LA STORIOGRAFIA CONTROVERSISTICA Riforma e Controriforma La Riforma e il senso del Tempo La Riforma adotta il tempo ciclico (di matrice umanistica) in contrapposizione al tempo lineare della Chiesa di Roma. La storia della Chiesa cristiana viene scandita in tre momenti: 1) Chiesa evangelica delle origini 2) corruzione della Chiesa papale 3) Riforma e rigenerazione della Chiesa Il problema è: dove collocare la frattura (V secolo ?, IX secolo ?) e come periodizzare la «corruzione» La crisi religiosa e la storiografia Con la crisi religiosa del Cinquecento, dopo una breve stagione di prevalenza della storiografia laica e umanistica, si ritorna alla storia ecclesiastica, ridotta però da strumento di edificazione a strumento di polemica confessionale («controversistica»). La storia è posta al servizio delle tesi dominanti con uso (parziale) dei documenti. - Mentre la storiografia protestante imposta una radicale revisione della storia medievale nell’intento di dimostrare le deviazioni della chiesa cattolica - la storiografia cattolica si pone a difesa della tradizione e della lettura in chiave continuista della storia della chiesa «Sola scriptura» «Accentuando la parte di Dio il pensiero dei riformatori chiama sotto giudizio della ragione umana interi territori, che le erano stati sottratti, confiscati dalla garanzia della sacralità. Diventava così possibile investire l’intero blocco della realtà ecclesiastica decorsa, il tempo lungo della storia della chiesa, con i nuovi modi di accertamento che la filologia e l’antiquaria degli umanisti avevano elaborato per la cultura classica e per quella patristica» (Albano Biondi) FLACIO ILLIRICO (1520-1575) Mathias Vlacič (latinizzato in Flacius Illyricus) nasce ad Albona (Istria). Studia prima a Venezia con Giambattista Egnazio, poi, avvicinatosi alla teologia della Riforma, a Basilea, a Tubinga, a Ratisbona ed infine a Wittemberg (1541) dove diventa stretto collaboratore di Melantone. Nel 1544 ottiene il posto di lettore di ebraico all'Università; partecipa alle discussioni sull’Interim di Augusta del 1548, ma rompe con Melantone, definendolo adiaphorista (propenso al compromesso). Stabilitosi nel 1549 a Magdeburgo, polemizza aspramente contro gli adiaphoristi, difendendo l'ortodossia luterana. Dal 1557 al 1561 è professore di teologia nella nuova università di Jena, fondata dall'Elettore di Sassonia; accusato a sua volta di manicheismo, lascia Jena e ritorna a Magdeburgo, dove avvia una grande storia ecclesiastica ispirata all'ortodossia luterana. FLACIO ILLIRICO (1520-1575) Per realizzarla costituisce un vero e proprio istituto di ricerca storica finanziato dai principi protestanti; inizialmente si avvale di quattro collaboratori (due lettori per raccogliere, selezionare e organizzare le fonti; uno scrittore per mettere i risultati in buon latino eloquente; uno scrivano); successivamente assolda studenti per compiere ricerche nelle biblioteche europee e trascrivere i documenti che sarebbero poi stati selezionati dai Centuriatori. Dal secondo volume in avanti sette giovani sono incaricati di redigere le note per i due “architetti” e per lo scrivano, incaricato di redigere il testo, a sua volta controllato, brano dopo brano da un gruppo di “ispettori”. In seguito Giusto Menio ed altri avversari accuseranno Falcio di aver impiegato il culter flacianus (il coltello flaciano) per tagliare dalle pagine degli antichi manoscritti i brani da inserire nella sua opera. Dal 1567 al 1571 è a Strasburgo, da dove viene espulso a causa delle polemiche teologiche. Muore a Francoforte sul Meno nel 1575. Ecclesiastica historia integram Ecclesiae Christi ideam...secundum singulas centurias perspicuo ordine complectens , Basilea-Magdeburgo 1559-1575 L'opera viene impostata attorno al 1555 a Magdeburgo come gigantesco progetto collettivo finalizzato a redigere un grande corpus didascalico di storia ecclesiastica, e viene portata avanti da Flacio per un ventennio - fra Magdeburgo, Basilea, Jena e Wismar - da una società di studiosi e teologi protestanti. È una storia della chiesa cristiana dai primi tredici secoli dal punto di vista dell'ortodossia luterana. L'antitesi è fra Dio e il Diavolo, con il conseguente abbandono della spiegazione naturale e umana della storia. Trattazione sistematica secondo uno schema fisso, secolo per secolo, in quindici ripartizioni interne (propagazione, persecuzioni, dottrina, eresie, riti e cerimonie, governo, scismi, concili, vescovi e dottori, eretici, martiri, miracoli, rapporti con le altre religioni non cristiane, rapporti con l'Impero, ecc.), condotta sulle fonti patristiche e medievali. Si presenta come opera di consultazione, strumento