n.173 febbraio distribuzione gratuita
il mensile del vivere naturale
chi vuole il rigassificatore? / nuove strategie di rinnovamento urbano
case piu` efficienti / le liberalizzazioni dei farmaci di fascia c
slow medicine / sre čno novo leto / un bene senza fine
2 Konrad febbraio 2012
Questo numero di Konrad è dedicato al Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio ed ai volontari
della Sezione Appassionati dei Trasporti dell’Associazione Dopolavoro Ferroviario di Trieste,
affinché vengano superate tutte le attuali difficoltà ed il Museo possa svilupparsi e vivere ancora a
lungo, come polo culturale indispensabile alla vita della città.
SOMMARIO
3 Chi vuole il rigassificatore?
4 Nuove strategie di rinnovamento
5 La verità sulle liberalizzazioni
konrad 173 - febbraio 2012
urbano
dei farmaci di fascia C
6 Case più efficienti
7 Da Itaca a VEA: un'odissea per tanti professionisti
8 Piatto ricco mi ci ficco
9 Libri: Ieri
9 50 mm
10 L'elogio del moralismo
11 C'era c'è e ci sarà una volta
12 Siamo tutti intelligenti: Statistiche
12 Il sacro rituale dei guerrieri di Psiche
13 Rubrika.pika.si: Srečno novo leto
14 Un bene senza fine
15 Diritti umani: le sfide del nuovo anno
15 Lavaggio dei meridiani e riequilibrio dei chakra
16 I trattamenti intensivi di CTS
18 Slow medicine
19 Rischia di chiudere
il Museo Ferroviario di Trieste
19 No al nuovo stabulario a Trieste
20 Cinema
Dai viaggi nel tempo agli intrighi della politica
21 Teatri di confine
La cotogna di Rumiz
La libertà di Azade
Danceproject tra acqua e miti
22 Musica: Yane
Crispino e la comare
23 Il generale inverno e il pane sotto la neve
24 Alimentazione: Mangia poco e vivrai a lungo
25 Storie di uomini, animali e fiori di Bach
25 "Cani invisibili": aiutiamoli a sopravvivere
26 Colonna vertebrale: La Pseudo Sciatica
27 Brevi
28 Gli appuntamenti di febbraio
Konrad
Mensile di informazione
di Naturalcubo s.n.c.
Redatto dall’Associazione Konrad
via Corti 2a - 34123 Trieste
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Hanno collaborato:
Beatrice Achille, Maria Grazia Beinat, Nadia
e Giacomo Bo, Giulia Canziani, Stefano
Cattinelli, Michele Colucci, Stefano Crisafulli,
Giorgio Dendi, Marco Esposito, Giorgia Facis,
Eleonora Gardos, Alessandro Giadrossi,
Francesco Gizdic, Luisella Pacco, Giuliano
Prandini, Riccardo Ravalli, Riccardo Redivo,
Lino Santoro, Tanja Seganti, Marco Segina,
Marco Segulin, Lucia Sirocco, Gianni Ursini,
Barbara Žetko.
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e impaginazione:
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editoriale
3 Konrad febbraio 2012
chi vuole il rigassificatore?
Strane manovre sul progetto di GasNatural sul Piano Regolatore del Porto
Più o meno dalla campagna elettorale per le comunali e provinciali della primavera scorsa, si è diffusa a Trieste la convinzione che il rigassificatore proposto
da GasNatural non sarà costruito. È bastato che alcuni politici locali di centrosinistra (compresi quelli favorevoli fino a poco prima), si dichiarassero contrari.
E che anche alcuni di centro-destra facessero lo stesso. Mentre altri, come l’ex
sindaco Dipiazza, accanito sponsor del rigassificatore, semplicemente evitavano
di parlarne…
Tutto bene, quindi? Mica tanto. Perché GasNatural non ha rinunciato affatto
all’idea e alcuni mesi fa ha consegnato il progetto definitivo, sollecitando la convocazione della conferenza dei servizi (coordinata dalla Regione), che dovrebbe
rilasciare l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto.
Del resto, GasNatural ha in mano il (vergognoso) decreto VIA favorevole rilasciato
nel luglio 2009 dai ministri dell’ambiente, Prestigiacomo, e dei beni culturali,
Bondi. Superato – bene o male – quello scoglio, manca appunto solo l’ok della
conferenza dei servizi.
Contro il decreto VIA pendono però vari ricorsi al TAR del Lazio: degli ambientalisti (WWF, Legambiente e Greenaction) e dei Comuni di Muggia, Dolina e Capodistria, cui si è aggiunto di recente anche il Governo sloveno. Manca qualcuno?
Certo, manca il Comune di Trieste. Strano, perché il sindaco Cosolini e l’assessore all’ambiente Laureni ripetutamente sui media si erano dichiarati contrari al
rigassificatore. Non solo: il WWF aveva subito chiesto alla neo insediata giunta
comunale di intervenire al TAR in appoggio ai ricorsi di ambientalisti e Comuni.
Nessuna risposta.
Nelle direttive per il nuovo piano regolatore comunale (PRGC), votate lo scorso
ottobre, è stato inserito però un emendamento che esclude nuovi impianti a
rischio di incidente rilevante – tra cui anche il rigassificatore – dal territorio comunale. Emendamento scritto da Legambiente e proposto dal consigliere Andolina,
perché la Giunta non ci aveva pensato...
Purtroppo non basta. Nella conferenza dei servizi il Comune di Trieste sarà infatti
uno dei tanti enti convocati (insieme alla Regione, l’Autorità portuale, la Capitaneria di Porto, i Vigili del Fuoco, la Provincia, ecc.) ed il suo voto contrario, se
isolato, otterrebbe l’unico risultato di far mancare l’unanimità. La decisione finale
spetterebbe allora alla Giunta regionale, favorevole da sempre al rigassificatore
(ma in campagna elettorale Tondo & c. hanno evitato di parlarne…). Il suo ok
farebbe anche variante automatica al PRGC, se questo contenesse norme
contrarie all’insediamento dell’impianto. Però il PRGC vigente (detto per inciso
è quello del sindaco Illy, approvato nel ‘97) non contiene nulla del genere: se ne
accenna solo nelle direttive del nuovo piano, che sarà adottato – ben che vada –
tra un anno e mezzo.
Servirebbe perciò un’azione di lobbying del Comune di Trieste verso gli altri
partecipanti alla conferenza dei servizi, per mettere in luce le tante lacune e manipolazioni negli studi di GasNatural e nella procedura VIA. Ambientalisti e Tavolo
Tecnico della UIL-Vigili del Fuoco hanno offerto da tempo la propria collaborazione alla Giunta comunale: chissà se l’offerta sarà accolta?
La Regione protegge gli interessi di GasNatural
Storiella istruttiva. Lo scorso novembre, appreso della consegna in Regione del
progetto definitivo del rigassificatore, WWF e Legambiente chiedevano – in base
alle norme sulla trasparenza – di averne una copia. Risposta negativa del direttore del Servizio energia della Regione, arch. Pietro Giust, in quanto “sussiste…
la necessità di tutelare gli interessi intellettuali, industriali e commerciali della
Società GasNatural”. Viva la sincerità! Gli ambientalisti, poiché il Comune aveva
ricevuto copia del progetto dalla Regione, si rivolgevano allora all’assessore
Laureni, il quale aveva verbalmente dichiarato ad alcuni di loro di essere pronto a
divulgare il progetto. Sennonché, ricevuta la richiesta ufficiale, Laureni … la girava
alla Regione, cioè allo stesso arch. Giust di cui sopra. Facile immaginare l’esito.
Il progetto di GasNatural è poi stato consegnato agli ambientalisti dal Comune di
Muggia: meglio tardi che mai.
Il neoministro dell’ambiente e il PRP
Nel Governo Monti il ministro dell’ambiente è Corrado Clini, fino al giorno prima e
per lunghi anni direttore generale di quel ministero. E, come tale, responsabile di
la vi gn et ta di co lu cc i
quello che il ministero ha fatto. Compresa la gestione della procedura VIA sul rigassificatore di Trieste, conclusa con il citato decreto
del luglio 2009. Perché i decreti sono firmati dai ministri, ma sono
i funzionari che li preparano (magari ispirati da qualcuno?) e glieli
fanno firmare…
Intervistato dal PICCOLO a fine dicembre, sulla compatibilità tra
il rigassificatore e lo sviluppo di traffici portuali, Clini dichiarava:
“Dipende dalle decisioni che l’Autorità portuale intende prendere per
lo sviluppo del porto. Posso dire che abbiamo bisogno di un Piano
energetico per capire, a livello nazionale, quanto gas ci serve. Ci
sono pipeline e altri progetti, per cui credo che dovremo sicuramente
capire qual è il ruolo che vogliamo dare all’Italia. Vogliamo farne un
hub per smistare il gas in eccesso? Si tratta di scelte strategiche”.
Spetterebbe proprio al Governo, di cui Clini fa parte, dotarsi del Piano
energetico per fare queste scelte “strategiche”. E solo dopo averle
fatte, decidere sui singoli progetti. L’idea del ministro pare sia invece
quella di lasciare che sia l’Autorità portuale di Trieste a togliere le
castagne dal fuoco.
La quale Autorità ha già espresso, nella gestione Boniciolli, un parere favorevole sul progetto di GasNatural in sede di procedura VIA.
Parere mai smentito dalla successiva gestione Monassi.
Il rigassificatore, si è appreso dalla stampa (!), è previsto nel nuovo
Piano regolatore portuale (PRP), adottato nella primavera 2009.
Curiosamente, però, la procedura VIA sul PRP, obbligatoria per legge, è partita – in segreto! – verso la fine di dicembre 2011. Perché
solo allora? Fonti anonime dell’Autorità portuale hanno dichiarato al
PICCOLO che nella prima fase di questa procedura sarebbero stati
consultati vari enti, compreso il WWF. Ma il WWF non lo sapeva…
Non è difficile, a questo punto, capire chi vuole il rigassificatore a
Trieste e manovra – obliquamente e nell’ombra – perché lo si faccia.
Dario Predonzan
4 Konrad febbraio 2012
nuo ve str ate gie di rin nov am ent o urb an o
Intervista a Marco Svara, pianificatore urbano, che il 20 gennaio 2011 ha
presentato insieme a Marco Barbariol, laureato in architettura, MANIFETSO2020: un gruppo che oggi riunisce giovani studenti, ricercatori e
professionisti con formazioni e percorsi lavorativi eterogenei il cui fine è
la realizzazione di progetti utili al miglioramento della qualità della vita
triestina.
Com’è nato MANIFETSO2020?
Un giorno di dicembre del 2010 io e Marco Barbariol ci siamo rivisti
a Trieste dopo che ciascuno di noi aveva intrapreso un percorso di
formazione in Italia e all’estero. Ci siamo chiesti: piuttosto che aprire un
altro studio di progettazione, perché non mettiamo le competenze che
abbiamo acquisito a disposizione della comunità? Ed ecco nato MANIFETSO2020.
Perché avete deciso di tornare a Trieste?
Crediamo che Trieste abbia grandi potenzialità, nonostante i “no se pol”.
Ci sono tantissime risorse di vario tipo. Parlo soprattutto di un imponente
substrato di conoscenza e di gente che ha voglia di fare. Questa gente
ha solo bisogno di essere connessa e stimolata a lavorare assieme. Le
idee non mancano, ma in questa città si tende a lavorare da soli: è la città
delle identità, ognuno vuole mantenere il proprio nome e difficilmente si
mette in gruppo. Noi crediamo invece che attraverso il lavoro di gruppo
le idee possano concretizzarsi. Questi processi dal basso rappresentano
il futuro dal momento che l’amministrazione pubblica possiede risorse
limitate. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto con le istituzioni perché
da quando è nato MANIFETSO2020 non abbiamo chiesto soldi né agevolazioni. Ci siamo presentati ed abbiamo messo a disposizione le nostre
competenze per cercare di migliorare questa città. Da lì è nato un dialogo
propositivo. Pensiamo che sia arrivato il momento di fare politica in un
altro modo, senza partiti, ma cercando di fare concretamente qualcosa di
positivo per la città. L’importante è cercare geometrie tali da creare una
situazione win-win, in cui tutti ci guadagnano qualcosa.
Quindi cosa avete deciso di fare?
La prima mossa è stata quella di distribuire un questionario rivolto a ragazzi tra i 18 e i 30 anni in cui chiedevamo di immaginare Trieste nel 2020
come prima città per qualità della vita a livello europeo. Che cosa era
successo? Abbiamo chiesto di individuare una problematica che era stata
risolta per arrivare a quel risultato e come era stata risolta. Quindi abbiamo
esteso il questionario agli over 30. Tutti hanno sottolineato la necessità
di progetti che puntino sui giovani, che trattino di occupazione, lavoro,
impresa e che si concentrino sulle aree inutilizzate o sottoutilizzate.
A cosa vi sono serviti questi sondaggi?
Grazie al fondamentale aiuto della SWG, una delle società di sondaggi
più famose d’Italia, abbiamo analizzato criticamente i risultati. Il nostro
non era un ragionamento del tipo “se la popolazione chiede più panchine
allora tempestiamo la città di panchine”. Abbiamo invece cercato di capire
le ragioni profonde delle istanze che venivano proposte per progettare
strumenti capaci di dare inizio a trasformazioni a catena.
Qual’è stato il passo successivo?
La creazione dei primi 5 progetti di MANIFETSO2020. Uno degli elementi
emersi dal sondaggio era la mancanza di eventi culturali. Trieste in realtà è
piena di eventi, spettacoli teatrali, mostre, concerti. Il problema è che vengono pubblicizzati poco o in modo non adeguato. Abbiamo allora pensato
alle Proiezioni Culturali, ovvero la proiezione sulle pareti cieche di alcuni
edifici pubblici del programma di tutto quello che c’è da fare a Trieste.
Uno dei momenti del workshop con i ragazzi delle scuole superiori.
Ormai le email e gli inviti su Facebook sono tantissimi e non li si guarda
nemmeno più, in questo modo invece chi passa vicino alle proiezioni può informarsi in maniera facile e veloce. Contemporaneamente abbiamo creato il
programma radiofonico Si può fare!, in onda su Radio Fragola ogni martedì
dalle 17 alle 18. Ogni settimana un ospite presenta un’idea per un progetto
che riguarda Trieste, solitamente per il recupero di un edificio inutilizzato
o sottoutilizzato, in modo da dare visibilità al progetto e trovare le risorse
che mancano per la sua realizzazione. M2020COLLECTIVE invece è una
piattaforma multimediale per la sponsorizzazione a livello internazionale
degli artisti e creativi locali (http://cargocollective.com).
Finora ci sono stati risultati concreti?
Tre fra gli ospiti che finora hanno partecipato al programma radiofonico
sono stati ricontattati. Un buon risultato, tenendo conto del fatto che si
tratta di una radio locale e di un programma nuovo. Due artisti interni a
M2020COLLECTIVE hanno inoltre venduto alcune loro opere.
Avete anche lavorato con ragazzi molto giovani in uno dei vostri progetti.
Analizzando i risultati del sondaggio per la fascia tra i 18 e i 20 anni
abbiamo cercato di capire quali fossero le loro problematiche e speranze
nei confronti della città. È emerso che questa fascia d’età è terrorizzata
da quello che succederà una volta finita la scuola superiore e non si sente
pronta a fare una scelta universitaria o ad entrare nel mondo del lavoro.
Così abbiamo pensato di raccontare loro in maniera molto informale,
come fossimo i fratelli più grandi, cosa può succedere una volta usciti
dalla scuola superiore scegliendo un percorso piuttosto che un altro. Da
qui è nato il quarto progetto, un workshop inserito all’interno del processo di Agenda 21 Locale per la Scuola promosso dall’ I.T. Max Fabiani.
Attraverso questo strumento abbiamo raccontato concretamente ai
ragazzi cosa succede nel momento in cui si decide di diventare architetti,
di intraprendere la strada dell’università e così via. Il workshop inoltre si
sposava in pieno con la volontà della scuola di recuperarsi degli spazi:
abbiamo infatti proposto di far lavorare alcuni ragazzi degli ultimi anni
provenienti dal Max Fabiani, dalla Scuola Edile-Edilmaster e dall’ I.T. Ziga
Zois ad un progetto di recupero del vecchio alloggio del custode, uno
spazio inutilizzato di circa 60 metri quadri localizzato al piano terra della
scuola. Ogni gruppo di ragazzi era seguito da un giovane tutor fin dall’inizio del percorso di progettazione. Si lavorava dalle 8 alle 16:30 con un’ora
di pausa. Nelle prime 2 ore due persone esterne venivano a raccontare la
loro esperienza lavorativa, dopodiché si cominciava il lavoro di progettazione vero e proprio. I ragazzi hanno quindi organizzato un’esposizione
dove hanno presentato i progetti dei singoli gruppi valutati da una giuria
composta da rappresentanti delle Istituzioni, degli Istituti Scolastici e
del team del MANIFETSO2020. Il progetto vincitore è in fase di analisi
tecnico-attuativa da parte degli uffici competenti della Provincia di Trieste
(proprietaria dell’immobile).
5 Konrad febbraio 2012
Come hanno reagito i ragazzi a questa iniziativa?
È successa una cosa molto bella mentre si pranzava alla mensa della
scuola: i ragazzi di quarta ci pregavano di riproporre il progetto per loro
l’anno prossimo. Ed abbiamo intenzione di farlo. L’ultimo progetto invece,
quello più forte, è il Catalogo degli Spazi-Opportunità che si articola
in tre fasi. In un primo momento (ancora in corso) raccoglieremo tutti i
dati relativi a spazi inutilizzati o sottoutilizzati di Trieste. Forniremo delle
schede con parametri molto precisi in funzione di un loro recupero nelle
quali indicheremo il grado di ristrutturazione necessario e i dati tecnici.
