Corso di Macroeconomia
Lezione 3 :
Elementi costitutivi del modello a prezzi
flessibili
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Outline
1. Il lato dell’offerta: produzione potenziale,
mercato del lavoro.
2. Il lato della domanda: le componenti della
spesa interna e le loro determinanti.
3. Introduzione del commercio internazionale.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
I. Lato dell’offerta
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Macroeconomia neoclassica: ipotesi principali




•



IPOTESI PRINCIPALI
L’offerta determina la domanda.
Vige un sistema di concorrenza perfetta sui mercati.
I prezzi e i salari sono flessibili.
Conta solo il sistema reale dell’economia : la moneta è solo un
lubrificante degli scambi.
IMPLICAZIONI (definite “classiche”)
Mercato del lavoro sempre in equilibrio.
Produzione effettiva sempre uguale a quella potenziale.
Eventuali shock da domanda cambiano la composizione del
PIL ma non il suo livello.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Dicotomia neoclassica
• I settori monetario e reale sono separati.
L’equilibrio nel settore reale (mercato del
lavoro e mercato delle merci) determina il
livello del reddito reale.
Il settore monetario (domanda e offerta di
moneta) determina soltanto il livello generale
dei prezzi e il tasso di inflazione
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Produzione potenziale e salari reali
• Nel modello macroeconomico a prezzi
flessibili la produzione potenziale e il livello
dei
salari
reali
sono
determinati,
rispettivamente, da:
la funzione di produzione;
il meccanismo di market clearing che porta
domanda ed offerta di lavoro ad essere in
equilibrio.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Funzione di produzione (1)
Y* = K(LE)1-
• Nella forma Cobb-Douglas, l’output potenziale
Y* è dato da:
la dotazione di lavoro L,
dallo stock di capitale K dell’economia,
dall’efficienza del lavoro E,
dal parametro α che indica l’elasticità del
prodotto rispetto al capitale e la rapidità con cui
operano i rendimenti decrescenti del capitale.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Funzione di produzione (2)
• Supponiamo che L e E siano
costanti.
• Il
PIL
reale
aumenta
all’aumentare dello stock di
capitale.
• Poiché ogni successivo aumento
dello stock di capitale produce un
minore aumento del livello di
produzione,
la
funzione
di
produzione è rappresentata da una
curva non rettilinea.
• Più alto è il livello di , maggiore
è la curvatura e maggiore è la
rapidità con cui diminuiscono i
rendimenti dell’investimento
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (1)
• Partiamo dalle seguenti ipotesi di concorrenza
perfetta:
nel sistema economico operano K imprese
identiche, ognuna proprietaria di 1 unità di
capitale;
ciascuna di queste imprese assume L
lavoratori a cui paga un salario W stabilito dal
mercato;
ciascuna impresa vende Y unità di prodotto al
prezzo P stabilito dal mercato .
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (2)
• Assumiamo che venga usato un unico fattore di
produzione: il lavoro.
• L’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il
suo profitto.
profitto = ricavi – costi = (P  Y) – (W  L).
• Per realizzare questo obiettivo, l’impresa
aumenta la produzione assumendo lavoratori fino
a quando il ricavo marginale generato dall’ultimo
lavoratore assunto eguaglia il suo costo di
assunzione rappresentato dal salario:
(P  PML) = W .
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (3)
• Il prodotto marginale del lavoro PML è la
differenza tra quanto l’impresa è in grado di
produrre con la sua forza lavoro corrente Limpresa e
quanto produrrebbe se assumesse 1 lavoratore
addizionale.
• In simboli, se la funzione di produzione
dell’impresa rappresentativa è
Yimpresa=F(1, Limpresa), dove 1 rappresenta una
unità di capitale, il prodotto marginale del lavoro
è dato da:
PML = F(1, Limpresa + 1) – F(1, Limpresa)
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (4)
•
Supponiamo che la funzione di produzione dell’impresa
rappresentativa è espressa nella forma di una Cobb-Douglas
Y = 1(LE)1-
• Il prodotto marginale del lavoro può essere calcolato
derivando la funzione rispetto ad L e ottenendo:
(1 -  )E1-
PML =

