LE RIVISTE STORICHE ITALIANE Un percorso fra otto e novecento 1841: “Archivio storico italiano” Fondato a Firenze dall’imprenditore svizzero Giampietro Vieusseux (editore dell’ “Antologia”) e da Gino Capponi, con Lambruschini, Ridolfi, Polidori, Forti, Capei, Montani. È il primo periodico italiano tutto di storia, aperto alla collaborazione di studiosi di tutt’Italia (da Torino: C.Balbo, L. Cibrario; da Napoli: C. Troya). ORIENTAMENTO: liberale moderato – “patriottico” TAGLIO: prevalentemente erudito Raccolta e edizione di fonti (per lo più medievali) Discussioni Nel 1863, alla morte di Vieusseux, l’”Archivio” ridimensiona le sue prospettive e diventa l’organo della Deputazione toscana di storia patria L’ “Archivio storico italiano” fra Otto e Novecento Nell'arco di due o tre decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento l'"Archivio storico italiano" assume alcune caratteristiche che ne segneranno la storia successiva. La rivista non si limita ad essere l'organo della Deputazione, ma diventa anche il periodico di riferimento dei docenti dell'Istituto superiore di studi pratici (nucleo della futura Università) di Firenze: fra questi Pasquale Villari, lo storico di maggior prestigio dell'istituto e presidente della Deputazione, Cesare Paoli e Alberto Del Vecchio, che si succedono in quegli anni alla direzione della rivista. L'"Archivio storico italiano" si presenta come il punto d'incontro della tradizione erudita di matrice positivista e della nuova storiografia che siamo soliti indicare come scuola economico-giuridica. Lo spazio maggiore viene concesso alla storia medievale, attraverso la pubblicazione di studi e di fonti che riguardano soprattutto le principali città della Toscana. Tra i collaboratori dell'"Archivio storico italiano" troviamo studiosi affermati da tempo e i nomi dei maggiori esponenti della nuova storiografia: fra i primi Isidoro Del Lungo e Alessandro Gherardi, fra i secondi Gaetano Salvemini, Gioacchino Volpe, Niccolò Rodolico, Romolo Caggese. La proiezione nazionale e internazionale dell'"Archivio storico italiano" di quei decenni è confermata anche dal robusto apparato di recensioni e di notizie, che da puntualmente conto dei più importanti lavori storici apparsi in Italia e in parte anche all'estero, con un occhio di riguardo alla storiografia tedesca d'ambito medievistico. L’ “Archivio storico italiano” nel Novecento Le caratteristiche dell'"Archivio storico italiano" si mantengono anche nel periodo successivo: infatti la rivista risente solo in minima parte del nuovo clima culturale, che vede affermarsi una nuova storiografia. Il Medioevo e il Rinascimento - studiati prevalentemente negli aspetti istituzionali ed economicosociali - continuano a porsi al centro dell'attenzione, anche se non nella stessa misura dei decenni precedenti. In questo clima l'"Archivio storico italiano" conosce un processo di marginalizzazione. La toscanità della rivista si accentua, anche se questo non impedisce che essa continui ad ospitare contributi di alto livello scientifico. Lo storico dell’economia Armando Sapori, vi inizia a collaborare a partire dal 1919, pubblicando molti dei suoi preziosi studi di storia economica medievale. Un altro collaboratore di altissimo livello è il russo Nicola Ottokar, a partire dal lungo saggio del 1924 sull'istituzione del priorato a Firenze. Evitando eccessive compromissioni con il fascismo, muovendosi sempre nel solco della tradizione tardo-ottocentesca, fra le due guerre la rivista si caratterizza per l'attenzione alla storia medievale e rinascimentale, con particolare riguardo alla