Nella seconda fase tutti coloro che stanno cercando uno spazio dove
inserire un’attività ci manderanno la loro idea per il recupero edilizio di
uno di questi spazi unitamente alla pianificazione della gestione economica dell’attività. Verranno infine scelte le idee più coerenti con le linee
di sviluppo urbano delle amministrazioni locali e quelle maggiormente
capaci di garantirsi un auto-sostentamento economico fin dal primo
giorno di attività. Riuniremo quindi intorno allo stesso tavolo gli ideatori
con i proprietari dell’immobile e con una serie di potenziali investitori e
stakeholders locali.
Che tipo di riscontro state ricevendo rispetto al Catalogo?
La comunità di persone che ci seguono e ci scrivono dimostrazioni di
interesse cresce costantemente in maniera quasi esponenziale.
Per verificare di persona basterà collegarsi alla pagina Facebook di
MANIFETSO2020 o al sito ufficiale www.manifetso2020.com!
Giorgia Facis
la ver ità sull e libe ral izza zion i dei far mac i di fasc ia C
Si è parlato molto, in questi ultimi tempi, della liberalizzazione dei farmaci di fascia C, prevista dall’art. 32
contenuto nella manovra di dicembre del Governo
Monti, poi abilmente modificato e ridimensionato dai
parlamentari più “influenzati” dalle lobby che rappresentano i titolari di farmacia. Per fare un po’ di chiarezza spieghiamo cosa sono i
farmaci di fascia C: sono i medicinali che possono essere venduti solo su presentazione di ricetta medica
ma a totale carico dell’assistito, cioè “a pagamento”
o, per meglio intenderci, “non mutuabili”. Se fosse
passata la versione originale dell’art. 32 avremmo
potuto trovarli presso i farmacisti che lavorano nelle
parafarmacie e nei “corner” dei supermercati, assieme ai farmaci da banco già liberalizzati nel 2006 dalla Legge Bersani. I vantaggi per il pubblico sarebbero
stati due: il primo economico, il prezzo dei medicinali liberalizzati avrebbe
potuto essere scontato e si sarebbe creata una concorrenza che, come è
successo per i farmaci da banco, avrebbe fatto diminuire i prezzi. Il secondo
vantaggio è quello del servizio perchè sarebbe aumentato il numero dei
punti vendita. La campagna avviata dai titolari di farmacia contro questa liberalizzazione
– al di là di ovvi motivi di difesa di privilegi e rendite di posizione unici nel
campo delle professioni – si è svolta con la diffusione di una incredibile serie
di informazioni strumentalizzate e false, con raccolte di firme e pagine sui
giornali destinate a disinformare la gente. Ecco cosa abbiamo letto sui
volantini e sulle pagine dei giornali:
Abbiamo letto che questa liberalizzazione avrebbe favorito soltanto le
famigerate “coop rosse”; nulla di più falso; l’85% dei punti vendita aperti
dal 2006 dopo la Legge Bersani sono parafarmacie di proprietà di farmacisti, laureati ed abilitati come i titolari di farmacia.
Abbiamo letto che i farmaci sarebbero stati venduti nelle pizzerie e
nei negozi di frutta e verdura; assolutamente impossibile perché non
hanno i requisiti necessari e nessuno di questi esercizi sarebbe disposto ad
assumere un farmacista.
Abbiamo letto che ci sarebbero state offerte di “viagra” 3 x 2”; Impossibile perchè la legge prevede che nelle farmacie e nelle parafarmacie i medicinali non possono essere soggetti a offerte promozionali, sono permesse
solo per il parafarmaco.
Abbiamo letto che le parafarmacie non hanno gli strumenti ed i controlli per conservare i farmaci; al contrario, in questi esercizi, per legge,
ci sono già gli strumenti per la conservazione dei medicinali e sono soggetti
alle stesse verifiche da parte dell’Azienda Sanitaria e dei NAS come nelle
farmacie; inoltre sono già obbligati alle procedure di farmacovigilanza e
al sistema di segnalazioni di farmaci ritirati e revocati.
Abbiamo letto che ci sarebbero stati “decessi per abuso di farmaci”; questa è la bugia più grossa; al centro della sicurezza per il cliente non
ci sono i “muri” tra i quali si acquista un farmaco ma c’è la professionalità di
personale laureato ed abilitato dallo Stato. Trattandosi
poi di farmaci soggetti a ricetta medica il “naso di Pinocchio” si allunga: se il medico prescrive un farmaco
su una ricetta che vale per 10 confezioni in 6 mesi,
il vincolo della prescrizione medica e la presenza di
un farmacista non permetterebbero alcun abuso, le
10 confezioni potrebbero essere acquistate in una o
10 farmacie diverse così come in 5 farmacie e in 5
parafarmacie, il numero di confezioni non cambia.
Abbiamo letto che i farmacisti nelle parafarmacie
non offrono le stesse garanzie; falso anche questo;
un farmacista che ha lavorato per 20 anni in farmacia non può diventare pericoloso per i clienti nella sua
parafarmacia perché la sua laurea, il suo Esame di
stato e la sua iscrizione all’ordine professionale sono
rimasti immutati.
Abbiamo letto che le farmacie avrebbero dovuto licenziare 18.000
persone; puro terrorismo psicologico, è stato stimato che questa liberalizzazione, che prevedeva solo una parte dei medicinali di fascia C (erano esclusi
stupefacenti e psicofarmaci), avrebbe causato una perdita mensile di 380,00
euro per farmacia.
Abbiamo letto che situazioni simili non si riscontrano negli altri paesi
europei e nemmeno in America; oltre ad essere falso è un paragone assudo, mentre in Italia con questa liberalizzazione qualsiasi farmaco sarebbe
comunque passato nelle mani di un farmacista, in molti paesi europei, per
esempio, il paracetamolo viene venduto nelle drogherie e la c.d. “pillola del
giorno dopo” non ha obbligo di ricetta; quest’ultima, negli Stati Uniti, viene
venduta nei supermercati, basta essere maggiorenni.
Per concludere: quando vi propongono qualsiasi petizione informatevi, c’è
sempre qualcuno che, con lo strumento della disinformazione, raccoglie
firme a suo esclusivo vantaggio, senza farsi scrupolo di prendere in giro la
gente.
Vediamo cosa cambia ora con il nuovo Decreto sulle liberalizzazioni.
Cancellata definitivamente la fascia C, il nuovo Decreto prevede che venga
abbassato il cosiddetto “quorum”, cioè il rapporto numerico tra farmacie e
abitanti; questo rapporto è stato fissato – salvo modifiche delle ultime ore–
ad una farmacia ogni 3000 abitanti, con la previsione dell’apertura di 5000
nuove farmacie in tutta Italia; naturalmente “sulla carta” perché, tenendo
conto delle farmacie “soprannumerarie” già presenti e delle sedi già in
attesa di assegnazione, il numero verrà molto ridimensionato. Altra novità è
l’eliminazione dei vincoli dell’orario di apertura.
La cosa incredibile è che alle farmacie non va bene neanche questo: è già
stata minacciata una serrata per il 2 febbraio; eppure i loro rappresentanti si
arrabbiano quando nelle trasmissioni televisive vengono accusati di essere
chiusi a qualsiasi cambiamento; ma se “non cambiare nulla” non equivale
a “chiusura”, e se sostengono di non essere una “casta”, come potrebbero
essere definiti?
Marco Esposito
Cas e più eff icie nti ’
6 Konrad febbraio 2012
La convenienza della riqualificazione energetica dell'edilizia
Si è svolto a Trieste il 27 ottobre un interessante
convegno promosso dalla Camera di Commercio su:
Nuove energie per vecchi edifici – Ristrutturare in
modo efficace la nostra casa.
Oltre ai tecnici dell’Agenzia Provinciale per l’Energia
di Udine, centrale era la relazione dell’ing. Oscar
Stuffer, dello studio Solarraum di Bolzano. Lo abbiamo intervistato.
l’ulteriore potenziamento dell’efficienza energetica
(recepimento della Direttiva 2010/31 già citata),
ma anche la fornitura “ecosociale” di energia. Si
tratta di creare cioè un’agenzia pubblica, incaricata
di fornire energia rinnovabile, a costi sostenibili
per tutti, residenze e settori produttivi. Anche altre
regioni europee si stanno attrezzando con gli stessi
obiettivi.
Quali sono le basi normative e strategiche - europee e nazionali – per l’uso razionale dell’energia
nell’edilizia?
Molti sono convinti che sia assai più facile e conveniente attuare interventi di risparmio energetico
negli edifici di nuova costruzione, anziché in quelli
esistenti. È davvero così?
In primo luogo la Direttiva europea 2002/91/CE sul
rendimento energetico in edilizia, recepita in Italia dal
D. Lgs. 109/8/2005 n. 192. Ancora più importante la
Dir. 2010/31/UE sugli edifici a quasi consumo zero,
obiettivo da raggiungere entro 2020. Ogni Paese
membro deve ora recepirne le indicazioni, ma alcuni
stanno già anticipando in tempi: la Francia ha già fissato l’obiettivo al 2015 e il Belgio al 2016. Chi si attiverà
prima di altri, avrà quindi un vantaggio concorrenziale
sul mercato. Per i cittadini, è importante capire che
il percorso verso una sempre maggiore efficienza
energetica ormai è tracciato. L’obiettivo strategico è
sia ambientale (minori emissioni inquinanti e di “gas
serra”), sia di ridurre la bolletta energetica e la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio, rivolgendosi
soprattutto alla fonte energetica più sicura e pulita: il
sole. Senza dimenticare che le scelte di oggi, nell’edilizia, avranno conseguenze – positive o negative – per
decenni a venire.
Lei viene dalla Provincia di Bolzano, all’avanguardia in Italia per il sostegno al risparmio energetico
nell’edilizia, grazie soprattutto all’Agenzia KlimaHaus/
CasaClima. A cosa si deve questo primato?
È stato un mix di varie situazioni. La Provincia di Bolzano vive molto di turismo, attirato soprattutto dalle
bellezze naturali. C’è quindi da tempo una grande
sensibilità,a tutti i livelli, per la protezione dell’ambiente. Bisogna poi citare l’ing. Norbert Lantschner, che
è il “padre” dell’Agenzia CasaClima, e l’assessore
provinciale all’urbanistica, natura, paesaggio, agenzia
per l’ambiente, le acque e l’energia, il dott. Michl Laimer. La scelta vincente è stata quella di comunicare
in modo semplice e chiaro per tutti i concetti sull’uso
efficiente dell’energia. Il successo è poi dovuto al
fatto che la certificazione CasaClima è emessa da
un ente indipendente (l’Agenzia è proprietà al 100%
della Provincia), non è emessa cioè da un tecnico
privato con scopi commerciali.
Ovviamente nell’edificio nuovo il risparmio energetico è più facilmente programmabile, perché tutti i
prodotti e i materiali sono nuovi e possono essere
scelti liberamente. Nell’esistente si interviene su
materiali e strutture già in opera. Siccome però il
futuro del settore immobiliare è la riqualificazione
dell’esistente, le tecnologie in sviluppo si stanno
adattando benissimo a tutte le situazioni che si
possono incontrare sull’esistente. Questo trend si
amplificherà nei prossimi decenni e forse a breve
si potrà dire che un intervento di riqualificazione
sull’esistente è altrettanto facile di un intervento sul
nuovo. Già oggi però, con le attuali incentivazioni,
la riqualificazione energetica dell’esistente è più
conveniente rispetto all’intervento sul nuovo.
Quali risultati si possono ottenere, in termini percentuali sulla quantità di combustibili fossili consumati,
con interventi sugli edifici esistenti?
Ogni edificio è differente dagli altri, ma raggiungere
un risparmio energetico del 70% è relativamente
facile e conveniente, ma anche raggiungere il 90%
è tecnicamente possibile e in futuro sarà sempre
più appetibile economicamente, grazie all’evoluzione tecnologica dei materiali.
I costi d’investimento dovuti alle tecnologie e ai
materiali necessari per un elevato livello di risparmio
energetico si ripagano con la riduzione dei consumi
di combustibili fossili. In quanto tempo, mediamente?
Sull’intervento medio di riqualificazione energetica,
alle condizioni attuali i tempi di rientro medi sono di
12 – 24 anni (a volte meno). Va però tenuto conto del
fatto che la durata dell’intervento edilizio è di almeno
30 anni. Va poi anche considerato che la riqualificazione aumenta il valore intrinseco dell’edifico.
Quali risultati sono stati ottenuti finora, nella vostra
Provincia, in termini di risparmio complessivo di
combustibili fossili?
Esistono esempi di interventi di risparmio energetico
su edifici esistenti, che riguardino grandi condomini,
i quali in molte città rappresentano la maggior parte
dello stock edilizio? Se sì, è stato difficile ottenere il
consenso dei diversi proprietari?
L’Agenzia ha calcolato che gli edifici CasaClima,
rispetto a edifici classici sull’intero territorio nazionale
portano a un risparmio annuo di 10 milioni di litri di
petrolio, cioè 21.000 tonn/anno di CO2. L’obiettivo
futuro è nel Piano Clima della Provincia, con 10 raccomandazioni da attuare entro il 2050: tra queste c’è
Occorre ovviamente il consenso di tutti i proprietari,
per modificare ad es. le facciate di un condominio.
Probabilmente il legislatore interverrà, prevedendo
che sia possibile intervenire sulle parti comuni anche
a maggioranza e non con l’unanimità. Si sta già
lavorando in questo senso.
7 Konrad febbraio 2012
Per fortuna, la sensibilità su questi temi sta crescendo e già diversi
interventi di riqualificazione su condomini sono stati attuati sia a Bolzano,
sia altrove. Del resto, l’esperienza concreta del miglioramento del confort
abitativo, da parte di chi ha già realizzato interventi del genere, è decisiva
nell’ottenere il consenso anche di altri.
Fino a che punto è possibile intervenire su edifici di pregio storico e
architettonico, spesso anche vincolati?
Ogni edificio fa storia a sé. Solo il 2% del patrimonio edilizio italiano è
totalmente vincolato, mentre in molti casi sono vincolate solo alcune
parti dell’edificio, ad es. le facciate, mentre nell’interno si può intervenire
liberamente.
Le aziende ed i tecnici che operano nell’edilizia in Italia, sono sufficientemente preparati nelle tecnologie e dei materiali per la riqualificazione
energetica?
Per operare bene in questo settore, è necessario che tutti gli operatori
(progettisti, imprese esecutrici, artigiani, ecc.) collaborino tra loro e siano
aperti mentalmente per assorbire le nuove tecnologie e applicarle. Ciò
non si ottiene con un corso di pochi giorni, ma con un’esperienza protratta
nel tempo. Anche perché l’evoluzione delle tecnologie è rapidissima,
mentre per decenni l’edilizia è rimasta sostanzialmente ferma dal punto di
vista tecnologico. Serve insomma un iter formativo continuo e l’applicazione al progetto dall’inizio alla fine.
Uno sguardo al futuro?
Il futuro, nell’edilizia, sarà rappresentato da edifici che produrranno più
energia (sotto forma di elettricità) di quella che consumano. In questo
modo, potranno diventare fornitori di energia per le auto elettriche, contribuendo così a risolvere anche il problema del consumo energetico e delle
emissioni inquinanti nel settore dei trasporti.
D. P.
Certificazione energetica in Friuli Venezia Giulia
Da ITACA a VEA: un’odissea per tanti professionisti
Nel 2004 il gruppo di lavoro interregionale in materia di bioedilizia istituito
presso l’Istituto per la Trasparenza, l’Aggiornamento e la Certificazione
degli Appalti – ITACA, sotto il coordinamento della Regione Friuli Venezia
Giulia, elaborava il «Protocollo ITACA per la valutazione della qualità
energetica ed ambientale degli edifici». Questo strumento a livello nazionale rappresentava un metodo
particolarmente innovativo, che analizzava per la
prima volta in una visione sistemica, sia gli aspetti
energetici, sia quelli ambientali degli edifici.
Da ITACA ebbe origine VEA, e nell’estate del 2010
con Decreto del Presidente della Regione 199/
Pres. del 25 agosto 2010 veniva istituita in Friuli
Venezia Giulia la figura del certificatore VEA; ovvero
di un professionista legittimato all’emissione di un
certificato di Valutazione della qualità Energetica e
Ambientale degli edifici (certificato indispensabile
per poter vendere o locare gli immobili), con il fine
dichiarato di rendere il nostro patrimonio immobiliare
energeticamente efficiente.
Questo esperto, secondo le norme regionali, doveva essere un tecnico
abilitato che, in aggiunta alla propria preparazione professionale, fosse in
possesso di un “attestato di frequenza relativo a specifici corsi di formazione, con superamento di esami finali, svolti dalla Regione Friuli Venezia
Giulia e dall’Agenzia Regionale per l’Edilizia Sostenibile s.r.l. (ARES).”.
Si può ben comprendere come, in tempi di crisi, per gli operatori del settore
edilizio (architetti, geometri, ingegneri, periti, ma anche dottori forestali o
geologi) il nuovo ambito della certificazione della sostenibilità energeticoambientale degli edifici, potesse apparire un’interessante opportunità
professionale .
Così, non appena ARES, società totalmente partecipata dalla Regione con
l’obiettivo di promuovere la sostenibilità edilizia, unica autorizzata a gestire
il protocollo VEA, aprì le iscrizioni al primo di questi corsi di formazione,
l’ interesse da parte degli operatori del settore fu ingente. In pochi giorni i
posti disponibili nelle quattro Province furono rapidamente coperti anche
da tanti giovani, benché l’iscrizione a entrambi i moduli (certificazione
energetica e certificazione ambientale degli edifici) non fosse propriamente
economica (costo totale 1.608 Euro) e l’impegno fosse considerevole (144
ore di lezione in aula)
I corsi però si rivelarono ben presto di scarsa qualità, sia per contenuti e
organizzazione, sia per qualità del corpo docente, al cui interno coesistevano, a parere di chi scrive, insegnanti di alta levatura e insegnanti assolutamente inadeguati al ruolo.
