ANALISI DI BILANCIO
Ancona 11/12 Febbraio 2003
Roberto Musso
1
LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA
•VISIBILITA’ E TRASPARENZA ELEMENTI
FONDAMENTALI PER RICEVERE FIDUCIA E
CREDIBILITA’ DAI PROPRI INTERLOCUTORI
•PER OTTENERE SUCCESSO L’IMPRESA
DEVE SAPER FARE E FARLO SAPERE
2
LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA
• SAPER FARE DERIVA DALL’EFFICACIA DEL
SISTEMA DI GESTIONE
• FARLO SAPERE IMPLICA UN’ATTIVITA’ DI
COMUNICAZIONE
• L’IMPRESA REALIZZA COSI’ UN CONTATTO
MAGGIORE E MIGLIORE CON GLI
INTERLOCUTORI ESTERNI ED INTERNI
3
LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA
INTERLOCUTORI:
• CONFERENTI CAPITALE DI RISCHIO
• I FINANZIATORI
• CONFERENTI LAVORO E SERVIZI
• CLIENTI E FORNITORI
• MONDO POLITICO E ASSOCIAZIONI
SINDACALI
4
TRE LIVELLI DI COMUNICAZIONE
•LA COMUNICAZIONE COMMERCIALE
(visibilità dei prodotti e/o servizi)
• LA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
(far conoscere l’impresa ai diversi
interlocutori)
• LA COMUNICAZIONE ECONOMICOFINANZIARIA (rendere visibili gli aspetti
patrimoniali e reddituali)
5
BILANCIO COME STRUMENTO DI
COMUNICAZIONE
ECONOMICO/FINANZIARIA
• LA COMUNICAZIONE ECONOMICO
FINANZIARIA NON PUO’ ESSERE
CONSIDERATA COME OBBLIGO DA
ADEMPIERE PASSIVAMENTE, MA UN
VEICOLO DI COMUNICAZIONE DA GESTIRE
ATTIVAMENTE PER STIMOLARE NEGLI
OPERATORI L’INTERESSE NELL’IMPRESA
• BILANCIO SEMPRE PIU’ IMPORTANTE PER
LA CREAZIONE DELL’IMMAGINE AZIENDALE
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DISPOSIZIONI DI LEGGE IN MATERIA DI
REDAZIONE DEL BILANCIO PUBBLICO D’IMPRESA
PRINCIPIO BASE
Clausola del quadro fedele (true and fair view)
PRINCIPI GENERALI DI REDAZIONE
Continuità
Prudenza
Competenza
Comparabilità
Verificabilità
Completezza
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IL BILANCIO PUBBLICO D’IMPRESA:
COMPOSIZIONE
Composizione del bilancio (prospetti base):
stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa
Documenti complementari, accompagnatori del bilancio:
Relazione sulla gestione, relazione dei sindaci, bilanci delle
società controllate, prospetto dati essenziali bilancio società
collegate, bilancio consolidato (se vi sono controllate),
relazione sulla gestione del gruppo, relazione di certificazione
su bilancio, relazione semestrale amministratori (se dovuta).
8
IL BILANCIO PUBBLICO D’IMPRESA:
SCHEMI DI PRESENTAZIONE
Stato patrimoniale
Forma: a sezioni divise e contrapposte
Struttura: esposizione delle attività al netto dei corrispondenti fondi
rettificativi e separata indicazione di capitale fisso e circolante del
patrimonio netto, dei debiti e dei fondi rischi
Aggregati significativi: immobilizzazioni e capitale circolante (attivo);
patrimonio netto, fondi per rischi e oneri, TFR e debiti (passivo e
netto)
Tipo di classificazione: prevale il criterio di destinazione economica
mentre quello finanziario è parziale
Conto economico
Forma: scalare
Struttura: a costi e ricavi integrali della produzione
Aggregati significativi: valore della produzione, costi della
produzione
Tipo di classificazione: per natura
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IL BILANCIO PUBBLICO D’IMPRESA:
SCHEMI DI PRESENTAZIONE
Nota integrativa
Forma: nessuna vincolante
Struttura: indicazione di un contenuto obbligatorio minimo e
illustrazione di aspetti richiamati da norme specifiche
Informazioni significative: illustrazione e motivazione dei criteri di
valutazione impiegati, dettagli su singole voci di stato patrimoniale,
dettagli su singole voci di conto economico, indicazioni quali
quantitative di natura extra-contabile, dati e informazioni la cui
illustrazione è rinviata alla nota integrativa da norme specifiche
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Il bilancio secondo la IV Direttiva Cee
LA STRUTTURA DELL’ATTIVO
A)
CREDITI VERSO
SOCI PER
VERSAMENTI
ANCORA DOVUTI
B)
IMMOBILIZZAZIONI
C)
ATTIVO
CIRCOLANTE
D)
RATEI E RISCONTI
ATTIVI
11
A) CREDITI VERSO SOCI
OCCORRE INDICARE SEPARATAMENTE LA
PER VERSAMENTI ANCORA PARTE DA RICHIAMARE E LA PARTE GIA’
DOVUTI
RICHIAMATA
B) IMMOBILIZZAZIONI
MATERIALI E
IMMATERIALI
FINANZIARIE
AL NETTO DEGLI
AMMORTAMENTI; DA
DETTAGLIARE NELLA
NOTA INTEGRATIVA
ANCHE CREDITI
COMMERCIALI E
FINANZIARI DI LUNGO
PERIODO
RIMANENZE E CREDITI AL NETTO DELLE SVALUTAZIONI
C) ATTIVO CIRCOLANTE
OCCORRE SEPARARE LE VOCI SECONDO LA SCADENZA
(ENTRO E OLTRE 12 MESI)
D) RATEI E
RISCONTI ATTIVI
OCCORRE INDICARE SEPARATAMENTE RATEI
12
E RISCONTI PLURIENNALI
Il bilancio secondo la IV Direttiva Cee
LA STRUTTURA DEL PASSIVO
A)
PATRIMONIO
NETTO
B)
FONDI PER
RISCHI E ONERI
C)
TRATTAMENTO
DI FINE
RAPPORTO
D)
DEBITI
E)
RATEI E
RISCONTI
13
PASSIVI
A) PATRIMONIO NETTO
B) FONDI PER
RISCHI E ONERI
C) FONDO TFR
D) DEBITI
E) RATEI E
RISCONTI PASSIVI
OCCORRE DETTAGLIARE LA SUA
COMPOSIZIONE (CAPITALE, RISERVE,
UTILI E PERDITE PORTATE A NUOVO,
UTILE O PERDITA D’ESERCIZIO)
ACCANTONAMENTI PER PERDITE O DEBITI DI
NATURA DETERMINATA ED ESISTENZA CERTA O
PROBABILE IL CUI AMMONTARE O LA CUI DATA
DI SOPRAVVENIENZA SONO INDETERMINATI
NON OCCORRE SPECIFICARE L’EVENTUALE
QUOTA “A BREVE”
INCLUDE DEBITI SIA COMMERCIALI CHE
FINANZIARI; VANNO SEPARATAMENTE INDICATI
I DEBITI O LE QUOTE DI DEBITI SCADENTI
OLTRE I 12 MESI
OCCORRE INDICARE SEPARATAMENTE RATEI
14
E RISCONTI PLURIENNALI
Il bilancio secondo la IV Direttiva Cee
LA STRUTTURA DEL CONTO ECONOMICO
A)
VALORE DELLA PRODUZIONE
B)
COSTI DELLA PRODUZIONE
DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE A)-B)
C)
PROVENTI E ONERI FINANZIARI
D)
RETTIFICHE DI VALORE DELLE ATTIVITA’ FINANZIARIE
E)
PROVENTI E ONERI STRAORDINARI
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE A)-B)+/-C)+/-D)+/-E)
IMPOSTE SUL REDDITO D’ESERCIZIO
UTILE / PERDITA DELL’ESERCIZIO
15
ANALISI DI BILANCIO
Nozione:
Studio del bilancio attuato mediante
scomposizione dell’unitario sistema
del valore, in parti osservabili
autonomamente e distintamente
Consiste in: - Riclassificare i dati di bilancio
- Attuare correlazioni tra valori
- Comporre rapporti tra valori
- Strutturare serie di valori ed
attuare l’analisi
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LOGICA E FUNZIONI DELLE
ANALISI DI BILANCIO
Realtà
aziendale
Il BIL è lo strumento con il quale
l’impresa comunica ai terzi i
risultati gestionali
Rilevazione
della realtà
Secondo vincoli
e convenzioni
Bilancio
Il BIL è modello
della realtà
Terzi
Apprezzamento
della realtà
Analisi di
bilancio
Il BIL è lo strumento
tramite il quale i terzi
ricercano informazioni
ai fini di apprezzamento
Ambiente
esterno
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RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO
PATRIMONIALE
• Liquidità crescente
STATO PATRIMONIALE FINANZIARIO
ATTIVITA’
PASSIVITA’
1. CAPITALE IMMOBILIZZATO
che si trasformerà in denaro in un
periodo di tempo superiore a un
anno
1. CAPITALE PROPRIO
proveniente da apporti degli
azionisti e riserve
2. CAPITALE D’ESERCIZIO O
CIRCOLANTE LORDO
voci che si trasformeranno in
denaro entro un anno
2. PASSIVITA’ CONSOLIDATE
voci che si trasformeranno in
pagamenti in un periodo superiore
all’anno
3. PASSIVITA’ CORRENTI
voci che si trasformeranno in
pagamenti entro un anno
CAPITALE INVESTITO
CAPITALE ACQUISITO
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IMPIEGHI
ATTIVITA’
FISSE
CAP.