Limpresa
• L’impresa assumerà lavoratori fino al punto in cui il valore del
prodotto marginale (PxPML) è uguale al salario:
(1 -  )E 1-
P 
= W

Limpresa
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (5)
In corrispondenza del livello di
produzione che massimizza il
profitto, la curva del ricavo e la
curva del costo sono parallele.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (6)
• Dalla condizione di eguaglianza tra ricavo
marginale (PxPML) e costo marginale (W):
P 
(1 -  )E 1-
Limpresa

= W
possiamo derivare un’espressione per la
domanda di lavoro di un’impresa
tipica:
1
1  




1


E
Limpresa= 



 W /P 
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La domanda di lavoro (7)
• La domanda di lavoro nell’intero sistema
economico (K imprese) sarà uguale a K volte
la domanda di lavoro dell’impresa
tipica:
1
1  


d


1


E
L =K 



 W /P 
• Nota: Vi è una relazione inversa tra domanda
di lavoro e salario reale !
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
L’offerta di lavoro
• L’offerta
di
lavoro
è
rappresentata
semplicemente da chi desidera lavorare, ossia
dalla forza lavoro.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
L’equilibrio del mercato del lavoro (1)
• Sotto l’ipotesi di perfetta flessibilità di prezzi e salari, NON è
possibile che ci sia un divario tra domanda di lavoro delle
imprese e forza lavoro.
• Cosa accade se c’è un divario ?
 L s > L d : In questa situazione, la concorrenza tra lavoratori
provocherà un abbassamento del salario W e quindi, per un
dato livello dei prezzi, una riduzione del salario reale W/P
inducendo le imprese ad assumere lavoratori.
 L s < L d : la concorrenza tra imprese per accaparrarsi lavoratori
provocherà un innalzamento del salario reale W/P e quindi
una riduzione della domanda di lavoro.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
L’equilibrio del mercato del lavoro (2)
• La flessibilità salariale è alla base del meccanismo di market
clearing che porta in equilibrio il mercato del lavoro.
• Formalmente, il salario reale di equilibrio può essere derivato
dall’eguaglianza tra domanda di lavoro Ld e forza lavoro L s :
1
1  




1


E
d
L = L = K 



W
/
P


• Risolvendo per W/P, si ha:



