Tomus ad Antiochenos Atanasio Schema generale Introduzione Approccio storico sul Tomus I. I. II. III. IV. V. Anatematismo di Nicea 325 Reazione antinicena (snodi fondamentali) Sinodo di Alessandria (362) Testo del Tomus L’intento di Atanasio con il Tomus Attegiamento d’Atanasio sul Tomus II. I. II. III. Chi erano le due parti in confronto? Gli atteggiamenti principali Le lettere festali Introduzione È il documento venuto fuori dal Sinodo di Alessandria Tramandato tra gli scritti di Atanasio (cfr. Mansi 111,354) Documento nel quale si precisano i provvedimenti decisi per la Chiesa di Antiochia. Anatematismo di Nicea 325 La seconda fase del Concilio approva la formula eterodossa del partito antiariano, origeniani moderati e monarchiani, i quali affermano il Figlio “homoousios” con il Padre. Nell’anatematismo del simbolo niceno si condanna colui che non afferma che il Figlio deriva dalla stessa “ousia” ed “ipostasi” del Padre. Identificazione tra “ousia” ed “ipostasi” esclude la dottrina delle tre ipostasi presente in Oriente e dà significato monarchiano alla formula. Agli occidentali sulla scia di Callisto e di Dionigi di Roma la dottrina delle tre ipostasi appare come triteismo, mentre per gli orientali l’unica ipostasi suona in modo sabelliano e monarchiano radicale. Questo passaggio genera la reazione antinicena degli anni 340-360. Reazione antinicena (sinodi fondamentali) Sinodo di Antiochia (341) La seconda professione di fede approvata avrà influsso duraturo. Dal punto di vista teologico omette il termine “homoousios”, si sbilancia in senso filo ariano. Pone in risalto la divinità del Figlio in subordinazione al Padre, secondo la dottrina origeniana delle tre ipostasi in Dio. (Cfr. H. Drobner, Patrologia, III parte: Il Concilio di Nicea e i sinodi del IV secolo). Reazione antinicena (sinodi fondamentali) Sinodo di Sirmio (357) Formula una professione di fede (sotto influsso di Costanzo e dei vescovi di corte Valente, Ursacio e Germino) in cui si vietano i termini “ousia/substantia” e l’uso delle parole da esso derivate, ma si ammettono soltanto termini ed espressioni mutuate dalla Scrittura. Si attesta l’esplicita diversità e la subordinazione del Figlio rispetto al Padre. NB: Il sinodo salvaguarda la divinità del figlio, ma si oppone in modo chiaro alla fede nicena rigettando il termine cardine di “homoousios”. Reazione antinicena (sinodi fondamentali) Sinodo di Ancira (358) Sinodo convocato da Basilio di Ancira in occasione della dedicazione di una chiesa e in prossimità della Pasqua. A causa del freddo sono presenti solo 12 vescovi. Si approva una professione di fede di tipo omeusiano: il Figlio sarebbe simile (“omoio”) al Padre secondo le Scritture. Per fare accettare la formula Basilio ricorre al Sinodo di Antiochia del 260 che aveva condannato il termine “homoousios” nella dottrina di Paolo di Samosata Reazione antinicena (sinodi fondamentali) Doppio Sinodo Rimini/Seleucia (359) Imperatore dopo avere deposto 70 vescovi che non hanno accettato la Professione di Ancira convoca un doppio Sinodo: Rimini per vescovi omoousianioccidente, Seleucia per vescovi omeusiani-oriente. Poiché nessuno cede, Imperatore convoca a Nike in Tracia tutti i vescovi e li costringe a sottoscrivere una formula unitaria neutrale e priva di significato. Costantinopoli (360) ratifica. Parigi del 361 si riconosce nella formula “homoousios”, ma adesso il termine = a similitudo e quindi vicino al concetto omeusiano. Sinodo di Alessandria (362) ll sinodo fu convocato da Atanasio, rientrato dall’esilio, 21 febbraio 362. Il sinodo presenta due intenti fondamentali: Stabilire azione comune nei confronti dei vescovi che hanno aderito all’arianesimo, sotto la pressione dell’imperatore Costanzo. Riconciliare le comunità cristiane d’Antiochia divise da una trentina d’anni. Sinodo di Alessandria (362) Il sinodo interviene: Condannati i responsabili compromessi con l’imperatore i vescovi che accettavano la fede cattolica dovevano essere riammessi ad esercitare le loro funzioni. (racconto di Rufino, Storia eccl II, 27-30; lettera di Atanasio