L'abbigliamento attraverso le civiltà e i secoli Di: Arena Giulia Agolio Elena Aimè Alessia Abdelall Linda Contenuti: •l’abbigliamento presso la civiltà egizia; •l'abbigliamento presso la civiltà greca; •l'abbigliamento presso la civiltà romana; •l'abbigliamento nel medioevo; •l'abbigliamento nel rinascimento; •l'abbigliamento nell'Illuminismo; •l'abbigliamento nel 1900. Egitto L' abbigliamento degli antichi egizi si sviluppa in maniera autonoma. La donna cambia pochissimo le sue abitudini, indossando solo 2 o 3 tipi di abiti. L'uomo, invece, viene raffigurato con abiti diversi, a seconda dell'uso e della moda. Questo cambiamento era dovuto dal fatto che era il capofamiglia ad andare al lavoro, cambiando diversi mestieri mentre la donna restava a casa. Tutti gli abiti erano in lino, perciò bianchi. La lana,usata e conosciuta, era indossata, ma non era raffigurata negli affreschi, o sepolta nel corredo funerario, perchè considerata impura in quanto proveniente da un animale vivo. Il vestito leopardato serviva a richiamare la dea Mafret, procacciatrice di cibo. Durante i vari regni vi sono mode diverse: -ANTICO REGNO: torso nudo e gonna lunga; -MEDIO REGNO: torso nudo e gonnellino più corto e multiplo; -NUOVO REGNO: si copre il torso con scialli o tuniche e viene introdotto il perizoma sotto il gonnellino. I sandali Al tempio ci si recava con sandali bianchi, ma bitualmante si camminava scalzi. Essi erano fatti in fibra di papiro,lino o cuoio. Le parrucche Nell'antico Egitto erano molto diffuse le parrucche, sia tra uomini che tra le donne. Venivano indossate solo nelle cerimonie o in occasioni speciali. Esse erano fatte di capelli veri, piene di resine e cera d'api ed avevano funzione sia estetica, sia igenica in quanto proteggieva dai pidocchi. Si usavano, principalmente, due tipi di parrucche: a mantella (sulla schiena) e tripartita (due sul petto e una sulla schiena). Gli uomini, solitamente, usavano rasarsi il cranio sul davanti, per comodità e per igiene. I trucchi I trucchi servivano per proteggersi la pelle dai riverberi e irritazioni, causate dal clima asciutto e dalla sabbia. Ad esempio, la malachite e la galena (due minerali) venivano applicate sulle palpebre per curare il tracoma e la congiuntivite, mentre l'ocra era usato come l'attuale fard su guance e bocca. I trucchi erano considerati "fluidi divini" e perciò appartenevano al corredo funerario del defunto. Grecia Si usa distinguere i capi di abbigliamento greci nei due grandi gruppi degli endúmata (‘vesti’ in senso stretto, a diretto contatto col corpo) e epiblémata (‘sopravvesti’). La veste per eccellenza è in Grecia il chitón («chitone»), corto e di lana quello dorico, più lungo (fino al ginocchio) e per lo più di tela quello ionico-attico. Esso aveva in genere due corte maniche o due passaggi per le braccia (un chitone con una sola manica era considerato tipico degli schiavi); le donne vi associavano talvolta il chitónion, una sorta di sottoveste sottile da portare sotto il chitone, che in genere veniva legato alla vita da una fascia di tela. La sopravveste per eccellenza era il mantello detto himátion, ampio e quadrangolare, che si portava avvolgendolo all’intero corpo a partire dalla spalla sinistra. Il chitone era l’indumento principale anche per le donne, che tuttavia lo portavano molto lungo e con pieghe estremamente ampie: le volute del chitone venivano raccolte poco sotto il seno e fermate da una cintura (è il cosiddetto kólpos). Il seno, sotto il chitone, era in genere fasciato da una mítra o tainía. Diffuso invece in età arcaica (e in età classica soltanto a Sparta) era l’abito femminile noto come péplos, che in ambito ionico era per lo più impiegato come mantello sopra il chitone: un ampio quadrangolo di lana che veniva ripiegato in due intorno alla persona e fissato alle spalle e alla cintura. La sopravveste femminile più diffusa era comunque il mantello detto ampechóne. D’inverno si ricorreva spesso a una veste lunga e pesante, la chlaîna, oppure a un chitone di lana. I tessuti più utilizzati erano inoltre il lino (talvolta finissimo) e il bisso per le vesti femminili più ricercate. I colori dominanti erano il bianco per gli uomini, e tinte più accese (come il giallo croco, il