La fine di un impero La rivoluzione tardo - romana Durante i due secoli e mezzo precedenti la fine dell’Impero romano d’Occidente si verificò in questa zona imperiale una profonda trasformazione definita “rivoluzione tardo-romana”. Tale cambiamento si verificò in quattro fasi Fase 1, prima metà del III secolo: epoca di pace e relativo splendore Fase 2, seconda metà del III secolo: cedimento delle strutture militari che proteggevano il limes, continue sconfitte romane contro i popoli stanziati ai confini settentrionali e orientali Fase 3, IV secolo: trasformazioni dovute all’emergenza militare: cristianizzazione, popoli barbari si insediano entro i confini imperiali, divario ampio tra ricchi e poveri e tra Oriente e Occidente Fase 4, V secolo: nuovi movimenti di popoli, società postimperiale I primi cambiamenti importanti: I secolo a.C. laticlavio I primi cambiamenti importanti nella struttura economica e sociale di Roma avvennero alla fine del I secolo a. C, quando i senatori erano stati minacciati economicamente dagli equites, plebei arricchitisi con il commercio, la finanza e gli appalti pubblici. Gli equites erano la parte più dinamica della società romana, capace di esprimere grandi uomini come Caio Mario e Marco Tullio Cicerone dalle sue fila. Dopo i conflitti civili del I secolo a.C., che avevano ridotto la Res Publica a un campo di battaglia e stremato l’economia e la società, i primi imperatori, a partire da Augusto preferirono sostenere il loro potere sui senatori, di mentalità conservatrice, e politicamente affidabili in quanto vivevano sulla rendita delle proprie terre e non volevano modificare lo status quo, e emarginare i ceti più dinamici L’impero romano sotto Augusto (27 a.C. – 14 d.C.) e alla fine del I secolo d.C. Impero romano sotto Augusto Impero romano alla fine del I sec. d.C. L’economia imperiale cominciò a ristagnare, nel momento in cui le conquiste erano in gran parte terminate e quindi i ricavi di esse vennero a mancare: territori, schiavi, ulteriori tasse. Le spese per mantenere l’impero furono coperte soprattutto dalla tassazione delle province. I costi per proteggere e amministrare l’impero superarono le entrate fiscali già nel corso del II secolo d.C. L’impero romano d’Occidente “morì per suicidio” in quanto si creò una crisi sociale, demografica e economica strisciante e inesorabile. Lo scollamento tra honestiores (aristocratici proprietari terrieri) e humiliores (tutti i sudditi: schiavi, contadini) si allargò ampiamente: da una parte i grandi possidenti, dall’altra chi viveva e lavorava solo per pagare le tasse. Schiavi e coloni Vendita di uno schiavo Un colono al lavoro nei campi Nel II secolo d. C. la popolazione imperiale era di circa 50 milioni di abitanti Il governo era nelle mani di una aristocrazia ristretta e culturalmente molto omogenea : urbana, ricca di grandi patrimoni fondiari, leggeva e scriveva in greco e latino. Da un secolo essa combatteva guerre difensive e non era più un’aristocrazia militare Le campagne erano lavorate e abitate da schiavi e coloni: la differenza tra loro era giuridica. Gli schiavi non avevano personalità giuridica, e erano proprietà del loro padrone, ma potevano sperare di essere liberati. I coloni erano liberi giuridicamente, ma erano vincolati alla terra che lavoravano, in quanto il sistema fiscale calcolava le tasse sull’estensione dei campi che dovevano rendere al massimo. La crisi fu aggravata anche dalla percezione che questi avevano di sé come persone che non potevano cambiare la propria vita Il pericolo “barbaro” Il limes reno-danubiano Romani e barbari: il II secolo d. C. Lungo il confine dell’impero romano, il limes, vi fu una situazione di conflittualità permanente