il ruolo del conduttore non è tanto infatti quello di insegnare ai bambini a stare insieme, quanto il permettergli di comprendere il valore del legame di gruppo e poter utilizzare le sue potenzialità al servizio della crescita individuale Senza questa funzione strutturante il gruppo rimarrebbe un campo indifferenziato di emozioni senza forma e senza legame, un continuo presente in cui la distruttività può prendere il sopravvento alimentando le paure di dispersione dell’identità e di inglobamento tipiche del rapporto individuo/gruppo ….. la macchina non riesce a fermare ….. Gruppo come insieme che contiene tutte le emozioni possibili, ma che necessita di una guida, di un controllo per assumere una direzionalità, una forma costruttiva Senza questa funzione di guida il gruppo si risolverebbe in uno “Scarabocchio di tanti colori” un grande Io pelle gruppale capace di favorire sì la messa in comune di emozioni ed esperienze, ma che rischia di rimanere a un livello primordiale, senza forma, come una membrana che contiene ma rischia anche di inglobare e risucchiare nel non sense, di lasciare che il vissuto resti a livello di proto-pensiero, all’interno di una membrana che contiene e protegge, ma che non evolve, non integra e non trasforma, che non progredisce, proprio come lo scarabocchio può rappresentare il precursore della scrittura Una volta che tale spazio di pensiero sarà sperimentato come possibile, il gruppo potrà quindi essere effettivamente percepito come un contenitore cui appartenere esprimendo la propria emotività, mantenendo al contempo la propria individualità, senza il timore di essere inglobati e di perdere la propria forma (difese caratteriali) “la lumaca con una chiocciola multicolore e ogni cosa che tocco si aggiunge alla sua chiocciola” -> idea di un contenitore-casa che continua ad assorbire ed inglobare, in cui ci si lascia andare con fiducia Può quindi prendere avvio l’esperienza vera e propria del confronto e della condivisione con gli altri, l’attivazione del transfert multilaterale, l’elaborazione di nuovi modi di percepirsi e gestire la realtà, esplorare e sentire il proprio mondo interno; abbandono delle vecchie difese caratteriali Per sondarne di nuove, cambiamento personale “la lumaca e sua figlia” -> voce a questa parte piccola e dipendente che lotta per trasformarsi Ambivalenza, il timore e la contentezza per il possibile -> “infelice perché ho perso il mio Dudù”, messo in relazione ad una fantasmatica presenza-funzione-chiocciola materna, della terapeuta e del gruppo, che sta sostenendo e permettendo questo processo di scoperta e ridefinizione del Sé All’interno del gruppo, ogni bambino porta poi avanti il proprio percorso ed evoluzione individuale Gabriele contesto familiare complesso, difficoltà emotive che si manifestano con un carattere permaloso e problemi di separazione a scuola In un periodo compare la simbologia della mummia, che rinvia all’idea di legami familiari soffocanti e di difese strutturate troppo rigide, come sembra esprimere il titolo, “la mummia voleva levare le bende perché le bende gli davano fastidio e le mummia non riusciva a levare le bende” Inizialmente una mummia, una strada e una casa Gradualmente compare un collegamento tra la casa e la scuola Le bende della mummia scompaiono, restano la casa e la scuola collegate da una strada, un cancello chiuso che le separa e un bambino scontento per la pioggia Ansia di separazione “Una casa che porta a scuola e la mamma vuole mandare il bambino a scuola, ma lui non voleva andare a scuola” Tema del vulcano, ripreso più volte in diverse fasi della terapia Rimanda all’idea della possibilità di esprimere, nel gruppo, le emozioni più forti e “distruttive”, che se non contenute e gestite rischiano di travolgere e distruggere ogni cosa Titolo: “il vulcano si è incavolato e ha fatto tutto fuoco e sono diventati tutti di fuoco, ma quelli del mare l’ha spenti e sono diventati tutti normali” Idea di una forza, portata da quelli del mare, in grado di assorbire e trasformare questa forza e ripristinare uno stato di equilibrio Nel disegno l’uomo possiede tre coltelli, tre armi offensive e aggressive, ma si prospetta anche la possibilità di divenire molte altre cose, un cane, un pino, così come tante altre persone o animali Gabriele sembra qui concettualizzare la dinamica psichica per cui l’aggressività, - che se non arginata può diventare un sentimento molto distruttivo, fine a sé stesso, disorganizzante, regressivo e intriso di non-sense, come sembra indicare la canzone che accompagna la scena (“Canzone: cacca!cacca!haaaa!cacca fine”) - , può essere neutralizzata trasformandosi in qualcos’ altro, spostando la quota emozionale investendola in un’azione costruttiva o sublimandola attraverso un’attività intellettuale o artistico-rappresentativa come un disegno, per esempio Presa di contatto con l’istintualità, il lato più “animale” dell’identità, e possibilità di gestirla e domarla grazie allo sviluppo di una funzione pensante Come nella formulazione bioniana la funzione di un genitore capace di assimilare e restituire l’esperienza psicologica del bambino in una forma “metabolizzata” favorisce la reinteriorizzazione di ciò che è stato proiettato e trasformato, così specularmente nel gruppo tale funzione viene svolta dall’insieme gruppale (funzione gamma) con l’andare del tempo i bambini possono interiorizzare tale funzione di trasformazione e divenire capaci di regolare i propri stati affettivi negativi Esperienza emotiva di molti bambini che, di fronte all’urgenza di sentimenti dirompenti riferiti a piccoli o grandi traumi della loro vita, sembrano percepire la testa, che dovrebbe capire, cogliere nessi e motivazioni, come estranea ed attaccata a sé in modo precario Una testa che percepiscono estranea non solo per i processi fase specifici, ma anche estranea perché gli adulti vogliono che funzioni come dicono loro, confusa perché riempita proiettivamente di esigenze, bisogni, desideri altrui, espropriata di aree vitali di espressività ed esistenza propria il campo comune condiviso favorisce il dispiegarsi di una funzione simile a quella del sognare da svegli nel pensiero di Bion, un continuo lavoro di “digestione” delle esperienze emozionali, “Bambino che mangia alieno” rimanda fortemente al concetto di Sé alieno di Fonagy, alle parti del Sé che, originate da un mancato rispecchiamento affettivo, vanno a strutturare quote di esperienza non rappresentate e non mentalizzabili; tramite il lavoro in gruppo e l’opportunità di rispecchiamento che esso offre i bambini possono fruire di un continuo lavoro di proiezione e “digestione” delle proprie esperienze emozionali aliene, e in ultima analisi assimilare il processo stesso come funzione intrapsichica dell’Io Questa stessa funzione che si anima nel campo comune diverrà poi apprendimento di ognuno, che formerà un personale spazio interno atto al pensare i propri pensieri La funzione gamma esercitata del gruppo favorirà il passaggio esterno-interno, la capacità di costruire e preservare uno spazio comune esterno diverrà poi l’attitudine interna di apprendere a creare spazi per i pensieri (funzione alfa), diventando uno spazio mentale interno ad ogni bambino