Nicola Crepax
CORSO
DI STORIA DELL’IMPRESA
Università Cattaneo - Liuc
email: [email protected]
a.a. 2002-2003
nicola crepax
1
I
Introduzione
I paradigmi dello sviluppo
economico italiano
La Belle Epoque
nicola crepax
2
A cosa serve la storia
economica
Una apertura culturale
La contestualizzazione degli eventi economici
La verifica diacronica delle teorie economiche
Diagnosi di problemi macroeconomici


perché alcune nazioni sono ricche e altro no?
perché le nazioni povere non imitano quelle più ricche?
Diagnosi di problemi microeconomici


perché alcune imprese sono di successo e altre no?
perché le imprese in difficoltà non prendono
a modello le strategie di successo
attuate da altri?
nicola crepax
Programma per gli studenti
frequentanti
Nicola Crepax, Storia dell’industria in Italia,
Bologna, Il Mulino
inoltre
Annamaria Falchero, Studi di storia dell’impresa,
Milano, Guerini, 2001
(i saggi contenuti in questo volume possono
essere sostituiti con altri concordati con i
docenti)
nicola crepax
4
La struttura del volume
La grande fabbrica
irrompe a Milano, Torino
e Genova
Grande
impresa e
modernizzazione
La ricerca
di un nuovo
abbrivo
La Belle
époque
Il Miracolo
economico
Transizione demografica, urbanizzazione
e industria
La formazione incompleta del sistema industriale
nell’età giolittiana
Modernizzazione, crescita
demografica e sviluppo
delle città
Un processo parziale
e contraddittorio nell’età
della grande crescita
Crescita del reddito,
benessere e crollo
delle nascite
Le nuove forme del capitalismo italiano nell’integrazione internazionale
dalla Restaurazione
alla crisi di fine
ottocento
dalla
Grande guerra
alla Repubblica
dagli anni sessanta
agli accordi
di Maastricht
La Terza rivoluzione
industriale
Modalità di esame
prova scritta
20 Dicembre h.
la prova prevede quattro domande (ogni risposta non potrà
essere superiore alle 50 righe, è obbligatorio rispondere a due
domande scelte dallo studente tra le quattro proposte )
la votazione sarà espressa in trentesimi
In caso di esito positivo lo studente potrà sostenere l’esame
orale solo sulla parte tematica del corso
Le domande avranno per oggetto gli argomenti trattati per ogni
singola lezione
lo studente insoddisfatto della valutazione potrà,
in occasione della prova orale, chiedere
una ulteriore verifica sulla prima parte
l’esito di questa verifica orale potrà modificare
parzialmente (in meglio o in peggio) l’esito finale
nicola crepax
6
Due concetti di base
Continuità e discontinuità nello
sviluppo economico
Agricoltura-Industria
Le rivoluzioni industriali
e i paradigmi dello sviluppo
economico
nicola crepax
I paradigmi dello sviluppo economico
Sistema preindustriale
Prima
rivoluzione
industriale
Seconda
rivoluzione
industriale
Terza
rivoluzione
industriale
nazioni
leader
Italia e
Olanda
Inghilterra
Globalizzazione
fonti di
energia
animale
carbonevapore
Usa,
Germania e
Inghilterra
petrolioelettricità
trasporti
Navigazione
a vela
strade non
lastricate
strade,
canali e
invenzione
di: ferrovia e
della nave a
vapore
imprese
senza
fabbrica
prevale
l’auto
consumo
sistema di
fabbrica
prodotti
produzione
industriale si
concentra sui
prodotti
intermedi
(stoffe e
ferro)
elettricitàpetrolionucleare
Motorizzazione
di massa e
trasporto aereo
diffusione di
ferrovia e
navigazione a
vapore;
invenzione del
motore a
scoppio
impresa multi impresa post
unitaria
fordista
nuovi processi
Digitalizper la fabbrica- zazione delle
zione di prodot- informazioni
ti intermedi;
prodotti di sintesi; nuovi beni
di consumo
durevole
I paradigmi dello sviluppo
industriale italiano: la belle
epoque
L’Italia inizia a recuperare il terreno perduto
Ma lo sviluppo si concentra solo nell’Italia del
Nord Ovest
Non si arresta la corrente di emigrazione
Mix di prima e seconda rivoluzione industriale
Forza attivante della cornice internazionale
Ruolo dello stato
Funzione indispensabile della banca
mista (1894 Banca commerciale italiana;
1895 Credito italiano)
I paradigmi dello sviluppo
industriale italiano: il miracolo
economico
Paradigma petrolifero
Mercato comune europeo
Nuovi beni di consumo
Nuovo ruolo per il Mezzogiorno
Lo stato imprenditore
Il sistema bancario
Le grandi famiglie
Le piccole e le medie imprese
I paradigmi dello sviluppo industriale
italiano: la terza rivoluzione industriale
La grande impresa in via di
trasformazione
Il protagonismo del capitalismo
immateriale
Le imprese nebulizzate
Il quarto capitalismo tra vecchi e
nuovi imprenditori
II
La Belle Epoque
nicola crepax
2
La formazione del triangolo
industriale e l’industria meccanica
Torino
Fiat
Om
Breda
Milano
Ercole
Marelli
Edoardo
Bianchi
Genova
Ansaldo
La Breda: caso esemplare dello sviluppo
industriale durante la belle époque
Lo stato
Ernesto Breda
Il mercato
Treni
Macchine
agricole
Armi
pesanti
Modelli organizzativi
tradizionali e tentativi di
innovare sugli esempi
tedeschi e americani
Magli e Torni
Frese, Presse
e Gru
Milano: sviluppo urbano e
sviluppo industriale
Energia
idroelettrica
La banca
mista
Pirelli
Milano
Marelli
Falck
Bianchi
Torino e l’industria dell’automobile
La Ford
esempio
ancora
irraggiungibile
•Alfa
Torino
Giovanni
Agnelli
Automobi
li
d’elite
in piccola
serie
Romeo
•Lancia
•Isotta
Fraschini
•Bianchi
•Itala
Genova: grande meccanica e cantieristica
Lo stato
Turchia
America
Latina
Commesse
e
leggi
speciali
Cantieristica
Ferdinando
Maria
Perrone
Occupazione industriale in alcuni settori e regioni
secondo il censimento industriale del 1911
(dati in % sul totale nazionale)
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Tessile
Piemonte
Metallurgica
Liguria
Meccanica
avanzata
Lombardia
Meccanica
artigianale
Resto d’Italia
Dimensioni delle imprese in alcune regioni
secondo il censimento industriale del 1911
(dati in % sul totale nazionale)
35
30
25
20
15
10
5
0
Piemonte
Liguria
Lombardia
Media
nazionale
Imprese con motori meccanici
Imprese con più di dieci addetti
Lavoratori nell’industria sul totale della popolazione attiva
Demografia e industrializzazione
Processo
di
industrializzazione
Transizione
demografica
Contrazione di:
• Natalità
•Mortalità
Cresce la vita media
La transizione demografica in Italia tra la fine
dell’ottocento e l’inizio del novecento
Aumenta la
speranza di vita
Diminuisce il numero
di figli per donna
La crescita della statura
media è indice di migliori
condizioni di vita
La crescita della popolazione
è accompagnata dall’aumento
del reddito procapite
Ma
Le differenze regionali
sono molto accentuate
Popolazione delle principali città italiane
(valori in migliaia)
800
700
600
500
400
300
200
100
0
1871
Napoli
Milano
Roma
1911
Genova
Torino
Palermo
Firenze
Ultima tra le grandi nazioni europee
L’Italia si stava avviando verso l’industrializzazione
all’inizio del novecento
Non riesce a imporsi
come modello egemone
La tradizionale
solidità
economica
delle regioni
nord
occidentali
L’affermazione
di alcune
grandi
imprese
nel triangolo
industriale
Per mantenersi vitale
ha bisogno dello
sostegno statale
L’arretratezza
meridionale
La staticità
dell’Italia centrale
Produttività nel lavoro
(Pil per ora lavorata in dollari Usa 1990)
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
0
Italia
Francia
1870
Germania
1913
Regno Unito
Prodotto interno lordo procapite
(in dollari Usa 1990)
6000
5000
4000
3000
2000
1000
0
Italia
Francia
1871
Germania
1891
Regno Unito
1911
Stati Uniti
La seconda rivoluzione industriale
 Dopo il 1870-1880: fascio di innovazioni tecnologiche, di processo e di
prodotto