Se a questo aggiungiamo la continua incertezza sulla data effettiva
dell’entrata in vigore dell’obbligo della certificazione, possiamo facilmente
comprendere la ragione dei due ricorsi al TAR del Friuli Venezia Giulia
proposti dall’Ordine degli ingegneri delle Province di Trieste, Pordenone,
Udine e Gorizia e dal Collegio dei geometri
e periti industriali di Trieste, Udine, Gorizia e
Pordenone, con i quali si chiedeva l’annullamento, previa sospensiva, dei provvedimenti
normativi istitutivi della figura del certificatore
VEA.
Senza entrare nel merito della discussione
fra chi ritiene che la certificazione energetica
e ambientale di un edificio costituisca un
importante passaggio verso la sostenibilità
degli interventi edilizi e chi, al contrario, non
riconosce alcun ruolo all’efficienza energetica
di un edificio e considera pertanto l’attestato
un inutile balzello o un mero appesantimento
burocratico nel mercato immobiliare, spiace
constatare che comunque la Regione non è stata in grado di portare a termine il cammino intrapreso con il protocollo ITACA ed ha comunque avuto
la presunzione di organizzare e gestire corsi di specializzazione sull’utilizzo
di uno strumento che non è evidentemente ancora utilizzabile.
Quello che sconcerta, infine, è l’ambiguità del ruolo di coloro che hanno
frequentato il corso e di coloro che hanno già conseguito l’abilitazione, in
quanto la Regione, prevedendo che i ricorsi potessero oggettivamente essere accolti (vista un’analoga sentenza del TAR della Puglia) ha abrogato
gli articoli del regolamento che riguardavano la figura del certificatore VEA.
Sembrano quindi quasi di scherno, per chi ha frequentato e lautamente
pagato i corsi di abilitazione ARES, i titoli che appaiono sull’Homepage
della società regionale e che comunicano enfaticamente i “nominativi
dei professionisti partecipanti al corso di formazione sulla certificazione
energetica e sulla certificazione ambientale VEA degli edifici, che hanno
superato l’esame finale con esito positivo”.
Poco sotto, in grassetto infatti campeggia la scritta:
“Si sottolinea il fatto che i professionisti in elenco non sono gli unici professionisti che possono redigere le certificazioni energetiche o le certificazioni VEA”
E ancora di più sbigottisce la notizia che la legge regionale n.184 (finanziaria 2012) ha disposto nell’articolo 6 comma 127, che per compravendite e
locazioni non è più necessario il certificato VEA...
Lucia Sirocco
8 Konrad febbraio 2012
Piatto ricco mi ci ficco
bliche inquinate da insediamenti pubblici
sono finanziabili con risorse regionali
e/o nazionali. I fondi disponibili sono
quelli della linea d’azione del Programma operativo regionale, Fondo europeo
di sviluppo regionale, del Programma
attuativo regionale, Fondo aree sottoutilizzate e del Programma nazionale
di bonifica (dm 468/2001). Gli interventi su aree private sono interamente
a carico dei proprietari, che devono eseguire la caratterizzazione, l’analisi
di rischio e l’eventuale bonifica. Circa il 60% delle aziende ha completato
la caratterizzazione. Sono ancora da investigare 133 ha nell’area a terra
del SIN.
La Regione con uno stanziamento 15 milioni di euro ha affidato all’Ezit di elaborare
ed eseguire il piano complessivo di caratterizzazione dell’intera area secondo griglie
e criteri omogenei. Il piano deve essere
approvato dalla Conferenza di servizi del
Ministero dell’Ambiente, e dovrebbe essere
pronto entro aprile 2012.
Il 14 giugno 2011 si è tenuta in Regione
una riunione del Tavolo di lavoro istituzionale sul SIN in cui sono state esplicitate
le azioni da intraprendere riguardanti il
completamento dell’attività di caratterizzazione e l’esecuzione dell’analisi di rischio sull’intero sito. Finora è stata
effettuata la ricognizione preliminare, una stima dei costi di caratterizzazione, la verifica e l’aggiornamento del data base, la verifica dei diversi
fondi disponibili o accessibili (UE, nazionale, regionale, locale). L’avvio è
previsto per maggio/giugno 2012 e la fine per maggio/giugno 2013. Per
la validazione dei dati da parte dell’Arpa saranno necessari altri 5 mesi. E
successivamente, in seguito ai risultati dell’analisi di rischio, si procederà
alla definitiva riperimetrazione del Sin con i siti effettivamente inquinati,
da sottoporre alla bonifica o alla messa in sicurezza permanente. Esiste
un progetto Ezit di una barriera di contenimento lungo tutta la linea di
costa del SIN per evitare che le acque della falda superficiale continui a
inquinare l’ambiente marino.
È in gestazione il quindicesimo accordo di programma fra tutti gli enti
coinvolti dai ministeri agli enti e alle autorità locali. I contenuti delle precedenti 14 ipotesi di accordo di programma avevano provocato la contrarietà delle associazioni degli artigiani, delle piccole e medie imprese e degli
industriali per l’obbligo di sottoscrivere atti transattivi con la remissione
delle azioni di danno ambientale, prima di individuare le aree effettivamente inquinate, per la restituzione agli usi legittimi delle aree in caso di
analisi di rischio favorevoli. Per tutti gli interventi di bonifica e di riqualificazione il fabbisogno finanziario è di 350 milioni di euro, di cui quasi 240
dovrebbero arrivare dalle transazioni.
La riperimetrazione del sito per il recupero di parte dell’attuale SIN per
attività produttive innovative è sostenuta dall’attuale ministro dell’ambiente
Clini. La Green Economy potrebbe creare nuova occupazione. L’obiettivo
è quello di riconnettere il Sistema Trieste ovvero realizzare il trasferimento
tecnologico dalla ricerca applicata alle imprese e mettere in rete i molti
centri di ricerca (Sissa, Ictp, Ogs, Università), l’Area Science Park e il
tessuto di piccole e medie aziende presenti e di altre che potrebbero essere
attirate sull’ ampio territorio reso disponibile dopo gli interventi di bonifica. Si
prefigura l’istituzione di un commissario per accelerare questa prospettiva.
Lino Santoro
Il sito inquinato d'Interesse Nazionale di Trieste
Nel 1949 venne istituita la zona industriale di Trieste. Dagli anni cinquanta
agli anni settanta, a Zaule si realizzarono interramenti e bonifiche idrauliche dell’area paludosa della Valle delle Noghere, utilizzando materiali
provenienti dallo sbancamento degli originari promontori e macerie
prodotte dai bombardamenti dell’ultima guerra, ma anche rifiuti inerti e
pericolosi. L’uso dell’area come discarica
di rifiuti, di ceneri e di residui delle lavorazioni industriali (aree ex Esso e ex Aquila,
stabilimento siderurgico di Servola, cementificio) ha causato la contaminazione di suolo,
sottosuolo e acque sotterrane. Dai risultati
delle indagini di caratterizzazione–ovvero
la ricerca dell’inquinamento– il suolo risulta
contaminato da idrocarburi alifatici e policiclici
aromatici e metalli, ma anche da diossine e
furani, PCB, amianto, fitofarmaci e fenoli. A
livello superficiale sono presenti delle falde
sospese, in cui si ritrovano gran parte degli
inquinanti percolati dai terreni, costituite da
acque meteoriche che si infiltrano fino a una profondità di 1,5-3 m. Le
falde idriche che si ritrovano ad una profondità maggiore di 40 metri sono
protette da strati limo-argillosi che ne tutelano le caratteristiche qualitative.
In mare sfociano due torrenti: il Rio Ospo e il Rosandra, che trasferiscono
in mare inquinanti provenienti anche dall’entroterra sloveno.
Il Sito inquinato di Interesse Nazionale di Trieste individuato con il
d.m.468/2001, e finanziato inizialmente con 23,2 miliardi di lire, è ubicato a
sud-est della città nei Comuni di Trieste e di Muggia e confina ad est con il
Comune di Dolina. La perimetrazione è stata definita con d.m. 24/02/2003.
Secondo il classico piatto ricco mi ci ficco le dimensioni del SIN sono
state probabilmente estese a dismisura, per usufruire dei finanziamenti.
L’area copre complessivamente 1700 ha, 500 a terra, nella quasi totalità
all’interno dell’area dell’Ente Zona Industriale di Trieste (EZIT), e 1200 a
mare, con uno sviluppo costiero di 10,5 km.
L’Ezit è il soggetto unico individuato dalla Regione FVG per coordinare la
caratterizzazione della parte in terraferma del Sito. Ha il compito di raccogliere i documenti dei piani e i dati delle caratterizzazioni già eseguite,e far
verificare all’Arpa la loro validità. In base al D.Lgs. 152/2006 è obbligatorio
eseguire l’analisi di rischio sito specifica (ovvero la verifica con modelli
di tipo matematico del rischio per la salute umana dell’eventuale contaminazione di alcune aree). L’assenza di rischio dovrebbe permettere lo
svincolo di alcune aree. Nel SIN sono attive 353 aziende.
Il trattamento delle acque di falda dovrebbe essere realizzato da Sogesid
S.p.A. (società pubblica), a cui è anche affidata l’analisi di rischio e la
bonifica dei suoli nelle aree pubbliche. La caratterizzazione attualmente
copre circa il 70% della superficie a terra. Nel novembre del 2009 la
TESECO S.p.A ha concluso la bonifica di una porzione di un’area dell’ex
raffineria Aquila con trattamento sul posto e utilizzo o rimozione e smaltimento del terreno contaminato.
Il Piano di caratterizzazione dello specchio acqueo inserito entro il perimetro del SIN è stato affidato all’Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica
applicata al Mare (Icram ora Ispra) nel 2004. La sua attuazione spetta
all’Autorità Portuale di Trieste. Esclusivamente gli interventi su aree pub-
libri
9 Konrad febbraio 2012
IERI
Agota Kristof, Ieri
Einaudi, 2002, 96 pagine, € 10,00
“Il bianco e nero è come una struttura architettonica, rispecchia le fondamenta del nostro essere, del nostro sentire. Potremmo paragonarlo alle
travi portanti di un edificio. Evoca l’essenza dell’esperienza vissuta. Sul
piano emotivo è, a mio parere, molto più intenso del colore. Il colore si
ferma all’apparenza delle cose. Può essere bello, delicato, meraviglioso a
suo modo, ma è totalmente diverso.”
L’ha detto Rodney Smith, considerato il maestro della fotografia surrealista, certo riferendosi esclusivamente al suo mestiere. Ma il discorso
potrebbe applicarsi bene anche alla narrativa.
Ci sono storie a colori e ci sono storie in bianco e nero, meno belle delle
prime. Essenziali, spoglie, con un retrogusto amaro, di radice, di stortura
del destino. Sono storie che stanno sullo stomaco (mi piace, non mi piace
non conta più, si è già oltre), eppure le riprendi ugualmente dallo scaffale,
spesso, e le soppesi chiedendoti se di nuovo ti sarà necessario rileggerle.
E lo farai, e sarà un’esperienza quasi fisica, come camminare in un campo
all’alba, senza riferimenti, passi nel vuoto. Solo un brivido di umidità nella
schiena e un sasso, ogni tanto, sotto il piede.
Ieri è una di queste storie (e guarda caso, c’è una foto di Smith in copertina). L’eccezionale brevità ne facilita la ri-ri-rilettura all’infinito e la riscoperta
ogni volta di qualcosa di nuovo e struggente tra le righe.
Romanzo, racconto, soffio, Ieri ha per protagonista Tobias Horvath, nato in
un villaggio senza nome. Dell’infanzia misera, con la mamma ladra prostituta mendicante, ricorda poche cose, una più delle altre: quando, tra i molti
uomini che vede passare in casa, scopre quale sia suo padre (il maestro
di scuola), tenta di ucciderlo spingendo il coltello a fondo nel desiderio di
uccidere anche la madre che gli sta sotto.
Tutto il resto della sua vita è fuga. Cambia nome, sul suo passato mette una
sepoltura di bugie. Sono un orfano di guerra. I miei genitori sono morti durante i bombardamenti. Il suo presente è noia e abitudine in un paese straniero.
Il lavoro in una fabbrica di orologi: sempre il medesimo gesto, ripetitivo, alienante. Il sabato sera con una donna che gli è indifferente, tanto per ricordarsi
di essere uomo. La scrittura, unica passione, che lo salva e lo condanna. E
un’ossessione: quella di incontrare Line, la donna del suo destino, quella per
cui crede di essere venuto al mondo.
Oggi ricomincio la corsa idiota. Mi alzo alle cinque di mattina, mi lavo, mi
faccio la barba, mi preparo un caffè e vado, corro fino alla piazza Principale, salgo sul bus, chiudo gli occhi, e tutto l’orrore della mia vita presente mi
salta al collo.
50 mm
Ma un mattino, una giovane donna
sale sull’autobus. A quella fermata
non era mai salito nessuno. Tobias la
riconosce immediatamente: è Line,
ma non quella dei sogni malati. È la
vera Line, la compagna di scuola,
figlia del maestro, sua sorellastra...
Anche lei lavora alla fabbrica, è nuova dell’ambiente, smarrita. Viene da
quell’altrove lontano – ha nello sguardo l’esilio, l’erranza (i segni distintivi
dell’opera di Agota Kristof) – ma è
determinata a tornare a casa presto.
Tobias inizia a osservarla, a seguirla, a sorriderle. È l’inizio di una storia
d’amore palesemente impossibile.
Il linguaggio è scarno, secco, poco più di un graffio sulla carta bianca.
Poteva essere altrimenti? Questa storia poteva essere raccontata “a
colori”? Certo, tutte le storie, come tutti i visi di donna, possono. È il trucco
e parrucco della letteratura, è la cipria sulle parole, il fronzolo che pende
dalle frasi opulente.
Ma sarebbe stato un inganno. Ieri andava scritto così, e soltanto così, poveramente.
Agota Kristof, morta lo scorso luglio, sapeva fin dove la parola è autentica
e dove comincia a far sceneggiate. Lei non aggiungeva niente là dove
non serviva. Scrittrice discreta e umile, grandissima senza la presunzione
di esserlo, interviste stringate e poca voglia di scherzare, per tutta la vita
non ha fatto che ripeterci questo: la verità deve essere semplice, sfrondata di tutto, nuda.
Ben altre firme hanno reso omaggio, immediatamente e ottimamente, ad
Agota che se ne andava. Questo è un saluto modesto, tardivo, un cenno
della mano, un ringraziamento per ciò che resta. Delle molte eredità, la più
preziosa è forse questa che ritroviamo in una frase di Tobias.
Quando Line, che freme per tornare in patria, avere un buon posto e un
buon futuro, gli dice Mio fratello maggiore è diventato avvocato e l’altro medico. Ma tu hai scelto di scappare e di diventare un niente. Un operaio di
fabbrica. Perché?, Tobias le risponde: Perché è diventando assolutamente
niente che si può diventare uno scrittore.
Luisella Pacco
Inizia con questo numero la rubrica 50mm, racconti brevissimi
pensati come scatti fotogra fici, ritratti di un momento rubato
Quest’uomo, la nostalgia addosso come fosse un abito. Quest’uomo, le mani in tasca, prende la
stessa strada ogni giorno, prima di andare in ufficio. Passa davanti a una casa fatiscente, la casa
dove i genitori sono stati bambini, e poi sposi, e adulti e vecchi. E dove lui stesso è nato. E gli zii, e i
nonni. Tutti, tutti sono vissuti in quella casa. Tre generazioni esistite, tre generazioni scomparse. Da
non crederci.
Passa. Si ferma. Non può evitare di farlo. Per inventarsi un gesto normale tra la gente che corre, finge
di accendersi una sigaretta, aspirando il vento. Fissa quel portone chiuso da un catenaccio, intravvede il buio profondo dell’androne. Un’immagine che gli toglie il respiro.
Motivi di sicurezza, ma a lui hanno spezzato il cuore.
Quando il catenaccio ancora non c’era, qualche volta si concedeva di entrare, sostare un minuto nell’ombra, ascoltare il silenzio, e nel silenzio risate lontane, schiocco di baci e rumore di posate nei piatti.
Se fosse abbastanza scaltro, se non temesse di avere guai con la polizia o di fare brutte figure, lo
farebbe ancora. Potrebbe divellere quel lucchetto, introdursi in quella casa che sente ancora profondamente sua, con una torcia in mano salire le scale che conosce così bene, buttar giù le porte ormai
fragili di tutti gli appartamenti, accarezzare gli angoli con il fascio di luce, scendere in cantina, salire
in soffitta, recuperare le vecchie cose che nessuno ha sgomberato, soppesarle, odorarle. Trovare
un vecchio giocattolo, ridiventare bambino. L’illusione di una carezza sulla nuca. E se l’intero edificio
crollasse proprio in quel momento, sarebbe una bella fine. Tornare in famiglia.
Osserva ancora un po’ il portone serrato, ma è tardi. Deve andare a lavorare, vivere. Ripasserà domani.
Lui lo sa che lì dentro, c’è qualcuno – ci deve essere per forza ancora qualcuno – che lo aspetta.
elle.pi
L'elogio del moralismo
Qualche mese prima della nomina dell’attuale Governo tecnico, Stefano Rodotà, uno dei maggiori giuristi italiani, ha mandato in libreria un suo
nuovo volumetto.
Il titolo, L’elogio del moralismo, ci induce subito a sfogliarlo per comprendere il significato che Rodotà attribuisce al termine “moralista”. Nel gergo
questa parola ormai la si collega ad una saccente pedanteria che sa di
qualunquismo e puzza di portineria. Rintona nella nostra mente l’aforisma
di Oscar Wilde per cui un uomo che moraleggia è di solito un ipocrita, una
donna che moraleggia è invariabilmente brutta.
