Corso interuniversitario per biologi Roma, Università “La Sapienza” 08, 06, 2011 Gestione ambientale e sviluppo sostenibile Avvocato Giampiero Guerrieri Revisore ambientale Liberi professionisti associati in consulenza ambientale e certificazioni Copyright riservato Principali conferenze internazionali Convenzione Ginevra del 1979: primo accordo internazionale sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero Saggio della International Union for the conservation of nature negli anni 80 Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, 175 stati aderenti: Agenda 21 Protocollo di Kyoto del 1997 Conferenza di Joannesburgh del 1998 Agenda 21 Piano globale per lo sviluppo sostenibile. E’ divenuta la base per numerosi piani nazionali e tuttora la commissione dell’ONU si riunisce per stilare un rendiconto sul progresso avvenuto. Ad Aalborg (1994), ad Istanbul( 1996), a Ferrara (1999) e ad Hannover (2000)si rilancia l’agenda 21 come procedimento della pianificazione territoriale. “Noi, autorità locali ed europee, ci siamo impegnate a sviluppare azioni locali con responsabilità globale.” In tal senso è la città il microsistema in cui si individuano le politiche per la sostenibilità ambientale attraverso interventi che modifichino lo stile di vita, il consumo, la produzione. Protocollo di Kyoto Nel 1997 viene stilato il Protocollo di Kyoto in base al quale gli Stati industrializzati s’impegnano a diminuire complessivamente del 5%, la produzione dei sei gas responsabili dell’effetto serra. Questo indica che ogni stato dovrà ridurre il consumo di questi gas di circa il 25% negli anni 2008-2012. Nel 1998 gli stessi stati si riuniscono a Buenos Aires per definire le modalità di attuazione, ciò ha portato all’attuazione di in piano d’azione per compensare le emissioni inquinanti fra vari Paesi. Conferenza di Joannesburgh Dal 26 agosto al 4 settembre 1998 sono stati discussi i problemi del pianeta e le azioni per lo sviluppo sostenibile. I temi fondamentali sono stati: la povertà i modelli di consumo e produzione sostenibili; la gestione sostenibile delle risorse naturali; globalizzazione sostenibile; salute; iniziative per l’Africa; Governo dello sviluppo sostenibile. sviluppo sostenibile e politica CEE ”lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. IPPC: direttiva principale sulla riduzione dell’inquinamento - salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale; - protezione della salute umana; - utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali; promozione sul piano internazionale delle misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livelli regionale o mondiale; introduzione delle tasse ambientali La politica comunitaria afferma inoltre che è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva – command and control - assumendo il principio che “chi inquina paga”: maggiore responsabilità del privato. Principali fonti storiche National Environmental Policy Act entrato in vigore negli U.S.A. nel 1970 615/1966 prima legge di tutela in campo atmosferico Solo dagli anni 70 introduzione limiti di sicurezza a tutela della salute e dell’ambiente 319/1976: prima legge quadro su inquinamento idrico Differenziazione competenze Atto unico europeo adottato nel dicembre 1985 ed entrato in vigore in luglio1987: inserimento di un apposito titolo dedicato all’ambiente in cui vengono codificati i principi dell’azione preventiva e i costi di risanamento Chi inquina paga Command and control Atto Unico europeo 1987 I requisiti di politica ambientale sono una componente essenziale: prevenzione e chi inquina paga. Artt. 100A: ravvicinamento legislazioni nazionali Art. 130R: garantire utilizzazione accorta e razionale delle risorse Art. 130T: consentire ai singoli Stati membri di mantenere e prendere provvedimenti compatibili col presente Trattato, per una protezione ancora maggiore Il trattato di Maastricht aggiunge la promozione di sistemi di protezione regionale e planetario dell’inquinamento: 1992 Il trattato di Amsterdam del 1997: conferma la politica comunitaria Principi dell’Atto Unico Ravvicinamento mediante le direttive Mutuo riconoscimento: fissazione di requisiti minimi indispensabili; mentre le norme tecniche sono state affidate a Istituti specifici. Principio di equivalenza Principio di sussidiarietà: art. 3B Trattato di Maastricht Principi Costituzionali art. 9 Cost.: “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” Art. 32 Cost.: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività […]” Art. 2 Cost.: riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità norma aperta a contenuto atipico Codice civile Nel codice civile sono presenti norme che tutelano l’ambiente ma non espressamente. 