Nuovi processi per le produzioni di base: acciaio, rame alluminio, petrolio,
zucchero, cemento

Nuovi processi per la lavorazione in massa (grano), l’assemblaggio,
l’inscatolamento e l'imbottigliamento

Nuovi prodotti di sintesi (l’industria chimica)

Nuove macchine in fabbrica, negli uffici, in agricoltura, nella vita domestica

Nuove fonti di energia (elettricità)
Processi produttivi
nella seconda rivoluzione industriale
Maggiore
applicazione
di energia
Fordismo
Economie di scala
Economie di diversificazione
Economie di flusso
Maggiori volumi
Maggiore velocità
Direzione d’impresa
Gerarchie manageriali
In Italia le novità nell’industria non mettono in dubbio la
prevalenza agricola
10 milioni
di contadini
Fine della crisi agraria
e protezionismo (1887)
Popolazione agricola
sovrabbondante
La conferma
del primato padano
Meccanizzazione
a rilento
Ampliamento della
conduzione capitalista
Staticità degli
assetti agrari
Evoluzione della
mezzadria
Valore aggiunto al costo dei fattori
(prezzi costanti in lire 1938)
99,36
100
80
78,93
69,15
84
69,29
60
40
20
0
1891
1896
1901
1906
1911
Formazione del prodotto interno lordo
100%
80%
60%
40%
20%
0%
1891
Agricoltura
1896
Industria
1901
Servizi
1906
1911
Pubblica amministrazione
1891
Meccaniche
Metallurgiche
Legno
Pelli e cuoio
Abbigliamento
Fotocinematografiche
Manifatturiere
varie
Poligrafiche
Carta e
cartotecnica
Gomma
Der. petrolio e
carbone
Chimiche
Lav. minerali non
metalliferi
1911
Tessili
Tabacco
Alimentari
Il valore aggiunto nell’industria manifatturiera nel 1891 e
nel 1911 % sul totale industrie manifatturiere
40
35
30
25
20
15
10
5
0
Cresce il reddito degli italiani
L’Italia inizia
a recuperare
il terreno
perduto
Prevalgono
i settori a bassa
intensità
di capitale
Aumenta
il reddito procapite
L’industria cresce
più rapidamente
dell’agricoltura
Ma si
affermano anche
meccanica
siderurgia
Crescono
Cresce
e elettricità
gli investimenti il numero
in impianti
degli operai
e macchine
Grado di apertura dell’economia italiana
(Importazioni+Esportazioni/Pil a prezzi di
mercato)
30
20
10
0
1891
1896
1901
1906
1911
Cambiano i rapporti con l’estero
Cresce la
spesa per
prodotti
siderurgici
chimici
e meccanici
Crescono
gli acquisti
di
cotone
lana
carbone
Dall’estero:
Le prime filiali di multinazionali
americane, tedesche e svizzere
Le esportazioni
di seta
materie prime
e prodotti agricoli
sono affiancate
da nuovi prodotti:
stoffe di cotone
macchine e caldaie
veicoli e prodotti in gomma
prodotti chimici
Un nuovo ruolo per lo stato
Non
è ancora
imprenditrice
La
mano
pubblica
Fondamentale ruolo
di promozione industriale
Commesse
Interventi mirati: la Terni
Leggi in favore della cantieristica
e della meccanica ferroviaria
Manovre
doganali
Nazionalizzazione
delle ferrovie
La grande banca
Dopo
la crisi
bancaria
degli anni
1890
Grandi clienti
Industria
elelttrica
Comit
Banche
miste
Credit
Siderurgia
Tessile
Grande
meccanica
Anticipazioni
Aumenti di capitale
Attività
ordinaria
L’esempio
Nasce
Banche di deposito
la Banca
e investimento
d’Italia
tedesco
Concentrazioni
finanziarie
Produzione di energia
elettrica (milioni di kwh)
2000
1500
1000
500
0
1891
1896
1901
1906
1911
L’energia elettrica
Le reti
Con la tecnologia della
corrente alternata l’energia
poteva essere trasportata
a grande distanza
Nuovi prodotti
Nuovi metodi
di produzione
Cambia
la localizzazione
industriale
Botteghe
Illuminazione
Calore
Trazione
Processi
elettrolitici
Centri
urbani
Case
Uffici
Fabbriche
L’industria elettrica italiana:
“la conquista della forza”
Giuseppe Colombo
1884
Nasce a Milano
la Edison
1913
251 spa, con il
20%
del capitale
azionario
totale
La produzione
era usata
soprattutto
a fini industriali
Paderno d’Addda
La mancanza
di carbone era stato
un vincolo allo
sviluppo
Vizzola Ticino
Gli assetti oligopolisti del settore
elettrico
Grandi investimenti
Grandi
banche
Poche
grandi società
La costruzione delle reti
dominano
il settore
Anche attraverso
il controllo di grappoli
di società minori
Società
elettriche
Capitale
straniero
Grande
industria
Società
finanziarie
Comit
Credit
Posizioni
dominanti
su base
territoriale
Edison
Sme
Sade
Siemens Alta Italia
Uite
Aeg
Brown Boveri Oeg
Vizzola
Sviluppo
Cellina
Produzione di ghisa e
acciaio (in tonnellate)
800.000
700.000
600.000
500.000
400.000
300.000
200.000
100.000
0
1891
1896
1901
Ghisa
Acciaio
1906
1911
L’industria siderurgica
Industria elettrica
Industria siderurgica
Martin Siemens
Bessemer
Thomas
1884
Fondazione
della Terni
Fattori imprescindibili
nella seconda rivoluzione
industriale
Le nuove tecnologie
imponevano
grandi impianti e alte
economie di scala
Treni
Navi
Armi pesanti
Macchinari
Rotaie
Viadotti
Edilizia
Intervento dello stato
La produzione
La rinuncia
Il ruolo
di corazze
al ciclo integrale della grande banca
Stato e impresa
Alla fine degli anni 1880 il
primo salvataggio della Terni
Banche e industria nella
politica dei salvataggi
La questione siderurgica:
nazionalismo, banche e
grande industria.
Siderurgia costiera e siderurgia
padana
• 1902 entra in funzione l’impianto della
società Elba (Edilio Raggio)
• 1901 Max Bondi costruisce Piombino
• 1904 viene fondata l’Ilva con l’impianto
a Bagnoli
• La siderurgia da rottame (Falck)
L’industria meccanica
Un ampio spettro di imprese
Botteghe e piccoli opifici
Grandi
imprese
Artigianato
Da Milano a Bologna
da Torino a Genova
Nel Veneto e in Emilia
In un quadro ancora arretrato
uno sviluppo multisettoriale




