La programmazione dei
Fondi Strutturali
2014-2020
24 gennaio 2014 Catania
Sviluppo urbano
sostenibile e
Terzo settore
Piero David
[email protected]
Sviluppo urbano sostenibile e
Terzo settore
1. Lo Sviluppo Urbano Sostenibile
nella programmazione
comunitaria
2. L’Agenda Urbana
3. I territori di Agenda Urbana
Lo Sviluppo Urbano
Sostenibile nella
programmazione
comunitaria
Sviluppo Urbano Sostenibile
Le Città occupano un posto centrale nell’agenda europea
di sviluppo sostenibile e coesione sociale.
a) Il modello del «vivere urbano» è quello tendenziale
per la maggioranza della popolazione
b) Nelle città convivono sviluppo ed emarginazione
c) Sempre più i momenti di produzione e di indirizzo
strategico dell’attività economica si concentrano
nelle città.
Dalle città bisogna ripartire per programmare lo
sviluppo e per garantire l’inclusione sociale.
Sviluppo Urbano Sostenibile
I.
L’indirizzo politico a riformare le province ed ad
attribuire maggiori funzioni alle Città Metropolitane
ed ai sistemi territoriali
II. I vincoli di finanza pubblica e la riduzione dei
trasferimenti impediscono di mantenere gli attuali
livelli nei servizi erogati (sociali, culturali, e
ambientali, peraltro sempre più a carico del terzo
settore) e nella manutenzione ordinaria del
patrimonio di infrastrutture esistente.
III. L’urgenza di raccogliere liquidità attraverso la
cessione di diritti edificatori alimenta il rischio di
usi impropri e inconsistenti degli spazi urbani
e del suolo.
Sviluppo Urbano Sostenibile
La politica di coesione comunitaria non può certo
costituire l’unico contesto di policy che interviene su
questi temi , ma certamente intende contribuire, in
linea con gli strumenti ordinari, a conseguire importanti
risultati, quali:
1) Rafforzare il ruolo delle istituzioni di governo urbano
come soggetti chiave delle strategie di
investimento locali
2) Favorire con esperienze concrete il percorso di avvio
delle città metropolitane e della riforma del
livello locale dell’Amministrazione
Agenda Urbana
• L’Europa, riconoscendo alle città il ruolo di motori
della crescita e di poli di creatività e innovazione
dei Paesi, attribuisce agli Enti Locali un ruolo
decisivo nel futuro della politica di coesione.
• È per questo che ha avviato l’elaborazione di
un’Agenda Urbana europea per integrare tra
loro le strategie dei territori nella cornice già
delineata della Strategia Europa 2020 che
individua le grandi priorità urbane sulle quali
investire (ricerca e sviluppo, sostenibilità
energetica, occupazione e inclusione sociale,
formazione di capitale umano).
Agenda Urbana
• Nei documenti e nella proposta legislativa presentata
dalla Commissione europea per la politica di coesione
2014-2020 si invita ciascun paese membro di dotarsi
di una “ambiziosa Agenda Urbana”, che permetta
alle amministrazioni cittadine di essere direttamente
coinvolte nell'elaborazione delle strategie di sviluppo.
• Il nuovo regolamento del Fondo europeo dello sviluppo
regionale (FESR) prevede, inoltre, che almeno il 5 per
cento delle risorse assegnate a livello nazionale debba
essere destinato ad Azioni Integrate per lo
Sviluppo Urbano Sostenibile delegate alle città.
Agenda Urbana Nazionale
• Il nostro Paese dispone di politiche nelle città ma non
per le città. Dispone cioè di varie politiche di settore
che operano nelle città.
• Ma perseguire una politica per le città è cosa ben
diversa: presuppone la consapevolezza che le città
siano dei sistemi, degli organismi fatti di parti
interdipendenti.
• Se si vuole intervenire per favorire lo sviluppo o la
qualità urbana, occorre dunque usare in forma
integrata leve diverse (politiche economiche, di
istruzione e formazione professionale, di mobilità e di
attrezzatura infrastrutturale, ecc,).
