Nicola Crepax CORSO DI STORIA DELL’IMPRESA Università Cattaneo - Liuc email: [email protected] a.a. 2002-2003 nicola crepax 1 I Introduzione I paradigmi dello sviluppo economico italiano La Belle Epoque nicola crepax 2 A cosa serve la storia economica Una apertura culturale La contestualizzazione degli eventi economici La verifica diacronica delle teorie economiche Diagnosi di problemi macroeconomici perché alcune nazioni sono ricche e altro no? perché le nazioni povere non imitano quelle più ricche? Diagnosi di problemi microeconomici perché alcune imprese sono di successo e altre no? perché le imprese in difficoltà non prendono a modello le strategie di successo attuate da altri? nicola crepax Programma per gli studenti frequentanti Nicola Crepax, Storia dell’industria in Italia, Bologna, Il Mulino inoltre Annamaria Falchero, Studi di storia dell’impresa, Milano, Guerini, 2001 (i saggi contenuti in questo volume possono essere sostituiti con altri concordati con i docenti) nicola crepax 4 La struttura del volume La grande fabbrica irrompe a Milano, Torino e Genova Grande impresa e modernizzazione La ricerca di un nuovo abbrivo La Belle époque Il Miracolo economico Transizione demografica, urbanizzazione e industria La formazione incompleta del sistema industriale nell’età giolittiana Modernizzazione, crescita demografica e sviluppo delle città Un processo parziale e contraddittorio nell’età della grande crescita Crescita del reddito, benessere e crollo delle nascite Le nuove forme del capitalismo italiano nell’integrazione internazionale dalla Restaurazione alla crisi di fine ottocento dalla Grande guerra alla Repubblica dagli anni sessanta agli accordi di Maastricht La Terza rivoluzione industriale Modalità di esame prova scritta 20 Dicembre h. la prova prevede quattro domande (ogni risposta non potrà essere superiore alle 50 righe, è obbligatorio rispondere a due domande scelte dallo studente tra le quattro proposte ) la votazione sarà espressa in trentesimi In caso di esito positivo lo studente potrà sostenere l’esame orale solo sulla parte tematica del corso Le domande avranno per oggetto gli argomenti trattati per ogni singola lezione lo studente insoddisfatto della valutazione potrà, in occasione della prova orale, chiedere una ulteriore verifica sulla prima parte l’esito di questa verifica orale potrà modificare parzialmente (in meglio o in peggio) l’esito finale nicola crepax 6 Due concetti di base Continuità e discontinuità nello sviluppo economico Agricoltura-Industria Le rivoluzioni industriali e i paradigmi dello sviluppo economico nicola crepax I paradigmi dello sviluppo economico Sistema preindustriale Prima rivoluzione industriale Seconda rivoluzione industriale Terza rivoluzione industriale nazioni leader Italia e Olanda Inghilterra Globalizzazione fonti di energia animale carbonevapore Usa, Germania e Inghilterra petrolioelettricità trasporti Navigazione a vela strade non lastricate strade, canali e invenzione di: ferrovia e della nave a vapore imprese senza fabbrica prevale l’auto consumo sistema di fabbrica prodotti produzione industriale si concentra sui prodotti intermedi (stoffe e ferro) elettricitàpetrolionucleare Motorizzazione di massa e trasporto aereo diffusione di ferrovia e navigazione a vapore; invenzione del motore a scoppio impresa multi impresa post unitaria fordista nuovi processi Digitalizper la fabbrica- zazione delle zione di prodot- informazioni ti intermedi; prodotti di sintesi; nuovi beni di consumo durevole I paradigmi dello sviluppo industriale italiano: la belle epoque L’Italia inizia a recuperare il terreno perduto Ma lo sviluppo si concentra solo nell’Italia del Nord Ovest Non si arresta la corrente di emigrazione Mix di prima e seconda rivoluzione industriale Forza attivante della cornice internazionale Ruolo dello stato Funzione indispensabile della banca mista (1894 Banca commerciale italiana; 1895 Credito italiano) I paradigmi dello sviluppo industriale italiano: il miracolo economico Paradigma petrolifero Mercato comune europeo Nuovi beni di consumo Nuovo ruolo per il Mezzogiorno Lo stato imprenditore Il sistema bancario Le grandi famiglie Le piccole e le medie imprese I paradigmi dello sviluppo industriale italiano: la terza rivoluzione industriale La grande impresa in via di trasformazione Il protagonismo del capitalismo immateriale Le imprese nebulizzate Il quarto capitalismo tra vecchi e nuovi imprenditori II La Belle Epoque nicola crepax 2 La formazione del triangolo industriale e l’industria meccanica Torino Fiat Om Breda Milano Ercole Marelli Edoardo Bianchi Genova Ansaldo La Breda: caso esemplare dello sviluppo industriale durante la belle époque Lo stato Ernesto Breda Il mercato Treni Macchine agricole Armi pesanti Modelli organizzativi tradizionali e tentativi di innovare sugli esempi tedeschi e americani Magli e Torni Frese, Presse e Gru Milano: sviluppo urbano e sviluppo industriale Energia idroelettrica La banca mista Pirelli Milano Marelli Falck Bianchi Torino e l’industria