CIRCOL.
LORDO
FONTI
CAPITALE A
PIENO
RISCHIO
IMMOBILIZZAZIONI
NETTE
DEBITI A
MEDIA-LUNGA
SCADENZA
DISPONIBILITA’ NON
LIQUIDE
LIQUIDITA’
DIFFERITE
DEBITI
CORRENTI
CAP.
PROPRIO
CAP.
PERMANENTE
CAP.
CORRENTE
LIQUIDITA’
IMMEDIATE
19
C
A
P
.
D
I
T
E
R
Z
I
RICLASSIFICAZIONE DELLO SP SECONDO IL CRITERIO DI PERTINENZA GESTIONALE
ATTIVO = IMPIEGHI
PASSIVO = FONTI
Attività operative della gestione corrente
Passività operative della gestione corrente
-cassa necessaria alla gestione tipica
- debiti verso fornitori
- crediti commerciali
- debiti comm.li v/ controllate – collegate
- (f.do svalutazione crediti)
- ratei e risconti passivi
- crediti comm.li v/ controllate – collegate
- anticipi da clienti
- magazzino
- (fondi rischi)
- (f.do svalutazione magazzino)
-Fondo TFR
- anticipi a fornitori per materie prime
- ratei e risconti attivi
Passività estranee alla gestione corrente
Attività operative extra gestione corrente
- debiti verso banche
-immobili, macchinari, impianti
- debiti verso fornitori di impianti
- (f.di ammortamento)
- debiti a medio-lungo termine
- anticipi a fornitori per acquisto cespiti
- debiti finanziari verso controllate-collegate
- brevetti, marchi ecc.
- fondo imposte correnti
- (f.di ammortamento)
-CAP. INVESTITO GESTIONE CARATTER.
Patrimonio netto
Attività delle gestioni accessorie
- immobili e terreni civili
- (f.di ammortamento)
- partecipazioni non strumentali
- (fondo svalutazione)
- capitale sociale
- riserve
- utile (perdita) d’esercizio
CAP. INVESTITO GESTIONE ACCESSORIA
CAPITALE INVESTITO
TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
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Attività legate alla gestione operativa corrente: liquidità immediate,
crediti commerciali verso clienti, controllate e collegate, magazzino,
ratei e risconti derivanti da ricavi e costi legati alla gestione corrente
Passività legate alla gestione operativa corrente: debiti di fornitura,
debiti per imposte e tasse di competenza dell’esercizio, TFR (se non
considerato separatamente), debiti a breve termine verso enti
previdenziali, ratei e risconti derivanti da costi e ricavi di pertinenza
della gestione corrente
Attività legate alla gestione caratteristica non corrente: immobili,
impianti, macchinari, attrezzature, brevetti, marchi, licenze, avviamento
Passività legate alla gestione caratteristica non corrente: debiti verso
fornitori impianti, debiti verso erario per imposte di competenza di
esercizi precedenti
Attività estranee alla gestione caratteristica: immobili civili, terreni,
partecipazioni non operative, titoli a reddito fisso e crediti finanziari
verso collegate
Passività estranee alla gestione caratteristica: mutui, prestiti bancari a
breve termine, debiti verso soci e altri finanziatori
21
SCHEMA DI RICLASSIFICAZIONE A RICAVI NETTI E COSTO DEL VENDUTO
RICAVI NETTI DI VENDITA ( al netto di Iva, sconti, abbuoni e imposte di fabbricazione)
(COSTO DEL VENDUTO)
RISULTATO LORDO (MARGINE LORDO INDUSTRIALE
(Spese generali amministrative)
Gestione
caratteristica
(Spese di vendita)
RISULTATO OPERATIVO
proventi finanziari
(oneri finanziari netti – compresa quota Irap)
Proventi patrimoniali
(Oneri patrimoniali)
+/- Proventi e oneri diversi
Gestione non
caratteristica
REDDITO ANTE IMPOSTE
(Imposte)
REDDITO NETTO
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Determinazione del “costo dei prodotti venduti”
+ Acquisti
+/- Variazione rimanenze di materie prime
= CONSUMI
+ Mano d’opera e oneri accessori
Costi del personale addetto alla produzione (compresi oneri accessori,TFR e quota Irap)
+ Costi generali industriali
Costi per trasporti, per energia elettrica, per lavorazioni esterne, manutenzioni,
consulenze tecniche, canoni leasing impianti industriali ecc.
+ Ammortamenti industriali
+/- Variazione rimanenze di semilavorati
- Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni
= COSTO DEI PRODOTTI FINITI
+/- Variazione rimanenze prodotti finiti
= COSTO DEI PRODOTTI VENDUTI
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SCHEMA DI RICLASSIFICAZIONE A VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO
RICAVI NETTI DELLA GESTIONE CARATTERISTICA
+/- Variazione rimanenze prodotti finiti e semilavorati
+ Costi capitalizzati produzioni interne
= PRODOTTO DI ESERCIZIO (interno lordo)
- Consumi materie prime (acquisti +/- variazioni rimanenze materie)
- Spese per prestazioni servizi (industriali, commerciali, amministrativi)
+ Costi capitalizzati per prestazioni di servizi
- Altri costi esterni
= VALORE AGGIUNTO
- Costo del lavoro
- Accantonamento fondo TFR
= MARGINE OPERATIVO LORDO
-Accantonamenti (rischi, imposte, svalutazione crediti)
-Ammortamenti
=MARGINE OPERATIVO NETTO (REDDITO OPERATIVO)
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SCHEMA DI RICLASSIFICAZIONE A VALORE DELLA PRODUZIONE E VALORE AGGIUNTO
(Gestione extra-caratteristica)
MARGINE OPERATIVO NETTO
(Esprime l’entità della ricchezza residua che resta all’impresa dopo la remunerazione dei
fattori produttivi impiegati nella gestione tipica, il risultato economico della gestione
caratteristica, il risultato delle operazioni di acquisto, produzione, ammin-istrazione e vendita
della gestione tipica)
+ Proventi finanziari
- Oneri finanziari
= UTILE CORRENTE
- Oneri patrimoniali
+ Proventi patrimoniali
+/- Oneri e proventi straordinari
=REDDITO ANTE IMPOSTE
- Imposte nette
= RISULTATO D’ESERCIZIO
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IL VALORE DELLA PRODUZIONE E IL VALORE AGGIUNTO
VALORE DELLA PRODUZIONE = Ricchezza creata dall’azienda nel
corso dell’esercizio
PRODOTTO DI ESERCIZIO = Entità complessiva della ricchezza
creata dall’azienda al lordo dei fattori che hanno concorso alla sua
realizzazione
VALORE AGGIUNTO = Entità complessiva della ricchezza creata
dall’azienda al netto dei fattori che hanno concorso alla sua realizzazione
LA GESTIONE EXTRA-CARATTERISTICA
La scissione tra componenti di reddito tipiche e atipiche è diretta a
favorire
l’analisi
della
redditività
aziendale,
focalizzando
l’interpretazione dei molteplici fattori che la determinano a livello di
singole fasi di attività sia caratteristica (acquisto, produzione,
amministrazione, vendita, direzione, ricerca) sia extra-caratteristica
(gestione finanziaria, accessoria, straordinaria e fiscale).
