C.IC.
10 anni e non li dimostra
1
Organigramma scuola tipo
scuola
PRESIDE
vicepreside
COLLEGIO
DOCENTI
collaboratori commissioni
funzioni
obiettivo
CONSIGLIO
D'ISTITUTO
COMITATO
STUDENTESCO
giunta
comitato
di gestione
2
ATTIVITA’
attività
curriculari
attività
integrative
progetti
attività extra
complementari
attivtà
di funzionamento
docenti
collegio
collegio
commissione
consigli
di classe
commissioni
commissione
consigli
di materia
consigli di classe
comitato
studentesco
docenti
doc referenti
funzione obiett
consiglio
d'istituto
consiglio
d'istituto
3
Attività curriculari
ATTIVITA'
CURRICULARI
LEZIONI
CORSI SOSTEGNO SPORTELLI
DI RECUPERO
4
Attività integrative e
progetti
ATTIVITA'
ITEGRATIVE
PROGETTI
ATTIVITA'
ITEGRATIVE
PROGETTI
D'ISTITUTO
GITE
5
Attività extra e
complementari
ATTIVITA'
EXTRA
COMPLEMENTARI
educazione progetto counseling attività 133
alla salute giovani
20 studenti scuole aperte
6
Il C.I.C.
CIC
educazione progetto counseling attività 133
alla salute giovani
20 studenti scuole aperte
7
Quadro legislativo








DPR 309 del 9 ottobre
1990
L. 216 del 19 luglio 1991
C.M. 66 del 1991
C.M. 47 del 20 febbraio
1992
C.M 362 del 1992
C.M. 120 del 9 aprile 1994
L. 496 dell’8 agosto 1994
C.M. 45 dell’8 febbraio
1995
8
Quadro legislativo
D.M. 251 del 29 maggio 1998
 DPR 249 del 24 giugno 1998
 L.45 del 18 febbraio 1999
 DPR 275 dell’8 marzo 1999
 D.M. 179 del 19 luglio 1999
 Lettera circolare 194 del 4
agosto 1999
 D.M 292 del 3 dicembre1999

