GLI IMPEGNI DELL’ITALIA SUL
CLIMA
Orietta Casali
ENEA
Progetto Speciale “Clima Globale”
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I giovedi della scienza
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L’Italia supporta attivamente la
cooperazione ambientale, inclusi
gli impegni per il cambiamento
climatico
- 1994 Ratifica UNFCCC
- 2002 Ratifica il Protocollo di
Kyoto
IPCC - Intergovernmental Panel on
Climate Change
Nel 1988 viene istituito, sotto gli auspici
dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale
(WMO) e dell’Agenzia delle Nazioni Unite per
l’Ambiente, l’IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change)
L’IPCC ha lo scopo di valutare le informazioni
scientifiche disponibili sui cambiamenti climatici,
esaminare gli impatti sociali ed economici delle
modificazioni del clima e formulare strategie
adeguate per la prevenzione e il controllo dei
cambiamenti climatici.
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IPCC – Intergovernmental
Panel on Climate Change
WG1: valuta gli aspetti scientifici del
sistema climatico e dei suoi cambiamenti
WG2: valuta la vulnerabilità dei sistemi
naturali e socioeconomici rispetto ai
cambiamenti climatici, valutandone le
conseguenze e le strategie di adattamento
WG3: valuta le strategie di limitazione
dell’emissione di gas serra e le strategie di
mitigazione dei cambiamenti climatici
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IPCC – Intergovernmental
Panel on Climate Change
Il ruolo di National Focal Point dell’IPCC è
affidato dal 1990 al dr. Vincenzo Ferrara,
Direttore del Progetto Speciale Clima
Globale, ENEA
Dr. Filippo Giorgi, membro del Bureau del
WG2
Vari italiani hanno partecipato ai lavori dei
tre WGs, inclusi ricercatori ENEA (dr.ssa
Mariotti, dr. Zarlenga, ecc)
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UNFCCC (1)
1992. Giugno. In occasione del Vertice della terra
inizia la raccolta delle firme della United Nations
Framework on Climate Change Convention
(UNFCCC).
L’Italia è tra i paesi firmatari. Assume, in tal modo,
una posizione guida tra i paesi sviluppati,
svolgendo un ruolo trainante tra gli stati membri
dell’Unione Europea.
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UNFCCC (2)
Obiettivo ultimo della Convenzione é
stabilizzare le concentrazioni in atmosfera
dei gas ad effetto serra ad un livello tale da
prevenire interferenze antropogeniche
pericolose al sistema climatico.
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UNFCCC (3)
Obiettivo:
le Parti firmatarie devono proteggere il
sistema climatico, a beneficio della presente e
delle future generazioni, su una base di equità
e in rapporto alle loro comuni ma differenziate
responsabilità, ed alle rispettive capacità.
Pertanto, i paesi sviluppati, che sono Parti
della
Convenzione,
devono
prendere
l’iniziativa nella lotta contro i cambiamenti
climatici e i relativi effetti negativi.
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UNFCCC (4)
I Paesi di cui all’Allegato 1 (i paesi dell’OCSE
e in economia in transizione) devono
individuare e adottare politiche e misure al
fine di ritornare singolarmente o
congiuntamente entro il 2000 ai livelli del
1990 delle emissioni causate dall’uomo di
anidride carbonica o di altri gas ad effetto
serra non controllati dal Protocollo di
Montreal
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UNFCCC(5)
Principali Organi:
CONFERENZA DELLE PARTI (COP)
La COP si avvale di:
Segretariato
Due organi sussidiari:
1) SBSTA – Subsidiary Body for Scientific and
Technological Advice
2) SBI – Subsidiary Body for Implementation
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UNFCCC (6)
GRUPPI REGIONALI:
Africa
America Latina
Asia
Russia e paesi dell’Europa Centrale e dell’est
WEOG – West Europe and Others, incluso USA,
Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Canada
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UNFCCC (7)
G77+CHINA
Gruppo maggioritario, raccoglie 140 paesi
su 180, rappresentanti l’85% dell’umanità.
Guidato dalla Cina, comprende il
sottogruppo dell’Africa, India, Paesi OPEC
e la quasi totalità dei paesi sud-americani
e tutti quelli asiatici, esclusi il Giappone e
la Corea del Sud. Sono in effetti quasi tutti
i paesi non Annesso I
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UNFCCC (8)
AOSIS – Alliance of Small Island States
LDCs – Least Developed Countries
Un gruppo informale di Paesi definiti sulla
base di un numero di parametri, inclusi il
PIL pro-capite. I LDCs e i paesi AOSIS
godono di un fondo speciale per
l’adattamento, il trasferimento tecnologico,
la capacity building e il CDM.
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UNFCCC (9)
UMBRELLA GROUP
L’Umbrella Group o JUSCANZZ (dalle
iniziali Japan, United States, Canada, New
Zealand), comprendente anche l’Australia.
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UNFCCC (10)
1994 l’Italia ratifica la Convenzione,
stanziando per il biennio 1994-95 1,5 miliardi
di lire per il monitoraggio delle emissioni gas
serra, per l’aggiornamento dei programmi
nazionali di mitigazioni, per la collaborazione
italiana all’IPCC e per contribuire al
Segretariato della Convenzione
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Il Protocollo di Kyoto (1)
3 Conferenza delle Parti
1997
Obiettivo: invertire il trend dell’aumento delle
emissioni di gas responsabili dell’effetto
serra. Il Protocollo, una volta ratificato,
impone ai paesi di cui all’Annesso B (Paesi
sviluppati) di raggiungere obiettivi
differenziati di riduzione di emissioni di gas
compresi nel “Kyoto Basket”, rispetto ai
livelli del 1990 entro il 2008-2012.