tra le popolazioni locali, le guarnigioni locali e le genti stanziate al di là del limes, i “Barbari” , gruppi eterogenei che molto lentamente formarono dei “popoli”. I rapporti tra romani e barbari furono molto intensi sopratttutto dal II secolo d.C. Dal III secolo molti guerrieri barbari furono assoldati nell’esercito romano, raggiungendo cariche militari anche elevate. Il rapporto si squilibrò a favore dei barbari a partire dal IV secolo. Movimenti di popoli non romani nel III secolo I problemi del III secolo,1/: l’esercito e le spese statali La nuova organizzazione dell’esercito, formato da seicentomila soldati, fece raddoppiare le spese. Furono aumentate le tasse e ampliata la burocrazia, per gestire le necessità legate alla raccolta fiscale. Per rispondere alle spese gli imperatori cercarono di bloccare i prezzi e redistribuire le ricchezze, senza nessuna capacità di analisi economica della situazione reale Ne nacque una macchina statale molto imponente, un’organizzazione politica accentrata, burocratica e pesante. Le necessità della guerra spinsero gli imperatori a escludere i senatori e l’aristocrazia dai comandi militari, mentre vennero promossi ai gradi più alti militari di carriera provenienti dai ceti meno importanti e periferici Si verificò quindi un forte ricambio sociale ai vertici dell’impero romano: Diocleziano era figlio di un liberto, il padre di Galerio era un pastore. Le tasse erano sempre più pesanti e gravavano sui meno abbienti: nel 350 1/3 del reddito di in contadino se ne andava per pagare l’imposta fondiaria. I problemi del III secolo, 2/ Bassa produttività e spopolamento. Un’aristocrazia di latifondisti Un proprietario terriero romano nella sua villa, mosaico del IV sec.d.C. L’impero fu colpito da un notevole spopolamento a causa delle pestilenze scoppiate tra la fine del II e l’inizio del III secolo I bottini di guerra erano sempre più poveri, e il numero di schiavi per coltivare la terra diminuiva. Queste due cause, bassa produttività e spopolamento, determinarono una crisi economica irrisolta. I beni diminuivano, i loro prezzi aumentavano. L’aristocrazia dei grandi proprietari di terra non era disposta a investire e rischiare il proprio patrimonio per migliorare la produttività. I proprietari terrieri erano latifondisti, un ceto parassitario che viveva di rendita. La crisi delle città e la polarizzazione della ricchezza Le grandi distanze tra ricchi e poveri determinò la crisi di molte città medio-piccole, che si reggevano sul commercio. Le aristocrazie costruirono una sorta di dominio locale forte. Questo accadde perché Costantino separò in modo deciso ufficiali civili (proconsoli, legati) e militari. Anche i barbari entrarono decisamente tra gli ufficiali militari di grado più elevato. Al vertice del mondo romano si elevarono anche i vescovi, che, con il favore di Costantino, assunsero un ruolo politico sempre più importante. Le tasse contribuirono a un ulteriore polarizzazione tra pochi ricchi e molti poveri. La conseguenza fu che nei centri locali vescovi e aristocratici diventarono i “patroni”, cioè uomini di riferimento e protezione per i più deboli. Le differenze tra Oriente e Occidente In Oriente il commercio e la produzione manifatturiera erano più fiorenti che in Occidente. Le ricchezze si spostarono verso Oriente, dove non era tanto forte la differenza tra città maggiori e minori, e tra ricchi e poveri. In Oriente i contadini riuscivano a vendere i loro prodotti con un profitto che permetteva loro di pagare le tasse e vivere dignitosamente. In Occidente i cittadini per evitare le tasse fuggivano in campagna dove i grandi proprietari li costringevano a lavorare. Non esisteva crescita economica e questo