Primi risultati nelle grandi costruzioni (Breda, Om,
Riva, Tosi, Ansaldo)
Meccanica di precisione (Olivetti, Borletti,
Salmoiraghi, Prinetti e Stucchi, Nebiolo)
Elettromeccanica (Ercole Marelli,
Tecnomasio italiano Brown Boveri)
Biciclette (Bianchi e Legnano)
nicola crepas
194
L’industria automobilistica
 Un’industria ancora d'élite
 La Fiat, fondata nel 1899, già domina la
produzione
 1912 Modello Zero
 Tanti produttori minori di prestigio (Lancia,
Alfa, Bianchi, Itala, Isotta Fraschini, Züst)
195
Quote percentuali di produzione
dell’industria chimica mondiale nel 1913
35
30
25
20
15
10
5
0
Italia
Francia
Regno
Unito
Germania Stati Uniti
L’industria della gomma
Lo sviluppo
trainato
dall’industria
elettrica
La Pirelli
Cavi elettrici
Pneumatici
La prima multinazionale
italiana
Spagna
Inghilterra
L’industria chimica
La minorità rispetto alle grandi imprese tedesche
Carlo Erba
Zambeletti
Schiapparelli
Lepetit
In Italia
restavano
piccole
Unione
italiana concimi
Società prodotti
chimici
La Montecatini
sotto la guida di
Donegani
Nobel
Società italiana
prodotti
espolodenti
Miniere
Chimica
Dominavano
il mercato
europeo
nella chimica
organica
e nella
farmaceutica
III
Il miracolo economico
nicola crepax
2
Negli anni 1960
le maggiori imprese erano diventate
dei sistemi complessi
Fiat
Agip
Italsider
Montedison
Alfa Romeo
Pirelli
Olivetti
L’organizzazione
del consenso
Le interrelazioni
con l’ambiente
Il concorso alla
programmazione
dello sviluppo
la revisione dell’impianto teorico del modello taylor-fordista
Industria manifatturiera: addetti nelle tre macroregioni secondo il
censimento industriale del 1961 (dati in % sul totale nazionale)
Nord ovest
51%
Centro sud
e isole
18%
Nord est
centro
31%
Industria manifatturiera: addetti per dimensioni
dell’unità locale secondo il censimento industriale del
1961 (dati in percentuale)
Nord Ovest
Oltre 500 addetti
28%
Da 101 a 500
addetti
26%
Fino a 10 addetti
18%
Da 11 a 100
addetti
28%
Industria manifatturiera: addetti per dimensioni dell’unità locale
secondo il censimento industriale del 1961 (dati in percentuale)
Oltre 500 addetti
16%
Nord Est Centro
Fino a 10 addetti
32%
Da 101 a 500
addetti
19%
Da 11 a 100 addetti
33%
Industria manifatturiera: addetti per dimensioni dell’unità
locale secondo il censimento industriale del 1961 (dati in
percentuale)
Centro Sud e Isole
Oltre 500 addetti
11%
Da 101 a 500
addetti
14%
Da 11 a 100 addetti
24%
Fino a 10 addetti
51%
Occupazione industriale in alcuni settori secondo il
censimento industriale del 1961 (dati in % sul totale
nazionale)
Legno, mobilio e
Calzature, pelli e cuoio
5%
arredamento in legno
9%
Meccaniche
24%
Vestiario,
abbigliamento,
arredamento
8%
Tessili
13%
Alimentari e affini
9%
Metallurgiche
5%
Altre industrie
16%
Chimiche e derivati del
petrolio e del carbone,
gomma
6%
Costruzione mezzi di
trasporto
5%
Costruzione
mezzi di
trasporto
Chimiche e
derivati del
petrolio e del
carbone,
Metallurgiche
Meccaniche
Legno, mobilio
e arredamento
in legno
Calzature, pelli
e cuoio
Vestiario,
abbigliamento,
arredamento
Tessili
Alimentari e
affini
Occupazione industriale in alcuni settori nelle tre
macroregioni secondo il censimento industriale del 1961
(dati in % sul totale nazionale)
100%
90%
80%
70%
Centro
sud e
isole
60%
50%
40%
30%
20%
Nord
est
centro
10%
0%
Nord
ovest
Lo sviluppo era tracciato dai grandi organismi
Le imprese
familiari
Le imprese
pubbliche
Imprese
manageriali
La discendenza
diretta
dalla Belle époque
I settori ad alta
intensità di capitale
Iri
Eni
1961: l’Italsider
Iri
Finsider
Aumentare
la produzione
di acciaio
Indirizzare
la crescita
economica
Italsider
La modernizzazione
vs.
l’ingerenza partitica
La programmazione dello sviluppo
 L’ingresso dei socialisti nell’area di governo (anni 1960)
 La riforma agraria e la Cassa per il Mezzogiorno (anni
1950)
 Il piano Marshall (anni 1940-1950)
 Autarchia e New Deal (1930)
Taranto
Tubi
Lamiere Semilavorati
Nuovi principi nella gestione
dell’impresa pubblica
Il
piano
Sinigaglia
Piombino
Bagnoli
Il nuovo impianto
di Cornigliano
L’organigramma
aziendale
Le relazioni
industriali
L’Uscita dalla Confindustria:
la nascita di
Intersind e Asap
Il ruolo
dei quadri
intermedi
Laboratorio
di innovazioni
organizzative
e produttive
Olivetti
Ideale comunitario
Sviluppo
dell’ambiente
Scienze sociali
Teorie
dell’organizzazione
Moderne
strategie di
marketing
Impresa
multinazionale
Modello
americano
Design
e urbanistica
Relazioni
industriali
Il confronto con il modello americano
Produttivismo
Standardizzazione
Serialità
Consumi di massa
Automobili
Grande distribuzione
Pubblicità
Vendite rateali
Libera concorrenza
Borsa
Imprese manageriali
Nuovi gruppi sociali
Colletti bianchi
Nuovo ruolo della
donna
Basso reddito procapite
Imprese piccole
Tecnologia arretrata
Mercato interno ristretto
Capitalismo familiare
Bassi livelli di consumo
Paternalismo
Le eredità del fascismo
La motorizzazione di massa
La motorizzazione
di massa
dalla Vespa
Cinquecento
Impresa a guida
manageriale
La Fiat di
Vittorio Valletta
Il raddoppio di Mirafiori
e la crescita di Torino
Bassi salari
600.000
auto
Auto piccole
Organizzazione nel 1961
del lavoro
Paternalismo
Politiche antisindacali
Nuovi consumi
Dal Nord al Sud
