Testimonianza personale
Prego con il Salterio ogni giorno…. Provo a
chiedermi come molti: ma “chi sono gli oranti”,
perché esistono, e che fanno?
Rispondo personalmente con le parole acquisite ed elaborate dalla
tradizione della fede cristiana, dalle mie personali letture…mi
posso anche sbagliare….ma per me gli oranti sono: custodi del
desiderio di Dio, unità di corpo e di spirito, che sintetizzano nella
loro stessa condizione corporale gli elementi del mondo materiale,
così che attraverso di loro toccano il loro vertice e prendono voce
per lodare in libertà il Creatore…sacerdoti dell’universo.
Gli oranti sono uomini donne che nella loro interiorità cercano Dio
là dove Lui li aspetta e sotto il suo sguardo non si lasciano illudere
da una creazione immaginaria che si spiegherebbe solamente
mediante le condizioni fisiche e sociali, ma credono nel Creatore di
tutte le cose che ha costituito l’essere umano con un’anima
spirituale e immortale.
Essi sono come guerrieri pacifici che ogni giorno si
attivano per vivere una forma di resistenza alla
globalizzazione della superficialità.
Gli oranti sono coloro che sanno stare sulle ali
dell’aurora e negli abissi della terra…sono in mezzo
tra una riva e l’altra della vita, anzi dentro la vita del
mondo pur sfiorando quella del cielo, …”gaudium et
spes” condividendo con tutti, dentro il mistero di una
chiamata davanti alla quale mi metto la mano sulla
bocca, come Giobbe…nel silenzio che si fa canto e
grido e musica e lamento e danza.
Gli oranti pregano sempre senza stancarsi secondo il
comando del Vangelo (Lc, 18,1) perchè custodiscono
dentro le profondità del cuore il desiderio di Dio. Esso è
come una fiamma sempre accesa che illumina il
cammino della vita.
Afferma S.Agostino: “Che cos’altro fai, quando aneli a quel
sabato (il Regno di Dio) se non di non smettere di pregare?
Se non vuoi interrompere la preghiera, allora non
interrompere il desiderio. Il tuo incessante desiderio è la tua
incessante voce di preghiera. Taci quando smetti di
amare…Il raffreddarsi dell’amore è l’ammutolirsi del cuore. Il
fuoco dell’amore è il grido del cuore”
La preghiera cristiana produce i custodi della nostalgia di Dio:gli Oranti. Essi
sono poeti e profeti, sentinelle e operai, martiri a volte, sulle mura della
Gerusalemme invisibile del mondo, poveri, esposti alla fragilità di tutte le
creature e alle intemperie della malvagità di ogni tempo, feriti e guariti dalla
luce sfolgorante di ogni mattino trasfigurato dalla Pasqua di Gesù,
mangiano e bevono, faticano e si stancano, piangono e ridono, dormono e
si svegliano, si ammalano e guariscono, cadono e si rialzano, fiduciosi e
supplicanti, desiderosi e sponsali, camminano pur stando fermi…vegliano
nella notte, nell’attesa certa dell’alba…
Nella mia preghiera cerco di sintonizzarmi con le labbra e con il cuore,
ogni giorno agli Oranti del Salterio, perché mi fido di loro.
Desidero partecipare alla loro sinfonia. Essi mi affascinano perchè spesso
inneggiano a Dio non solo quando le cose vanno bene ma spesso e
proprio perché le cose vanno male, o sono terribilmente neutre, e non
hanno paura di chiamare il bene e il male con il loro nome, perché non
hanno molto da perdere se non loro stessi, per una giusta causa: la
ricerca del volto di Dio Padre.