dell’automobile La Ford esempio ancora irraggiungibile •Alfa Torino Giovanni Agnelli Automobi li d’elite in piccola serie Romeo •Lancia •Isotta Fraschini •Bianchi •Itala Genova: grande meccanica e cantieristica Lo stato Turchia America Latina Commesse e leggi speciali Cantieristica Ferdinando Maria Perrone Occupazione industriale in alcuni settori e regioni secondo il censimento industriale del 1911 (dati in % sul totale nazionale) 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Tessile Piemonte Metallurgica Liguria Meccanica avanzata Lombardia Meccanica artigianale Resto d’Italia Dimensioni delle imprese in alcune regioni secondo il censimento industriale del 1911 (dati in % sul totale nazionale) 35 30 25 20 15 10 5 0 Piemonte Liguria Lombardia Media nazionale Imprese con motori meccanici Imprese con più di dieci addetti Lavoratori nell’industria sul totale della popolazione attiva Demografia e industrializzazione Processo di industrializzazione Transizione demografica Contrazione di: • Natalità •Mortalità Cresce la vita media La transizione demografica in Italia tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento Aumenta la speranza di vita Diminuisce il numero di figli per donna La crescita della statura media è indice di migliori condizioni di vita La crescita della popolazione è accompagnata dall’aumento del reddito procapite Ma Le differenze regionali sono molto accentuate Popolazione delle principali città italiane (valori in migliaia) 800 700 600 500 400 300 200 100 0 1871 Napoli Milano Roma 1911 Genova Torino Palermo Firenze Ultima tra le grandi nazioni europee L’Italia si stava avviando verso l’industrializzazione all’inizio del novecento Non riesce a imporsi come modello egemone La tradizionale solidità economica delle regioni nord occidentali L’affermazione di alcune grandi imprese nel triangolo industriale Per mantenersi vitale ha bisogno dello sostegno statale L’arretratezza meridionale La staticità dell’Italia centrale Produttività nel lavoro (Pil per ora lavorata in dollari Usa 1990) 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 Italia Francia 1870 Germania 1913 Regno Unito Prodotto interno lordo procapite (in dollari Usa 1990) 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 Italia Francia 1871 Germania 1891 Regno Unito 1911 Stati Uniti La seconda rivoluzione industriale Dopo il 1870-1880: fascio di innovazioni tecnologiche, di processo e di prodotto Nuovi processi per le produzioni di base: acciaio, rame alluminio, petrolio, zucchero, cemento Nuovi processi per la lavorazione in massa (grano), l’assemblaggio, l’inscatolamento e l'imbottigliamento Nuovi prodotti di sintesi (l’industria chimica) Nuove macchine in fabbrica, negli uffici, in agricoltura, nella vita domestica Nuove fonti di energia (elettricità) Processi produttivi nella seconda rivoluzione industriale Maggiore applicazione di energia Fordismo Economie di scala Economie di diversificazione Economie di flusso Maggiori volumi Maggiore velocità Direzione d’impresa Gerarchie manageriali In Italia le novità nell’industria non mettono in dubbio la prevalenza agricola 10 milioni di contadini Fine della crisi agraria e protezionismo (1887) Popolazione agricola sovrabbondante La conferma del primato padano Meccanizzazione a rilento Ampliamento della conduzione capitalista Staticità degli assetti agrari Evoluzione della mezzadria Valore aggiunto al costo dei fattori (prezzi costanti in lire 1938) 99,36 100 80 78,93 69,15 84 69,29 60 40 20 0 1891 1896 1901 1906 1911 Formazione del prodotto interno lordo 100% 80% 60% 40% 20% 0% 1891 Agricoltura 1896 Industria 1901 Servizi 1906 1911 Pubblica amministrazione 1891 Meccaniche Metallurgiche Legno Pelli e cuoio Abbigliamento Fotocinematografiche Manifatturiere varie Poligrafiche Carta e cartotecnica Gomma Der. petrolio e carbone Chimiche Lav. minerali non metalliferi 1911 Tessili Tabacco Alimentari Il valore aggiunto nell’industria manifatturiera nel 1891 e nel 1911 % sul totale industrie manifatturiere 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Cresce il reddito degli italiani L’Italia inizia a recuperare il terreno perduto Prevalgono i settori a bassa intensità di capitale Aumenta il reddito procapite L’industria cresce più rapidamente dell’agricoltura Ma si affermano anche meccanica siderurgia Crescono Cresce e elettricità gli investimenti il numero in impianti degli operai e macchine Grado di apertura dell’economia italiana (Importazioni+Esportazioni/Pil a prezzi di mercato) 30 20 10 0 1891 1896 1901 1906 1911 Cambiano i rapporti con l’estero Cresce la spesa per prodotti siderurgici chimici e meccanici Crescono gli acquisti di cotone lana carbone Dall’estero: Le prime filiali di multinazionali americane, tedesche e svizzere Le esportazioni di seta materie prime e prodotti agricoli sono affiancate da nuovi prodotti: stoffe di cotone macchine e caldaie veicoli e prodotti in gomma prodotti chimici Un nuovo ruolo per lo stato Non è ancora imprenditrice La mano pubblica Fondamentale ruolo di promozione