dalla città alla campagna
 Frigoriferi e lavatrici
 Radio, Televisori e Telefoni
 “Cucine americane”
 Abiti e cibi confezionati
L’integrazione internazionale
Banca
mondiale
Fondo
monetario
internazionale
Accordi
di Bretton
Woods
Il processo
di integrazione
euorpeo
Dalla
Ceca
Alla
Comunità
europea
Gatt
Il sistema petrolifero in Italia
 Metano e petrolio
 L’Italia condivide gli svantaggi europei
 1953 l’Eni
 La figura di Enrico Mattei
 La penisola raffineria d’Europa
IV
La terza rivoluzione industriale
nicola crepax
2
La ricerca di un nuovo abbrivo
Standardizzazione
Benetton
L’espansione
negli anni Settanta
Diversificazione
Centro decisore
La
struttura
a rete
Nuove tecnologie
Il ruolo delle esportazioni
Indice della produzione industriale
italiana 1961=100
350
300
250
200
150
100
50
0
1961 1964 1967 1970 1973 1976 1979 1982 1985 1988 1991 1994
Tassi medi annui di crescita del Pil nei paesi del G7
12
10
8
6
4
1961-1970
1971-1980
1981-1990
1991-1999
Giappone
Regno
Unito
Francia
Germania
Stati
Uniti
0
Italia
2
La Terza rivoluzione industriale
La ristrutturazione
del sistema industriale
italiano
Nuovo equilibrio
internazionale
Tecnologie
e principi
organizzativi
di tipo nuovo
Nazioni
asiatiche
Unione più sviluppate
Usa
Europea
Digitalizzazione
delle informazioni
Crescita del terziario
avanzato
Investimenti
immateriali
Riduzione del
Affermazione di una nuova
tasso di intensità
tipologia di media azienda
energetica
orientata al mercato e
Riduzione degli
alle nuove tecnologie
occupati nell’industria
La fine del precedente paradigma
 La fine del miracolo
 La comparsa del Giappone
 La crisi petrolifera e l’inflazione
 Il conflitto sociale
 In Italia cresce il reddito e i consumi
La stasi demografica
Alla fine
del novecento la
crescita demografica
non rappresentava
piu’ un fattore dello
sviluppo
Innalzamento della
speranza di vita
Crescita
del reddito
Servizi sanitari
La nuova
combinazione delle
dinamiche demografiche Diffusa consapevolezza
si presentava
delle cause di malattia
come un vincolo
allo sviluppo
Minor nocività
nell’ambiente di lavoro
Riduzione della
natalità
La conquista del benessere
Crescita del
reddito procapite
Crescita dei
consumi
Tassi nettamente
inferiori a quelli
del miracolo
economico
La disoccupazione
Le differenze
tra le regioni ricche
e quello povere
persistono
I fenomeni migratori
Il pendolarismo
Negli anni 1970
rallenta il flusso
di popolazione
dal sud al nord
L’immigrazione
dalle nazioni
meno sviluppate
La perdita di attrazione
delle grandi città
La vitalità dei reticoli
urbani diffusi
Il primo capitalismo
Le ceneri del vecchio sistema di
potere
La fine dello stato imprenditore
Le famiglie scomparse
Mediobanca cambia pelle
La Fiat
La Pirelli
Il secondo capitalismo
Il capitalismo immateriale
L’ascesa repentina di Berlusconi
Le nuove regole del mercato
mobiliare
Telecom
Enel
Il terzo capitalismo
Nuovo corso dei settori leggeri
Distretti
Sistema moda e tempo libero
Arredo casa
Macchine specializzate
Il Quarto capitalismo
Organizzazione a rete
Multinazionali tascabili
Struttura finanziaria
Export
V
La Fiat
nicola crepax
2
Grande impresa e sviluppo
in Italia: la Fiat 1899-1980
L’ambiente: la Torino di inizio
secolo, una città in rapida crescita
Un articolato tessuto formativo
Importanti tradizionali nel campo
della carrozzeria e della meccanica
Disponibilità di capitali in cerca
di opportunità dopo le delusioni della
speculazione edilizia
11 luglio 1899: la
fondazione della Fiat
In un panorama
affollato la Fiat si
distingue per:
a) consistenza del
capitale sociale
b) orientamento alla
produzione industriale
c) una forte leadership
imprenditoriale
(Giovanni Agnelli)
Gli incerti esordi
e il consolidamento dell’impresa
Il precoce configurarsi di un disegno di
integrazione verticale della produzione
Il sostegno di importanti appoggi esterni:
a) il rapporto con le banche (Comit
e Credito)
b) le prime commesse pubbliche (1911)
Il modello “americano” e la
realtà di un paese povero
La debolezza del mercato interno
come vincolo allo sviluppo
La consapevolezza della necessità
di puntare ai grandi numeri: i ripetuti
viaggi americani
I primi tentativi di razionalizzazione
della produzione: il modello Zero
(1912)
Gli anni della guerra: una
crescita senza ostacoli
Spinta dalla domanda pubblica la società
cresce (capitale sociale passa da 25 a
200 milioni) a ritmi intensi
Autocarri, mitragliatrici, proiettili
Acquisizione di importanti imprese
metallurgiche per risolvere le strozzature
dal lato dei rifornimenti
Diversificazione in ambiti correlati: motori
per navi e aeroplani
La strategia di Agnelli
Nell’immediato dopoguerra si profila una
coerente strategia aziendale:
1) centralità produttiva dell’auto
2) riduzione dei costi come mezzo
di penetrazione sui mercati esteri
3) liquidazione delle partecipazioni
non strategiche
4) politica commerciale di sostegno alle
vendite
Il mercato internazionale: fattore
determinante per la crescita
Fattore compensativo del basso rapporto
abitanti/automobili che caratterizza l’Italia
rispetto ai suoi competitori
Negli anni Venti la Fiat colloca all’estero
quasi metà delle sue vendite
Agenti esteri, licenziatarie, filiali estere
(NSU, Germania 1929; PRINZ, Polonia
1931; SIMCA, Francia 1934)
