IL NATALE CON L’ARTE Viaggio alla scoperta del Natale attraverso alcune opere artistiche di vari tempi a cura dell’ins. Andrea Gironda – www.andreagironda.it L’arte attraverso il suo linguaggio espressivo è un mezzo per parlare del mistero del Natale. Molti artisti di tutti i tempi attraverso la pittura, la scultura, la musica, la poesia e altre forme artistiche hanno “parlato” del Natale agli uomini di ogni tempo. Spesso alcune opere non vogliono fermarsi ad un unico evento ma ne raggruppano diversi, cercando così di dare un messaggio ampio a chi si pone di fronte all’opera. L’ANNUNCIAZIONE affresco del Beato Angelico Presupposti biblici: Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». Ma Adamo non ascoltò la voce di Dio e disobbedì alla sua parola. Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita. (dal libro della Genesi capitoli 2-3) Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. Luca 1,26-38 L’affresco dell’Annunciazione risale al 1433-1434 ed è stato dipinto per la Chiesa del Convento di Cortona, oggi conservato sempre a Cortona nel Museo Diocesano. L’autore: GUIDO DI PIETRO è un artista del Trecento, morì a Roma nel 1455. Faceva parte dell’ordine dei domenicani e prese il nome di Fra Giovanni da Fiesole. Per la sua umiltà e la bellezza delle sue opere venne chiamato dai suoi contemporanei “Frate Giovanni Angelico” Vediamo alcuni particolari… Maria ha le MANI sul cuore in segno di accettazione della volontà di Dio. È seduta su un TRONO finemente tappezzato. Ha il VELO di una sposa Ha il LIBRO perché in Lei quanto annunciato si realizza Ha una VESTE di colore azzurro (contemplazione) e una veste rossa (colore regale) La presenza di Adamo ed Eva che vengono cacciati dal Paradiso è un modo per collegare due eventi tra loro molto distanti. Il loro sguardo e la loro direzione va verso Maria, la “nuova Eva” La colomba segno dello Spirito Santo e il volto di un anziano identificato con il profeta Isaia L’angelo ha una veste color rosso tenue e ha le ali perché è un messaggero che viene dal cielo. Ha un nimbo dorato sul capo (segno di dignità) con una fiammella perché ha la gloria degli angeli. Ha le mani rivolte una verso l’orecchio una verso il seno di Maria. LA NATIVITA’ mosaico di Jacopo Torriti Presupposti biblici: C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. Luca 2, 8-16 L’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, dove si trova il mosaico della natività L’autore: Jacopo Torriti fu pittore e mosaicista. Lavora a Roma tra il 1290 e il 1295. Ha realizzato mosaici all’interno della Basilica di San Giovanni in Laterano e nella Chiesa di San Francesco ad Assisi. L’opera della natività è di datazione incerta, collocata nel XIII secolo Le dimensioni dell’immagine di Maria è sproporzionata rispetto agli altri personaggi. Anche qui ritornano i COLORI blu e rosso. Sorregge il BAMBINO quasi a volerlo presentare. La sua posizione, rivolta verso destra, la fa sembrare come sollevata in aria rispetto al resto della scena. San Giuseppe invece ha il volto di un ANZIANO, ha anche lui un manto di colore ROSSO, con una AUREOLA. Ha uno sguardo PENSIEROSO rivolto verso Maria La posizione delle MANI degli angeli e la loro DISPOSIZIONE esprimono un assenso e uno stupore per quanto sta accadendo Il CAPO del Bambino ha una aureola a forma di CROCE. Il suo volto sembra quello di un anziano ed è avvolto in FASCE bianche, quasi fosse morto. La stella a otto punte simboleggia il giorno della salvezza portato da Cristo. Questo è evidentemente un angelo che sta ANNUNCIANDO qualcosa ai pastori, tenendo anche in mano una carta profetica; angeli avvolti di gloria. La gloria di Dio! L’ADORAZIONE DEI MAGI di Giotto PRESUPPOSTI BIBLICI Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:E tu, Betlemme, terra di Giuda,non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Matteo 2,1-12 Questo affresco di Giotto si trova nella Cappella degli Scrovegni di Padova, ed è stata