rosso porpora) per le donne. Molto diffusi erano i ricami, specialmente per le vesti femminili e in generale per gli orli del chitone e dei mantelli. I copricapi erano di uso relativamente raro: i più diffusi erano il pîlos e il pétasos (di forma varia), ma anche la kausía macedone, a tesa orizzontale e molto ampia. Le calzature Erano di tipo assai variabile:dalle semplici ciabatte scoperte,alle scarpe vere e proprie, di uso esclusivamente maschile, e spesso limitate alle classi sociali più umili. Calzature assai note erano le ciabatte infradito, chiamate sandàlion, la crepis, e le endromídes, prevalentemente femminili. Roma In passato, l'abito maschile consisteva nella tunica, una sorta di camicia, ed in una specie di mantello (toga) che veniva indossato sopra la tunica. La toga era tipica di Roma. Essa era larga 2 e lunga 3 volte, rispetto alle dimensioni di chi la indossava, e veniva appoggiata sulla spalla sinistra. Quando il clima era più rigido, i romani indossavano la paenula, una mantella di lana pesante o di pelle sottile. Nella maggior parte dei casi era chiusa, con un'apertura per la testa e di solito aveva un cappuccio cucito sul retro. La tunica era una sottoveste, e consisteva in una lunga camicia che arrivava fino alle ginocchia. Essa veniva usata in casa. Di norma, gli uomini non indossavano ornamenti sul capo, e quando faceva molto freddo, si coprivano con la toga. Nell'epoca tardo imperiale, venne usata la tunica manicata, precedentemente usata da attori e sacerdoti. Uscire senza la tunica era segno di maleducazione: solo gli operai vestivano così. Infine, sulla tunica e la toga, venivano posti ornamenti che indicavano la ricchezza di chi le indossava. Molto comuni erano due strisce color porpora, chiamate clavi, poste sul davanti e dietro, che cadevano perpendicolari sui piedi. Tale tipo di tunica veniva indossato senza cinta. Le calzature Il tipo più comune di calzatura era il sandalo allacciato sul davanti. I filosofi e le persone che credevano in una vita semplice indossavano sandali leggeri, spesso fatti di papiro. Alcuni sandali erano fatti di pelle nelle parti laterali; la parte sopra era aperta, ma con lacci intrecciati fino alla caviglia. Le dita erano completamente scoperte. Questi sandali erano indossati soprattutto dai contadini.C’erano stivali in pelle, alti fino sotto il ginocchio, tagliati su tutta la lunghezza e chiusi da lacci incrociati. La parte alta era ornata da un bordo di pelliccia che rappresentava il muso di un leone. Alcuni imperatori li indossavano e si credeva fossero indossati dagli dei.I senatori mettevano stivali dalla mezzaluna sulla punta. Pettinature femminili Le pettinature femminili erano molto elaborate. Gli schiavi arricciavano i capelli della loro padrona con molle roventi. I capelli potevano essere colorati di rosso dorato o nero. Le donne usavano oli e tonici per accelerare la crescita e rendere lucidi i capelli . Le ragazze , nel giorno del loro matrimonio , si facevano una acconciatura complicata di trecce raccolte sulla cima della testa che veniva chiamata a "nido di uccello". Spesso era più comodo indossare una parrucca o un posticcio fissato con forcine. Le parrucche nere erano importate dall’India e quelle bionde dalla Germania. Per quanto riguarda il trucco, la cipria era un miscuglio di polvere di gesso e piombo bianco.Il rosso delle guance e delle labbra era ottenuto con i Medioevo Abbigliemento maschile Fino alla metà del '300 i nobili preferivano le stoffe rare e preziose, le lane e le sete e inoltre, facevano uso di pelliccie pregiate e costose. Dopo la metà del '300, dettava la moda, o semplicemente la seguiva. Quando si vestiva, l'uomo indossava le braghe, la camicia, le calze, le scarpe, la veste e la sopravveste. Le brache Erano l'unico capo esclusivamente maschile. Si trattava di calzoni di tela sottile e lunghi fino alle caviglie e che potevano essere stretti, a sbuffo o pieghettati. Dopo il XII secolo, si diffuse la moda delle braghe di cuoio o seta, strette in cima da una cintura in cuoio, a cui venivano appese la borsa, le chiavi e talvolta una specie di giarrettiere che sorreggevano le calze. Queste ultime potevano essere di tela, di lana e anche di seta ed erano quasi sempre