di polemica erudita per teologi e pastori. Ottimo apparato di note, addenda ed indici. Flacio e i suoi collaboratori compiono viaggi nelle biblioteche straniere per trarre documenti. Del tutto nuova è la divisione per secoli (centurie) della storia. Nuova è l'impostazione del lavoro d'équipe. L'opera si interrompe nel 1575 dopo la morte di Flacio Un'edizione riveduta e corretta secondo l'ortodossia calvinista, sarà pubblicata a Basilea nel 1624. CESARE BARONIO (1538-1607) Nasce a Sora (Napoli) da una famiglia patrizia impoverita; studia giurisprudenza a Napoli e si avvia alla carriera forense. Nel 1557 si reca a Roma (è papa Paolo IV Carafa) dove incontra Filippo Neri che lo convince a studiare teologia prima a Roma, poi a Firenze nel convento dei Domenicani di S. Marco. Presi i voti entra nella “Congregazione dell’Oratorio” fondata da Filippo Neri. Studia i mistici medievali (Jacopone da Todi) e frequenta il cenacolo “spirituale” riunito attorno a Filippo Neri, dove conosce Jacopo da Palestrina. Si assume per conto della Congregazione l’incarico di scrivere una storia della Chiesa che risponda alle Centurie di Magdeburgo (1558) di Falcio Illirico e di tenere un ciclo di lezioni pubbliche a Roma. Diventa storico per dovere e “suo malgrado”, ma presto si afferma come uno dei grandi intellettuali della Curia romana. Lavora a tempo pieno (soprattutto di notte) nella Biblioteca Apostolica, appena costituita a partire dal nucleo saccheggiato della Biblioteca Palatina di Heidelberg. Nel 1588 pubblica il primo dei dodici volumi degli Annales Ecclesiastici. Negli stessi anni lavora alla riforma del calendario, eliminando i santi fasulli e pubblicando il Martyrologium romano. Collabora con Carlo (per il quale scrive un saggio a favore della barba dei frati) e con Federico Borromeo, fondatore della Biblioteca Ambrosiana di Milano. CESARE BARONIO (1538-1607) Nei confronti dei protestanti mantiene una posizione di apertura, ma non di dialogo (“non ti posso salutare, ma spero che tu sia toccato dalla grazia”). Nel 1593 “converte” Enrico IV di Borbone. Dopo la morte di Filippo Neri assume la guida spirituale degli Oratoriali e procede rapidamente nella carriera ecclesiastica: nel 1596 è nominato cardinale; nel 1597 è Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana; nel 1605 partecipa da protagonista ai due Conclave convocati dopo la morte di Clemente VIII Aldobrandini. Nella prima sessione è candidato al soglio pontificio dal partito filofrancese, mancando l’elezione per soli otto voti; il medesimo partito punterà allora su Alessandro de’ Medici, eletto col nome di Leone XI, ma morto avvelenato pochi giorni dopo. Nella seconda sessione è ricandidato dal partito filofrancese insieme con il gesuita Roberto Bellarmino, mentre il partito filospagnolo gli contrappone il bergamasco cardinale Tosco, di cui “brucia” la candidatura. Sarà eletto invece Camillo Borghese, col nome di Paolo V, papa rigido e intransigente soprannominato “il Vicedio”. Baronio muore a Roma nel 1609. Annales Ecclesiastici, in XII voll. (1588-1590, 1609) Baronio ripercorre la storia della Chiesa (fino al 1198) per dimostrare la legittimità del cattolicesimo romano. La storia è per lui al servizio dell’auctoritas e sottoposta al disegno provvidenziale. L’impianto dell’opera risente della tradizione umanistica, ma il suo grande modello è Eusebio di Cesarea; egli ritorna infatti all’ordine annalistico, rifiutando la distribuzione per secoli inaugurata dai “centuriatori” di Magdeburgo. Non tratta delle questioni dogmatiche, ma degli sviluppi politici della Chiesa di Roma. Non manca di urtare la Spagna quando tratta dei rapporti fra il papa e i Normanni nell’XI secolo. Raccoglie i risultati della critica umanistica (sulla scorta di Valla riconosce la falsità della donazione di Costantino, ma la legittima sulla base della situazione “di fatto”) e utilizza tra i primi le note a margine per non ingombrare il testo.Supera i “centratori” per la ricchezza di citazioni di documenti originali, tratti dalla più grande bbiblioteca della cristianità. La sua opera sarà continuata dopo la sua morte da Bozovius (dal 1198 al 1572), da Rinaldi (1646-1677), da Mansi (1692-1769) e da Theiner (XIX secolo). PAOLO SARPI (1552-1623) Pietro Sarpi nasce a Venezia nel 1552 da una famiglia di modesta fortuna. Rimasto orfano del padre, militare, nel 1566 entra nel convento dei Serviti di Venezia, dove prende il nome di fra' Paolo e intraprende gli studi di filosofia, teologia e diritto. Nel 1567 è invitato a Mantova al capitolo generale dell'ordine, dove vive per alcuni anni esercitando l'ufficio di teologo del duca Guglielmo Gonzaga e di lettore di teologia