FISIOPATOLOGIA DELL’
APPARATO DIGERENTE
Il sistema alimentare è un tubo lungo e complesso che
varia nella sua funzione e struttura nelle varie specie
animali. Per esempio, gli erbivori necessitano di camere
di fermentazione per la digestione della cellulosa.
Sebbene una grande varietà di patologie
gastrointestinali siano clinicamente importanti
in tutte le specie animali, esse variano da
specie a specie.
I carnivori domestici per le profilassi vaccinali, e uno stile di vita
ed alimentare molto simile all’ uomo sviluppano neoplasie del
tratto alimentare più frequenti rispetto agli erbivori.
Ruminati e suini mostrano una notevole varietà di patologie
infettive.
La resistenza alla malattia avviene perché il sistema alimentare
è ben strutturato per proteggersi contro la maggior parte degli
insulti patogeni.
MECCANISMI DI DIFESA
- secrezione salivare
- Flora batterica residente
- pH gastrico
- il vomito
- Le secrezioni extraintestinali come epato-pancreatiche
- gli enzimi proteolitici intestinali
- l’ elevata velocità di ricambio delle cellule epiteliali
- l’ aumentata peristalsi
- il sistema immunitario
CAVO ORALE
I meccanismi di difesa sono rappresentati:
. dalle papille gustative che respingono il materiale
potenzialmente tossico in base al gusto e alla sensazione
sulla lingua.
- Flora batterica residente che occupa i siti di attacco dei
patogeni
-- saliva che forma un mantello protettivo sulla mucosa e
contiene lisozima antibatterico ed immunoglobuline.
L’ epitelio di rivestimento della cavità orale è
continuamente bersagliato una varietà di insulti che si
rendono responsabili di infiammazioni ( stomatiti e
gengiviti), erosioni, ulcerazioni e necrosi.
Le lesioni sono classificate come macule, papule, vescicole,
erosioni, ed ulcere.
Possono essere causate da:
- Agenti infettivi, virus
- sostanze chimiche
- traumi,
- sostanze tossiche
- malattie autoimmuni
- patologie sistemiche
Tali patologie determinano difficoltà nella masticazione
che risulta dolorosa con conseguente anoressia.
Si osserva un’ aumentata salivazione per aumentata
produzione o per mancata deglutizione.
PRESTOMACI
L’attività dei prestomaci è condizionata:
- dal tipo e qualità degli alimenti introdotti,
- dalla quantità di saliva prodotta.
- dalla motilità riflessa
(che uniforma ed accelera l’attività fermentativa
con il rimescolamento dell’alimento, governa la
ruminazione, allontana i gas con l’eruttazione ed
assicura la funzionalità della doccia esofagea).
Secrezione salivare
- pH 8
-prodotta abbondantemente (100- 150 litri /die);
Funzione:
- tampona gli H+ che derivano dalla dissociazione sia
degli AGV (Acidi Grassi Volatili) sia da quella
dell’acido carbonico;
- mantiene un pH di 5,6 – 6,8 necessario per la
sopravvivenza della flora batterica ruminale e per
l’assorbimento degli AGV.
Papille o villosità del rumine
Lo sviluppo delle papille dipende dal tipo di alimentazione. E’
quasi nullo fino a quando l’ animale riceve solo latte.
Un corretto sviluppo si ha con razioni che contengono adeguate
quantità di fibra grezza.
Alterazioni metaboliche:
- razioni con elevato tenore di concentrrati e ridotta
quantità di fibra grezza(inferiore al 15%) comportano
modificazioni distrofiche iperplastiche 1. Le papille diventano scure, si ipertrofizzano e tendono ad
agglomerarsi
2. l’ epitelio di rivestimento che è un epitelio stratificato
cheratinizzato va incontro a fenomeni di iperplasia:
ipercheratosi paracheratosica.
• Queste lesioni hanno il significato di adattamento a
mutate condizioni metaboliche e dipendono da
cambiamenti nella quantità, nel tipo e proporzione degli
acidi grassi volatili sviluppati dalla fermentazione
(aumento degli acidi propionico e butirrico, diminuzione
dell’acido acetico, dall’ abbassamento del pH del liquido
ruminale (valore normale ,5,5 -7,5) .