9
Quadro legislativo
C.M.325
dell’11 ottobre 1995
DPR
567 del 10 ottobre 1996
con successive modifiche
D.M.
487 del 6 agosto 1997
D.Leg.vo
112 del 31 marzo
1998
L.
45 del 1999
Direttiva
292 del 3 dicembre
1999
10
DPR 309 art 106
1- I provveditorati agli studi ,di intesa con i
consigli d’istituto e con i servizi pubblici per
l’assistenza socio sanitaria ai
tossicodipendenti istituiscono centri di
informazione e consulenza rivolti agli
studenti all’interno delle scuole secondarie
superiori
2- i centri possono realizzare progetti di
attività informativa e di consulenza
concordati dagli organi collegiali della scuola
con i servizi pubblici e con gli enti ausiliari
presenti sul territorio. Le informazioni e le
consulenze sono erogate nell’assoluto rispetto
dell’anonimato di chi si rivolge al servizio
11
C.M. 47 20 febbraio
1992
1- Obbligatorietà della prevenzione
2- Ordinarietà della prevenzione
3- Collegialità nella progettazione di
iniziative di prevenzione
CIC
Importante risulta disporre di almeno un aula
attrezzata, che sia il punto di riferimento per lo
svolgimento delle attività del centro.
Non si tratta di limitarsi ad una attuazione
puramente formale della legge, ma di garantire
che il centro sia effettivamente utile e vitale
12
Direttiva 600/1996
Berlinguer
- offrire strumenti per l'analisi della
domanda formativa e del disagio, a livello
individuale e collettivo;
- favorire l'inserimento nei progetti di
percorsi idonei a promuovere cambiamenti
negli atteggiamenti e negli stili di vita di
singoli o di gruppi di studenti, in modo da
contrastare la diffusione di comportamenti
dipendenti e a rischio;
13
Direttiva Berlinguer 2
-sviluppare e sostenere la collaborazione tra
le scuole, gli operatori degli enti locali, dei
servizi socio-sanitari(SERT), nonché delle
organizzazioni del volontariato, anche
mediante accordi di programma con le
aziende sanitarie locali (ASL);
-- mettere a disposizione le conoscenze e le
competenze professionali degli operatori
scolastici per consentire di attivare adeguate
forme di intervento a carattere
interistituzionale sui problemi della
educazione alla salute, in particolare
attraverso accordi tra i CIC, gli osservatori e
gli organismi che operano per la prevenzione
della dispersione scolastica
14
Alcuni modelli di C.I.C
1. Modello telefono amico
2. Modello "sportello"
3. Modello supermarket
4. Modello Club per giovani
5. Modello laboratorio
6. Bottega di formazione
7. Modello "rete" territoriale
8. Modello club di qualità della vita a
scuola e sul territorio
15
Modello telefono amico
Finalità
Garantire un "pronto intervento" in caso di situazione di forte
disagio e in presenza di un SOS lanciato da uno o più giovani
Obiettivi
Raccogliere un appello di "aiuto" richiesto
Attivare un contatto personale e/o di gruppo con giovani in difficoltà
Fattori
causali
Situazione di forte disorientamento, di disagio, di difficoltà
Esigenza di conoscere la "scuola" e il suo funzionamento
Conoscere le possibilità fornite dalla scuola per aiutare i giovani
Strategi
a
Offerta di momenti di dialogo, di ascolto sia individuali che di gruppo
Offerta di attività di orientamento personale e scolastico
Attori,
chi fa
cosa
Tempi
HP
prevenzi
one
Giovani o gruppi di giovani che avanzano richieste ai docenti
o al Capo di Istituto,o ai genitori o ai rappresentanti
In orario scolastico
inn orario extrascolastico
Riduzione della tensione o ansia individuale o di gruppo
Sviluppare il senso accoglienza
16
Modello sportello
Finalità
Garantire un punto di "ascolto" nella scuola
Obiettivi
Facilitare l'attivazione di canali di comunicazione tra adulti e giovani
Individuazione di situazione di disagio personale e/o di gruppo
Fattori
causali
Desiderio di essere ascoltati
Esigenza di avere informazioni
Capire il "senso" di insuccessi scolastici
Disorientamento nei primi anni
Strategia
Offerta di consulenza interna
Colloqui personali e/o di gruppo con esperto
Attori, chi
fa cosa
Studente o gruppi di studenti che avanzano richieste al docente referente
Docente referente o altri esperti che si incontrano con i giovani
Tempi
In orario scolastico (in ore prestabilite e comunicate ai giovani)
In orario extrascolastico (comunque utilizzati dai giovani)
HP
prevenzione
Riduzione dei fattori di ansia
Stimolare consapevolezze e responsabilità
17
Modello supermarket
Finalità
Garantire un punto di informazione nella scuola su problematiche
o tematiche sollecitate dai giovani
Obiettivi
Predisporre documentazione cartacea, audiovisuale, informatica su varie
problematiche di interesse per i giovani
Raccogliere e diffondere la documentazione prodotta nella scuola sulle
stesse problematiche
Fattori
causali
Esigenza di avere informazioni
Discutere le informazioni già possedute o ricevute
Ampliare le informazioni di interesse per i giovani
Strategia
Offerte di informazioni direttamente da parte di esperti
Gruppi di discussione interni con esperti esterni
Produzione di documenti da far circolare nella scuola
Attori, chi
fa cosa
Studenti o gruppi di studenti che avanzano richieste ai docenti,
al Capo di Istituto, ai docenti referenti
Genitori che avanzano richieste
Rappresentanti di studenti e/o di docenti negli OO.CC.
Tempi
In orario scolastico (in ore prestabilite e/o libere)
In orario extrascolastico con la presenza di docenti o esperti esterni
HP
prevenzio
Potenziamento delle conoscenze individuali
18