Firenze medicea. Su questa base essa incomincia a porsi come punto di riferimento di quella storiografia internazionale, soprattutto di lingua inglese, che ha privilegiato nei suoi studi la storia fiorentina e più in generale toscana fra XIII e XVI secolo. Il russo Nicolai Rubinstein vi pubblica un primo saggio nel 1935 e poi altri lavori negli anni Cinquanta e Sessanta, e dopo di lui pubblicano sull'"Archivio storico italiano" i primi risultati delle loro ricerche, tra gli altri, Raymond De Roover, Marvin Becker, Gene Brucker, Lauro Martines, e, più di recente, Julius Kirshner, Anthony Molho, Dale Kent, Richard Trexler, Rosalyn Pesman Cooper e altri. Dopo l’Unità d’Italia. La stagione del positivismo storico: “Bollettini” e Deputazioni La grande stagione del positivismo storico e dell’erudizione – sviluppatasi fra gli anni Settanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento - è una delle più feconde per la storiografia locale italiana. Nei due decenni successivi all’Unità nascono decine di società storiche, spesso dotate di riviste e di «Bollettini», il cui lavoro di scavo archivistico sfugge in gran parte al controllo delle ristrette cerchie accademiche e universitarie per investire schiere di professori di liceo, di bibliotecari, di sacerdoti, di professionisti, di colti borghesi e di eruditi aristocratici, in gara fra loro nell’affermare il primato del proprio municipio, piuttosto che l’antichità del proprio feudo d’origine, o l’interesse delle antiche vicende della propria parrocchia. Accanto alle società storiche private vengono istituite in quasi tutte le regioni italiane le Deputazioni di storia patria, ispirate al modello risorgimentale della R. Deputazione di storia patria di Torino, fondata da Carlo Alberto nel 1833 e trasformata nel 1860 in R. Deputazione per le antiche province e la Lombardia. Società storiche governative incaricate di raccogliere e pubblicare le fonti della storia locale e promuovere gli studi di storia come elemento fondativo di un’identità nazionale tutta da costruire, le Deputazioni organizzano – accanto ai rari storici di professione – molti storici dilettanti alacremente impegnati nella riscoperta delle glorie locali. Fra le esperienze più significative possiamo ricordare quella del piemontese Ferdinando Gabotto allievo a Torino di Carlo Cipolla e poi docente di storia all’Università di Genova, fondatore nel 1892 della Società storica subalpina e nel 1898 del «Bollettino storico bibliografico subalpino», tutt’ora esistente e classificato fra i periodici di interesse nazionale. Le Deputazioni di storia patria e la storiografia degli antichi stati italiani Il 20 settembre 1879 si riunisce Napoli il primo Congresso storico nazionale che vede riuniti gli esponenti delle sei Regi Deputazioni e delle cinque società italiane di storia patria. Sono presenti: R. Deputazione per le antiche province e la Lombardia (1860), R. Deputazione di Parma e Piacenza (1860), R. Deputazione per le province modenesi (1860), R. Deputazione per la Romagna (Bologna) (1860), R. Deputazione per la Toscana, l’Umbria e le Marche (Firenze) (1862), R. Deputazione veneta (1866), Società ligure di storia patria (1857), Società storica napoletana (1861), Società storica Siciliana (1861), Società romana di storia patria (1870), Società storica lombarda (1874). Dopo l’Unità d’Italia. La stagione del positivismo storico: “Bollettini” e Deputazioni La grande stagione del positivismo storico e dell’erudizione – sviluppatasi fra gli anni Settanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento - è una delle più feconde per