industriale Commesse Interventi mirati: la Terni Leggi in favore della cantieristica e della meccanica ferroviaria Manovre doganali Nazionalizzazione delle ferrovie La grande banca Dopo la crisi bancaria degli anni 1890 Grandi clienti Industria elelttrica Comit Banche miste Credit Siderurgia Tessile Grande meccanica Anticipazioni Aumenti di capitale Attività ordinaria L’esempio Nasce Banche di deposito la Banca e investimento d’Italia tedesco Concentrazioni finanziarie Produzione di energia elettrica (milioni di kwh) 2000 1500 1000 500 0 1891 1896 1901 1906 1911 L’energia elettrica Le reti Con la tecnologia della corrente alternata l’energia poteva essere trasportata a grande distanza Nuovi prodotti Nuovi metodi di produzione Cambia la localizzazione industriale Botteghe Illuminazione Calore Trazione Processi elettrolitici Centri urbani Case Uffici Fabbriche L’industria elettrica italiana: “la conquista della forza” Giuseppe Colombo 1884 Nasce a Milano la Edison 1913 251 spa, con il 20% del capitale azionario totale La produzione era usata soprattutto a fini industriali Paderno d’Addda La mancanza di carbone era stato un vincolo allo sviluppo Vizzola Ticino Gli assetti oligopolisti del settore elettrico Grandi investimenti Grandi banche Poche grandi società La costruzione delle reti dominano il settore Anche attraverso il controllo di grappoli di società minori Società elettriche Capitale straniero Grande industria Società finanziarie Comit Credit Posizioni dominanti su base territoriale Edison Sme Sade Siemens Alta Italia Uite Aeg Brown Boveri Oeg Vizzola Sviluppo Cellina Produzione di ghisa e acciaio (in tonnellate) 800.000 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 0 1891 1896 1901 Ghisa Acciaio 1906 1911 L’industria siderurgica Industria elettrica Industria siderurgica Martin Siemens Bessemer Thomas 1884 Fondazione della Terni Fattori imprescindibili nella seconda rivoluzione industriale Le nuove tecnologie imponevano grandi impianti e alte economie di scala Treni Navi Armi pesanti Macchinari Rotaie Viadotti Edilizia Intervento dello stato La produzione La rinuncia Il ruolo di corazze al ciclo integrale della grande banca Stato e impresa Alla fine degli anni 1880 il primo salvataggio della Terni Banche e industria nella politica dei salvataggi La questione siderurgica: nazionalismo, banche e grande industria. Siderurgia costiera e siderurgia padana • 1902 entra in funzione l’impianto della società Elba (Edilio Raggio) • 1901 Max Bondi costruisce Piombino • 1904 viene fondata l’Ilva con l’impianto a Bagnoli • La siderurgia da rottame (Falck) L’industria meccanica Un ampio spettro di imprese Botteghe e piccoli opifici Grandi imprese Artigianato Da Milano a Bologna da Torino a Genova Nel Veneto e in Emilia In un quadro ancora arretrato uno sviluppo multisettoriale Primi risultati nelle grandi costruzioni (Breda, Om, Riva, Tosi, Ansaldo) Meccanica di precisione (Olivetti, Borletti, Salmoiraghi, Prinetti e Stucchi, Nebiolo) Elettromeccanica (Ercole Marelli, Tecnomasio italiano Brown Boveri) Biciclette (Bianchi e Legnano) nicola crepas 194 L’industria automobilistica Un’industria ancora d'élite La Fiat, fondata nel 1899, già domina la produzione 1912 Modello Zero Tanti produttori minori di prestigio (Lancia, Alfa, Bianchi, Itala, Isotta Fraschini, Züst) 195 Quote percentuali di produzione dell’industria chimica mondiale nel 1913 35 30 25 20 15 10 5 0 Italia Francia Regno Unito Germania Stati Uniti L’industria della gomma Lo sviluppo trainato dall’industria elettrica La Pirelli Cavi elettrici Pneumatici La prima multinazionale italiana Spagna Inghilterra L’industria chimica La minorità rispetto alle grandi imprese tedesche Carlo Erba Zambeletti Schiapparelli Lepetit In Italia restavano piccole Unione italiana concimi Società prodotti chimici La Montecatini sotto la guida di Donegani Nobel Società italiana prodotti espolodenti Miniere Chimica Dominavano il mercato europeo nella chimica organica e nella farmaceutica III Il miracolo economico nicola crepax 2 Negli anni 1960 le maggiori imprese erano diventate dei sistemi complessi Fiat Agip Italsider Montedison Alfa Romeo Pirelli Olivetti L’organizzazione del consenso Le interrelazioni con l’ambiente Il concorso alla programmazione dello sviluppo la revisione dell’impianto teorico del modello taylor-fordista Industria manifatturiera: addetti nelle tre macroregioni secondo il censimento industriale del 1961 (dati in % sul totale nazionale) Nord ovest 51% Centro sud e isole 18% Nord est centro 31% Industria manifatturiera: addetti per dimensioni dell’unità locale secondo il censimento industriale del 1961 (dati in percentuale) Nord Ovest Oltre 500 addetti 28% Da 101 a 500 addetti 26% Fino a 10 addetti 18% Da 11 a 100 addetti 28% Industria manifatturiera: addetti per dimensioni dell’unità locale secondo il censimento industriale del 1961 (dati in percentuale) Oltre 500 addetti 16% Nord Est Centro Fino a 10 addetti 32% Da 101 a 500 addetti 19% Da 11 a 100 addetti 33% Industria manifatturiera: addetti per dimensioni dell’unità locale secondo il censimento industriale del 1961 (dati in percentuale) Centro Sud e Isole Oltre 500 addetti 11% Da 101 a 500 addetti 14% Da 11 a 100 addetti 24% Fino a 10 addetti 51% Occupazione industriale in alcuni settori secondo il censimento industriale del 1961 (dati in % sul totale nazionale) Legno, mobilio e Calzature, pelli e cuoio 5% arredamento in legno 9% Meccaniche 24% Vestiario, abbigliamento, arredamento 8% Tessili 13% Alimentari e affini 9% Metallurgiche 5% Altre industrie 16% Chimiche e derivati del petrolio e del carbone, gomma 6% Costruzione mezzi di trasporto 5% Costruzione mezzi di trasporto Chimiche e derivati del petrolio e del carbone, Metallurgiche Meccaniche Legno, mobilio e arredamento in legno Calzature, pelli e cuoio Vestiario, abbigliamento, arredamento Tessili Alimentari e affini Occupazione industriale in alcuni settori nelle tre macroregioni secondo il censimento industriale del 1961 (dati in % sul totale nazionale) 100% 90% 80% 70% Centro sud e isole 60% 50% 40% 30% 20% Nord est centro 10% 0% Nord ovest Lo sviluppo era tracciato dai grandi organismi Le imprese familiari Le imprese pubbliche Imprese manageriali La discendenza diretta dalla Belle époque I settori ad alta intensità di capitale Iri Eni 1961: l’Italsider Iri Finsider Aumentare la produzione di acciaio Indirizzare la crescita economica Italsider La modernizzazione vs. l’ingerenza partitica La programmazione dello sviluppo L’ingresso dei socialisti nell’area di governo (anni 1960) La riforma agraria e la Cassa per il Mezzogiorno (anni 1950) Il piano Marshall (anni 1940-1950) Autarchia e New Deal (1930) Taranto Tubi Lamiere Semilavorati Nuovi principi nella gestione dell’impresa pubblica Il piano Sinigaglia Piombino Bagnoli Il nuovo impianto di Cornigliano L’organigramma aziendale Le relazioni industriali L’Uscita dalla Confindustria: la nascita di Intersind e Asap Il ruolo dei quadri intermedi Laboratorio di innovazioni organizzative e produttive Olivetti Ideale comunitario Sviluppo dell’ambiente Scienze sociali Teorie dell’organizzazione Moderne strategie di marketing Impresa multinazionale Modello americano Design e urbanistica Relazioni industriali Il confronto con il modello americano Produttivismo Standardizzazione Serialità Consumi di massa Automobili Grande distribuzione Pubblicità Vendite rateali Libera concorrenza Borsa Imprese manageriali Nuovi gruppi sociali Colletti bianchi Nuovo ruolo della donna Basso reddito procapite Imprese piccole Tecnologia arretrata Mercato interno ristretto Capitalismo familiare Bassi livelli di consumo Paternalismo Le eredità del fascismo La motorizzazione di massa La motorizzazione di massa dalla Vespa Cinquecento Impresa a guida manageriale La Fiat di Vittorio Valletta Il raddoppio di Mirafiori e la crescita di Torino Bassi salari 600.000 auto Auto piccole Organizzazione nel 1961 del lavoro Paternalismo Politiche antisindacali Nuovi consumi Dal Nord al Sud dalla città alla campagna Frigoriferi e lavatrici Radio, Televisori e Telefoni “Cucine americane” Abiti e cibi confezionati L’integrazione internazionale Banca mondiale Fondo monetario internazionale Accordi di Bretton Woods Il processo di integrazione euorpeo Dalla Ceca Alla Comunità europea Gatt Il sistema petrolifero in Italia Metano e petrolio L’Italia condivide gli svantaggi europei 1953 l’Eni La figura di Enrico Mattei La penisola raffineria d’Europa IV La terza rivoluzione industriale nicola crepax 2 La ricerca di un nuovo abbrivo Standardizzazione Benetton L’espansione negli anni Settanta Diversificazione Centro decisore La struttura a rete Nuove tecnologie Il ruolo delle esportazioni Indice della produzione industriale italiana 1961=100 350 300 250 200 150 100 50 0 1961 1964 1967 1970 1973 1976 1979 1982 1985 1988 1991 1994 Tassi medi annui di crescita del Pil nei paesi del G7 12 10 8 6 4 1961-1970 1971-1980 1981-1990 1991-1999 Giappone Regno Unito Francia Germania Stati Uniti 0 Italia 2 La Terza rivoluzione industriale La ristrutturazione del sistema industriale italiano Nuovo equilibrio internazionale Tecnologie e principi organizzativi di tipo nuovo Nazioni asiatiche Unione più sviluppate Usa Europea Digitalizzazione delle informazioni Crescita del terziario avanzato Investimenti immateriali Riduzione del Affermazione di una nuova tasso di intensità tipologia di media azienda energetica orientata al mercato e Riduzione degli alle nuove tecnologie occupati nell’industria La fine del precedente paradigma La fine del miracolo La comparsa del Giappone La crisi petrolifera e l’inflazione Il conflitto sociale In Italia cresce il reddito e i consumi La stasi demografica Alla fine del novecento la crescita demografica non rappresentava piu’ un fattore dello sviluppo Innalzamento della speranza di vita Crescita del reddito Servizi sanitari La nuova combinazione delle dinamiche demografiche Diffusa consapevolezza si presentava delle cause di malattia come un vincolo allo sviluppo Minor nocività nell’ambiente di lavoro