Modello Club per giovani
Finalità
Permettere ai giovani di organizzare e gestire uno spazio/tempo loro, rinforzare il
"senso di appartenenza" alla istituzione scuola
Creare collegamento tra momento scolastico e quello ludico, creativo del tempo
libero
Obiettivi
Creare punti di aggregazione e di socializzazione tra giovani
Permettere l'uso di strutture e attrezzature scolastiche al di là del tempo
curricolare
Sviluppare creatività progettuale nei giovani e assunzione di responsabilità
Fattori
causali
Reali spazi di autonomia riconosciuti ai giovani
Potenziamento e sviluppo di linguaggi non sempre utilizzati in classe
Esigenza di protagonismo/partecipazione dei giovani
Strategia
Negoziazione delle regole del gioco (vincoli presenti nell'istituto)
Esigenza di protagonismo/partecipazione dei giovani
Attori, chi
fa cosa
I giovani che negoziano con docenti e Capi di istituto
Tempi
In orario extrascolastico
HP
prevenzio
Rinforzo e potenziamento delle risorse individuali
Dare senso e motivazione ai giovani verso la ...
19
Modello laboratorio
Finalità
Sviluppare conoscenze e competenze progettuali
Promuovere l'assunzione di responsabilità rispetto a un processo, a un prodotto da
garantire
Reimpiegare e sviluppare conoscenze e competenze precise
Obiettivi
Fare assumere ai giovani conoscenze e competenze da riutilizzare in situazioni
curricolari (comunicazione, progettazione, organizzazione del lavoro)
Far riconoscere e usare il laboratorio come situazione formativa
Fattori
causali
Incapacità di utilizzo positivo delle conoscenze
Mancanza di situazioni reali per decidere, per progettare, per comunicare in modo
autonomo e responsabile
Superare i momenti fortemente deterministici dell'esperienza scolastica
Strategia
Contratto formativo
Proposta di un "compito" socialmente utile
Situazione di problem solving
Definizione di ruoli e funzioni
Prospetto dei requisiti formali del prodotto finale
Attori, chi
fa cosa
Gruppi di studenti su compito
Commesse di lavoro delle varie classi o Consiglio di classe
Insegnanti e/o esperti esterni
Tempi
In orario scolastico
HP
prevenzio
Potenziamento delle risorse individuali
Aumento del "senso" del lavoro degli studenti
20
Bottega di formazione
Finalità
Far vivere esperienze di alternanza scuola/mondo del lavoro
Far recuperare in chiave formativa il "significato" complessivo di una attività
lavorativa (dentro e fuori della scuola)
Obiettivi
Recuperare il sapere disciplinare o trasversale nel "fare"
Recuperare e/o sviluppare le conoscenze e le competenze utili per la vita sociale
non sempre presi in considerazione nella vita sociale
Recuperare e/o sviluppare la dimensione organizzativa del corso
Fattori
causali
Superamento del sapere disciplinare ripartito in discipline non comunicanti
Privilegio della situazione operativa su quella puramente teorica
Interazione con esperti non solamente scolastici
Strategia
La bottega di formazione è il centro da cui partono tutti i problemi e gli eventuali
bisogni informativi e formativi
Attori, chi
fa cosa
Gruppo di giovani studenti
Presenze di esperti e di docenti
Tempi
In orario scolastico e/o extrascolastico
HP
prevenzio
Potenziamento delle risorse individuali
Aumento del "senso" del lavoro degli studenti
21
Modello "rete"
Finalità
Facilitare l'integrazione tra "servizi alla persona" del territorio e la scuola
(integrazione con SERT, Consultori familiari, Servizi EE.LL., volontariato)
Facilitare un controllo sociale in chiave preventiva sui problemi dei giovani
Obiettivi
Recuperare il sapere disciplinare o trasversale nel "fare"
Recuperare e/o sviluppare le conoscenze e le competenze utili per la vita sociale
non sempre presi in considerazione nella vita sociale
Recuperare e/o sviluppare la dimensione organizzativa del corso
Fattori
causali
Superamento del sapere disciplinare ripartito in discipline non comunicanti
Privilegio della situazione operativa su quella puramente teorica
Interazione con esperti non solamente scolastici
Strategia
La bottega di formazione è il centro da cui partono tutti i problemi e gli eventuali
bisogni informativi e formativi
Attori, chi
fa cosa
Gruppo di giovani studenti
Presenze di esperti e di docenti
Tempi
In orario scolastico e/o extrascolastico
HP
prevenzio
Potenziamento delle risorse individuali
Aumento del "senso" del lavoro degli studenti
22
Modello club di qualità
della vita a scuola e sul
territorio
Finalità
Creare situazioni di benessere e benessere nella scuola e sul territorio
Controllo sociale sulla qualità della vita nel contesto ambientale
Obiettivi
Attivare iniziative funzionali a promuovere "salute"
Promuovere progetti di accoglienza
Riduzione delle situazioni di disagio nella scuola
Riduzione dei condizionamenti negativi circa la salute dei giovani nel contesto
Fattori
causali
Assenza di opportunità e alternative di aggregazione giovanile
Assenza di progetti specifici per i giovani sul territorio
Strategia
Valorizzazione delle proposte dei giovani (documento finale 1^ Conferenza
Nazionale degli studenti)
Valorizzare le assemblee degli studenti e i momenti di incontro sul territori
Stimolare la responsabilizzazione dei giovani
Attori, chi
fa cosa
Docenti referenti, docenti e Capi di Istituto, altri operatori più giovani
Tempi
In orario scolastico ed extrascolastico
HP
prevenzione
Riduzione dei fattori di rischio dentro e fuori della scuola
23
L'idea centrale: Il filtro


