muta forzata
Cenni sull'Apparato tegumentario
E' costituito dalla pelle e dagli annessi cutanei.
La pelle riveste il corpo degli animali ed esplica
numerose funzioni che vanno dalla protezione meccanica
all'isolamento termico. E' formata da 2 strati: uno
superficiale (epidermide o epitrichio), di origine
ectodermica, formato da epitelio pavimentoso stratificato
e uno profondo (derma), di origine mesodermica,
distinto in più strati sovrapposti.
La pelle presenta alcune differenze a seconda che l'area
considerata sia fornita di follicoli delle penne (pterili) o
sprovvista (apterili). In corrispondenza dei follicoli, il
derma è meno vascolarizzato ma più ricco di fibrocellule
lisce.
Annessi cutanei
• Possono avere origine da
• 1) trasformazione dell'epidermide (ipercheratinizzazione): penne,
becco, artigli, squame, sperone.
• 2) trasformazione di tutte le strutture della pelle: cresta, bargigli, cera.
• Cresta - escrescenza carnosa portata sul capo, è una speciale
struttura cutanea il cui derma è molto vascolarizzato.
• Bargigli - sono appendici cutanee sospese alla regione mandibolare.
• Cera - E' un cordoncino posto trasversalmente alla base del becco,
esternamente alle narici.
• Squame - ricoprono la pelle delle zampe.
• Artigli - astucci cornei posti alle estremità delle ultime falanci delle
zampe.
• Sperone - è una struttura che si stacca con un angolo di 45 gradi dalla
superficie mediale del tarsometatarso.
• Becco - astuccio corneo (ranfoteca) che riveste le ossa mandibolari e
mascellari.
Annessi cutanei
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Penne - sono produzioni tegumentali tipiche degli uccelli, sono formate da
cheratina (scleroproteina) ricca in cistina.
Le penne conferiscono la forma al corpo e lo proteggono impedendo la
dispersione di calore.
Si originano da una invaginazione cutanea, il follicolo, alla cui base si forma
una protuberanza, il germe o rudimento della penna.
Nel germe è possibile distinguere un epitelio esterno (epitelio del germe)
ed una parte centrale connettivale (papilla del germe) riccamente
vascolarizzata. L'epitelio del germe circonda la penna a guisa di cappuccio
che, col crescere, finisce con lo sporgere esternamente formando il così detto
spuntone che si romperà lasciando libera la penna che completerà lo
sviluppo.
Nella penna si distingue una parte infissa nella cute, il cannuolo, ed una
parte che sporge esternamente, la rachide o vessillo. Il cannuolo è cilindrico
e vuoto internamente. La rachide è il prolungamento esterno del cannuolo, è
solida, ha forma quadrangolare ed è percorsa per tutta la sua lunghezza da un
solco. Ai lati della rachide si inseriscono le barbe che portano a loro volta le
barbule. Ogni barbula possiede una serie di uncini (amuli) che servono a
mantenere perfettamente riunite le barbe, dando così compattezza e
resistenza alla penna. L'insieme delle barbe e delle barbule costituisce il
vessillo.
Sviluppo della penna
Struttura penna
Struttura della penna
• Questa struttura si riferisce alla penna vera e propria,
non tutte le penne però hanno la stessa struttura. Il
piumino ad es. che riveste il pulcino nelle prime
settimane di vita e che nei soggetti adulti si inserisce tra
il piumaggio esterno e la cute, ha il calamo assai
debole, la rachide manca per cui le barbe si
inseriscono attorno al calamo a livello della cute.
• Le penne hanno una diversa nomenclatura in relazione
sia alle parti del corpo che rivestono (es. penne della
mantellina, del groppone,ecc.) sia alle eventuali funzioni
che esplicano (es. remiganti, timoniere, ecc.).
Penne diverse
muta forzata
• Obiettivi - Il ricorso alla muta forzata nell'allevamento delle ovaiole,
come strategia economica nei programmi di rimonta, è una pratica
molto diffusa.
