Physical activity and cardiovascular disease: evidence for a dose response HAROLD W. KOHL III Med. Sci. Sports Exerc., Vol. 33, No. 6, Suppl., 2001, pp. S472–S483 Scopo: riassumere sinteticamente la letteratura redente che dimostra una relazione dose-risposta fra l’attività fisica e gli obiettivi cardiovascolari da raggiungere. Studio basato su MEDLINE di articoli in inglese fino all’agosto 2000. Risultati accettati nelle pubblicazioni, con almeno due tipi di esercizio, on esclusione di quelli che non si riferiscono ai risultati clinici (incidenza della mortalità). I lavori selezionati sono stati classificati sulla base delle malattie considerate: tutte le malattie cardiovascolari (CVD), malattia coronarica (CHD) e ictus. Nell’insieme i risultati dimostrano che l’incidenza delle malattie cardiovascolari, soprattutto l’ischemia, e della mortalità, sono in relazione causale inversa con l’attività fisica in maniera correlata alla dose. Al contrario, risultati equivoci sull’incidenza dell’ictus e relativa mortalità non consentono una simile conclusione. Non vi è una forte evidenza per una relazione dose-risposta fra l’attività fisica e l’ictus come conseguenza di CVD. (The FASEB Journal. 2000;14:1685-1696.) Nitric oxide-mediated metabolic regulation during exercise: effects of training in health and cardiovascular disease BRONWYN A. KINGWELL È sempre più evidente che l’ossido nitrico (NO) è un importante regolatore emodinamico e metabolico nell’esecuzione dell’esercizio fisico. Vi sono inoltre adattamenti di questo sistema che probabilmente contribuiscono al miglioramento della capacità funzionale ed agli effetti cardioprotettivi che si associano ad un migliore livello di fitness. La produzione di NO dall’arginina è catalizzata dal una diossigenasi, la sintetasi dell’ossido nitrico (NOS), che è molto simile al citocromo P450. Si conoscono tre forme di NOS, rispettivamente neuronale (nNOS), inducibile (iNOS) ed endoteliale (eNOS). Il ruolo dell’NO riguarda diversi tipi di vasodilatazione, l’inibizione dell’aggregazione piastrinica, funzioni immunitarie, la crescita cellulare, la trasmissione nervosa, la regolazione metabolica e l’accoppiamento eccitazione contrazione. NO come regolatore metabolico nell’esercizio L’adeguamento della distribuzione di ossigeno e substrati metabolici alle richieste metaboliche durante l’attività fisica è controllato dal flusso sanguigno e dalla capacità delle cellule di estrarre i substrati: l’NO gioca un ruolo in entrambi questi processi. Fatti che fanno supporre un ruolo dell’NO nell’esercizio sono un aumento dell’eliminazione di NO con il respiro e un aumento dell’escrezione urinaria del secondo messaggero dell’NO, il GMP ciclico e del nitrato derivante dal metabolismo dell’NO durante l’esercizio negli atleti. I meccanismi che controllano il flusso di sangue ai muscoli nell’esercizio sono complessi e comprendono il controllo nervoso, metabolico, endoteliale, miogenico e la pompa muscolare. Nell’insieme, questi meccanismi modulano il flusso con effetti sulla pressione di perfusione e sul calibro delle arteriole di resistenza. Nella visione classica, si è sempre ritenuto che il calibro dei vasi rappresentasse l’effetto combinato della vasodilatazione dovuta alla produzione di metaboliti da parte del muscolo in esercizio e della vasocostrizione da attivazione simpatica dovuta alla stimolazione di recettori metabolici e meccanici nei muscoli. È tuttavia probabile che nell’adeguamento del flusso alle richieste metaboliche giochi un ruolo fondamentale l’NO prodotto sia dall’endotelio (eNOS), sia dal muscolo (nNOS). Stimoli che controllano la dilatazione microvascolare sono: l’adenosina, l’acidità, l’aumento della temperatura, la pO2, la pCO2, gli ioni magnesio e potassio. Altri meccanismi regolano la dilatazione a monte delle grandi arterie di conduzione. La forza di taglio (shear stress) sulle pareti vascolari, determinata dalla velocità e dalla viscosità del sangue, è oggi riconosciuta come un importante stimolo che aumenta la concentrazione intracellulare di Ca2+ e la liberazione di NO dalle cellule endoteliali. L’NO che si forma diffonde direttamente alle cellule muscolari lisce sovrastanti, dove attiva la guanilato ciclasi che produce GMPc dal GTP e infine provoca rilasciamento della parete vascolare. Dunque, la vasodilatazione del microcircolo in risposta all’accumulo di metaboliti vasodilatatori genera un gradiente di pressione che stimola la dilatazione mediata dal flusso delle arterie più prossimali da parte dell’NO rilasciato dalle cellule endoteliali a causa dello shear stress. Questo rende possibile un aumento del flusso microvascolare senza far cadere la pressione di perfusione. Metabolismo del muscolo scheletrico eNOS e nNOS sono espresse nelle fibre muscolari del ratto, mentre nell’uomo l’nNOS si trova nei muscoli e l’eNOS nei vasi che li