Impianti per il trattamento di acque reflue mediante processi biologici 21/12/2015 Introduzione OBIETTIVO DELLA DEPURAZIONE DELLE ACQUE REFLUE Rimozione degli inquinanti ovvero di quelle sostanze contenute nelle acque e che scaricate nell’ambiente danno origine a conseguenze altamente indesiderate. Tra gli altri sono di particolare rilevanza i seguenti: • sostanza organica (disciolta e particolata) • solidi sospesi • azoto e fosforo • metalli • microrganismi (in particolare quelli patogeni). I processi di depurazione delle acque reflue (civili, industriali ed urbane) possono essere suddivisi in 2 categorie: - di tipo chimico-fisico (applicazioni limitate); - di tipo biologico (ampia diffusione). 21/12/2015 Effetto della presenza di microrganismi e sostanze biodegradabili sull’ossigeno disciolto In presenza di sostanze biodegradabili e ossigeno i microrganismi iniziano a degradare le sostanze organiche consumando ossigeno. Introduzione Nella acque reflue i solidi presenti possono essere suddivisi in: • sospesi • colloidali • disciolti La distinzione avviene sostanzialmente in base alle dimensioni che hanno un effetto determinante sul destino dei solidi durante il trattamento e sui processi che possono essere impiegati per la rimozione. Filtrabili Disciolti m Dimensione delle particelle mm Non filtrabili Colloidali Sospesi 10-5 10-4 10-3 10-2 10-1 1 10 100 10-8 10-7 10-6 10-5 10-4 10-3 10-2 10-1 Rimovibili per coagulazione 21/12/2015 Rimovibili per Sedimentazione Introduzione Campione Cono Imhoff Solidi sedimentabili Solidi filtrabili fissi < 0.45m Filtrazione Evaporazione (105 °C) Evaporazione Evaporazione (105 °C) Solidi totali Solidi filtrabili Solidi sospesi (SST) Riscladamento (550 °C) Riscladamento (550 °C) Solidi filtrabili volatili Solidi volatili Solidi totali Solidi fissi 21/12/2015 > 0.45m Solidi sospesi volatili Solidi sospesi volatili Introduzione I processi di depurazione chimico-fisici fanno ricorso a reagenti chimici che favoriscono l’aggregazione degli inquinanti presenti in forma di particelle sospese e colloidi (che non riuscirebbero a sedimentare). Le particelle aggregate vengono poi separate dall’effluente attraverso la sedimentazione. I processi di depurazione biologici prevedono l’utilizzo di microrganismi che vengono realizzati in opportuni impianti controllati e pilotati per il raggiungimenti di certi obiettivi. I processi biologici sfruttano fenomeni naturali (fisici e biologici) che vengono fatti avvenire in spazi e tempi ristretti. 21/12/2015 Introduzione Negli impianti di depurazione il trattamento delle acque reflue avviene per gradi e si è soliti fare la seguente classificazione (in ordine crescente di trattamento): trattamenti preliminari, finalizzati alla rimozione di materiali grossolani, che si basano su processi fisici; trattamenti primari, finalizzati alla rimozione di materiali in sospensione, che si basano su processi fisici e chimico-fisici; trattamenti secondari, finalizzati alla rimozione di sostanza organica in forma disciolta e colloidale, che si basano su processi biologici, e fisici (in alcuni casi anche con l’ausilio di processi chimici); trattamenti terziari e/o sistemi avanzati, finalizzati alla rimozione di specifici inquinanti e che possono sfruttare processi chimici, fisici e biologici . 