“ LA PROFESSIONALITÀ DEL DOCENTE E DEL DOCENTE DI RC” Prof.ssa Anna Maria Foresi Cesare Scurati , in occasione di un Convegno tenutosi a Verona , ha affermato che le scuole vanno, innanzitutto, concepite come: · comunità di valori: luoghi dove i membri sviluppano un’idea che li tiene insieme e li connette ad una visione condivisa; successivamente, vanno condotte e sviluppate come: · comunità di ‘cura’: luoghi di amore altruistico e dedizione reciproca; · comunità di apprendimento: luoghi in cui l’apprendimento, oltre che un’attività, è un atteggiamento ed uno stile di vita; · comunità professionali: luoghi di dedizione allo sviluppo continuo dell’esperienza e dell’ideale professionale; · comunità collegiali: luoghi caratterizzati dalla collaborazione e dal perseguimento di scopi comuni; · comunità inclusive: luoghi in cui tutte le appartenenze e le differenze sono raccordate nel reciproco rispetto; · comunità di ricerca: luoghi in cui tutti si dedicano alla ricerca ed alla soluzione dei problemi. Anche la didattica va declinata in forme, procedure e stili congruenti con l’impostazione generale della scuola, imperniata sui principi e le conseguenze di un’etica qualitativa della collaborazione. Quindi alla scuola, dalla semplice assunzione di AUTONOMIA, oggi si chiede di dotarsi di una più incisiva RESPONSABILITA’ SOCIALE. La scuola assume questa responsabilità nel momento in cui realizza il successo formativo dei propri studenti (DPR275/99), attraverso il raggiungimento degli obiettivi di missione a cui è chiamata (D.Lgs.286/99) fra i quali: •il miglioramento degli apprendimenti •la riduzione della dispersione •il raggiungimento di competenze chiave (Agenda di Lisbona) costruendo nel proprio ambiente di apprendimento le opportunità più adeguate per la realizzazione piena ed armonica della persona e per il suo protagonismo nella comunità scolastica e sociale. In un momento in cui si chiede al Sistema Educativo di partecipare alla costruzione del sociale, formando competenze e rafforzando valori, la SCUOLA deve: •avere chiarezza dei propri compiti •sapere come realizzarli •renderne conto dimostrando il proprio valore aggiunto. LA FUNZIONE DOCENTE Fonti giuridiche e contrattuali della funzione docente: -L’art.395 del DLgs297/94 ( ripetendo l’art.2 del DPR417/94) definisce la funzione docente come”esplicazione essenziale dell’attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale percorso ed alla formazione umana e critica della loro personalità” -Nel contesto dell’autonomia, il DPR275/99 precisa che”i docenti hanno il compito e la responsabilità della progettazione e della attuazione del processo di insegnamento e di apprendimento” -L’art.24 del CCNL aggiunge che “la funzione docente realizza il processo di insegnamento-apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale dello studente, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell’istruzione. La funzione docente si fonda sulla autonomia culturale e professionale dei docenti; … si esplica nelle attività individuali, collegiali e di formazione in servizio. In attuazione dell’autonomia scolastica i docenti elaborano, attuano e verificano, per gli aspetti pedagogico – didattici, il POF, adattandone l’articolazione alle differenti esigenze degli alunni tenendo conto del contesto socio – economico di riferimento.” Da questa definizione deriva un profilo professionale complesso “costituito da competenze: •disciplinari •pedagogiche •metodologico – didattiche •organizzative •relazionali • di ricerca tra loro correlate ed interagenti … I contenuti della prestazione professionale si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel POF della scuola (art.25 del CCNL) Si delinea una professione sempre più in termini di vera e propria professione e molto meno impiegatizia. Tale professione si calibra su tre termini fondamentali: •libertà •responsabilità •autonomia Da: LA SFIDA EDUCATIVA a cura del Comitato per il progetto culturale della CEI “Se uno dei compiti fondamentali della scuola è insegnare a discernere tra ciò che è utile e ciò che è necessario allora “ formare la coscienza della persona per renderla capace di compiere delle scelte alla luce di ciò che vale” diviene l’obiettivo prioritario”. Per i docenti dunque si tratta di: liberare i ragazzi dalle suggestioni che ne condizionano la mentalità ed i comportamenti per educarli al senso della verità. Platone sulla verità diceva “è quello che rende la vita umana veramente umana”. “Un insegnante non può limitarsi a trasmettere saperi deve mettere in movimento le energie segrete del cuore dei suoi alunni, i quali , passando attraverso le singole conoscenze e le singole esperienze sappiano guardare con meraviglia e senso critico ciò che li circonda”. Spetta ad docente ( e prima di lui ai genitori) avviare le dinamiche personali e comunitarie che possono sviluppare questo processo. Un docente capace di ascoltare , di dialogare e di percepire la responsabilità di rendere ragione delle sue decisioni è un docente che diviene autorevole. La sfida appunto è quella di una autorità che comporti reciprocità e rispetto e che si costruisca attraverso la relazione. IL CONTESTO AUTONOMIA L’autonomia scolastica è funzionale alla educazione ed alla formazione ed è strumento per superare le rigidità che impediscono il successo formativo. Gli operatori scolastici sono quindi protagonisti della qualità della Scuola. (LEGGE 59 del 97 riguarda la Riforma della Pubblica Amministrazione; nell’art.21delinea l’autonomia delle Istituzioni Scolastiche. REGOLAMENTO Autonomia 8 maggio 1999 con DPR275. L’APPLICAZIONE DECORRE dal 1 settembre 2000 e le Scuole hanno assunto PERSONALITA’ GIURIDICA). Le Competenze tra Stato, Enti e Scuole vengono di nuovo ripartite. Allo Stato restano: i programmi ed i curricoli, le leggi relative agli ordinamenti, il reclutamento e la formazione dei docenti, l’assegnazione delle risorse finanziarie, gli standard e le forme di valutazione. Alle Istituzioni Scolastiche spetta la costruzione del POF che rappresenta la progettualità della scuola stessa e coniuga le finalità generali con i bisogni degli alunni e la realtà locale tenendo conto delle risorse che la scuola ha effettivamente. FORME DELL’AUTONOMIA: •Autonomia Didattica - Percorsi di apprendimento., aggregazioni discipline, curricolo,gruppi di recupero, sostegno,crediti, debiti, autovalutazione, certificazione … •Autonomia organizzativa – flessibilità dei tempi, uso dei docenti, adattamento del calendario … •Autonomia di ricerca e di sviluppo – innovazione del curricolo, delle metodologie, delle tecnologie … STRUMENTI DELL’AUTONOMIA •Curricolo : quota nazionale e 20% quota locale su indirizzi della Regione ( con la Riforma della scuola secondaria di secondo grado in alcune tipologie scolastiche la quota è aumentata) •Ampliamento Offerta : attività aggiuntive facoltative, integrazione formazione scolastica e professionale, formazione degli adulti insieme agli enti locali. La formazione degli adulti. Reti di scuole : avvengono attraverso accordi su temi come la didattica, la ricerca,l’orientamento, l’handicap, le tecnologie …. Possono riguardare anche laboratori, scambio docenti, acquisto beni, la documentazione … •Standard e verifiche Il Ministero verifica gli apprendimenti e la qualità del servizio attraverso l’ INVALSI. Le competenze spendibili sia in Italia che all’estero vanno certificate. •La gestione delle risorse Nel POF gli obiettivi e le scelte curricolari, metodologiche ed organizzative devono essere chiare. Le aree di intervento pedagogico – didattiche ed organizzative devono essere indicate come anche le modalità di verifica e valutazione. •Risultati attesi Ogni scuola attiva processi di autovalutazione per verificare i percorsi espressi nel POF. La valutazione dell’efficacia e dell’efficienza è affidata all’INVALSI. (efficacia = attitudine a realizzare obiettivi; efficienza = ottimizzare il rapporto input/output) •Strumenti operativi Per il raggiungimento degli obiettivi si possono usare accordi, convenzioni con Enti pubblici e privati, collaborazioni, contratti. Da: LA SFIDA EDUCATIVA a cura del Comitato per il progetto culturale della CEI “L’educazione oggi deve confrontarsi con un profondo senso di insicurezza e crisi di identità che caratterizza uomini e donne del nostro tempo; situazione rivelata anche dalla perdita da parte del soggetto di un centro interiore dove appunto opera l’educazione”. Pertanto la scuola deve prendere atto e misurarsi con la realtà nella quale si trova ad operare ed è nella vocazione culturale che ha che può trovare gli strumenti adatti privilegiando innanzitutto il logos: logos inteso non solo come parola, non solo come ragione, ma anche e soprattutto come unità. “La parola e la razionalità assumono così un significato più chiaro come strumenti e veicoli tramite i quali è