26
SCHEMA A RICAVI NETTI E MARGINE DI CONTRIBUZIONE
RICAVI DI VENDITA
(resi,sconti, trasporti per vendite, provvigioni)
COSTI COMMERCIALI VARIABILI
RICAVI NETTI
+/- variazione magazzino materie prime
(acquisti di beni)
TOTALE CONSUMI
(costo lavoro variabile, lavorazioni esterne, forza motrice)
COSTO VARIABILE INDUSTRIALE DEL PRODOTTO
+/- variazione magazzino semilavorati e prodotti finiti
COSTO VARIABILE INDUSTRIALE DEL VENDUTO
MARGINE DI CONTRIBUZIONE
(costo del lavoro fisso, costi fissi di produzione, spese generali e amministrative, costi commerciali fissi, ammortamenti)
TOTALE COSTI FISSI
REDDITO OPERATIVO GESTIONE CARATTERISTICA
+/- costi e ricavi della gestione complementare
REDDITO OPERATIVO AZIENDALE
proventi finanziari
(oneri finanziari)
SALDO GESTIONE FINANZIARIA
REDDITO DI COMPETENZA
+/- costi e ricavi della gestione straordinaria
REDDITO ANTE IMPOSTE
(gestione fiscale)
REDDITO NETTO
27
Riclassificazione a costi fissi e costi variabili
Obiettivi
• Individuare la struttura dei costi fissi e dei costi che dipendono
dal volume della produzione (costi variabili);
Vantaggi
• Fornisce indicazioni utili per misurare il grado di rischio
operativo
Limiti
• Non consente di separare funzionalmente le singole classi di
costo per riferirle a distinte aree gestionali.
28
LA LETTURA DEL BILANCIO
TECNICHE DI ANALISI
STRUTTURALE
PER INDICI
PER FLUSSI
29
MARGINI FINANZIARI DI STATO PATRIMONIALE
IMPIEGHI
IMMOBILIZZAZIONI
NETTE
CAPITALE
CIRCOLANTE
NETTO
FONTI
CAPITALE PROPRIO
MARGINE DI
STRUTTURA
DISPONIBILITA’
NON LIQUIDE
PASSIVITA’
CONSOLIDATE
MARGINE DI
TESORERIA
LIQUIDITA’
DIFFERITE
LIQUIDITA’
IMMEDIATE
PASSIVITA’
CORRENTI
30
MARGINE DI TESORERIA
MT = Li + Ld - PC
MT = margine di tesoreria
Li = liquidità immediate
Ld = liquidità differite
PC = passività correnti
MT > 0
MT < 0
{
L’impresa deve essere in grado di far fronte ai debiti
correnti con le liquidità
{
Situazione negativa per l’impresa, che non può far
fronte agli impegni a breve con il proprio capitale in
forma liquida
31
MARGINE DI STRUTTURA
Indica la coerenza tra fonti e impieghi
MS = CN - I
MS = margine di struttura
CN =capitale netto
I =immobilizzazioni nette
MS > 0
MS < 0
{
Il patrimonio netto deve essere maggiore delle
immobilizzazioni nette al netto degli ammortamenti
{
Significa che il patrimonio netto non è in grado di
coprire il fabbisogno di moneta per l’acquisizione
dei fattori a lento ciclo di impiego (attività fisse)
32
positivo
positivo
MATRICE DEI MARGINI
Margine di tesoreria
negativo
Situazione ottimale
Problemi di solvibilità
- gestione liquidità adeguata
- difficoltà di gestione tesoreria
- livelli di copertura adeguati
- alta incidenza oneri finanziari
- elevato capitale di credito
- margine per un buon utilizzo della
liquidità in eccesso
Scarsa solidità patrimoniale
Situazione di patologia aziendale
- incongruenza fonti e impieghi
- tensioni nella gestione di tesoreria
- deterioramento affidabilità
percepita dalle banche
- insufficiente capitalizzazione
- diminuzione capitale di copertura
- conseguenze sulla dinamica
finanziaria
- deterioramento capacità di credito
- alta incidenza oneri finanziari
- diminuzione capacità di
investimento
33
RUOLO DEL CAPITALE CIRCOLANTE NELL’ATTUALE CONTESTO AZIENDALE
• DIFFICILE CONTROLLO DEL CC
INVESTIMENTI POCO APPARISCENTI
RISPETTO AD ALTRI
FRUTTO DI DECISIONI DELL’INTERA
STRUTTURA AZIENDALE
• NEGLI ULTIMI ANNI IL CIRCOLANTE HA ASSUNTO CONNOTAZIONI CHE LO
HANNO RESO SEMPRE PIU’ UN PROBLEMA ATTUALE E IMPORTANTE:
-INTENSIFICARSI DELLA COMPETITIVITA’: RICERCA DELLE AZIENDE DI
FLESSIBILITA’ E “VANTAGGI DIFFERENZIALI DUREVOLI” VERSO I
CONCORRENTI (QUALITA’ DEL PRODOTTO, SERVIZIO AL CLIENTE E
SERVIZI FINANZIARI)
-CREDITI E SCORTE SONO DIVENTATI GLI INVESTIMENTI
PIU’IMPORTANTI IN MOLTE REALTA’ AZIENDALI
- FORNITORI STRUMENTO DI POTERE CONTRATTUALE PER LA GRANDE
AZIENDA
- GESTIONE DEI FLUSSI MONETARI
• CC COME FONDAMENTALE QUANTITA’ AZIENDALE ATTORNO LA QUALE
RUOTA LA DINAMICA FINANZIARIA D’IMPRESA E COME TALE DEVE ESSERE
OGGETTO DI ATTENTA PREVISIONE: EFFICACE SISTEMA DI
34
PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO
NOZIONE DI CAPITALE CIRCOLANTE
CC IN SENSO TRADIZIONALE O
FINANZIARIO (CRITERIO DEL CICLO DI
REALIZZO) 12 MESI
CC
CC IN SENSO STRETTO (CRITERIO DEL
CICLO OPERATIVO)
CC OPERATIVO O COMMERCIALE
35
UTILITA’ STRUMENTALE DELLE NOZIONI DI CAPITALE CIRCOLANTE
A) CC IN SENSO TRADIZIONALE O FINANZIARIO: STRUMENTO
PER ANALIZZARE LA SOLVIBILITA’ A BREVE
B) CC IN SENSO STRETTO: STRUMENTO PER ANALIZZARE LA
DINAMICA FINANZIARIA
C) OPERATIVO O COMMERCIALE: COME INVESTIMENTO
CONNESSO ALL’ATTIVITA’ CORRENTE
36
SI PUO’ AFFERMARE CHE IL CAPITALE
CIRCOLANTE PUO’ VENIR INTERPRETATO
COME SOMMA ALGEBRICA DI RITARDI E
RISPARMI TEMPORALI DETERMINATI
DALLO SVOLGERSI DEL CICLO
PRODUTTIVO
37
I LIVELLI DI GOVERNO DEL CC
A) IL CC IN SENSO STRETTO CONCORRE A FORMARE IL
LIVELLI DEL ROI
B) ASPETTO STRATEGICO: VALUTARE E DECIDERE IL RUOLO DEI
SINGOLI ELEMENTI DEL CIRCOLANTE
C) ASPETTO DIREZIONALE (ASPETTO OPERATIVO): SI
PROGRAMMA E SI CONTROLLA IL LIVELLO DEI SINGOLI
ELEMENTI DEL CIRCOLANTE
38
STRATEGIA COMPETITIVA
ricerca vantaggi competitivi
POLITICHE DELLE SCORTE E DEI
CREDITI E DEBITI (IN STRETTA
Implementazione
delle politiche ALLEANZA CON LE POLITICHE DI
ACQUISTO, VENDITE E
PRODUTTIVE)
Vincoli
opportunità
BUDGETING
DEFINIZIONE
PARAMETRI
OBIETTIVO
Governo delle
risorse sulla
base delle
politiche
VERIFICA DEI
RISULTATI
Livello direzionale
Delega esecuzione
PREDISPOSIZIONE
DELLE CONDIZIONI
O SISTEMI
OPERATIVI
SVOLGIMENTO
DELLE OPERAZIONI
DI GESTIONE
39
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
Rappresenta l’investimento richiesto dalla gestione corrente
CCN = AC - PC
AC = attività correnti (clienti, magazzino, altri crediti a breve)
PC = passività correnti (fornitori, altri debiti a breve etc.)