844 c.c.: tolleranza immissioni Prendendo in considerazione l’art. 911 c.c. notiamo che questo tende a tutelare gli altri proprietari, oltre all’uso delle acque in generale, ma non l’acqua nel suo insieme. Possiamo osservare inoltre, che si può ottenere la tutela dell’ambiente solo se un’azione inquinante può provocare un danno alla salute di una persona. Solo in questo caso interviene il codice civile, perché l’azione inquinante intacca l’art. 32 della Costituzione sul diritto alla salute; viene tutelata quindi la persona e non l’ambiente. Art. 2043 c.c. La responsabilità civile che prevede il risarcimento dei danni ingiusti si rifà all’art. 2043 c.c. e obbliga a chi a commesso atti ingiusti per dolo o colpa a risarcire il danneggiato. Presupposti oggettivi: - il fatto - l’ingiustizia del danno - il nesso causale Presupposti soggettivi (elemento psicologico) - dolo: il soggetto ha agito consapevole che avrebbe causato un danno ad un’altra persona; - colpa; il danno deriva da un’azione avvenuta a causa di imprudenza, negligenza, inosservanza di leggi o regolamenti. Una persona può chiedere il risarcimento al proprietario di una fabbrica perché non gli consente il diritto di vivere in un ambiente salubre, ma in un ambiente inquinato Evoluzione del concetto ambiente da mero interesse di fatto a interesse diffuso a interesse collettivo a diritto soggettivo Riconosciuto il diritto fondamentale della persona e della collettività diventa diritto della personalità. Reciprocità: ossia al diritto all’ambiente dovrebbe corrispondere il dovere di difendere l’ambiente fondato sui principi della Carta Costituzionale Diviene un bene giuridico superiore Istituzione Ministero ambiente: Legge n. 349 del 1986 Superamento del frazionamento funzionale di enti e associazioni Introduzione del principio del “chi inquina paga” Obiettivi di tutela generale Cooperazione enti minori ed enti locali Nozione di bene giuridico ambientale Nozione di danno Possibilità del ripristino Possibilità di risarcimento del danno Novità introdotte Ad associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dell’Ambiente, viene data la facoltà di impugnare atti amministrativi di interesse ambientale. Introduzione del concetto del pericolo di danno ambientale Insieme alla L 241/90, diritto di accesso di ogni cittadino ad informazioni ambientali Altri riferimenti Artt.216 e 217 T.U. delle leggi sanitarie (R.D. n. 1265 del 1934) sulle lavorazioni insalubri Art.674 cod. pen. “Getto pericoloso di cose” Legge Galasso n. 431 del 1985: superamento della visione estetico culturale per approdare al concetto di ambiente. La tutela paesistica diventa sinonimo di tutela dell’ambiente che viene a diversificarsi in: Tutela delle bellezze naturali Miglioramento della qualità della vita Governo del territorio – urbanistica Ambiente come bene unitario Corte Costituzionale n. 210/1987: comprende la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acqua, suolo e territorio in tutte le sue componenti), la esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini, di tutte le specie animali e vegetali che in esso vivono allo stato naturale ed in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni. Corte Costituzionale n. 641/1987: bene immateriale unitario, sebbene a varie componenti, ciascuna delle quali può anche costituire, isolatamente e separatamente oggetto di cura e tutela; ma tutte, nell’insieme, sono riconducibili ad unità. Il fatto che l’ambiente possa essere oggetto di varie norme che assicurano la tutela dei vari profili in cui si estrinseca, non fa venir meno e non intacca la sua natura e la sua sostanza di bene giuridico che l’ordinamento prende in considerazione La legislazione riguarda 1. 2. 3. 4. 5. 6. Individuazione dei beni artistici, storici, archeologici naturalistici degni di tutela perché beni primari dello Stato. Linee guida sulle condotte da tenere per vari tipi di attività produttive nei confronti dell’inquinamento e della gestione ambientale con differenziazione accurata dei settori, delle modalità di prevenzione, di competenza e parametri ben definiti. La salvaguardia della biodiversità e delle specie protette in tutti gli ecosistemi Salvaguardia delle risorse naturali e dello sviluppo sostenibile. Comportamenti in seguito ad un evento che ha portato uno sconvolgimento generale alla biodiversità, all’equilibrio ambientale sotto di diversi profili di inquinamento delle falde acquifere, dell’aria o contaminazione del sottosuolo. Leggi riguardanti la tutela della salute umana in generale e negli ambienti di lavoro. Osservazioni al D.Lgs n. 152.04. 