possibile realizzare tale unità sia tra i diversi aspetti della vita interiore della persona, sia nei molteplici aspetti del mondo”. QUINDI IL DOCENTE , NELL’ESERCIZIO DELLA SUA PROFESSIONALITA’: •orienta •promuove •aiuta •valorizza GLI STUDENTI MEDIANTE: •La progettazione •La valutazione •L’organizzazione del lavoro degli alunni •La propria continua formazione •L’esercizio della collegialità IL DOCENTE D I RELIGIONE CATTOLICA L’insegnante di religione deve preoccuparsi di offrire, dentro la progettazione culturale della scuola, l’incontro con quel dato fondamentale che costituisce il cattolicesimo, che deve essere studiato nella sua oggettività e fatto proprio attraverso un procedimento di carattere critico, cioè uno studio della religione cattolica come si dovrebbe studiare qualsiasi altra materia nella scuola. La prima grande testimonianza da dare con l’insegnamento della religione cattolica è quello di salvaguardare la pluralità di posizioni culturali presenti nella società e di difendere quella posizione culturale che “ non solo non è stata ancora estromessa dal contesto della vita culturale e sociale, ma appare fortemente radicata nella coscienza della nostra gente” (Benedetto XVI a Verona) Gli insegnanti di RC dovranno trattare i valori fondamentali della fede cattolica con una preoccupazione eminentemente culturale e in quanto abilitati a questo sia dagli studi, che garantiscono l’acquisizione adeguata dei contenuti da insegnare, sia da un mandato dell’autorità ecclesiastica. Gli insegnanti di religione quindi rappresentano una presenza qualificata nella scuola svolgendo sia un’attività importante dal punto di vista culturale per la conoscenza della tradizione cattolica sia nel rendere disponibili i ragazzi al dialogo con forme culturali diverse dalla loro. I rapporti e le differenze fra la religione cattolica e le altre religioni sono dei punti del programma che lungo l’itinerario dell’insegnamento della religione devono essere attuati e incontrati, ma non costituiscono il contenuto fondamentale che non è un generico insegnamento sulle varie religioni. DOVE SIAMO Ciò che è in atto nella scuola è una crisi radicale, che è la stessa crisi in atto nella società e nella chiesa. Le generazioni non s’incontrano nella società, né nella famiglia, perché non s’incontrano su ciò che permetterebbe l’incontro, cioè le convinzioni profonde che guidano la vita, definite, con l’aiuto di Giovanni Paolo II, cultura. La cultura di un popolo sono esattamente le convinzioni fondamentali che sono state alla base della storia di questo popolo e hanno creato tutta la tradizione culturale e artistica di una società. Le convinzioni profonde che l’uomo non sia solamente un pezzo di materia che nasce non si sa perché, e muore non si sa perché, hanno riempito il nostro Paese di cappelle, di chiese, di grandi opere d’arte che affermavano il valore assoluto della vita umana visitata dal mistero di Dio in Cristo e diretta verso l’incontro definitivo con Cristo al di là del tratto della vita terrena. Questa convinzione è diventata storia dell’arte e storia della carità. (S . Ecc . Mons. Luigi Negri) I ragazzi, che non incontrano nessuna autorità educativa, non fanno altro che rimanere nella mentalità del successo, del consumismo. In questo contesto l’ora di religione acquista un valore ancora più importante, perché ha il valore di una vera e propria “evangelizzazione”. L’Insegnamento di RC può rappresentare il canale attraverso cui far passare una concezione più umana della cultura. Un aspetto molto importante per gli insegnanti di RC è anche il rapporto con le famiglie. Quando le famiglie entrano in rapporto con il docente di RC devono essere aiutate a recuperare un’identità e una preoccupazione educativa che nella maggior parte delle famiglie non esiste più. Un ulteriore aspetto riguarda i modi ed i tempi di un lavoro comune, di un dialogo, di una chiarificazione circa le modalità sempre più adeguate con cui i contenuti fondamentali devono essere comunicati per fare sì che, attraverso un aggiornamento dei metodi di insegnamento, l’insegnamento sia realmente quello che la Chiesa si aspetta che sia. L’obiettivo è formare dei cristiani che sanno quello che sono e sanno che cosa dicono, per essere in grado di dare il loro contributo nel confronto con tutte le altre posizioni. Per questo va fornito ai bambini e ai ragazzi un cammino che li maturi nella loro coscienza e