realizzata tra il 1303 e il 1305. E’ situata all’interno di una serie di affreschi ritenuti i più belli di Giotto, che vengono addirittura definiti come la “prima Bibbia visiva moderna italiana”. Il racconto biblico è inserito in uno scenario dove i personaggi – rivestiti con costumi trecenteschi – e le azioni sono presentati come una sacra rappresentazione attualizzata nel contesto storico del tempo in cui l’affresco è stato realizzato. Come se oggi un pittore decidesse di vestire Giuseppe e gli altri personaggi in jeans e camicia! L’AUTORE Giotto è stato pittore, scultore e architetto fiorentino vissuto tra il 1266/1267 e il 1337. è il fondatore del linguaggio figurativo italiano. Affresca la Cappella degli Scrovegni su un terreno dell’omonimo signore che aveva acquistato un terreno su quella zona. Maria è seduta su un seggio, vestita di AZZURRO e color PORPORA riservato alle autorità imperiali. Porge il Bambino avvolto in fasce e con una mantellina verde, all’adorazione dei Magi. San GIUSEPPE indossa un manto ROSSO; ha una BARBA folta e arrotondata, come spesso viene rappresentato PIETRO (Giuseppe come Pietro custodisce la Chiesa di cui Maria è la figura) I Magi indossano ABITI del trecento, hanno tutti l’AUREOLA e indossano calzari rossi in segno di regalità. Il numero di TRE rappresenta le tre età della vita e a tre razze diverse provenienti dai continenti allora conosciuti. Portano ORO (Gesù è Re), INCENSO (come Dio che si è manifestato nella Giudea) e la MIRRA per indicare che lui era venuto per morire, essere sepolto e salvare l’uomo dal peccato. Accanto al Mago di destra c’è una TECA a forma di corona. La STELLA che guida i Magi può essere considerata come Cristo stesso. Nell’antico oriente la stella è segno di divinità, e in questo caso viene attribuita al Messia che deve venire. In questa Cappella è la prima volta che una cometa viene presentata come un corpo celeste. “Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore” (Is 60,6). Da questo testo del profeta Isaia viene dedotta l’idea di inserire dei dromedari accanto alla mangiatoia. Facciamo un viaggio di molti secoli… 1925, Germania I Re Magi di Koder È un’opera d’arte contemporanea del 1925 che fornisce molti spunti per un’attenta riflessione e contemplare un grande mistero. L’AUTORE L’autore è Koder, un sacerdote tedesco ordinato nel 1971 che ha vissuto la prigionia della II guerra mondiale con molto dolore. Nelle sue opere presenta, in modo particolare l’Antico e il Nuovo Testamento ma non ama rappresentare la figura di Cristo e quando lo fa, lo mette comunque in secondo piano. È sempre nella posizione di “colui che guarda”, quasi a creare una sorta di “invisibile-visibile”. E così anche in questa opera Koder non mette Cristo in primo piano ma rappresenta la sua regalità facendo “parlare” i Magi venuti dall’Oriente Il Sapiente raffigurato sulla sinistra piega il volto in modo del tutto innaturale e questo perché è intento ad osservare la stella che è in cielo, la quale viene da Oriente, così come riportato in Nm 24,17 “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set”. La stella è, nell’antico Oriente, segno di un dio, e di conseguenza di un re divinizzato; anche nell’antica lingua della Mesopotamia per indicare la divinità e la stella venivano usate le medesime parole. i Sapienti non sono seduti su dei sassi o su un qualsiasi sedile. L’autore li ha raffigurati su delle colonne, per giunta rotte. Questo perché si riferiva ad Am 9,11 “In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi”. Questo passo messianico indica la restaurazione del Regno di Davide e quindi profetizza la venuta del Messia Anche l’uomo di destra ha un’espressione molto stupita, anche lui è intento a guardare la stella. Ad una prima osservazione i sapienti hanno in mano dei fogli, ma l’uomo di centro sembra avere in mano una cartina geografica o meglio ancora una carta delle stelle servita per un orientamento durante il