perfondono La produzione di NO nel muscolo scheletrico contribuisce al controllo metabolico, modificando il flusso di sangue, l’assunzione di glucosio, la fosforilazione ossidativa, la contrattilità e l’accoppiamento eccitazione contrazione. L’NO risparmia riserve metaboliche promuovendo l’assunzione di glucosio e inibendo la glicolisi, la respirazione mitocondriale e il consumo di fosfocreatina. L’infusione di L-NMMA, inibitore della NOS, nell’arteria femorale di ciclisti durante la pedalata riduceva l’assunzione di glucosio del 48% rispetto alla somministrazione di soluzione salina. Consumo d’ossigeno: è ben noto che l’NO ad alte concentrazioni, prodotto dalla stimolazione di iNOS in condizioni patologiche inibisce la respirazione cellulare; ma studi su cani svegli hanno dimostrato che il consumo d’ossigeno dei tessuti è modulato anche in condizioni fisiologiche dalla normale produzione di NO. Nel cuore e nel muscolo scheletrico si registrano conseguenti riduzioni di contrattilità. Questi effetti contrastanti dell’NO vanno interpretati alla luce di studi che mostrano una riduzione dell’attività NOS nel muscolo durante la contrazione: se questo riguarda i mitocondri, rappresenta un meccanismo di compensazione che protegge la funzione muscolare e mitocondriale dall’influenza inibitoria dell’NO. Funzione del cuore: oltre al ruolo dell’NO di origine endoteliale sul circolo coronarico, il miocardio umano esprime sia nNOS sia eNOS, mentre l’iNOS si induce in condizioni patologiche, anche nella miocardiopatia dilatativa. L’NO inibisce la funzione contrattile e il consumo d’ossigeno a riposo. L’NO inibisce l’assunzione di glucosio nel miocardio a riposo. Gli effetti contrattili riguardano la fase di rilasciamento e riducono il tono in diastole; sono in parte dovuti all’inibizione degli enzimi della catena respiratoria e della creatin chinasi. In sintesi: l’NO può interferire con il controllo metabolico nell’esercizio con diversi meccanismi: aumento del flusso ai muscoli e al cuore con aumento del trasporto di ossigeno, substrati e ormoni (per es. insulina); conservazione delle riserve energetiche intramuscolari promuovendo l’assunzione di glucosio, inibendo la glicolisi e il consumo di fosfocreatina; depressione della funzione contrattile. Nell’insieme tutti questi effetti sono indirizzati alla protezione dall’ischemia. Effetti dell’allenamento sulle funzioni dell’NO in soggetti sani Da quanto visto sopra si comprende che l’NO ha molteplici funzioni nella risposta circolatoria e metabolica ad un episodio acuto di esercizio. È quindi logico attendersi che questo sistema si adatti in risposta all’allenamento e che tale adattamento contribuisca al miglioramento delle capacità e alla riduzione del rischio cardiovascolare. Finora la maggior parte degli studi è stata dedicata alla regolazione del tono vascolare piuttosto che agli effetti metabolici. In esperimenti sul cane l’allenamento aumentava la reattività agli agonisti dell’NO sia nelle coronarie prossimali sia nel microcircolo coronarico, ma nel ratto e nel maiale si sono ottenuti effetti opposti. Evidentemente ci sono differenze regionali e di specie nella risposta dell’NO all’allenamento. Da questo deriva l’importanza di studi effettuati direttamente sull’uomo. Nell’uomo stanno crescendo i risultati sulle variazioni croniche del sistema dell’NO in risposta all’esercizio. Recenti dati dimostrano che la vasodilatazione endotelio dipendente è modificata dall’esercizio nei periodi di riposo fra un episodio e un altro e che l’effetto non è circoscritto ai vasi dei muscoli che hanno fatto esercizio. L’esercizio dinamico con tutto il corpo può rappresentare un potente stimolo per gli adattamenti del sistema dell’NO; inoltre, l’aumento dello shear stress vascolare che dipende dall’aumento della frequenza cardiaca, della pressione pulsatoria, della viscosità del sangue e del flusso possono alterare le risposte all’NO nei vasi dei muscoli che non lavorano. La produzione basale di NO non cambia a riposo in seguito ad allenamento di lunga durata, ma la liberazione di NO stimolata dall’acetilcolina aumenta, forse perché negli atleti si abbassa il colesterolo totale. Questo significa che negli atleti la riserva vasodilatatoria endotelio dipendente è aumentata , il che migliora la capacità di eseguire esercizi localizzati, indipendentemente dalla performance cardiaca. In sintesi: l’ampia letteratura sugli animali e i recenti risultati sull’uomo indicano che l’allenamento aerobico per periodi che vanno da pochi giorni a diverse settimane, aumenta la liberazione basale di NO dall’aorta, dai muscoli attivi e inattivi e dalle coronarie. Questo contribuisce alla riduzione della pressione arteriosa a riposo che si ottiene dopo solo 4 settimane di allenamento. L’aumento della liberazione di NO è una risposta transitoria all’allenamento, che porta progressivamente