Agenda Urbana Nazionale
Avere una politica per le città è oggi ancora più
importante, a causa dei cambiamenti economici e sociali
intervenuti negli ultimi anni.
Per i paesi avanzati le città sono una risorsa chiave per
poter coniugare sviluppo e qualità sociale nelle
condizioni poste dalla globalizzazione.
La strada per coniugare sviluppo e qualità sociale passa
attraverso lo sforzo per potenziare l’innovazione e la
qualità delle produzioni e quindi incrocia
inevitabilmente i modi in cui sono le città.
Agenda Urbana
Le città sono oggi gli incubatori dell’innovazione. Lo sono
perché in esse può svilupparsi l’economia della
conoscenza e della cultura, cioè una base produttiva
che è molto dipendente dal contesto.
Le principali attività dell’economia della conoscenza e
della cultura sono:
• l’alta tecnologia,
• i servizi qualificati alle imprese e alle persone,
• L’industria culturale (media, televisione, cinema,
musica, turismo culturale e di qualità),
Agenda Urbana
• ma anche
• produzioni neo-artigianali di beni per la persona o per la
casa - legate alla moda, al design, alla cultura dei territori
- capaci di rispondere a una domanda molto specializzata,
personalizzata.
• Tutte queste produzioni innovative e di qualità hanno
bisogno di buone città, perché hanno bisogno di un
contesto ambientale favorevole, di buone economie esterne
materiali e immateriali, cioè di beni collettivi.
• L’innovazione, in questo senso, è sempre più una
costruzione sociale che avviene nel contesto urbano.
Non prende più forma principalmente all’interno dei
dipartimenti Ricerca & Sviluppo delle grandi imprese.
Agenda Urbana
Richiede collaborazioni qualificate, scambi di
informazioni, in un contesto urbano ricco di occasioni e
di stimoli per l’interazione, con:
• le strutture universitarie e di ricerca che si impegnino
a collaborare formalmente e informalmente con le
imprese;
• infrastrutture che favoriscano l’accessibilità e la
mobilità;
• strutture formative e culturali e per il tempo libero
adeguate, che possano attrarre il capitale umano
qualificato necessario per l’economia della conoscenza
e della cultura, ma che possano anche essere fonte di
un turismo culturale di qualità.
Agenda Urbana
Su queste basi sono stati individuati i cardini della
strategia comune dell’Agenda urbana,
• che si articola in tre driver di sviluppo – ovvero
ambiti tematici di intervento prioritari in parte fra
loro integrabili – comuni a tutte le regioni.
• Ed un quarto driver che sarà definito da ciascuna
Regione con riferimento alle peculiarità del proprio
territorio e della programmazione in essere.
• L’intervento articolato nei tre driver dell’Agenda
urbana contribuisce al perseguimento dei risultati
attesi dei vari Obiettivi Tematici.
I driver dell’Agenda urbana / 1
1. Modernizzazione dei servizi urbani per i
residenti e gli utilizzatori delle città
• Azioni di mobilità e logistica sostenibile,
sostituendo l’approccio per grandi opere con
soluzioni strutturali sulla frontiera tra regolazione
degli usi e gestione di servizi innovativi;
• Azioni di risparmio energetico e fonti
rinnovabili, con priorità al risparmio energetico
nell’edilizia pubblica e negli impianti di
illuminazione, per abbattere i costi di gestione e le
emissioni causate delle Amministrazioni comunali.
I driver dell’Agenda urbana / 1
In attuazione dei piani nazionali e regionali di settore,
gli interventi promuoveranno:
• Il miglioramento della gestione dei servizi
collettivi erogati
• Il loro rafforzamento attraverso interventi in
piccole infrastrutture e start-up di nuovi servizi.
Il driver dedicato alla “modernizzazione dei servizi
urbani” può comprendere azioni
a) dell’Obiettivo Tematico 2 “Agenda digitale”
b) dell’Obiettivo tematico 4 “Energia sostenibile e
qualità della vita”.