CCN > 0
CCN < 0
{
Le AC sono finanziate in parte anche da debiti a
M/L; situazione favorevole per l’impresa
{
Le PC sono eccedenti le AC e quindi finanziano
anche parte delle immobilizzazioni; situazione
pericolosa per l’impresa
40
L’utilizzo dei quozienti
per le analisi finanziarie
• Definizione:
– Gli indici (o quozienti) di bilancio sono rapporti tra
grandezze economiche, patrimoniali e finanziarie, combinati
a sistema.
• Tre i principali profili di analisi
– I. L’equilibrio finanziario di breve periodo;
– II. L’equilibrio finanziario di lungo periodo;
– III. La redditività e la produttività’;
– IV. La composizione dell’attivo.
• Fonti per l’analisi:
– lo S.P. a “liquidità/esigibilità”;
– il C.E. a “fatturato e costo del venduto”.
41
L’equilibrio di breve periodo
• Questo profilo di analisi può essere sviluppato rapportando voci
dello S.P., riguardanti l’attivo ed il passivo a breve, e voci del
C.E.;
• In particolare vengono utilizzati i seguenti indicatori :
 Rapporto corrente;
 Rapporto di liquidità;
 Tempo medio di incasso (TMI);
 Tempo medio di pagamento (TMP);
 Tempo medio di giacenza delle scorte (TMGS);
 Ciclo del circolante.
42
L’equilibrio di breve periodo
RAPPORTO CORRENTE
Attivo a breve / Passivo a breve
• Se il rapporto assume valori superiori ad 1 l’azienda
dovrebbe essere in grado di soddisfare gli impegni a
breve mediante l’utilizzo delle sole attività a breve.
RAPPORTO DI LIQUIDITA’
(Attivo a breve - Scorte) / Passivo a breve
• Se anch’esso è maggiore di 1, le precedenti
conclusioni risultano rafforzate.
43
L’equilibrio di breve periodo
TEMPO MEDIO DI INCASSO (TMI)
Crediti verso clienti / Fatturato giornaliero
• Informa sulla capacità dell’azienda di riscuotere i
crediti (e quindi comprimere il circolante). Un limite
del presente indice è la sua dipendenza dalla
fluttuazione delle vendite durante l’anno.
TEMPO MEDIO DI PAGAMENTO (TMP)
Debiti verso fornitori / Acquisti giornalieri
• La valenza ed i limiti dell’indice sono del tutto
analoghi al caso precedente.
44
L’equilibrio di breve periodo
TEMPO MEDIO DI GIACENZA DELLE SCORTE (TMGS)
Scorte / Acquisti giornalieri
• Indica il numero di giorni in cui le merci rimangono
mediamente in magazzino durante la fase di lavorazione e
fino alla vendita.
CICLO DEL CIRCOLANTE
TMI + TMGS - TMP
• Indica il numero di giorni che intercorrono tra il momento in
cui vengono pagati i fornitori e quello in cui vengono
incassati i crediti da clienti conseguenti la vendita dei prodotti
finiti.
45
L’equilibrio di medio-lungo periodo
• L’obiettivo di questo secondo tipo di analisi è la comprensione
della struttura degli investimenti e dei finanziamenti
dell’azienda, così come la sua capacità di far fronte alle attese di
remunerazione dei terzi prestatori di capitale.
• Gli indici più comunemente adoperati sono:
– Rapporto di indebitamento;
– Copertura degli oneri finanziari;
– Quoziente di copertura delle immobilizzazioni.
46
L’equilibrio di medio-lungo periodo
RAPPORTO DI INDEBITAMENTO
Passività totali / (Passività totali + Capitale netto)
• Informa sulla dipendenza dell’azienda da terzi
finanziatori.
COPERTURA DEGLI ONERI FINANZIARI
Reddito operativo / Oneri finanziari
• Se il rapporto è inferiore all’unità, l’azienda può essere
soggetta a tensioni finanziarie, dal momento che il reddito
prodotto dalla gestione caratteristica non sarebbe
sufficiente a rimborsare gli oneri finanziari.
47
L’equilibrio di medio-lungo periodo
QUOZIENTE DI COPERTURA DELLE
IMMOBILIZZAZIONI
Totale attivo consolidato / (Passivo consolidato + Capitale netto)
• Se il rapporto assume valori superiori ad uno, allora l’attivo
immobilizzato è finanziato almeno parzialmente con passività
aventi scadenza inferiore all’esercizio, situazione che rende
l’azienda vulnerabile qualora più creditori richiedano
contemporaneamente il rientro delle somme.
48
L’equilibrio di medio-lungo periodo
RAPPORTO TRA DEBITI A BREVE E A M/L TERMINE
Debiti a breve / Debiti a M/L termine
• Individua l’esistenza di equilibrio strutturale fra le scadenze del
debito;
ONEROSITA’ MEDIA DELL’INDEBITAMENTO
Oneri Finanziari / Debito finanziario totale
• Esprime il costo medio dei debiti finanziari.
49
La redditività
• In questo ambito consideriamo quattro indicatori:
–
–
–
–
Redditività del capitale investito (ROI);
Redditività delle vendite (ROS);
Tasso di rotazione del capitale investito;
Redditività del capitale netto (ROE).
50
REDDITIVITA’ DEL CAPITALE PROPRIO
(ROE)
Rn
CP1 + CP2
Rn = utile netto
CP1 = capitale proprio iniziale
2
CP2 = capitale proprio finale
Permette di valutare quanto ha reso in un anno il capitale
investito nell’azienda
Permette di formulare una adeguata politica reddituale
sfruttando la leva finanziaria (leverage)
E’ un indicatore utile all’azionista
51
REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
(ROI)
RO
CI1 + CI2
2
RO = risultato operativo
CI1 = capitale investito netto iniziale
CI2 = capitale investito netto finale
Permette di valutare quanto ha reso la sola gestione
caratteristica (al netto di proventi ed oneri straordinari, oneri
finanziari e tributari) rispetto al capitale investito
Misura l’efficienza della gestione
E’ un indicatore utile al manager
52
REDDITIVITA’ DELLE VENDITE
(ROS)
RO
V
RO = risultato operativo
V = vendite
Misura quanto resta percentualmente a copertura di oneri
straordinari, finanziari e tributari
53
SCOMPOSIZIONE DEL ROI
Il ROI può essere scomposto in due ulteriori indicatori:
ROI = ROS X ROTAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO
Rotazione del capitale investito = vendite /capitale investito netto;
indica la velocità di utilizzo nell’anno delle risorse investite in
azienda (rimanenze, crediti, attrezzature)
54
L’ALBERO DEL ROI
Vend-CV/Vend.
RO/Vendite
Costi Fissi/Vend
ROI=RO/Cap.Inv.
Vend./Cap.Circ
Vendite/Cap.Inv.
Vend/Cap.Fisso
55
EFFETTO DI LEVA FINANZIARIA
ROE = [ROI + (ROI - i) MT/MP] X (1 -t)
Indica le relazioni tra redditività globale e redditività
operativa
ROI > i
più mi indebito più guadagno
ROI < i
più mi indebito più perdo
56
III. La redditività: la relazione tra ROE,
ROI e struttura finanziaria - S.P.
IMPRESA A
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
2.000
1.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
IMPRESA B
Impieghi
3.000
Capitale Netto
Indebitamento
1.000
2.000
Totale attivo
3.000
Totale passivo
3.000
Tasso di interesse sul prestito pari al 10%
57
III. La redditività: la relazione tra ROE,
ROI e struttura finanziaria - C.E.
Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
Impresa B
-
500
100
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
400
200
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
200
Utile netto
-
500
200
-
300
150
150
ROI
16,7%
ROI
16,7%
ROE
10,0%
ROE
15,0%
58
III. La redditività: la relazione tra ROE,
ROI e struttura finanziaria
(Se il tasso di interesse passa dal 10 al 20%)
Impresa A
Reddito operativo
- oneri finanziari
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
Utile netto
Impresa B
-
500
200
Reddito operativo
- oneri finanziari
-
300
150
Utile ante-imposte
- Imposte (50%)
150
Utile netto
-
500
400
-
100
50
50
ROI
16,7%
ROI
16,7%
ROE
7,5%
ROE
5,0%
59
IV. Composizione dell’attivo
GRADO DI AMMORTAMENTO DELLE IMM.
TECNICHE
Fondi ammortamento / Immobilizzazioni tecniche lorde
• Esprime la quota già recuperata del capitale investito in
immobilizzazioni tecniche. Va letto in relazione con il tasso di
sviluppo degli investimenti in immobilizzazioni: tanto più
elevato, tanto più basso è questo rapporto.