Lo chiarisce subito, nelle prime pagine del libro, l’Autore: sono un vecchio,
incallito, mai pentito moralista. La parola mi piace, perché richiama non una
moralità passiva, compiaciuta, contemplativa o consolatoria, ma una attitudine critica da non abbandonare, una tensione continua verso la realtà, il
rifiuto di uno storicismo da quattro soldi che, riducendo a formula abusiva
l’hegeliano “tutto ciò che è reale è razionale” spalma di acquiescenza qualsiasi comportamento pubblico o privato. Il moralista non mugugna, non si
appaga delle barzellette antiregime. Esce allo scoperto, e non è frenato dal
timore d’essere sgradito, o sgradevole. Non si fa incantare dal realismo di
chi invoca la natura ferrigna della politica come un salvacondotto che legittima qualsiasi azione, anche quando il tornaconto personale è l’unica molla.
Va – quindi - rifiutata l’idea dei “tutti ladri” vista come un atteggiamento
pericoloso e distruttivo che ha le sue origini proprio nella cancellazione
della moralità nella politica, anzi della politica in quanto tale.
Rodotà, anche richiamando alcuni suoi scritti dell’inizio degli anni
Novanta, ripercorre le principali tappe del deturpamento della vita civile
di questo Paese.
Morale e politica hanno perso di dialogare tra loro, sono stati considerati
due corpi separati.
Le regole sono diventate non più il prodotto di quel confronto, ma il frutto
di nudi patti di potere. Si è voluto dimostrare “visibilmente, ostentatamente addirittura, che ogni pretesa di far valere interessi generali, logiche
non proprietarie, valori culturali, diritti dei cittadini è ormai improponibile:
e c’è spazio solo per negoziazioni, accordi, sopraffazioni magari, ma solo
tra soggetti forti, che creano essi stessi le regole, affrancati ormai da ogni
legge o codice.
L’elogio della morale è, quindi, l’elogio dell’etica pubblica che trova i suoi
riferimenti nei valori della Costituzione repubblicana.
Alla moralità che la Costituzione trasuda, sono collegati alcuni principi che
Rodotà efficacemente sottolinea.
Secondo l’art. 54 della Carta costituzionale il comportamento dei cittadini
cui sono affidate funzioni pubbliche, dev’essere improntato a disciplina e
onore.
Al potere giudiziario spettano i compiti per i quali è preposto. Tra questi
non vi sono quelli di Tribunale della classe politica. Ciò spetta al dibattito
politico, sia dentro i partiti, sia tra le contrapposte forze politiche.
Il disvalore dell’azione di un leader politico non può essere confinato a
quanto è penalmente rilevante. L’art. 54 parla di onore, dunque di etica
10 Konrad febbraio 2012
Stefano Rodotà, Elogio del moralismo,
Laterza, Roma – Bari, 2011, pp. 94, € 9,0
pubblica, non di codice penale.
Un corollario di questo principio Rodotà lo rinviene nell’art. 6 del Codice
di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, secondo il quale la sfera privata delle persone note o che
esercitano funzioni pubbliche, deve essere rispettata se le notizie e i dati
non hanno alcun rilievo su loro o sulla loro vita pubblica.
Democrazia non è semplicemente governo del popolo ma governo in
pubblico. Inammissibile è, pertanto, la menzogna o la pretesa di una classe
politica di non rendere conto dei propri comportamenti.
L’art. 139 della Costituzione – ce lo ricorda Rodotà - ha anch’esso un
significato ulteriore rispetto a quello apparente. Quando si dice che la
forma repubblicana non può essere oggetto di
revisione costituzionale non si vuole solamente
porre un ostacolo al ritorno alla monarchia.
Si prescrive, invece, che il sistema costituzionale, rappresentato nei suoi principi supremi,
non possa essere sovvertito o modificato nel
suo contenuto essenziale, neppure da leggi di
revisione costituzionale.
Nel precedente Governo Berlusconi stavano
affiorando iniziative e proposte per “passare da
un sistema di scelta dei rappresentanti a uno di
investitura diretta del premier con una personalizzazione estrema del potere che assume
inevitabilmente caratteri autoritari. Per passare da un sistema di mediazioni istituzionali ad
uno che si organizza intorno a rapporti diretti
tra capo e popolo, e così assume una innegabile natura plebiscitaria. Si
voleva passare da un sistema di separazione dei poteri, di pesi e contrappesi ad un sistema di concentrazione del potere che sostanzialmente
cancellava ogni forma di controllo. Si voleva passare ad un sistema dove
i circuiti istituzionali sono sostituti da quelli della comunicazione, sì che il
controllo totalitario di questi ultimi viene presentato come una necessità
perché il governo possa realizzare senza inciampi il suo programma,
con l’inevitabile conseguenza che chiunque usi i mezzi di comunicazione
per esprimere critiche venga considerato come un oppositore illegittimo
perché non accreditato dal voto popolare.
All’eversione quotidiana, a uno stillicidio di comportamenti che stravolgono
il funzionamento delle istituzioni e dell’intera vita pubblica che fanno venir
meno quella fiducia dei cittadini che rappresenta il carburante indispensabile per il buon funzionamento della macchina democratica, si contrappone
l’intransigenza del moralista. Lui, che ancora crede che senso dello Stato e
delle istituzioni non siano un’anticaglia può, con la sua azione, in qualsiasi
contesto questa avvenga, contribuire al rafforzamento degli anticorpi democratici. A quel moralista Rodotà ha pensato quando ha scritto questo libro.
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Alessandro Giadrossi
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11 Konrad febbraio 2012
C'era c'è e ci sarà una volta
’
le
sp un ti da un lib ro di fa vo
Dacché l’uomo ha parola esiste una catena che lo unisce fatta delle sue
stesse storie e favole che assumono infinite varianti. Alla fine, o all’inizio,
ogni uomo nato è l’inizio di una storia.
Le storie presero vita con la prima forma di linguaggio ed esistono, consapevolmente o meno, grazie al tempo, inarrestabile, che l’uomo riesce
parzialmente, e illusoriamente, a governare grazie alla memoria (con lo
stupore e l’emozione che questa riesce a procurare) di chi dalla vita le
racconta a un’altra vita che le ascolta.
Gli animali, per quanto ne sappiamo, non si raccontano storie (al massimo si comunicano informazioni più o meno istintive) ma noi possiamo
fargliele raccontare, fingendo, certo, ma con una falsità che ci serve, ci fa
capire, ci confonde, ci incanta.
Dopo il tempo c’è il luogo, indispensabile per la loro creazione ma non per
la continuità della sua vita orale, “volante”: se non possono nascere favole eschimesi nelle foreste del Congo, possono però esservi là raccontate.
Accolgo e consiglio calorosamente il libro di Andrea Satta per la sua idea,
antica e sempre valida, di diffondere favole, cioè storie che incantano
la mente infantile, quella che possedevamo e che facciamo sempre più
fatica a recuperare.
Satta, pediatra, musicista e scrittore, ha riunito delle storie in una più
grande che le abbraccia tutte: il suo ambu (ambulatorio pediatrico) nella
periferia di Roma accoglie storie, storie vive che hanno timori, curiosità,
dubbi, necessità con le quali, se sei almeno un po’ intelligente e sensibile,
ti è concesso il tempo di conoscere e capire (tu medico che hai la fortuna
e l’obbligo di ascoltare sintomi, che non sono altro che storie fisiche: ogni
dettaglio racconta; Non derido. Ascolto, rispetto, colloco, sorrido). E se
sei un artista cosa fai? Beh, chiedi alle mamme e ai papà di scambiarsi
storie, quelle storie, o favole, che venivano raccontate a loro prima di non
essere più solamente figli, cioè prima di diventare genitori, e le riunisci
in un libro, magari accennando ogni volta alla persona che la racconta,
e alla storia di cui è portatrice. Puoi scoprire che raccontare non serve
solamente a intrattenere ed emozionare i bambini ma a conoscere altri
genitori di altre nazionalità (l’ambu, per natura, è multietnico – a contare
sono 35 Paesi – come non lo è ancora il nostro stato) con spaccati di vita
che possono come minimo riflettersi sulla situazione presente (“’Emigrare
è un dolore e una speranza’ – mi disse una sera una mamma”) dato che
questi incontri servono a scambiare culture.
In queste fiabe, favole o storie, possiamo trovare
quella che premia la bontà, quella che finisce male,
quella che riscatta un torto, quella che affossa la
giustizia, quella fondativa di una città, quella moralista,
pedagogica, edificante etc: perché servono anche a
questo, a dire la verità.
Le favole raccontate portano aria fresca e imprevista
e ci ripetono che esistiamo, che abbiamo uno scopo e
che a un certo livello siamo tutti uguali. Per questo alcune favole qui raccolte si assomigliano e la paternità
di una favola, di una storia non esiste, come non esiste
il nome di una rondine o di un tramonto.
La congiunzione fra le favole dei genitori e la pratica
Illustrazione di Giulia Canziani
medica del pediatra avviene nel rapporto col bambino: Io il camice non lo
uso mai, spesso mi siedo per terra, cerco l’altezza bimbo, mi diverte, ed è
proprio ciò che fanno le favole.
La prosa di Satta è onesta e semplice; se giudica lo fa chiaramente (I padri assenti non sono padri. I padri mammi non li sopporto; Lotto contro la
medicalizzazione dell’infanzia e non è una partita facile) e si sbraccia nel
dare consigli e proporre il proprio punto di vista (Un bambino è sano finché non è malato e non viceversa; Nessun bambino è campione, nessuno
è più bello, nessuno è migliore, nessuno, nessuno, solo ognuno è unico).
Sul sito http://www.letteratura.rai.it/articoli/andrea-satta-ci-sar%C3%A0una-volta/2811/default.aspx. potrete trovare una presentazione, sincera e
senza pretese, dell’autore.
Ovadia scrive nell’Introduzione che saper raccontare, in qualche misura
è già saper dissipare le tenebre, ed è vero, dato che conoscersi significa
tracciare una linea di civiltà, sapere che gli altri sono esseri umani e non
numeri o cose, che possono essere di aiuto o avere bisogno e, alla fine,
sarà più difficile farsi del male. Conoscersi è la strada: credo che questa,
oltre all’incantamento, sia un po’ la finalità delle favole, che così si eternano e si eterneranno finché ci sarà una bocca che parlerà a delle orecchie
che ascolteranno.
Riccardo Redivo
Nota carina: nei ringraziamenti abbiamo – finalmente! – un
medico che chiede scusa ai farmacisti che sopportano la
mia grafia.
Andrea Satta
Ci sarà una volta. Favole e Mamme in Ambulatorio,
illustrazioni di Sergio Staino
testi di Dario Vergassola e Moni Ovadia,
Infinito edizioni 2011, pp. 124, € 12,00
Elisir
di Elisabetta Turati
Trieste
Via Crispi, 17
tel 040 3480704
12 Konrad febbraio 2012
siamo tutti intelligenti
Statistiche
Durante l’ultima riunione della redazione di Konrad, ci è capitato di parlare
di statistiche, e abbiamo osservato che non sempre è semplice capire
qualcosa, poiché i dati facilmente possono confonderci. Se poi i numeri
sono messi ad arte in una certa maniera, allora è quasi sicuro che interpreteremo in maniera distorta quanto ci viene presentato.
Tante volte, al telegiornale, ci parlano dei dati di borsa, e può capitare che
ci dicano il lunedì, ad esempio, che c’è stato un calo del 10%, ma poi il
martedì un aumento del 10%, quindi la perdita del giorno precedente è
stata annullata. Nulla di più falso, giacché se fossimo partiti da un valore
simbolico di 100, con una perdita del 10% arriviamo a 90, e con un successivo aumento del 10% (che equivale ad una crescita di 9) arriviamo
a 99, anziché a 100. La perdita è stata quindi dell’1%. Per fortuna sbalzi
del 10% non capitano mai in un giorno, ma il numero è stato scelto per
praticità nel nostro esempio.
Cito un altro esempio che forse ci può stupire. Ammettiamo che per fare
dei lavori, la nostra piscina rettangolare debba venir ridimensionata, e
un lato debba venir accorciato del 30%. Decidiamo a questo punto di
allungare l’altro lato del 40%, pensando che magari così ne guadagniamo
qualcosa. In realtà, se la piscina avesse avuto ad esempio 100 unità di
area, dopo l’accorciamento di 30% di un lato, l’area diventa di 70 unità, e
con l’allungamento di un lato del 40%, arriviamo a 98 unità, con un calo
del 2% rispetto all’inizio.
Il risultato appena citato forse non era previsto, ma… quando vediamo
una statistica, la controlliamo, oppure ci fidiamo? Anche il nostro quotidiano cittadino “Il Piccolo” qualche volta può cadere in fallo. Ecco cosa
ci ha presentato alcuni anni fa.
LA SINISTROSITÀ 2003-2004 NELLA PROVINCIA DI TRIESTE
ANNO 2003
Incidenti mortali
ANNO 2004
VARIAZIONE %
2
3
+3,4%
Incidenti con feriti
222
252
+11,9 %
Incidenti con danni
212
256
+17,2 %
Totale incidenti
436
511
+14,7%
Leggiamo la prima riga: se gli incidenti mortali passano da 2 a 3, riteniamo
che l’aumento sia stato del 50%, e non del 3,4%, come pubblicato. Anche
i dati delle righe inferiori sono tutti errati, e stranamente la percentuale è
sempre inferiore a quella esatta… avranno licenziato il proto? A parte il
fatto che il buon senso ci suggerisce di non fare statistiche su valori piccoli
(come il nostro: 2 eventi in un anno), le variazioni sono tutte come se
qualcuno dovesse fare bella figura con i dati presentati...
Qualche tempo dopo l’uscita di questa statistica, Trieste è risultata fra
le migliori città italiane per la qualità della vita… mica grazie a questa
tabella?
© Giorgio Dendi
Il sacro rituale dei guerrieri di Psiche
Lo psichiatra Marco Bertali ha recentemente pubblicato con la EIFIS il
dvd con libro Il sacro rituale dei guerrieri di Psiche;anche con questa ulteriore proposta editoriale Bertali continua a porsi nell’ambito dell’approccio
olistico alla salute e al bene-essere, , rimarcandone puntualmente le
oramai riconosciute evidenze scientifiche.
“Il sacro rituale dei guerrieri di Psiche” è una pratica meditativa, sia introspettiva che espressiva, che l’autore ha elaborato nel tempo per meglio
rappresentare e testimoniare la metafora del guerriero di Psiche.
Tale metafora è stata proposta dall’autore stesso in precedenti scritti ed
in particolare nel libro
“Psichiatria come
Medicina dell’Anima”
(Macro ed.)e vuole
significare il ruolo che
ognuno può svolgere
nella sua vita quando
venga a riferirsi
all’energia a al potere
di Psiche, della propria Anima cioè.
Il guerriero di Psiche
è colui il quale riesce
innanzitutto a trovare
autentici radicamento
e centratura interiori,
quindi ad aprirsi a
comprensione e
saggezza, infine a
donare amorevolezza
e bene-volenza a se
stesso e agli altri.
Questi talenti animici essenziali
il guerriero di Psiche dapprima li
utilizza per attraversare i propri
intimi disagi e dolori;poi per portare
in società, in modo intenzionato,
determinato e concreto i valori
della sacralità, della spiritualità,
della trascendenza. E tutto ciò
comporta anche il doversi esporre
e contrapporre alla pervasività e
alla prevaricazione di quegli atteggiamenti sempre più materialistici e
disanimanti di tanta parte della cultura contemporanea.
Tale atteggiamento culturale in particolare lo si vede nel tentativo,
promosso dalle multinazionali del farmaco, di far passare le sofferenze
psichiche come mera disfunzione cerebrale da trattare con molecole
chimiche impropriamente chiamate psicofarmaci(certamente non sono
buoni rimedi per Psiche, la nostra Anima);a tal proposito è da ricordare
che Bertali è anche promotore e referente di “SOS Cervello”, campagna
sociale di psicofarmaco-vigilanza(www.sos-cervello.it).
Il sacro rituale, composto da 21”passi”, attraverso l’integrazione di
momenti introspettivi con altri di espressività gestuale e vocale, ci guida
a radicarci agli ordinamenti sottili del mondo, a riconnetterci con la nostra
Anima, a portare consapevolezza ai nostri chakra(i centri psico-energetici
del nostro organismo), a far fluire le emozioni custodite nel nostro Corpo,
a sciogliere sofferenze e dolori, a risvegliare il nostro guerriero interiore,
a celebrare il senso mistico e sacro della nostra vita, a donare al mondo
Amore, giustizia, pace…
Ad integrazione degli esaurienti insegnamenti contenuti nel dvd e nel
libro allegato, l’autore è anche disponibile a tenere specifici incontri
seminariali([email protected]).
rubrika.pika.si
13 Konrad febbraio 2012
ˇ O NOVO LETO
SRECN
Cari amici di Konrad,
essendo questo il primo
articolo del 2012 approfitto
per farvi gli auguri di buon
anno in sloveno: srečno
novo leto! (leggi ssrečno)
Felice anno nuovo!
Ma qual è il significato
dell’augurio sloveno?
Partiamo dall’ultima parola. Leto significa anno.
Novo equivale a nuovo. Srečno è invece un aggettivo che ha diverse
sfumature di significato. Esso può essere tradotto in vari modi: felice,
contento oppure fortunato. Nel nostro caso il termine srečno equivale a
favorevole, propizio. La frase slovena racchiude in sé l’idea che l’anno
nuovo si svolga in modo favorevole. E questo, cari lettori, ve lo auguro di
cuore. Durante le festività natalizie gli auguri sono all’ordine del giorno. Auguri in
sloveno si dice srečno (leggi ssrečno).
Poc’anzi si è visto che srečno, inteso come aggettivo, può significare
anche fortunato. Il termine srečno viene usato anche come saluto di commiato. In italiano si potrebbe tradurre con buona fortuna.
Srečno è anche il saluto dei minatori sloveni. Chi più di loro ha bisogno
di fortuna, di sreča (leggi ssreča), nell’esplorare le gallerie alla ricerca del
prezioso minerale. Altrettanta sreča è necessaria per uscire incolumi dal
pozzo minerario.