rendeva le tensioni sociali esplosive I barbari entrano nell’impero romano Migrazioni dei Goti, III-IV secolo d.C. Invasioni dell’Impero Romano, IV-Vsec. D.C. I barbari si muovono per stanziarsi nell’impero Dalla metà del IV secolo alcune popolazioni barbariche, soprattutto i Goti, varcarono il limes per stanziarsi entro i territori imperiali. Le cause furono diverse Erano consapevoli della debolezza militare dell’impero Erano spinti alle spalle da altri popoli che si muovevano a loro volta verso Occidente per opera degli Unni, un vasto gruppo di guerrieri nomadi provenienti dall’Asia Centrale I Goti erano stanziati in diversi territori tra Danubio e Mar Nero e avevano formato due grandi raggruppamenti, i Tervingi, poi chiamati West-Goten,→Visigoti, Goti dell’Ovest, e i Greutungi, poi detti Ost-Goten→Ostrogoti, Goti dell’Est Il disastro di Adrianopoli. Hospitalitas e foederatio Adrianopoli, 9 agosto 378 I Visigoti ottennero dall’imperatore Valente il permesso di varcare il limes e superare il Danubio, ma poi devastarono i territori dei Balcani meridionali appena raggiunti. L’imperatore fu costretto a affrontarli in battaglia campale a Adrianopoli, il 9 agosto 378, ma l’esercito romano venne sconfitto in Occidente per la prima volta da molti secoli, e lo stesso Valente perse la vita. Teodosio, successore sul trono occidentale di Valente, fu consapevole della difficoltà dei romani nell’affrontare i nemici e preferì controllarli con i sistemi della hospitalitas: concessione di un terzo delle terre in una regione alle popolazioni barbariche che dichiaravano fedeltà all’impero e fornivano appoggio militare mantendosi indipendenti e foederatio: alleanza vera e propria dietro compenso. Ma alla lunga anche queste tattiche furono fallimentari. La fine dell’impero d’Occidente La fase che andò dal 407 al 430 vide l’instaurazione definitiva dei barbari in Occidente. Nel 410 i Visigoti saccheggiarono Roma, un evento che agli occhi dei contemporanei apparve quasi come l’avvicinarsi della fine del mondo. Le classi dirigenti occidentale e orientale si divisero sul da farsi: in Oriente i barbari vennero progressivamente allontanati dagli eserciti. In Occidente gli alti ufficiali e una parte consistente dell’esercito erano barbari, mentre le aristocrazie tradizionali si chiusero in un rigido patriottismo, divise anche religiosamente tra pagani e cristiani. In questo modo le elites militari e quelle sociali rimasero estranee e ostili, e le popolazioni barbariche ebbero maggiore facilità a stanziarsi in Occidente La deposizione di Romolo “Augustolo” da parte dello Sciro Odoacre pose fine formalmente all’impero d’Occidente: 476 d.C. Odoacre non assunse il ruolo e il titolo di imperatore, pur avendo il potere nelle proprie mani. Questo gesto ha un significato duplice: 1. i barbari avevano ormai il dominio dell’ex Impero d’Occidente. 2. Essi non avevano alcuna volontà di assimilarsi ai romani. Invasione della penisola iberica e del Nord Africa Già nell’inverno tra 406 e 407, il limes renano era stato oltrepassato da diverse popolazioni: Vandali, Alani, Svevi e Burgundi. Cercarono di frenarne lo slancio Franchi e Alamanni, popoli federati dei romani. I Franchi spinsero Vandali, Alani e Svevi verso la penisola iberica, dove si trovavano però anche i Visigoti. I Visigoti riuscirono a controllare gran parte del territorio della penisola iberica, e spinsero gli Svevi a ritirarsi nel nord (Galizia), mentre gli Alani andarono nell’odierno Portogallo. I Vandali, infine, invasero il Nord Africa, dove conquistarono i territori presso Cartagine. Juti, Angli e Sassoni in Britannia. La Britannia fu abbandonata dalle guarnigioni militari romane. Cominciarono a compiere scorrerie i