PATOLOGIA DEI PRESTOMACI
Ruminopatie infiammatorie sono dell’ espressioni
morfologiche di quel complesso di affezioni che non
permettono l’ evacuazione dei gas di fermentazione
o di una anomalia biochimica del contenuto dovuto a
fermentazioni anomale
TIMPANISMO
• Timpanismo: dilatazione per accumulo di gas della
fermentazione. La mancata espulsione dei gas di
fermentazione causa aumento della pressione
intraddominale e intratoracica, che può portare a morte l’
animale per soffocamento.
• Il primario può dipendere da: un’ eccessiva schiumosità
del contenuto ruminale. La schiuma non è eruttabile .
• Il secondario da: non eruttazione per cause fisiche es.
stenosi o compressioni esofagee o della doccia , lesioni
peritoneali croniche con aderenze
• Per cause dinamiche: disturbi del vago , sovraccarico
alimentare del rumine , acidosi ruminale cronica
TIMPANISMO SCHIUMOSO , più frequente causato dal
consumo di leguminose verdi o affienate o di concentrati.
TIMPANISMO GASSOSO.
TIMPANISMO SCHIUMOSO RUMINALE
Frothy bloat
Causa: alimentazione con leguminose.
Le leguminse hanno una spiccata attività schiumogena
soprattutto quando sono presenti nelle erbe pascolate in
percentuali superiori al 50%.
Tra le leguminose sono particolarmente schiumogene:
-Trifoglio bianco, il trifoglio rosso, erba medica.
-I vegetali schiumogeni sono più attivi nel periodo di maggior
accrescimento prima della fioritura, soprattuttote se bagnati o
trattati con fertilizzanti.
La produzione di schiuma nel contenuto ruminale è normalmente su
livelli bassi ed esiste un delicato equilibrio tra i fattori pro e
antischiumogeni
Proteine solubili fogliari, liberate dai cloroplasti sono le
sostanze schiumogene più efficaci.
In particolare è efficace la frazione I di tali proteine
contenuta in percentuali elevate (2-6%) nei foraggi
schiumogeni.
Questa ha la funzione di stabilizzare la schiuma
formano uno strato insolubile di proteine denaturate che
intrappola le bolle di gas.
TIMPANISMO GASSOSO RUMINALE
e’ legato a un disturbo dei meccanismi dell’ eruttazione.
ERUTTAZIONE, processo complesso al quale contribuiscono
diversi fattori :
- stimolazione dei recettori del rumine
- contrazione caudo craniale del sacco dorsale del rumine,
- rilassamento dello sfintere cardiale e della porzione caudale
dell’ esofago, contrazioni antiperistaltiche dell’ esofago.
Per un regolare svolgimento di questo meccanismo sono
necessari:
- una muscolatura ruminale efficiente
- una mucosa ruminale indenne
- un esofago regolarmente funzionante
- presenza di un bolla di gas dorsale.
La fuoriuscita di gas dal rumine può essere ostacolata da:
- stenosi o compressioni dell’ esofago da parte di neoplasie,
corpi estranei, ascessi nella zona di biforcazione tracheale.
- o da cause anatomiche che interferiscono con le contrazioni
ruminali, disturbi della motilità esofago-gastrica.
RUMINOPATIE DA SOVRALIMENTAZIONE CON
CARBOIDRATI
E’ una patologia dei bovini e dei piccoli ruminanti
sottoposti ad allevamento intensivo in seguito
all’ingestione di quantità eccessive o non
gradualmente somministrate di alimenti molto
fermentescibili (cereali, bietole, sottoprodotti della
lavorazione industriale) e ricchi di carboidrati.
.
FATTORI CAUSALI
cereali (Frumento ,orzo, mais) somministrati in
quantità elevate e non controbilanciate da una
quota proteica adeguata.
- assenza di un periodo di adattamento e brusco
passaggio da un’ alimentazione da ingrasso troppo
povera di foraggio
La sovralimentazione con carboidrati comporta un aumento
degli AGV nel rumine. Il pH del liquido ruminale si abbassa
notevolmente (4-4.5) a causa di un’ eccessiva produzione
di acido lattico.