scure. La camicia Si indossava sotto la veste ed era una sorta di tunica lunga fino a metà polpaccio con le maniche strette ai polsi.Bianche, di lino o seta, le camicie più belle avevano colletto e polsi ricamati. La tunica Veste aristocratica per eccellenza, era un abito di lana o di seta dall'ampia scollatura , che si infilava dalla testa. Le maniche erano lunghe e larghe, e l'ampia gonna arrivava fino ai piedi. In vita era chiusa da una cintura. Il mantello Riservato ai nobili, poteva essere di varie fogge. In genere era di tessuto pesante, foderato di pelliccia, aveva un'apertura laterale e si chiudeva sulla spalla destra con un fermaglio o legaccio. Le calzature Sono divise in 2 categorie: scarpe o stivaletto. Le prime in stoffa o pelle, avevano la forma delle attuali pantofole; i secondi in cuoio spesso, simili alle calzature da sci, si chiudevano alla caviglia con molte stringhe e asole. Il copricapo Variavano all'infinito: il berretto di lana o seta, simili alle attuali cuffie da bagno; una calottina di cotone o un cappello di feltro a larghe falde abbassate per l'estate. Nei giorni di festa veniva indossato un grande cappello in tessuto prezioso, ricamato in rilievo con perle, fiori, o piume di pavone. I guanti Tutti ne facevano grande uso. Erano di maglia di lana, di pelle o pelliccia. Si offriva spesso in dono, e aveva un grande valore simbolico: consegnare il proprio guanto al signore era un segno di omaggio, gettarlo, invece, un segno di sfida. Abbigliamento femminile La maggior parte dei capi femminili non sono diversi da quelli maschili. Vi era però una granvarietà di stoffe, colori, ornamenti ed accessori. Le donne non indossavano le brache, ma talvolta si cingevanoil petto con un velo di mussolina a mo' di reggiseno. La tunica Poteva essere di due tipi: quella normale era una semplice veste lunga fino al polpaccio, mentre quella composta comprendeva un corpetto aderente, una larga fascia che sottolineava la vita e una gonna lunga aperta su entrambi i fianchi. Lo scollo era sempre ampio e rotondo e le maniche molto larghe. L'eleganza imponeva che la donna completasse la tunica o la veste con un'ampissima cintura, di cuoio intrecciato, di seta o di lino. Le calze Erano simili a quelle degli uomini, ma sempre sorrette da giarrettiere. Le scarpe Erano di vario tipo: alte o basse, chiuse o aperte, con o senza linguetta, di cuoio, di feltro, di tessuto, o foderate di pelliccia. La moda prediligeva i piedi molto piccoli e i tacchi abbastanza alti. Il mantello Il mantello femminile (surcot) era una pellegrina chiusa sul petto con alamari e lacci. A partire dal XII secolo i mantelli vennero chiusi con doppi bottoni che si infilavano in due occhielli. La pettinatura variava secondo l'età: le fanciulle li portavano con la scriminatura al centro e due trecce che scendevano sul petto. Dopo il 1200 la moda delle lunghissime trecce lascia posto ai capelli più corti, tenuti in dietro da un cerchietto e lasciati fluttuare sulle spalle. Le donne adulte portavano una grossa crocchia avvolta in una specie di foulard annodato. Le suore Indossavano il soggolo, ampio copricapo di tessuto leggero che nascondeva completamente i capelli, le tempie, il collo e la parte superiore del busto. Quando alcune donne non ritenevano di avere bei seni tondi e solidi, rinforzavano la parte alta della camicia di seta con palle di lana, ottenendo effetti piacevoli. Rinascimento Le casacche che portavano gli uomini, in questo periodo si accorciarono, mostrando di più le gambe e le calzamaglie, che cominciarono a colorarsi. Sopra veniva portata la casacca di pelliccia pesante. Essa era aderente sul busto e si allargava fino a metà coscia. Le maniche, ampie fino al gomito, si stringevano ai polsi. Il collo dei vestiti era portato in diverse maniere, ma i cappotti avevano spesso il collo a "V" dal quale si intravedeva il collo alto della casacca. Alcuni signori portavano, al posto del cappotto, un mantello pesante, di velluto, fissato sulle spalle e composto da due fasc e di stoffa che restavano aperte. La tunica rimase una parte fondamentale nell'abbigliamento maschile. Non variò nella forma, ma bensì nei colori. I tessuti si impreziosirono molto e si inspessirono. La cintura