Riduzione della natalità La conquista del benessere Crescita del reddito procapite Crescita dei consumi Tassi nettamente inferiori a quelli del miracolo economico La disoccupazione Le differenze tra le regioni ricche e quello povere persistono I fenomeni migratori Il pendolarismo Negli anni 1970 rallenta il flusso di popolazione dal sud al nord L’immigrazione dalle nazioni meno sviluppate La perdita di attrazione delle grandi città La vitalità dei reticoli urbani diffusi Il primo capitalismo Le ceneri del vecchio sistema di potere La fine dello stato imprenditore Le famiglie scomparse Mediobanca cambia pelle La Fiat La Pirelli Il secondo capitalismo Il capitalismo immateriale L’ascesa repentina di Berlusconi Le nuove regole del mercato mobiliare Telecom Enel Il terzo capitalismo Nuovo corso dei settori leggeri Distretti Sistema moda e tempo libero Arredo casa Macchine specializzate Il Quarto capitalismo Organizzazione a rete Multinazionali tascabili Struttura finanziaria Export V La Fiat nicola crepax 2 Grande impresa e sviluppo in Italia: la Fiat 1899-1980 L’ambiente: la Torino di inizio secolo, una città in rapida crescita Un articolato tessuto formativo Importanti tradizionali nel campo della carrozzeria e della meccanica Disponibilità di capitali in cerca di opportunità dopo le delusioni della speculazione edilizia 11 luglio 1899: la fondazione della Fiat In un panorama affollato la Fiat si distingue per: a) consistenza del capitale sociale b) orientamento alla produzione industriale c) una forte leadership imprenditoriale (Giovanni Agnelli) Gli incerti esordi e il consolidamento dell’impresa Il precoce configurarsi di un disegno di integrazione verticale della produzione Il sostegno di importanti appoggi esterni: a) il rapporto con le banche (Comit e Credito) b) le prime commesse pubbliche (1911) Il modello “americano” e la realtà di un paese povero La debolezza del mercato interno come vincolo allo sviluppo La consapevolezza della necessità di puntare ai grandi numeri: i ripetuti viaggi americani I primi tentativi di razionalizzazione della produzione: il modello Zero (1912) Gli anni della guerra: una crescita senza ostacoli Spinta dalla domanda pubblica la società cresce (capitale sociale passa da 25 a 200 milioni) a ritmi intensi Autocarri, mitragliatrici, proiettili Acquisizione di importanti imprese metallurgiche per risolvere le strozzature dal lato dei rifornimenti Diversificazione in ambiti correlati: motori per navi e aeroplani La strategia di Agnelli Nell’immediato dopoguerra si profila una coerente strategia aziendale: 1) centralità produttiva dell’auto 2) riduzione dei costi come mezzo di penetrazione sui mercati esteri 3) liquidazione delle partecipazioni non strategiche 4) politica commerciale di sostegno alle vendite Il mercato internazionale: fattore determinante per la crescita Fattore compensativo del basso rapporto abitanti/automobili che caratterizza l’Italia rispetto ai suoi competitori Negli anni Venti la Fiat colloca all’estero quasi metà delle sue vendite Agenti esteri, licenziatarie, filiali estere (NSU, Germania 1929; PRINZ, Polonia 1931; SIMCA, Francia 1934) IL LINGOTTO (la fabbrica verticale) Scomposizione del lavoro e assemblaggio sequenziale delle parti nella linea chassis 1925 si avvia l’automazione delle linee, ma si rimane lontani dal modello americano: una produzione giornaliera di “sole” 200 autovetture Un fordismo dimezzato: retribuzioni, cottimi e “sistema Bedeaux” Il ruolo del mercato interno Fiat 508 Balilla l’auto più economica sul mercato italiano (lire 10.800) Le conseguenze di Quota 90 La crisi del 1929 1931: il successo della Balilla “vetturetta ultra utilitaria” 1936: Fiat 500 “Topolino” Alti volumi produttivi Mirafiori 1939 La Fiat di Valletta Vittorio Valletta, in Fiat dal 1921-1966 1921 direttore amministrativo 1928 direttore generale 1939 amministratore delegato Una struttura di comando fortemente accentrata Disciplina di fabbrica e scontro frontale con il sindacato La grande impresa come elemento di modernizzazione del paese MIRAFIORI: la fabbrica del “miracolo” La Fiat e gli aiuti americani (riceve più del 20% degli aiuti ERP) Ammodernamento sezione siderurgica (ma sostegno a Sinigaglia Mirafiori cuore dell’innovazione Le linee di montaggio nel 1948 L’avvento della motorizzazione di massa Meccanizzazione vs aumento della produttività e della produzione Nel 1955 esce la 600 nel 1957 la 500 Alla fine degli anni 60 un auto ogni 5,4 abitanti La crisi degli anni Settanta Il sovrapporsi di due crisi: a) l’autunno caldo b) la crisi petrolifera Un’impresa incerta sul proprio avvenire L’ingresso del capitale libico La “marcia dei 40.000 e il rilancio dell’impresa attorno alla produzione automobilistica VI Una storia d’impresa: la Olivetti nicola crepax 2 Le origini: da Ivrea a Chicago Camillo Olivetti (1868-1940) Gli studi al politecnico di Torino (1891) L’apprendistato come operaio a Londra Il viaggio in America con Galileo Ferraris (1892-1894) L’incontro con Edison e l’insegnamento a Stanford Centimetro