TASSO DI SVILUPPO DELLE IMMOBILIZ. TECNICHE
Investimenti tecnici realizzati nell’esercizio / Immobilizzazioni
tecniche lorde all’inizio dell’esercizio
• Indica il grado di sviluppo sostenuto dall’azienda attraverso
60
l’intensità degli investimenti.
Precisazioni con riguardo
all’analisi tramite quozienti
• Il dato numerico non è sufficiente; bisogna indagare sulle
ragioni che hanno portato ad un certo risultato;
• E’ necessario sviluppare analisi che tengano conto sia del
settore nel quale l’azienda si trova, sia dell’andamento
temporale degli indici (valori storici e loro probabile
tendenza);
• Occorre prestare estrema attenzione all’omogeneità dei
dati posti a confronto.
61
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
• COMPATIBILTA’ TRA REDDITIVITA’ DEL CAPITALE E
POLITICHE DI INDEBITAMENTO
• ESPRESSIONE MATEMATICA CHE RENDE
COMPATIBILI OBIETTIVI DI CRESCITA E
MANTENIMENTO DELL’EQUILIBRIO ECONOMICO E
FINANZIARIO
• SVILUPPO NEI LIMITI CONSENTITI
DALL’AUTOFINANZIAMENTO
CAPITALE RISORSA SCARSA
DUE PREMESSE
OBIETTIVO DELL’IMPRESA DI
NON INTACCARE GLI EQUILIBRI
PRIVILEGIO PER
L’AUTOFINANZIAMENTO
62
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
AFFERMAZIONE: UN’IMPRESA PUO’ CRESCERE SENZA
APPORTI ESTERNI DI CAPITALE DI RISCHIO E SENZA
MODIFICARE LA STRUTTURA FINANZIARIA NEI LIMITI
DELLA CAPACITA’ DI AUTOFINANZIAMENTO
g = A/CN
g =tasso di sviluppo “internamente”
sostenibile
A = utile non distribuito
(autofinanziamento “stretto”)
CN = capitale netto normale
g = ROE (1-d)
d = tasso di dividendo
g = [ ROI + (ROI - i) * D/CN ](1-t) (1-d)
63
VALUTAZIONE DEL RISCHIO D’IMPRESA
L’impresa è soggetta a due tipi di rischio:
• RISCHIO OPERATIVO  collegato alla gestione
caratteristica dell’impresa
• RISCHIO FINANZIARIO  derivante dal tipo di fonti
(passività) che finanziano gli impieghi (attività) dell’impresa
Il loro prodotto costituisce il
RISCHIO COMPLESSIVO
64
RISCHIO OPERATIVO
si misura mediante la
LEVA OPERATIVA
M di C
RO
Una leva operativa elevata indica:
• rischio attività elevata
• elevata incidenza costi fissi
• pericolosa elasticità del risultato operativo al variare delle
vendite
65
ESEMPIO DI LEVA OPERATIVA - IPOTESI 1
AZIENDA
“ALFA”
AZIENDA
“BETA”
AZIENDA
“GAMMA”
%
%
%
RICAVI
15.000
100
15.000
COSTI
VARIABILI
(1.500)
10
MARGINE DI
13.500
CONTRIBUZIONE
COSTI FISSI
(9.000)
RISULTATO
OPERATIVO
LEVA
OPERATIVA
4.500
100
15.000
100
(6.000)
40
(10.000)
66
90
9.000
60
5.000
33
60
(4.500)
30
(500)
3
4.500
30
30
4.500
30
13.500 = 3
9.000 = 2
5.000 = 1,1
4.500
4.500
4.500
66
IPOTESI 2: CRISI DI MERCATO; RIDUZIONE DEL 33%
DELLE VENDITE
AZIENDA
“ALFA”
AZIENDA
“BETA”
AZIENDA
“GAMMA”
%
%
%
RICAVI
9.000
100
9.000
COSTI
VARIABILI
(900)
(10)
(3.600)
90
MARGINE DI
8.100
CONTRIBUZIONE
COSTI FISSI
(9.000)
RISULTATO
OPERATIVO
LEVA
OPERATIVA
(900)
100
9.000
100
(40)
(6.000)
(66)
5.400
60
3.000
(100)
(4.500)
(50) (500)
(10)
900
10
33
(5)
2.500
28
8.500 = n.c.
5.400 = 6
3.000 = 1,2
(900)
900
2.500
67
AREE DI RISCHIO
CONTO ECONOMICO
STATO PATRIMONIALE
VENDITE - COSTI
VARIABILI
= MARG. DI CONTR.
RISCHIO
OPERATIVO
ATTIVITA’
- COSTI FISSI
= RIS. OPERATIVO
- ONERI
FINANZIARI
RISCHIO
FINANZIARIO
MEZZI DI TERZI
= RIS. LORDO
- IMPOSTE
= RIS. NETTO
CAPITALE NETTO
68
PIANIFICAZIONE DEL RISCHIO
- Ad un’impresa con
rischio operativo
conviene associare
rischio finanziario
dotandola di adeguati mezzi propri
- ad un’impresa con
rischio operativo
si può associare
rischio finanziario
69
ricorrendo ad una adeguata politica di indebitamento
EVA®
70
Quale è il fine dell’azienda ?
• Massimizzare il profitto ?
• Massimizzare la quota di mercato ?
• Sopravvivere ?
• Mantenere una crescita stabile degli utili ?
• Battere i prezzi della concorrenza ?
• Massimizzare il valore in mano ai proprietari ?
71
E’ pericoloso basarsi sull’utile
• L’utile complessivo e gli EPS possono essere manipolati
abbastanza facilmente
• Questi indicatori non spiegano con precisione i fenomeni
che creano valore
• Questi indicatori non sono precisamente legati ai margini
operativi, al costo del capitale, al vantaggio competitivo
aziendale ed al periodo del suo mantenimento
72
E’ pericoloso basarsi su ROE e ROI
• ROE e ROI sono indicatori parziali per la misurazione del
valore creato/distrutto.
• Si basano su una logica contabile.
• Non considerano il costo del capitale e le prospettive
future
• ROE e ROI esprimono la redditività del capitale, ma non
tengono conto del costo del capitale di finanziamento.
73
La rivoluzione EVA
• In una economia di mercato molte aziende creano valore.
• Altre probabilmente lo distruggono
• Per l’imprenditore/manager è fondamentale capire se si
sta creando/distruggendo valore. Al di là del breve
periodo, ciò è essenziale anche per la sopravvivenza
dell’azienda.
• L’imprenditore/manager che non assume la logica del
valore mette in pericolo la propria organizzazione e la
propria carriera.
74
La metodologia EVA
• La metodologia EVA prende in precisa considerazione il
rischio operativo e quello finanziario e permette agli
investitori di misurare l’entità e la sostenibilità dei
risultati.
• Inoltre, EVA misura i tre principi fondamentali del processo
di creazione del valore: cash flow, rischio e sostenibilità
della posizione competitiva.
• Tra tutte le misure del risultato finanziario, EVA misura al
meglio la creazione (o distruzione) di valore per gli
azionisti
75
Free cash flow e NOPAT
• Il free cash flow (FCF) è il flusso di cassa generato dalla
gestione operativa di una azienda. Tipicamente in un
anno. E’ al netto degli investimenti incrementali e al lordo
degli ammortamenti. E’ netto degli investimenti in capitale
circolante.
• Net operating profits after taxes - NOPAT - tiene invece
conto degli ammortamenti ed è al lordo degli investimenti
incrementali (in capitale fisso e circolante).
• NOPAT - investimenti - variazione ccn + ammortamenti =
FCF
76
EVA ®: Economic Value Added
CALCOLO EVA ®
EVA = NOPAT - (CAPITALE x COSTO DEL CAPITALE)
Risultato Operativo Tasse
Assets Totali
impiegati nel
business
Tasso di ritorno
richiesto dai
finanziatori
DRIVERS DEL VALORE
Valore estratto
dagli attuali
business
Opportunità
creazione del
valore
Strategia
finanziaria
debito / equity
77
EVA ®: Economic Value Added
CALCOLO EVA ® : NOPAT
NOPAT= Net operating profit after taxes
E’ un reddito operativo al netto delle tasse che esclude gli
oneri/proventi straordinari e finanziari.
Comprende i ricavi caratteristici meno i costi operativi
(inclusi gli ammortamenti), meno le imposte operative e una
serie di aggiustamenti tesi ad ovviare le distorsioni contabili.