L’ acido lattico è normalmente un metabolita della microflora
ruminale ma è presente in quantità esigue.
Viene rimosso da vari batteri che lo metabolizzano e per le
attività dei quali è necessario un pH di 6,6.5.
Quando il pH scende al di sotto di 5 la maggior parte di
questi batteri vengono distrutti mentre resistono quelli che
producono acido lattico come Streptococcus bovis, e
lattobacilli.
Di conseguenza la produzione di acido lattico risulta
superiore alle possibilità di tamponamento dei bicarbonati e
fosfati introdotti con la saliva
1.L’ aumento degli AGV nel rumine attiva i recettori che
mediano l’ arresto della motilità reticolo-ruminale attraverso
un riflesso vagale. Ne consegue atonia ruminale.
2. l’ aumento degli AGV fa salire il valore della pressione
osmotica ruminale con conseguente richiamo di acqua nel
rumine. Fa seguito disidratazione, ipovolemia,
emoconcentrazione, che conducono al collasso
cardiocircolatorio.
- il rene viene danneggiato dall’ ipovolemia (necrosi
ischemica corticale).
- diarrea, in quanto l’ aumento della pressione osmotica
comporta un aumento della quantità di liquidi nel contenuto
intestinale.
Lo stato acidosico non rimane confinato nel
rumine ma l’ acido lattico aumenta in circolo
anche perché il fegato leso dall’ anossia non è in
grado di metabolizzarlo adeguatamente.
Il rene non è a sua volta in grado di provvedere
ad una sufficiente escrezione del lattato di sodio
che si forma nel sangue dalla combinazione di
acido lattico con bicarbonato di sodio.
La microflora ruminale, composta prevalentemente
da Gram–negativi, in poche ore muta in una
microflora composta da Gram-positivi
(streptococchi, lattobacilli, produttori di acido
lattico).
Dalla disintegrazione dei Gram-negativi si liberano
elevate quantità di endotossine che vengono
riassorbite in circolo
(endotossiemia/endotossicosi).
Il riassorbimento è favorito dalle microlesioni delle
papille e dalla ruminite.
LESIONI
- Dilatazione abnorme dell’addome.
- Sangue scuro poco coagulato fuoriuscente dalle aperture
naturali.
- Emorragie diffuse
- Stasi negli organi addominali
- Linea di meterorizzazione esofagea
- Enfisema polmonare
Lesioni ruminali
Contenuto liquido poltiglioso con odore di fermentazione
PATOLOGIE METABOLICHE E
NUTRIZIONALI DEL FEGATO
Funzioni:
- metabolismo della bilirubina
- metabolismo degli acidi biliari
- metabolismo dei carboidrati
- metabolismo dei lipidi
- sintesi delle proteine
- funzione immunitaria
Il fegato è esposto alle infezioni o all’ azione di
qualsiasi sostanza dannosa attraverso tre vie:
ematogena, biliare e diretta
Esso viene protetto dagli agenti patogeni provenienti
dal sangue attraverso le cellule del Kupffer,
macrofagi fissi disseminati nel lume dei sinusoidi e
posti al di sopra delle cellule endoteliali.
Questi ingeriscono attivamente e degradano batteri
e altri microrganismi ,cellule senescenti.
Sono particolarmente importanti nella rimozione di
endotossine dal sangue portale
Un aspetto caratteristico del fegato è la sua capacità di
rigenerare il tessuto epatico in maniera rapida e
efficace.
Solo le lesioni che coinvolgono la maggior parte del
parenchima epatico son in grado di produrre i segni di una
sofferenza funzionale, poiché le lesioni focali non distruggono
una quantità di parenchima sufficiente a ridurre
significativamente la funzionalità dell’ organo e in grado di
annullare la riserva funzionale.
INSUFFICIENZA EPATICA
Perdita di un’ adeguata funzionalità del fegato come
conseguenza di danni acuti e cronici.