Grammo Secondo La fondazione dell’impresa a Ivrea (1894) Formazione degli operai e socialismo Domenico Burzio Il trasferimento a Milano (1903) La trasformazione in società anonima CGS (1904) Prima fabbrica nazionale di macchine da scrivere Il ritorno a Ivrea (1907) La nuova fabbrica Il secondo viaggio in America (19081909) La visita alla Underwood Il progetto della M1 e la nuova società Olivetti - Ico (1909) I primi anni di attività 1909-1911 Il progetto verso l’esposizione industriale di Torino 1912 trenta operai per 20 macchine alla settimana L’impresa nella modernizzazione della società La Grande Guerra Dalla pace al Fascismo L’impegno politico Il turbolento dopoguerra La M20 (1920) Da 200 a 400 operai per 4000 macchine Le prime filiali e l’esportazione La nascita della Omo (1924) Il viaggio di Adriano Olivetti in America L’impegno civile e politico dei primi anni Adriano Olivetti compie un viaggio di formazione in America (1925-1926) Americanismo e antiamericanismo in Italia negli anni 1920 L’America vista da Adriano Olivetti La differenza tra il modello di consumi italiano e quello americano Le vendite rateali Motorizzazione di massa Nuovi beni di consumo La previsione della crisi Le officine Ford Il progetto di una macchina portatile (1927) Le prime riflessioni sull’organizzazione L’Organizzazione scientifica del lavoro e l’Enios Le componenti dello sviluppo americano (mercato interno, tecnologie e grandi imprese) Taylorismo e organizzazione per centri funzionali L’impresa “processiva” La cooperazione tra le diverse componenti dell’impresa Le trasformazioni dell’impresa durante il fascismo L’ingresso dei nuovi ingegneri e l’applicazione del taylorismo (1927) Nel 1931 la M40 Il nuovo impianto (1934), la macchina portatile e gli schedari 1941 la telescrivente e la “Summa” L a struttura multinazionale L’Ufficio sviluppo e pubblicità Il sistema di welfare L’impresa nel sistema corporativo La sintesi tra Newdelismo e Corporativismo Il piano regolatore di Ivrea e quello della Val d’Aosta Tecnica e Organizzazione La necessità di grandi organismi nazionali organizzati scientificamente L’impresa quale organismo biologico organizzato gerarchicamente Leggi razziali, Guerra e Dopoguerra La crescita nei primi anni di guerra Gli anni più difficili Le speranze nel dopoguerra L’Utopia dell’ordine politico delle comunità La ricerca di una nuova ibridazione del sistema americano nell’Italia repubblicana L’espansione nell’Italia repubblicana Divisumma, Lexicon, Lettera 22 Dalla Fondazione al Consiglio di Gestione Il movimento di Comunità Il piano regolatore di Matera La fabbrica di Pozzuoli (1955) Il gruppo multinazionale Autonomia aziendale (1955) Gli ultimi anni di Adriano Olivetti La divisione elettronica (1957) Elea 9003 (1958) Le elezioni del 1958 Il ritorno a capo dell’impresa e l’acquisto della Underwood VII L’Eni. Storia di un’impresa di Stato nicola crepax 2 Obiettivi della lezione La figura imprenditoriale di Enrico Mattei, inserita nel proprio contesto di storia d’impresa, no “mitizzazione” Eni come esempio di impresa di Stato di successo e ragioni del declino modello “economia mista” Il nazionalismo energetico Petrolio materia strategica (anni ’20-’30) Mercato controllato poche compagnie internazionali Paesi consumatori creano compagnie nazionali UK: APOC 1914 (petrolio iraniano per marina inglese) F: CFP 1924 (piano raffinazione nazionale) Spagna 1927 (monopolio statale su distribuzione) Messico 1938 (nazionalizzazione industria petrolifera) Le origini dell’Agip 1926: svolta in politica petrolifera nazionale L’Agip commerciale e raffinazione La Snom Romsa e Marghera Le iniziative all’estero Romania Iraq Colonie Le ricerche in Italia Ricerche per conto dello Stato Autarchia e metano L’Agip in un paese sconfitto Agip “congelata” in ambito raffinazione e commercializzazione Distruzioni belliche Comitato Italiano Petroli Problema società nazionalizzate (raffinerie) Ricerche minerarie nord Italia Risultati Caviaga conosciuti solo da tecnici (rischio epurazione) Rischio liquidazione Ricerche per conto dello Stato Enrico Mattei (1906-1962) L’emigrante di successo Marcello Boldrini L’attività partigiana Rapporti coi partiti politici Nazionalismo e ispirazione cattolica Il caso Mattei: il film Il contesto: 1972 Decolonizzazione Ascesa di Cefis e “borghesia di Stato” Il regista: Francesco Rosi Il film inchiesta La tecnica del montaggio L’attore: Gian Maria Volontè L’immagine “eroica” di Mattei Mattei e il metano Mattei commissario partigiano (1945) Fiducia ai tecnici di Caviaga (Zanmatti) Ostilità direzione romana Conquista politica dell’Agip (1948) De Gasperi e Vanoni Il piano di espansione e l’Eni (1949-1953) Costruzione metanodotti Cortemaggiore (giugno 1949) 1953: Ente Nazionale Idrocarburi Il metano: i concorrenti I polesani Arretratezza tecnica Carenze di strategia Gli americani Nessun interesse per Italia come paese produttore Scarsa attrattività del metano I grandi gruppi italiani Opposizione “teorica” di Confindustria Alleanza tra Agip/Eni e