DAL CAPITALISMO INDUSTRIALE
AL CAPITALISMO
FINANZIARIO
EVANGELISTI Monica – [email protected]
GAIBA Mauro – [email protected]
GIOVANNINI Loredana - [email protected]
GRIOLI Gabriella –[email protected]
LIBERATI Marina – [email protected]
20.04.2012
CAPITALISMO INDUSTRIALE E
CAPITALISMO FINANZIARIO: DEFINIZIONE
E DIFFERENZE
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I termini capitale e capitalista sono entrati in uso verso la metà del XVIII secolo per indicare i mezzi di
produzione e il loro proprietario o gestore. A quel periodo risale una maggiore consapevolezza dell’avvento di
un’espansione della libertà di commercio favorito e amplificato dal colonialismo, che aveva liberato energie e
portato ad una divisione del lavoro, tecnica e sociale, molto più produttiva.
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La parola “capitalismo” apparve all’inizio del XX secolo ed è stata utilizzata in maniera diffusa a partire da quel
momento. Il merito della sua concezione e diffusione spetta a diverse categorie di studiosi: sociologi e storici, di
origine tedesca e di tendenze, per lo più, socialiste o liberali.
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La moderna impresa promosse la divisione economica tecnica e territoriale del lavoro, permise l’applicazione
incessante di perfezionamento industriale, suscitò una progressiva espansione della produzione e del mercato
e consentì una rapida ed eccezionale accumulazione di ricchezze. Karl Marx (1818-1883) impiegò spesso i
termini “capitale” e “capitalista”, ma non utilizzò mai la parola “capitalismo” preferendo l’espressione “modo di
produzione capitalistico” o “forma capitalistica di produzione” per designare ciò che aveva luogo nella sfera di
vita sociale ed economica. Egli sostenne che l’impresa capitalistica si regge su bassi salari e sulla eccessiva
durata della giornata di lavoro, che le macchine liberando mano d’opera, aggravano lo sfruttamento del
lavoratore, che le piccole imprese vengono via via eliminate dalla progressiva concentrazione del capitale e
dell’industria,, che all’accumulazione della ricchezza corrisponde quindi una crescente miseria materiale e
morale e che tale contrapposizione prepara la dissoluzione del sistema capitalistico.
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Nel 1902 fu pubblicato un testo poderoso dal titolo “Il capitalismo moderno”. In quelle pagine, il suo autore, W.
Sombart, tracciò le radici del capitalismo dai tempi antichi all’età moderna. Egli definì il capitalismo come:
“un’organizzazione economica di scambio, in cui normalmente due gruppi diversi della popolazione, i possessori
cioè dei mezzi di produzione ….. ed i lavoratori nullatenenti, collaborano ad un processo produttivo razionale
uniti dal mercato”.
CAPITALISMO INDUSTRIALE E
CAPITALISMO FINANZIARIO: DEFINIZIONI E
DIFFERENZE
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L'affermarsi dell'industria ha generato la possibilità di produrre una considerevole eccedenza di merci,
creando così un sistema economico caratterizzato dalla continua espansione della produzione e da una
crescente accumulazione della ricchezza, assai diverso dai sistemi produttivi tradizionali. Il capitalismo, reso
possibile dagli sviluppi tecnologici che avevano consentito la produzione industriale delle merci, a sua volta
incentiva gli ulteriori sviluppi della tecnologia produttiva.
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Da quanto sopra rappresentato, si deduce che il termine capitalismo assume la connotazione di capitalismo
industriale.
Per provare a definire ora il termine “capitalismo finanziario” utilizziamo la definizione che nell’omonima opera
il viennese Rudolf Hilferding (1877-1941) dà: la nascita, la crescita delle grandi banche segna l’avvento di una
fase nuova del capitalismo, caratterizzata dalla concentrazione di potere economico nelle mani della finanza.
Molti videro in quella fase il penultimo stadio prima dell’avvento della società collettivista, perché a quel punto
il sistema economico era, attraverso la finanza, già in una sola mano e bastava che quella mano da privata
diventasse pubblica per realizzare il progetto marxista di soppressione della proprietà privata dei mezzi di
produzione.
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Il capitalismo finanziario è caratteristico delle società contemporanee legate al mondo della finanza e della
speculazione. Esso consiste nella concentrazione di potere e risorse (moneta-denaro) nelle mani di pochi
imprenditori che hanno la proprietà delle imprese industriali più importanti, nonché al capitale bancario
controllato da un esiguo numero di grandi istituti di credito. Nel capitalismo finanziario l’oggetto delle
esportazioni non è più la merce ma il capitale che viene investito in aree sottosviluppate dove però c’è
molta manodopera a basso costo.