• Obiettivo primario di tale pratica non è l'induzione della perdita del
piumaggio, ma quello di far riposare gli organi riproduttivi, con una
conseguente sorta di ringiovanimento degli stessi. La perdita del
piumaggio e la sua sostituzione con nuove penne è dovuta alla
regressione dell'ovaio e dell'ovidutto e ai cambiamenti fisiologici a
seguito di tecniche usate onde provocare la muta.
• Verso la fine per primo ciclo produttivo, il tasso di produzione
diminuisce, la qualità del guscio si deteriora e la percentuale di uova
da scartare aumenta considerevolmente. Una decisione se effettuare o
meno la muta forzata si impone tra la 58a e la 70a settimana.
• A questo punto si può scegliere di tenere le ovaiole fino alla fine del
primo ciclo di produzione, che potrebbe essere verso la 68a, 72a, 76a
od addirittura 80a settimana, oppure si può optare per la muta.
Rinnovamento delle penne
• Le prime penne a cadere sono quelle della
testa e del collo
• Seguono quelle del petto, dell’addome,
delle ali e della coda
• Quando tutte le remiganti primarie sono
rinnovate la muta ha termine
Inizio muta
• Al di là di altri parametri e fattori economici, la
decisione riguardo il giusto periodo per iniziare
la muta è spesso presa sulla base della
percentuale di deposizione del momento e
rispetto al grado di deterioramento della qualità
del guscio, con conseguente aumento della
percentuale delle uova non commerciabili e
diminuzione di reddito.
• In molti casi il rapido deterioramento della
qualità del guscio costituisce il fattore più
evidente che induce l'allevatore a mettere in
muta le ovaiole.
Produzione nel 2° ciclo
• Dopo la muta inizia un secondo ciclo di produzione, i cui parametri
differiscono rispetto al primo.
• Di regola il picco di produzione è inferiore di circa 7-10% rispetto al
primo. Segue una fase in cui la produzione diminuisce dallo 0,65% allo
0,90% per settimana rispetto allo 0,50-0,70% del primo ciclo.
• Tale differenza fa sì che il secondo ciclo sia normalmente più breve e
che la produzione media sia inferiore (figura).
•
Nel secondo ciclo, la produzione raggiunge il valore massimo più
velocemente, la qualità del guscio migliora sensibilmente dopo il periodo
di riposo e ringiovanimento dell'ovidutto, e le dimensioni delle uova sono
quasi massime dall'inizio del ciclo.
• Sebbene diminuisca il numero medio di uova prodotto per settimana
durante il secondo ciclo, la differenza è molto minore per quanto
riguarda la massa media di uova prodotte per settimana, mentre la
qualità risulta superiore, grazie al miglior tipo di guscio e alla maggiore
percentuale di uova di dimensioni extra.
• In un programma per pollastre normali tenute fino a 72
settimane di vita, il ciclo di produzione è di 52 settimane.
In un programma di rimonta molto seguito con un
secondo ciclo fino alla 108a settimana di vita (muta alla
64a settimana, 50% di produzione nel secondo ciclo alla
72a settimana + 36 settimane di produzione), il periodo di
produzione viene allungato fino a 88 settimane. Il
deprezzamento della pollastra (costo della stessa a 20
settimane meno il valore della gallina di riforma) viene ad
essere in tal modo distribuito su 88 settimane invece di
52, e quindi anche il deprezzamento settimanale è
inferiore. E' questo un importante obiettivo della muta
forzata, oltre al miglioramento della qualità del guscio e
delle uova.
Obiettivo muta
• Esiste anche un altro importante punto che sembra essere spesso
trascurato, cioè il numero crescente di uova non recuperabili - senza
guscio, con guscio sottile e ultrasottile - deposte verso la fine del primo
ciclo di produzione e che si perdono nelle fosse di deiezioni. L'incidenza
di uova inutilizzabili aumenta con l'età dell'animale, da circa 2,5% a tre
mesi di produzione (I ciclo) a oltre 15% a 12 mesi di produzione.