78
EVA ®: Economic Value Added
CALCOLO EVA ® : CAPITALE INVESTITO
Capitale Investito= CP + DFN + EE
Dal punto di vista operativo (impieghi) è dato dalla somma
del capitale circolante netto con le immobilizzazioni nette.
Dal punto di vista finanziario (fonti) è calcolato sommando al
Capitale Proprio (CP) i Debiti Finanziari Netti (DFN) e gli
Equity Equivalents (EE).
Gli Equity Equivalents rappresentano la contropartita
patrimoniale degli aggiustamenti tesi a depurare il NOPAT
dalle distorsioni contabili.
79
DALL’IMPIANTO CONTABILE A QUELLO ECONOMICO
Utile netto
Nopat
RETTIFICHE
Passivo e netto
Capitale
investito
finanziario
80
Rettifiche di base
NOPAT = Utile netto di bilancio
+ Interessi passivi ed altri oneri finanziari netti
CAPITALE INVESTITO = Patrimonio netto
+ Debiti finanziari
81
Ulteriori rettifiche
A. Rettifiche
che
incentivano
l’adozione
di
scelte
che
massimizzano la creazione di valore nel medio/lungo periodo
B. Rettifiche che riducono l’impatto di fattori non economici sul
risultato gestito dal management operativo
82
Ulteriori rettifiche
A. Rettifiche
che
incentivano
l’adozione
di
scelte
che
massimizzano la creazione di valore nel medio/lungo periodo
B. Rettifiche che riducono l’impatto di fattori non economici sul
risultato gestito dal management operativo
83
Riconoscimento del carattere di investimento a costi
aventi un beneficio economico di carattere pluriennale
NOPAT = Utile netto di bilancio
+ Interessi ed altri oneri finanziari netti
+ Costi di ricerca e sviluppo
- Ammortamento costi di ricerca e sviluppo
- Scudo fiscale netto
Capitale Investito = Patrimonio netto
+ Debiti finanziari
+ Costi di ricerca e sviluppo cumulati residui
- Scudi fiscali cumulati residui
84
Capitalizzazione dell’ammortamento sull’avviamento
NOPAT = Utile netto di bilancio
+ Interessi ed altri oneri finanziari netti
+ Ammortamento sull’avviamento
- Scudo fiscale
Capitale Investito = Patrimonio netto
+ Debiti finanziari
+ Ammortamenti cumulati
- Scudi fiscali cumulati
85
Riconoscimento dell’effettivo impatto economico di
dismissioni di Capitale Investito Fisso
NOPAT = Utile netto di bilancio
+ Interessi ed altri oneri finanziari netti
-/+ Plusvalenze / minusvalenze
+/- Carico / Scudo fiscale
Capitale Investito = Patrimonio netto
+ Debiti finanziari
-/+ Plusvalenze /minusvalenze cumulate
+/- Carichi / Scudi fiscali cumulati
86
Ulteriori rettifiche
A. Rettifiche
che
incentivano
l’adozione
di
scelte
che
massimizzano la creazione di valore nel medio/lungo periodo
B. Rettifiche che riducono l’impatto di fattori non economici sul
risultato gestito dal management operativo
87
Trattamento di fondi come fonti finanziarie
NOPAT = Utile netto di bilancio
+ Interessi ed altri oneri finanziari netti
-/+ Delta Fondo XY
- Scudo fiscale netto
Capitale Investito = Patrimonio netto
+ Debiti finanziari
+ Fondo XY
- Scudo fiscale netto cumulato
88
LA DETERMINAZIONE DEL COSTO MEDIO
PONDERATO DEL CAPITALE (WACC)
EVA = NOPAT – Capitale Investito * Costo % del Capitale
Dopo aver calcolato correttamente, mediante l’applicazione delle
opportune rettifiche, il valore di NOPAT e del Capitale Investito,
occorre determinare il costo % del Capitale.
Costo % del Capitale = rendimento minimo che i finanziatori
dell’iniziativa potrebbero attendersi da un investimento
caratterizzato da un profilo di rischio comparabile
89
LA DETERMINAZIONE DEL COSTO MEDIO
PONDERATO DEL CAPITALE (WACC)
WACC = Kd * D/V * (1-Tm) + Ke * E/V
WACC è la media ponderata del costo del debito e del costo
dell’equity, in funzione della struttura di capitale target.
Il fattore di ponderazione è basato su valori di mercato.
90
Il costo del debito (Kd)
Tasso di interesse lordo di lungo periodo che l’impresa
dovrebbe
pagare
per
ottenere
dal
mercato
nuovo
finanziamento a titolo di debito
Modalità di stima:
• Derivare Kd dalla quotazione prospettica a lungo termine del
debito dell’impresa
• Derivare Kd dall’osservazione dei tassi a lungo termine
richiesti dal mercato ad imprese caratterizzate dallo stesso
grado di solidità creditizia:
Kd = Rf + Spread
91
Il costo dei mezzi propri (Ke)
Rendimento minimo atteso dagli investitori per impiegare il
proprio denaro sotto forma di capitale di rischio
Modalità di stima:
• Capital Asset Pricing Model (CAPM)
Ke = Rf + ß * MRP
• Gordon Growth Model (GGM
Ke = D/P + g
92
Il Capital Asset Pricing Model
(CAPM)
E(R) = Rf + ß * MRP
E(R) = Rf + ß * [E(Rm) – Rf]
Occorre quantificare le componenti Rf, ß, MRP
93
- Il tasso privo di rischio (Rf)
•Rendimento atteso da un investimento che non presenta
alcuna correlazione con l’andamento dell’economia
•Approssimato attraverso il rendimento corrente dei
titoli di Stato con scadenza residua di lungo termine
94
- Il Beta (ß)
• Indicatore della rischiosità sistematica della singola impresa
• Indica la misura in cui, in media, i rendimenti di un titolo
variano al variare dei rendimenti del mercato
• ß = COV (Ri Rm) / VAR (Rm)
Modalità di stima:
Analisi di regressione tra i rendimenti del titolo rispetto
all’indice di mercato di riferimento
Utilizzo di Beta specifici dell’impresa pubblicati da agenzie
specializzate
Impiego di indici di rischiosità operativa di settore, corretti in
funzione del grado di rischiosità finanziaria dell’impresa
95
- Il Market Risk Premium (MRP)
• Maggior rendimento atteso dal mercato azionario,
rispetto all’investimento in titoli privi di rischio
Modalità di stima:
Differenza media tra serie storiche di rendimenti di
mercato azionario (Rm) e di rendimenti di titoli risk
free (Rf)
96
La determinazione del costo medio
ponderato del capitale (WACC)
Il Costo del Capitale è una media ponderata del costo dei due
tipi di finanziamento (Kd e Ke), basata sulla struttura
finanziaria target della società.
VALORE
EQUITY
60%
VALORE
DEBITO
40%
Costo netto
Costo medio ponderato
Ke = 15%
60% * 15% = 9%
Kd = 4%
40% * 4% = 1,6%
10,6 %
97
L’ANALISI DELLA DINAMICA
FINANZIARIA
Stato Patrimoniale
Conto Economico
Quozienti
Flussi finanziari
Analisi di tipo statico
Analisi di tipo dinamico
98
L’analisi della dinamica finanziaria
• Lo studio della dinamica finanziaria consente di rispondere a
due quesiti:
– qual è il quantitativo di risorse monetarie
complessivamente movimentato nel corso del periodo di
osservazione;
– qual è la provenienza e quale la destinazione delle risorse
monetarie.
99
L’analisi della dinamica finanziaria
Precisazioni terminologiche
• Ricavi e costi monetari
– hanno (o avranno) manifestazione monetaria, ma
possono non dare luogo a trasferimenti monetari
nell’arco di tempo considerato (es. accanton. al TFR);
• Costi NON monetari
– non avranno mai alcuna manifestazione monetaria (es.
ammortamenti);
• Entrate ed uscite monetarie
– i rispettivi movimenti di liquidità si manifestano nel
corso del periodo di riferimento.
100
L’analisi della dinamica finanziaria
• Lo studio della dinamica finanziaria può essere fatto:
EX ANTE
preventivi finanziari
EX POST
rendiconti finanziari
• Si deve passare dal principio della competenza a quello dei
flussi di cassa.
