HEGEL
La dialettica e i tre momenti della
logicità
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Vita ed opere
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Stoccarda 1770: nascita.
Tubinga 1788: Università, biennio filosofico+triennio teologico, conosce
Hölderlin e Schelling.
Berna e Francoforte 1793-1799: precettore; “La vita di Gesù” (1795), “Lo
spirito del cristianesimo e il suo destino” (1798).
Jena 1801-1806, professore straordinario all’Università: “La fenomenologia
dello spirito” (1806, pubblicata nel 1807).
Norimberga 1806-1816, direttore del Ginnasio cittadino, “La scienza della
logica” (1812).
Heidelberg 1816-1818, professore all’Università; “Enciclopedia delle
scienze filosofiche in compendio” (1817).
Berlino 1818-1831, professore all’Università, periodo di grande successo;
“Lineamenti di filosofia del diritto”(1821), corsi e lezioni.
2
SCRITTI TEOLOGICI GIOVANILI
• Nello “Spirito del cristianesimo e il suo destino”
sono concepite due forme di religiosità:
1)Quella greca, che comporta l’armonia tra
individuo e società umana, da un lato, e il divino
universale, dall’altro; non vi è scissione tra un
aldiquà e un aldilà --- felicità.
2) Quella giudaica, con una scissione tra l’umano
e il divino che genera tristezza e un sentimento
di schiavitù dell’uomo nei confronti di qualcosa
che è altro da lui: l’uomo è schiavo della legge.
3
OPERE GIOVANILI (continua)
All’inizio il cristianesimo è uguale, nella valutazione, al
giudaismo;
In seguito diventa:
conciliazione tra Grecia e Israele: Cristo media la scissione tra
umano e divino restituendo l’uomo alla sua integrità ad un
livello MEDIATO, cioè più alto e maturo.
L’AMORE è il luogo in cui
vita e legge trascendente perdono il carattere di estraneità
e si mediano.
LA RELIGIONE è il vertice della vita spirituale,
successivamente lascerà il campo alla ragione.
La religione hegeliana ha un carattere speculativo e tralascia
la dimensione storica di Gesù Cristo.
4
Dagli interessi teologici alla filosofia
•
La teologia ha in Hegel carattere filosofico: ciò significa che la figura di
Gesù è interpretata non come Messia storico oggetto di fede, ma come
esempio di un processo di pensiero. Gesù è la mediazione, la sintesi tra il
modo di concepire la religione dei Giudei e quello dei Greci. Il concetto di
amore da lui predicato è ciò che unisce due elementi prima estranei e
contrapposti: la legge divina trascendente e la vita umana immanente. Con
l’amore l’uomo non sente più che Dio è un legislatore lontano che lo
schiaccia e d’altro canto non vede più la vita come il luogo di gioie e
soddisfazioni solo terrene. L’amore per Dio e per il prossimo dà una felicità
e una vita eterne. La vita reale entra così in contatto con Dio. Questo,
teologicamente parlando è opera dello Spirito la cui azione è quella di unire
l’amante e l’amato, l’uomo e Dio, la terra e il cielo.
• Non è un caso che Hegel chiami la soggettività assoluta, il
pensiero conoscente, l’Io trascendentale degli idealisti,
SPIRITO, proprio a sottolineare questa opera di sintesi di realtà
prima diverse ed estranee che il pensiero UNIFICA proprio
come lo Spirito santo nella Trinità unifica le Persone e come lo
stesso Spirito unifica uomo e Dio.
I capisaldi del sistema hegeliano
1) In accordo con la precedente riflessione idealistica, per
Hegel la realtà è Spirito infinito.
2) La vita dello Spirito si svolge dialetticamente cioè allo
stesso modo in cui si dipana il sapere filosofico.
L’elemento speculativo, cioè la capacità sintetica di
unire l’estraneo e il contrastante, è la caratteristica
principale di questo svolgimento dialettico
Vediamo ora di spiegare meglio i punti 1, 2 e 3.
3)
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La realtà come Spirito
Il fondamento del reale non è sostanza
(l’ “essere” irrigidito della tradizione metafisica)
ma
SOGGETTO-PENSIERO-SPIRITO
=
ATTIVITÀ-PROCESSO-MOVIMENTO
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LO SPIRITO SECONDO HEGEL
• Spirito è pensiero e movimento. Dobbiamo
considerarlo la forza attiva che genera da sé
tutto il reale – come il Soggetto fichtiano o
l’Assoluto schellinghiano - e continua ad agire
dopo averlo generato.