la storiografia locale. È la stagione in cui vediamo all’opera le Deputazioni storiche regionali, in cui nascono decine di società storiche, di riviste e di «Bollettini storici», in cui il lavoro di scavo archivistico sfugge in gran parte al controllo delle ristrette cerchie accademiche e universitarie per investire schiere di professori di liceo, di bibliotecari, di sacerdoti, di professionisti, di colti borghesi e di eruditi aristocratici, in gara fra loro nell’affermare il primato del proprio municipio, piuttosto che l’antichità del proprio feudo d’origine, o l’interesse delle antiche vicende della propria parrocchia. Fra le esperienze più significative ricordiamo quella del piemontese Ferdinando Gabotto allievo a Torino di Carlo Cipolla e poi docente di storia all’Università di Genova, fondatore nel 1892 della Società storica subalpina e nel 1898 del «Bollettino storico bibliografico subalpino», tutt’ora esistente e classificato fra i periodici di interesse nazionale. La stagione delle riviste accademiche Tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta in tutt’Europa si assiste alla professionalizzazione del mestiere dello storico: ovunque vengono fondate società storiche e riviste storiche sia a carattere nazionale che a carattere locale. Nel 1883 nasce a Roma l’ Istituto Storico Italiano della cui prima direzione fanno parte Bartolomeo Capasso, Cesare Correnti, Pasquale Villari, Michele Amari, Ruggero Bonghi, Cesare Cantù, Giosuè Carducci, Fedele Lampertico. Nel 1884 il professore di liceo Costanzo Rinaudo fonda a Torino la «Rivista Storica Italiana», destinata – con gli anni – ad affermarsi come la più prestigiosa rivista accademica di storia pubblicata nella penisola. Già nella prima direzione della rivista figurano infatti, accanto al nome di Rinaudo, quelli dell’egittologo piemontese Ariodante Fabretti, dello storico padovano Giuseppe De Leva e del napoletano Pasquale Villari, professore a Firenze. Nel 1872 negli stessi ambienti dell’Università di Torino era nata la «Rivista di filologia e d’istruzione classica», nel 1873 l’ «Archivio Glottologico» di Graziadio Ascoli, nel 1882 il «Giornale storico della letteratura italiana», animato da Rodolfo Renier e Francesco Novati e per breve tempo anche da Salomone Morpurgo e Albino Zenatti. 1884: “Rivista storica italiana” Fondata a Torino dal professore di liceo Costanzo Rinaudo (espressione da sempre della “scuola storica torinese”), nel secondo dopoguerra, sotto la direzione del valdostano Federico Chabod si afferma come espressione più prestigiosa della storiografia accademica italiana di matrice liberal-democratica. Direttori: Pietro Egidi (1923-1929) Francesco Cognasso (1930-1934), con Walter Maturi, Francesco Lemmi e Giorgio Falco Gioacchino Volpe (1934-1943) assorbita dall’ Istituto fascista di cultura 1943-46: pubblicazioni sospese durante la guerra. Federico Chabod (1946-1960) espressione della storiografia antifascista (D. Cantimori, G. Falco, E. Sestan, A. Momigliano) Franco Venturi (1960-1994) Emilio Gabba (1995-2006) Giuseppe Ricuperati (2006) Le stagioni della “Rivista storica italiana” 1884-1930: Inizialmente (Rinaudo, Egidi) espressione della storiografia di matrice positivista; 1930-43: Quindi espressione ufficiale della cultura storica del regime fascista (Cognasso, Volpe); 1946-1994: Infine espressione della più prestigiosa storiografia di matrice laica e liberale (Chabod, Venturi) e “madre” di quasi tutte le altre riviste storiche italiane del secondo dopoguerra. Gioacchino Volpe Franco Venturi La “Rivista Storica Italiana” oggi Direttore: Giuseppe Ricuperati