21/12/2015 Introduzione Preliminare Primari Secondari EFFLUENTE PROCESSO A BASSO CARICO DISINFEZIONE Terziari (avanzati) EFFLUENTE EFFLUENTE DISINFEZIONE DISINFEZIONE FITODEPURAZIONE GRIGLIATURA TRITURAZIONE DISSABBIAMENTO SEDIMENTAZIONE PROCESSI AD ALTO CARICO FANGHI ATTIVI LETTI PERCOLATORI DISCHI BIOLOGICI RIMOZIONE AZOTO NITRIFICAZIONE - DENITRIFICAZIONE SCAMBIO IONICO CLORAZIONE BREAK POINT STRIPPAGGIO GAS FITODEPURAZIONE SEDIMENTAZIONE SECONDARIA RIMOZIONE FOSFORO PRECIPITAZIONE CHIMICA FITODEPURAZIONE TRATTAMENTO FANGHI BIOLOGICI ISPESSIMENTO DIGESTIONE DISIDRATAZIONE NON BIOLOGICI ISPESSIMENTO CONDIZIONAMENTO DISIDRATAZIONE SMALTIMENTO RIMOZIONE SOLIDI SOSPESI COAGULAZIONE CHIMICA FILTRAZIONE TRATTAMENTO A MEMBRANA FITODEPURAZIONE RIMOZIONE METALLI E COMPOSTI ORGANICI ADSORBIMENTO CARBONI ATTIVI STRIPPAGGIO OSSIDAZIONE AVANZATA RIMOZIONE SOLIDI DISCIOLTI OSMOSI INVERSA ELETTRODIALISI DISTILLAZIONE Introduzione Un impianto di trattamento delle acque reflue (sia di tipo biologico sia di tipo chimico-fisico) è sempre composto da una linea acque e da una linea fanghi. Nella linea acque si provvede alla depurazione del liquame (rimozione degli inquinanti) trasformando sostanze disciolte, particolate e sospese in composti (microrganismi ed altri materiali) sedimentabili successivamente rimossi con formazione di un EFFLUENTE (chiarificato) e di un FANGO. Effluente chiarificato Acque reflue in ingresso Impianto di depurazione Residui di deurazione Nella linea fanghi si provvede alla stabilizzazione del fango: insieme di trattamenti finalizzati a ridurre l’attività 21/12/2015 biologica dei fanghi (e quindi di tutti i fenomeni collegati). I trattamenti biologici L’obiettivo dei trattamenti biologici delle acque è quello di coagulare e rimuovere i solidi non sedimentabili (colloidali e disciolti) e di stabilizzare la materia organica. Nel caso specifico di scarichi domestici l’obiettivo è quello di ridurre il contenuto organico e solitamente anche i nutrienti presenti (azoto e fosforo). Ruolo dei microrganismi La rimozione del BOD e del COD, la coagulazione dei solidi non sedimentabili e la stabilizzazione della materia organica sono ottenibili per via biologica con una serie di microrganismi, in primo luogo batteri ma anche protozoi e funghi. I microrganismi sono utilizzati per trasformare i composti organici in gas e materiale cellulare sedimentabile. I trattamenti biologici La trasformazione delle sostanze organiche in biomassa (fango), ovvero in materiale sedimentabile, richiede, necessariamente che il trattamento biologico sia seguito da una fase di separazione solido-liquido. Tale fase è rappresentata da una sedimentazione (denominata secondaria) che permette di rimuovere i microrganismi ottenendo in questo modo un effluente limpido con significative riduzioni del BOD in ingresso. I fanghi rimossi, spesso combinati con quelli primari, sono quindi destinati ai successivi trattamenti di stabilizzazione prima del loro smaltimento. Cenni di microbiologia 21/12/2015 I trattamenti biologici Le modalità impiantistiche di trattamento, nel caso dei processi biologici, sono molto numerose. I processi biologici possono essere classificati almeno in base ai due seguenti criteri: • presenza/assenza di ossigeno; • fase in cui si trova la biomassa (dispersa o adesa). i sistemi a massa sospesa: le colonie di microrganismi destinati alla depurazione (fiocchi di fango) si trovano in sospensione all’interno dell’acqua da trattare sistemi a massa adesa: i microrganismi aderiscono, sotto forma di pellicola biologica, ad un substrato di vario tipo. Sono presenti anche situazioni ibride: le pellicole biologiche aderiscono ad un supporto (massa adesa), ma i supporti sono mantenuti in sospensione nell’acqua da trattare. 