101
L’analisi della dinamica finanziaria
• Compito fondamentale dell’a.f. è la determinazione delle
dimensioni dei flussi generati ed assorbiti da ciascuna delle
seguenti aree:
– 1) gestione corrente;
– 2) investimenti / disinvestimenti;
– 3) finanziamenti / rimborsi;
– 4) remunerazioni finanziarie e operazioni accessorie.
102
LA PROVENIENZA E LA DESTINAZIONE DELLE
RISORSE MONETARIE
Gestione
operativa
Investimenti
Disinvestimenti
Gestione economica
caratteristica corrente
CASSA
Finanziamenti
Rimborsi
Remunerazioni finanziarie
(e gestioni accessorie)
Gestione finanziaria
103
L’analisi della dinamica finanziaria:
1) gestione corrente e 2) Investimenti/disinvestimenti
1) La gestione corrente
Libera risorse monetarie quando la differenza tra entrate ed
uscite ad essa imputabili assume valori positivi;
2) Investimenti/disinvestimenti
Riguardano attività patrimoniali non appartenenti al circolante.
Si precisa che:
INVESTIMENTI: corrispondenza tra valore contabile ed
uscite monetarie se non ci sono uscite dilazionate nel tempo;
DISINVESTIMENTI: scostamento tra valore contabile ed
entrate monetarie (manifestazione di plus o minusvalenze).
104
L’analisi della dinamica finanziaria:
3) Finanziamenti/rimborsi e 4) Remunerazioni finanziarie
3) Finanziamenti/rimborsi
C’è quasi sempre coincidenza tra ammontare dei finanziamenti
ed entrate monetarie, come tra rimborsi ed uscite;
4) Remunerazioni finanziarie
Comprende voci estranee alla gestione corrente: oneri e
proventi finanziari, dividendi, ecc. . .
Può essere utile creare un’area ad hoc qualora la gestione
accessoria manifesti una particolare importanza.
105
L’analisi della dinamica finanziaria
• Particolare importanza è rivestita dal flusso della gestione
corrente.
• Esistono due livelli di aggregazione:
– il flusso di circolante della gestione corrente : corrisponde
alla differenza tra i costi ed i ricavi monetari riferiti alla
gestione caratteristica;
– il flusso di cassa della gestione corrente : corrisponde alla
differenza tra le entrate e le uscite della gestione
caratteristica.
106
I flussi della gestione corrente
• Il flusso di circolante della gestione corrente (o
autofinanziamento potenziale) rappresenta le risorse monetarie che
nel corso dell’esercizio sarebbero state messe a disposizione (o
assorbite) dalla gestione corrente, se non vi fossero stati ulteriori
assorbimenti (o liberazioni) di risorse attraverso dilazioni (o
contrazioni) del capitale circolante.
• Il flusso di cassa della gestione corrente (o autofinanziamento
reale) deriva dalla somma algebrica di due componenti:
l’autofinanziamento potenziale e la variazione del capitale
circolante. Rappresenta le risorse liquide effettivamente messe a
disposizione dalla gestione corrente.
107
Il flusso di circolante della gestione corrente
• Esistono due metodi di calcolo di tale flusso:
– il criterio diretto;
– il criterio indiretto.
• In entrambi i casi si parte dal Conto economico.
108
Il flusso di circolante della gestione corrente:
metodo diretto
• Si è detto che il flusso di circolante corrisponde alla differenza
di costi e ricavi monetari riferiti alla gestione corrente
• Prendendo in considerazione tutte le voci di conto economico,
si tratta di individuare quali componenti siano monetarie e
riferite alla gestione corrente;
• I ricavi monetari sono identificabili nel fatturato, mentre i costi
monetari comprendono le componenti monetarie del costo del
venduto, i costi amministrativi e commerciali e le imposte.
109
Il flusso di circolante della gestione corrente:
metodo diretto - Schema
Ricavi di esercizio
- acquisti
+ incremento delle rimanenze (- decremento)
- costi monetari di produzione
- costi monetari amm.vi e comm.li
= Flusso di circolante della gestione corrente
oppure, più sinteticamente
Reddito operativo
- imposte
+ ammortamenti
= Flusso di circolante della gestione corrente
110
Il flusso di circolante della gestione
corrente: metodo indiretto
• E’ il metodo di stima più utilizzato.
• Si parte dal reddito netto e lo si rettifica delle componenti
straordinarie, finanziarie ed accessorie prima imputate. Si
giunge quindi ad una configurazione di reddito operativo al
NETTA di imposte (perché considerate riferite alla gestione
corrente);
• Occorre quindi aggiungere gli ammortamenti (precedentemente
sottratti) in quanto costi non monetari per giungere al Flusso di
circolante della gestione corrente.
111
Il flusso di circolante della gestione corrente:
metodo indiretto - Schema
Risultato d’esercizio netto di imposte
+ oneri straordinari
- proventi straordinari
+ interessi passivi ed altri oneri finanziari
- interessi attivi e altri proventi finanziari
= Risultato d’esercizio rettificato
+ ammortamenti
= Flusso di circolante della gestione corrente
(o Autofinanziamento potenziale)
112
Il flusso di cassa della gestione corrente
• Il flusso di circolante della gestione corrente rappresenta le
risorse potenziali; parte di queste risorse non si sono tradotte in
moneta (entrate ed uscite);
• I costi ed i ricavi che non sono divenuti Entrate ed Uscite sono
la conseguenza delle differenze tra ciclo economico e
finanziario;
• Esempio: gli acquisti non vengono saldati immediatamente, ma
il loro pagamento risulta dilazionato; le vendite non vengono
immediatamente incassate, ma si concedono dilazioni.
113
Il flusso di cassa della gestione corrente
• I costi ed i ricavi monetari della gestione caratteristica che non
hanno avuto manifestazione monetaria vengono indicati in
Stato Patrimoniale tra crediti, debiti e rimanenze (area della
gestione corrente);
• Per tradurre il flusso di circolante in flusso di cassa occorre
quindi depurarlo dei costi e ricavi non realizzati che si riflettono
a livello di capitale circolante netto;
• I costi ed i ricavi che non hanno avuto manifestazione
monetaria sono assorbiti da variazioni di capitale circolante.
114
Il flusso di cassa della gestione corrente
(…. un altro modo per spiegare la stessa cosa)
Vogliamo quantificare l’incremento della CASSA prodotto dalla
GESTIONE CORRENTE (= ENTRATE - USCITE)
A) ENTRATE = CR INIZ + (RIC - CR FIN) = RIC - VAR CR
B) USCITE = (COSTI - AMM) + IMP + DEB INIZ + (ACQ - DEB FIN)
= COSTI - AMM + IMP + ACQ - VAR DEB
= COSTI - AMM + IMP + CONSUMI + VAR MAG - VAR DEB
= COSTI+ CONSUMI - AMM + IMP + VAR MAG - VAR DEB
A-B) FC = RIC - COSTI + AMM - IMP - VAR CR - VAR MAG + VAR DEB
FC = RO + AMM - IMP + VAR CAP CIRCss
115
Il flusso di cassa della gestione corrente - Schema
Flusso di circolante della gestione corrente
+ variazioni negative di capitale circolante netto
(- variazioni positive di capitale circolante netto)
= Flusso di cassa della gestione corrente
(o Autofinanziamento reale)
116
Modello di interpretazione dei flussi
• La gestione corrente rappresenta solo 1 delle 4 aree che
generano (assorbono) flussi; occorre fornire un modello più
generale di interpretazione (rendiconto finanziario);
• La costruzione del modello si articola in 3 FASI:
1) calcolo delle variazioni grezze delle voci patrimoniali e
suddivisione delle stesse in due categorie: fonti e impieghi;
2) rettifiche ai dati grezzi;
3) aggregazione dei flussi risultanti nelle 4 aree gestionali.
117
1) Il prospetto fonti/impieghi grezzo
• Si tratta di un prospetto a sezioni contrapposte.
• Si costruisce calcolando le variazioni occorse alle voci di
due S.P. successivi, in modo tale da evidenziare la
generazione (FONTI) e l’assorbimento di risorse
(IMPIEGHI)
FONTI: incrementi di passività e diminuzioni di attività;
IMPIEGHI: diminuzioni di passività e aumenti di attività.
118
2) Le rettifiche ai dati grezzi
• Si tratta di passare dalla logica del reddito (costi e ricavi,
monetari e non monetari) a quella dei flussi finanziari (uscite ed
entrate di cassa);
• Si possono suddividere in 3 gruppi in funzione del risultato
desiderato:
– evidenziare movimenti nascosti (es. dividendi);
– eliminare variazioni che hanno un significato puramente
contabile (es. svalutazioni di magazzino);
– mettere in luce i flussi iscritti per un valore non
corrispondente al reale movimento finanziario (es.
disinvestimento).