L'identità del C.I.C. e le sue funzioni sono state
definite attorno all'idea centrale di "filtro", ciò
vale a dire la specificità del nuovo servizio offerto
dalla scuola è quella di:
 raccogliere,
 ascoltare
le richieste informative e di consulenza degli
studenti
definendo costantemente dei "confini" tra quanto
la scuola può ed è tenuta ad offrire e quanto va
invece rimandato ad altri (servizi, enti, centri ) in
grado di dare risposte qualificate.
In questo si è cercato di attivare in prima persona
gli studenti sia nella ricerca delle informazioni,
sia nella realizzazione di iniziative, proposte
24
Finalità

1. rispondere al fabbisogno informativo degli studenti
e/o
stimolare/ampliare
la
conoscenza
delle
opportunità esistenti in ambiti di particolare
interesse;

2. raccogliere\facilitare l'espressione delle difficoltà, dei
problemi da parte degli studenti offrendo un supporto
perché il soggetto si abitui alla ricerca delle soluzioni;

3. creare un osservatorio della realtà scolastica, in
grado di rilevare le esigenze e le problematiche degli
studenti, in modo tale da offrire una visione reale,
aggiornata e aggiornabile, della realtà giovanile
contestualizzata, e materiale di riflessione dal quale
ricavare linee operative;
25
Finalità

4. favorire la partecipazione e l'iniziativa degli studenti
facendoli sentire protagonisti

5. coordinare le diverse attività volte al miglioramento
della qualità della vita all'interno
dell'Istituto,
facilitando la comunicazione sia all'interno della
scuola, sia tra la scuola e l'esterno;

6. valorizzare le molteplici esperienze che fanno parte
del patrimonio della scuola, realizzate in passato o in
corso di attuazione, collaborando nel lavoro
documentazione e favorendone la conoscenza sia
all'interno che all'esterno dell'Istituto
26
Che cosa offre




1- Informazione
Ai singoli offre un'informazione di primo livello sulle
aree tematiche individuate in collaborazione con i
servizi territoriali
Promuove e propone iniziative a carattere
informativo\formativo mirate rivolte a gruppi (alle
classi o a gruppi formati per interesse).
Realizza campagne informative rivolte a tutti gli
studenti.

2-Consulenza
 E' punto di ascolto delle richieste espresse
direttamente dagli studenti o espresse attraverso i
docenti.
 Aiuta a chiarificare la domanda espressa o inespressa
al fine di facilitare la ricerca di soluzioni inerenti .
 Offre un servizio di counselling .
27
Che cosa offre

3.Come osservatorio della realtà scolastica
Crea una banca dati sulla domanda degli studenti,
costantemente aggiornata, che offra la possibilità di ricerca sia
didattica che educativa.