• Riassumendo ciò che è stato detto, gli obiettivi della muta forzata
possono essere sintetizzati come segue:
• - allungare la vita produttiva delle pollastre accasate a 20 settimane
e ridurne il deprezzamento settimanale;
• - massimizzare la resa delle uova rispetto all'alimento consumato
• - arrestare la produzione di uova e indurre un riposo adeguato degli
organi riproduttori, fornendo all'ovaio e all'ovidutto l'opportunità di
ringiovanire sia a livello cellulare che funzionale
• - migliorare la qualità del guscio e ridurre il numero di uova non
commerciabili;
• - trarre profitto dall'accresciuto peso delle uova durante il secondo
ciclo.
Aspetti fisiologici connessi alla muta forzata
•
•
•
Molti e non tutti chiariti sono gli aspetti fisiologici collegati alla muta forzata.
Temperatura corporea e ruolo degli ormoni tiroidei
Un aumento significativo della temperatura corporea si verifica in concomitanza
con l'inizio della perdita delle penne (14°-16° giorno) e può essere associato ad
un aumento del ritmo metabolico.
•
esiste una relazione tra l'aumento del metabolismo basale durante il periodo di
muta e l'aumento dell'attività tiroidea. Si verifica una risposta termoregolatoria
collegata alla tiroide e motivata da diminuito isolamento.
Il livello di Tiroxina (T4) dapprima diminuisce in corrispondenza della
sospensione dell'alimento, per poi aumentare dopo 6 giorni oltre i livelli dei
controlli. Contemporaneamente, la Triiodotironina (T3) rimane a livelli
relativamente costanti durante tutto il periodo di digiuno. Alla ripresa
dell'alimentazione si assiste ad un aumento dei livelli di T3 e concomitante
diminuzione dei livelli di T4.
L'aumento di T3 dopo l'11° giorno è stato associato con l'inizio della perdita
delle penne e con la già citata risposta termoregolatoria. La diminuzione iniziale
di T4 può essere dovuta ad una minore produzione da parte della tiroide o ad
un accresciuto metabolismo periferico dell'ormone provocato dal digiuno.
•
•
Variazioni nei costituenti ematici
• L'ematocrito e l'emoglobina aumentano (emoconcentrazione, ma
pure per un aumento dell'eritropoiesi in seguito all'assenza di attività
estrogenica) subito dopo la sospensione dell'alimento e rimangono ad
un livello superiore rispetto ai controlli per la durata del periodo di riposo.
• Durante lo stesso periodo di mancata produzione di uova, la quantità
totale di calcio e di fosfati inorganici plasmatici risulta diminuita
(sembra associata alla regressione ovarica).
• Le proteine del plasma subiscono una riduzione considerevole nel
gruppo sottoposto a muta forzata.
• L'aumento dell'attività della fosfatasi alcalina (AIKP), osservato nelle
galline durante il periodo di crescita delle penne, può essere il risultato di
una più intensa attività tiroidea. La maggior attività di
latticodeidrogenasi (LDH) indica un'accresciuta attività metabolica e una
maggiore glicolisi in alcuni tessuti. Una maggiore attività della
transaminasi glutammico-ossalacetica (GOT) può riflettere un tasso
superiore di gluconeogenesi, che può pure spiegare gli alti livelli di
glucosio nel sangue di galline sottoposte a muta forzata rispetto ai
controlli.
Cambiamenti a livello degli organi
• Gli effetti della muta forzata sul peso
corporeo e sui pesi assoluti e relativi di
alcuni organi - fegato, ovaio, ovidutto,
ghiandola surrenale destra e milza - sono
notevoli. In tutte le prove il dimagramento
è risultato di circa il 25%. Le perdite più
cospicue interessano fegato, ovaio ed
ovidutto.
Tecniche di muta forzata
• I principali metodi di induzione della muta a
livello operativo possono essere suddivisi in due
categorie di base:
• - metodi che si basano su manipolazioni a
livello alimentare, come ad esempio ricorso a
diete povere di sodio o calcio o ricche di zinco o
ioduro, per arrestare la produzione di uova;
• - metodi che si basano sul digiuno imposto
alle galline, privandole di mangime per un
periodo di tempo adeguato, con o senza
restrizione nella somministrazione di acqua e
manipolazione del fotoperiodo.