W
Y
1  K 
 1   E
   1   
P
L
 L
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
L’equilibrio del mercato del lavoro (3)
• Il livello di equilibrio
dell’occupazione
è
uguale alla forza lavoro.
• Al livello di equilibrio del
salario reale, non vi è
eccesso di domanda né
eccesso di offerta di
lavoro.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Piena occupazione e benessere sociale
• Fino a quando la flessibilità salariale consente il
meccanismo di market clearing, il sistema economico
opererà in condizioni di pieno impiego.
• La
situazione
di
piena
occupazione
non
necessariamente garantisce un benessere sociale
elevato.
 In particolare, i redditi reali delle persone non
proprietarie dei mezzi di produzione sono i loro salari
reali: W/P = (1-α) x (Y/L). Se α è molto elevato, i redditi
dei salariati potrebbero essere molto bassi e così pure
il benessere sociale.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Occupazione e produzione (1)
• Quando il mercato del lavoro è in equilibrio,
l’impresa rappresentativa produce un output
pari a:
Yimpresa = 1E 1-(L/K) 1-
• Se K è il numero delle imprese esistenti, L/K è
la quantità di lavoro impiegata da una singola
impresa.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Occupazione e produzione (2)
• Quando i mercati funzionano bene, la
produzione totale effettiva sarà uguale a
quella potenziale del sistema economico:
Y = K  Yimpresa =
= K x 1E 1-(L/K) 1- =
= KE 1-L1- =
= K(LE) 1- =
= Y*
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Occupazione e produzione (3)
Quando
il
sistema
economico
è
in
condizioni
di
piena
occupazione, il livello di
occupazione è uguale
alla forza lavoro e il PIL
reale è uguale alla
produzione potenziale
Y*
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Offerta aggregata classica
• La funzione di offerta aggregata mostra la
quantità di prodotto che le imprese
desiderano offrire ai vari prezzi.
• La quantità di prodotto offerto è sempre pari
al prodotto di piena occupazione ed è
indipendente dal livello dei prezzi.
• Nel modello neoclassico, quindi, la curva di
offerta aggregata sarà rappresentata da una
retta perpendicolare all’asse delle ascisse.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Offerta aggregata e prodotto reale
AS
P
P1
Una diminuzione
dei prezzi non modifica
il livello dell’output
P2
Y*
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi,
2012-2013.
Y
II. Lato della domanda
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La spesa totale
• In un’economia aperta, la spesa totale è divisa
in quattro componenti: consumi (C),
investimenti (I), spesa pubblica (G) ed
esportazioni nette (NX).
• La somma di queste quattro componenti
costituisce il reddito nazionale che, secondo il
principio del flusso circolare, è uguale alla
domanda aggregata (E) e al PIL reale (Y) :
C + I + G + NX = E = Y
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Consumi (1)
• Le famiglie prendono decisioni su consumo e risparmio
dopo aver versato una parte del loro reddito alla
pubblica amministrazione sotto forma di imposte nette
(imposte meno trasferimenti).
• Assumiamo che le imposte nette siano ottenute
moltiplicando l’aliquota media costante t per il reddito
nazionale:
T=tY
• Assumere t come costante è una semplificazione del
mondo reale perché nella maggior parte dei paesi
industrializzati il sistema di imposizione fiscale è
progressivo.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Consumi (2)
• Il reddito che resta alle famiglia dopo aver pagato le
imposte è il reddito disponibile YD :
YD= Y – T = (1 – t)Y
• Al fine di accrescere il loro patrimonio e la spesa nel futuro,
le famiglie detengono una parte del loro reddito disponibile
sotto forma di risparmio SH . La quota del reddito delle
famiglie destinata all’acquisto di beni di consumo sarà,
allora, pari a:
C = YD – SH = Y- T – SH
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Consumi (3)
• Assumiamo che la spesa in consumi venga
suddivisa in:
una parte che non dipende dal reddito e che
denotiamo con C0 (livello di consumi di base);
una parte che è funzione positiva del reddito
disponibile Cy x YD (il parametro Cy è la
propensione marginale al consumo).
• Possiamo allora esprimere la spesa in consumi
come una funzione lineare del reddito:
C = C0 + Cy  YD = C0 + Cy  (1 – t)Y
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Funzione del consumo (1)
• La funzione del consumo può essere rappresentata in forma
lineare come:
C  c0  c yY
c0  0,
0  cy  1
 Il parametro c0 (intercetta) è il livello del consumo quando il
reddito disponibile è zero;
 La propensione marginale al consumo (PMC), denotata dal
parametro cy (inclinazione) , indica di quanto variano i
consumi se il reddito disponibile varia di 1 euro.
 cy > 0: se il reddito aumenta, le famiglie accrescono il
consumo. cy < 1: quando il reddito aumenta, le famiglie
aumentano anche il risparmio .
