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MARTEDÌ 10 LUGLIO 2012
il Cittadino
Sezione
TRA LODIGIANO, SUDMILANO E DINTORNI CI SONO NUMEROSE STRUTTURE A CUI RIVOLGERSI CON FIDUCIA
Se Fido non può seguirci in vacanza
Come scegliere la pensione per l’amico a quattro zampe
L
e vacanze si avvicinano, ma
non sempre è possibile portare con noi l’amico quattrozampe. Per risolvere questo
problema la soluzione migliore
consiste nell’accompagnarlo in
una delle tante pensioni presenti
sul territorio, strutture in grado di
offrire servizi personalizzati in base alle esigenze di Fido. Sceglierne una di cui fidarsi ciecamente
non è mai semplice, anche
perchè è difficile
lasciare i nostri
amici nelle mani
di estranei, che
non conoscono
le loro abitudini.
Nel Lodigiano,
tuttavia, ci sono
molti professionisti, veri
amanti dei cani
che gestiscono
ricoveri su cui
fare affidamento senza timore
di mettere a repentaglio il benessere del nostro cane: ecco
alcuni consigli
per riconoscerli.
Prima di tutto è
necessario contattare con un po’
di anticipo la pensione, in modo
da potersi rendere conto dei costi, dei servizi e della disponibilità
del periodo prescelto. In secondo
luogo è sempre consigliabile visitare personalmente la struttura,
per valutare le condizioni igieniche degli spazi dove sono custoditi gli animali, la serietà e la professionalità di chi la gestisce e la
dirige: inutile dire che se il proprietario si rifiuta di farvi visitare
il luogo, c’è qualcosa che non va,
quindi il consiglio è di cercare
un’altra pensione. Esistono, ovviamente, dei requisiti minimi e
delle indicazioni che possono facilitare la scelta della pensione.
L’attenzione dovrebbe focalizzarsi sui box dove vengono ospitati i
cani, che devono essere spaziosi,
confortevoli e ben puliti, con una
parte all’aperto e una coperta, al
riparo da sole e pioggia. Anche la
presenza all’interno della struttura di aree verdi è importante, per
garantire ai nostri amici a quattro
zampe la possibilità di passeggiare, giocare e correre. Non vanno
poi trascurati alcuni importanti
aspetti pratici: la frequenza e le
modalità di pulizia delle cucce,
l’alimentazione somministrata
(alcune pensioni forniscono razioni personalizzate o si informa-
no sulla dieta e sulle preferenze
degli ospiti), gli orari in vigore durante la giornata, la presenza di
un responsabile o di un custode
ventiquattro ore su ventiquattro
e, infine, la possibilità per il cane
di trascorrere un periodo di prova
per adattarsi al nuovo ambiente.
Le pensioni di qualità prevedono
infatti brevi soggiorni antecedenti
la data della permanenza vera e
propria, che
hanno lo scopo
di inserire l’animale in modo
graduale nella
struttura, al fine
di evitare traumi per il distacco dal padrone
e altre problematiche. Informatevi, infine,
sull’assistenza
del veterinario e
sulle vaccinazioni obbligatorie: le pensioni
serie vi chiederanno una copia
del libretto sanitario del cane,
e vi faranno
compilare una
scheda con tutti
i vostri dati, compresi i recapiti
telefonici.
Un’alternativa alla pensione per
cani tradizionale è rappresentata
dalla pensione “a domicilio”.
In questo caso il vostro cane potrà continuare a stare nella propria casa ed essere accudito da
un dogsitter professionista, che si
occuperà di lui non solo per quanto riguarda le passeggiatine quotidiane, ma anche per il cibo ed
eventuali cure. In alcuni casi è
possibile chiedere al dogsitter di
alloggiare in casa nostra, facendo
compagnia al nostro Fido per tutta la giornata; oppure, a volte, è il
cane che viene portato a casa del
dogsitter, che lo ospita e lo coinvolge in attività ludiche e sportive. Questa soluzione è indicata in
modo particolare per tutti quei
cani che hanno già subito il trauma dell’abbandono, oppure per
quelli che soffrono lo stress da separazione: l’unico accorgimento
sta nello scegliere il dogsitter giusto, ma basta un colloquio preliminare per capire se ci sarà sintonia tra lui e il cane.
Ricordiamoci però, come faremmo per i nostri figli, di telefonare
di tanto in tanto in pensione o al
dogsitter, per ricevere notizie dell’animale e assicurarci che tutto
proceda per il meglio.
CODICE PENALE
Maltrattamenti e abbandono,
cosa prevede la legge italiana
n Nel nostro Paese sono migliaia, ogni anno, i casi di
maltrattamento ai danni degli animali, a rischio abbandono soprattutto quando si avvicina il periodo delle vacanze. Fino a pochi anni fa i responsabili di questi gravi
atti non erano perseguibili per legge e l’abbandono
sembrava destinato a rimanere un atto impunito. Nel
luglio del 2004, invece, con la riforma del Codice penale, maltrattare gli animali è diventato un vero e proprio
reato. Con la legge 189, infatti, maltrattamento, abbandono, combattimenti e doping sono puniti con pene più
severe e il reato non è più estinguibile con l’oblazione,
ovvero con il pagamento volontario di una determinata
somma, ma comporta per l’accusato il sottoporsi a un
vero e proprio procedimento processuale. Chi maltratta
un animale per crudeltà o senza necessità rischia perciò
la reclusione da tre mesi a un anno, o una multa da
3.000 a 15.000 euro. Con la parola “maltrattamento”
non si intendono però soltanto percosse o altre forme di
violenza diretta: anche abbandonare un cane sotto il
sole (per esempio su un balcone o in auto), oppure lasciarlo senza acqua o cibo rientrano fra i comportamenti puniti dalla legge. Per quanto riguarda gli abbandoni
veri e propri, la norma parla chiaro: abbandonare gli
animali è un reato. L’articolo 1 della legge 189 prevede
infatti che «chiunque abbandoni animali domestici è
punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda da
1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la
loro natura e produttive di gravi sofferenze». Anche la
Dichiarazione universale dei diritti dell’animale sancisce, all’articolo 6 che «l’abbandono di un animale è un
atto crudele e degradante». Ma l’abbandono, purtroppo, non riguarda solo i cani e i gatti: anche specie ben
differenti, magari esotiche, corrono il rischio di ritrovarsi senza più un pasto e un tetto garantiti. Vedi ad esempio rettili e serpenti, avvistati mentre strisciano in un
giardino condominiale. Oppure tartarughe trovate a
sguazzare in fiumi inquinati, uccelli liberati in cieli troppo grandi per le loro capacità di resistenza, o ancora
roditori destinati a finire preda di corvi o altri mammiferi più grandi. Oggi, grazie a questa legge, le forze dell’ordine e la magistratura sono entrate in possesso di
un concreto ed efficace strumento di repressione del
fenomeno, che tuttavia è ben lungi dall’essere scomparso. Chiunque abbia notizia di maltrattamenti o si imbatta in un animale abbandonato è invitato a sporgere denuncia o a segnalare il caso agli enti di competenza.
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