K. MARX – M. WEBER – G. SIMMEL:
TRE TESI A CONFRONTO
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Il capitalismo e le sue origini culturali vengono analizzate in modi diversi da Marx, Weber e Simmel.
Karl Marx critica l’atteggiamento degli economisti classici che avevano mascherato la produzione capitalista con
leggi ritenute naturali dando per scontata l’esistenza della proprietà privata la quale però separa l’uomo dalle
sue attività e dai prodotti di esse rompendo l’unità organica dell’umanità che si realizza nell’attività e nei rapporti
sociali. Egli pone l’accento sul plusvalore e sulla relativa accumulazione di capitale conseguente allo
sfruttamento della manodopera.
La classe proletaria si aliena nel lavoro, essa viene retribuita quel tanto da permetterle la sussistenza mentre il
valore del lavoro di fatto non retribuito si accumula nelle tasche dei proprietari dei mezzi di produzione
costituendo un capitale crescente che separa sempre più la condizione delle due classi. La continua adozione di
nuovi macchinari,inoltre, riducendo la richiesta di manodopera svilisce ancor di più il valore del lavoro
accentuando lo svantaggio della classe operaia.
Max Weber pur influenzato da Marx differisce da quest’ultimo ritenendo che i rapporti sociali siano condizionati
non solo da rapporti di produzione ma anche dalle idee e dai valori. In quanto economista definisce il
capitalismo come la razionalizzazione dell’impresa, la tendenza al profitto riferito al capitale gestito con i calcoli
tecnici di un’economia razionale.
Ma accanto a tutto questo pone l’accento su un elemento che Marx avrebbe definito sovrastrutturale e cioè “lo
spirito del capitalismo”; in sostanza la mentalità economica del capitalismo affonda le sue radici nella
religione; essa è capace di determinare un genere di economia. Egli osserva che in società in cui sono presenti
religioni riformate si sviluppa un capitalismo più avanzato. In particolare, nella religione protestante l’etica
calvinista che prevede che la salvezza dell’uomo sia decretata da Dio per ascesi , induce l’uomo stesso a
glorificarlo attraverso il successo economico, la coscienza rigorosa nella professione, lo zelo nel lavoro che
diventano vocazione e metodo di vita.
K. MARX – M. WEBER – G. SIMMEL:
TRE TESI A CONFRONTO
L’accumulazione della ricchezza non avviene come fine a se stessa ma come investimento della propria
vocazione religiosa. Il capitalismo moderno quindi nasce da questa spinta di valori e non tanto da condizioni
materiali e storiche come sostenuto da Marx.
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Georg Simmel invece parla di capitalismo finanziario. Una delle sue opere dal titolo «La filosofia del denaro» pone
quest’ultimo come simbolo dell’epoca moderna, epoca caratterizzata dall’impersonalità dei rapporti umani, sempre
più freddi e distaccati, per analizzare poi le conseguenze negative derivanti dalla sempre maggiore diffusione di
questa organizzazione monetaria della società e riconosce la riduzione dei valori qualitativi a valori quantitativi
(tematiche già toccate da Marx) dato che la vita diventa un continuo calcolo matematico che porta alla
prevaricazione delle attività intellettuali, delle attività spirituali, in modo particolare quelle affettive ed emotive.
Predominio dello spirito oggettivo su quello soggettivo che porta all’alienazione totale dell’individuo. Per Simmel
l’individuo moderno è mobile, fluido, plasmabile ma nel senso di un intreccio di realtà date e di possibilità costruite.
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Nel passato l’uomo era dentro una molteplicità di sfere tendenzialmente concentriche (famiglia, stirpe,
corporazione, stato, Chiesa). Abbandonando tale ordine e ponendo il singolo all’intersezione di circoli sociali
eccentrici, la società contemporanea avanza invece verso una accentuata differenziazione. L’individuo diventa
tanto più se stesso quanto più ingloba tratti di universalità condivisi con altri e quanto più allarga il ventaglio delle
combinazioni possibili (la tematica della massificazione è sullo sfondo).
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La diffusione delle macchine esonera dalle mansioni più pesanti ma la prestazione si paga. La liberazione dalle
fatiche non si traduce in una maggiore soddisfazione personale. Quanto più la razionalità emigra dalla coscienza
soggettiva e si insedia in automatismi e supporti materiali (denaro), tanto più il singolo rischia di venire svuotato
delle sue precedenti prerogative.