Essa può manifestarsi con vari disturbi metabolici come:
-Tendenza al sanguinamento. Diminuzione della sintesi dei
fattori della coagulazione. Inoltre l’ insufficienza epatica può
coinvolgere la funzione piastrinica e portare alla sintesi di
fibrinogeno anomalo.
-- ipoalbuminemia.
-- alterazioni vascolari ed emodinamiche. Il danno epatico
cronico si accompagna a grave e diffusa fibrosi dell’ organo che
determina un aumento delle resistenze al flusso ematico.
EPATOSI ACUTA DIETETICA DEL
SUINO
L’ epatosi dietetica è un’ unità morbosa conosciuta
in Scandinavia fin dal 1953.
La malattia si può osservare, soprattutto nei mesi
di ottobre e novembre, in soggetti cha hanno dalle
3 alle 15 settimane di vita.
La mortalità è elevata.
Il decorso è in genere breve ed i sintomi possono
comparire in qualche giorno anche solo qualche ora
prima dell’ exitus.
Gli animali presentano debolezza, inappetenza e
rimangono di solito raggomitolati nella lettiera.
Possono manifestare vomito, diarrea, dispnea e
temperatura febbrile.
All’ esame anatomopatologico
- nella forma acuta, il fegato appare ridotto di
volume, flaccido, con la sierosa raggrinzita ed i
bordi assottigliati.
Al colorito giallo-bruno e giallo-ocra uniforme
(atrofia gialla) si sovrappongono piccole macchie
rossastre, sporgenti alla superficie esterna, che
corrispondono a lobuli ripieni di sangue a causa di
ectasie capillari e di emorragie.
- nella forma iperacuta, che ha un decorso di
poche ore, si hanno alcune caratteristiche
distintive.
Il fegato esternamente ha un aspetto a
mosaico multicolore per la presenza di focolai
giallo-opachi, grigio-rossastri, grigio-brunastri,
in mezzo a focolai lobulari necrotico-emorragici
(atrofia rossa).
L’ esame istologico
- nella forma acuta, il fegato presenta diffusi
fenomeni degenerativi (rigonfiamento torbido,
steatosi) e necrotici che interessano un numero
limitato di lobuli.
- nella forma iperacuta è presente ogni forma di
processo regressivo.
Attivazione delle cellule del kupffer, infiltrazioni
neutro-granulocitarie e linfocitarie, calcificazioni
distrofiche, degenerazione fibrinoide di piccole e
medie arterie, sono altri aspetti del quadro
istologico.
Negli animali sopravvissuti si ammette l’ evoluzione
delle lesioni epatiche in forme di cirrosi postnecrotica.
I reperti extraepatici:
- peritonite siero-fibrinosa
- processi erosivi ed ulcerativi della mucosa gastrica
- enterite catarrale con edema sottomucoso
- emorragie subendocardiche e intramuscolari
- necrosi cerea del miocardio e dei muscoli
scheletrici.
L’ alimentazione integrata con acidi grassi
insaturi contenuti nell’ olio di fegato di merluzzo
e rancido, in carenza di proteine animali e vit. E
e/o di selenio è risultata la causa più frequente
di malattia.
Sperimentalmente si è osservato che per la
comparsa delle lesioni epatiche è necessario che la
carenza di vit. E e selenio sia combinata con quelli
di aminoacidi solforati.
Si pensa che la formazione di perossidi dagli acidi
grassi, non contrastata dall’ azione antiossidante
della vit. E e/o di selenio provochi un danno ai
sistemi enzimatici, che sarebbe responsabili di una
parte delle lesioni extraepatiche e delle lesioni
regressive iniziali del fegato.
Successivamente, l’ assorbimento dall’ intestino di
prodotti tossici di varia natura, determinerebbe un
aggravamento delle lesioni nel fegato, in quanto l’
organo per la carenza aminoacidica e di vit. E non
sarebbe in grado di neutralizzare l’ azione dei
tossici.
Epatosi dietetica. Suino
Lesioni necrotico-emorragiche disseminate.
Epatosi dietetica. Suino
Particolare in sezione : numerosissimi lobuli con necrosi emorragica
acuta.
Epatosi dietetica. Suino. Necrosi ed emorragie
prevalentemente centrolobulari. EE.