4. Supporto alla partecipazione degli studenti
Ha una funzione di tutoring nell'organizzazione e nella gestione
delle iniziative
fondamentale l'apporto dato al Comitato
Studentesco quale gruppo di gestione pratica delle
attività
proposte decise dal comitato stesso.

5.Coordinamento delle attività
Si propone come punto di riferimento verso il quale
confluiscano
le
informazioni
sulle
diverse
attività\iniziative\proposte (anche di quelle integrative ai
percorsi didattici), assicurandone la circolarità.

6.Documentazione
Documenta le attività e le esperienze attuate nella scuola
raccogliendo i materiali prodotti (dati, relazioni, pubblicazioni,
...)

28
A chi si rivolge

Il servizio si rivolge agli studenti dell'Istituto,
tenendo conto delle diverse esigenze: biennio,
terze e quarte, quinte.

Anche i docenti possono usufruire del C.I.C.
sia per quel che offre in termini informativi,
sia per quel che riguarda la consulenza nella
misura in cui lo ritengano utile per lo
svolgimento del lavoro didattico/educativo.
29
Chi opera al CIC ?

Alunni : una settantina che
all’inizio dell’anno tramite un
questionario decidono di
gestire il cic

Docenti : sette tra cui i due
docenti referenti e due figure
obiettivo
30
Organigramma
CIC
VG
Gruppo
Apertura
Gruppo
comunicazioni
Gruppo
iniziative
Counseling
educazione salute
2 docenti
20 studenti
3 docenti
30 studenti
1 docente
30 studenti
2 docenti
31
Gruppo aperturainformazione





I compiti del gruppo sono stati principalmente:
1.presenza nella sede durante l'intervallo, le
ultime due ore del giovedì e, quando possibile,
prima dell'inizio delle lezioni;
2.raccolta, informatizzazione, organizzazione e
distribuzione il materiale di vario interesse per le
classi, nonché pubblicazione e diffusione di
alcune informazioni grazie alla collaborazione
con il gruppo del KENESO';
3.smistamento e diffusione di materiale
pervenuto per posta soprattutto da Università e
da altri siti scolastici;
4.collaborazione quando necessaria per altri
compiti collegati al CIC.
32
Gruppo comunicazione

KENESO' : foglio murale distribuito in tutte le classi con
scadenza ravvicinata (un numero ogni 2 settimane circa). La
sua funzione fondamentale è stata informare
tempestivamente sugli avvenimenti nella scuola o sulle
opportunità di varia natura.

PASSAPAROLA : il giornalino scolastico che viene
pubblicato da qualche anno, tratta dei temi legati alla scuola,
di problemi adolescenziali , di argomenti interessanti per gli
studenti (musica, recensioni, spettacoli....).

AGENDA-ANNUARIO 2000/2001 L'agenda scolastica,
denominata AGENDAGENDO, esiste ormai da tre anni ed è
da due "istituzionalizzata" mediante la distribuzione
gratuita a tutti gli studenti iscritti. In realtà gli studenti sono
liberi di utilizzare altri diari scolastici, ma di fatto la
maggior parte di essi utilizza l'agenda di Villa Greppi.
33
Gruppo iniziative

formato da circa una ventina di ragazzi e coordinato da un
docente referente, ha provvede a promuovere e organizzare
una serie di attività all'interno dell'Istituto, sia inerenti al
tema che in risposta alle esigenze emerse nel corso dell'anno
in particolare:

ATTIVITA' di SUPPORTO al P.G.
Assemblee d’istituto
Giornata dell'Arte
Giornata della Musica
I concerti della legge 133
FESTA della PRIMAVERA





34
Riferimenti minimali
L. 26 giugno 1990, n. 162
Testo Unico L. 309/90
C.M. 240, 2 agosto 1991
C.M. 47, 20 febbraio 1992
C.M. 22 dic. 1992, n.362
C.M. 120, 9 aprile 1994
C.M. 45, 8 febbraio 1995
C.M. 653 1996
Direttiva 292 del 3 dicembre 199
35
Riflessioni