Pitti, popolazioni celtiche dell’odierna Scozia. I Britanni, per contrastare queste incursioni violente, chiesero aiuto a popolazioni germaniche con le quali avevano già dei contatti precedenti. Juti, Angli e Sassoni giunsero così in Britannia, ma anziché farsi controllare in sistema di foederatio (come volevano i Britanni), essi si insediarono stabilmente nell’isola. Attila in Italia. Leone Magno ferma Attila In Italia la situazione geopolitica era caratterizzata da una grande precarietà, che fu ulteriormente aumentata dall’arrivo degli Unni. Questa popolazione, in continua e violenta migrazione dalle steppe asiatiche da circa un secolo, sotto la guida del khan Attila giunse nel 450 alle porte di Roma. Qui inaspettatamente gli Unni si ritirarono, secondo una storia poco credibile in seguito a un incontro con il papa Leone I detto “Magno”, che avrebbe convinto con la forza della fede il capo unno a andarsene. Probabilmente, invece, Attila venne convinto ad andarsene dalla concessione di grandi quantità di beni raccolti faticosamente tra la popolazione italica. Deposizione di Romolo “Augustolo” e arrivo degli Ostrogoti in Italia Odoacre depone Romolo “Augustolo” Il 476 è l’anno in cui fu deposto Romolo detto “Augustolo” (cioè “Piccolo Augusto”) ultimo imperatore, un adolescente figlio del prefetto del pretorio. Odoacre, il comandante militare sciro che lo depose, volle che il suo popolo gli desse il titolo di rex , e il trono imperiale rimase vacante. Gli imperatori d’Oriente non volevano perdere l’Italia, e con il consueto sistema della foederatio, l’imperatore Zenone spinse gli Ostrogoti presenti nella zona di Costantinopoli a invadere la penisola. Europa, anno 476 d. C. I regni romano - barbarici I regni “romano – barbarici”, definizione Gli storici definiscono i regni formatisi nell’ex impero occidentale Romano – barbarici perché in essi si fondevano la tradizione politico – istituzionale romana e l’organizzazione dei popoli barbarici In tutti i territori i barbari erano numericamente inferiori rispetto alla popolazione residente. La convivenza pacifica delle popolazioni si realizzò attraverso un doppio sistema giuridico amministrativo: le popolazioni indigene mantenevano le proprie leggi e la propria amministrazione, e a loro volta i nuovi arrivati tenevano la propria tradizione sociale, giuridica, politica e religiosa. In alcuni dei nuovi regni i barbari, pur sulla base di idee dello stato e della regalità diverse, decisero di creare nuove leggi fissate per iscritto. È significativo che popolazioni spesso ignoranti di leggi scritte decidessero di adottarle e di usare il latino come lingua ufficiale per redigerle e emanarle La nuova società barbarizzata In quasi tutti i regni vi fu una sostanziale divisione delle responsabilità di governo: la popolazione latina manteneva il controllo dell’amministrazione i barbari controllavano l’esercito e la difesa militare. Tutti, autoctoni e barbari, dovevano riconoscere il potere del re. Il sovrano aveva il potere assoluto di costringere, giudicare e punire: ban. Il re era soprattutto un capo militare e aveva al suo servizio un gruppo di fedeli armati. La nuova società “barbarizzata” vedeva in posizione di eccellenza i gruppi che erano basati sulla lealtà personale al re e sul monopolio dell’uso delle armi. Teoderico re barbaro e patrizio romano Teoderico, ritratto nel XII secolo in una miniatura Il presunto palazzo di Teoderico, a Ravenna Gli Ostrogoti in Italia governarono in una situazione di grande ambiguità. Teoderico era re del suo popolo e governava militarmente sull’Italia grazie alla vittoria su Odoacre. Regnò dal 493 fino alla morte nel 526. Egli era però al potere anche per il ruolo di patricius