21/12/2015 I trattamenti biologici Processi aerobici (presenza di ossigeno libero) Biomassa sospesa Processi a fanghi attivi, lagune aerate, digestione aerobica Biomassa adesa Filtri percolatori, biodischi, reattori a letto fisso Processi anossici (presenza di ossigeno legato) Biomassa sospesa Denitrificazione a biomassa sospesa Biomassa adesa Denitrificazione a biomassa adesa Processi anaerobici (assenza di ossigeno) Biomassa sospesa Biomassa adesa 21/12/2015 Processo anaeorbico, digestione anaerobica Letto anaerobico (fisso o mobile) I trattamenti biologici •Rimozione dei principali inquinanti ad opera dei trattamenti secondari Percentuale di rimozione dei parametri BOD COD SS Ptot. N-org. N-NH3 80 - 95 80 - 85 80 - 90 10 - 25 15 - 50 8 - 15 Letto percolatore (supporti di pietrisco) 65 - 80 60 - 80 60 - 85 8 - 12 15 - 50 8 - 15 Letto percolatore (supporti in plastica) 65 - 85 65 - 85 65 - 85 8 - 12 15 - 50 8 - 15 80 - 85 80 - 85 80 - 85 10 - 25 15 - 50 8 - 15 Fanghi attivi Dischi biologici 21/12/2015 Tipi di reattori I tre principali tipi di reattori che vengono più comunemente utilizzati nel caso di trattamenti biologici, sono: 1. reattori batch: il reattore viene caricato del fango nella fase iniziale e quindi non viene più alimentato per tutta la reazione: il tempo di permanenza è dunque uguale per tutte le particelle ed è pari al tempo che intercorre tra il carico e lo scarico. RIEMPIMENTO REAZIONE SEDIMENT. ESTRAZIONE Influente Aria Effluente Spurgo Spurgo Aerata In questo tipo di reattore ci sono condizioni uguali in tutto il volume Tipi di reattori 2. reattori continui a pistone (plug-flow): si tratta di un reattore caratterizzato dalla dimensione longitudinale predominante così da avere idealmente una perfetta miscelazione in ogni sezione ortogonale a tale direzione. L’influente viene pompato con continuità e permane in vasca per un tempo calcolabile tramite il rapporto tra volume e portata introdotta. Qi(t) e Qu(t): portate volumetriche in ingresso e in uscita dal reattore CAi(t) e CAu(t): relative concentrazioni V: volume di fluido presente nel reattore x: ascissa in senso longitudinale In questo tipo di reattore ci sono condizioni diverse da una zona all’altra Tipi di reattori 3. reattori continui a miscelazione completa: le particelle che entrano in vasca sono disperse omogeneamente in tutto il volume così da garantire la completa assenza di gradienti di concentrazione. Qi(t) e Qu(t): portate volumetriche in ingresso e in uscita dal reattore CAi(t) e CAu(t): relative concentrazioni V: volume di fluido presente nel reattore In questo tipo di reattore ci sono condizioni approssimativamente uguali in tutto il volume. Tipi di reattori Vasche a pistone Vasche a completo mescolamento Caratterizzazione del Substrato Il substrato è caratterizzabile indirettamente attraverso il suo equivalente in ossigeno o in carbonio contenuto energetico BOD (Biochemical Oxygen Demand) Quantità di O2 necessaria per ossidare biologicamente il substrato Riflette perfettamente i meccanismi naturali di biodegradazione COD (Chemical Oxygen Demand) Quantità di O2 necessaria per ossidare chimicamente il substrato Permette di ricavare “l’equivalente in Ossigeno” dei vari composti organici Rende conto dello scambio di elettroni nelle reazioni di ossidoriduzione fra substrato e biomassa TOC (Total Organic Carbon) Misura totale di Carbonio organico Non indica lo stato di ossidazione delle varie componenti carboniose Non permette di ricavare “l’equivalente in Ossigeno” Cosa fanno i microrganismi I microrganismi hanno come scopo la loro riproduzione. Per fare questo hanno bisogno in sostanza: di una fonte di carbonio che è il costituente principale del materiale cellulare; Una fonte di energia che serve loro per alimentare le reazioni utili alla loro riproduzione SUBSTRATO (cibo) Anabolismo ENERGIA BIOMASSA Cosa accade ai microrganismi durante i processi a fanghi attivi Crescita. I microrganismi utilizzano il substrato, l’ossigeno ed altri nutrienti presenti nell’acqua per riprodursi quindi crescono e la loro concentrazione (massa/unità di volume) aumenta. La