li aiuti a capire quello che accettano di vivere o quello che rifiutano ma in maniera critica. E’ nelle ore di religione che gli studenti possono incontrare le tradizioni, possono sentirsi non respinti e possono vedere che nell’ambito di questa società c’è uno spazio in cui sono accolti per quel che sono nella loro domanda di verità. Questo compito che è insieme ecclesiale, laico, culturale, è in stretta contiguità con la Chiesa nella sua azione educativa. (Mons. Luigi Negri) LE PAROLE CHIAVE DELLA PROFESSIONALITA’ DOCENTE RESPONSABILITA’ •Il sé professionale del docente si manifesta nella responsabilità del “segno” (insegnare) della cultura/progetto che professa. L’azione educativa non è mai neutra, essa incide, imprime, lascia il segno, di cui è responsabile l’insegnante. • La responsabilità della comunità di persone è quella del “noi insieme verso”, che non si risolve nella sola responsabilità istituzionale ma si estende alla corresponsabilità verso un fine compreso e voluto, alla condivisone e alla accettazione del metodo e del percorso. (La dimensione della relazione) Qui la responsabilità è partecipazione consapevole, è cura e impegno per gli altri, è servizio, è offerta di sé, anche senza un necessario ritorno per sé. •Responsabilità è farsi carico, personale e comunitario, insieme del senso, delle intenzioni e delle conseguenze delle proprie azioni e delle proprie decisioni. L’insegnante responsabile si fa carico del senso dei processi che attiva nei singoli allievi e nel gruppo in relazione; si preoccupa della comprensione della conoscenza, della condivisione del significato e della coscienza dello scopo. •L’insegnante è responsabile delle intenzioni educative per il soggetto, per il gruppoclasse e per tutti gli allievi della scuola; egli partecipa e condivide il disegno formativo rispettivamente con il team e con il collegio dei docenti: l’intenzione educativa si sostanzia in progetti per l’intera comunità educante, validi per tutti e personalizzabili da ciascuno. •L’insegnante è responsabile delle conseguenze dell’agire educativo. Mette in atto procedure, e le procedure arrivano a risultati prevedibili. Solo se l’insegnante governa i processi può prefigurarsi gli scenari di sviluppo, gli effetti e le conseguenze del suo agire. •L’agire formativo responsabile si concretizza nel vivere educativo quotidiano, è entrare nell’esistenza, personale e comunitaria, rispondendo a tre azioni: 1. prendendosi cura, significa volere il bene dei propri talenti e di quelli dell’altro; significa riconoscere il valore in ciò che c’è, non per lasciarlo così com’è, ma per ciò che da esso può germogliare 2. costruendo il futuro, il valore genera valore; l’idea si fa progetto; il futuro si assume come impegno; il potenziale si trasforma in azione. Non è sufficiente prendersi cura: l’impegno è responsabilità solo se ha uno scopo, e lo scopo etico è la costruzione del percorso verso il bene della persona nella comunità 3. rendendo conto dei risultati raggiunti; degli effetti formativi. (La Valutazione riflessiva) Non si può valutare senza riflettere, né si può riflettere sui processi di insegnamento e di apprendimento senza riconoscerne le responsabilità che tali processi veicolano. (Fiorino Tessaro) RIFLESSIVITA’ Solo il criterio della riflessione può incontrare positivamente il paradigma della complessità che informa la nostra cultura. Si tratta di assumere la riflessione come paradigma metodologico e di farla impattare con i contenuti ritenuti oggi idonei alla comprensione della cultura e del vivere individuale e sociale. Il cambiamento è culturale: apprendere un contenuto senza una strutturazione riflessiva conduce alla pura dipendenza e non favorisce l’esercizio della razionalità. La professionalità del docente deve allora prendere in considerazione l’ipotesi di dover assegnare un tempo specifico alla riflessione sugli elementi che caratterizzano il proprio insegnamento sia rispetto agli studenti sia rispetto al sistema interno sia a quello esterno. Per essere un insegnate riflessivo è necessario tenere sotto controllo i seguenti elementi: il contesto sociale, i valori e l’identità, le relazioni, l’apprendimento, il curricolo, la programmazione, l’organizzazione, il comportamento, la comunicazione, l’insegnamento, la verifica, l’inclusione sociale. (Andrew Pollard ) Allora il primo obiettivo del sistema formativo potrebbe diventare: imparare a riflettere