non era sempre indossata, e usava di cuoio, o di cordone, o addirittura una fusciacca di seta pesante, annodata su un fianco.Nei momenti dell'anno in cui il clima era molto rigido, gli uomini portavano uno spesso mantello avvolto intorno al corpo, come i romani, che rendeva l'uomo molto affascinante. Alcuni uomini più raffinati portavano anche dei copricapo che potevano essere attaccati o separati dalle toghe. Le scarpe non variavano molto. Venne comunque alterata la forma, l'altezza e la foggia. Quelle più usate erano quelle alte fino alla caviglia. Esse erano fatte di pelle morbida e abbellite da un laccio, di solito bianco. Il fatto che nel rinascimento le donne iniziarono ad avere maggiore importanza, si manifestò anche nell'abbigliamento. In questo periodo si può parlare di una vera propria rivoluzone estetica: se prima del Rinascimento l'idea del corpo femminile era quello di una donna pallida, magra e con il seno piccolo, con l'aumento del divario economico tra classi ricche e classi povere, le dame cominciarono a manifestare la propria superiorutà. Si passò quindi ad un'ideale di donna grassoccia, con larghi fianchi e seno prosperoso. Le vesti, lughe e voluminose, misero in evidenza la vita, stretta dal busto, e scoprirono il seno nelle ampie scollature. L'ampiezza della scollatura variava a seconda dell'età della dama. Le stoffe si arricchirono e comparvero sete e velluti molto spessi, spesso intarsiati con oro e argento. Le maniche persero molto della loro ampiezza, diventando più aderenti e più lunghe. Il polsino arrivava fino alla punta delle dita dove si apriva a "V". Lo strascico dei vestiti rimase solo nelle grandi occasioni cerimoniali, dove veniva sorretto da damigelle. I vestiti erano spesso composti da due lembi. La parte anteriore composta da due strisce di stoffa, che si riunivano all'altezza del costato e sopra tenute insieme da due nastrini. Le dame evidenziavano il loro distacco dalla plebe anche attraverso la pulizia ed il candore della biancheria intima. Questa traspariva dalle scollature, nelle gonne e nelle attaccature delle maniche di alcuni vestiti. I vestiti, così stretti intorno al busto, e ampi fino ai piedi, erano cuciti in modo da formare molte pieghe longitudinali, che Illuminismo L'abbigliamento maschile si priva degli orpelli, i calzoni diventano flosci e la camicia viene integrata da jabot, da giustacuore e da inquartata. Anche le scarpe diventano più razionali e funzionali, calze e stivali lasciano il posto a calzature gentili. Incominciano ad apparire i primi tricorni. L'abbigliamento femminile diventa più sobrio, leggero e... femminile. I colori diventano pastellati e la donna del 1700 diventa aggraziata, misurata ed educata. E' in questi anni che nasce l'Andrienne, che determinò una notevole diffidenza iniziale da parte delle rappresentanti della borghesia conservatrice. L'abbigliamento assume sempre più caratteristiche pratiche, ne sono esempio la separazione tra giacchetta e gonna. Troviamo ancora i pizzi e le stringhe per allacciare i corpetti maliziosamente aperti per consentire l'esposizione della biancheria intima. La passamaneria assume un ruolo sempre più importante: le vie commerciali con l'Oriente contribuiscono ad allargare lo spazio alle cineserie. La moda assume il significato che noi attribuiamo oggi, con il desiderio delle novità. Gli abiti assumono pesantemente il ruolo di identificazione della persona, e le varie tendenze impongono un vero e proprio biglietto da visita. Novecento 1900 Siamo nel bel mezzo della "Belle Epoque", periodo in cui la moda segue gli sfarzosi ritmi dei balli, pranzi di gala e soggior ni in residenze aristocratiche. Occorrono così più vestiti per i diversi momenti della giornata. La donna appare matura e indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità. Nasce la tipica postura dell'epoca a forma di "S": seno in avanti e bacino in fuori. La gonna acquista lo strascico e dalla scollatura scendono merletti. I capelli sono raccolti; di giorno i colori sono tenui e di sera rigorosamente nero con paillettes. Torino è capitale della moda e raggiunge quasi Parigi. 