rapidità con la quale crescono è proporzionale alla concentrazione di substrato (cibo). Decadimento. I microrganismi per produrre energia necessaria alle funzioni di mantenimento, utilizzano una parte di sé stessi per cui questo fenomeno contribuisce a far diminuire la concentrazione di microrganismi. Cosa accade al substrato durante i processi a fanghi attivi Diminuzione. Il substrato viene utilizzato dai microrganismi per cui la sua concentrazione (massa/unità di volume) diminuisce durante il trattamento. Reattori a flusso continuo:dinamica del processo Q = portata V = volume Gli X = concentrazione microrganismi S = concentrazione substrato stessi processi di crescita e decadimento avvengono anche in un reattore a flusso continuo. La concentrazione di microrganismi che troviamo all’interno del reattore biologico deriva dal bilancio dei vari fenomeni che interessano i microrganismi. Bilancio di massa Il bilancio di massa è lo strumento fondamentale per prevedere quella che sarà la concentrazione di microrganismi. Il bilancio di massa applicato ad un reattore ci dice che: Accumulo = Ingresso – Uscita + produzione interna (crescita netta) Q, S0, X0 Q, S, X X, V, S La concentrazione di microrganismi X e del substrato in uscita S, in questo caso, dipende dal tempo di permanenza nel reattore. Maggiore è il tempo di permanenza e maggiore è la rimozione del substrato. Bilancio di massa In uno schema di questo tipo, la concentrazione di microrganismi sarebbe in continua variazione a causa della variazione di substrato (cibo) in arrivo con le acque di fognatura. Inoltre per avere un adeguato tempo di detenzione dei microrganismi nel reattore sarebbero necessari dei reattori eccessivamente grandi rispetto alla portata. Si ricorre allora agli schemi con ricircolo. In questo schema la miscela di microrganismi, dopo il reattore biologico, passa in un sedimentatore dove le colonie di microrganismi sono separate dall’acqua. Una parte dei microrganismi sedimentati viene ricircolata nel reattore (la vasca di ossidazione). In questo modo si può controllare la concentrazione di microrganismi nel reattore e si aumenta il loro tempo di permanenza nell’impianto per cui si ottiene una elevata rimozione del substrato con reattori di volume relativamente piccolo. Una parte dei microrganismi separati nella sedimentazione, invece, deve essere rimossa al fine di mantenere nel reattore la desiderata concentrazione di microrganismi. I microrganismi che vengono allontanati rappresentano il fango di supero. Schema di processo Qw, X Reattore (vasca di ossidazione) Con estrazione fango dal reattore Sedimentatore Q, S0 X, Vr,S Reattore (vasca di ossidazione) Qe, S, Xe Qr, Xr, S Con estrazione fango dalla linea di ricircolo Sedimentatore Q, S0 X, Vr,S Qe, S, Xe Qr, Xr, S QW, Xr Età del fango (c) L’età del fango (SRT) rappresenta il tempo medio di residenza di una particella solida all’interno dell’impianto ed è il parametro più importante nel controllo dei processi a fanghi attivi. Per incrementare il tempo di residenza cellulare, rispetto al tempo di residenza idraulica si introduce un ricircolo della biomassa nella vasca di ossidazione una volta avvenuta la sua separazione dalla fase liquida sottoforma di fango. Vr X VX c c Qw X r Qw X r Qe X e VX Vr c c Qw X Qe X e Qw Età del fango (c) L’età del fango determina: - concentrazione del substrato in uscita; S (mg/L) 1 Linea di washout min c SRT c (giorni ) Nella figura si riporta l’andamento di S. Esiste un valore minimo del tempo dell’età del fango al di sotto del quale non ha luogo alcuna rimozione del substrato, tale condizione si ottiene ponendo S=S0. Tale tempo viene anche detto punto di washout, in quanto per valori inferiori o uguali si ha il