grandi gruppi innovativi (Fiat, Finsider, Pirelli, Italcementi) Strategia Mattei Tecnologia Profitti metano Marketing aggressivo, creazione mercato Preferenza politica Senso di missione Propensione all’innovazione Italia del boom (retroazione) Bassi costi, bassi prezzi, alti volumi Rapidissima crescita impresa Mattei e il petrolio Le ricerche in Italia (1954-56) Egitto e Iran (Ieoc 1955, Sirip 1957) La “formula Mattei” (75-25) Eni ricerca a sue spese, ma no premio in denaro Società con paese produttore (al 50%) Royalties e tasse 50-50 Contratti acquisto Petrolio sovietico 1961 Ricerca accordo con majors (Standard) No copertura politica internazionale Il petrolio: i concorrenti Le major Grandi gruppi integrati Operano in tutte le fasi Ricerca in più paesi Attivi su più mercati Gli indipendenti Prima proiezione internazionale, metà anni ’50 Non completamente integrati Nascita di un “mercato” del petrolio Il “dopo-Mattei” Presidenza Boldrini-Cefis (1962-1971) Da ricercatore produttore a distributore greggio La petrolchimica Viene meno missione originaria Fine dell’indipendenza politica Ministero partecipazioni Statali (1956) Oneri impropri e fondi di dotazione Nuove sfide Nuovi impulsi a ricerca dopo crisi 1973 Nuovi paesi (Mare del Nord) Offerta “pacchetto” servizi La crisi degli anni ’80 Nessuna figura carismatica a presidenza La chimica: un approdo mancato Insostenibilità ruolo politico 1993 Privatizzazione Bibliografia essenziale L’Eni e Mattei Marcello Colitti, Energia e sviluppo in Italia, Bari 1979 G.Sapelli e F.Carnevali, Uno sviluppo tra politica e strategia, Milano 1992 Nico Perrone, Giallo Mattei, Roma 1999 L’industria di Stato F.Barca, S.Trento, La parabola delle partecipazioni statali, in F.Barca, Storia del capitalismo italiano, Roma, 1997 VIII Ascesa e declino dello stato imprenditore nicola crepax 2 Il ruolo dello stato nel paradigma dell’Italia liberale Interventi per la promozione di nuove imprese Interventi legislativi in favore di specifici settori Tariffe doganali protezionistiche Costruzione delle infrastrutture Azioni di salvataggio e intervento della Banca d’Italia Le nuove linee di intervento negli anni 1960 La realizzazione di nuove imprese allo scopo di programmare lo sviluppo L’incorporazione di imprese in crisi per limitare la disoccupazione La creazione di centri di potere collegati ai partiti di governo Lo scenario politico 1948 La vittoria della Democrazia Cristiana 1953 La sconfitta della “Legge truffa” 1963 L’ingresso del Partito socialista nel governo La maggiore età dello stato imprenditore Negli anni 1960 la massima espansione di una traiettoria inaugurata nel dopoguerra Maggiore complessità e maggiore sintonia con il potere politico Dal Fim all’Efim (1962) Dalla Finmeccanica alla Giulietta (1954) Stato imprenditore e modernizzazione La Stet, la Sip e la diffusione della telefonia Dall’Eiar alla Rai La nazionalizzazione dell’energia elettrica, la nascita dell’Enel e la diffusione dei consumi elettrici Stato imprenditore e crescita dei settori di base Piano Sinigaglia e sviluppo della siderurgia Eni: Agip, Anic e Snam La fine della banca mista nella crisi del ‘29 1930 G. Toeplitz presidente al posto di A. Bocciardo Nuova fase espansiva del gruppo (Marghera assieme a G. Volpi e V. Cini) 1931 le banche miste, sempre più coinvolte nell’industria, sono travolte dalla crisi Intervento della Banca d’Italia e cessione delle partecipazioni a Sofindit, Società finanziaria italiana e Società elettrofinanziaria Primo piano Sinigaglia Verso un capitalismo di tipo misto Nel 1931 viene fondato l’Imi (la banca mista non esiste più) Anche la Banca d’Italia è impegnata nel crollo industriale (ruolo dell’Istituto di liquidazioni) Nel 1933 Viene fondato l’Iri (A. Beneduce, D. Menichella) che rileva le partecipazioni industriali bancarie Caratteristiche del Sistema a partecipazione statale Finanziamento tramite fondo iniziale della Banca d’Italia e obbligazioni Partecipazione statale a spa Gestione secondo criteri “privatistici” Ente provvisorio con due sezioni (smobilizzi e finanziamenti) Struttura complessa a holding (Stet, Finmare, Finsider) 1936 Legge bancaria L’Iri nel 1937 Tre banche di credito ordinario 100% siderurgia bellica (Terni, Ansaldo, Cogne) 40% siderurgia comune 90% cantieristica 80% società di navigazione 80% costruzione di locomotive 30% produzione di elettricità e servizi telefonici 20% industria del rayon 13% industria del cotone Alfa Romeo La ristrutturazione dell’impresa pubblica alla fine del Novecento Da Amato ad Amato l’ultima stagione di governi di centro sinistra (1992-2001) Nel 2000: Rai, Poste, Ferrovie, quote di Eni ed Enel Dal 1993 privatizzazioni, risanamento dei conti pubblici e crescita del mercato azionario Crescita dello stato imprenditore negli anni 1960 Enel e Efim l’Eni di Eugenio Cefis l’Iri e il raddoppio di Taranto l’Alfa Romeo, dalla Giulia all’Alfasud Nuoro ruolo della cassa pe ril Mezzogiorno e Piano Giolitti (1964) La crisi degli anni 1970 e la paradossale crescita dell’impresa pubblica