119
3) L’aggregazione dei flussi
• I flussi ottenuti sulla base dei passi precedenti vanno aggregati
in modo tale da evidenziare il contributo di ogni area alla
creazione (assorbimento) di risorse monetarie;
• Il risultato è una visione d’insieme della dinamica finanziaria
aziendale;
• Dalla somma algebrica dei flussi positivi e negativi si ottiene la
variazione finale delle disponibilità liquide durante l’anno.
120
La rappresentazione a scalare del modello a quattro aree
+/- Flusso di cassa della gestione caratteristica
+/- Saldo dei flussi dell’area investimenti / disinvestimenti
+/- Saldo dei flussi dell’area finanziamenti / rimborsi
+/- Saldo dei flussi dell’area rem. period. e gest. accessorie
= Saldo monetario periodale
121
RENDICONTO FINANZIARIO PER SALDI DI CASSA
A) CASSA E BANCHE ATTIVE/PASSIVE A INIZIO ESERCIZIO
+ REDDITO NETTO
+ AMMORTAMENTI
+ ACCANTONAMENTI FONDI RISCHI
+ ACCANTONAMENTI TFR
- ESBORSI PER UTILIZZO DI FONDO TFR
= FLUSSO DI CASSA DELLA GESTIONE REDDITUALE (B)
+/- VARIAZIONE MAGAZZINO
+/- VARIAZIONE CREDITI COMMERCIALI
+/- VARIAZIONE CREDITI OPERATIVI
+/- VARIAZIONE DEBITI COMMERCIALI
+/- VARIAZIONE DEBITI OPERATIVI
= FLUSSO DI CASSA DEL CIRCOLANTE OPERATIVO (C)
- INVESTIMENTI TECNICI
+ DISINVESTIMENTI TECNICI
= FLUSSO DI CASSA DEL CAPITALE FISSO (D)
+ INCASSI PER AUMENTI DI CAPITALE
-PAGAMENTI DI DIVIDENDI
+ EMISSIONE DI PRESTITI OBBLIGAZIONARI
+ INCREMENTI DI PASSIVITA’ FINANZIARIE A MEDIO-LUNGO TERMINE
- RIMBORSI DI PRESTITI OBBLIGAZIONARI
-RIMBORSI DI PASSIVITA’ FINANZIARIE A MEDIO-LUNGO TERMINE
+ INCREMENTI DI PASSIVITA’ FINANZIARIE A BREVE TERMINE
= FLUSSO DI CASSA DELLA GESTIONE FINANZIARIA (E)
(B) + (C) + (D)+ (E) = (F) FLUSSO DI CASSA TOTALE
CASSE E BANCHE ATTIVE A FINE ESERCIZIO = (G) = (A) + (F)
122
RENDICONTO FINANZIARIO DELLE FONTI E DEGLI
IMPIEGHI DI CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
FONTI (PROVENIENZA DEI FONDI
FINANZIARI)
IMPIEGHI (DESTINAZIONE DEI FONDI
FINANZIARI)
INTERNE (FONDI GENERATI DALLA
GESTIONE)
INVESTIMENTI IN CAPITALE FISSO O
IMMOBILIZZATO
DISINVESTIMENTI DI IMPIEGHI
DUREVOLI
RIMBORSO DI FONTI A MEDIO LUNGO
TERMINE (PRESTITI)
ESTERNE DI TERZI DI MEDIO LUNGO
PERIODO (PRESTITI)
ESTERNE PROPRIE (AUMENTO DI
CAPITALE)
RIMBORSI DI CAPITALI PROPRI
DISTRIBUZIONE DI UTILI
VARIAZIONE COMPLESSIVA DEL CAPITALE CIRCOLANTE
NETTO
AUMENTO DI FONTI ESTERNE A
MEDIO TERMINE
DISINVESTIMENTI DI CAPITALI
CIRCOLANTI
INVESTIMENTI IN BENI DEL
CAPITALE CIRCOLANTE NETTO
RIMBORSO DI FONTI ESTERNE
A
123
BREVE
UTILIZZO OPERATIVO DEL RENDICONTO FINANZIARIO
ANALISI PREVENTIVA DI MEDIO/LUNGO PERIODO
• predeterminare i fabbisogni finanziari connessi con la strategia e le
politiche aziendali di sviluppo prescelte, evidenziando fabbisogni durevoli e
fabbisogni correnti
• stabilire in via preventiva, sulla base dei conti economici preventivi dei
vari esercizi interessai al periodo considerato, la capacità della gestione di
generare risorse finanziarie (di capitale circolante o di cassa)
accertare preventivamente l’entità delle fonti interne di copertura dei
fabbisogni
• predeterminare la parte del fabbisogno finanziario che residua dopo la
copertura con i mezzi finanziari procurati dalla gestione, stabilendo le
risorse finanziarie da reperire in aggiunta o l’eccedenza dei mezzi
finanziari da impiegare opportunamente
• ricercare, nell’ambito delle politiche di gestione che l’azienda intende
attuare, le soluzioni che garantiscano il raggiungimento o il mantenimento
124
o il miglioramento dell’equilibrio finanziario di lungo periodo
UTILIZZO OPERATIVO DEL RENDICONTO FINANZIARIO
ANALISI PREVENTIVA DI BREVE PERIODO
• realizzare in concreto i programmi di investimento e di
finanziamento prescelti nel lungo periodo.
• assicurare continuamente l’equilibrio finanziario e monetario della
gestione
125
SCOPI DELL’ANALISI PREVENTIVA
• rilevare gli scostamenti fra i flussi finanziari programmati e quelli di fatto
verificatisi
• ricercare le cause che, nel breve periodo, hanno procurato gli scostamenti
individuati fra i flussi finanziari previsti ed accertati, al fine di mettere in
moto i provvedimenti correttivi ritenuti più opportuni nell’ambito della
più generale strategia aziendale
• ottenere indicazioni per una più consapevole programmazione finanziaria
futura
126
LOGICA DELLA PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA D’AZIENDA
1. Conoscere la situazione di partenza dell’azienda, nella sua struttura di
fonti e impieghi in essere in un determinato istante (Stato Patrimoniale di
partenza in ottica finanziaria con distinzione delle fonti e degli impieghi
sulla base del tempo di rimborso e di ritrasformazione in denaro)
2. Prendere in considerazione i programmi ipotizzati per il futuro più o
meno prossimo e tenere in considerazione tutte le informazioni aggiuntive,
anche relative al mercato e ai punti di forza e debolezza dell’azienda sullo
stesso (piano economico riferito al periodo considerato e piano degli
investimenti, sia in beni in capitale fisso che in beni in capitale circolante).
Emerge il fabbisogno finanziario dell’azienda in relazione all’ipotesi
prescelta
127
LOGICA DELLA PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA D’AZIENDA
Emerge il fabbisogno finanziario dell’azienda in relazione all’ipotesi
prescelta
3. Effettuare scelte di fondo:definire il grado di indebitamento che vuole l’azienda
nel momento terminale del periodo considerato, tenendo conto del livello di rischio
ritenuto corretto od opportuno, determinando quindi la parte di fabbisogno che
può essere coperta con l’indebitamento e quella residuale da coprire con mezzi
propri. Determinare la politica di ritenzione di utili da perseguire (o quella di
dividendi da proporre ai soci), per determinare il fabbisogno da coprire con mezzi
propri esterni, e il modo più adeguato di loro acquisizione
4. Scegliere il grado di liquidità che l’azienda vuole raggiungere al termine del
periodo considerato, per determinare la variazione che devono subire i debiti
correnti e quale parte dell’indebitamento vada invece coperta con fonti di
finanziamento a medio/lungo termine
Stesura definitiva del piano di copertura del fabbisogno finanziario e
composizione di una sintesi finale del sistema dei valori considerati,
128
predisponendo i documenti finali
COLLEGAMENTI FRA PIANIFICAZIONE AZIENDALE E FINANZIARIA
PIANO STRATEGICO AZIENDALE
PIANI SETTORIALI (BUDGET DELLE
VENDITE, DEGLI ACQUISTI ECC.)
BUDGET
ECONOMICO
BUDGET DEGLI
INVESTIMENTI
BUDGET FINANZIARIO
BUDGET DI CASSA
(O DI TESORERIA)
BUDGET PATRIMONIALE
129
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gestione corrente