Si è visto che leto significa anno, mesec (leggi mesez) equivale a mese.
La c slovena si legge come la z aspra presente nella parola stazione. La z
aspra si trova anche nel dialetto triestino. Il termine zivola (cipolla) contiene
infatti il medesimo suono di stazione.
È giunto il momento di analizzare i nomi dei mesi.
I mesi hanno in sloveno una doppia denominazione latina e slava. La
denominazione latina viene usata nel linguaggio corrente.
Qui di seguito trovate la denominazione latina:
italiano
sloveno
gennaio
januar (come j in Jesolo)
febbraio
februar
marzo
marec (leggi marez)
aprile
april
maggio
maj
giugno
junij
luglio
julij
agosto
avgust (leggi august)
settembre
september
ottobre
oktober
novembre
november
dicembre
december (leggi dezember)
La denominazione slava è obsoleta, ma degna di un approfondimento, in quanto ci rivela la vita dei contadini sloveni scandita dal ritmo
della natura e dal lavoro nei campi.
Prosinec (leggi prosinez) è l’antico nome sloveno che si usava per
il mese di gennaio. Il termine deriva da una parola protoslava che
originariamente significava splendere oltre. Il questo mese infatti il
sole incomincia a fare capolino da dietro le nuvole.
Svečan (leggi ssvecian) indicava il mese di febbraio. Esso contiene la
parola sveča (leggi ssvecia) che significa candela. È molto probabile che
svečan si riferisca alla Candelora (in sloveno svečnica, leggi ssvečniza),
festa cattolica della Purificazione della Madonna che ricorre il 2 febbraio,
nella quale si benedicono le candele (sveče, leggi ssvecie).
Sušec (leggi suscez) era il mese di marzo. Suša significa aridità, siccità. Il
termine allude probabilmente alla scarsità delle precipitazioni, un evento
che condizionava il lavoro dei contadini.
Aprile veniva chiamato mali traven ovvero piccolo erboso. Trava significa
infatti erba. In aprile l'erba inizia a crescere. A maggio l'erba, la trava, è già
alta. I contadini sloveni chiamavano questo mese il grande erboso: veliki
traven.
Giugno è il mese dei fiori. Anche in questo caso la natura suggerisce il
nome del mese: rožnik. La parola deriva da roža che significa fiore (la ž si
legge come la g di gigolo).
A luglio i contadini iniziavano a falciare i campi. L'operazione si protraeva
fino al mese successivo. I lavori agricoli danno il nome ai due mesi estivi che
si chiamano rispettivamente mali srpan e veliki srpan. Questi termini derivano da srp che significa falce. Luglio veniva chiamato il mese della piccola
falce, mentre agosto era il mese della grande falce: entrambi alludono alla
falciatura del grano nei campi.
Meno chiara è l'etimologia di settembre che anticamente si chiamava
kimavec (leggi kimavez). Questo termine deriva probabilmente da kimati che
significa annuire, sonnecchiare.
Ottobre è il mese della vendemmia. Esso veniva chiamato vinotok, una
parola composta da due termini: vino e tok. Tok significa in questo caso
corrente intesa come movimento di masse liquide in una data direzione.
Il termine vinotok potrebbe essere quindi tradotto come il mese, nel quale
scorre il vino.
Listopad era il mese di novembre. Si tratta di una parola composta da list
che significa foglia e pad che equivale a caduta. Ancora una volta ci imbattiamo in un termine che allude alla natura e ai suoi cambiamenti. Listopad è
infatti il mese in cui cadono le foglie.
Dicembre veniva chiamato gruden. Quest'ultimo deriva da gruda che significa zolla di terra. Con il termine gruden si intendeva probabilmente il mese in
cui le zolle di terra si congelano. La parola rimanda pertanto ai campi spogli
di colture, dove la terra è formata da zolle che si congelano a causa del
freddo. Gruden è anche un cognome molto diffuso sul Carso.
Queste espressive denominazioni slave legate, come si è visto, alla natura
e alla lavorazione dei campi, non vengono più usate nella lingua slovena.
Esse sono presenti in croato e vengno usate nella lingua corrente. Il croato
non conosce infatti la denominazione latina dei mesi. Alcune sono molto simili
a quelle slovene. Un esempio è travanj (leggi travagn) che in croato indica il
mese di aprile. Il termine contiene la parola trava che anche in questa lingua
significa erba. Travanj è quindi il mese, nel quale cresce la trava, l'erba.
Molto probabilmente anche le altre lingue slave conoscono una terminologia
dei mesi simile a questa.
Invito i lettori ad esprimere la loro opinione in merito scrivendo a: [email protected]
Bibliografia: Marko Snoj, Slovenski etimološki slovar, Ljubljana, Modrijan
založba, 2009; Giovanni Tallone, Lingua slovena grammatica di base,
Udine, Editore Aviani & Aviani, 2004 (pag. 69).
Tanja Seganti
un bene senza fine
14 Konrad febbraio 2012
la sofferenza curiosamente appaiono reali. È
quindi un imperativo fare qualunque cosa possa
evitare queste spiacevoli sensazioni a noi stessi
Così siamo giunti all’anno fatidico. Conosciamo perfino
e agli altri.
la data e l’ora dell’evento: 21 dicembre, giorno del
In genere le religioni pongono l’accento sul rispetto
solstizio d’inverno, che quest’anno cade (con gran gioia
delle leggi divine e sulla “vita eterna” che otterranno i
dei numerologi) alle 11 e 11 minuti. Per i meno informati:
virtuosi. Mi permetto due considerazioni: primo, sull’al
stiamo parlando della fine del mondo. È da diversi anni,
di là, nonostante tutto quello che se ne è parlato nei
dal 1987 per l’esattezza, data di uscita del libro di José
secoli, non c’è niente di certo. Secondo punto, oserei
Argüelles The Mayan Factor (uscito in Italia come Il
dire ancora più importante, fare qualcosa in vista
fattore Maya. La via al di là della tecnologia) che si parla
di una ricompensa, fosse anche l’atto più coraggiodi questa presunta profezia maya, in realtà inventata
so, fosse anche il sacrificio più folle, non mi pare
dallo stesso Argüelles, sulla base di una ormai celebre
granché. Qualcuno, non rammento chi, aveva detto:
iscrizione ritrovata in Messico. Ma è in quest’ultimo
“anche se sapessi di essere destinato all’inferno,
decennio che è esplosa la mayamania, con metri cubi
continuerei a eseguire la volontà di Dio”. Secondo
di libri che minacciano catastrofi senza precedenti,
me chiunque applichi su di sé questa filosofia di vita
morte e distruzione. Da un paio d’anni a questa parte è
è degno del massimo rispetto. Un’idea del genere
emersa una corrente più “morbida”, secondo la quale
si avvicina alla mia tesi: che il bene vada fatto “per il
non avverrebbero catastrofi, bensì quello che viene
bene in sé” e basta. Le buone azioni si dovrebbero
definito un “salto quantico” nella “coscienza globale”
ripagare da sole, anche se Dio non dovesse esistere,
dell’umanità. In pratica che accada qualcosa o che non
anche se al di là di questo mondo ci fosse il nulla,
accada nulla i profeti cadranno sempre in piedi.
anche se non dovessero esistere le carceri né la
Ma una cosa è certa: prima o poi la fine ci sarà.
riprovazione sociale. Immanuel Kant al riguardo
Non sarà un discorso tanto allegro, ma è realistico.
distingue tra “azione prudenziale” e “azione morale”.
Sicuramente la fine più vicina per ognuno di noi (2012
Nel primo caso si tratta di un’azione fatta in vista di
permettendo) è la nostra morte individuale. Successivaun utile o per schivare una punizione: in quest’ottica
mente la storia insegna che tutte le civiltà antiche sono
timbrare il biglietto perché altrimenti il controllore ci
scomparse o sono state assimilate dalle civiltà dei popodà la multa o aiutare un infortunato per non essere
li emergenti e vincitori. Sarebbe presuntuoso pensare
colpevoli di omissione di soccorso ci fa forse essere
che la civiltà occidentale faccia eccezione. Ragionando
bravi cittadini ma non ha nulla di morale. Timbrare
ancora più in là, la paleontologia ci insegna che tutte le
il biglietto perché si usufruisce di un servizio che si
specie viventi mutano continuamente e si estinguono.
trova giusto pagare, così come soccorrere un ferito
Pure le antiche razze umane e pre-umane che ci avrebperché è naturale e umano, queste sì che sono azioni
bero preceduto sono scomparse, per lasciare spazio
morali e responsabili.
all’Homo sapiens sapiens, ovvero a noi. Verrà quindi
Le leggi in una società complessa come la nostra
probabilmente il giorno in cui la fiaccola del “dominasono probabilmente un male necessario. Ma, commi
tore” passerà a qualcun altro. Proiettandoci ancora più
e cavilli a parte, le principali norme della convivenza
in là nel tempo, si sa che avvengono periodicamente
con gli altri dovrebbero essere naturali e spontanee.
eventi catastrofici di portata globale, causati dall’impatto
Va considerato – ed è un fatto purtroppo poco pubblidi grandi comete con il nostro pianeta, eventi in grado
cizzato, perché non fa notizia – che se il mondo bene
di “resettare” la vita sulla Terra. Fra qualche miliardo di
o male sta ancora in piedi e non ci siamo autodistrutti
anni lo stesso Sole comincerà a perdere colpi, e prima
da tempo immemorabile è perché giorno dopo giorno
Nelle immagini, dall'alto in basso
di spegnersi si espanderà inghiottendo il nostro pianeta.
miliardi di persone fanno il loro dovere incondizionata– il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804)
Infine troviamo l’appuntamento con la fine dell’Universo
mente: madri che allevano e amano i loro figli senza
– la nebulosa Elica, chiamata popolarmente
“Occhio di Dio”, che ci osserva da 650 anni luce
conosciuto, che secondo gli astronomi potrà avvenire
“obbligo di legge”, lavoratori che eseguono il loro
di distanza
in modo violento con il cosiddetto “Big Crunch” (ovvero
compito semplicemente perché “va fatto”, persone
– “Terra” e “cuore” in inglese si scrivono
“grande implosione”) oppure con il lento e progressivo
che aiutano il prossimo senza altro tornaconto che
quasi uguali: “earth” e “heart”. Il più semplice
spegnimento di tutte le stelle. Dopodiché potrebbe
e completo manuale di filosofia pulsa dentro
la sensazione di aver fatto il giusto. Non c’è bisogno
ognuno di noi
anche nascere un nuovo universo, ma questo è un altro
dello sguardo delle ormai proverbiali “telecamere
paio di maniche. Per completare il quadro consideamiche” disseminate nelle nostre città, né dell’occhio
riamo che la morte è insita nelle stesse particelle che
divino che tutto scruta, c’è uno sguardo ben più critico
compongono la materia: pare che perfino il protone, uno dei mattoni più solidi
ed esigente, che non riposa mai e che – credenti o non credenti, kantiani
e robusti del mondo che ci circonda, non sia eterno, e alla fine della sua
o no – spia ogni nostra mossa, ogni più recondito pensiero: l’occhio della
lunghissima vita si dissolva in un breve lampo di energia.
coscienza. Ascoltiamolo e le cose andranno certamente meglio.
Tutto questo per introdurre a una mia semplice, antica riflessione: perché
Praticare un bene senza fine dovrebbe essere il nostro unico fine.
arrabattarsi tanto ad “essere buoni”, rispettare gli altri, proteggere l’amFine.
biente, faticare tanto per migliorare noi stessi e la società in cui viviamo se
Francesco Gizdic
ogni cosa finirà? Una mia risposta è che, in un mondo così precario, un
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mondo che potrebbe benissimo essere un sogno o un’illusione, il dolore e
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15 Konrad febbraio 2012
Diritti umani: le sfide del nuovo anno
“Tabula rasa dei diritti umani in nome della
sicurezza nazionale dopo l’11 settembre 2001,
Guantanamo ancora lì nonostante Obama
avesse promesso di chiuderla, rendition (trasferimenti illegali, sparizioni forzate) attuate dalla
Cia che ha deportato persone in tutto il mondo,
Italia compresa, discriminate le minoranze,
carcerazione per motivi di opinione, tortura. È
una vergogna!”
Lo scorso dicembre, a Trieste, al liceo “Galilei”
e poi durante il Concerto dell’ Opera Giocosa diretto dal maestro Zannerini nella sala
“Giubileo”, Paolo Pignocchi, coordinatore per
l’Europa di Amnesty International, ha denunciato
questa sospensione dei diritti umani in tutto il
mondo nel 50° anniversario della fondazione
dell’organizzazione umanitaria e nel 63° della
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E ha
invitato a firmare gli appelli in difesa di detenuti
russi ai quali sono negate cure mediche, e della
giornalista Anna Politkovskaya, affinché i
mandanti del suo omicidio vengano consegnati
alla giustizia.
L’anno nuovo si apre con la speranza che in
Nord Africa e nel Medio Oriente le rivoluzioni in atto puntino a riforme
democratiche e alla tutela dei difensori dei diritti umani, alla lotta contro
la tortura, i maltrattamenti, le esecuzioni e che vengano protetti i civili
durante i conflitti e i diritti delle donne.
Dopo le denunce per l’inquinamento causato nel delta del Niger (Nigeria)
dalle industrie petrolifere (Shell, Total e l’italiana Eni), la mobilitazione
verso le aziende multinazionali perchè rispettino i diritti umani delle
popolazioni locali si è estesa alla raffineria di bauxite della Vedanta che
nello stato dell’Orissa nell’India orientale ha inquinato l’aria e l’acqua con
danni per la popolazione locale.
In Europa la comunità Rom subisce attacchi razzisti, espressioni di odio,
discriminazione, povertà ed esclusione; i bambini sono spesso posti in
classi per alunni con “lievi disabilità mentali” oppure segregati etnicamen-
te e le famiglie sono colpite da
sgomberi forzati.
Gravi violazioni dei diritti umani
contro i Rom anche in Italia. A Torino, il 10 dicembre, sono state incendiate le loro roulotte
durante una manifestazione di solidarietà per
una ragazza che aveva falsamente denunciato di essere stata stuprata da Rom stranieri.
A Milano le giunte comunali che si sono
succedute, compresa quella di centrosinistra
guidata da Pisapia, sono state accusate di
aver proceduto a sgomberi forzati senza
umanità e garanzie.
In molti stati dell’Europa centrale e orientale sono frequenti i casi di discriminazione
contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e
transgender (Lgbt); non sono state concesse
le autorizzazioni per l’organizzazione dei
Pride e le persone non ricevono un’adeguata
protezione contro i frequenti attacchi omofobi.
In nome della sicurezza e succubi di politici
e mezzi di informazione che hanno accusato
migranti e rifugiati responsabili di atti criminali
e di allarmi sanitari, i governi europei hanno
ridotto la loro protezione. I rifugiati sono costretti a fuggire dalle persecuzioni, dai conflitti,
dalla disperazione economica e in Europa
cercano semplicemente la salvezza, la libertà, una vita migliore. Nel tentativo di raggiungerla ogni anno centinaia di persone muoiono e quelli che
ce la fanno subiscono detenzioni arbitrarie, espulsioni collettive, discriminazione, attacchi xenofobi. Se rinviati verso il paese di provenienza, in
violazione del principio di “non respingimento” previsto dalla Convenzione
di Ginevra del 1951, rischiano gravi persecuzioni.
Le sfide del nuovo anno sono enormi, conforta l’efficacia delle campagne di Amnesty International che in cinquant’anni ha contribuito alla
liberazione di cinquanta mila prigionieri, e l’ottimismo dei tanti che hanno
fatto proprio il detto cinese “meglio accendere una candela che maledire
l’oscurità”.
Giuliano Prandini
Lavaggio dei meridiani e riequilibrio dei chakra
Con il lavaggio dei meridiani e il riequilibrio dei chakra, otteniamo il ri-equilibrio del sistema nervoso, endocrino,
sanguineo, linfatico arrivando a un beneficio psico-fisico di tutto il corpo.
Anno 2012
Si parla tanto del 2012, ma poco cambierà, anzi è già cambiato. Stiamo già vivendo nella nuova era, dove
non c’è nulla di particolare, ma solamente l’energia che ci circonda, a una vibrazione più sottile. È necessario prendere coscienza di questa energia, per poter vivere in buona salute. Il corpo umano è una macchina
perfetta, con i suoi meccanismi di
apertura e di chiusura nell’assorbimento delle energie esterne. Ed è
importante imparare a metabolizzarle
per incanalarle nei vari meandri
Scuola di pensiero taoista
dell’essere, attraverso la rete dei
Lavaggio meridiani – equilibrio chakra
meridiani (canali) e conoscere la
funzionalità dei vari chakra (ruote o
www.bencichanita.it
motori). Per una corretta funzionalità
[email protected]
è necessario conoscere l’interrelazione tra i meridiani e i chakra.
I TRATTAMENTI INTENSIVI DI CST - TECNICA CRANIO-SACRALE
Nel programma delle attività dell’Accademia Cranio-Sacrale Metodo
Upledger e dell’Istituto Upledger Italia S.r.l., figura anche il Trattamento
Intensivo di CST.
Per saperne di più ci siamo rivolti al Dott. Diego Maggio Bsc. (Hons) D.O.,
CST-D che lo organizza una volta all’anno, a Trieste, presso la sede
dell’Accademia.
Innanzi tutto chiediamo al Dott. Maggio cos’è il Trattamento Intensivo di CST?
Il Trattamento Intensivo di CST è una modalità della Tecnica CranioSacrale con la quale il paziente/utente sarà trattato intensivamente,
appunto, per cinque giorni consecutivi e per cinque ore ogni giorno. I
trattamenti verranno effettuati da terapisti e operatori esperti di Tecnica
Cranio-Sacrale, con la continua supervisione di un medico. Ogni paziente/
utente riceverà questi trattamenti nella modalità multi-mano, eseguiti da
parte di un capo-terapista e dai suoi assistenti ed operatori. Il medico
responsabile assiste assieme a me che sono il supervisore e formatore.