IL LINGOTTO
(la fabbrica verticale)
Scomposizione del lavoro e assemblaggio sequenziale
delle parti nella linea chassis
1925 si avvia l’automazione delle linee, ma si rimane
lontani dal modello americano: una produzione
giornaliera di “sole” 200 autovetture
Un fordismo dimezzato: retribuzioni, cottimi e “sistema
Bedeaux”
Il ruolo del mercato interno
Fiat 508 Balilla
l’auto più economica
sul mercato italiano
(lire 10.800)
Le conseguenze
di Quota 90
La crisi del 1929
1931: il successo
della Balilla
“vetturetta ultra
utilitaria”
1936: Fiat 500
“Topolino”
Alti volumi produttivi
Mirafiori 1939
La Fiat di Valletta
Vittorio Valletta, in Fiat
dal 1921-1966
1921 direttore amministrativo
1928 direttore generale
1939 amministratore delegato
Una struttura di
comando fortemente
accentrata
Disciplina di fabbrica
e scontro frontale con
il sindacato
La grande impresa
come elemento
di modernizzazione
del paese
MIRAFIORI: la fabbrica
del “miracolo”
La Fiat e gli aiuti
americani (riceve più
del 20% degli aiuti
ERP)
Ammodernamento
sezione siderurgica
(ma sostegno a
Sinigaglia
Mirafiori cuore
dell’innovazione
Le linee di montaggio
nel 1948
L’avvento della
motorizzazione di massa
Meccanizzazione
vs aumento della
produttività e della
produzione
Nel 1955 esce la
600
nel 1957 la 500
Alla fine degli anni
60 un auto ogni 5,4
abitanti
La crisi degli anni Settanta
Il sovrapporsi di due crisi:
a) l’autunno caldo
b) la crisi petrolifera
Un’impresa incerta sul proprio avvenire
L’ingresso del capitale libico
La “marcia dei 40.000 e il rilancio
dell’impresa attorno alla produzione
automobilistica
VI
Una storia d’impresa: la Olivetti
nicola crepax
2
Le origini: da Ivrea a
Chicago
Camillo Olivetti (1868-1940)
Gli studi al politecnico di Torino (1891)
L’apprendistato come operaio a Londra
Il viaggio in America con Galileo Ferraris
(1892-1894)
L’incontro con Edison e l’insegnamento a
Stanford
Centimetro Grammo
Secondo
La fondazione dell’impresa a Ivrea
(1894)
Formazione degli operai e
socialismo
Domenico Burzio
Il trasferimento a Milano (1903)
La trasformazione in società
anonima CGS (1904)
Prima fabbrica nazionale di
macchine da scrivere
Il ritorno a Ivrea (1907)
La nuova fabbrica
Il secondo viaggio in America (19081909)
La visita alla Underwood
Il progetto della M1 e la nuova
società Olivetti - Ico (1909)
I primi anni di attività
1909-1911 Il progetto verso
l’esposizione industriale di Torino
1912 trenta operai per 20 macchine
alla settimana
L’impresa nella modernizzazione
della società
La Grande Guerra
Dalla pace al Fascismo
L’impegno politico
Il turbolento dopoguerra
La M20 (1920)
Da 200 a 400 operai per 4000
macchine
Le prime filiali e l’esportazione
La nascita della Omo (1924)
Il viaggio di Adriano Olivetti
in America
L’impegno civile e politico dei primi
anni
Adriano Olivetti compie un viaggio di
formazione in America (1925-1926)
Americanismo e antiamericanismo
in Italia negli anni 1920
L’America vista da Adriano
Olivetti
La differenza tra il modello di consumi
italiano e quello americano
Le vendite rateali
Motorizzazione di massa
Nuovi beni di consumo
La previsione della crisi
Le officine Ford
Il progetto di una macchina portatile
(1927)
Le prime riflessioni
sull’organizzazione
L’Organizzazione scientifica del lavoro e
l’Enios
Le componenti dello sviluppo americano
(mercato interno, tecnologie e grandi
imprese)
Taylorismo e organizzazione per centri
funzionali
L’impresa “processiva”
La cooperazione tra le diverse
componenti dell’impresa
Le trasformazioni dell’impresa
durante il fascismo
L’ingresso dei nuovi ingegneri e
l’applicazione del taylorismo (1927)
Nel 1931 la M40
Il nuovo impianto (1934), la macchina
portatile e gli schedari
1941 la telescrivente e la “Summa”
L a struttura multinazionale
L’Ufficio sviluppo e pubblicità
Il sistema di welfare
L’impresa nel sistema
corporativo
La sintesi tra Newdelismo e
Corporativismo
Il piano regolatore di Ivrea e quello della
Val d’Aosta
Tecnica e Organizzazione
La necessità di grandi organismi
nazionali organizzati scientificamente
L’impresa quale organismo biologico
organizzato gerarchicamente
Leggi razziali, Guerra e
Dopoguerra
La crescita nei primi anni di guerra
Gli anni più difficili
Le speranze nel dopoguerra
L’Utopia dell’ordine politico delle
comunità
La ricerca di una nuova ibridazione
del sistema americano nell’Italia
repubblicana
L’espansione nell’Italia
repubblicana
Divisumma, Lexicon, Lettera 22
Dalla Fondazione al Consiglio di
Gestione
Il movimento di Comunità
Il piano regolatore di Matera
La fabbrica di Pozzuoli (1955)
Il gruppo multinazionale
Autonomia aziendale (1955)
Gli ultimi anni di Adriano
Olivetti
La divisione elettronica (1957)
Elea 9003 (1958)
Le elezioni del 1958
Il ritorno a capo dell’impresa e
l’acquisto della Underwood
VII
L’Eni. Storia di un’impresa di Stato
nicola crepax
2
Obiettivi della lezione
La figura imprenditoriale di Enrico
Mattei, inserita nel proprio contesto
di storia d’impresa, no
“mitizzazione”
Eni come esempio di impresa di
Stato di successo e ragioni del
declino modello “economia mista”
Il nazionalismo energetico
Petrolio materia strategica (anni ’20-’30)
Mercato controllato poche compagnie
internazionali
Paesi consumatori creano compagnie nazionali