Direzione: Angelo Ara, Girolamo Arnaldi, Paolo Cammarosano, Lellia Cracco Ruggini, Aldo De Maddalena, Furio Diaz, Claudio Donati, Massimo Firpo, Emilio Gabba, Giuseppe Galasso, Giuseppe Giarrizzo, Luigi Mascilli Migliorini, Angelo Ventura, Adriano Viarengo, Roberto Vivarelli Rubriche: Saggi, Storici e storia, Studi e ricerche, Discussioni, Note, Recensioni 1892-1913: “Studi storici”(prima serie) Fondata dal medievista Amedeo Crivellucci e dall’antichista Ettore Pais (professori a Pisa); collaboratori: i giovani Gioacchino Volpe e Gaetano Salvemini (successivamente avversi per ragioni politiche). È la prima rivista di storia di ampio respiro, anche internazionale; d’impianto positivista, affianca filologia e filosofia della storia e si apre al “materialismo storico” e alla storia economico. La rivista entra in crisi con la prima guerra mondiale. La testata sarà ripresa nel 1959 da un gruppo di storici marxisti. Ettore Pais 1917: “Nuova rivista storica” Fondata nel 1917 da Corrado Barbagallo Collaboratori: Antonio Anzillotti, Federico Chabod, Ettore Ciccotti, Luigi Dal Pane, Gino Luzzatto, Nello Rosselli, Walter Maturi. Espressione inizialmente della nuova storiografia sperimentale, aperta al marxismo e ai nuovi approcci storico-economici; raccoglie una parte dei reduci di “Studi storici” e si contrappone all’approccio eccessivamente accademico della “Rivista storica italiana”. Durane il fascismo resiste all’omologazione e raccoglie storici di orientamento antifascista. Nel secondo dopoguerra ridimensiona le proprie ambizioni e diviene espressione della storiografia milanese dell’Università Statale, metodologicamente eclettica: Direttore: Gigliola Soldi Rondinini, medievista Collaboratori: L. Cracco Ruggini, E. Decleva, L. De Rosa, A. Di Vittorio, V. Fiorani Piacentini. C. D. Fonseca, G. G. Merlo, A. Padoa Schioppa, G. Pistarino, G. Rumi, C. Vasoli. 1914: “Rassegna storica del Risorgimento” Fondata alla vigilia della grande guerra come organo dell’Istituto italiano per la storia del Risorgimento. Direttore: C. M. De Vecchi di Valcismon (esponente monarchico e poi gerarca fascista) Propone un modello di storiografia patriottica ed erudita (fonti) con forti connotati pedagogici. Fortemente nazionalista (1914-1924) e poi fascista (1924-1944) Nel dopoguerra si apre alla nuova storiografia uscita dalla Resistenza e a una nuova lettura del Risorgimento popolare Direttori: Alberto Maria Ghisalberti ed Emilia Morelli Collaboratori: R. Romeo, A. Galante Garrone, F. Venturi, L. Valiani, F. Valsecchi, F. Della Peruta A partire dalla metà degli anni settanta il suo ruolo critico si appanna, parallelamente alla sempre più evidente crisi della disciplina. 1959: “Studi storici” (nuova serie) Espressione della nuova storiografia italiana di orientamento marxista, nasce come rivista dell’Istituto poi Fondazione “A. Gramsci” (legato al Partito Comunista Italiano) Prima stagione (1956-1979) Direttori: Gastone Manacorda, poi Rosario Villari (con R. Zangheri, F. De Felice, F. Della Peruta, E. Ragionieri, G. Procacci) Storiografia più nettamente di tendenza. Temi privilegiati: la storia del movimento operaio, le grandi rivoluzioni inglese e francese, il fascismo, la storia contemporanea. Seconda stagione (1980-1998) Direttore: Francesco Barbagallo con A. Giardina (antica), R. Comba (medievale), G. Ricuperati (moderna), L. Mangoni (contemp.), G. Doria (economica) Si distacca dall’ortodossia marxista e allarga gli orizzonti a nuove tematiche. Terza stagione (1998-) Direzione diffusa: coordinatore Barbagallo con Andrea Giardina, Luisa Mangoni, Giovanni