FINANZA E INDUSTRIA: COSA
SUCCEDE OGGI NEL MONDO?
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Un’attenta analisi del rapporto fra finanza ed industria nelle economie di mercato del mondo contemporaneo
ha portato a diverse conclusioni:
La finanza si espande da anni molto più rapidamente di beni fisici e di servizi, cioè dell’economia cosiddetta
reale.
Il capitale di rischio nel lungo periodo rende più del credito.
Nelle economie industriali la proprietà della grande impresa tende, in misura crescente, ad essere separata
dalla direzione.
Molto raramente, oggi, il controllo della grande impresa è esercitato dall’universo dei suoi azionisti in quanto,
anche nei paesi dove il mercato finanziario è molto sviluppato e la proprietà azionaria diffusa, molto di rado
lo stesso è esercitato dall’insieme degli azionisti.
Dato che l’impresa è di tutti gli azionisti, ma spesso è controllata solo da che detiene solo una parte delle
azioni; che ha questo controllo ha la tentazione di esercitarlo a proprio vantaggio, più ancora che
dell’impresa o della generalità degli azionisti.
FINANZA E INDUSTRIA: COSA
SUCCEDE OGGI NEL MONDO?
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Tra il 2007 e il 2008, è iniziata una crisi economica internazionale che ha coinvolto le economie mondiali. Alla
base della crisi vi sono state carenze nel processo di selezione del credito e nel controllo della sua qualità da
parte delle agenzie di rating e da parte degli investitori che hanno aumentato il peso nei loro portafogli di
prodotti opachi (obbligazioni strutturate - bond venduti con nomi accattivanti allo sportello, che nascondono
dietro le performance promesse vari strumenti derivati. Questi strumenti sono complessi e opachi, dato che
per il risparmiatore è impossibile valutare la componente derivata).
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La prima fase della crisi finanziaria ha avuto origine nel segmento dei mutui subprime statunitensi. A
settembre del 2008 il fallimento di Lehman Brothers, grande banca internazionale di elevato standing, ha
generato fortissime tensioni, dando avvio a una seconda fase della crisi. È cresciuta la sfiducia tra le
istituzioni finanziarie; gli investitori hanno percepito che il livello del patrimonio delle grandi banche
internazionali era inadeguato a fronteggiare la situazione. Il ricorso al capitale privato da parte degli
intermediari è diventato più difficile, per alcuni impossibile. Le economie dei principali paesi sono ora in
recessione. Con la recessione anche i sistemi bancari che avevano finora retto meglio di altri alla crisi
perché meno esposti ai prodotti della finanza strutturata, come quello italiano, devono fronteggiare il rischio
di una flessione della redditività e del grado di patrimonializzazione.
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Una conseguenza della crisi finanziaria mondiale è stato il formarsi di un nuovo movimento sociale di
protesta, iniziato in America e diffusosi nel mondo – gli “indignados” - nei confronti, principalmente, delle
grandi banche e del sistema finanziario in generale, indicati come responsabili della grave situazione
economica attuale.
CULTURA E CAPITALISMO:
COME CAMBIANO VALORI, SIMBOLI,
USI
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Il capitalismo finanziario, che si è sviluppato nell’ultimo quarantennio, ha come obiettivo quello di
massimizzare ed accumulare, sotto forma di capitale ma anche di potere, quello che si può definire il
“valore estraibile” sia dall’ecosistema che dalla numerosità degli esseri umani, condizionando in modo più
o meno nascosto ogni aspetto della vita attraverso la mercificazione dell’esistenza. Ciò è stato possibile in
quanto lo stesso è penetrato in tutti i sottosistemi sociali, in tutte le classi sociali modificando ed
uniformando determinati modelli comportamentali caratterizzati dalla spinta al consumismo invidualista.
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Quello della estrazione di valore, in questa fase storica, è un processo differente rispetto a quello della
produzione di valore, propria della fase del capitalismo industriale. Si produce valore (e plus-valore)
quando si fabbrica e si vende un oggetto, si costruisce un edificio, ecc. Si estrae valore quando si
aumentano i ritmi di lavoro a parità di salario, si provoca un aumento delle case manipolando i tassi di
interesse dei mutui, si distrugge un bosco per farne un parcheggio per le auto.