• Esso, dal canto suo,
si autogenera, cioè
diremmo “mette in moto se stesso” e così
innesca quel processo che porta a produrre il
reale.
• Ciò significa che l’origine, l’essenza e forza
interna di tutte le cose è il pensiero-Spirito.
8
L’agire dello Spirito
Lo Spirito agisce in questo modo:
1)Si autogenera come PENSIERO;
2)Genera ad un tempo la sua determinazione,
ossia la NATURA MATERIALE;
3)E la supera pienamente continuando a generare
fino a dar luogo alla REALTÀ vera e propria che è
pensiero che attraversa la materia, natura
vivificata da un’intima razionalità (che è data dal
suo ordine interno sempre più ricco e complesso
fino alla sua forma più alta che è la coscienza
umana).
IDEA NATURA SPIRITO…
La realtà-spirito nel suo primo momento viene anche
chiamata da Hegel Idea a significare l’elemento iniziale,
semplice, immediato del pensiero. Essa si mette in
movimento e nel suo movimento si specifica nella sua
negazione. L’Idea diventa il suo contrario, cioè Natura
(così come l’essere particolare che incontriamo ogni
giorno è, proprio in quanto particolare, il contrario delle
nostre idee universali). Dopo di ciò l’Idea, specificatasi
nell’Essere naturale, si riguadagna come unità ad un
livello più alto, lo Spirito che è l’essere come essere
compenetrato di pensiero, essere che nel suo ordine,
nella sua forma, nella sua armonia, bellezza e
coscienza, manifesta in sé il pensiero, cioè mostra di
essere unione di un momento ideale e di uno materiale.
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Il movimento dello Spirito: l’unità
che si fa nella diversità
La verità complessiva dello Spirito è questo
suo movimento che continuamente
costituisce se stesso, negandosi e
ricostituendosi continuamente. Questo è
l’unica infinità realtà, cioè L’UNO, che si
sviluppa in tutti i suoi singoli diversi
momenti – IDEA, NATURA, SPIRITO cioè che si fa nella diversità.
I TRE MOMENTI PRINCIPALI DELLO
SVILUPPO DELLO SPIRITO
Se noi concepiamo lo Spirito come la totalità della
realtà, cioè l’ESSERE, possiamo rivedere i momenti
che abbiamo analizzato sotto quest’altro punto di
vista.
• Essere in sé: momento iniziale dell’autoposizione
(cfr. Pensiero – Idea);
• Essere fuori di sé o essere-altro: momento
secondario
dell’autonegazione
o
dell’autoalienazione (cfr. Natura);
• Essere in sé e per sé: terzo momento del ritorno a
sé o dell’autosuperamento (cfr. Realtà o Spirito).
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La realtà infinita…
IL REALE è un processo infinito di autocreazione che, dal
suo momento indifferenziato e astrattamente universale
(la realtà in generale, il pensiero come Io puro fichtiano
o Idea), passa a specificarsi e a particolarizzarsi nei
suoi più minuscoli elementi (momento negativo, la
realtà materiale, particolare fatta delle sue infinite parti
tra loro separate e distinte: essa è negazione
dell’essere indifferenziato, l’oggetto come non-Io
opposto all’Io) attraverso momenti negativi e finiti, per
poi riprendersi sinteticamente come UNITÀ e
TOTALITÀ
complessa
cioè
come
concreta
universalità (lo Spirito come tale, cioè come identità
complessa di soggetto e oggetto).
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… i suoi momenti finiti
• Il finito, nello sviluppo dello Spirito, diventa
momento necessario allo sviluppo dell’infinito, ossia
rappresenta la negazione quale momento del medesimo
sviluppo necessario all’affermazione.
Infatti la realtà infinita e totale è l’effetto
1) del particolarizzarsi di un infinito che si dà in modo
ancora vago e indeterminato (IDEA, ESSERE IN SÉ che
si particolarizza nella NATURA O ESSERE FUORI DI
SÉ);
2) dello sviluppo delle singole parti, effetto della precedente
particolarizzazione, in sintesi sempre più ampie e
maggiori verso l’unica complessa totalità dell’essere
(ESSERE IN SÉ E PER SÉ o SPIRITO).