Come mai questo trattamento si svolge a Trieste?
Devo premettere che la prima volta in cui io stesso ho partecipato come
terapista a questo tipo di trattamento (che per brevità chiameremo T.I.),
ero in America con il Dott. John E. Upledger; infatti è stato lui ad introdurre in tutto il mondo il Trattamento Intensivo di Tecnica Cranio-Sacrale
presso la sua clinica, all’Upledger Institute INC di Palm Beach Gardens, in
Florida, per poi diffonderlo nel mondo attraverso gli istituti Upledger, uno
per ogni nazione. In Italia, appunto, l’Istituto Upledger Italia che io rappresento, è l’unico autorizzato ad applicare il T.I. attraverso l’Accademia
Cranio-Sacrale Metodo Upledger.
Chi è il Dott. John E. Upledger?
Il Dott. J. E. Upledger è un medico chirurgo e osteopata anglosassone (nei
paesi anglosassoni l’osteopatia è riconosciuta come professione sanitaria)
ed è famoso in tutto il mondo per essere stato il pioniere e l’evolutore della
CST (Cranio Sacral Therapy) fin dal 1980. Prima di lui la Tecnica e Terapia
Cranio-Sacrale non esisteva e l’unica metodica di medicina manuale
conosciuta in questo settore specifico era l’osteopatia cranica riconducibile
al Dott. A. T. Still ed al Dott. W. G. Sutherland.
Uno dei pregi della CST del Dott. Upledger, oltre che ad applicare delle
tecniche manuali di mobilizzazione fasciale assolutamente non invasive, è
stato quello di valutare e trattare la componentistica emotiva che normalmente accompagna ogni tipo di trauma.
Gli studi del Dott. Upledger, negli anni, sono stati successivamente ripresi
da molte altre scuole che hanno creato discipline diverse, ciò non di meno il
Dott. Upledger ed il suo staff hanno continuato a perfezionare e ad evolvere
la CST, dando sempre maggior supporto al benessere delle persone.
È importante sottolineare che in Italia la CST è una tecnica del benessere,
complementare alle terapie mediche e successiva a diagnosi medica, e viene praticata sia da terapisti (medici, fisioterapisti, ecc.) che da operatori del
benessere (professionisti non ordinistici L. R. 13/2004 della Regione FVG).
Quali sono i benefici di questo tipo di trattamento?
Quando un paziente lamenta un dolore o una disfunzione fisica, dopo aver
accertato con il medico la natura del problema, di solito riceve una o più
sedute con un terapista, sedute della durata che varia dai 20 ai 30 minuti
ciascuna, nelle quali il terapista potrà avvalersi di tecniche manuali e/o di
alcuni strumenti meccanici e potrà consigliare al paziente il modo migliore
per aiutare se stesso verso la riabilitazione, suggerendo anche degli esercizi e, se è il caso, anche alcune modifiche rispetto al suo stile di vita.
Quello che è importante notare, è che il trattamento verrà “impostato” sul
sintomo dichiarato dal paziente.
Va detto che la CST è una metodica innovativa in quanto si prende cura
ugualmente del sintomo, ma lo fa andando a valutare il corpo nella sua interezza ed unicità, il che vuol dire che un dolore al collo può anche essere
causato da un modo di camminare non corretto o da un malfunzionamento
di un organo interno, in quanto il corpo si rimodella attorno alla causa che
provoca il sintomo. Ad esempio un “mal di collo”: la causa del problema
può portare a compensare la disfunzione attraverso una postura errata ed,
eventualmente, manifestare un sintomo doloroso esclusivamente come
elemento più apparente laddove il corpo non è più capace di sostenere il
problema di base.
Ecco quindi che la CST, a differenza di tante altre metodiche, investiga
attraverso il tocco manuale tutto il corpo e va a liberare con tecniche
fasciali tutte quelle aree in cui trova delle tensioni anomale, per poi ripristinare la funzionalità globale del corpo del paziente/utente migliorandone
l’omeostasi.
Prendiamo ora in considerazione i traumi. Sono di natura principalmente
fisica, ma alcune volte la loro natura è molteplice ed alla componente fisica
si sovrappone anche una componentistica emotiva. Che cosa vuol dire?
Vuol dire che a volte “mi rodo il fegato dalla rabbia” ed eventualmente
potrò sviluppare un dolore a questo organo che, se non trattato nella sua
completezza, potrebbe mantenere una disfunzione di sottofondo e ancora
una volta il corpo si rimodellerebbe ed eventualmente presenterebbe un
dolore fisico in una parte del corpo (ad esempio il “mal di collo”) che ne è il
suo riflesso.
Il Dott. Upledger in vista di queste complessità propone un trattamento
multi-mano, cioè 3 terapisti che lavorano contemporaneamente su ogni
paziente/utente e quindi 6 mani piazzate sul corpo stesso del paziente per
essere di massimo auspicio a quelle zone o “aree a bersaglio” del corpo
dando la massima incisività al trattamento.
A chi è rivolto?
Generalmente è rivolto a tutti coloro i quali sono “in disfunzione” o palesino
dolore cronico, qualunque ne sia la causa o ovunque si manifesti. Il T.I. può
essere applicato contestualmente ed in modo complementare alle terapie
allopatiche o ad altre terapie, sempre che non si necessiti di una soluzione
per la quale risulti necessario intervenire chirurgicamente.
Per maggiori informazioni e chiarimenti su questo tipo di trattamento o per
saperne di più sulla CST:
telefono: 040 3476191,
[email protected], www.istitutoupledgeritalia.it
SLOW MEDICINE
A Torino a metà novembre è nata, come essa stessa si definisce, una rete
in movimento di persone convinte che anche la medicina possa cambiare
ritmi e modelli. Tra loro c’è il triestino Andrea Gardini, a cui abbiamo
chiesto di cosa si tratta.
Ancora più slow? Non basta aspettare sei
mesi per una risonanza magnetica?
La parola slow messa assieme a medicine
equivale alla parola slow messa assieme a
food, cibo. Lo slow food nacque vent’anni fa,
rivendicando il diritto al piacere per un cibo
buono pulito e giusto, in contrapposizione
esplicita all’allora come ora dominante cultura
del fast food. La slow medicine pensa alla
cura come sobria, rispettosa e giusta: sobria,
sapendo che fare di più non vuol dire fare
meglio, rispettosa delle persone per quello
che sono e come lo sono, giusta nel senso di
equamente distribuita fra tutte le persone e appropriata, costituita cioè dalle
migliori pratiche sanitarie, quelle più utili a risolvere i problemi di salute di
ciascuna delle persone trattate. La lista d’attesa per una risonanza spesso
è cosè lunga perché molte delle richieste per farla sono inappropriate,
e intasano quei servizi con i loro esami inutili. Ne patiscono quelli che
dell’esame hanno proprio bisogno e che devono attendere molto tempo per
poterlo fare... ma quella risonanza nucleare magnetica non è neppure detto
che sia utile rispetto ad altri esami che possono essere fatti, e che possono
aiutare anche meglio il medico a fare diagnosi ed il paziente ad avere
una risposta ai propri problemi. Ad esempio, raccogliere una buona storia
clinica, un racconto del paziente al medico sui suoi sintomi e visitare bene
il paziente. La gran parte delle diagnosi si può fare ancora con successo
con queste semplici attività di relazione, che in seguito possono essere
confermate dalla tecnologia per essere meglio specificate.
Equamente distribuita fra tutte le persone e costituita dalle migliori pratiche sanitarie. Non sarà troppo per il nostro sistema sanitario?
Se si usano le buone pratiche di efficacia dimostrata e una medicina
sobria, cioè appropriata nell’approccio e attenta nella comprensione dei
problemi delle persone e alla relazione con esse è dimostrato che si può
fare a meno di molte delle pratiche ipertecnologiche correnti, che spesso
non portano a risultati utili per la guarigione dalle principali malattie. Ci
sono d’altra parte approcci tecnologici che sono molto buoni, utili, ad
esempio come l’angioplastica, primaria nella cura dell’ischemia cardiaca, che previene l’infarto del miocardio e riduce la mortalità per questa
causa... questa anche se è una pratica tecnologicamente avanzata
oramai viene considerata un approccio corretto, e noi della slow medicine
pensiamo che gli approcci corretti sono per definizione slow... ma non tutte le migliori pratiche sanitarie hanno per forza un supporto tecnologicamente avanzato, e quindi è possibile garantire la sostenibilità del sistema.
Pensiamo solo all’eccesso di consumo di antibiotici nel corso di epidemie
influenzali, approccio sbagliato e dannoso per le persone e l’ambiente,
o la pratica, indotta dai produttori di farmaci, di ridurre i livelli di allarme
nel caso degli esami di laboratorio... in questo modo si curano gli esami
e non le malattie... l’epidemia di colesterolo alto è un tipico esempio...
l’ipercolesterolemia infatti è un fattore di rischio, non è una malattia... si
cura con movimento e dieta appropriata, con uno stile di vita decente... e
sostenibile per il sistema...
Questo modo di affrontare la malattia presuppone medici di base molto
qualificati, che abbiano anche il tempo necessario da dedicare ai pazienti.
Invece di solito li sbrigano con una sfilza di esami e li mandano da uno
specialista, spesso sbagliato. E il malato perde tempo, a volte prezioso.
Come fare?
18 Konrad febbraio 2012
Il rapporto con i medici di famiglia varia a seconda delle
aspettative dei pazienti e degli stili dei medici stessi di
condurre le relazioni terapeutiche.
C’è lo stile dell’iperprescrittore, anche ben descritto da
Alberto Sordi in un celebre film, ma c’è anche il professionista attento ai
problemi delle persone che cerca di garantire un minimo di esami e di
prescrizioni ed un massimo di assistenza e di ascolto. Il primo potrebbe
essere definito fast, il secondo slow. Visto che il secondo atteggiamento è
frutto, come il primo del resto, di un
abitudine culturale più che organizzativa, il lavoro che sta impostando
slow medicine è proprio quello
di convincere chiunque abbia un
rapporto terapeutico con un altra
persona che un atteggiamento
di ascolto rispettoso, che dedichi
tempo alla conoscenza delle storie
delle persone e dei loro bisogni e
che garantisca, nel rispetto della
normale metodologia clinica, anche
un uso appropriato delle risorse
che abbiamo a nostra disposizione, questo atteggiamento dicevo
paga anche dal punto di vista della
soddisfazione, sia del medico per il proprio lavoro sia del paziente per il
conseguimento di uno stato di salute migliore. Non è possibile imporre
un certo tipo di atteggiamento, ma è possibile consigliarlo ed aiutarci
assieme a conseguirlo. Cosiccome in slow food il consumatore viene
considerato co-produttore di cibi puliti, buoni e giusti, cosè la persona
in trattamento va considerato un co-progettista, un alleato nel cercare
assieme al medico ed all’organizzazione cui questo appartiene le vie
migliori (più sobrie, rispettose e giuste) per otteneere lo stato di salute
migliore possibile tenendo conto della sua storia, della sua età e delle
proprie aspettative...
Si diceva che una volta in Cina i medici venivano pagati finché i loro assititi erano sani. Voi date molta importanza alla prevenzione. Ma in questo
come in altri campi in Italia sembra che per la prevenzione non ci siano
mai mezzi. È tanto difficile?
La prevenzione è il primo atto slow. Può essere fatta da un singolo
individuo, sotto forma di mantenimento di uno stile di vita sano o da una
comunità, sotto forma di azioni per evitare il contatto con luoghi insalubri o
resi insalubri da attività inquinanti. Ormai è abbastanza chiaro ed evidente
che l’epidemia di tumori nella nostra civiltà avanzata è dovuta a inquinanti ambientali di vario genere e concentrazione. La prevenzione non
sarebbe difficile se la società fosse orientata a migliorare lo stato di salute
delle persone che la costituiscono. Fare politiche per la salute in genere
confligge con le politiche del profitto a tutti i costi. Per questo motivo è
così difficile.
T. C.
Andrea Gardini (1951). Medico, direttore sanitario dell’azienda ospedaliero universitaria di Ferrara. Per 14 anni pediatra ospedaliero, poi medico
di direzione sanitaria a Gorizia, Trieste, IRCCS Burlo Garofolo e direttore
a Monfalcone. Per 10 anni responsabile qualità ARS Marche. Socio fondatore ed attuale presidente SIQuAS-VRQ. Socio fondatore ISQua.
Risch ia d i c hi ud e r e
il mu s e o fe r r o vi a r i o d i t ri e ste
PER COLPA DELLA DIREZIONE NAZIONALE DELL'ASSOCIAZIONE
DOPOLAVORO FERROVIARIO E DELLA HOLDING DELLE FERROVIE
PROPRIETARIE DELL'IMMOBILE
Questa è stata la denuncia che il presidente dell’Associazione DLF di Trieste Claudio Vianello ha fatto in occasione della conferenza stampa di giovedì 12 gennaio
alla presenza del giornalista Paolo Rumiz e di altri esponenti della vita pubblica
cittadina. Il direttore del Museo ing. Carollo ed il presidente dell’associazione
Ferstoria dott. Leandro Steffè, nel loro appassionato intervento, hanno affermato
che per colpa di una meschina mentalità affaristica rischia di vanificarsi tutto il
lavoro volontario iniziato quasi 40 anni fa dalla Sezione Appassionati dei Trasporti
del DLF di Trieste e che ha portato all’inaugurazione ufficiale del Museo Ferroviario
l’8 marzo 1984, alla presenza dell’allora Ministro dei Trasporti Claudio Signorile e
del Direttore Generale delle Ferrovie dello Stato dott. Ercole Semenza. Da allora
molta acqua è passata sotto i ponti. La decine di mostre fotografiche, i viaggi con
treni storici e tutte le varie iniziative culturali portate avanti dai volontari del Museo
negli ultimi 25 anni rischiano di essere vanificate. Prima della privatizzazione, ai
tempi della Ferrovie dello Stato, il Dopolavoro Ferroviario aveva il museo e le altre
sedi in comodato d’uso in base ad una legge del 1929. Con la privatizzazione del
2003 il DLF è stato costretto a pagare 54.000 Euro di affitto annuale complessivo
per tutte le sedi con annessa la clausola della manutenzione ordinaria e straordinaria: un vero contratto capestro. Per il 2012 in base alle leggi del mercato
tale cifra verrà triplicata, arrivando a 140.000 (280 milioni di vecchie lire). Una
cifra che il DLF di Trieste non può permettersi. Intanto le Ferrovie hanno posto in
vendita la stazione di Trieste Campo Marzio che nel 2007 è stato acquistata dalla
società veneta Sviluppo 70. Solo i vincoli esterni ed interni, infissi compresi, posti
dalla Sovrintendenza alle Belle Arti hanno finora impedito che il Museo venisse
abbattuto per costruire al suo posto un enorme quartiere di cemento. Le Ferrovie
volevano già smantellare i binari, ma per ora sono state bloccate. Perciò adesso
hanno cambiato strategia: tentano di cacciare via i volontari e di chiudere il Museo
che così diventerebbe un inutile rudere. Gli 8.000 Euro di affitto solo per il Museo
a partire da gennaio 2012 dovrebbero diventare 24.000, e con le spese aggiuntive
si arriverebbe alla cifra iperbolica di 45.000 Euro di affitto annuale. Una quantità di
danaro enorme, per le scarse finanze del DLF triestino. Perciò il nuovo contratto
non è ancora stato firmato lasciando la situazione in sospeso. Senza i 24.000
Euro da versare a Roma, il Museo rischia di chiudere. L’unica speranza rimane il
sindaco Cosolini il quale ha assicurato che durante il suo incontro con l’A.D. delle
Ferrovie SpA ing. Moretti, in visita a Trieste il prossimo 2 febbraio, cercherà di
perorare la causa del Museo Ferroviario tentando di strappare almeno la proroga
di un anno. Anche l’assessore alla cultura del comune di Trieste Andrea Mariani
si è interessato recentemente alla vicenda, dando la propria parola d’onore che
tenterà di fare l’impossibile per salvare il Museo. In mezzo a tutto questo fervore di
iniziative preoccupa il silenzio del governatore regionale Tondo, dell’assessore alla
cultura De Anna e quello ai trasporti Riccardi che finora non si sono fatti sentire.
Sappiamo tutti che le varie privatizzate ferroviarie, da Trenitalia a Ferservizi considerano soprattutto le regioni come degli interlocutori privilegiati, mentre Comuni
e Province stanno in secondo piano. Quindi speriamo che a livello regionale si muova qualcosa, perché altrimenti le cose potrebbero andare a finire molto male.
G. U.
19 Konrad febbraio 2012
No al nuovo stabulario a Trieste!
Trieste dice NO alla costruzione di un nuovo stabulario, luogo di
tortura e di morte.
(vedi articolo di cronaca sul web de “Il Piccolo” di Trieste con
data 31 dicembre 2011)
La sperimentazione animale, o vivisezione, non è un metodo di
ricerca tollerabile nel 2012!
Oltre ad essere un metodo mai validato scientificamente è
anche chiaramente inaccettabile se si vuole rispettare la vita
tutta, e non può servire a proteggere la nostra specie. Tutte le
evidenze e le nostre attuali conoscenze scientifiche dimostrano
che la vivisezione è inutile e fuorviante, così come documentato
da importanti ricercatori, medici, scienziati, veterinari e come
testimoniano purtroppo i gravi danni e a volte le catastrofi farmaceutiche che si sono verificate per aver estrapolato all’uomo
i dati osservati su di una specie animale diversa. Tale errore
metodologico, tale pratica basata su presupposti anti-scientifici e
su modelli fuorvianti, è di fatto un ostacolo all’avanzamento della
ricerca bio-medica e alla scienza, e costituisce un pericolo per la
nostra salute lasciando l’essere umano come la vera inconsapevole cavia.