Tecniche di muta forzata
• Diete povere di calcio - E' un fatto
documentato che la produzione di uova da parte
di ovaiole alimentate con razioni molto povere di
calcio (> 0,2%) si riduce a meno del 5% entro
10-14 giorni.
• Diete povere di sodio - Un certo numero di
lavori hanno dimostrato che la somministrazione
alle ovaiole di diete povere di sodio ha
comportato una forte diminuzione della
produzione di uova. I soggetti sottoposti alla
dieta sodio-carente hanno impiegato più tempo
a perdere le penne.
Tecniche di muta forzata
• Dieta ricca di iodio - Elevati livelli di iodio (5.000 ppm)
somministrati nella dieta sottoforma di ioduro di potassio provocano
l'abbassamento della produzione e l'arresto totale entro 5-7 giorni. Una
volta eliminato lo iodio in eccesso dalla dieta, la produzione si ripristina
entro 7-10 giorni. Tali dati suggeriscono la possibilità di usare livelli
elevati di iodio come metodo per indurre la muta.
• Dieta ricca di zinco - L'uso dello zinco per indurre la muta nelle
ovaiole è stato proposto nel 1976. Il metodo prevede la
somministrazione di elevate dosi di zinco (10.000 - 25.000 ppm)
sottoforma di ossido o acetato di zinco. La somministrazione di elevati
livelli di zinco comporta l'arresto della produzione entro 5-7 giorni. Una
volta eliminato lo zinco in eccesso, si assiste al ripristino della
produzione entro 3-4 settimane. L'eccesso di zinco determina la
soppressione dell'appetito e l'assunzione dell'alimento viene ridotta
dell'80-85%. Quindi il metodo determina anche digiuno. Tale metodo è
considerato come una tecnica di muta rapida, perchè dopo
l'eliminazione dello zinco in eccesso la produzione ritorna rapidamente
a livelli elevati.
Tecniche di muta forzata
• Metodi del digiuno (adesso non permessi per il benessere delle
galline)
• Sono stati i più diffusi e largamente usati a livello commerciale. Tutti
questi metodi si basano sullo stesso principio, cioè la privazione del
cibo per 7-14 giorni. Ciò comporta l'arresto della produzione di uova e
l'induzione della muta in modo rapido ed efficace. La soppressione
dell'alimento può essere accompagnata dalla privazione di acqua (1-3
giorni) e potenziata da un programma luce adeguato.
• I parametri che influenzano la muta sono:
• - la durata del periodo di digiuno (6-14 giorni). Più è lungo, maggiore
sarà il dimagramento e più elevata riduzione del grasso corporeo e dei
lipidi nell'ovaio e nell'ovidutto.
• - durata del periodo di riposo dopo l'induzione della muta e prima
dell'inizio della stimolazione per il secondo ciclo. Questo rappresenta un
altro punto molto importante che coinvolge i procedimenti di muta lenta
contro la muta rapida.
• - necessità di somministrare gusci d'ostrica o un diverso supplemento di
calcio durante la muta.
• - interazioni tra soppressione dell'alimento e privazione dell'acqua e tra
fotoperiodo e alimentazione post-muta.
Tecniche di muta forzata
• Si possono distinguere sostanzialmente tre tipi di metodi di induzione
della muta basati sulla soppressione dell'alimento usati a livello
commerciale, specialmente negli Stati Uniti: il metodo dell'Università
della California, il metodo Florida e il metodo dell'Università di Auburn.
• Il metodo California è basato su un periodo di digiuno di 10 giorni
senza privazione di acqua. Il ripristino della produzione avviene tra le sei
e le otto settimane. La luce viene ridotta a 8 ore per 28 giorni. All'11°
giorno si somministrano ad libitum granaglie frantumate fino al 28°
giorno. Subito dopo viene somministrata la razione di deposizione.