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
La funzione del consumo (2)
Vito Amendolagine. Corso di Macroeconomia,
2
Brindisi, 2012-2013.
La funzione del consumo (3)
• Se cy aumenta la FC diventa più inclinata.
Questo significa che per ogni variazione di
reddito disponibile si genera una maggiore
variazione del consumo.
• Se c0 aumenta, perché per esempio
aumenta la fiducia dei consumatori, la
funzione si sposta verso l’alto (cambia
l’intercetta).
• Se Yd aumenta o diminuisce il cambiamento
nel consumo si misura lungo la curva.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Propensione marginale al consumo (PCM)
• Il valore della PMC dipenderà anche dalle
aspettative delle famiglie circa le variazioni
del loro reddito.
Se la variazione del reddito è percepita come
permanente, allora è tanto più probabile che
la PMC sia relativamente elevata.
Se invece la variazione del reddito è percepita
come transitoria , è probabile che la PMC
assuma un valore più contenuto.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Funzione del risparmio (1)
• Il risparmio è dato da:
S= YD-C= YD- (c0 + cyYD)
• Quest’ultima equazione si può anche scrivere
riaggiustando i termini:
S= - c0 + (1- cy) YD
 - c0 è l’intercetta della funzione del risparmio;
(1- cy)=s è l’inclinazione della funzione del
risparmio.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Funzione del risparmio (2)
risparmio
Inclinazione
= PMS
S= -c0+(1-cy)Yd
S=0
S
Yd
0
reddito
-c0
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi,
2012-2013.
Funzione del risparmio (3)
• La funzione del risparmio mostra il risparmio
programmato per ogni livello di reddito.
• L’intercetta è pari al consumo autonomo ma
con segno negativo. Infatti se il reddito
disponibile è pari a zero, gli individui potranno
consumare solo attingendo al risparmio il
quale diminuirà proprio dell’ammontare c0 .
Ne risulta che S= -c0.
• La propensione marginale al risparmio (PSM)
è invece una misura della variazione del
risparmio per una data variazione del reddito
disponibile.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Investimenti (1)
• La spesa in investimenti è la componente più
variabile e volatile del PIL.
• Le cause delle fluttuazione della spesa in beni di
investimento sono principalmente due: il tasso di
interesse e gli animal spirits degli imprenditori .
 Tasso di interesse. Più alto (basso) è il tasso di
interesse reale, più bassa (alta) è la spesa in
investimenti perché diventa più costoso (meno
costoso) per le imprese intraprendere progetti di
investimento.
 Animal spirits. Più alta (bassa) è la fiducia degli
imprenditori, più elevata (bassa) sarà la spesa in
investimenti .
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Investimenti (2)
• Quanto maggiore è il tasso di interesse, e quindi il
costo dell’investimento, tanto minore sarà il numero di
progetti di investimento potenzialmente redditizi.
• Ma qual è il tasso di interesse rilevante? E’ il tasso di
interesse reale rischioso a lungo termine:
 a lungo termine, perché i progetti di investimento
influenzano costi e profitti dell’impresa in un lungo
arco di tempo;
 reale, ossia corretto per l’inflazione, perché
l’investimento intrapreso dall’impresa è rappresentato
da un’attività materiale e non da un titolo finanziario;
 rischioso, perché i progetti di investimento sono
“rischiosi” in quanto sono basati su aspettative che
riguardano il futuro.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Investimenti (3)
• Assumiamo che anche la funzione di investimento sia
espressa in forma lineare:
I = I0 – Ir  r
dove:
 I0 sono gli investimenti di base (intercetta);
 r è il tasso di interesse reale r ;
 Ir è la sensibilità degli investimenti al tasso di
interesse, ossia la pendenza della funzione di
investimento.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Investimenti (4)
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Investimenti (5)
• Altre determinanti degli investimenti:
 Nel mondo reale, le decisioni di investimento dipendono non
solo dal tasso di interesse reale ma anche dalle risorse
finanziarie delle imprese e dai profitti totali.
 Il livello di spesa in investimenti può anche essere espressa
come funzione del livello del mercato azionario in quanto gli
stessi fattori che determinano il valore del mercato azionario
determinano anche il livello della spesa in investimenti.
 Infatti, quando r è basso, gli investitori preferiscono le azioni
alle obbligazioni e questo fa salire il mercato azionario al pari
degli investimenti delle imprese.
 Analogamente, se gli utili futuri attesi sono elevati, il valore
del mercato azionario salirà e così pure gli investimenti delle
imprese.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Acquisti pubblici (1)
• Gli acquisti pubblici di beni e servizi nelle
principali economie industrializzate costituiscono
circa il 25% del PIL, includendo gli acquisti delle
pubbliche amministrazioni locali e statali.