Dal pensiero alla realtà
La SOGGETTIVITÀ astratta, il pensiero puro e
indifferenziato, l’attività fichtiana senz’altra
determinazione, si obiettiva e si fa natura,
alienandosi da se stessa (cioè diventando
qualcosa di altro e di opposto e così
particolarizzandosi), e ritorna in sé, superando la
sua propria alienazione in una totalità più ampia
(lo Spirito che è la realtà vera e propria).
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La struttura razionale del mondo
(l’astratto e il concreto)
• Ciò che abbiamo visto è il modo di svilupparsi originario
della nostra realtà, la cui concretezza razionalemateriale è data da una sintesi di due momenti, quello
puramente astratto della pura razionalità (IDEA) e
quello, allo stesso modo astratto della pura naturalità
(NATURA).
• Qui con “concreto” si indicano tutti gli aspetti di quella
realtà completa e totale che è sempre alla fine del
processo, mentre con “astratto” i suoi momenti
costitutivi che come tali sono unilaterali, parziali, ci
dicono un aspetto importante del reale ma non ce lo
restituiscono nella sua verità.
Il pensiero-realtà: come si sviluppa la realtà? Nello
stesso modo in cui si sviluppa il pensiero
•
•
•
Nella logica idealistica abbiamo visto che tutta la realtà è sviluppo di un
pensiero che esce da sé e torna in sé. IDEALISTICAMENTE NON ESISTE
REALTÀ CHE NON SIA PENSIERO: LA REALTÀ È IL SISTEMA DEL
NOSTRO CONOSCERE Possiamo allora concentrarci sul modo di
funzionare di questo pensiero che sarà dunque lo stesso modo di
funzionare della realtà.
Cioè se il mio pensiero funziona per posizione, opposizione e sintesi, la
stessa realtà sarà fatta di cose, del loro contrario, e di cose più complesse
che le tengono assieme. Dunque sarà un’architettura che va da semplice al
complesso, da un immediatezza indeterminata (le cose che semplicemente
sono) ad un particolare che vi si oppone (le cose che cominciano a
svilupparsi negando il loro precedente essere) fino ad un universale che
comprende entrambe (le cose al termine del loro sviluppo che realizzano
pienamente quanto era prima solo implicito in loro).
Nell’ambito del pensiero si avrà un concetto astrattamente universale,
cioè il primo concetto di una cosa, il momento dialettico in cui ci si fa il
concetto di qualcosa di negativo e opposto al primo, e dunque l’universale
di prima diventa un particolare opposto ad un altro, e quello speculativo in
cui si ha un concetto concretamente universale che tiene assieme i primi
due.
La corrispondenza di pensiero e
realtà
• Tutto funziona così: ogni elemento del
nostro mondo è un elemento del pensiero.
In entrambi i casi è qualcosa cui si oppone
qualcos’altro. Questi due opposti trovano
sempre un terzo più alto e complesso in
cui è la loro collocazione e il loro senso.
• Questo è ciò che si intende quando si
dice che la realtà è SPIRITO.
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ESEMPIO 1
Primo momento: la nascita di un concetto
Noi con il nostro PENSIERO non facciamo altro che RISPECCHIARE
la soggettività assoluta dello Spirito che attraversa parimenti tra
momenti.
Proviamo a capire con un esempio ad usum Delphini:
Io guardo la copertina del libro che ho qui davanti a me. Me ne faccio
un concetto chiaro: la copertina è un foglio rigido di una certa
dimensione, spessore e colore che riporta stampate alcune parole.
Questo è il mio primo concetto. Se mi limito però esclusivamente a
quello che vedo qui davanti a me, che mi è chiaro, non posso capire
che questo foglio è in realtà la copertina di un libro.
Questo è il momento tetico del pensiero (da tesi = posizione). Il
concetto mi si è posto, si è generato. Esso mi appare come un
concetto universale, nel senso che mi sono fatto un’idea di ciò che
ho di fronte, in modo che successivamente tutto ciò che vi
corrisponde lo farò rientrare in questa idea. Tuttavia esso non è
appunto sufficiente per definire in modo veramente completo la
realtà che ho di fronte.
ESEMPIO 2
Secondo momento: il concetto che ho mostra la sua
insufficienza …
INFATTI per capire il concetto di “copertina di un libro”
ho bisogno anche di vedere il lato nascosto e opposto
alla copertina, l’altro lato del libro, quello che sta
dietro, quello che sta appunto in opposizione al lato
che ho adesso presente.