a Rufiniano PG 26,1180-1181). I provvedimenti per la Chiesa di Antiochia attraverso il Tomus. Sinodo di Alessandria (362) Al sinodo erano presenti solo due rappresentanti di Antiochia mandati da Paolino: Massimo e Calemero. Da parte di Melezio non si ha risposta al Sinodo: Rappresenta la comunità più numerosa che non intende riconciliarsi con quella di Paolino Mentre si attendono che tornino i delegati dal Sinodo, Lucifero ordina vescovo Paolino. Testo del Tomus Sul piano Trinitario: si ammette la possibilità di esprimersi in due modi: 1. È possibile dire che nella Trinità vi sono tre ipostasi: Purché non si concepiscano come tre sostanze diverse ed estranee Purché si affermi che esiste un solo principio Purché si affermi che il Figlio è consustanziale con il Padre. 2. È possibile dire che nella Trinità vi è una sola ipostasi : Se per ipostasi si intende la sostanza e quindi tra Padre e Figlio una sola divinità e una sola natura. NB: Si dice che tutto questo è possibile appellandosi alla fede di Nicea, ma in realtà si accetta di distinguere tra sostanza ed ipostasi che a Nicea avevano lo stesso significato. Testo del Tomus Sul piano Cristologico: Il Verbo si è fatto carne per la salvezza dell’uomo, liberandolo dal peccato e salvandolo interamente e perfettamente nel corpo e nell’anima. Il Salvatore non aveva un corpo privo di anima, né privo di sensi, né privo di intelletto. NB: Non si specifica quale intelletto vivifica il corpo del Salvatore, se quello umano o quello divino. Il timore di introdurre in Cristo un altro oltre al soggetto del Logos spinge Atanasio a tacere l’esplicita affermazione dell’anima umana. Tutto ciò che può significare un’anima umana nel Cristo nella teologia Logos-sarx è già garantito dal Logos. L’intento di Atanasio con il Tomus «Atanasio dopo i fatti del 359-60 aveva capito che gli omeousiani, sostenitori delle tre ipostasi, erano anch’essi decisamente antiariani come i niceni, e che perciò, per riunire tutte le forze antiariane, era indispensabile rimuovere l’ostacolo rappresentato dall’opposizione tre/una sola ipostasi trinitaria. Nel Tomus egli, in definitiva, propone un semplice accomodamento (ambedue le formulazioni sono accettabili, purché rettamente interpretate), senza approfondire il rapporto ousia/ipostasi, come invece avrebbe fatto Basilio di Cesarea. L’interesse di Atanasio a questo accomodamento trascendeva il limitato orizzonte dello scisma di Antiochia e mirava alla riunione di tutti gli antiariani d’Oriente»: M. Simonetti, Il Concilio di Alessandria del 362 e l’origine della formula trinitaria, in Augustinianum XXV, dicember 1990/2, 356, nota 11. L’atteggiamento di Atansio riguardo al Tomus “Non voleva andare oltre il credo niceno. Testimoniato dai capitoli 5,3 – 7 che non stabiliscono nuovi elementi di fede riguardo alla Trinità e alla Cristologia, limitandosi a far constatare le dichiarazioni teologiche delle parti in confronto, e la sua vicendevole riconoscenza finale”. (M. Tetz, Über nikäishe Orthodoxie) Chi erano le due parti in confronto? 1. Gli eustachiani: considerati “samosatiani” dai suoi oppositori per: “ὅτι...ὡς εἰς τοὺς προφήτας «ἐγένετο ὁ Λόγος Κυρίου,» οὕτω καὶ εἰς ἅγιον ἄνθρωπον” (Tomus 7,1) Ma proposero una inequivocabile cristologia dall’alto che sottolinea l’unità del soggetto in Cristo che fonda su di questa la sotereologia. “Lo stesso Verbo si fece carne, e rimanendo nella forma di Dio, prese la forma di servo, e da Maria secondo la carne, nacque (γεγενηται) uomo per noi. In questo modo assolutamente e interamente, in lui, il genere umano viene liberato dai sui peccati, e dopo la risurrezione dei morti, viene condotto nel regno dei cieli” (Tomus 7,1. PG 26, 804B). Chi erano le due parti in confronto? 