viaggio, anche perché era risaputo che essi conoscevano l’astronomia. Questi sapienti vengono raffigurati in un luogo deserto, e così la stella rappresenta per loro l’unico punto di riferimento. Ma è interessante invece sottolineare che l’uomo di destra ha il Rotolo della Legge. Oltre ad un orientamento geografico i magi hanno seguito un orientamento spirituale, biblico. Questo a significare che il loro non era un semplice viaggio, ma probabilmente essi stessi avevano quella consapevolezza che il loro era un vero Pellegrinaggio – unico nel suo genere – verso la grotta di Betlemme. Il presepe di Greccio (Koder) Koder vuole richiamare il presepe di Greccio realizzato da San Francesco nella notte di Natale del 1223. Nell’immagine infatti si può intravedere il Santo vicino al Bambino Gesù, presente sia sotto forma di un bambino sia sotto le specie eucaristiche, così come descritto nelle Fonti Francescane. Una notte illuminata “nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illumina tutti i giorni e tutti i tempi”. Tutti i presenti guardano verso Gesù, uomini e animali intenti nell’adorazione del Figlio di Dio. Un bacio al re che nasce e dà la vita per amore (Koder) La natività è interpretata da Sieger Köder accentuando il rapporto tra la Madonna e Gesù bambino: un bacio tenero e forte che commuove e colpisce per intensità. Il profeta La figura di un profeta emerge dal basso; indossa il tallit, lo scialle per la preghiera della tradizione ebraica; è intento ad osservare e contemplare la scena della natività. È possibile ipotizzare che sia il profeta Isaia che ha profetizzato sull’«Emmanuele», che sarebbe nato dalla Vergine (cfr. Is 7,14), e sul «Servo sofferente», che è stato trafitto per i nostri peccati, per guarirci e salvarci, ed è stato eliminato dalla terra dei viventi (cfr. Is 52,4-8). Si può notare la primavera. È la primavera che la nascita del Messia porta con sé, e in cui la vita trionfa. La vita nuova fiorisce se ci sono persone disposte ad accogliere il Figlio di Dio che viene e a fare dei propri cuori la sua dimora. Giuseppe dorme, nella sua semplicità; anche in questa occasione la figura di Giuseppe appare distaccata. Il suo sonno fa anche pensare ai messaggi di Dio che egli riceve sempre tramite i sogni. Sembra, ora, rivolto verso l’alto, richiamare alla mente e contemplare il mistero di Dio che si è compiuto nel Bambino che è nato. C’è poi una bambina infreddolita – in contrasto temporale con questo evento – e non i pastori o i magi. Si avvicina alla Madre e al Figlio, con al collo una sciarpa che richiama gli stessi colori del profeta. A mani giunte contempla l’evento dell’Incarnazione. È una attualizzazione di un evento che abbraccia la storia dell’umanità. Nello sfondo abbiamo una stella che illumina la notte Maria, la madre dell’Emmanuele, solleva tra le braccia il Bambino e con amore tutto materno lo bacia teneramente. Adorazione significa proprio portarsi la mano alla bocca (ad-os) per dare un bacio. L’adorazione coinvolge tutta la persona: cuore, mente, corpo, volontà. Nella liturgia ebraica il bacio significa “respirare insieme”. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per amore, per portare la salvezza a tutti gli uomini attraverso la croce. Si fa re nella mangiatoia di Betlemme, ma nella croce si realizzerà nella sua pienezza. L’opera si può osservare come vista dal basso. Osservando molto attentamente la mangiatoia si può notare che sul legno c’è una scritta inconfondibile: INRI, iniziali di Iesus Nazarenus Rex Iudeorum nella lingua latina. Colui che nasce è il Re-Messia che salverà l’umanità sulal croce. Vengono messi sullo stesso piano i due misteri del cristianesimo: la nascita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Realizzato dall’ins. Andrea Gironda www.andreagironda.it Fonte: “Il mistero dell’incarnazione” Orientamenti per l’azione didattica A cura di Maria Luisa Mazzarello e Maria Franca Tricarico Elledici edizioni Roma - 2008