Quest’altro lato - che NON vedo, mentre il primo lo
vedevo -,
quest’altro lato - di cui NON so dimensione, spessore e
colore, mentre del primo sapevo tutte queste cose –
possiamo dire che sia la NEGAZIONE,
l’ALTRO rispetto al lato che vedo.
ESEMPIO 3
… e si oppone ad un altro concetto: la sua
negazione
Se mi rendo conto che esiste l’altro, la negazione, mi
accorgo che ciò che prima era chiaro, non lo era poi così
tanto. Solo infatti alla luce di questa negazione, io
capisco meglio che tra la copertina che avevo di fronte e
la quarta di copertina (è il modo in cui viene chiamato il
lato posteriore dei libri) esistono delle differenze e che
tali differenze (p. es. nella mia prima copertina c’è il
titolo, dietro invece c’è il prezzo etc.) sono essenziali per
capire la funzione della mia copertina. Guardando a
queste differenze, il mio primo concetto di copertina si è
precisato attraverso il confronto con il suo contrario.
Così capita sempre: i concetti che abbiamo si
specificano attraverso il loro contrario, il loro
opposto, la loro negazione.
ESEMPIO 4
Il momento dialettico: dall’universale alla sua
negazione, il particolare
A partire dall’opposizione si genera il momento dialettico
del pensiero: al concetto che avevo se ne è opposto un
ALTRO,
il suo NEGATIVO diverso e contrario,
che al tempo stesso SPECIFICA e DETERMINA, cioè dà
confini e limiti al mio primo concetto.
Sono i confini per cui una cosa finisce là dove ne inizia
un’altra, così che le due cose sono perfettamente determinate. Ciò che prima era universale, ma vago, si è
opposto quindi a qualcos’altro. Ora so che non ho più un
concetto onnicomprensivo, ma due concetti, che sono
reciprocamente determinati, quindi sono più chiari e
precisi, ma sono due cioè particolari. L’universale mi si
è così particolarizzato.
ESEMPIO 4
Trovo l’unità degli opposti, cioè una vera universalità che tiene in
sé tutti gli aspetti particolari secondo precise relazioni
Ora il mio pensiero cerca quale sia la relazione tra le due
facce che ha individuato. Cerca cioè quell’UNICO
elemento che mi fa capire che cosa sia effettivamente la
copertina di un libro. Questo elemento è il libro stesso,
cioè il TUTTO, la TOTALITÀ di cui le copertine sono due
aspetti particolari e opposti, ma alla fine complementari.
Questo elemento è il libro stesso. Il libro non è le due
copertine, il concetto di libro è altro infatti da quello di
copertina, ma solo se ho guadagnato il concetto di libro
posso capire che cosa siano veramente le copertine,
cioè posso capire che esiste una copertina, la prima che
ho visto, e un’altra copertina, la quarta di copertina, che
sta dietro con una funzione diversa ma complementare,
per cui se la copertina è fatta in qualche maniera, la
quarta di copertina avrà altre caratteristiche.
ESEMPIO 6
Non mi accontento degli opposti: cerco l’unità
Adesso io ho due copertine diverse ed opposte fra
loro. Se però queste copertine non fossero le
copertine di uno STESSO libro, non capirei che
sono copertine. Se rimanessero cioè scisse fra
di
loro
come
elementi
semplicemente
contrapposti, sarebbero solo due pagine,
ASTRATTAMENTE intese, cioè separate,
lontane, di cui non capisco il ruolo e la funzione:
so che sono lì, ciascuna diversa dall’altra,
ciascuna in sé, ciascuna nelle sue qualità
irrelate, ossia senza relazione con le qualità
dell’altra.
ESEMPIO 7
Il tutto toglie e invera i due precedenti dati parziali
Con il libro, cioè con il concetto di una totalità, io
ho superato i due concetti opposti di cui prima
disponevo, ma li ho anche veramente compresi:
ho veramente capito che le due copertine sono
copertine DI un libro. Il libro toglie i due concetti
che avevo prima, nel senso che è un terzo
concetto diverso dai primi due, ma li invera, cioè
dà loro un’esatta collocazione, entro la quale
essi possono essere pienamente capiti.