et magister conferitogli dall’imperatore d’Oriente, a cui doveva fedeltà. Toederico continuò a mantenere la capitale a Ravenna, che abbellì con edifici di carattere bizantino: il suo palazzo, la chiesa di S.Apollinare Nuovo, il suo mausoleo Per favorire la collaborazione tra il suo popolo e i romani, emanò un complesso di leggi con il quale cercò di gestire i rapporti tra le due etnie su un piano di parità. Scelse i collaboratori principali tra gli aristocratici romani: Boezio, Simmaco, Cassiodoro I Franchi riuniti da Clodoveo Luoghi di primo insediamento Il regno di Siagrio Costruzioni politiche e territoriali di Clodoveo I Franchi, nel V secolo, erano stanziati in territori che si estendevano lungo le sponde dei fiumi Reno e Meno: si distinguevano Franchi Salii e Franchi Ripuarii. Fino al V secolo furono un insieme di tribù sparse, e il loro nome latino significava “uomini coraggiosi”. Erano foederati dei romani fin dal 430. Le diverse tribù furono riunite per merito del capotribù salico Clodoveo. Egli riuscì a vincere la concorrenza politica degli altri capitribù franchi e conquistò il “regno di Siagrio”, un’area di resistenza antibarbara abitata da gallo-romani. Clodoveo estese i territori del suo regno a Ovest, territorio chiamato Neustria (nuova terra dell’ovest), per distinguerlo da quello orginario, l’Austrasia (terre dell’Est) Il battesimo di Clodoveo Il battesimo di Clodoveo I Clodoveo come re cristiano Clodoveo si fece battezzare nel 496 a Reims dal vescovo Remigio, capendo l’importanza di mantenere rapporti stretti con la Chiesa di Roma e l’episcopato gallo-romano. Con questo battesimo presentava se stesso come re legittimo di fronte alla popolazione galloromana (cattolica) e presentava il suo popolo come popolo di Dio, difensore della Chiesa. I Franchi scelsero come patrono S.Martino, un martire gallo-romano. Di esso Clodoveo promosse il culto Inoltre egli fece redigere la lex Salica, che dava forma scritta al diritto consuetudinario dei Franchi (510) L’impero di Giustiniano e la guerra greco - gotica L’Impero d’Oriente all’inizio del VI secolo Le vicende dell’impero romano d’Oriente furono diverse dalla zona occidentale fin dalla divisione voluta da Teodosio nel 395 tra i figli Arcadio e Onorio. Alla morte di Arcadio, gli successe il figlio Teodosio II, che governò per circa quaranta anni (408 – 450). Anche l’impero orientale dovette fronteggiare i barbari, soprattutto gli Unni, senza grosse perdite territoriali e mantenendo la sua compattezza interna. Negli anni successivi,imperatori Marciano, Leone, Zenone e Anastasio e Giustino, i problemi furono provocati da controversie teologiche. Nel 527 salì al trono la figura centrale del secolo, Giustiniano Giustiniano parla di sé a Dante, Paradiso, canto VI Cesare fui e son Iustinïano, che, per voler del primo amor ch'i' sento, d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano. 12 E prima ch’io a l’ovra fossi attento, una natura in Cristo esser, non piùe, credea, e di tal fede era contento; 15 ma ’l benedetto Agapito, che fue sommo pastore, a la fede sincera mi dirizzò con le parole sue. 18 Io li credetti; e ciò che ’n sua fede era, vegg’ io or chiaro sì, come tu vedi ogni contradizione e falsa e vera. 21 Tosto che con la Chiesa mossi i piedi, a Dio per grazia piacque di spirarmi l’alto lavoro, e tutto ’n lui mi diedi; 24 e al mio Belisar commendai l’armi, cui la destra del ciel fu sì congiunta, che segno fu ch’i’ dovessi posarmi. 