L’educazione alla salute

assume il carattere di obbligatorietà in quanto la legge 162
vincola la scuola a progettare attività di promozione
dell'educazione alla salute e di prevenzione delle forme di
dipendenza indicate (CM n. 47 del 20 febbraio 1992);
interessa l'intera vita della scuola e cioè non solo i tempi
extra-curricolari e quelli previsti per le assemblee
studentesche ma anche lo svolgimento ordinario delle attività
ludiche e didattiche attraverso l'approfondimento di
specifiche tematiche nell'ambito di tutte le discipline
curricolari;
esige il confronto e l'approfondimento collegiale della
natura, dei "disagi" che è necessario combattere, delle
"dipendenze" che si intendono superare, dei valori che si
vogliono promuovere e dei risultati che si desiderano
ottenere


36
CIC Cattaneo

Perché il modello CIC non si è diffuso?

scarsa convinzione negli operatori scolastici e socio-sanitari sulla
capacità dei CIC di rispondere in modo efficace alle istanze dei
giovani

Così pure la prudenza o la diffidenza o l'indifferenza dei giovani
verso le proposte del Ministero della Pubblica Istruzione che
appaiono loro come iniziative "calate dall'alto" e che li vedono "poco
protagonisti".

una perplessità di fondo di molti "addetti ai lavori" (non solo del
sistema scuola) sulla "vera natura", sulle "specifiche" funzioni di un
Centro, sull'effettiva possibilità di "funzionare" all'interno del
quadro organizzativo e operativo della scuola già di per sé complesso,
sui "tempi" di apertura e di attività del CIC rispetto ai tempi scuola
ordinari.
37
Cattaneo








a) Collocazione dei CIC nella strategia di educazione alla salute e di
prevenzione prevista dalla Legge 162 e definita in termini operativi
nelle circolari ministeriali applicative.
b) Idea originaria dei CIC e immagine diffusa del CIC sul territorio.
Il CIC nasce come spazio polifunzionale all'interno della scuola,
aperto ai giovani per attività in cui possono essere protagonisti reali.
Il CIC nasce come "spazio" in cui i giovani possono sentirsi a loro
agio, assumendo informazioni per rispondere a loro esigenze
personali, legate o meno al loro status di studenti.
Il CIC nasce come spazio per i giovani sull'idea dei "club per
giovani": uno spazio per leggere, per conversare, per giocare, per fare
attività di progettazione, di animazione, di esperienze di cooperazione
e/o di solidarietà verso gli altri.
Il CIC nasce anche come spazio di ascolto per i giovani che, aggregati
come gruppi classe o gruppi spontanei, hanno il bisogno di sentirsi
ascoltati in merito a istanze correlabili con forme di "disagio
scolastico" o con esigenze di definizione del loro ruolo nella scuola.
Il CIC non nasce quindi come succursale di una ASL nè come solo
spazio per l'ascolto dei giovani che presentano problemi a livello
personale.
Quest'ultimo aspetto non può essere negato, ma non può diventare il
solo "contenuto" del CIC.
38
Cattaneo








c) Il CIC si qualifica quindi come spazio polifunzionale, gestito da
persone della scuola e da operatori esterni (ad esempio gli operatori
ASL).
Il team di gestione formato prevalentemente da persone della scuola
(es. insegnanti) che possono dialogare con i giovani in modo più
libero, meno formale e soprattutto senza l'assillo di controlli
burocratici o di programmi da svolgere.
Il CIC nasce quindi come struttura scolastica in cui possono
(eventualmente) inserirsi operatori extrascolastici per rendere servizi
al gruppo di giovani.
d) La compresenza di operatori scolastici ed extrascolastici è una
delle modalità praticate nei CIC.
Occorre tuttavia tenere sotto controllo il fatto che si debba procedere
ad un confronto tra le aspettative degli operatori scolastici e quelle
degli altri operatori.
Si tratta quindi di favorire una negoziazione tra le professionalità
presenti per l'erogazione di un servizio che prima di tutto è un
servizio per i giovani, nelle loro tipiche aggregazioni: gruppo classe,
gruppo spontaneo, gruppi informali, gruppi di giovani eletti negli
OO.CC. ecc.
Oggi è diffusa la prassi di affidare la gestione del CIC a operatori
dell'extrascuola (specie a psicologi o assistenti sociali ASL) con un
forte atteggiamento di delega da parte degli operatori scolastici.
Il messaggio che è passato attraverso alcuni modelli di CIC è di
natura prevalentemente di "ascolto/sostegno" al giovane. Questa
prassi riduce di molte le potenzialità del CIC per il miglioramento
della qualità della vita a scuola.
39
Cattaneo