ESEMPIO 8
Il momento dell’unità degli opposti è il momento
speculativo
• Questo è il momento SPECULATIVO del mio pensiero, quello
sintetico, quello che ha unito gli opposti in un’unità più alta e
comprensiva, in cui gli opposti trovano la loro esatta relazione. E’ il
momento in cui è intervenuto propriamente l’elemento spirituale
con la sua capacità di istituire nessi, relazioni, unità tra ciò che è
separato. Questa unità è complessa, cioè è fatta degli opposti
separati che lo spirito-pensiero ha compreso nella loro unità. Ciò
salvaguarda sia le differenze fra le parti, sia l’unità del tutto, sia
infine il nesso, la relazione che vi è fra le parti tra loro e fra ciascuna
parte e il tutto.
• SOLO in questo modo io comprendo la realtà come un insieme
differenziato di cose che stanno fra loro in una relazione
concettuale. Questo insieme è la totalità infinita delle cose che sono,
la quale, sotto il profilo del pensiero, è la vera e concreta
universalità.
Esempio hegeliano di sviluppo
dialettico
• Il frutto è lo sviluppo del bocciolo
attraverso la sua negazione-specificazione
• Il tutto è la vita della pianta
2) … determinandosi, cioè
negando se stesso
nel fiore, il bocciolo muore
come bocciolo per
diventare fiore. Il fiore è la
sua negazione
3) Il fiore a sua volta si nega
come tale e diventa frutto. Il
frutto è la SINTESI di bocciolo e
fiore, una sintesi che li supera
ma ne stabilisce anche il loro
vero senso
1) Il bocciolo è, ma il suo essere
si sviluppa generando
il suo contrario ossia …
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CONTRO FICHTE
• L’attività pura dell’Io che si autopone e pone a se stessa un limite
(non-Io) per poi superarlo
SPOSTA SEMPRE PIÙ IN LÀ IL LIMITE SENZA MAI SUPERARLO
Io --- Limite --- Io --- Limite --- Io --- Limite
Questa retta che procede secondo uno schema binario (Io-limite) è un cattivo
infinito perché resta un processo irrisolto in quanto non raggiunge mai il
proprio scopo. Infatti nella posizione di un Non-Io si produce sempre la
contrapposizione di Io e non Io come elementi reciprocamente esterni e
delimitantesi. L’Io poi tenta di superare questa esteriorità, che però sempre
risorge. Dunque il tentativo dell’Io di guadagnare nuovamente l’infinito
«inghiottendo» il non-Io è destinato a fallire, perché il Non-Io si ripresenta
sempre come esteriorità irrisolta. Fintanto che il non-Io non sia concepito
come INTERNO al sistema, ma come suo limite esterno, l’infinito sarà
sempre un compito inarrivabile.
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FICHTE non riesce mai a restaurare e a dare unità alla scissione
di Io e non-Io, di soggetto e oggetto. Questo perché sempre
una volta posto il soggetto viene CONTRAPPOSTO
l’oggetto come qualcosa di ESTERNO all’Io e in tale
contrapposizione si restaura sempre un limite reciproco: «
Questa infinità … è perenne andare e venire dall’un membro
all’altro deella permanente contraddizione, dal limite al suo
non essere, dal non essere del limite di nuovo al limite…Il
progresso è anche qui non un procedere e un venir più avanti,
ma la ripetizione sempre dello stesso, un porre e un togliere e
poi daccapo un porre e daccapo un togliere; una impotenza
del negativo…» (G. W. F. Hegel, Scienza della logica, tr. it.
C. Cesa, Laterza, Bari Roma, 1988, p. 250-251).
29
Come Hegel supera Fichte
(secondo Hegel))
Lo SPIRITO- pensiero non è, come in Fichte, pura esigenza di infinito,
sempre irrisolta, perché ferma alla relazione tra un Io e un oggetto
contrapposto, ma è continua posizione del finito-oggetto e suo
effettivo superamento in una sintesi superiore.
1) Lo Spirito (l’Io in termini fichtiani), il pensiero inizia a lavorare come
pensiero astratto;
2) e produce la realtà (il non-Io) negando, determinando e
particolarizzando se stesso (omnis determinatio est negatio –
Spinoza);
3) Egli supera poi effettivamente la sua negazione (negandola e
togliendola) e così produce un effettivo spostamento di piano (il
momento sintetico che, secondo Hegel, in Fichte manca),
guadagnando un grado di autocoscienza maggiore, cioè
conoscendo se stesso e comprendendo veramente la realtà che
egli stesso ha prodotto in modo concretamente universale, cioè
facendola veramente sua.