UK: APOC 1914 (petrolio iraniano per marina inglese)
F: CFP 1924 (piano raffinazione nazionale)
Spagna 1927 (monopolio statale su distribuzione)
Messico 1938 (nazionalizzazione industria petrolifera)
Le origini dell’Agip
1926: svolta in politica petrolifera nazionale
L’Agip commerciale e raffinazione


La Snom
Romsa e Marghera
Le iniziative all’estero



Romania
Iraq
Colonie
Le ricerche in Italia


Ricerche per conto dello Stato
Autarchia e metano
L’Agip in un paese sconfitto
Agip “congelata” in ambito raffinazione e
commercializzazione



Distruzioni belliche
Comitato Italiano Petroli
Problema società nazionalizzate (raffinerie)
Ricerche minerarie nord Italia


Risultati Caviaga conosciuti solo da tecnici
(rischio epurazione)
Rischio liquidazione Ricerche per conto dello
Stato
Enrico Mattei (1906-1962)
L’emigrante di
successo
Marcello Boldrini
L’attività partigiana
Rapporti coi partiti
politici
Nazionalismo e
ispirazione cattolica
Il caso Mattei: il film
Il contesto: 1972
Decolonizzazione
 Ascesa di Cefis e “borghesia di Stato”

Il regista: Francesco Rosi
Il film inchiesta
 La tecnica del montaggio

L’attore: Gian Maria Volontè

L’immagine “eroica” di Mattei
Mattei e il metano
Mattei commissario partigiano (1945)


Fiducia ai tecnici di Caviaga (Zanmatti)
Ostilità direzione romana
Conquista politica dell’Agip (1948)

De Gasperi e Vanoni
Il piano di espansione e l’Eni (1949-1953)



Costruzione metanodotti
Cortemaggiore (giugno 1949)
1953: Ente Nazionale Idrocarburi
Il metano: i concorrenti
I polesani


Arretratezza tecnica
Carenze di strategia
Gli americani


Nessun interesse per Italia come paese
produttore
Scarsa attrattività del metano
I grandi gruppi italiani