I fondi che arriveranno per la costruzione dello stabulario sono
459mila euro, soldi pubblici che invece di sovvenzionare un
vergognoso lager, potrebbero piuttosto essere investiti per
l’istruzione come per lo sviluppo di metodi di ricerca SENZA
l’inutile utilizzo e sfruttamento degli animali, oppure quei fondi
potrebbero aiutare finanziariamente coloro che non hanno la
possibilità economica di studiare ma vorrebbero farlo, etc.
Venite a manifestare con noi, sabato 11 febbraio alle ore 1618.30, condividete con tutti i vostri amici e parenti, facciamo
sentire il nostro sdegno!
Se il numero di partecipanti sarà alto, creeremo un corteo per le
vie del centro di Trieste, altrimenti faremo una manifestazionepresidio in una piazza del centro città.
Potete confermare la vostra partecipazione nell’evento creato
su Facebook intitolato: No al nuovo stabulario a Trieste! Oppure
- per chi non ha un profilo su Facebook - scrivendo una mail
vuota con oggetto “Subscribe” alla mailing list: [email protected]
All’Università di Trieste si allevano per la vivisezione: Opossum,
Conigli, Ratti, Topi, Uccelli (Pulcini), Rospi africani. Per chi non
ne fosse a conoscenza, deve sapere che la sperimentazione
animale, oltre ad essere fatta sui topolini, viene praticata in maniera cruenta anche su un numero enorme di altre specie viventi
compresi gli animali definiti d’affezione come conigli, cani e gatti
esattamente come i vostri, quelli che avete a casa e dei quali vi
prendete cura, gli stessi che chiamate per nome e coccolate, ed
in altri luoghi vengono seviziati per inutili scopi di ricerca pseudoscientifica come per la produzione di nuovi cosmetici (prodotti
di bellezza che in realtà nascondono mostruose atrocità).
Nell’Unione Europea, solamente nell’anno 2008, vi sono stati
197.000 decessi per reazioni avverse al farmaco, tragedia cui ha
contribuito certamente un metodo di ricerca ingannevole come
la sperimentazione animale.
Amando gli animali non si può che essere solidali con battaglie
come questa in loro difesa.
Concludendo con una frase di M. Gandhi : “La civiltà di un
popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”, dimostriamo
tutti assieme che ci crediamo veramente!
Claudia Bognolo, Anna Stancanelli,
Micol Devescovi, Francesca Vitturi
cinema
20 Konrad febbraio 2012
DAI VIAGGI NEL TEMPO AGLI INTRIGH I DELLA POLITIC A,
RITORNA ALLA GRANDE IL MIGLIOR E CINEMA AMERICA NO
Il viaggio nel tempo come categoria dello spirito,
riservata solo agli artisti creativi? Può essere. La
fantasia diventa realtà nell’ultimo film di Woody
Allen Midnight in Paris, dove Gil (Owen Wilson)
è uno scrittore frustrato ed annoiato che si è fatto
i soldi scrivendo commedie insulse per la televisione americana. Egli è veramente entusiasta
della sua vacanza a Parigi mentre la moglie e
gli suoceri miliardari pensano solo a mangiare,
a bere e a fare acquisti nei negozi esclusivi. Un
giorno, stanco della moglie e dei suoi conoscenti
noiosi e pedanti si mette a passeggiare per le vie
notturne, dopodichè si ritrova come per miracolo
nella Parigi degli Anni Venti a stretto contatto con
personaggi storici come Scott Fitzgerald, Cole Porter, Ernst Hemingway,
Gertrud Stein, Pablo Ricasso, Salvador Dalì, Man Ray, Luis Bunuel, Erik
Satie ed altri che non ricordo. La ricostruzione maniacale va dalla ricerca
delle peculiarità decorative di quel periodo storico fino all’individuazione
di attori famosi che assomiglino fisicamente ai protagonisti di quell’epoca
ormai scomparsa che nel film di Allen viene descritta con dovizia di particolari. Ottimi tutti i comprimari, un po’ legnoso il protagonista Owen Wilson
che si sforza in tutti modi di parlare e gesticolare come Woody Allen, anche
se fisicamente non gli assomiglia per niente. Purtroppo in certi momenti il
film sembra un po' troppo studiato a tavolino, a cominciare dall’impeccabile
colonna sonora e da un uso della fotografia forse anche troppo sapiente.
Infatti le scene notturne ambientate nel passato sono tutte girate in una
penombra calda ed avvolgente, mentre il presente si svolge quasi sempre
alla cruda luce del sole, una luce che dissipa tutte le illusioni e fa ripiombare
il protagonista nel mondo di oggi, che lui comincia a trovare sempre più stupido, volgare ed ostile. A me è sembrato tutto un po' troppo facile ed ovvio,
anche la trovata finale che non vi svelerò e che mi ha lasciato leggermente
la bocca amara. Comunque il mio amore per il cinema fantastico ed il mio
rispetto per l’arte di Woody Allen mi hanno fatto perdonare questo ed altro.
Dalla Parigi dei favolosi Anni Venti all’America del futuro in un film duro e
gelido come una montagna di ghiaccio. Le Idi di Marzo di George Clooney
è un thriller ambientato nell’ambiguo mondo dell’alta politica. Il riferimento
storico contenuto nel titolo una volta tanto tradotto correttamente, è fin
troppo noto nel nostro Paese, e parla di tradimento e vendetta. Durante
la corsa alle elezioni primarie presidenziali nello Stato dell’ Ohio, Stephen
Meyers (Ryan Gosling ), l’addetto stampa del candidato democratico Mike
Morris (George Clooney), commette un’imprudenza accettando d’incontrare
il capo della compagine avversaria. Egli subito dopo si rende conto di avere
sbagliato e racconta tutto al suo superiore Paul Zara, ma è tutto inutile. Paul
ha un concetto quasi maniacale della lealtà umana, e nel giro di qualche
ora Stephen viene licenziato ed estromesso da ogni cosa. Sembrerebbe la
fine di una brillante carriera politica, ma Stephen ha un asso nella manica
di cui nessuno sospetta l’esistenza. La battaglia interna proseguirà senza
esclusione di colpi, lontano dagli occhi dei giornalisti considerati solo degli
squali assetati di sangue, ed alla fine qualcuno, o meglio dire qualcuna ci
rimetterà la pelle. È chiaro che qui siamo lontanissimi dal rigore morale
di film come Tempesta su Washington (1962) di Otto Preminger dove al
Congresso USA i senatori delle opposte fazioni si combattevano in maniera
spietata, ma sempre con grande correttezza e lealtà verso il loro Paese.
L’innegabile simpatia umana del Governatore Morris, candidato democratico alla primarie con idee radicali ancor più progressiste di quelle dell’attuale
presidente USA Barack Obama, crolla miseramente nel momento in cui gli
spettatori lo vedono piegarsi e cedere al ricatto come un vigliacco qualsiasi.
Il film indaga a fondo sui pericoli reali che corre la democrazia USA quando
la direzione del Paese arriva nelle mani di gente per cui i rapporti tra esseri
umani si dissolvono facendo sì che le parole stesse perdano totalmente
il loro valore. Sarebbe questo l’inizio di un processo che potrebbe portare
alla liquidazione della coscienza nazionale e ad una putrefazione generale
dello stato di diritto. Anche Clint Eastwood con il suo J.Edgar lancia un
grido d’allarme sui pericoli della trasformazione della società americana in
uno stato di polizia. Nulla a che fare con il vecchio film di Mervyn LeRoy
Sono un agente FBI (1959) dove attraverso la biografia dell’agente Chip
Hardesty (James Stewart) si faceva il panegirico del Federal Bureau of
Investigations, sempre pronto a proteggere i buoni ed a perseguitare i
delinquenti, a cominciare dai pericolosissimi comunisti. Il film di Eastwood
fa giustizia sommaria di tutti quei luoghi comuni, mettendo in scena una
biografia abbastanza credibile di J.Edgar Hoover, dal 1924 quando viene
nominato capo dell’FBI dal Presidente Calvin Coolidge, fino alla sua morte
avvenuta nel 1972 ai tempi di Richard Nixon, forse il peggior presidente di
tutta la storia degli Stati Uniti. Gli spettatori seguono le vicende di questo
giovane poliziotto ambizioso che in 48 anni di storia americana diventa un
personaggio potentissimo disposto a tutto pur di mantenere il suo potere.
Bravissimo Leonardo Di Caprio in una parte che non lascia molto spazio
ai sentimentalismi, e che lo costringe ad indossare delle impressionati
maschere facciali per simulare il progressivo invecchiamento fisico. Dal
proibizionismo e la lotta contro i gangster, al rapimento di Baby Lindberg,
dalla persecuzione spietata di artisti e scienziati sospettati di comunismo,
fino alle indagini illecite sulle Pantere Nere ed all’assassinio di Robert
Kennedy e Martin Luther King, il film contiene un grande affresco su 50
anni di vita americana, accompagnato da scorci non banali sulle vicende
private del protagonista. La sottomissione alla volontà della madre dispotica
e manipolatrice, il rapporto ambiguo con le donne, l’amicizia fraterna con il
collaboratore Clyde Tolson che con il tempo si trasforma prima in diffidenza
e poi in aperta ostilità, sono tutte finestre inedite aperte sulla vita di una
persona che nel bene, ma soprattutto nel male, ha rappresentato e sta
rappresentando tuttora la parte più retriva, reazionaria e paranoica degli
Stati Uniti d’America.
Gianni Ursini
dott. Majaron
Leonarda
Bilanciamento craniosacrale - Cromopuntura
Test intolleranze alimentari - Fiori di Bach
Dieta Psicosomatica
Associazione Regionale
Via San Lazzaro, 7 - Trieste
Biodinamica Cranio Sacrale 347 6910549 www.bcstrieste.it
Centro Trattamento e Formazione
[email protected]
teatri di confine
la cot ogn a di rum iz
21 Konrad febbraio 2012
LA LIBERTà DI AZADE
È il 7 gennaio del 1997 quando l'ingegnere Max Altenberg parte da una
Vienna imbiancata di neve per andare in Bosnia, a Sarajevo. Non sa
ancora che lì incontrerà Maša, una donna selvaggia, "dall'occhio tartaro e
i femori lunghi". E che quell'incontro gli sarà fatale. La storia d'amore tra
Max e Maša è divenuta materia ardente di un libro scritto da Paolo Rumiz
e pubblicato da Feltrinelli, La cotogna di Istanbul. Essendo, però, in forma
di ballata, la sua originaria propensione all'oralità ha ben presto preso il sopravvento, tanto che lo stesso Rumiz, in carne e voce, ha voluto raccontarla
al pubblico del Teatro Miela. E la prima assoluta dello spettacolo, o meglio,
del reading diretto da Franco Però e accompagnato dalle suggestive musiche balcanico-danubiane di Alfredo Lacosegliaz, martedì 10 gennaio, gli
ha dato ragione: tutto esaurito, in ogni ordine di posti, e replica non prevista
la domenica successiva. Schierati sul palco, oltre a Lacosegliaz, c'erano
Orietta Fossati alle tastiere, Daniele Furlan al clarinetto, Cristina Verità al
violino e la cantante Ornella Serafini. È vero: Rumiz ha giocato in casa,
ma la sua trasformazione in voce narrante non è stata indolore. Lui stesso
ha affermato nel libro che Max non voleva scrivere questa storia "perché
narrarla ad alta voce è
molto più bello" e "perché
scrivere è cosa fredda,
senza cuore". Forse
per questo l'esigenza di
metterla in musica e di
leggerla a un pubblico
che ha molto apprezzato
l'iniziativa. E che si è
lasciato trasportare sul
tappeto magico delle
parole.
"Non dimenticateci".
Questo è il grido di
dolore e rabbia che
proviene da tutti
coloro che, in Iran
e in altri paesi del
Medio Oriente, protestano contro regimi
ancora oggi liberticidi
e fondamentalisti.
Come Azade, la
ragazza iraniana al
centro dell'omonimo
spettacolo andato
in scena venerdì 2 dicembre al Teatro Miela, nell'ambito della rassegna S/
paesati - eventi sul tema delle migrazioni. Prodotto dalla "Fabbrica delle
Bucce", Azade è un contrappunto politico-poetico che nasce sull'onda della
protesta iraniana del movimento verde (giugno 2009). La rappresentazione avrebbe dovuto essere limitata, per ammissione della regista stessa,
dall'attualità dei fatti, ma poi di cose ne sono accadute: i popoli di Tunisia,
Egitto, Libia e Siria si sono ribellati ai loro governi, per la maggior parte
antidemocratici, e lo spettacolo è diventato una metonimia quasi profetica
di una primavera dei popoli che, probabilmente, non si è ancora conclusa.
Anche perché quella di Azade, nella finzione una studentessa iraniana
scomparsa durante le manifestazioni contro il regime, è una storia ispirata
a fatti realmente accaduti. In effetti, anche sul palco del Miela, Azade non
c'è. La sua presenza/assenza viene evocata da un'amica, Negar, scappata
in Occidente e ancora molto legata alle sorti del suo paese, che, per via informatica, cerca di aiutare gli insorti. Anche il padre di Azade, un venditore
di tappeti fatalista e amante della poesia, dopo aver perso ogni speranza
Stefano Crisafulli
nel ritorno della figlia, si decide a passare dalla parte dei manifestanti.
All'ottima performance dei due attori, in particolare dell'interprete della
giovane Negar, si aggiungono
le suggestive musiche dal vivo
e gli elementi multimediali, rappresentati da un computer e
da innesti tratti da internet che
mostrano ciò che è realmente
Da una parte l'acqua fresca e in perpetuo movimento, dall'altra il mito, duro a morire, di una certa idea di
successo in Iran in quei giorni.
femminilità. A queste due suggestioni corrispondono altrettanti spettacoli inseriti nel cartellone della nona
Social network, inserti video e
edizione del Danceproject festival: il primo, ispirato al liquido vitale, porta il nome di Val ed è stato ideato e
web-cam, nella loro modernità,
interpretato da Daša Grgič, con la partecipazione nell'inedito ruolo di danzatrice dell'attrice Nikla Petruška
si mescolano così a elementi
Panizon. Il secondo si chiama Incorpocanto/Mea Dea ed è firmato da Daniela Bandini. Entrambi hanno
della tradizione, come la mutrovato ospitalità presso il ridotto del Teatro Stabile Sloveno domenica 18 dicembre. A questo terzo appuntasica e la letteratura. "Possono
mento del festival di danza e di teatro danza realizzato e promosso dall'ACTIS ha partecipato anche l'attrice
distruggere tutto, ma non la
Sara Alzetta con una lettura tratta da Lighea di Tomasi di Lampedusa.
bellezza della poesia", dice il
Si comincia con Val, dunque. Una scenografia composita accoglie il pubblico: un corpo rannicchiato è
padre di Azade. E nemmeno
circondato da una luce violacea e si sente il rumore dell'acqua che scorre da una fontanella posta sul fondo
il desiderio di libertà che c'è
del palco, mentre un telo ondeggia dolcemente sospinto da una leggera brezza artificiale. Eppure la musica
in ognuno di noi. Gli applausi,
che apre la performance è dissonante con questo quadro quasi idilliaco, così come i movimenti di Daša
alla fine, sono stati dedicati alle
Grgič, che annaspano alla ricerca di qualcosa, forse soltanto di aria per respirare. Molto divertente l'entrata
popolazioni che stanno ancora
di Nikla Panizon: munita di bottiglietta, si riempie la bocca d'acqua e poi inizia a parlare come un demagogo,
lottando per liberarsi dal giogo
mostrando la futilità dei suoi discorsi. Lo spettacolo si avvale anche di innesti video nei quali i movimenti
di governi antidemocratici,
diventano impalpabili, quasi fossero indizi di una danza fuori fuoco, mentre tratti di corpo si espongono con
come in Siria, o in un Egitto in
una certa crudezza al video-occhio. Dopo un effetto molto bello con il telo che si trasforma in vestito e il
mano ai militari nonostante il
confronto giocoso con l'acqua, le due danzatrici concludono la sequenza con una carezza.
successo delle recenti proteste.
Successivamente Daniela Bendini, danzatrice genovese, interpreta da sola la sua coreografia Incorpocanto/
O, naturalmente, in Iran, dove
Mea Dea e lo fa con un piglio deciso e con un'ottima dose di teatralità e ironia. L'inizio è bruciante ed è
per ora le richieste di Azade
caratterizzato dall'uso polimorfico di due ferri che diventeranno via via oggetti di decorazione dei capelli,
e di tanti altri giovani sono
strumenti tradizionali per cucire, armi micidiali. Indossate le scarpe con i tacchi e una giacca, Daniela Bendini
rimaste lettera morta. si trasforma in donna manager e ne fa la caricatura mostrando i muscoli, per poi dare spazio alla pura e
semplice gioia di danzare.
S.C.
S.C.
DANCEPROJECT TRA ACQUA E MITI
YANE
Il rap ormai è il genere principe in Italia, come
produttività e interesse fra i giovani. Dopo
anni di ghettizzazione, imposta dai media e in
parte voluta dalla stessa scena che temeva
la snaturalizzazione a contatto con il pubblico
mainstream, finalmente questo genere ha
imparato a relazionarsi con il grande pubblico,
pur mantenendo gli stilemi classici dell’hip hop
(la cultura che genera questa musica).
Come esempi basta pensare alla copertina di Rolling Stone Italia con Fabri Fibra,
Marracash che conduce un programma di
freestyle battle in prima serata su MTV, i
Club Dogo che spopolano sui media e il
giovanissimo Fedez, campione di views su
youtube con il video del suo nuovo singolo
(si parla di 1 milione di visualizzazioni in un paio di giorni).
Incontro nel suo studio Riccardo Civita, in arte Yane, il rappresentante
triestino più fresco e innovativo di questa musica per parlare del suo nuovo album Animals. Mi racconta come è venuto a contatto con la cultura
hip hop e il genere rap.