27 La riforma giuridica di Giustiniano Giustiniano e Teodora Giustiniano regnò per circa quaranta anni, dal 527 al 565, e sposò Teodora, un’ex ballerina. Nel 528 il nuovo imperatore costituì una commissione presieduta dal giurista Triboniano, che dovette predisporre una raccolta di costituzioni imperiali: nel 528 apparve il Codex Iustinianus. Nel 533 l’imperatore fece pubblicare il Digesto o Pandette, raccolta degli scritti dei giureconsulti (esperti di diritto) più illustri. Nello stesso anno apparvero anche le Institutiones, che contenevano i fondamentali princìpi giuridici ad uso degli studenti. Nell’insieme queste opere rappresentano il Corpus Iuris Civilis, che è il tramite fondamentale attraverso cui il diritto romano è giunto fino alla nostra epoca. Il governo di Giustiniano S.Sofia a Istanbul S.Vitale a Ravenna Giustiniano fece costruire edifici importanti, come la basilica di S.Sofia a Costantinopoli (ora moschea) e S.Vitale a Ravenna. Diede grande sviluppo al commercio e alla manifattura della seta, in quanto durante la sua epoca l’impero orientale si impadronì dei primi bachi da seta, fino a quell’epoca monopolio delle nazioni dell’Estremo Oriente. Cercò di reprimere gli abusi nella tassazione, che erano uno dei più grandi problemi della convivenza civile. Nel 551 presiedette il Concilio di Calcedonia, convocato per porre fine all’eresia monofisita, che affermava la natura solo divina di Cristo. A Calcedonia, il concilio ribadì che in Cristo le due nature, umana e divina coesistevano. Anche dopo un altro concilio, svoltosi nel 553, la questione rimase aperta 2 1 Giustiniano intendeva riprendere il controllo delle zone che da molti decenni si erano rese autonome dal controllo imperiale: L’Africa nord – occidentale (1), in mano ai Vandali la penisola italiana e la zona adriatica orientale (2), controllate dagli Ostrogoti Le imprese di Belisario: Africa, Sardegna, Corsica Ritratto di Belisario Giustiniano stipulò con il regno Sasanide una pace molto costosa, per evitare che l’impero orientale fosse attaccato alla spalle mentre impegnava le sue truppe nella riconquista dei territori occidentali. La guida delle operazioni militari fu affidata dall’imperatore al patrizio Belisario, il migliore generale imperiale. Questi sbarcò nell’ Africa nord – occidentale nel 532 con truppe ingenti e riuscì in alcuni mesi a conquistare la regione, togliendola ai Vandali, nel 533. Africa nord occidentale, Sardegna e Corsica passarono sotto il dominio di Costantinopoli. Guerra greco – gotica, fase I, 535-540 Amalasunta Teodato Totila Amalasunta, figlia di Teoderico e regina dei Goti, chiese l’aiuto di Giustiniano contro le minacce del marito Teodato. Questi la fece assassinare, 535, provocando l’intervento dell’esercito di Belisario contro l’”usurpatore” Teodato. Ebbe così inizio la Guerra greco – gotica, durata diciotto anni, dal 535 al 553. Vitige, generale di Teodato, uccise quest’ultimo e si proclamò re. In un primo tempo Goti e aristocrazia romana erano alleati. Già nel 540, Belisario riuscì a conquistare Roma e Ravenna. Dopo questa conquista, l’aristocrazia romana preferì non resistere più agli eserciti di Giustiniano, che garantiva a essa il mantenimento del potere economico e politico. Vitige fu imprigionato e portato a Costantinopoli. Gli Ostrogoti però, anche se rimasti privi del sostegno italico, rilanciarono la propria azione bellica guidati da Totila (cioè “l’immortale”) che comandò il suo popolo dal 540 al 552.. Totila libera i coloni dipendenti Totila ordinò che i coloni dipendenti dai padroni fossero liberati e che versassero i propri canoni e tributi al re. In cambio della libertà, essi avrebbero combattuto per il re dei Goti. Tale decisione doveva togliere uomini e sostegno all’aristocrazia italica, ma i coloni che obbedirono furono pochi e molti di essi combatterono invece con i loro padroni contro i Goti. Totila riuscì comunque a riconquistare buona parte della penisola verso la