Corso di Macroeconomia Lezione 3 : Elementi costitutivi del modello a prezzi flessibili Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Outline 1. Il lato dell’offerta: produzione potenziale, mercato del lavoro. 2. Il lato della domanda: le componenti della spesa interna e le loro determinanti. 3. Introduzione del commercio internazionale. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. I. Lato dell’offerta Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Macroeconomia neoclassica: ipotesi principali • IPOTESI PRINCIPALI L’offerta determina la domanda. Vige un sistema di concorrenza perfetta sui mercati. I prezzi e i salari sono flessibili. Conta solo il sistema reale dell’economia : la moneta è solo un lubrificante degli scambi. IMPLICAZIONI (definite “classiche”) Mercato del lavoro sempre in equilibrio. Produzione effettiva sempre uguale a quella potenziale. Eventuali shock da domanda cambiano la composizione del PIL ma non il suo livello. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Dicotomia neoclassica • I settori monetario e reale sono separati. L’equilibrio nel settore reale (mercato del lavoro e mercato delle merci) determina il livello del reddito reale. Il settore monetario (domanda e offerta di moneta) determina soltanto il livello generale dei prezzi e il tasso di inflazione Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Produzione potenziale e salari reali • Nel modello macroeconomico a prezzi flessibili la produzione potenziale e il livello dei salari reali sono determinati, rispettivamente, da: la funzione di produzione; il meccanismo di market clearing che porta domanda ed offerta di lavoro ad essere in equilibrio. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione di produzione (1) Y* = K(LE)1- • Nella forma Cobb-Douglas, l’output potenziale Y* è dato da: la dotazione di lavoro L, dallo stock di capitale K dell’economia, dall’efficienza del lavoro E, dal parametro α che indica l’elasticità del prodotto rispetto al capitale e la rapidità con cui operano i rendimenti decrescenti del capitale. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione di produzione (2) • Supponiamo che L e E siano costanti. • Il PIL reale aumenta all’aumentare dello stock di capitale. • Poiché ogni successivo aumento dello stock di capitale produce un minore aumento del livello di produzione, la funzione di produzione è rappresentata da una curva non rettilinea. • Più alto è il livello di , maggiore è la curvatura e maggiore è la rapidità con cui diminuiscono i rendimenti dell’investimento Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (1) • Partiamo dalle seguenti ipotesi di concorrenza perfetta: nel sistema economico operano K imprese identiche, ognuna proprietaria di 1 unità di capitale; ciascuna di queste imprese assume L lavoratori a cui paga un salario W stabilito dal mercato; ciascuna impresa vende Y unità di prodotto al prezzo P stabilito dal mercato . Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (2) • Assumiamo che venga usato un unico fattore di produzione: il lavoro. • L’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il suo profitto. profitto = ricavi – costi = (P Y) – (W L). • Per realizzare questo obiettivo, l’impresa aumenta la produzione assumendo lavoratori fino a quando il ricavo marginale generato dall’ultimo lavoratore assunto eguaglia il suo costo di assunzione rappresentato dal salario: (P PML) = W . Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (3) • Il prodotto marginale del lavoro PML è la differenza tra quanto l’impresa è in grado di produrre con la sua forza lavoro corrente Limpresa e quanto produrrebbe se assumesse 1 lavoratore addizionale. • In simboli, se la funzione di produzione dell’impresa rappresentativa è Yimpresa=F(1, Limpresa), dove 1 rappresenta una unità di capitale, il prodotto marginale del lavoro è dato da: PML = F(1, Limpresa + 1) – F(1, Limpresa) Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (4) • Supponiamo che la funzione di produzione dell’impresa rappresentativa è espressa nella forma di una Cobb-Douglas Y = 1(LE)1- • Il prodotto marginale del lavoro può essere calcolato derivando la funzione rispetto ad L e ottenendo: (1 - )E1- PML = Limpresa • L’impresa assumerà lavoratori fino al punto in cui il valore del prodotto marginale (PxPML) è uguale al salario: (1 - )E 1- P = W Limpresa Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (5) In corrispondenza del livello di produzione che massimizza il profitto, la curva del ricavo e la curva del costo sono parallele. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (6) • Dalla condizione di eguaglianza tra ricavo marginale (PxPML) e costo marginale (W): P (1 - )E 1- Limpresa = W possiamo derivare un’espressione per la domanda di lavoro di un’impresa tipica: 1 1 1 E Limpresa= W /P Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La domanda di lavoro (7) • La domanda di lavoro nell’intero sistema economico (K imprese) sarà uguale a K volte la domanda di lavoro dell’impresa tipica: 1 1 d 1 E L =K W /P • Nota: Vi è una relazione inversa tra domanda di lavoro e salario reale ! Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. L’offerta di lavoro • L’offerta di lavoro è rappresentata semplicemente da chi desidera lavorare, ossia dalla forza lavoro. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. L’equilibrio del mercato del lavoro (1) • Sotto l’ipotesi di perfetta flessibilità di prezzi e salari, NON è possibile che ci sia un divario tra domanda di lavoro delle imprese e forza lavoro. • Cosa accade se c’è un divario ? L s > L d : In questa situazione, la concorrenza tra lavoratori provocherà un abbassamento del salario W e quindi, per un dato livello dei prezzi, una riduzione del salario reale W/P inducendo le imprese ad assumere lavoratori. L s < L d : la concorrenza tra imprese per accaparrarsi lavoratori provocherà un innalzamento del salario reale W/P e quindi una riduzione della domanda di lavoro. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. L’equilibrio del mercato del lavoro (2) • La flessibilità salariale è alla base del meccanismo di market clearing che porta in equilibrio il mercato del lavoro. • Formalmente, il salario reale di equilibrio può essere derivato dall’eguaglianza tra domanda di lavoro Ld e forza lavoro L s : 1 1 1 E d L = L = K W / P • Risolvendo per W/P, si ha: W Y 1 K 1 E 1 P L L Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. L’equilibrio del mercato del lavoro (3) • Il livello di equilibrio dell’occupazione è uguale alla forza lavoro. • Al livello di equilibrio del salario reale, non vi è eccesso di domanda né eccesso di offerta di lavoro. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Piena occupazione e benessere sociale • Fino a quando la flessibilità salariale consente il meccanismo di market clearing, il sistema economico opererà in condizioni di pieno impiego. • La situazione di piena occupazione non necessariamente garantisce un benessere sociale elevato. In particolare, i redditi reali delle persone non proprietarie dei mezzi di produzione sono i loro salari reali: W/P = (1-α) x (Y/L). Se α è molto elevato, i redditi dei salariati potrebbero essere molto bassi e così pure il benessere sociale. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Occupazione e produzione (1) • Quando il mercato del lavoro è in equilibrio, l’impresa rappresentativa produce un output pari a: Yimpresa = 1E 1-(L/K) 1- • Se K è il numero delle imprese esistenti, L/K è la quantità di lavoro impiegata da una singola impresa. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Occupazione e produzione (2) • Quando i mercati funzionano bene, la produzione totale effettiva sarà uguale a quella potenziale del sistema economico: Y = K Yimpresa = = K x 1E 1-(L/K) 1- = = KE 1-L1- = = K(LE) 1- = = Y* Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Occupazione e produzione (3) Quando il sistema economico è in condizioni di piena occupazione, il livello di occupazione è uguale alla forza lavoro e il PIL reale è uguale alla produzione potenziale Y* Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Offerta aggregata classica • La funzione di offerta aggregata mostra la quantità di prodotto che le imprese desiderano offrire ai vari prezzi. • La quantità di prodotto offerto è sempre pari al prodotto di piena occupazione ed è indipendente dal livello dei prezzi. • Nel modello neoclassico, quindi, la curva di offerta aggregata sarà rappresentata da una retta perpendicolare all’asse delle ascisse. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Offerta aggregata e prodotto reale AS P P1 Una diminuzione dei prezzi non modifica il livello dell’output P2 Y* Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Y II. Lato della domanda Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La spesa totale • In un’economia aperta, la spesa totale è divisa in quattro componenti: consumi (C), investimenti (I), spesa pubblica (G) ed esportazioni nette (NX). • La somma di queste quattro componenti costituisce il reddito nazionale che, secondo il principio del flusso circolare, è uguale alla domanda aggregata (E) e al PIL reale (Y) : C + I + G + NX = E = Y Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Consumi (1) • Le famiglie prendono decisioni su consumo e risparmio dopo aver versato una parte del loro reddito alla pubblica amministrazione sotto forma di imposte nette (imposte meno trasferimenti). • Assumiamo che le imposte nette siano ottenute moltiplicando l’aliquota media costante t per il reddito nazionale: T=tY • Assumere t come costante è una semplificazione del mondo reale perché nella maggior parte dei paesi industrializzati il sistema di imposizione fiscale è progressivo. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Consumi (2) • Il reddito che resta alle famiglia dopo aver pagato le imposte è il reddito disponibile YD : YD= Y – T = (1 – t)Y • Al fine di accrescere il loro patrimonio e la spesa nel futuro, le famiglie detengono una parte del loro reddito disponibile sotto forma di risparmio SH . La quota del reddito delle famiglie destinata all’acquisto di beni di consumo sarà, allora, pari a: C = YD – SH = Y- T – SH Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Consumi (3) • Assumiamo che la spesa in consumi venga suddivisa in: una parte che non dipende dal reddito e che denotiamo con C0 (livello di consumi di base); una parte che è funzione positiva del reddito disponibile Cy x YD (il parametro Cy è la propensione marginale al consumo). • Possiamo allora esprimere la spesa in consumi come una funzione lineare del reddito: C = C0 + Cy YD = C0 + Cy (1 – t)Y Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione del consumo (1) • La funzione del consumo può essere rappresentata in forma lineare come: C c0 c yY c0 0, 0 cy 1 Il parametro c0 (intercetta) è il livello del consumo quando il reddito disponibile è zero; La propensione marginale al consumo (PMC), denotata dal parametro cy (inclinazione) , indica di quanto variano i consumi se il reddito disponibile varia di 1 euro. cy > 0: se il reddito aumenta, le famiglie accrescono il consumo. cy < 1: quando il reddito aumenta, le famiglie aumentano anche il risparmio . Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. La funzione del consumo (2) Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, 2 Brindisi, 2012-2013. La funzione del consumo (3) • Se cy aumenta la FC diventa più inclinata. Questo significa che per ogni variazione di reddito disponibile si genera una maggiore variazione del consumo. • Se c0 aumenta, perché per esempio aumenta la fiducia dei consumatori, la funzione si sposta verso l’alto (cambia l’intercetta). • Se Yd aumenta o diminuisce il cambiamento nel consumo si misura lungo la curva. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Propensione marginale al consumo (PCM) • Il valore della PMC dipenderà anche dalle aspettative delle famiglie circa le variazioni del loro reddito. Se la variazione del reddito è percepita come permanente, allora è tanto più probabile che la PMC sia relativamente elevata. Se invece la variazione del reddito è percepita come transitoria , è probabile che la PMC assuma un valore più contenuto. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione del risparmio (1) • Il risparmio è dato da: S= YD-C= YD- (c0 + cyYD) • Quest’ultima equazione si può anche scrivere riaggiustando i termini: S= - c0 + (1- cy) YD - c0 è l’intercetta della funzione del risparmio; (1- cy)=s è l’inclinazione della funzione del risparmio. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione del risparmio (2) risparmio Inclinazione = PMS S= -c0+(1-cy)Yd S=0 S Yd 0 reddito -c0 Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Funzione del risparmio (3) • La funzione del risparmio mostra il risparmio programmato per ogni livello di reddito. • L’intercetta è pari al consumo autonomo ma con segno negativo. Infatti se il reddito disponibile è pari a zero, gli individui potranno consumare solo attingendo al risparmio il quale diminuirà proprio dell’ammontare c0 . Ne risulta che S= -c0. • La propensione marginale al risparmio (PSM) è invece una misura della variazione del risparmio per una data variazione del reddito disponibile. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Investimenti (1) • La spesa in investimenti è la componente più variabile e volatile del PIL. • Le cause delle fluttuazione della spesa in beni di investimento sono principalmente due: il tasso di interesse e gli animal spirits degli imprenditori . Tasso di interesse. Più alto (basso) è il tasso di interesse reale, più bassa (alta) è la spesa in investimenti perché diventa più costoso (meno costoso) per le imprese intraprendere progetti di investimento. Animal spirits. Più alta (bassa) è la fiducia degli imprenditori, più elevata (bassa) sarà la spesa in investimenti . Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Investimenti (2) • Quanto maggiore è il tasso di interesse, e quindi il costo dell’investimento, tanto minore sarà il numero di progetti di investimento potenzialmente redditizi. • Ma qual è il tasso di interesse rilevante? E’ il tasso di interesse reale rischioso a lungo termine: a lungo termine, perché i progetti di investimento influenzano costi e profitti dell’impresa in un lungo arco di tempo; reale, ossia corretto per l’inflazione, perché l’investimento intrapreso dall’impresa è rappresentato da un’attività materiale e non da un titolo finanziario; rischioso, perché i progetti di investimento sono “rischiosi” in quanto sono basati su aspettative che riguardano il futuro. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Investimenti (3) • Assumiamo che anche la funzione di investimento sia espressa in forma lineare: I = I0 – Ir r dove: I0 sono gli investimenti di base (intercetta); r è il tasso di interesse reale r ; Ir è la sensibilità degli investimenti al tasso di interesse, ossia la pendenza della funzione di investimento. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Investimenti (4) Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Investimenti (5) • Altre determinanti degli investimenti: Nel mondo reale, le decisioni di investimento dipendono non solo dal tasso di interesse reale ma anche dalle risorse finanziarie delle imprese e dai profitti totali. Il livello di spesa in investimenti può anche essere espressa come funzione del livello del mercato azionario in quanto gli stessi fattori che determinano il valore del mercato azionario determinano anche il livello della spesa in investimenti. Infatti, quando r è basso, gli investitori preferiscono le azioni alle obbligazioni e questo fa salire il mercato azionario al pari degli investimenti delle imprese. Analogamente, se gli utili futuri attesi sono elevati, il valore del mercato azionario salirà e così pure gli investimenti delle imprese. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Acquisti pubblici (1) • Gli acquisti pubblici di beni e servizi nelle principali economie industrializzate costituiscono circa il 25% del PIL, includendo gli acquisti delle pubbliche amministrazioni locali e statali. • La spesa pubblica è maggiore degli acquisti pubblici in quanto include i trasferimenti che, nella contabilità nazionale, vengono considerati come imposte negative. • Nel nostro modello, gli acquisti pubblici sono indicati dalla variabile G che è assunta come esogenamente determinata. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Acquisti pubblici (2) Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. III. Commercio internazionale Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Commercio internazionale (1) • L’ultima componente del PIL da considerare sono le esportazioni nette (NX), ossia la differenza tra esportazioni lorde (GX) e importazioni (IM) • Teniamo conto delle produzioni nazionali vendute agli stranieri e che non compaiono in C+I+G ; • Correggiamo la spesa dei residenti per escludere i beni di produzione estera che non attivano il PIL nazionale. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Commercio internazionale (2) • Il volume delle esportazioni lorde (GX) di un paese dipende positivamente da due variabili: il reddito estero (Yf) ; il tasso di cambio reale (ε). GX = (Xf Yf) + (X ) dove: Xf è la sensibilità delle esportazioni nazionali al reddito estero (GX/ Yf ); X è la sensibilità delle esportazioni nazionali al tasso di cambio reale (GX/ ). Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Commercio internazionale (3) • La domanda di importazioni (IM) dipende positivamente dal PIL reale interno (Y). • Dipende negativamente anche dal tasso di cambio reale, nel senso che un deprezzamento (apprezzamento), rendendo le merci straniere più (meno) costose, provoca una riduzione (aumento) dei beni importati. • Tuttavia, per semplicità, nel nostro modello assumiamo che le importazioni IM siano espresse come una quota costante del Pil reale Y: dove IM = IMy x Y IMy è la propensione marginale ad importare; 0< IMy <1. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Commercio internazionale (4) • In formule, definiamo le esportazioni nette (NX) come la differenza tra le esportazioni lorde (GX) e le importazioni (IM): NX = GX – IM = (Xf Yf) + (X ) – (IMy Y) • Quindi le esportazioni nette NX dipendono positivamente dal reddito estero Yf ; positivamente dal tasso di cambio reale (pensare a un tasso di cambio €/$) : eP * P negativamente dal reddito interno Y. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Commercio internazionale (5) Funzione delle Esportazioni Nette (NX) NX Date le esportazioni, un aumento del reddito interno aumenta le importazioni e riduce le esportazioni nette (GX-IM). NX=0 Y Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Tasso di cambio (1) • Due sono i moventi alla base dell’attività degli operatori sul mercato dei cambi: avidità e paura. Avidità. Se, per esempio, vengono osservati interessi più elevati su titoli statunitensi piuttosto che su quelli europei, un operatore potrà ottenere un profitto vendendo titoli europei (“in posizione corta”) ed acquistando titoli statunitensi (“in posizione lunga”). Quanto maggiore sarà il differenziale tra tasso di interesse statunitense e tasso di interesse europeo, tanto maggiore sarà il guadagno dell’operatore. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Tasso di cambio (2) Paura. Sempre con riferimento all’esempio precedente, l’attività dell’operatore sarà condizionata anche dalla paura di un deprezzamento della valuta, evento che potrebbe cancellare i profitti derivanti dal differenziale di interesse perché la variazione del cambio comporterebbe una perdita in conto capitale. • Equilibrio. L’equilibrio sul mercato dei cambi si determina quando avidità e paura si compensano: quanto maggiore è il fattore avidità derivante da un elevato differenziale dei tassi di interesse tanto maggiore dovrà essere la paura di un deprezzamento e quindi tanto più basso dovrà essere il valore corrente del tasso di cambio (cambio apprezzato rispetto al valore medio). Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Tasso di cambio (3) • L’equazione che segue esprime il tasso di cambio reale corrente in funzione del suo valore medio (di lungo periodo) 0 ; del differenziale tra tasso di interesse interno r e tasso di interesse estero rf : r – rf ; parametro r è la sensibilità del tasso di cambio reale corrente al differenziale di interesse. = 0 - r (r – rf) Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013. Tasso di cambio (4) • Prendiamo l’equazione delle esportazioni nette NX = GX – IM = (Xf Yf) + (X ) – (IMy Y) • Sostituiamo in essa l‘espressione per • Otteniamo: = 0 - r (r – rf) NX = (Xf Yf) +(X 0) – (X r r)+(X r rf) – (IMy Y) • Questa equazione segnala come il tasso di interesse interno e quello estero influenzino le esportazioni nette in via diretta, senza passare per il tasso di cambio. Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.