitivo”)
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Porter sostiene che un prodotto aumenta progressivamente il proprio valore secondo un
processo a catena, da cui il nome del modello.
La catena del valore parte dai fornitori, che conferiscono valore alle materie prime costruendo i
componenti, prosegue nell’impresa che produce il prodotto, viene conclusa con le aziende
distributrici che apportano il valore di consegnare il prodotto nelle mani dei clienti.
Essa costituisce uno strumento valido per valutare dinamicamente se e quanto il vantaggio
competitivo venga raggiunto, mantenuto e difeso.
La catena del valore consente di disaggregare ad un elevato livello di dettaglio le attività
dell’impresa ed è impiegata, ad esempio, nelle decisioni di decentramento delle attività verso
terzi (scelte make or buy). L’azienda, a meno di considerazioni non legate all’efficienza,
potrebbe disinvestire da tutti quegli stadi della catena del valore che possono essere garantiti in
maniera più efficiente da altre imprese.
La struttura della catena del valore di Porter
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All’interno di una unità di business è possibile, come già visto, individuare la
sequenza delle attività che apportano valore al prodotto creando la catena del
valore aziendale.
1.
Si può individuare un primo livello rappresentato dalle attività di supporto.
Queste sovrintendono al processo di creazione del valore e, pertanto, forniscono un contributo
di valore indipendente dalle altre attività; a questo livello appartengono l’infrastruttura
aziendale, la gestione delle risorse umane, gli approvvigionamenti e lo sviluppo
tecnologico.
2.
Il secondo livello è costituito dalle attività primarie. Ogni attività apporta in sequenza un
contributo specifico all’incremento del valore; dalla catena a monte dei fornitori, seguendo
il flusso dei materiali e delle informazioni, incontriamo la logistica interna, la trasformazione
vera e propria del prodotto, la logistica esterna, il marketing e le vendite e i servizi al
cliente.
Applicazione della catena del valore
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L’utilità della catena del valore consiste nel fornire uno strumento per far
corrispondere la capacità di differenziazione dell’impresa con la domanda
potenziale di differenziazione da parte dei clienti.
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Passi per individuare le opportunità di differenziazione tramite la catena del valore:
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creare una catena del valore per l’impresa e per il cliente
identificare i determinanti dell’unicità di ogni attività
selezionare le variabili di differenziazione più vantaggiose per l’impresa
individuare i collegamenti tra catena del valore dell’impresa e quella dell’acquirente
L’impiego della catena del valore è tanto più agevole quanto più essa è chiaramente
individuabile per l’acquirente; ne consegue che la tecnica è più facilmente utilizzabile
per i beni industriali rispetto ai beni di consumo.
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