Opposizione “teorica” di Confindustria
Alleanza tra Agip/Eni e grandi gruppi
innovativi (Fiat, Finsider, Pirelli, Italcementi)
Strategia Mattei
Tecnologia
Profitti
metano
Marketing
aggressivo,
creazione mercato
Preferenza politica
Senso
di missione
Propensione all’innovazione
Italia
del boom (retroazione)
Bassi costi, bassi prezzi, alti
volumi
Rapidissima crescita impresa
Mattei e il petrolio
Le ricerche in Italia (1954-56)
Egitto e Iran (Ieoc 1955, Sirip 1957)
La “formula Mattei” (75-25)



Eni ricerca a sue spese, ma no premio in
denaro
Società con paese produttore (al 50%)
Royalties e tasse 50-50
Contratti acquisto


Petrolio sovietico 1961
Ricerca accordo con majors (Standard)
No copertura politica internazionale
Il petrolio: i concorrenti
Le major




Grandi gruppi integrati
Operano in tutte le fasi
Ricerca in più paesi
Attivi su più mercati
Gli indipendenti



Prima proiezione internazionale, metà anni
’50
Non completamente integrati
Nascita di un “mercato” del petrolio
Il “dopo-Mattei”
Presidenza Boldrini-Cefis (1962-1971)



Da ricercatore produttore a distributore
greggio
La petrolchimica
Viene meno missione originaria
Fine dell’indipendenza politica


Ministero partecipazioni Statali (1956)
Oneri impropri e fondi di dotazione
Nuove sfide
Nuovi impulsi a ricerca dopo crisi 1973


Nuovi paesi (Mare del Nord)
Offerta “pacchetto” servizi
La crisi degli anni ’80



Nessuna figura carismatica a presidenza
La chimica: un approdo mancato
Insostenibilità ruolo politico
1993 Privatizzazione
Bibliografia essenziale
L’Eni e Mattei



Marcello Colitti, Energia e sviluppo in Italia,
Bari 1979
G.Sapelli e F.Carnevali, Uno sviluppo tra
politica e strategia, Milano 1992
Nico Perrone, Giallo Mattei, Roma 1999
L’industria di Stato