• La spesa pubblica è maggiore degli acquisti
pubblici in quanto include i trasferimenti che,
nella contabilità nazionale, vengono considerati
come imposte negative.
• Nel nostro modello, gli acquisti pubblici sono
indicati dalla variabile G che è assunta come
esogenamente determinata.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Acquisti pubblici (2)
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
III. Commercio internazionale
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Commercio internazionale (1)
• L’ultima componente del PIL da considerare sono
le esportazioni nette (NX), ossia la differenza tra
esportazioni lorde (GX) e importazioni (IM)
• Teniamo conto delle produzioni nazionali vendute
agli stranieri e che non compaiono in C+I+G ;
• Correggiamo la spesa dei residenti per escludere i
beni di produzione estera che non attivano il PIL
nazionale.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Commercio internazionale (2)
• Il volume delle esportazioni lorde (GX) di un paese
dipende positivamente da due variabili:
 il reddito estero (Yf) ;
 il tasso di cambio reale (ε).
GX = (Xf Yf) + (X  )
dove:
 Xf è la sensibilità delle esportazioni nazionali al reddito
estero (GX/ Yf );
 X è la sensibilità delle esportazioni nazionali al tasso di
cambio reale (GX/ ).
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Commercio internazionale (3)
• La domanda di importazioni (IM) dipende positivamente
dal PIL reale interno (Y).
• Dipende negativamente anche dal tasso di cambio reale,
nel senso che un deprezzamento (apprezzamento),
rendendo le merci straniere più (meno) costose, provoca
una riduzione (aumento) dei beni importati.
• Tuttavia, per semplicità, nel nostro modello assumiamo che
le importazioni IM siano espresse come una quota costante
del Pil reale Y:
dove
IM = IMy x Y
 IMy è la propensione marginale ad importare;
 0< IMy <1.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Commercio internazionale (4)
• In formule, definiamo le esportazioni nette (NX)
come la differenza tra le esportazioni lorde (GX) e
le importazioni (IM):
NX = GX – IM = (Xf  Yf) + (X  ) – (IMy  Y)
• Quindi le esportazioni nette NX dipendono
 positivamente dal reddito estero Yf ;
 positivamente dal tasso di cambio reale 
(pensare a un tasso di cambio €/$) :   eP *
P
 negativamente dal reddito interno Y.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Commercio internazionale (5)
Funzione delle Esportazioni Nette (NX)
NX
Date le esportazioni, un aumento del
reddito
interno
aumenta
le
importazioni e riduce le esportazioni
nette (GX-IM).
NX=0
Y
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi,
2012-2013.
Tasso di cambio (1)
• Due sono i moventi alla base dell’attività degli
operatori sul mercato dei cambi: avidità e paura.
 Avidità. Se, per esempio, vengono osservati interessi
più elevati su titoli statunitensi piuttosto che su quelli
europei, un operatore potrà ottenere un profitto
vendendo titoli europei (“in posizione corta”) ed
acquistando titoli statunitensi (“in posizione lunga”).
Quanto maggiore sarà il differenziale tra tasso di
interesse statunitense e tasso di interesse europeo,
tanto maggiore sarà il guadagno dell’operatore.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Tasso di cambio (2)
 Paura. Sempre con riferimento all’esempio
precedente,
l’attività dell’operatore sarà
condizionata anche dalla paura di un
deprezzamento della valuta, evento che
potrebbe cancellare i profitti derivanti dal
differenziale di interesse perché la variazione del
cambio comporterebbe una perdita in conto
capitale.
• Equilibrio. L’equilibrio sul mercato dei cambi si
determina quando avidità e paura si
compensano: quanto maggiore è il fattore avidità
derivante da un elevato differenziale dei tassi di
interesse tanto maggiore dovrà essere la paura di
un deprezzamento e quindi tanto più basso dovrà
essere il valore corrente del tasso di cambio
(cambio apprezzato rispetto al valore medio).
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Tasso di cambio (3)
• L’equazione che segue esprime il tasso di cambio
reale corrente in funzione del
 suo valore medio (di lungo periodo) 0 ;
 del differenziale tra tasso di interesse interno r e
tasso di interesse estero rf : r – rf ;
 parametro r è la sensibilità del tasso di cambio
reale corrente al differenziale di interesse.
 = 0 - r  (r – rf)
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Tasso di cambio (4)
• Prendiamo l’equazione delle esportazioni nette
NX = GX – IM = (Xf  Yf) + (X  ) – (IMy  Y)
• Sostituiamo in essa l‘espressione per
• Otteniamo:
 = 0 - r  (r – rf)
NX = (Xf  Yf) +(X  0) – (X  r  r)+(X  r  rf) – (IMy  Y)
• Questa equazione segnala come il tasso di interesse
interno e quello estero influenzino le esportazioni nette
in via diretta, senza passare per il tasso di cambio.
Vito Amendolagine. Corso di
Macroeconomia, Brindisi, 2012-2013.
Scarica

03 - Sede di Brindisi