Ho iniziato a ballare la breakdance verso gli 11 anni insieme ai ragazzi del
rione e ha 14 anni sono entrato definitivamente nel giro. Ho sempre avuto
fotta per il ballo e lo faccio tuttora, anche se ai tempi già mi cimentavo con
il writing e il freestyle (l’arte di improvvisare rime su una base n.d.r.). Nel
2005 provavo a comporre canzoni di genere ironico per divertimento, in
stile Riki Malva, ma poi la voglia di fare mi ha portato insieme a Sano a
creare il gruppo LDC con cui abbiamo pubblicato dischi e fatto parecchi
live in maniera seria.
Il disco di Yane è particolarmente atipico come disco rap: le produzioni
musicali sono molto energiche e dal sapore più suonato rispetto allo standard, quindi molto più assimilabili da un pubblico non avvezzo al genere.
Siccome è lui alle macchine a produrre gli chiedo delucidazioni.
Qui in studio ho imparato ad usare tastiere e programmi da solo.
Mi racconta: Non amo le etichette, non mi sono messo lì a produrre
strumentali rap, volevo semplicemente fare musica, filtrarla attraverso le
mie ispirazioni da autodidatta. Ho pure messo accordi di chitarra che ho
suonato io. Inoltre ho mescolato testi, basi e ritornelli di periodi diversi.
Puoi trovare un testo scritto adesso, con il beat di un anno fa e il ritornello
di 4 anni prima.
22 Konrad febbraio 2012
Un elemento fonda-
mentale nel rap sono i testi.
Yane non è un tecnico che cerca le rime
ad incastro e le punchline (strofe fatte per
dimostrare la propria abilità) e nemmeno un
rapper conscious, che si interessa prevalentemente di tematiche sociali. Yane è un
ragazzo sincero, che tralascia l’autocelebrazione tipica del genere, per raccontarsi
onestamente e mette nelle canzoni grinta
e melodia come pochissimi sanno fare.
Racconta se stesso, il suo mondo e la sua
vita. É lui a confermarlo
In questo disco mi presento e rappresento
me stesso, ogni mia canzone mi racconta
alla società, il che può essere pure un'arma
a doppio taglio. Spesso scrivo dei testi che
possono sembrare universali, ma la realtà
è che sono sempre frutto di esperienze
personali che mi hanno toccato.
Dopo l’uscita del disco ha fatto un paio di date a Trieste e Gorizia, a
gennaio suonerà insieme al suo socio Sano (gli LDC) a Trieste al Round
Midnight, il 20 presentato dal top freestylers d’Italia Ensi, da Torino, e il
21 aprirà alla Pieffe Factory di Gorizia il live Kaos One, il padrino del rap
italiano. Gli chiedo come sono strutturati i live, mi risponde che suona
insieme al suo socio di sempre Sano, in modo che entrambi possano
portare i propri pezzi solisti e quelli del loro gruppo, gli LDC.
Gli LDC si completano artisticamente, perché se Yane ci mette la grinta,
Sano compensa con la tecnica. Inoltre segue la crescita musicale di
Sizza, giovanissimo talento di soli 16 anni (mi ha fatto sentire la sua roba
e confermo).
L’album di Yane, Animals, merita sicuramente un posto nel vostro stereo,
anche se non foste amanti del genere, perché è capace di conquistare
chiunque con freschezza, onestà e grinta. Potete scaricarlo da internet
sul link di mediafire che trovate sulla sua pagina di Facebook Yane, oppure su reverbnation o soundcloud, digitando su google Yane più i nomi dei
due siti.
Inoltre su youtube gira il video ufficiale della canzone Questa è per, curato dal talentuoso video-maker Dagan mind, che ha fatto pure recentemente la regia del video del nuovo singolo da solista di Sano Un giorno no è
uno si, anche questo su youtube.
Big up Yane, keep it real!
Marco Segulin
Crispino e la Comare, Il melodramma dei fratelli Ricci rivive alla Sala Filoxenia
Tra i capolavori musicali, di notevole importanza per la storia del nostro Teatro, si annovera il melodramma fantastico-giocoso di Luigi e Federico Ricci
Crispino e la Comare, su libretto di Francesco Maria Piave. Napoletani per nascita, ma musicalmente cresciuti nella nostra città, Luigi (Napoli 1805-Praga
1859) infatti ricoprì per 20 anni la carica di Direttore del Teatro Grande, Federico (Napoli1809 -Conegliano 1877) fu Direttore della Cappella della Cattedrale di San Giusto. L’Opera, capolavoro dei due fratelli , venne all’epoca rappresentata in tutti i principali Teatri europei, e anche nel nostro Teatro Grande.
All’inizio del 900 l’Opera veniva rappresentata con una certa frequenza alla Fenice di Venezia, ma è totalmente assente dal nostro Teatro cittadino dal 1874.
Per colmare questa assenza gli Amici della Lirica Giulio Viozzi di Trieste proporrano domenica 12 febbraio alle ore 17 una esecuzione, affidata all’Opera
Giocosa, in forma di concerto (selezione), presso la Sala Polifunzionale dell’Hotel Filoxenia in Riva III Novembre 9, angolo via Mazzini. La Giocosa ha
curato il recupero musicale del capolavoro. Il genere di musica brillantissimo, dei fratelli Ricci è in stile Donizetti-Rossini, ed il libretto è pieno di trovate
teatrali brillanti e di sicuro effetto ed è una feroce satira contro i medici. La storia verrà narrata da Giorgio Sardot che così legherà gli interventi vocali di un
cast di notevole rilievo artistico, da Eugenio Leggiadri Gallani -Crispino (baritono), Ilaria Zanetti – Annetta (soprano), Raffaele Prestinenzi – Contino (tenore),
Guisela Zannerini Neri – Comare (mezzosoprano). Leo Paul Chiarot - Fabrizio (Baritono), Piero Prato (Mirabolano – basso). Parteciperà il Coro maschile
dei Lions Singers, tutti accompagnati al pianoforte da Manuel Tomadin e sotto la mia direzione musicale. Lo spettacolo sarà arricchito dai costumi di Silvia
Bartole. Dell’opera dei Fratelli Ricci sono divenute pezzi da baule ed eseguite dalle grandi cantanti come fuori programma (Sutherland... ecc), le Arie Non
son più l’Annetta e la straordinaria Aria della frittola. Il concerto sarà a ingresso libero.
Severino Zannerini
o la neve
Il generale inverno ed il pane sott
La neve dà una curiosa sensazione di sospensione del tempo, un limbo
ove convivono presente e passato, realtà e sogno.
Fresca, attenua i suoni del mondo contingente e lascia riemergere i
ricordi. Anche luoghi normalmente caotici rallentano e l’artificiale viene
per una volta ridimensionato.
Ghiacciata, a fine inverno, temprata ma anche pericolosamente indebolita
dalle oscillazioni della temperatura, sul punto di sciogliersi al tiepido sole
primaverile, offre le ultime emozioni invernali, fondendosi poi in acque di
liberi torrenti.
Vorrei condividere le emozioni della montagna invernale che speriamo
possa trovare nuovi adepti in futuro, sebbene non facciano ben sperare le
attuali condizioni climatiche, caratterizzate da un progressiva diminuzione
delle precipitazioni nevose.
È impagabile la sensazione di magia che colora di bianco le nostre
escursioni in montagna, ad esempio se ci inoltriamo nel bosco con le
ciaspole, con i dovuti limiti e precauzioni, lungo un percorso che d’estate
può sembrare insignificante.
Quanto è diverso però l’atteggiamento di coloro che in montagna vivono
tutto l’anno. I ritmi, gli spostamenti sono resi più difficoltosi. Neve e ghiaccio sono ostacoli da superare ogni giorno. Il sole ed il calore dell’estate
un ricordo, un'esigenza quasi fisiologica, mentre il Generale inverno mostra tutta la sua forza. Meno poetico il rombo delle motoslitte e di qualche
elicottero per l’elisky, per fortuna ancora raro dalle nostre parti.
La neve è ancora fonte di pane, non più come protezione di colture
agricole e di campi seminati ma come motore di un’economia sempre
più condizionata dall’industria dello sci e del turismo. Questa offerta del
mondo montano invernale in veste tecnologica, è in crisi come tutte le
monoculture. Sport costoso ed artificiale richiama sempre meno giovani
e non è compatibile con i cambiamenti climatici in atto: la neve è ora
presente, con continuità e adeguati spessori, solamente sopra i 1300 m
di quota. Nonostante ciò nuovi impianti, finanziati per la maggior parte da
Amministrazioni pubbliche, continuano ad essere progettati, senza tener
conto che molti comprensori sciistici andranno dismessi nel giro di pochi
anni. Chi controlla l’effettiva redditività dei capitali pubblici che, in tempi di
vacche magre, vengono sperperati in questo modo?
La gestione del territorio dovrebbe incentrarsi su interventi flessibili e reversibili, per far si che il Generale inverno, pur nella sua fisiologica durezza, continui ad essere il custode di patrimonio universale di biodiversità.
Dal punto di vista del singolo individuo, frequentare l’ecosistema montano, scampolo di mondo ancora incontaminato, fragile e severo per tutti
gli esseri viventi, umani e non, richiede un approccio meditato, rispettoso
della naturalità che vi si è conservata quasi integra.
Il nostro approccio di cittadini è quindi un accedere attento ad un mondo
incantato la cui frequentazione non è però così tranquilla e semplice
come può apparire, al fine di preservare la propria ed altrui incolumità.
Il freddo è subdolo e le basse temperature, associate al vento ed altri
fattori, possono risultare molto pericolosi specialmente per i più piccoli, se
non difesi da abiti adeguati.
Il rischio valanghe diventa rilevante se esploriamo un bosco rado di abeti
o larici con pendenze dei terreni circostanti superiori ai 27° e spesso il
seppellimento per soli 15 minuti può essere fatale per quasi tutti quelli
che ne vengano coinvolti.
23 Konrad febbraio 2012
Un comportamento adeguato è inoltre necessario per non disturbare
la fauna selvatica che
popola l’ambiente alpino.
Come facilmente si
può immaginare, gli
erbivori che non vanno
in letargo sopravvivono
in condizioni di estrema
difficoltà, nutrendosi per
lo più di piante secche,
dallo scarsissimo potere
nutritivo.
Nonostante queste
criticità, proprio nel
periodo invernale, i
maschi di camoscio
e di stambecco sono
fieramente impegnati
in combattimenti per la
conquista delle femmine
ed assicurare così la
perpetuazione della
specie, anche a scapito
della sopravvivenza del
singolo individuo. Al termine di questo periodo, molti di loro muoiono sotto
valanghe, a causa di nevicate eccezionali, o di stenti, se nel periodo estivo non sono riusciti a cibarsi a sufficienza (in quanto arrivano a perdere
fino a metà del proprio peso corporeo).
Avviciniamoci quindi a questo ambiente con cautela e rispetto per non
costringere gli animali a fughe precipitose e ad inutili dispendi di energia.
Seguiamo percorsi usualmente utilizzati, lungo i quali la presenza umana
è quella di un ospite conosciuto e tollerato ed in discesa, non disperdiamoci caoticamente nel bosco.
Mi auguro che la domanda espressa da “cittadini ambientalisti” di un
mondo alpino integro ed autentico aumenti e diventi lo strumento per
salvare la montagna spronando a tirar fuori da cantine e soffitte, abitudini,
usi e costumi del passato, non per allestire un museo a cielo aperto, ma
per la salvaguardia di un territorio. Forse non gli sci di legno ikory, ma
vorrei almeno una slitta trainata da sbuffanti cavalli haflinger, al posto di
rombanti e puzzolenti motoslitte, da usare solo in caso d’emergenza.
La salvaguardia di questo ambiente alto montano, naturale o antropico,
da scoprire o riscoprire un po’ alla volta, può dipendere anche dalla
rinuncia a qualche confort tecnologico cui siamo sempre più acriticamente
assuefatti.
In parallelo è indispensabile una gestione del territorio che ne valorizzi ed
assicuri le peculiarità, per uno sviluppo veramente sostenibile nel tempo.
Intanto lasciamo solo orme nella neve, quale traccia del nostro passaggio.
Riccardo Ravalli
Operatore Naturalistico del CAI S.A.G. Trieste
alimentazione
24 Konrad febbraio 2012
Mangia poco e vivrai a lungo
Uno studio scientifico e una vasta ricerca sul campo
Sin da bambini ci è sempre stato detto che bisogna mangiare per vivere, e
più mangi meglio è! “Mangia che altrimenti ti indebolisci!”, “Mangia così ti
tornano le forze e guarisci!” e così via. Due generazioni di persone, i nostri
nonni e i nostri padri, sono stati condizionati da questo comandamento, e
gli effetti ora sono visibili, con un tasso di sovrappeso e di obesità che supera il 30% della popolazione, per non parlare di tutte le malattie correlate.
Tempo fa avevamo scritto su queste pagine di un’interessante ricerca
scientifica del National Geographic; Agli inizi degli anni Settanta Alexander
Leaf, medico di fama mondiale, fece una grande ricerca per identificare quali fossero le popolazioni più sane e longeve del pianeta. Scoprì
allora tre zone sulla terra dove gli abitanti diventavano vecchi in piena
salute superando abbondantemente i cento anni: la valle di Vilcabamba
nell’Equador, la regione di Hunza in Pakistan e la regione dell’Abkhazia,
nel Causaso. Successivamente il dr. Leaf prese in esame anche gli abitanti delle isole Okinawa in Giappone, famosi anche loro per la salute e la
longevità. Attraverso uno studio molto completo durato più di un decennio
e che coinvolse centinaia di ricercatori, emersero chiaramente alcuni punti
fondamentali che potevano essere considerati come la base della longevità di tutti e quattro i popoli.
Il primo era l’alimentazione, basata quasi esclusivamente su frutta,
verdura, cereali, legumi e noci, con una dieta molto varia che però non su-
Via San Giuliano, 35 - Pordenone
tel./fax: 0434 28043 - [email protected]
perava le 1.200 – 1.500 calorie al giorno! Ben distante dalle 2.500 calorie
dell’americano medio.
La ricerca del dr. Leaf sollevò un polverone di critiche perché contrastava
nettamente con la letteratura scientifica di quei tempi, dove appunto l’alimentazione veniva considerata come la base della longevità sul principio:
“Più mangi, più vivi”.
Sono passati quasi 40 anni e finalmente gli scienziati hanno trovato
la prova scientifica a fondamento della ricerca del dr. Leaf. Un'èquipe
dell’Università Cattolica di Roma (istituti di Patologia e di Fisiologia) ha
scoperto l’esistenza di una molecola (chiamata Creb1) che si attiva con
una dieta a basso contenuto calorico, il cui compito consiste nel guidare
altri geni importanti per la longevità e per il buon funzionamento del
cervello. In verità l’osservazione, negli ultimi anni sempre più avvalorata
da numerosi risultati sperimentali, aveva già collegato l’obesità ad un
rallentamento e ad un invecchiamento precoce delle funzioni del cervello
(le sinapsi dei neuroni funzionano sempre peggio), così come avviene
con malattie tipiche della terza età, dalla demenza senile al Parkinson. Al
contrario, la restrizione calorica (nella giusta misura) mantiene giovane il
cervello. Lo rende più attivo. Ma i “pulsanti” molecolari che governano gli
effetti positivi della dieta sul cervello erano finora ignoti. La molecola individuata dal gruppo di scienziati della Cattolica apre più di uno spiraglio. Non
a caso Creb1 regola normalmente importanti funzioni cerebrali come la memoria, l’apprendimento e il controllo dell’ansia. E la sua attività diminuisce,
o viene compromessa, proprio dall’età che avanza. La restrizione calorica
potenzia la capacità delle sinapsi dei neuroni di memorizzare le informazioni
e molto altro. Tali azioni benefiche sono proprio mediate da Creb1.
Quante calorie allora? Gli scienziati dicono un 30% in meno di quelle normalmente consigliate, quindi su un’alimentazione di circa 2.000 calorie,
stiamo parlando di 1.400 calorie al massimo. Il dato conferma in pieno la
ricerca del dr. Leaf. Questi popoli ‘primitivi’ istintivamente mangiano poco
(abbiamo detto 1.200 – 1.500 calorie) e vivono fino a cent’anni in modo
sano e naturale, arrivando addirittura in alcuni casi a oltre 150 anni!
Ancora una riflessione importante: gli scienziati concludono quindi che
dovremmo lasciare nel piatto il 30% del nostro cibo (sono proprio queste
le parole da loro usate). Nello yoga, in un testo di migliaia di anni fa, si
parla dell’alimentazione giusta per l’uomo e si consiglia di lasciare un
terzo del proprio cibo nel piatto in onore al Dio Shiva. L’uomo dimentica la
saggezza antica e la riscopre con la scienza!
Nadia e Giacomo Bo
www.ricerchedivita.it
STORIE DI UOMINI, ANIMALI E FIORI DI BACH
25 Konrad febbraio 2012
cominciando a capire il
senso di quell’ultima domanda.
“Beh” disse abbassando leggermente il tono di voce “in quel periodo c’è stata la novità che Alessandra, la
mia futura moglie, è venuta ad abitare con me”.
“In quel piccolo appartamento?”.
Il ragazzo annuì.
Lo guardai dritto negli occhi prima di fargli l’ultimissima domanda: “.. e
dimmi, onestamente, come hai vissuto dentro di te questa novità… voglio
dire, avevi il tuo appartamentino, eri single, immagino, e se mi permetti
di aggiungere, felicemente single, avevi un bel ritmo, la sera fuori con gli
amici, poi al lavoro, poche faccende domestiche, poche responsabilità, …
come hai vissuto questa “dolce invasione” di Alessandra? Non hai avuto la
sensazione che ti venisse a mancare l’aria?”.
Il suo intenso rossore in volto era molto più eloquente di qualunque ulteriore
risposta verbale.
In quel momento, dal trasportino, