CRISTIANIZZAZIONE
CRISTIANESIMI ALTOMEDIEVALI
Nel 70 e.v. i romani decidono di farla
finita con la resistenza giudaica
• La caduta di Gerusalemme segna
l’inizio della diaspora
• Qualche anno più tardi, nel 135, con la
vittoria sulla rivolta di Simone bar
Kokhva, i romani sconfiggono
definitivamente ogni ipotesi di
indipendenza politica giudaica.
La setta dei discepoli di Cristo
non si disperde
• L’importanza di Paolo di Tarso
– La sua lettera ai Romani
• Anche Pietro va a Roma
• La “grande prostituta”
Lettera ai romani
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione,
prescelto per annunziare il vangelo di Dio … A quanti sono
in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e
pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo
riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si
espande in tutto il mondo … Dio … mi è testimone che io mi
ricordo sempre di voi, chiedendo sempre nelle mie
preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per
venire fino a voi … Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli,
che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma
finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto
anche tra voi, come tra gli altri Gentili. Poiché sono in debito
verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso
gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, a
predicare il vangelo anche a voi di Roma.
La 1° lettera di Pietro
• “Vi saluta la comunità che è stata eletta
come voi e dimora in Babilonia; e anche
Marco, mio figlio. Salutatevi l`un l`altro con
bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in
Cristo!”
L’Apocalisse
• L`angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una
donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi
blasfemi, con sette teste e dieci corna. La donna era
ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d`oro, di
pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa
d`oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua
prostituzione. Sulla fronte aveva scritto un nome
misterioso: «Babilonia la grande, la madre delle
prostitute e degli abomini della terra». E vidi che quella
donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei
martiri di Gesù.
[Ap. 17,3-6]
I cristiani nel mondo pagano
Lettera a Diogneto, cap. V:
I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi
sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non
abitano città proprie, né usano un gergo che si
differenzia, né conducono un genere di vita speciale.
La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di
uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente
filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città
greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e
adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e
nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale
mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro
patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come
cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri.
Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si
sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i
neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne.
Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo.
Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le
leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono
conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono
a vivere.
Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto
abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria.
Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e
benedicono; sono maltrattati ed onorano.
Facendo del bene vengono puniti come malfattori;
condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei
sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e
coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.
la svolta di Costantino (313
d.C.)
Eusebio di Cesarea:
“Dio stesso, Re di tutto, dona all’amato sovrano
l’aumento di anni e di figli e stabilisce per lui un potere
fiorente e vigoroso sui popoli della terra … Dio celebra
la festa con l’imperatore, che ha reso vittorioso su tutti
i suoi nemici e che ha mostrato come un modello di
pietà e di verità per tutti sulla terra.
L’imperatore, come la luce del sole, illumina,
attraverso i raggi di cui risplendono i cesari, coloro che
abitano i luoghi più remoti con i bagliori emanati a
distanza da esso”.
Elogio di Costantino, p. 117
.
• Sin qui abbiamo visto:
a) Impero e sua decadenza (compreso lo
sfilacciamento «culturale» e giuridico)
b) Primi suoi rapporti con la Chiesa (con la
C maiuscola: abbiamo parlato di chiesa
romana)
c) Regni romano-barbarici
Affrontando il tema della Chiesa
altomedievale, come si rapporta la
storiografia rispetto a questi temi?
.
• - è da evitare la proiezione sul passato del
modello di chiesa cattolica del secondo millennio
(dal XI secolo in poi).
• Ciò che si rischia di “proiettare” - anche
nell’insegnamento – è un modello ‘monarchico’,
papalista, omogeneizzante. La ricerca storica
recente ha dimostrato al contrario che molti
aspetti di questa prospettiva (il “primato petrino”,
la centralità romana, ecc.) hanno una loro
storicità, sono stati in lenta incubazione nel
corso del primo millennio, e si sono manifestati
in pieno soltanto nel secondo millennio.
(RIFORMA DELLA CHIESA NEL XI SECOLO)
.
• Rispetto a questa prospettiva, le diverse tradizioni
storiografiche delle nazioni europee corrono rischi
diversi: in particolare, la storiografia italiana è stata più
direttamente interessata da questo rischio “Romacentrico”, che ha due versanti (minimizzare, come ora
accennato, le varietà e le pluralità del millennio
precedente; sopravvalutare, nel giudizio sugli
avvenimenti del XI secolo, il peso della curia romana).
.
• Questo discorso si può articolare in vari
sotto-punti:
• 1) la sottovalutazione del pluralismo istituzionale delle
chiese nell’alto e nel pieno medioevo . Nell’alto
medioevo esistono più sedi patriarcali, cioè sedi
vescovili di fondazione apostolica, di pari dignità; esiste
certamente una superiorità della Chiesa di Roma, ma è
una superiorità «d’onore» e non «gerarchica», di
«autorità».
• C’è poi una forte varietà e non coerenza delle
strutture organizzative; le chiese locali hanno larga
autonomia, al di là del dato ecclesiologico della pari
dignità dei vescovi, tutti a pari titolo «successori degli
apostoli»;
.
• 2) c’è una forte varietà e «storicità»
dell’impianto dottrinale e teologico [si
pensi alle controversie dogmatiche e al
dibattito sulla natura di Cristo]).
• E ancora: c’è varieta e pluralità delle
regole monastiche, ecc.
• Insomma: la visione di una chiesa
altomedievale unitaria che procede
trionfalmente dal centro alla periferia, da
Roma all’Europa, dal vertice alla base, è
assolutamente poco rispondente alla
realtà dell' alto medioevo.
.
• 3) Un terzo rischio è la sopravvalutazione
nella omogeneità e nella completezza
della cristianizzazione. Il fenomeno
dell’«inculturazione cristiana» nelle culture
tradizionali barbariche è lento e
accidentato, sia in riferimento alle diverse
etnie e alle diverse aree geografiche, sia
rispetto ai diversi ambienti sociali
(resistenze pagane e substrato di culti
“naturalistici” nel mondo rurale).
.
• La diffusione del cristianesimo si compì sia
grazie alla spinta evangelizzatrice delle
prime comunità e all’iniziativa dei monaci
inviati dal papato di Roma, sia attraverso
le costanti relazioni politiche e
diplomatiche stabilitesi tra il ceto
vescovile, di matrice e origine senatoria, e
i capi militari germanici..
.
• Tale processo – che portò
complessivamente all’omogeneizzazione
della cultura e delle pratiche religiose
dell’Europa occidentale e favorì il ruolo
incontrastato di chierici e di monaci nel
disciplinamento della vita dei laici – fu
tutt’altro che lineare e omogeneo.
• Un primo punto d’arrivo fu l’età
carolingia, con lo sforzo di Carlomagno
di costruire un impero unitario
.
 Lo sforzo di omogeneizzazione comincia con Costantino,
punto di svolta rispetto al rapporto contrastato tra la Chiesa e i
poteri statali che aveva avuto vigore sino ad allora
 313. Editto di Costantino (o editto di Milano): la professione della
religione cristiana viene dichiarata licita entro i confini dell’Impero e
quindi si sospendono ufficialmente le persecuzioni dei cristiani
I. Impero e Chiesa in età tardo antica
 325. Il Concilio di Nicea, convocato da Costantino, raggiunge lo
scopo di unire la cristianità dal punto di vista dottrinale affrontando
lo scisma donatista e l’eresia ariana
 la chiesa si autoafferma nei confronti dell’eresia mediante la
precisazione del dogma (contro la differente natura di
Padre e Figlio sostenuta da Ario)
 la chiesa conferma la sua immissione nel corpo dell’Impero
come istituzione pubblica (rifiuta quindi la dottrina donatista, basata
su un
rigorismo intransigente: Chiesa formata da eletti, rifiuto
dei sacramenti
amministrati da soggetti indegni, esaltazione
del martirio, condanna
dell’Impero in quanto “vecchio
persecutore”)
,
• 380. Editto di Tessalonica: Teodosio I dichiara la
religione cristiana, nella professione cattolica, culto
ufficiale dell’Impero e condanna tutte le altre religioni 
da ora la Chiesa può fondare il proprio prestigio sul
“braccio secolare”, contando sul consenso e sul
sostegno che lo Stato le assicura  piena fondazione di
una tradizione latino-cristiana
I. Impero e Chiesa in età tardo antica
 cesaropapismo
 494. papa Gelasio I (492-496), in una lettera all’imperatore
d’Oriente Anastasio (491-518), formula il principio dualistico: il
mondo è governato da due autorità separate (sacerdotium e
imperium: l’autorità del papa per l’ambito spirituale e l’autorità
dell’imperatore per quello temporale), l’una chiamata da Cristo a
guidare le anime, l’altra a governare i negozi secolari
(Vicarius Christi, potestates distinctae: auctoritas sacrata pontificum
et regalis potestas)
 nel secolo è il sacerdote a seguire le leggi imperiali, ma nelle
cose divine è l’imperatore a obbedire al sacerdote
.
 Il rapporto «di vertice» prosegue: il patriarca di
Costantinopoli, per esempio, stringe sempre più i legami e i
rapporti con l’imperatore……
 Ma questa è solo UNA faccia della realtà.
 A livello delle singole diocesi, delle singole chiese cittadine,
il ruolo dei vescovi è profondamente diverso. Si può
definire in generale come un ruolo di SUPPLENZA di poteri
amministrativi e politici che nelle singole città sono in
difficoltà grave, rispetto ai regni romano barbarici, ecc.
Monarchia dei vescovi
Episcopalis audientia
•
•
Una delle manifestazioni più significative è il
fenomeno della Fenomeno della episcopalis audientia:
il vescovo poteva sostituirsi alle magistrature laiche
nell’esercizio della giurisdizione civile, quando gli ufficiali
pubblici latitavano, su base volontaria.
Fino all’età costantiniana non si può parlare della
posizione giuridica del vescovo in rapporto alla città e
allo stato.
• Età costantiniana: da una religione e da una chiesa fuori
e contro lo stato, a una religione e ad una chiesa dentro
lo stato.
•
.
•
VARI AMBITI DI INTERVENTO «CIVILE» E GIUDIZIARIO DI UN VESCOVO
• la presenza del vescovo è condizione necessaria per la validità della
manomissione di un servo. (316)
• si delibera la sospensione di un processo qualora ambedue le parti
decidano di ricorrere all’arbitrato del vescovo
• Le costituzioni degli imperatori del V secolo prevedono per i vescovi
il potere di intervenire a favore delle donne costrette alla
prostituzione, dei servi minacciati di prostituzione, in alternativa al
magistrato cittadino; di controllare le visite ai carcerati; di portare a
termine le esecuzioni testamentarie; di assistere gli orfani e le
vedove (età gota, VI sec. in.); di distribuire il grano conservato nei
magazzini regi a prezzo politico
.
• .
• NASCE IL TRIBUNALE ECCLESIASTICO, LA GIURISDIZIONE
SEPARATA PER IL VESCOVO E PER I CHIERICI
• il vescovo è esentato dall’essere convenuto di fronte ad un
magistrato ordinario
• il vescovo è esentato dal testimoniare in giudizio: nam et persona
dehonoratur et dignitas sacerdotis confunditur.
•
•
.
• DEL RESTO….
• Il vescovo è nominato dalla cittadinanza oltre che dal
clero, dunque è la città che lo esprime. Lo stato tende
ad avvalersi, come controllo locale, di questi elementi
indipendenti dalla propria gerarchia. E’ cosciente della
insufficienza della sua burocrazia.
• Vescovo come defensor civitatis (365), magistrato
dell’ordinamento statuale a tutela dei poveri (con azione
di controllo su altre magistrature ordinarie).
,
 In questo ambito, nelle diverse chiese, i vescovi producono
sentenze, accumulano materiali, trattati, esperienze di
carattere amministrativo e giuridico, che sono talvolta
recepite dalla (morente, esangue) tradizione del diritto
romano
 la Chiesa assume come diritto personale il diritto romano e diviene
nel tempo il principale custode delle tradizioni giuridiche romane
 già la legge dei Franchi Ripuarii, e quindi una legge barbarica
ricorda che “la Chiesa vive secondo la legge romana”
 le fonti giuridiche romane riguardanti la Chiesa vengono riunite
in particolari collezioni come la Lex Romana canonice compta (IX
sec.)
Diocesi, città, impianto urbano romano: l’talia del nord
Diocesi, città, Italia meridionale: l’antico impianto dei
municipia romani
Diocesi in Italia e in Europa attorno all’anno 1000
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