F.Barca, S.Trento, La parabola delle
partecipazioni statali, in F.Barca, Storia del
capitalismo italiano, Roma, 1997
VIII
Ascesa e declino dello stato
imprenditore
nicola crepax
2
Il ruolo dello stato
nel paradigma dell’Italia liberale
Interventi per la promozione di nuove imprese
Interventi legislativi in favore di specifici settori
Tariffe doganali protezionistiche
Costruzione delle infrastrutture
Azioni di salvataggio e intervento della Banca
d’Italia
Le nuove linee di intervento
negli anni 1960
La realizzazione di nuove imprese
allo scopo di programmare lo
sviluppo
L’incorporazione di imprese in crisi
per limitare la disoccupazione
La creazione di centri di potere
collegati ai partiti di governo
Lo scenario politico
1948 La vittoria della Democrazia
Cristiana
1953 La sconfitta della “Legge truffa”
1963 L’ingresso del Partito socialista nel
governo
La maggiore età dello stato
imprenditore
Negli anni 1960 la massima
espansione di una traiettoria
inaugurata nel dopoguerra
Maggiore complessità e maggiore
sintonia con il potere politico
Dal Fim all’Efim (1962)
Dalla Finmeccanica alla Giulietta
(1954)
Stato imprenditore
e modernizzazione
La Stet, la Sip e la diffusione della
telefonia
Dall’Eiar alla Rai
La nazionalizzazione dell’energia
elettrica, la nascita dell’Enel e la
diffusione dei consumi elettrici
Stato imprenditore e
crescita dei settori di base
Piano Sinigaglia e sviluppo della
siderurgia
Eni: Agip, Anic e Snam
La fine della banca mista nella
crisi del ‘29
1930 G. Toeplitz presidente al posto di A.
Bocciardo
Nuova fase espansiva del gruppo (Marghera
assieme a G. Volpi e V. Cini)
1931 le banche miste, sempre più coinvolte
nell’industria, sono travolte dalla crisi
Intervento della Banca d’Italia e cessione delle
partecipazioni a Sofindit, Società finanziaria
italiana e Società elettrofinanziaria
Primo piano Sinigaglia
Verso un capitalismo
di tipo misto
Nel 1931 viene fondato l’Imi (la banca
mista non esiste più)
Anche la Banca d’Italia è impegnata nel
crollo industriale (ruolo dell’Istituto di
liquidazioni)
Nel 1933 Viene fondato l’Iri (A.
Beneduce,
D. Menichella) che rileva
le partecipazioni industriali
bancarie
Caratteristiche del Sistema
a partecipazione statale
Finanziamento tramite fondo iniziale della
Banca d’Italia e obbligazioni
Partecipazione statale a spa
Gestione secondo criteri “privatistici”
Ente provvisorio con due sezioni
(smobilizzi
e finanziamenti)
Struttura complessa a holding
(Stet, Finmare, Finsider)
1936 Legge bancaria
L’Iri nel 1937
Tre banche di credito ordinario
100% siderurgia bellica (Terni, Ansaldo, Cogne)
40% siderurgia comune
90% cantieristica
80% società di navigazione
80% costruzione di locomotive
30% produzione di elettricità e servizi telefonici
20% industria del rayon
13% industria del cotone
Alfa Romeo
La ristrutturazione dell’impresa
pubblica alla fine del Novecento
Da Amato ad Amato l’ultima
stagione di governi di centro sinistra
(1992-2001)
Nel 2000: Rai, Poste, Ferrovie,
quote di Eni ed Enel
Dal 1993 privatizzazioni,
risanamento dei conti pubblici e
crescita del mercato azionario
Crescita dello stato
imprenditore negli anni 1960
Enel e Efim
l’Eni di Eugenio Cefis
l’Iri e il raddoppio di Taranto
l’Alfa Romeo, dalla Giulia all’Alfasud
Nuoro ruolo della cassa pe ril
Mezzogiorno e Piano Giolitti (1964)
La crisi degli anni 1970 e la
paradossale crescita dell’impresa
pubblica
Crescono gli oneri impropri
Gioia Tauro
La vicenda dell’Egam
La breve parabola dell’Alfasud
La nascita del polo alimentare
l’Eni
L’impresa pubblica e i
tormentati anni 1980
Inflazione e indebitamento
Primi tentativi di ristrutturazione
L’esplosione della corruzione e lo
sfaldamento del sistema politico
IX
La piccola impresa
nicola crepax
2
X
Il ruolo di Mediobanca nell’economia
italiana del secondo novecento
nicola crepax
2
L’eredità del fascismo
Modernizzazione zoppa
Lo Stato imprenditore
le Grandi famiglie imprenditoriali
Le grandi società elettriche: Edison; Sade
(G. Volpi); Sip (G.G. Ponti) quali centri di
potere nel capitalismo italiano
Bastogi e gli altri “enti Beneduce”
(Icipu e Crediop)
L’imprenditoria diffusa e sistemi locali
Le novità del Dopoguerra
Il sistema democratico e i partiti
di massa
L’integrazione internazionale
Il sistema fordista
Il paradigma petrolifero
Il problema del credito alle
imprese dopo il 1936
1946 nascita di Mediobanca
Gli altri istituti
La borsa
Un capitalismo a suffragio
ristretto
“Azioni che si pesano e non si contano”
Salotti buoni e grandi famiglie
Grandi imprese monopoliste
Settori dominati da poche medie imprese
Resta immutata la prevalenza delle aree
del Nord Ovest ma le aree NEC mostrano
primi segni di dinamismo
Nazionalizzazione dell’energia
elettrica e l’imprenditoria privata
Le speranze nella creazione di nuovo
impulso all’industria delle
telecomunicazioni, dell’alimentare e della
chimica
Le acquisizioni non strategiche della
Sme, della Sade e della Centrale
Il polo chimico della Edison
La creazione di Montedison
L’Eni di Eugenio Cefis (1962)
Cambia il rapporto con i partiti
L’espansione nella chimica Eni;
Edison; Montecatini
Montecatini-Edison (1966)
L’Olivetti abbandona per la prima
volta il settore elettronico
Roberto Olivetti guida un progetto ambizioso che
pone l’azienda all’avanguardia nelle tecnologie
elettroniche (1954)
La Società Generale Semiconduttori
L’Elea 9003 (1959)
Il gruppo di salvataggio guidato da Mediobanca
la morte di Adriano, le difficoltà finanziarie,
la questione Underwood inducono alla
cessione della divisione elettronica
Il gruppo di comando
Il gruppo Fiat e l’Ifi
Pirelli (Centrale)
Falck
Pesenti (Ibi)
Bonomi Bolchini
Moratti e Monti
Ras Generali e Fondiaria
Mediobanca
I Pesenti
Pesenti “pigliatutto”
Italmobiliare
La Lancia
Il ritorno negli anni ottanta al core
business
Bastogi
Bastogi principale “salotto buono”
nel miracolo economico
Sindona attacca Pesenti
Sindona attacca Centrale e Bastogi
L’intervento di Mediobanca
La Fiat del dopo Valletta
La ristrutturazione del sistema
gerarchico piramidale
Mercato meno favorevole e crescita
del costo del lavoro
Fiat Holding
Il ruolo di Mediobanca
nell’affiancare
la ristrutturazione
La Pirelli
La Pirelli-Dunlop
La ristrutturazione nell’orbita di
Mediobanca
Il tentativo di scalata alla Continental
Le speranze disattese di
Montedison
Un colosso della chimica europea
La fusione impossibile
Cefis scala la Montedison
Le guerre parallele nella chimica
(Eni
e Montedison)
La chimica non trova un
assetto stabile
1981 Mediobanca coordina la
nascita di Gemina
Il progetto di Schimberni e l’ascesa
di Raul Gardini
XI
Il quarto capitalismo
nicola crepax
2
1999: le maggiori imprese italiane
Ifi
Eni
Olivetti
Enel
Compart - Montedison
Le grandi imprese italiane
Dieci società tra 4 e 10 miliardi di
euro
L’italia aveva poche grandi imprese
Tre gestori di servizi pubblici
Tre filiali di multinazionali
Due ex Iri (Finmeccanica e Riva)
Tre imprese industriali (Pirelli,
Parmalat e Benetton)
Parmalat e Benetton
Il quarto capitalismo
Proiezione internazionale
organizzazione policentrica e flessibile
Specializzazione nel Made in Italy
Marketing e innovazione di prodotto
Campioni regionali
Parmalat (90 consociate e 148
stabilimenti in 31 nazioni)
Le medie imprese
Il capitalismo italiano cambia volto
Fininvest e Omnitel
Grande distribuzione
Multinazionali alimentari
Imprese della tradizione
imprenditoriale (Italcementi, Gruppo
Orlando, Hdp ecc.
Quarto capitalismo
Il settore alimentare
Barilla (quando i mulini erano bianchi…)
Ferrero
Cirio
Veronesi
Cremonini
Famiglie, Holding, Multinazionali tascabili
Sotto il miliardo di euro: piccole e
specializzate
Tessile, abbigliamento e accessori
Luxottica: internazionalizzazione e
design
Marzotto: da un paradigma all’altro
Radici: diversificazione e autonomia
Artsana: lo sviluppo trainato dal
marketing
Zegna e Zucchi
La moda
1950 l’alta moda romana
Miracolo economico: Gucci, Ferragamo,
Pucci, Roberta di Camerino
Gli abiti “dozzinali”
Prêt-à-porter e Mary Quant
Max Mara, Missoni, Krizia, Armani
Versace Ferré
la giacca di Armani
Empoio Armani
Il settore dell’arredamento
Castiglioni, Zanuso, Bellini, Sottsass
Cassini, B&B, Azucena, Poltronova,
Artemide, Flos
Natuzzi e il distretto meridionale
Quarto capitalismo: bassa intensità
di capitale , gamma ristretta e
economie esterne
Settori ad alta intensità di
capitale
Chimica e Gomma
Elettrodomestici (Ocean, Merloni e
Candy)
Carrozzieri
Brembo
Aprilia
Miniacciaierie
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