2. Monaci apollinaristi: costretti a conformare la sua cristologia al Logos-anthropos, almeno in apparenzza. “Confessarono anche che il Redentore non possiede un corpo inanimato, ne insensibile, ne irrazionale...” (Tomus 7, 2) Non è ben chiara la causa di questa affermazione: se è in virtù d’un principio creato o in virtù dello stesso Lógos. Ma sottolineano l’unità del soggetto (ὁ αὐτὸς inconfronto a ἕτερος), benchè non affermano in maniera diretta che l’uomo Gesù possiede corpo e anima, l’unità del soggetto tra Gesù uomo e il Dio. L’interpretazione erronea di Apollinare 10 anni dopo, tramite una lettera indirizzata ai vescovi di Diocesarea, fece considerarli come seguaci del Logos-sarx. Gli atteggiamenti principali Atanasio polemizzò contro gli ariani; ecco perché l’alessandrino sottolinea la vera divinità dell’Umanatizzato (ένανθρώπησις),e la salvezza fondata assolutamente nell’unità dell’Umanatizzato con il Figlio di Dio. Nel Tomus, Cap. 7, sembra che Atansio non si pronuncia a favore di alcuna delle fazioni antiochene, ma si limita a presentare le loro formulazioni, stimando non sia ancora il momento di far vedere una formula nuova propria per la sua chiesa. Gli atteggiamenti principali Le idee dogmatiche che hanno preceduto il dibattito e le soluzioni proposte ad Antiochia, sembrano prefissate da Atanasio nel Contra Arianos, III. Dal 362, l’anno del suo rientro ad Alessandria dal suo terzo periodo di esilio e in cui scrise il Tomus ad Antiochenos, fino agli anni che precedettero la sua morte (maggio 373), si impegnò ad estendere l’influenza nelle regioni dell’Egitto (Storia del Cristianesimo, II, pp-827ss). Le lettere festali Le Lettere Festali inviate ogni anno, insieme al Tomus e alle sue opere dogmatiche, dimostrano il suo sforzo di unificare dottrinalmente la cristianità egiziana, nella quale continuava a deplorare la permanenza di eresie o di scismi. Le tappe delle Lettere Festali (EF) attraverso la vita di Atanasio. Le lettere festali 1. Dal 329 al 335 Nelle prime quattro lettere non vi è accenno alcuno alla questione ariana. Un attegiamento di “assenteismo” È più importante per il vescovo ristabilire l’ordine interno della sua chiesa e instaurare una politica “pugno di ferro” contro i melaziani. Dal 333 appaiono sporadicamente una prima e diplomatica polemica antiariana. Un attegiamento per non compromettere la situazione religiosa e politica della diocesi. Le lettere festali 2. Il periodo dal 338-339 Morte di Costantino il 22 maggio del 337 Rientra Atansio in Alessandria il 23 novembre dello stesso anno. Ariani chiamati per prima volta con il loro nome. Attegiamento appassionato, non solo in confronto alla controversia ariana, ma sul valore del ricordo, la persecuzione, ecc. Le lettere festali 3. Il secondo esilio (339-346) A Roma continua ad inviare le Lettere. La sua riflessione si sofferma a lungo sul tema della persecuzione ed il suo significato nella vita del credente (da Gregorio). Tutte queste lettere inviate in maniera non ufficiale, trane quella del 345, a causa della malattia di Gregorio. Le lettere festali 4. Dal 346 al 356 Un nuovo periodo di silenzio. L’imperatore Costanzo, per le insistenze del fratello Constante, vuole ristabilire Atansio sul seggio alessandrino. Stesso attegiamento del primo periodo quando fu tornato dal secondo esilio Una nuova situazione di pacificazione: La pacificazione tra le due parti in confronto è parziale e dettata da esigenze di carattere poltico Il rientro è volontá dell’imperatore, non sotto una normalizazzione sul piano ecclesiastico (non d’accordo i vescovi della Siria e dell’Asia minore). Politica moderata di pacificazione contro i melaziani tenta di ricuperare una parte dell’episcopato egizziano. Le lettere festali 5. Il terzo ed il quarto esilio Costretto a fuggire nel 356 da Syrianus Un’altra volta carattere appassionato sulla persecuzione e sulla prova nelle sofferenze. Terrore e persecuzione da Giorgio, massacrato dopo la morte di Costanzo (361) Il quarto esilio nel 362 ancora un ambiente di persecuzione Le lettere festali 6. Gli ultimi anni: 364-373 La morte di Giuliano il 26 giugno 363 Tono che tradisce un capovolgimento della situazione politica e psicologica una veemenza antiariana Negli ultimi anni manifesta una maggiore preoccupazione per i problemi interni alla sua chiesa: apocrifi, ordinaziono irregolari, reliquie, nueva vitali`tà meliziana, Vive lontano dalla controversia in atto.