dilavamento del reattore dalla biomassa in esso presente. Età del fango (c) L’età del fango (SRT) è inoltre il parametro discriminante per decidere la presenza o meno di determinati microrganismi nell’impianto. Infatti se un microrganismo ha, nelle condizioni di funzionamento dell’impianto, una velocità di crescita tale che: 1 SRT Rimozione C organico Nitrificazione È funzione della concentrazione dei substrati e della T Allora il microrganismo è in grado di rimanere nell’impianto altrimenti verrà dilavato in quanto la rapidità con cui lo si rimuove per mezzo del fango di supero è maggiore della rapidità con cui il microrganismo riesce a crescere nelle condizioni di funzionamento dell’impianto. Naturalmente negli impianti in cui la separazione finale solido-liquido è affidata alla sedimentazione, oltre ad una adeguata velocità di crescita il microrganismo deve avere anche la capacità di flocculare altrimenti non riesce a sedimentare e viene ugualmente dilavato dall’impianto. Età del fango (c) E’ inoltre importante sottolineare che l’età del fango caratterizza l’impianto nel suo complesso ma nelle diverse sezioni le condizioni di funzionamento possono essere molto diverse in termini di: • Concentrazione di substrato; Concentrazione ossigeno disciolto; • per cui le condizioni che si realizzano nella prima sezione di trattamento biologico possono favorire un tipo di microrganismo piuttosto che un altro con ripercussioni poi su tutto il processo a valle in quanto un vantaggio competitivo nella prima sezione è determinante per essere dominanti anche nelle sezioni di valle. Età del fango (c) L’età del fango determina: -la produzione del fango di supero; Px (Kg solidi/gio rno) Linea di washout min c c (giorni ) Notiamo che oltre un certo valore (prossimo a cmin) la produzione di fanghi diminuisce all’aumentare dell’età del fango, a causa di una più completa stabilizzazione della biomassa. Età del fango (c) L’età del fango determina: - la concentrazione dei microrganismi (della biomassa attiva) e dei solidi complessivi nel reattore biologico X (Kg solidi/m 3 ) Linea di washout min c c (giorni ) Età del fango (c) L’età del fango determina: -il consumo dell’ossigeno; RO2 (kgO2 / giorno ) Linea di washout min c c (giorni ) Età del fango (c) L’età del fango è legata al fattore di carico organico: Fc = Q S0/X V [Kg BOD5/ (Kg SSMA • d)] che può essere definito come il carico di sostanze organiche biodegradabili (cibo) che viene applicato al giorno, per la massa di solidi sospesi presenti nella vasca di aerazione dell’impianto. Tipo impianto Età del fango (giorno) Fc Tempo detenzione (ore) Aerazione prolungata Alcune decine di giorni 0,02 – 0,15 80 – 10 A basso carico Da poche settimane a decine di giorni 0,2 – 0,3 7–5 A medio carico Da pochi giorni a poche settimane 0,3 – 0,5 5–3 Ad alto carico Pochi giorni (< 5) > 0,5 3 – 1,5 Quanto scegliere un basso valore di Fc o alto valore di età del fango Necessità di elevati abbattimenti del BOD; Necessità di ridurre la produzione di fanghi; Necessità di fango di supero stabilizzato; Necessità di un effluente ben nitrificato; Presenza di sostanze difficilmente degradabili; Piccolo impianto con gestione precaria; Liquami fortemente diluiti; Liquami freddi. Cosa c’è nel fango attivo Nelle equazioni prima riportate si indicava con X la concentrazioni di batteri. In realtà poi nel fango attivo, altre ai microrganismi ci sono molti altri solidi che sono in realtà non attivi. Concentrazione di fango nella miscela aerata (Ca) All’atto della messa in funzione dell’impianto coincide con la concentrazione dei solidi sospesi nei liquami (200-600 mg/l). Ricircolando il fango dalla sedimentazione secondaria si provoca il suo aumento. Si inizia