nella cattedrale. Nel 1573 è accusato per la prima volta di eresia antitrinitaria e deve comparire di fronte all'Inquisizione romana che lo assolve. Nel 1574 soggiorna a Milano presso Carlo Borromeo. Nel 1575 ritorna a Venezia, nel convento dei Serviti, dove inizia ad insegnare filosofia e matematica. Di questo periodo è la sua amicizia con il medico Girolamo Fabrizi d'Acquapendente e con l'ambasciatore francese Arnaud du Ferrier, simpatizzante calvinista. Nel 1578 si laurea in teologia a Padova; nel 1579 diventa priore dell'ordine per la provincia veneta; nel 1585 a Bologna viene eletto procuratore generale dell'ordine. Trasferitosi a Roma, presso la corte di Sisto V, stringe amicizia con il cardinale Bellarmino e frequenta il padre Bobadilla, fondatore della Compagnia di Gesù. Qui ottiene il permesso di consultare i documenti del Concilio tridentino e le carte del cardinale Cervini (papa Marcello II) che utilizzerà. successivamente per la sua Istoria. A contatto con gli ambienti di Curia, conosce "la corruzione e la ruffianeria". PAOLO SARPI (1552-1623) Nel 1589 ritorna a Venezia e si dedica agli studi scientifici; conosce Galileo Galilei e Giordano Bruno e riallaccia i legami con i filocalvinisti francesi. Nuova denuncia all'Inquisizione e nuova assoluzione. Nel 1599 è nominato vicario generale della provincia veneta, ma, ormai sul punto di ottenere un vescovado, gli vengono rifiutate consecutivamente due sedi: Caorle (1600) e Nona (1601). Nel 1605 scoppia il conflitto fra Venezia e la Santa Sede sul problema dei privilegi e delle immunità ecclesiastiche; nel 1606 papa Paolo V scaglia l'interdetto contro Venezia. Sarpi è nominato teologo e canonista della Repubblica ed interviene duramente contro Roma. Convocato nuovamente dal Sant'Uffizio, non si presenta e viene scomunicato. Nel 1607 la mediazione francese risolve la controversia con un compromesso che salva le ragioni di Venezia. Sarpi è vittima di un attentato ordito dal partito curiale con la protezione del Nunzio. Scampato alla morte, inizia a scrivere la Istoria dell'Interdetto (1608, ma pubblicata postuma nel 1624) nella quale ricostruisce la vicenda dello scontro tra Roma e Venezia difendendo le ragioni di Venezia. Contemporaneamente raccoglie il materiale per una storia del Concilio tridentino. Dal 1610 intensifica i suoi rapporti personali ed epistolari con intellettuali europei, molti dei quali protestanti, nell'intento di stringere un'alleanza antispagnola che coinvolga Venezia, la Francia, l'Inghilterra e le potenze protestanti. Il suo dissenso con la chiesa di Roma investe ormai anche il campo dottrinale. Il suo capolavoro storiografico, Istoria del Concilio tridentino, completato prima del 1618, viene pubblicato in Inghilterra nel 1619 a cura di Marc'Antonio De Dominis - già vescovo di Spalato passato all'anglicanesimo - sotto lo pseudonimo di Pietro Soave Polano (anagramma di Paolo Sarpio Veneto). La polemica con la chiesa cattolica è frontale. Muore a Venezia il 15 gennaio 1623, dopo aver preso la comunione, ma rifiutando confessione ed estrema unzione. Istoria del Concilio tridentino (prima ediz. Londra 1619) … «nella quale si scoprono tutti gli artifici della corte di Roma per impedire che né la verità di dogmi si palesasse, né la riforma del papato e della Chiesa si trattasse» Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) Pietro Sforza Pallavicino nasce a Roma nel 1607, da una Sforza e dal marchese Alessandro Pallavicino. Studia presso i gesuiti del Collegio Romano, dopo di che entra nell'amministrazione dello Stato Pontificio: nel 1632 è governatore di Jesi, fra il 1633 e il 1635 di Orvieto, nel 1636 di Camerino. Nel 1637 entra nella Compagnia di Gesù e lascia la carriera politica per quella ecclesiastica. Nel 1639 è lettore di filosofia al Collegio Romano. Polemista vigoroso, nel 1649 difende la Compagnia contro il transfuga Giulio Clemente Scotti (Vindicationes Societatis Jesu, Roma 1649); nel 1651 è nominato teologo consultore in una commissione cardinalizia incaricata di esaminare le tesi di Cornelius Jansen, vescovo di Ypres, che saranno dichiarate eretiche nel 1653. Nello stesso periodo viene incaricato dalla Compagnia di Gesù di scrivere una storia del Concilio tridentino, in risposta alla Istoria di Sarpi. Utilizzando ampiamente le carte dell'Archivio Vaticano, nonchè i materiali raccolti da T. Alciati e F. Contelori, Pallavicino dà alle stampe la sua Istoria del Concilio di Trento fra il 1656 e il 1657. Il suo intento è difendere l'ortodossia romana e i deliberati tridentini contro tutti i detrattori, interni ed esterni alla chiesa cattolica. Nel 1659 è nominato cardinale. Muore a Roma nel 1667.