e) Accanto al disagio personale, che non va negato, esiste un "disagio
scolastico" di cui il CIC si dovrebbe far carico.
Si tratta di studiare "formule" operative per aiutare i giovani ad
acquisire un metodo di studio, ad affrontare problemi di
orientamento o riorientamento, a prevenire le cause di abbandoni o di
pluriripetenze, a gestire correttamente forme di comunicazione tra
loro, con gli adulti, ecc.
Davanti a situazioni di forte disagio personale gli operatori del CIC,
dopo un primo momento di accoglienza, dovrebbero saper orientare il
giovane ai servizi già presenti sul territorio, sostenendolo nella presa
di contatto e nel mantenimento del rapporto. E' necessario
"arginare" presto un diffuso atteggiamento degli operatori della
scuola e di altre istituzioni che "vedono" il CIC prevalentemente
come struttura che si fa carico di "casi".
f) La collaborazione del CIC nell'orario curricolare e/o in orario
extracurricolare
Il modello più diffuso vede l'apertura e il funzionamento del CIC di
pomeriggio, al di fuori dell'orario curricolare.
Là dove il CIC funziona di mattina, prevede la sola attività di ascolto
a livello individuale.
Nelle località di forte pendolarismo inoltre l'apertura del CIC in orari
extracurricolari impedisce a molti giovani di utilizzare questa
opportunità.
g) La formazione del "personale" incaricato di gestire le attività di
CIC
Si è riscontrata una certa disponibilità dei docenti che spesso
improvvisano le loro competenze.
Così gli operatori delle ASL che trasferiscono "modelli" non sempre
adatti al "clima" e alla "cultura" della scuola.
40
Cattaneo









h) Il rapporto tra l'attività dei CIC e l'attività ordinaria della scuola.
Sono limitate le esperienze di raccordo e le sole esistenti riguardano
attività di progettazione, di gestione delle situazioni comunicative, di
gestione di momenti assembleari della vita scolastica.
i) E' molto basso l'uso che gli operatori impegnati nei CIC fanno
delle informazioni raccolte.
Si tratta ovviamente di garantire l'anonimato e la riservatezza, ma
dai colloqui possono emergere "problemi" di cui la scuola dovrebbe
farsi carico nella prospettiva di migliorare la qualità della vita
scolastica.
l) La partecipazione dei ragazzi molto legata alla credibilità del
servizio, quindi alla credibilità degli operatori impegnati nei CIC.
I giovani tuttavia non sono utenti passivi di un servizio erogato da
altri; i giovani partecipano all'ideazione, alla realizzazione e alla
gestione del servizio stesso.
Solo in situazioni particolari il giovane può richiedere un servizio "ad
personam", ma questo fatto non dovrebbe diventare la norma.
m) Il CIC non è un contenitore in cui si può mettere di tutto.
Il CIC è una opportunità offerta alle scuole perché possano, tramite
queste possibilità, migliorare la qualità della vita a scuola, prevenire
forme di disagio, potenziare il senso di appartenenza dei giovani a
quell'Istituto. Ai docenti con funzione-obiettivo spetta il compito di
rivitalizzare "strutture" e "risorse" già presenti nella scuola.
41
Bibliografia minima










La condizione studentesca
Bruni F., Cantino L., Tarallo C., Turletti B., Con gli occhi dei ragazzi.
Immagini e percorsi di vita degli adolescenti in una scuola media
superiore di Torino, Comune di Torino, 1991
Calbi R., Laraia M., Selvaggio M.A., Squitieri F., Nel segno della
complessità. L'identità studentesca nell'area napoletana, Angeli,
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