• Il metodo Florida prevede riduzione della luce a 8 ore dal primo giorno,
soppressione dell'alimento per i primi 7 giorni e dell'acqua per i primi 3
giorni. Durante i successivi 21 giorni si somministrerà un mangime a
basso contenuto proteico (8%) con aggiunta di vitamine e minerali (circa
2,7% di calcio). Successivamente si passa ad una razione normale e si
ripristina il normale fotoperiodo.
Tecniche di muta forzata
• Il metodo dell'Università di Auburn si basa sul nuovo
concetto di una perdita minima di peso corporeo pari al
30%. E' una tecnica di induzione rapida della muta che si
propone di ripristinare la produzione al 50% in 6 settimane.
– Esporre le ovaiole a 24 ore di luce per 7 giorni, prima di togliere
l'alimento.
– Ridurre l'esposizione alla luce a 6 ore dal primo giorno di digiuno.
– Sopprimere l'alimento fino a che il dimagramento raggiunge il 30%
(circa 12 giorni). Al 7° giorno in presenza di ovodeposizione
sopprimere l'acqua per mezza giornata.
– Dopo la perdita di peso somministrare per i primi due giorni
un'apposita razione nella misura di 4,5 kg/100 galline e nei giorni
successivi somministrare ad libitum la stessa razione (16% di
proteine, 1,1 di calcio).
– In corrispondenza del 15° giorno esporre alla luce per 8 ore, al 21°
per 10 ore, al 24° per 13 ore al 28° per 14 ore e dopo il 35° giorno
per 15 ore.
– La razione di deposizione viene ripristinata quando la produzione
arriva al 5-10%.
Fattori che influenzano la muta
forzata e le performance post-muta
• La perdita di peso corporeo- L'entità della perdita di
peso corporeo sembra essere un fattore molto
importante per l'efficacia della muta e per assicurare la
persistenza degli effetti desiderati sulle prestazioni postmuta (ritmo di deposizione e qualità del guscio). Il
ringiovanimento che si verifica a seguito della muta è
collegato e dipende dalla regressione totale dell'ovaio e
dell'ovidutto. Un dimagramento del 25-30% permette
l'eliminazione dei depositi di grasso in eccesso e
favorisce la regressione dell'apparato riproduttore.
Durata della muta forzata
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I procedimenti di muta forzata comprendono due fasi.
Durante la prima fase, a causa del digiuno, si ha l'arresto della deposizione e il
dimagramento.
La seconda fase costituisce il periodo di riposo dopo la muta, durante il quale si
può ritardare il ripristino della produzione per un periodo di tempo più o meno
lungo. Questo secondo periodo può essere regolato combinando programmi
luce con particolari manipolazioni della dieta.
Fotoperiodi brevi applicati più a lungo ritardano l'entrata in deposizione. Una
stimolazione luminosa anticipata accelera l'inizio della produzione. Una volta
terminato il periodo di digiuno, il ripristino della produzione può essere ritardato
somministrando razioni a basso contenuto proteico (8,5%) o granaglie
frantumate. Queste sono le tecniche di muta lenta.
Le tecniche di muta rapida prevedono la somministrazione immediata di
mangimi per ovaiole. In questo caso il periodo di riposo è più corto e l'entrata in
deposizione anticipata. Apparentemente questo secondo tipo di tecnica ha il
vantaggio di ottenere più presto le uova del secondo ciclo, ma può comportare
lo svantaggio di influenzare negativamente i parametri produttivi durante il
secondo ciclo (picchi di deposizione inferiori, minore persistenza,
deterioramento più rapido della qualità del guscio).
Mortalità durante la muta
Nel periodo di muta, mortalità e scarti
aumentano. E' senz'altro interessante conoscere
che tasso di mortalità dobbiamo aspettarci e
quale possiamo ritenere accettabile.
Le direttive fornite dall'Università della California
indicano quanto segue:
1,0% durante la prima settimana;
1,5% durante i primi 10 giorni;
2,5% durante le prime 5 settimane;
3,0% durante le 8 settimane.
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