ad avere un buon rendimento depurativo quando si raggiunge 1-1.5 Kg SS/m3. Si possono raggiungere, in fase di funzionamento a regime, valori fino a 10-12 Kg SS/m3. Limiti nella concentrazione Ca Decadimento delle prestazioni della sedimentazione secondaria o costoso sovradimensionamento; Valori elevati di turbolenza nella vasca di ossidazione al fine di evitare la sedimentazione dei fanghi, con rischio di “rottura” dei fiocchi; Elevato dispendio energetico per il mantenimento in sospensione di una soluzione di solidi molto concentrata. Di norma la concentrazione di solidi nella miscela aerata sta nel range tra 2,5 e 6 kgSS/m3. Sedimentazione secondaria Nella vasca di sedimentazione secondaria si ha la separazione tra i solidi (fango) e l’effluente che verrà scaricato dall’impianto. E’ un’operazione di fondamentale importanza. Un malfunzionamento della sedimentazione secondaria può compromettere in modo irrimediabile tutto il processo depurativo. Le funzioni di tale fase di trattamento sono “strategiche”: - - Funzione di chiarificazione; Funzione di ispessimento del fango da ricircolare e da spurgare. Carico idraulico superficiale Data l’importanza della sedimentazione secondaria, devono essere assunti valori molto prudenziali, solitamente apri a 0.5-0.6 la velocità delle particelle a più lenta velocità di sedimentazione, per tenere conto dei possibili fenomeni di cattiva sedimentabilità (bulking, pin-point, rising, …). Nel calcolo del carico idraulico è sufficiente considerare la sola portata Q, senza quella di ricircolo che in effetti viene deviata e raccolta prima di partecipare al moto si sedimentazione vero e proprio. L’uso di prove di sedimentazione o la costruzione di un impianto pilota è molto utile per la progettazione di grandi impianti. Carichi idraulici. Valori di dimensionamento. Tipo di trattamento Carico idraulico con portata media [m3/m2 h] Carico idraulico con portata di punta [m3/m2 h] Fanghi attivi con trasferimento aria (esclusa aerazione prolungata) 0,8 – 1,6 2 – 2,5 Fanghi attivi con trasferimento ossigeno disciolto 0,8 – 1,6 2 – 2,5 Aerazione prolungata 0,4 – 0,8 1,2 - 1,6 Letti percolatori 0,8 – 1,2 2 – 2,5 Biodichi (effluente secondario) 0,8 – 1,6 2 – 2,5 Biodischi (effluente nitrificato) 0,8 – 1,2 1,6 – 2,5 Carico solidi sospesi Tipo di trattamento Carico solidi Carico solidi sospesi con portata sospesi con portata media di punta [kg/m2 h] [kg/m2 h] Fanghi attivi con trasferimento aria (esclusa aerazione prolungata) 4-6 10 Fanghi attivi con trasferimento ossigeno disciolto 5-7 10 Aerazione prolungata 1-5 7 Letti percolatori 3-5 8 Biodichi (effluente secondario) 4-6 10 Biodischi (effluente nitrificato) 3-5 8 Volume del fango (SV) e Sludge Volume Index Se un campione di fango attivo, generalmente un litro, viene versato in un cilindro graduato di vetro, il volume sedimentato dopo trenta minuti rappresenta il Volume del Fango esprimibile in ml/l (SV30). Questo parametro è una stima del volume occupato dal letto di fango nel sedimentatore dopo trenta minuti dal suo ingresso. L’indice del volume del fango, SVI, è il parametro più diffuso per la caratterizzazione della sedimentabilità dei fanghi attivi. Esso rappresenta il volume (in ml o cc) che occupa 1 gr di sostanza secca del fango, lasciato decantare per 0.5 ore per cui: SV30 SVI X dove SVI è l’indice del volume del fango o di Mohlman, V30 è il volume di fango sedimentato in un cilindro graduato dopo 30 minuti dall’immissione del campione e X è la concentrazione di solidi sospesi nel campione ad inizio prova. Sludge Volume Index (SVI) SVI (mL/g) = SV30 (mL/L) / MLSS (g/L) Sludge Volume Index (SVI) time = 0e time =30 min SVI = 380 mL/g Sludge Volume Index (SVI) SVI = (volume di fango