2006 Riprende quasi completamente la direttiva n. 2004/35/Cee sulla nuova riformulazione della materia Il problema principale che è emerso in più articoli è la soppressione di organi o di singole funzioni che avevano sempre funzionato, un allargamento delle maglie insieme ad una indeterminatezza di alcuni iter del procedimento amministrativo. Si deve apprezzare certamente la volontà di fare maggior chiarezza e di incentivare la cooperazione tra i vari attori del sistema di gestione rifiuti in questo cercando una chiave interpretativa e continuativa con ciò che era stato stabilito dalla Direttiva; ma in questo manca ed è oggettivo spunto di forte preoccupazione la totale assenza di qualsiasi raccordo tra stessi enti di gestione. Esistono norme dicharate incostituzionali o oggetto di procedure di infrazione della Corte Europea Manca una organicità nelle materie per cui ci sono diverse diposizioni non integrate tra loro (bonifiche, rifiuti, acque) le associazioni, il cui scopo è di tipo consultivo generale abbiano così acquisito una valenza ed una portata non solo in termini di legiferazione, ma anche in termini di applicazione di norme e di prassi Diritto di accesso alle informazioni ambientali Nasce dalla riforma del diritto d’accesso agli atti amministrativi: L. 241/90 e dalla ratifica della Convenzione di Aarhus del 1998. Mira a sindacare la potenzialità lesiva Opera erga omnes E’ un diritto soggettivo pubblico verso tutte le amministrazioni pubbliche o concessionari di pubblici servizi Si estrinseca nel diritto a qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora o contenuta in basi di dati riguardanti lo stato di acque, aria, suolo, fauna, flora, ogm, sostanze, energie, rumori o radiazioni, pratiche, legislazioni, piani, attività, spazi naturali, nonché le attività nocive o potenzialmente nocive e tutte le attività approntate dalla P.A. Non è necessario dimostrare un interesse concreto ed attuale Riconosciuto il ruolo delle associazioni Sancita la rapidità delle informazioni che devono avere carattere estensivo di maggior partecipazione del pubblico Limiti del diritto di accesso Da leggi speciali ad es: caccia, energia, Quando ci sia in ballo la salvaguardia: 1. Riservatezza deliberazioni autorità pubbliche, relazioni internazionali e difesa nazionale 2. Ordine e sicurezza pubblici 3. Questioni sotto inchiesta sia attuali che passate 4. Riservatezza commerciale e intellettuale 5. Riservatezza personale 6. Materiale fornito da terzi non obbligati a fornirlo La richiesta deve essere fornita dal responsabile del procedimento entro 30 giorni Il rifiuto è possibile solo nei casi precedenti e ove ci siano ancora dati incompleti o quando la richiesta sia generica. Se immotivato è illegittimo Nozione di rifiuto “Qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A alla parte quarta del presente Decreto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi” Il criterio discriminante tra rifiuto e non rifiuto è rappresentato dalla volontà del disfarsi da parte del detentore La definizione autentica di rifiuto art. 183 T.U. • a) "si disfi": qualsiasi comportamento attraverso il quale in modo diretto o indiretto una sostanza, un materiale o un bene sono avviati o sottoposti ad attività di smaltimento o di recupero, secondo gli allegati B e C • b) "abbia deciso": la volontà di destinare ad operazioni di smaltimento e di recupero, secondo gli allegati B e C, sostanze, materiali o beni; • c) "abbia l'obbligo di disfarsi": l'obbligo di avviare un materiale, una sostanza o un bene ad operazioni di recupero o di smaltimento, stabilito da una disposizione di legge o da unprovvedimento delle pubbliche autorità o imposto dalla natura stessa del materiale, della sostanza e del bene o dal fatto che i medesimi siano compresi nell'elenco dei rifiuti pericolosi di cui all'allegato D Alcune definizioni Gestione: raccolta, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche dopo la chiusura Produttore = «la persona la cui attività ha prodotto rifiuti cioè il produttore iniziale e la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento o di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti» Detentore = «il produttore dei rifiuti o il soggetto (la persona fisica o giuridica) che li detiene» Classificazione dei rifiuti Secondo l’origine criterio della provenienza rifiuti urbani rifiuti speciali Secondo le caratteristiche di pericolosità (criterio della composizione presunta) rifiuti pericolosi rifiuti non pericolosi Rifiuti speciali, art. 185 Rifiuti