OBIETTIVO TEMATICO 2 Agenda digitale
OBIETTIVO TEMATICO 4 Energia sostenibile
I driver dell’Agenda urbana / 2
2. Pratiche e progettazione per l’inclusione sociale
per i segmenti di popolazione più fragile e per
aree e quartieri disagiati.
• Proseguendo il percorso avviato con il Piano d’Azione
per la Coesione, la programmazione 2014-2020
finanzierà interventi di inclusione sociale in
ambito urbano, rafforzando le filiere delle politiche
ordinarie ed intervenendo attraverso il
coinvolgimento del tessuto associativo e
dell’economia sociale.
I driver dell’Agenda urbana / 2
Sono previsti due ambiti di intervento prioritari:
1. Sostegno alle politiche sociali, rafforzando gli
strumenti ordinari esistenti, con particolare
riferimento ai servizi per infanzia e gli anziani non
autosufficienti;
2. Contrasto alla povertà e al disagio,
I driver dell’Agenda urbana / 2
2.
a)
b)
c)
Contrasto alla povertà e al disagio, con focus su
disagio abitativo,
disagio occupazionale
esclusione relazionale/culturale per target di
popolazione emarginata, attraverso la realizzazione
di infrastrutture a destinazione socio-culturali
(privilegiando la ri-attrezzatura di spazi esistenti) e,
soprattutto, azioni immateriali per la partecipazione
all’istruzione, la riduzione dell’abbandono scolastico,
la diffusione della legalità e la sicurezza degli spazi
pubblici.
I driver dell’Agenda urbana / 2
• Gli strumenti dello Sviluppo locale partecipativo
potranno sostenere la microprogettualità e l’innovazione
che organizzazioni già radicate localmente (cooperative,
associazioni, ONG, volontariato) mettono in campo per
rispondere a domande di servizi (di prossimità, mutuo
aiuto, sostegno alla persona) che non sempre trovano
risposte nelle filiere istituzionali.
• L’individuazione delle aree di intervento e dei gruppi
obiettivo potrà basarsi su dati oggettivi su scala microterritoriale aggiornati al Censimento 2011.
• Gli stessi dati permetteranno di individuare specifici e
misurabili risultati attesi per il monitoraggio e la
valutazione degli interventi.
I driver dell’Agenda urbana / 2
Le strategie di intervento e gli indicatori di risultato
potranno essere declinate secondo due approcci:
• Target territoriali a scala sub-comunale, in aree
caratterizzate da elevata concentrazione di
marginalità e illegalità diffusa (in primis nelle Città
metropolitane e nei centri di grandi dimensioni),
• Target di popolazione in situazione di grave
esclusione (es. rom, persone senza dimora, anziani,
in condizioni di forte disagio socio economico, etc.),
con indicatori che siano in grado misurare i
miglioramenti dello standard di servizi e della
qualità di vita di quel target specifico di popolazione.
I driver dell’Agenda urbana / 2
• In entrambi i casi la programmazione porrà limiti
parametrici alle spese per la struttura fisica
degli spazi , lasciando priorità al contenuto vero
e proprio dell’intervento di cura, incentivazione e
sostegno.
• Inoltre particolare attenzione dovrà essere data
alla sostenibilità di gestione nel medio-lungo
periodo dei servizi realizzati, garantendo
adeguate analisi di fattibilità ex ante,
l’individuazione di risorse per lo start-up e l’avvio
immediato delle procedure di selezione degli
eventuali soggetti gestori,
I driver dell’Agenda urbana / 2
• Il driver “pratiche e progettazione per l’inclusione
sociale” concorre al raggiungimento dei risultati
dell’OT 9 “Inclusione sociale, lotta alla
povertà e a ogni discriminazione”,
I driver dell’Agenda urbana / 2
OBIETTIVO TEMATICO 9 Inclusione sociale,
lotta alla povertà e a ogni discriminazione
I driver dell’Agenda urbana / 3
3. Rafforzamento delle filiere produttive globali a
vocazione urbana, con priorità per:
• Servizi avanzati per le imprese industriali e
agricole, per favore filiere produttive anche esterne ai
confini urbani;
• Imprese sociali , creative e per servizi per i
cittadini, per sostenere l’affermazione di nuovi
soggetti (giovani imprenditori, terzo settore)
capaci di migliorare l’offerta locale nelle filiere dei
servizi alla persona, nel welfare inteso, sia in
senso stretto, sia per cultura e creatività, con
l’obiettivo di creare occupazione e generare servizi
pregiati.