fine degli anni ‘40, anche se per un breve periodo. La vittoria dell’impero di Costantinopoli Dopo l’allontanamento di Belisario dal comando del conflitto, a causa di contrasti con Giustiniano, la guida della guerra toccò al suo luogotenente Narsete. Narsete prevalse sui Goti nella battaglia di Gualdo Tadino, dove Totila morì, sembra per una freccia di Narsete stesso, nel 552. Nel 553 Narsete portò a termine la sua campagna d’Italia sconfiggendo anche quel che rimaneva dell’esercito goto guidato da Teia. L’impero di Costantinopoli aveva così ripreso il controllo della penisola, che conservò solo fino al 568. L’Italia diventò alla fine della guerra greco-gotica una prefettura dell’Impero d’oriente. Giustiniano emanò nel 554 la Prammatica sanzione, un documento nel quale stabiliva le modalità con le quali si sarebbe dovuta governare la vita economica e politica della penisola italiana dopo gli sfaceli provocati dal conflitto. In questo modo il diritto giustinianeo veniva esteso anche all’occidente. Conseguenze della guerra greco - gotica per l’Italia La composizione etnica dell’Italia subì importanti mutamenti: i possessori latini si ridussero di più della metà, i goti rimasero una percentuale molto modesta, mentre i possidenti orientali triplicarono. Le città in cui gli ostrogoti concentrarono la loro difesa subirono gravi distruzioni. La devastazione di buona parte delle terre coltivate determinò una carestia pesante, che a sua volta causò una fame pesante, che provocò un forte calo demografico. Il calo demografico fu reso ancora più pesante dalla diffusione della peste, che iniziata in Oriente (542-543), via mare giunse fino all’Italia I limiti della “Pragmatica Sanctio” La Pragmatica Sanctio stabiliva la suddisivisione del territorio italiano in prefetture del pretorio, guidate da duchi; all’interno di esse si trovavano diocesi, con funzioni fiscali; le diocesi erano divise in provinciae. La struttura amministrativa non corrispondeva alla nuova situazione sociale nella quale si trovava la penisola. La distinzione tra amministrazione civile e amministrazione militare non aveva senso, in quanto l’Italia era in uno stato ancora militarmente precario e il potere militare,esercitato dai duchi, era più importante di quello civile. Anche la distinzione tra latini e Goti non aveva significato. Giustiniano voleva restituire ai patrizi romani i loro territori, ma gran parte di essi erano scomparsi, mentre diversi Goti si erano integrati nella società italica. I vescovi nelle città avevano spesso un’autorità superiore rispetto ai funzionari bizantini. Le scuole gestite dai vescovi e i monasteri avevano ormai il controllo dell’educazione dei giovani. Nelle città i vescovi spesso avevano anche il compito di risolvere le controversie, senza che i convenuti si rivolgessero al tribunale. Impero romano d’Oriente, anno 565 d.C. Il frazionamento del dominio orientale (secc. VI – VIII) In arancione i domini di Costantinopoli in Italia tra VII e VIII secolo I Longobardi giunsero in Italia nel 568, e da quel momento l’impero orientale perse una parte consistente della penisola: gli rimasero Istria e laguna veneta, la Romagna, le Marche settentrionali, parte di Umbria e Lazio, Napoli e il suo entroterra, Salento, Calabria e Sicilia. Alla fine del VI secolo questi territori (tranne la Sicilia) furono dati dall’imperatore a un esarca, funzionario che aveva poteri insieme civili e militari, e risiedeva a Ravenna. Egli controllava i duchi, che a loro volta avevano poteri sia civili, che militari di difesa territoriale. I territori rimasero in realtà piuttosto autonomi reciprocamente e l’esarca controllava solo la Romagna (Esarcato) e le Marche settentrionali (Pentapoli)