dopo 30 min., ml/l) x 1000 solidi sospesi miscela aerata , mgSST/L Ad esempio supponiamo di voler valutare lo SVI di una miscela aerata che ha 4000 mgSST/L di solidi sospesi. Supponiamo che dopo 30 minuti di sedimentazione in un cilindro da 1 L, il fango occupi 400 ml. SVI = (400 x 1000) / 4000 = 100 ml/g Sludge Volume Index (SVI) Il parametro SVI è stato per molto tempo utilizzato per valutare se un fango attivo è affetto da bulking. In funzione di tale parametro, una classificazione delle caratteristiche di sedimentabilità è quella di tabella. SVI [ml/g] Caratteristiche di sedimentabilità < 80 Eccellente 80 – 150 Moderate >150 Pessime Vediamo quindi come il valore di SVI di 150 ml/g sia da considerarsi un po’ come il valore spartiacque tra fango con bulking e senza bulking anche se in altre classificazioni si ritiene che un fango sia senza dubbio affetto da bulking per valori di SVI > 200 ml/g. Sludge Volume Index (SVI) Vediamo con questo esempio come la concentrazione iniziale può influenzare pesantemente la valutazione del parametro SVI. SVI = (volume di fango dopo 30 min., ml) x 1000 mg/L di solidi sospesi Una miscela aerata ha 4000 mg/L di solidi sospesi. Dopo 30 minuti di sedimentazione in un cilindro da 1 L, il fango occupa 400 ml. SVI = (400 x 1000) / 4000 = 100 Buona sedimentabilità (SVI < 100) Una miscela aerata ha 10000 mg/L di solidi sospesi. Dopo 30 minute di sedimentazione in un cilindro da 1 L, il fango occupa 1000 ml. SVI = (1000 x 1000) / 10000 = 100 Buona sedimentabilità (SVI < 100) FALSO Sludge Volume Index (SVI) Il fango attivo e le sue caratteristiche di sedimentabilità può essere classificato secondo altri criteri in base allo SVI e alla velocità di sedimentazione a zona come illustrato in Tabella. Tipo di fango SVI [ml/g] ZSV [m/h] con X=3g/l Con buone caratteristiche di sedimentabilità < 100 >3 leggero 100-200 <1.2 bulking > 200 < 1.2 Il problema principale dello SVI è che è un valore puntuale. Esso infatti non tiene conto delle effettive proprietà di sedimentabilità dei fanghi cioè non dà informazioni su come viene raggiunto il risultato finale. Velocità di sedimentazione a zona E’ la velocità con cui l’interfaccia solido-liquido si muove verso il basso durante una prova di sedimentazione svolta in un cilindro. Figura 2.6 SST Sludge Volume Index (SVI) Come si vede in Figura due curve di sedimentazione diverse possono presentare valori uguali dello SVI. I fattori che influenzano il valore dello SVI sono molti, fra tutti i principali sono: la concentrazione iniziale di fango; dimensioni del cilindro; la miscelazione durante la prova. non c’è un legame univoco con la ZSV. Sludge Volume Index (SVI) Variazione del parametro SVI in funzione della concentrazione di solidi sospesi nel campione ad inizio prova. Si vede che fino ad un certo valore della concentrazione iniziale il valore di SVI rimane abbastanza costante ma oltre tale valore si ha prima un incremento e poi un decremento. Tale valore ‘limite’ dipende dalle caratteristiche di sedimentabilità ed è abbastanza elevato (circa 6 gSST/l) per fanghi con buona sedimentabilità e basso (anche sotto 2 gSST/l) per fanghi con cattiva sedimentabilità. Sludge Volume Index (SVI) Per quanto riguarda la miscelazione del fango nel cilindro durante la prova, è dimostrato che accorcia il periodo di riflocculazionee riduce gli effetti di parete che influenzano il test. Per eliminare l’influenza di questi fattori sul valore dello SVI standard, vengono utilizzate due procedure nel test che forniscono due parametri diversi per procedura ma non per concetto: l’indice del volume del fango miscelato o stirred sludge volume index(SSVI); l’indice del volume del fango diluito o diluted sludge volume index(DSVI).