CONTRO SCHELLING
La filosofia dell’identità supera le scissioni ma non riesce a
dedurre pienamente le sue differenza interne e i suoi
contenuti: dissolve tutto ciò che è differenziato e
determinato in una
“notte in cui tutte le vacche sono
nere”.
Infatti l’Assoluto o è pienamente identità e allora la
differenza si annulla, o contiene in sé effettive
differenziazioni e allora si annulla l’identità.
Per mantenere assieme identità e differenza Schelling
deve postulare una concezione MISTICA dell’Assoluto
coglibile solo esteticamente e non razionalmente.
31
L’Assoluto alla fine
• L’assoluto viene inoltre posto da Schelling all’inizio
di ogni processo come identità IMMEDIATA di
soggetto
e
oggetto
colta
immediatamente
dall’intuizione estetica.
• Per Hegel l’Assoluto non è prima e al di sopra di
ogni divenire, ma è il risultato di un processo che
SOLO ALLA FINE È CIÒ CHE È IN VERITÀ. E’
dunque sempre il risultato di una mediazione.
• L’Assoluto è la realtà che DIVENTA soggetto,
cioè diventa progressivamente cosciente di se
stessa attraverso l’uomo nel corso di un lungo
processo.
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Il movimento dello spirito non è una retta, ma può
essere inteso come movimento a spirale
Nuova negazione (2)
Nuovo superamento nuova posizione (3 – nuovo 1)
Nuova negazione (2)
(2) Negazione
Superamento e nuova posizione (3 – nuovo 1)
Posizione (1)
Nel corso del processo
aumentano ricchezza,
complessità, differenziazione
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Tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò
che è reale è razionale: IL PANLOGISMO
La realtà è la ragione che diventa se stessa, che si realizza
pienamente. La ragione non è qualcosa di diverso dal mondo,
ma è la struttura razionale dell’universo. Solo come astrazione la
ragione può essere distinta da ciò di cui è ragione, cioè dai processi
reali che essa governa.
L’irrazionale è semplicemente un momento della realtà, il momento
provvisorio del negativo che viene sempre superato, vinto e
ricompreso nella ragione.
Qualunque cosa avvenga non è fuori dall’Assoluto, che è
razionalità, pensiero, spirito in movimento, ma è un suo
momento insopprimibile. L’Assoluto dunque comprende la sua
negazione e la risolve in se stesso. Lo Spirito è ciò che sopravvive
alla sua propria devastazione perché ne fa un momento della
propria vita.
Ciò chiamiamo PANLOGISMO
34
IL “metodo” di Hegel: la dialettica
(specifichiamo in termini tecnici quanto avevamo detto prima sul
libro e la copertina)
Contrariamente ai Romantici, per Hegel l’Assoluto non
si coglie immediatamente, ma attraverso la
mediazione del pensiero, proprio perché ogni
sapere, e quindi anche quello dell’Assoluto, è
mediazione, passaggio ragionativo di livello in livello
(la filosofia non conosce scorciatoie).
La dialettica è il «metodo» (tra virgolette perché non
esiste un metodo senza il contenuto di cui è metodo,
cioè non esiste la dialettica sganciata dal concreto
funzionamento del pensiero e della realtà) che
garantisce tale conoscenza e tale passaggio, e che
conferisce scientificità alla filosofia.
35
ECCO ALLORA LA DIALETTICA HEGELIANA E I SUOI TRE
MOMENTI:TESI, ANTITESI e SINTESI
• In modo più raffinato rispetto all’universale platonico-aristotelico, che
rappresenta un primo passo verso la scientificità e che tuttavia
mostra tutta la rigidità e astrattezza del primo momento della
dialettica, quello che non dà conto dell’effettivo movimento della
realtà, il concetto hegeliano è dinamico.
• Esso riproduce la natura stessa dello Spirito e della realtà nel loro
intrinseco dinamismo e si compone di tre momenti
TESI
• 1) Tesi, lato astratto o intellettivo, che corrisponde alla coniazione
di concetti universali astratti e irrigiditi, fermi nell’illusione di aver
raggiunto qualcosa di conoscitivamente affidabile perché
apparentemente chiaro e inattaccabile. Qui il pensiero bloccato e
non riesce a dare conto dei nessi che vi sono tra l’universale così
raggiunto e il particolare che va spiegato (e della loro intima
solidarietà).