Miccoli, Giorgio Mori, Adriano Prosperi, Anna Maria Rao, Nicola Tranfaglia, Giovanni Vitolo, Albertina Vittoria e quattro “gruppi di discussione” a Roma, Firenze, Napoli e Torino. Rosario Villari 1969: “Quaderni storici” Alla fine del 1969 il periodico regionale “Quaderni storici delle Marche” (1966-69), espressione di un gruppo di docenti dell’Università di Ancona, decide di trasformarsi in rivista storica nazionale. I fondatori si ispirano in vario modo al modello francese delle “Annales”, proponendo una storia sociale, sperimentale e interdisciplinare. 1969: editoriale di Fernand Braudel Struttura monografica (ogni fascicolo un tema) Carattere sperimentale e di frontiera (temi poco usuali) Apertura a diversi approcci: economia, antropologia, etnografia, psicologia, mentalità La microstoria si alterna alla macrostoria Largo spazio alle ricerche dei giovani Fondatori: A. Caracciolo, P. Villani, S. Anselmi Collaboratori: E. Grendi, G. Levi, M. Rosa, R. Romanelli, E. Sori, poi C. Ginzburg, C. Poni, L. Gambi, G. Sergi, G. Pomata, M. Luzzati, P. Macry, A. Prosperi. 1978: “Società e storia” Fondata nel 1978 è espressione di un gruppo di storici milanesi, successivamente allargatosi a livello nazionale. Fondatori: F. Della Peruta (già Studi storici), A. De Bernardi, C. Capra, F. Bonelli, G. Ghittolini, G. Cherubini Collaboratori: L. Faccini, P. Malanima, A. Massafra, M. Mirri, G. Ricuperati, M. Rosa (già QS), G. Sapelli Ispiratore occulto: Marino Berengo, docente a Milano. Si colloca a mezza via fra SS e QS proponendo un marxismo duttile e una storia sociale ad ampio respiro. Prende dalle distanze da quel marxismo che si caratterizza per l’oggetto (temi rivoluzionari) piuttosto che per il metodo della ricerca. Propone una “storia della società” e non la “storia sociale” come disciplina a se stante. Rifiuta la frammentazione della microstoria come unica soluzione e rifiuta ogni chiusura specialistica. Propone in ogni fascicolo un’ampia selezione di recensioni. 1995: “Storica” Fondata nel 1995 e pubblicata inizialmente dall’editore Donzelli e poi da Viella, “Storica” è l’espressione di un gruppo di storici della generazione di mezzo - modernisti e contemporaneisti, per lo più attivi nelle università del centro-sud - destinati in pochi anni a conquistare posizioni i notevole prestigio e potere a livello accademico. Interessata soprattutto al dibattito storiografico, più che alla pubblicazione di saggi di ricerca, presenta numeri tematici articolati in rubriche (Primo piano, Filo rosso, Questioni, Contrappunti) con libri recenti di storici letti da altri storici. Direzione: A. M. Banti, A. Barbero, M. Bellabarba, F. Benigno, R. Bizzocchi, G. Calvi, P. Dogliani, A. Graziosi, S. Lupo, M. Meriggi, E. I. Mineo, G. Petralia, B. Salvemini, M. Verga 1970-1996: “Storia contemporanea” Fondata e diretta da Renzo De Felice (con Emilio Gentile, Guido Pescosolido, Francesco Perfetti) è la prima rivista italiana di storia contemporanea. Rifiuta ogni caratterizzazione ideologica e in particolare l’ “antifascismo” storiografico degli Istituti della Resistenza. Tema dominante: la storia del regime fascista in Italia Con la morte di R. De Felice (1996) la rivista cessa le pubblicazioni e i suoi collaboratori si dividono fra due nuove riviste, che saranno sovente in contrasto fra loro: “Nuova storia contemporanea” diretta da F. Perfetti e “Contemporanea” diretat da F. Traniello. 