STEATOSI EPATICA POST-PARTUM
chetosi
Nella bovina da latte ad alta produzione (BLAP) la
steatosi epatica occorre spesso nelle prime
settimane dopo il parto, per effetto della
lipomobilizzazione conseguente alla montata lattea,
ed è totalmente reversibile in 4-8 settimane.
Nelle biopsie epatiche l’ infiltrazione lipidica degli
epatociti si considera normale se inferiore al 20%
del volume epatocitario (circa 50 mg di trigliceridi
per gr di fegato fresco), di media gravità se oscilla
dal 20% al 40%, grave se supera il 40%.
Quando tale epatopatia si configura al
massimo della sua gravità rientra nel quadro
della chetosi primaria puerperale o sindrome
chetosica, con turbe di tipo digestivo o
neurologiche, che si può manifestare anche in
una forma preclinica con un aumento dei corpi
chetonici nel latte, nelle urine, nel sangue.
Alla base della patologia metabolica post-partum vi
sono:
- un bilancio energetico negativo attribuibile all’
inizio della lattazione.
- la somministrazione di razioni troppo
energetiche rispetto ai fabbisogni nel periodo di
asciutta che determinano un eccessivo
ingrassamento dell’ animale predisponendolo ad un’
abbondante lipolisi con lipomobilizzazione dopo il
parto.
- squilibri ormonali derivanti da situazioni
stressanti (parto, inizio della montata lattea,
cambiamento di gruppo)
Si stabilisce una situazione di concorrenza tra l’
intensa lipomobilizzazione dei grassi di deposito,
che vengono scissi in glicerolo e NEFA, e l’intensa
gliconeogenesi necessaria al fabbisogno di
lattosio della mammella.
La maggior parte dei NEFA captati dal fegato
viene di norma esterificata a TG ed immessa in
circolo sotto forma di lipoproteine a bassissima
intensità (VLDL).
Quando esiste una carente sintesi di apoproteine come
l’ apoproteina-100, importante proteina di trasporto
dei TG), si formano poche lipoproteine e i TG non
possono essere sufficientemente smaltiti dal fegato,
che pertanto ne accumula in eccesso.
Lo squilibrio ormonale che si vierifica dopo il parto
con ridotta sintesi di estradiolo sierico (E2)
contribuisce alla steatosi epatica, in quanto l’ E2
influisce sul metabolismo lipidico agendo sulla
concentrazione sierica dell’ apoB-100.
Nella sindrome chetosica, l’ acetil-CoA, derivante
dall’ ossidazione dei NEFA nel fegato, ha una
ridotta utilizzazione attraverso il ciclo di Krebs
per deficit di ossalacetato, e ciò porta alla
formazione di un eccesso di corpi chetonici (acido
idrosibutirrico, ac. Acetacetico, acetone) nel
sangue (iperchetonemia) e nei tessuti, compresa la
pelle che emana odore di acetone.
Nella forma digestiva :
- la sindrome si può manifestare con atonia
ruminale e diarrea,
- nella forma nervosa con atassia locomotoria,
movimenti di maneggio, incrocio degli arti
anteriori, cadute, tendenza a spingere la testa
contro il muro, contratture e fibrillazioni della
muscolatura degli arti, del collo.
La chetosi in forma nervosa va differenziata da
altre sindromi neurologiche:
-Tetania da ipomagnesemia
- ipovitaminosi A
- intossicazione da Pb
- BSE
Oltre alla chetosi primaria puerperale si
possono distinguere altri tipi di chetosi:
- Chetosi gravidica (7-8 mese di gravidanza),
- chetosi secondaria a steatosi epatica, a
ritenzione placentare…..
- chetosi alimentare (foraggi chetogenetici),
- chetosi da malnutrizione (alimenti a scarso
contenuto energetico).
LIPODISTROFIA EPATICA DEI VITELLI
Nel Sud Ovest della Scozia è segnalata nei
vitelli una forma grave a sfondo eredofamiliare
di epatopatia con encefalopatia epatica.
Il fegato presenta steatosi epatocitaria,
fibrosi portale e proliferazione biliare.