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Il capitalismo finanziario è un potere mosso non dall’obiettivo prioritario di produrre beni e servizi bensì da
quello di controllare e manipolare coscienze attraverso la creazione di esseri umani con limitate possibilità
di accrescimento delle potenzialità intellettive e relazionali.
CULTURA E CAPITALISMO:
VALORI, SIMBOLI, USI
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L’umanità, in sostanza, viene privata di innumerevoli energie necessarie per la crescita e l’arricchimento
relazionale attraverso la totale interiorizzazione, nella struttura della personalità, delle regole “razionali” del
capitalismo finanziario (miranti a perseguire, appunto, razionalmente gli obiettivi). Vi è la subordinazione di ogni
azione al mero calcolo costi-benefici inerente indifferentemente all’economia, alla politica, alla cultura, alle
relazioni sociali, alle relazioni affettive. La razionalità del mercato non avrà più limitazioni: “la svalorizzazione del
mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose” (K Marx, Manoscritti
economico-filosofici del 1844).
Analizzando la differenza tra capitalismo industriale e capitalismo finanziario si deve necessariamente
considerare cone il significato di denaro abbia subito una metamorfosi culturale nel modo dii accumulazione
capitalistica della ricchezza. Nel film “Wall Street” prima versione si percepisce chiaramente come il sistema
capitalistico industriale mostri i segni di distorsione rispetto alla sua natura originale che prevedeva investimento
di denaro mirato alla produzione di beni, accumulo di valore proveniente dagli scambi commerciali,
reinvestimento di esso in nuove tecnologie. Progressivamente la speculazione finanziaria aggiunge di fatto
valore in surplus sull’attività lavorativa concreta scommettendo sugli investimenti economici ma trascurando le
possibilità di sopravvivenza delle produzioni. L’oggetto delle transazioni diventa il denaro in quanto tale, entità
neutra di scambio come Simmel afferma, che perde ogni contatto con il significato reale delle cose e delle
attività umane e che autoproduce il proprio valore. Come si vede nel film “Wall Street il denaro non dorme mai” il
risultato del fenomeno sopradescritto è che il capitalismo finanziario sovrasta quello industriale generando una
sorta di economia fittizia le cui radici non affondano più direttamente nel mondo produttivo. La grande bolla
speculativa formatasi in America finisce per condizionare le economie mondiali.
Conclusioni
In conclusione di questo intervento possiamo dire che dovremo abituarci presto alle crisi come
questa e forse ancora più devastanti se il sistema capitalistico finanziario non viene riformato.
Da quanto detto è facile dedurre che questo impianto ideologico produce crisi, quella che
stiamo attraversando (come le altre degli ultimi decenni) è la regola e non l’eccezione del
capitalismo finanziario, l’attuale è peggiore in quanto è aggravata dalla globalizzazione
avanzata che tanti proseliti aveva fatto nelle banche, nella finanza e nell’impresa, amplificando
in tal modo le conseguenze di tali crisi.
La ricostruzione che abbiamo cercato di fare ci pone ora in grado di tracciare un bilancio
riassuntivo dell’itinerario che il pensiero classico ha tracciato con la sua immagine del
capitalismo.
Nella Ricchezza viene certamente dato un certo rilievo agli antagonismi di classe. Ma si tratta
soprattutto della distribuzione di essa.
Per quanto possa a prima vista apparire paradossale, i primi anni della trasformazione
industriale non spinsero gli economisti a rivolgere l’attenzione su quanto accadeva all’impresa,
nella sfera della produzione, ma piuttosto all’impatto che le trasformazioni produttive facevano
registrare all’esterno dell’impresa: alla società.
Bibliografia e filmografia di riferimento
Bibliografia
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Convegno Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza “Mercati finanziari: profili civilistici, contabili
e fiscali” La crisi finanziaria internazionale e le banche italiane Intervento di Stefano Mieli Direttore
Centrale per la Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia Roma, 4 marzo 2009).
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Il Sole 24 Ore - Morya Longo
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Forum Bocconi e Corriere della sera – “Economia e società aperta” – Tommaso Padoa Schioppa – Milano
11.5.2007.
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Capitalismo finanziario neoliberista, carattere sociale e dimensione umana – Marco Foroni – Ottobre 2011.
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G. Poggi, G. Sciortino – Incontri con il pensiero sociologico – Il Mulino
Filmografia:
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Wall Street: il denaro non dorme mai – 2010 regia di Oliver Stone
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Wall Street 1987– regia di Oliver Stone
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