I driver dell’Agenda urbana / 3
Il terzo driver “capacità delle città di potenziare
segmenti locali pregiati di filiere produttive
globali” è strettamente legato al raggiungimento di
risultati in tema di potenziamento e applicazione
dell’innovazione
OT 1 “Ricerca e sviluppo tecnologico”
E di promozione della competitività territoriale
OT 3 “sistemi produttivi”
I driver dell’Agenda urbana / 3
OBIETTIVO TEMATICO 1
Ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione
I driver dell’Agenda urbana / 3
OBIETTIVO TEMATICO 3 Sistemi produttivi
I territori di Agenda urbana / 1
L’Agenda urbana si declina su due tipologie di
territori:
1. le 10 città metropolitane con legge nazionale (Bari,
Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli,
Roma, Torino e Venezia; Reggio Calabria) e le 4
individuate dalle Regioni a statuto speciale
(Cagliari; Catania, Messina, Palermo),
• Su queste città si concentrerà l’intervento del
Programma operativo nazionale Città
metropolitane per gli ambiti di propria competenza
e in parallelo agli interventi dei Programmi regionali.
I territori di Agenda urbana / 2
2. le città medie e i poli urbani
regionali, ovvero le aree urbane
densamente popolate che
costituiscono i poli di erogazione
di servizi – essenziali e di rango
elevato – per aree vaste
significative (in primo luogo i
Comuni capoluogo di Regione e
Provincia). In questi territori
interverranno i Programmi
operativi regionali.
Conclusioni
Nelle città si concentrano l'esclusione sociale, la
disoccupazione, i problemi ambientali, le sfide
dell’immigrazione e le discriminazioni di genere.
Ma in esse vi sono le risorse per una trasformazione
basata sull'innovazione, sulla coesione sociale e la
sostenibilità ambientale.
La strada di uno sviluppo sostenibile di un Paese,
economicamente e socialmente, oggi passa dalla
qualificazione delle sue città.
Conclusioni
• Ma è un cambiamento che deve essere
realizzato dal basso, dalle Città come “soggetto
collettivo” capace di coinvolgere tutte le forze del
territorio (individui, istituzioni, società civile, ecc.).
• Il nuovo ciclo di programmazione economica 20142020 chiede che dai territori nascano grandi
progetti integrati presentati da reti di città e
alleanze di città.
• Le città quindi avranno un ruolo sempre più
importante in Europa a patto che lavorino come
nuovi soggetti programmatori, con il metodo
dei patti e delle strategie, in grado di
rappresentare la dimensione metropolitana.
Conclusioni
• Queste ipotesi si prestano pertanto ad avere
successo solo se la città grande e la città media
importante a cui ci si riferisce e la sua
amministrazione non vedranno il proprio ruolo
limitato a quello di “beneficiario” di un progetto
standard.
• A quelle città dovrà piuttosto essere riconosciuta
forte responsabilità nella definizione strategica,
nella progettazione, e nell’attuazione di progetti ed
interventi e nella stessa sua delimitazione
territoriale, aprendosi laddove necessario a
coalizioni con altre entità amministrative.
Conclusioni
• Un nuovo modello di sviluppo del Mezzogiorno può
passare dalla riqualificazione e dalla trasformazione
funzionale delle città verso produzioni innovative ad
alto valore aggiunto.
• Ma la premessa deve essere necessariamente una
discontinuità culturale nel rapporto con le altre
amministrazioni locali e con le risorse pubbliche,
cogliendo l’occasione di Europa 2020 per uscire dal
paradigma dell’economia assistita ed avviarsi verso
quello dell’economia competitiva, dove conoscenza,
innovazione e ambiente siano la condizione per uno
sviluppo duraturo ed equilibrato.
Grazie
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