Un’ alimentazione (sostituti del latte o latte
artificiale) contenente grassi impropri (ossidati
ed iperossidati) può causare nei vitelli steatosi
epatica, alopecie, sindromi diarroiche ed
emorragiche.
MALATTIA DEL FEGATO BIANCO
DEGLI OVINI
La c.d. malattia del fegato bianco degli ovini (Ovine
white liver disease), talvolta anche delle capre, è
un prototipo di steatosi epatica da carenza
dietetica.
Segnalata in Nuova Zelanda, Australia ed Europa,
colpisce prevalentemente gli agnelli, i quali
mostrano anoressia, dimagrimento, lacrimazione,
alopecia, dermatiti da fotosensibilizzazione.
Si manifesta per carenza di Cobalto nel terreno su
cui pascolano.
I vegetali poveri di cobalto causano un carenza
di vitmanina B 12.
La steatosi è effetto sia della ridotta sintesiescrezione di lipoproteine dal fegato per
deficit di vit B 12, sia dell’ aumentato apporto
di propionati dalla vegetazione lussureggiante
dei pascoli.
Dal punto di vista ultrastrutturale sono evidenti
le alterazioni dei mitocondri e del reticolo
endoplasmatico.
Il fegato aumento di volume, pallido giallastro,
mostra istologicamente steatosi, accentuata
nelle zone periacinose, presenza di lipopigmenti
negli epatociti, nelle cellule del Kupffer e nei
macrofagi dello stroma, modesta proliferazione
dei dotti biliari, sparse infiltrazioni di
mononucleati.
STEATOSI EPATICA DEL SUINO
La steatosi epatica si riscontra nel suino lasciati a digiuno
per oltre 46 ore dalla macellazione.
Inoltre il digiuno abbinato allo strapazzo determina
contemporaneamente steatosi epatica, riduzione del
glicogeno epatico e comparsa delle carni DFD
(dry, firm, dark).
In suinetti di poche giorni si segnala una sindrome
carenziale (deficit di aminoacidi essenziali, fattori
lipotropi), caratterizzata da steatosi epatica, morte a due
settimane di vita (fatty liver syndrome).
Alcuni animali mostrano anche steatosi renale e miocardica
EPATOTOSSICOSI ACUTE
IL RAME ha un effetto tossico selettivo sul
fegato che deriva dalla stimolazione della
perossidazione lipidica mitocondriale, dalla
riduzione della sintesi proteica, dalla riduzione
della sintesi ed escrezione di lipoproteine con
conseguente steatosi, dall’ aumento della
fragilità dei lisosomi con versamento di enzimi
nel citosol e necrosi cellulare.
Svolge inoltre un effetto, diretto o indiretto
(tramite la necrosi cellulare), di stimolazione
della fibrillogenesi.
Nell’ avvelenamento acuto da rame dei ruminanti è
in causa l’ingestione accidentale in una sola volta di
una dose elevata di sali di rame solubili
(ad esempio contaminazione di piante con spray
fungicidi contenenti rame, iniezioni di dosi troppe
elevate di composti contenenti rame usati per
prevenire carenze nei ruminanti, ingestione di
acqua di un contenente solfato di rame).
La dose tossica per una pecora è di 20-110 mg/Kg.
L’ avvelenamento da rame segnalato anche in
pecore su pascoli con normale contenuto di rame,
ma con basso contenuto di molibdeno.
Il rame (Cu) è il terzo più abbondante elemento
traccia nell’ organismo, insieme al ferro e allo zinco,
ed ha una parte importante nel metabolismo dei
tessuti come componente di numerosi
metalloenzimi.
Ma come tutti i metalli pesanti può essere tossico.
La più elevata concentrazione di Cu è nel fegato,
seguita dal cervello, dai reni, dal cuore.
Il fegato ha una funzione importante nel regolare il
tasso organico del rame in quanto l’ eccesso di rame
viene escreto con la bile.
Il fegato è l’ organo d’ elezione per l’
immagazzinamento ed è anche sede delle principali
reazioni metaboliche e cataboliche del metallo.