ad alterazioni strutturali. L’allenamento aumenta anche la dilatazione endotelio dipendente da farmaci nei medesimi vasi, ma questo richiede periodi di allenamento più lunghi. Questi adattamenti dovrebbero aumentare il trasporto di sangue e substrati alle cellule del cuore e dei muscoli attivi, migliorandone le capacità funzionali. CONSEGUENZE DI UNA FUNZIONE ENDOTELIALE ALTERATA SULLE CAPACITA’ DI ESERCIZIO Endotelio Ridotta liberazione e/o biodisponibilità di NO endoteliale si associano con una serie crescente di malattie o rischi cardiovascolari, che vanno dall’ipercoesterolemia all’ipertensione, il fumo e il diabete, e con malattia coronarica conclamata e insufficienza cardiaca. La ridota liberazione può essere dovuta ad una riduzione dell’espressione di NOS o ad un difetto del meccanismo legato allo shear stress o dei recettori che attivano la NOS. Nei pazienti ipercolesterolemici o con aterosclerosi coronarica, le arterie sistemiche e le coronarie si costringono durante l’esercizio, probabilmente in seguito ad una perdita della capacità vasodilatatrice da parte dell’endotelio dovuta all’insufficiente liberazione o ad una maggior degradazione dell’NO. In sintesi Non ci sono prove definitive di un ruolo importante dell’NO nell’alterata risposta all’esercizio. È inoltre difficile distinguere gli effetti sulla capacità di esercizio delle limitazioni specifiche alla funzione dell’NO da altri fattori legati alla malattia; tuttavia, i dati riportati e la plausibilità meccanicistica sostengono l’ipotesi che le disfunzioni dell’NO limitino l’esercizio. Il meccanismo più importante è la riduzione del flusso di sangue ai muscoli attivi, ma sono comprese anche la circolazione polmonare e coronarica. Queste limitazioni possono diventare particolarmente importanti nell’insufficienza cardiaca EFFETTI DELL’ALLENAMENTO SULLA FUNZIONE DELL’NO NELLA MALATTIE CARDIOVASCOLARI Molteplici ricerche hanno studiato i possibili effetti dell’allenamento nel normalizzare la vasoilatazione NO dipendente in diverse malattie, ma ci sono pochi studi sugli effetti dell’NO sul metabolismo, compresa l’assunzione di glucosio. Per quanto riguarda la funzione endoteliale, l’allenamento può produrre benefici con diversi meccanismi: aumento della liberazione di No e prostaglandine da shear stress, aumento dell’espressione di eNOS, ridotta disattivazione dell’NO da parte dei superossidi o altri radicali liberi derivati dall’ossigeno. Il ruolo dell’NO nel modificare il tono vascolare in seguito all’allenamento dev’essere definito come tipo di allenamento, regione vascolare e andamento temporale della risposta. Il sistema dell’NO è modificato dall’allenamento in presenza di insufficienza cardiaca, e questo può contribuire all’aumento delle capacità funzionali, anche se il ruolo dell’NO nella circolazione coronarica e nel muscolo, con particolare riguardo all’assunzione di glucosio, non è ancora stato definitivamente dimostrato Vagal modulation of heart rate during exercise: effects of age and physical fitness MIKKO P. TULPPO,1,2 TIMO H. MA¨ KIKALLIO,1,2 TAPIO SEPPA¨ NEN,1 RAIJA T. LAUKKANEN,2 AND HEIKKI V. HUIKURI1 1Department of Medicine, Division of Cardiology, University of Oulu, 90220 Oulu; and 2Merikoski Rehabilitation and Research Center, 90100 Oulu, Finland Am J Physiol Heart Circ Physiol 274:H424-H429, 1998. Fig. 2. HR (A), 2-D vector analysis of Poincare´ plots as indicated by SD1 normalized for average R-R interval (SD1n; B), and high frequency (HF) power of spectral analysis (HF power) normalized for average R-R interval (CCV%; C) in 3 age groups (fitness-matched) during exercise. Values are means 6 SD. Kruskal-Wallis H-tests were used at each exercise intensity level (among all 3 groups) followed by post hoc analysis (MannWhitney U-test) between young group and old group. Xx P < 0.01 and xxx P < 0.001 for young group compared with old group. ns, Not significant. Fig. 4. HR (A), 2-D vector analysis of Poincare´ plots (SD1n; B), and HF power (C) in 3 fitness groups (age-matched) during exercise. Values are means 6 SD. Kruskal-Wallis Htests were used at each exercise intensity level (among all 3 groups) followed by post hoc analysis (Mann-Whitney U-test) between good fitness group and poor fitness group. X P < 0.05, xx P < 0.01, and xxx P < 0.001 for good fitness group compared with poor fitness group. ns, Not significant. La fitness fisica è correlata con la modulazione vagale della frequenza cardiaca durante l’esercizio indipendentemente dall’età. Questo dimostra che una buona fitness aerobica ha benefici effetti sulla regolazione autonoma del sistema cardiovascolare. Dati sperimentali dimostrano che l’attività vagale evita la fibrillazione ventricolare durante l’esercizio e che l’allenamento conferisce una protezione preventiva dalla morte improvvisa aumentando la funzione autonoma cardiovascolare.