derivanti da: Attività agricole e agroindustriali; demolizione, costruzione, nonché i pericolosi da attività di scavo (fermo disposto del 186); lavorazioni artigianali; attività commerciali; attività di servizio; attività recupero e smaltimento, fanghi da potabilizzazione e altri trattamenti di acque, abbattimento fumi; attività sanitarie; macchinari e apparecchiature deteriorati o obsoleti; rifiuti derivanti da attività sanitarie; i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso, e le loro parti; combustibile derivato da rifiuti; rifiuti derivanti da attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani Rifiuti urbani Domestici locali o civile abitazione; non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi dai precedenti, assimilabili a urbani; provenienti da spazzamento strade; di qualunque natura giacenti su strade e aree pubbliche o aree private di uso pubblico o spiagge marittime o lacuali o rive di corsi d’acqua; Vegetali provenienti da aree verdi, parchi, aree cimiteriali; Provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché altri da attività cimiteriale Rifiuti pericolosi Si tratta di una categoria definita non per provenienza ma per composizione dei rifiuti ed è rappresentata dai rifiuti non domestici precisati nell’allegato alla parte quarta, lett. D al decreto legislativo conformemente all’art.1 lett.a Direttiva 75/442/Cee relativa ai rifiuti e all’art.1, par. 4 della direttiva 91/989/Cee relativa ai rifiuti pericolosi di cui alla Decisione della Commissione 200/532/Cee del 3 maggio 2000 (direttiva Ministero dell’ambiente e tutela del territorio 9 aprile 2002) Esempi di tali rifiuti: i rifiuti della produzione conciaria e tessile; rifiuti dell’industria fotografica; i rifiuti della raffinazione del petrolio; i rifiuti provenienti da processi chimici; rifiuti derivanti da attività di ricerca; batterie ed accumulatori; rifiuti derivanti dal trattamento delle acque reflue; vernici, inchiostri, adesivi, solventi, etc…. Definizione di inquinamento delle acque Art 73 T.U. “introduzione diretta o indiretta, a seguito di attività umana, di sostanze o di calore nell’aria, nell’acqua o nel terreno che possono nuocere alla salute umana o alla qualità degli ecosistemi acquatici o degli ecosistemi terrestri che dipendono direttamente da ecosistemi acquatici, perturbando, deturpando o deteriorando i valori ricreativi o altri legittimi usi dell’ambiente” Obiettivi a) prevenire e ridurre l’inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati mediante un miglioramento continuo b) conseguire il miglioramento dello stato delle delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari usi c) perseguire (politiche a lungo termine per) usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche con priorità per quelle potabili d) mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie (e variegate) e ben diversificate Mitigare gli effetti delle inondazioni e siccità Strumenti a) l’individuazione di obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici b) la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi nell’ambito di ciascun bacino e idrografico ed un adeguato sistema di controlli e di sanzioni. c) il rispetto dei valori limite agli scarichi fissati dallo Stato, nonché la definizione di valori limite in relazione agli obiettivi di qualità del corpo recettore d) l’adeguamento dei sistemi di fognatura, collettamento e depurazione degli scarichi idrici nell'ambito del servizio idrico integrato di cui alla legge 5 gennaio 1994, n. 36 e) l’individuazione di misure per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento nelle zone vulnerabili e nelle aree sensibili f) l’individuazione di misure tese alla ricerca di conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche Principi della legge Galli n. 36/94 Tutte le acque superficiali, sotterranee ancorché non estratte dal sottosuolo sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative ed i diritti delle generazioni future. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio ed al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi processi geomorfologici geomorfologici e gli equilibri e gli equilibri idrologici idrologici. L’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto ad altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell’acqua. Dalla legge n. 319/1976 (c.d. «legge Merli») al d.lgs. n. 152/1999 legge n. 319/1976 = classificazione basata sulla provenienza degli scarichi: - scarichi da «insediamenti civili» - scarichi da «insediamenti produttivi» D.lgs. n. 152/1999 = classificazione fondata sulla tipologia degli scarichi: - «acque reflue domestiche» - «acque reflue industriali» Lo scarico “qualsiasi immissione di acque dirette, tramite condotta, di acque reflue liquide, semiliquide e comunque convogliabili nelle in acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione”(art 73 ff T.U.) Acque di scarico: «tutte le acque reflue provenienti da uno scarico» (73 gg) Trattamento appropriato delle acque reflue urbane: mediante un processo ovvero un sistema di smaltimento che, dopo lo scarico, garantisca la conformità dei corpi idrici recettori ai relativi obiettivi di qualità Trattamento primario di acque reflue: deve comportare la sedimentazione dei solidi sospesi mediante processi fisici e/o chimico – fisici e/o altri, a seguito dei quali prima dello scarico il BOD delle acque in trattamento sia ridotto almeno del 20% e i solidi sospesi del 50% Trattamento secondario di acque reflue: processo che comporta trattamento biologico con sedimentazione secondaria, o altro processo che segua i requisiti della tabella 1 Allegato 8, ovvero altro processo produttivo che comporti la presenza di tali sostanze nello scarico Le tipologie di acque reflue Acque reflue industriali: «qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento,» (art. 73, lett.h) Acque reflue domestiche: «acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche (art. 73, lett. g) - abrogato Acque reflue urbane: «acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali, ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato» (art. 73, lett. i) Le acque reflue assimilate alle domestiche • • • • Sono assimilabili alle domestiche le acque reflue provenienti da: imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del fondo ed alla silvicoltura (anche eventualmente con attività complementari) imprese dedite all’allevamento di bestiame (anche eventualmente con attività complementari) che dispongono di almeno un ettaro di terreno agricolo per 340 Kg di azoto presente negli effluenti prodotti in un anno (tabella 6 dell’allegato 5) imprese di acquacoltura e piscicoltura di dimensioni ridotte scarichi in ogni caso aventi caratteristiche qualitative equivalenti alle acque reflue domestiche e indicate dalle Regioni Lo sbocco degli scarichi Suolo: divieto di scaricare sul suolo salvo deroghe espresse di cui all’art. 103 T.U. e con i limiti di cui all’allegato 5. Sottosuolo e acque sotterranee: divieto di scaricare salvo autorizzazione dell’autorità competente, del Ministero dell’Ambiente o delle Regioni. Acque superficiali: rispetto dei limiti di emissione fissati dalla legge Aree sensibili: salvo l’art. 101 commi 1,2, T.U. le acque reflue urbane provenienti da agglomerati superiori a 10.000 abitanti devono rispettare limiti più spinti dell’art. 105, co 3, secondo Allegato 5. Rete fognaria: acque reflue industriali (tabella 3 all. 5 e nota 2 tabella 5) sono sottoposti a prescrizioni delle Autorità d’ambito tenendo conto dei valori limite e in modo che sia assicurata la tutela del corpo recettore. La rete fognaria Rete fognaria: “Il sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane” Fognature separate: “La rete fognaria costituita da due condotte, una che canalizza le sole acque meteoriche di dilavamento e può essere dotata di dispositivi per la raccolta e la separazione delle acque di prima pioggia, l’altra che canalizza le altre acque reflue unitamente alle eventuali acque di prima pioggia” Sistemi di Gestione volontaria Sistema di gestione per la qualità Sistema di gestione ambientale NORMA ISO 14001/2004 Regolamento sull’adesione volontaria delle organizzazioni ad un sistema comunitario di ecogestione e audit NORMA ISO 9001/2000 EMAS, CE N.761/2001 Sistema di gestione per la salute e sicurezza dei luoghi di lavoro SPECIFICA TECNICA OHSAS 18001/1999 Incentivi per le organizzazioni VANTAGGI AMBIENTALI VANTAGGI ECONOMICI • Minori costi smaltimento Riduzione Inquinamento • Riduzione rischi, prevenzione incendi • Risparmio risorse naturali ed energetiche rifiuti •Minori costi di contenziosi •Minori costi assicurativi e accesso al credito •Minori costi di fornitura •Semplificazioni amministrative ed economiche •Crescita e consapevolezza del personale • Accesso a cospicui finanziamenti Cee e preferenza gare e appalti • VANTAGGI STRATEGICI •Migliore immagine verso il pubblico •Migliori opportunità di mercato •Migliore valutazione dell’organizzazione nel caso di cessione Grazie per l’attenzione Eventuali chiarimenti e/o documentazione possono essere chiesti all’Avv. Giampiero Guerrieri Via Bellinzona, 13, 00198, Roma Tel. 06/85354174 329/7415257 E-mail: [email protected]