1972-1995: “Rivista di storia contemporanea” Fondata nel 1972 da torinese Quido Quazza, con G. Rochat, E. Collotti, C. Pavone, U. Levra. M. Salvadori, L. Foa, è la seconda rivista italiana di storia contemporanea, aperta anche alla storia dell’Europa e dei paesi “in via di sviluppo”, è l’espressione di una nuova generazione di storici nettamente caratterizzati in senso antifascista e “di sinistra”, formati fra Università e Istituti per la storia della Resistenza. Si contrappone alla rivista di De Felice di cui denuncia il “revisionismo”. Storiografia “militante” (marxismo critico) a molto attenta alla didattica. Temi privilegiati: l’antifascismo e la Resistenza, il movimento operaio, le minoranze, le lotte di liberazione dell’Africa, Asia e America latina. Con la morte di G. Quazza (1995) la rivista cessa le pubblicazioni. 1982: “Passato e presente” Fondata a Firenze da un gruppo di contemporaneisti toscani di formazione marxista, allievi di E. Ragionieri (G. Turi, F. Andreucci, S. Soldani, G. Gozzini), successivamente si allarga alla collaborazione di altri storici, non solo contemporaneisti (N. Tranfaglia, L. Guerci, P. Ginsborg), raccogliendo una parte dei “reduci” della torinese“Rivista di storia contemporanea”. È una delle più giovani fra le rivista di storia contemporanea e Molto interessata al dibattito storiografico, estende i suoi orizzonti su una parte della storia moderna (rivoluzione francese e periodo napoleonico). Recupera la funzione civile della storia 1997: “Nuova storia contemporanea” Dopo la morte di De Felice un gruppo dei suoi allievi, guidati da Francesco Perfetti, fonda alla fine del 1997 la rivista bimestrale “Nuova storia contemporanea” che – scegliendo la distribuzione in edicola e non solo in libreria - si propone di intercettare un pubblico più ampio di quello accademico e in effetti, in pochi anni, “Nuova storia contemporanea” si impone come una delle più diffuse riviste storiche italiane, alimentando in più occasioni vivaci dibattiti. Richiamandosi idealmente al magistero storiografico defeliciano, si presenta come “una rivista di impostazione liberale, aliena da ogni tipo di ostracismo preconcetto”. Ma secondo alcuni storici la rivista è l’espressione della “destra defeliciana” più propensa ad alimentare il cosiddetto revisionismo storiografico piuttosto che ricerche scientifiche originali. Direttore: Francesco Perfetti Comitato scientifico: Giuseppe Bedeschi, Dino Cofrancesco, Antonio Costa Pinto, Giuseppe Galasso, Luigi Lotti, Raimondo Luraghi, Nicola Matteucci, Valeri Mikhailenko, Sergio Minerbi, Paolo Nello, Giuseppe Parlato, Francesco Perfetti, Guido Pescosolido, Sergio Romano 1998: “Contemporanea. Rivista di storia dell’Ottocento e del Novecento” Dopo la chiusura di “Storia contemporanea” un’altra parte degli allievi di De Felice – la cosiddetta “sinistra defeliciana” – insieme con studiosi di diversa provenienza e formazione, fonda nel 1998 la rivista “Contemporanea”, pubblicata dalla casa editrice Il Mulino di Bologna e diretta da Francesco Traniello, studioso di formazione cattolico-liberale, docente a Torino. Attenta alla dimensione internazionale e anche alla storia dell’Ottocento, in una chiave di storia sociale e politica lontana dalla vecchia risorgimentistica, la nuova rivista promuove l'incontro tra studiosi di diverse generazioni e il dialogo tra gli storici di professione e gli appassionati di storia, gli insegnanti e gli studenti, per discutere di ricerca, ma anche di formazione e didattica, di documenti e di attualità. Direzione: Francesco Traniello (direttore), Daniela L. Caglioti, Simone Neri Serneri (vicedirettore), Maria Serena Piretti (vicedirettore), Elisabetta Vezzosi. Redazione: R. Balzani, E. Betta, P. Capuzzo, F. De Giorgi, F. Fasce, Ch. Liermann, S. Salvatici, C. Sorba.