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Il Protocollo di Kyoto (2)
Kyoto Basket:
– Anidride Carbonica
– Metano
– Protossido d’Azoto
– Fluorocarburi idrati
– Perfluorocarburi
– Esafluoruro di zolfo
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Il Protocollo di Kyoto (3)
Meccanismi di Kyoto:
permettono ai paesi dell’Annex 1 di
raggiungere gli obiettivi di riduzione del
protocollo anche attraverso l’attuazione di
progetti in altri paesi o tramite il commercio di
diritti d’emissione
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Il Protocollo di Kyoto (4)
Meccanismi di Kyoto
– CDM: progetti di paesi Annex 1 in paesi non
Annex 1
– Joint Implementation: progetti tra paesi Annex 1
– Emission Trading
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Il Protocollo di Kyoto (5)
Per entrare in vigore, ovvero per fare parte
integrante della Convenzione, deve essere
ratificato da almeno 55 paesi industrializzati o
con economie in transizione (Paesi
dell’annesso I) responsabili di almeno il 55%
delle emissioni di anidride carbonica rispetto
al 1990
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Il Protocollo di Kyoto (6)
L’Italia ha ratificato il Protocollo di Kyoto nel
1 giugno 2002.
Con la Ratifica l’Italia si è impegnata a
ridurre le emissioni di gas serra del 6.5%
rispetto al 1990 come previsto dal Burden
Sharing europeo adottato dall’Unione
Europea il 4 marzo 2002
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Protocollo di Kyoto (7)
Ultimo strumento legislativo italiano per
raggiungere gli obiettivi di Kyoto è la
Legge 120 del 1 giugno 2002 con la quale
sono state riviste le linee guida delle
politiche e le misure nazionali relative alla
riduzione delle emissioni di gas serra
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DAL PROTOCOLLO DI KYOTO
ALLA COP 8
2000 – Novembre. Sesta Conferenza delle
Parti all’Aja.
2001 – luglio – Sesta Conferenza delle
Parti Bis a Bonn.
2002 – settembre – Settima Conferenza
delle Parti a Marrakesh
2002 – settembre – World Summit on
Sustainable Development a Joannesburg
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DAL PROTOCOLLO DI KYOTO
ALLA COP 8
2002 – Ottobre – Ottava Conferenza delle
Parti – New Delhi
La tradizionale divisione tra le paesi
sviluppati e paesi in via di sviluppo è stata
evidente in molti argomenti:
Adattamento/mitigazione
Ambiente/sviluppo
UNFCC/Protocollo di Kyoto
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TANTO PER AVERE UN’IDEA
All’ultima a COP hanno partecipato
4300 rappresentanti di 167 Parti, tre stati osservatori,
231 organizzazioni governative e non governative, altre
organizzazioni osservatrici, 222 organi di stampa
Ultime sessioni SBI/SBSTA, Bonn, 4-13 giugno 2003
1288 partecipanti di 137 Parti, uno stato osservatore, 107
organizzazioni governative e non governative, 6 organi
di stampa
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Nona Conferenza delle Parti
Milano Dicembre 2003
PRESIDENZA ITALIANA UE
“AMBIENTE COME OPPORTUNITA”
La presidenza italiana vuole portare alla COP di
Milano un messaggio positivo, per affermare che
la strategia internazionale sui cambiamenti
climatici deve essere un’occasione per la
promozione dell’innovazione tecnologica e della
cooperazione tecnologica, finalizzate alla
crescita economica sostenibile dell’intero
pianeta.
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Il Negoziato sul Clima e l’ENEA
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L’ENEA e il negoziato
Il nostro Ente, per la natura dei suoi compiti
istituzionali, uniti alla sensibilità dei suoi vertici
verso le problematiche specifiche, ha avuto fin
dagli anni 70 un ruolo importantissimo nel
negoziato climatico.
Gli anni 80 e 90 lo hanno visto presente in tutti i
più importanti appuntamenti internazionali in
materia di ambiente globale e sviluppo
sostenibile.
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Supporto tecnico scientifico nelle attività
negoziali su: Inventari delle emissioni, Politiche
Misure, Meccanismi di Kyoto, Trasferimento
Tecnologico, Capacity Building, Informazione e
Comunicazione
Studi specifici sul clima mediterraneo, sulle
emissioni di gas serra in Italia e sugli scenari
energetici
Predisposto ed elaborato le prime due
Comunicazioni Nazionali e ha avuto un
importante ruolo nella terza
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I tre livelli dell’attività negoziale
Politico
Formale
Sostanziale
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La sfida, per un negoziato di qualità, per
gli esponenti del mondo della ricerca,
risiede nel rapporto tra il livello formale e il
livello sostanziale.
Imparare le regole di un meccanismo
complesso e dall’apparenza farraginosa è
essenziale anche per il più preparato
uomo di scienza o tecnologo che
intendono occuparsi di negoziato.
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L’ENEA e il negoziato
L’ente racchiude in sè le competenze per
fornire un contributo tecnico scientifico
diversificato e altamente qualificato sia per
la mitigazione che per l’adattamento ai
cambiamenti climatici, in grado di
imprimere ai lavori negoziali, insieme alla
forma, una preziosa valenza
contenutistica.
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IL GIOCO VALE LA CANDELA?
L’obiettivo ultimo di tutti gli
obiettivi ultimi delle
Convenzioni Globali
ambientali è l’obiettivo primo
dell’ONU: la sostituzione del
dialogo alle azioni militari. La
guerra di parole rispetto alla
guerra delle armi
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