Crescono gli oneri impropri Gioia Tauro La vicenda dell’Egam La breve parabola dell’Alfasud La nascita del polo alimentare l’Eni L’impresa pubblica e i tormentati anni 1980 Inflazione e indebitamento Primi tentativi di ristrutturazione L’esplosione della corruzione e lo sfaldamento del sistema politico IX La piccola impresa nicola crepax 2 X Il ruolo di Mediobanca nell’economia italiana del secondo novecento nicola crepax 2 L’eredità del fascismo Modernizzazione zoppa Lo Stato imprenditore le Grandi famiglie imprenditoriali Le grandi società elettriche: Edison; Sade (G. Volpi); Sip (G.G. Ponti) quali centri di potere nel capitalismo italiano Bastogi e gli altri “enti Beneduce” (Icipu e Crediop) L’imprenditoria diffusa e sistemi locali Le novità del Dopoguerra Il sistema democratico e i partiti di massa L’integrazione internazionale Il sistema fordista Il paradigma petrolifero Il problema del credito alle imprese dopo il 1936 1946 nascita di Mediobanca Gli altri istituti La borsa Un capitalismo a suffragio ristretto “Azioni che si pesano e non si contano” Salotti buoni e grandi famiglie Grandi imprese monopoliste Settori dominati da poche medie imprese Resta immutata la prevalenza delle aree del Nord Ovest ma le aree NEC mostrano primi segni di dinamismo Nazionalizzazione dell’energia elettrica e l’imprenditoria privata Le speranze nella creazione di nuovo impulso all’industria delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della chimica Le acquisizioni non strategiche della Sme, della Sade e della Centrale Il polo chimico della Edison La creazione di Montedison L’Eni di Eugenio Cefis (1962) Cambia il rapporto con i partiti L’espansione nella chimica Eni; Edison; Montecatini Montecatini-Edison (1966) L’Olivetti abbandona per la prima volta il settore elettronico Roberto Olivetti guida un progetto ambizioso che pone l’azienda all’avanguardia nelle tecnologie elettroniche (1954) La Società Generale Semiconduttori L’Elea 9003 (1959) Il gruppo di salvataggio guidato da Mediobanca la morte di Adriano, le difficoltà finanziarie, la questione Underwood inducono alla cessione della divisione elettronica Il gruppo di comando Il gruppo Fiat e l’Ifi Pirelli (Centrale) Falck Pesenti (Ibi) Bonomi Bolchini Moratti e Monti Ras Generali e Fondiaria Mediobanca I Pesenti Pesenti “pigliatutto” Italmobiliare La Lancia Il ritorno negli anni ottanta al core business Bastogi Bastogi principale “salotto buono” nel miracolo economico Sindona attacca Pesenti Sindona attacca Centrale e Bastogi L’intervento di Mediobanca La Fiat del dopo Valletta La ristrutturazione del sistema gerarchico piramidale Mercato meno favorevole e crescita del costo del lavoro Fiat Holding Il ruolo di Mediobanca nell’affiancare la ristrutturazione La Pirelli La Pirelli-Dunlop La ristrutturazione nell’orbita di Mediobanca Il tentativo di scalata alla Continental Le speranze disattese di Montedison Un colosso della chimica europea La fusione impossibile Cefis scala la Montedison Le guerre parallele nella chimica (Eni e Montedison) La chimica non trova un assetto stabile 1981 Mediobanca coordina la nascita di Gemina Il progetto di Schimberni e l’ascesa di Raul Gardini XI Il quarto capitalismo nicola crepax 2 1999: le maggiori imprese italiane Ifi Eni Olivetti Enel Compart - Montedison Le grandi imprese italiane Dieci società tra 4 e 10 miliardi di euro L’italia aveva poche grandi imprese Tre gestori di servizi pubblici Tre filiali di multinazionali Due ex Iri (Finmeccanica e Riva) Tre imprese industriali (Pirelli, Parmalat e Benetton) Parmalat e Benetton Il quarto capitalismo Proiezione internazionale organizzazione policentrica e flessibile Specializzazione nel Made in Italy Marketing e innovazione di prodotto Campioni regionali Parmalat (90 consociate e 148 stabilimenti in 31 nazioni) Le medie imprese Il capitalismo italiano cambia volto Fininvest e Omnitel Grande distribuzione Multinazionali alimentari Imprese della tradizione imprenditoriale (Italcementi, Gruppo Orlando, Hdp ecc. Quarto capitalismo Il settore alimentare Barilla (quando i mulini erano bianchi…) Ferrero Cirio Veronesi Cremonini Famiglie, Holding, Multinazionali tascabili Sotto il miliardo di euro: piccole e specializzate Tessile, abbigliamento e accessori Luxottica: internazionalizzazione e design Marzotto: da un paradigma all’altro Radici: diversificazione e autonomia Artsana: lo sviluppo trainato dal marketing Zegna e Zucchi La moda 1950 l’alta moda romana Miracolo economico: Gucci, Ferragamo, Pucci, Roberta di Camerino Gli abiti “dozzinali” Prêt-à-porter e Mary Quant Max Mara, Missoni, Krizia, Armani Versace Ferré la giacca di Armani Empoio Armani Il settore dell’arredamento Castiglioni, Zanuso, Bellini, Sottsass Cassini, B&B, Azucena, Poltronova, Artemide, Flos Natuzzi e il distretto meridionale Quarto capitalismo: bassa intensità di capitale , gamma ristretta e economie esterne Settori ad alta intensità di capitale Chimica e Gomma Elettrodomestici (Ocean, Merloni e Candy) Carrozzieri Brembo Aprilia Miniacciaierie