A livello dell’ epatocita il rame viene infatti legato
da ligandi specifici a basso peso molecolare ed è
impiegato per le richieste metaboliche delle cellula,
in particolare per la sintesi di alcuni enzimi
(ossidasi, dismutasi).
Un altro fattore che contribuisce all’ omeostasi è
la secrezione nel plasma della ceruloplasmina, una
proteina di colore blu contenente Cu sintetizzata
nel fegato.
La tossicità del rame
- PRIMARIA quando risulta da un difetto
ereditario,
- SECONDARIA, quando è la diretta conseguenza
di un assunzione o di una assorbimento elevato, o
di una escrezione diminuita, causata da patologie
intercorrenti.
L’ accumulo di Cu è gravemente tossico e conduce
a modificazioni del metabolismo che spiegano i
loro effetti dannosi in maniera differente a
seconda della specie e della razza dell’ animale.
L’ intossicazione cronica di rame (cuprismo) si
manifesta nei ruminanti, soprattutto nelle
pecore, talvolta nei suini.
Il fegato della pecora ha una particolare
avidità di rame ed una relativa incapacità di
eliminarlo con la bile.
Nelle pecore occorrono intossicazioni di rame
secondarie all’ ingestione di piante (Senecio, Echium)
contenenti alcaloidi epatotossici, o di piante
(Lupinus) contaminate da funghi produttori di
micotossine che accelerano gli effetti della
ritenzione epatica cronica di Cu, oppure di piante
che provocano uno squilibrio minerale inducendo una
forte ritenzione di Cu.
Se una razione ricca di proteine, di zinco, di
ferro hanno un’ azione protettiva, invece una
dieta povera di molibdeno e zolfo favorisce la
comparsa dell’ intossicazione.
Nelle cellule il Cu viene immagazzinato nei lisosomi,
che aumentano di numero di dimensioni e di densità.
L’ accumulo del rame si realizza inizialmente nella
zona 3 e poi si estende alle zone 2 ed 1 dell’ acino.
Il rame, oltre una determinata concentrazione
epatica (800-900 ppm di sosotanza secca),
determina la lisi perossidativa delle membrane dei
lisosomi, cosicchè la liberazione delle idrolasi
lisosomiali e del Cu danneggia gravemente gli
epatociti. L’ aumento delle mitosi controbilancia
entro certi limiti l’ aumento degli epatociti
distrutti. Tuttavia la distruzione di queste cellule
aumenta il tasso plasmatico di rame fino al punto di
causare un’ emolisi intravascolare, che a sua volta
creando condizione ipossiemiche favorisce la
necrosi degli epatociti.
All’ esame necroscopico:
- colorazione itterica della carcassa, con sfumatura
rossiccia (emoglobina libera) o bruna ( emoglobina
ossidata).
- reni sono di colore cioccolato, rosso-bruno scuro
(nefrosi emoglobinurica), l’ urina nella vescica ha un colore
bruno scuro.
- fegato lievemente ingrossato e di consistenza molle,
colorito giallastro, talvolta arancio intenso.
Il quadro istologico:
- necrosi e dalla ritenzione biliare conseguente all’ emolisi;
- macrofagi farciti di granuli (lisosomi contenenti un
eccesso di lipofuscina e rame).
Nei bovini si rivelano quadri istologici analoghi, ma
attenuati, mentre appaiono aspetti di
fibrocolangiomatosi portale.
Nei suini, il Cu viene comunemente impiegato nelle
razione da ingrasso come solfato di rame (50-175
ppm) il metabolismo del reme del ferro e dello zinco
sono correlati, ed elevati tassi di Zn e/o di Fe
riducono il Cu nel fegato.
L’intossicazione si ha con 500 ppm o più nella
razione e a distanza di mesi. Si manifesta con sete,
ittero, emoglobinuria cachessia, talvolta morte
improvvisa senza sintomi premonitori.
Alla necroscopia:
- anemia,
- ittero,
- gastrorragia per ulcera gastroesofagea,
- focolai grigiastri centrolobulari nel fegato.
L’ esame istologico del fegato:
- necrosi e steatosi in prevalenza centrolobulare.
Scarica

fisiopatologia