1910 In questi anni l'abito femminile viene influenzato da un'ondata orientale con colori accesi e sgargianti. Le gonne si stringono sulle cosce rendendo difficile la camminata ("Hobbie Skirt"). Fa la sua prima comparsa lo scollo a "V". Durante la guerra si diffonde il tailleur molto semplice, ritenuto più adatto. 1920 Finita la guerra torna la moda e la donna si trasforma: gonna "a canna di fucile" di forma tubolare, fasce che appiattiscono il seno, la vita abbassata all'altezza dei fianchi e spopola la gonna "corta". Nasce una nuova donna. In questo periodo viene scoperta la tomba di Tutankamon e si diffonde lo stile egiziano e le tuniche. Il nuovo stile erotico è androgino e le ragazze cercano di assomigliare a fanciulli adolescenti. Si tagliano i capelli a "maschietta" e si usa il cappello a cloche accostando però un tocco di femminilità con il rossetto rosso. 1930 Nel 1930 nasce a Torino "L'Ente nazionale della moda", e si compra solo il "made in Italy". Ma la rivalità con Parigi non è ancora vinta. Si tornano a sottolineare le forme del corpo, passa la moda della bambina-maschietto e si parla di romanticismo e femminilità. Matura,formosa e sinuosa: questa è la donna del fascismo italiano. 1940 Durante la 2° guerra mondiale tessuti e materie prime scarseggiano e bisogna arrangiarsi.Ritorna la moda semplificata. Si diffonde la campagna propagandistica: "Make-doand Mand" (adattare e riparare). 1950 Gli anni '50 riportano in vita la moda in tutto il suo splendore. Il mondo è travolto dall'incredibile ciclone del "New Look" di Dior a Parigi, capitale della moda. Le spalle della donna si scoprono, seno messo in risalto, la vita sottilissima e le gonne voluminose e gonfie. 1960 La moda si concentra sui giovani e la capitale del momento è Londra. Protagonista è la minigonna, disegnata per la prima volta dalla stilista Mary Quant. La biancheria si riduce al minimo, e le calze vengono sostituite da collant colorati. La donna proposta sulle passerelle è la famosa Twiggy, ragazza pelle e ossa. La pop-art influisce sulla realizzazione dei motivi fantasia sui mini.abiti e il colore torna ad esplodere. I capelli si portano lunghi e lisci. I jeans sono diffusissimi e la moda diventa sempre più unisex. La moda non viene più dalle sartorie, ma dalla strada e l'etnico domina su tutto: gli hippies sono i primi a rifiutare il consumismo e indossano giacche di camoscio, bandane e collane di perline. 1970 Si diffonde la moda dei "sabati ballanti" e nascono i primi abiti da discoteca. Si indossano pantaloni a zampa d'elefante; si usano tessuti stretch, cinturoni alti, vestiti a portafoglio e cappotti di pelle.Nasce la moda "punk", uno stile anarchico che nasce a Londra e mira a fare scandalo, con pantaloni neri, giubbotti di pelle e stivaloni. Le donne portavano minigonne, collants a rete e scarpe con tacchi alti. Capelli fluorescenti. In tendenza opposta si diffonde il body building, moda del benessere fisico, e tutti scoprono la comodità delle scarpe da tennis, da portare sempre. 1980 Tra glia anni '70 e '80 nasce il pret-à-porter; la moda diventa una vera industria. Sono gli anni della prosperità economica e la pubblicità divulga messaggi attraverso l'espansione dei media. Non c'è più uno stile ben preciso. Al lavoro rigorosamente tailleur con gonna e spalle imbottite. Milano è la capitale della moda italiana. La moda "stracciona" americana influisce molto sullo stile dei giovani e il centro commerciale diventa luogo di ritrovo. Aumenta così il grande dislivello tra questa moda e quella proposta dagli stilisti in passerella. Le sfilate, insieme alla pubblicità, sono spettacoli che servono solo a costruire l'immagine degli stilisti, che tornano così sulla scena. 1990 Nei primi anni '90 si fa conoscere una nuova generazione di giovani creatori: i decostruttivisti. Gli abiti sono in genere neri, la taglia può essere oversize o striminzita, possono sembrare ndossati al contrario, con orli diseguali e cuciture visibili. Durante questi anni la gamma di stili è molto ampia: le riviste mettono in risalto la varietà di temi, forme e materiali e vengono ripresi gli stili '60 e '70. I disegnatori di modelli sono spesso considerati maestri dello stile. Il successo più importante è l'ascesa di Gucci, che a metà degli anni '90, sotto la guida di Tom Ford diviene il marchio più ricercato.