Vorrei imitare sempre gli Oranti del Salterio che sanno sperare anche
sull’orlo dell’abisso e osano pensare con una indiscutibile fiducia nel Dio
a cui si rivolgono, che le cose si evolvano in meglio quasi grazie alla
loro preghiera! Essi credono che la crisi a volte si supera gettando
l’anima al di là dell’ostacolo…
Condivido il pensiero di chi
ha detto che gli Oranti
del Salterio
hanno l’ardire di
pretendere la gioia da Dio,
addirittura la anticipano,
la reclamano, come le
sentinelle che si levano
prima dell’aurora,
e sperano che sia
il loro canto, il loro cuore,
le loro arpe e le loro cetre
a dar la sveglia
al sole…
Gli Oranti del Salterio mi
insegnano che la felicità è una
virtù operaia, se non si
presenta da sola all’ora
convenuta, bisogna inseguirla,
precederla, correre a destarla,
laddove essa sonnecchia e
dorme…Quando questa vita si
rivela triste, l’unico modo per
cambiarla è imparare a
guardarla in una maniera
diversa, da un altro punto di
vista…da quello degli oranti.
Gli Oranti credono che
ciò che si prega o si
canta presto o tardi
arriverà: con la preghiera
essi gettano i sentimenti
al di là dell’ostacolo,
aspettando
che il corpo
possa presto
raggiungerli.
Mi piace l’orante del Salterio con cui cerco di sintonizzarmi perché egli non
è un uomo in dissolvenza, che ha già imparato a sublimare tutto e a
nobilitare ciò che è selvatico, ma al contrario egli è un uomo di carne ed
ossa, che conosce la collera, la violenza, lo sdegno, l’aggressività, il furore,
la depressione, la pace, la tenerezza, l’amore, il tradimento, il silenzio e la
danza, la morte e la vita, il dolore, e la gioia, la risurrezione!
Gli Oranti sono coloro che imparano a guardare in
faccia la realtà senza mascherarla, e non si
stancano di chiedere che tutto venga trasfigurato in
Dio.
Pane, pace, amore, salute, malattia, lavoro,
figli, madri e padri, sposi, sovrani, servi,
nemici, ingiustizia, salvezza: chi non ha mai
dovuto fare i conti con quest’antologia di
minuscole cose che costituisce l’esistenza
umana? Sono tutte realtà concrete, spesse
come la creta, eppure sono realtà così
ansiose di assumere la foggia dell’infinito, e di
trasformarsi in supplica, in lode, in
ringraziamento attraverso
il cuore degli
Oranti, che nella tradizione monastica ne
portano tutto il peso, da sempre.
Ho sentito dire che gli Oranti sono come le conchiglie
marine che le onde hanno divelto e abbandonato sulle
spiaggie: sembrano inerti e morte “separate” dal mare, ma
non si sa come, non si sa perché, sembra che ancora abbiano
in se un soffio vitale, fino a custodire, nascosto in qualche loro
intimo anfratto, il furioso rombo del mare, e io… ci credo.
Oso pensare che dove c’è un cuore con una fiammella accesa della
nostalgia d’infinito, di Dio, lì c’è un orante.
L’Orante è un povero.
Sono convinta che dove c’è un cuore “povero” che prega e crede
che Gesù è il Figlio di Dio Incarnato, lì c’è Gerusalemme.
Dove c’è Gerusalemme, c’è la profezia, luogo della Speranza.
La Speranza anima la preghiera.
Dove c’è la Preghiera c’è la Vita, il futuro, la gioia, l’Amore, la festa,
la luce, la salvezza, il cammino nella Fede… una porta sempre aperta.
Sulle tue mura Gerusalemme ho posto sentinelle: per tutto il giorno
e tutta la notte non taceranno mai.
Voi che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai
riposo finchè non abbia ristabilito Gerusalemme e finchè non l’abbia
resa il vanto della terra…..
Prima che mi invochino io risponderò; mentre stanno ancora
parlando io già li avrò ascoltati. (Isaia)
Condivido il pensiero di chi ha detto che la preghiera è una
parola da poveri, solo chi è ricco può farne a meno. E se la
preghiera è il linguaggio dei poveri essa vestirà anche gli
abiti dei poveri, vale a dire quelli degli oranti: la poesia, il
pianto, la carità silenziosa, il canto.
una monaca di clausura
[email protected]
www.monachesantamargheritafabriano.it
Amen, Alleluja! Marana-tha!
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