Il suo organo è appunto l’intelletto, quella nostra facoltà di produrre
concetti generali.
36
ANTITESI
• 2) Antitesi, momento negativo o
dialettico in senso stretto. Comincia qui
l’attività della Ragione che fluidifica e
dinamizza l’astrattezza dei concetti
intellettivi. In tale situazione si coglie il
rovesciarsi del concetto nel suo contrario e
l’impossibilità di pensarlo senza il suo
contrario. Dunque l’universale non è senza
il particolare, l’infinito senza il finito, il
simile senza il dissimile etc.
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Il principio di non contraddizione
• Nel momento dialettico la ragione CONTRADDICE
quanto l’intelletto aveva conosciuto nel primo momento.
• La contraddizione è un momento importantissimo dello
sviluppo del pensiero e della realtà. Tuttavia non per
questo si nega il valore logico del principio di non
contraddizione:
¬(A Λ ¬A) ("A è anche non-A" è falso).
Bensì si sottolinea il fatto che proprio l’impossibilità di
tenere assieme due elementi opposti e contrari tra loro
genera la necessità di un cambiamento di prospettiva, di
un salto di livello, cioè di un punto di vista in cui gli
opposti appaiono gli aspetti parziali di una realtà più
ricca e complessa.
38
SINTESI
3) E’ momento speculativo o positivamente razionale in
cui LA RAGIONE coglie l’unità delle determinazioni
contrapposte, ossia il positivo che emerge dalla
negazione, toglimento (inveramento) del negativo.
Lo speculativo è un superare che corrisponde ad un
togliere che è al tempo stesso conservare. Il negativo
non viene semplicemente negato ma viene sintetizzato
ad un più alto livello in cui positivo e negativo sono
giustificati e nello stesso tempo superati nella loro
reciproca unilateralità e particolarità:
per es. innocenza – consapevolezza del male – virtù
temerarietà – consapevolezza della paura -- coraggio
39
AUFHEBEN
• Il superamento proprio del momento speculativo che toglie,
conserva e invera i primi due momenti è descritto da H. con ilo
verbo aufheben = togliere e conservare assieme.
• Il movimento dell’ Aufhebung (sostantivo derivato dal verbo
aufheben) coglie l’Assoluto come unità degli opposti, concreta e
differenziata in sé stessa e rappresenta il culmine della ragione.
• Nella proposizione speculativa l’ “è” della copula non indica la
semplice unione estrinseca di un soggetto e un predicato ma il
movimento dialettico in cui il soggetto trapassa nel predicato
superando la rigidità astratta di entrambi.
Es. “Il reale è razionale” è proposizione speculativa: il reale non è
soggetto-sostanza che si unisce al razionale predicato-accidente,
ma è espresso nel suo senso profondo dall’universale e viceversa: il
soggetto passa nel predicato e vi si risolve in modo che le parti si
possono agevolmente scambiare all’interno di quella che diviene
un’identità dinamica.
40
SCHEMA 1
Lo sviluppo dello SPIRITO
1) Essere in sé o IDEA
studiato dalla
LOGICA
Opera: Scienza della logica (1812)
2) Essere fuori di
sé
O NATURA
Lo spirito che è
la TOTALITÀ del
reale
Si sviluppa secondo
i tre momenti dell’
3) Essere in sé e per sé o SPIRITO
Studiato dalla
FILOSOFIA DELLO
SPIRITO ; opere: Enciclopedia delle
scienze filosofiche (1817) Fenomenologia dello
spirito (1807) Lineamenti di filosofia del diritto
(1821)
studiato dalla
FILOSOFIA DELLA
NATURA
Opera: Enciclopedia
delle scienze filosofiche (1817)
SCHEMA 2: la dialettica
(cfr. M. De Bartolomeo-V.
Magni, I sentieri della ragione, Atlas, Bergamo, 2003, vol. 2A, p. 438)
1) ASTRATTO-INTELLETTUALE (tesi)
in cui
L’INTELLETTO
pensa
isolatamente
i concetti
Il metodo
dialettico
consta di
tre
momenti
2) NEGATIVO-RAZIONALE
(antitesi)
in cui
3) POSITIVO RAZIONALE (sintesi)
in cui
LA RAGIONE
LA RAGIONE
Nega la precedente negazione
producendo un salto verso un’unità
che è sintesi e inveramento delle precedenti opposizioni
È negazione della
pretesa autosufficienza
dei concetti
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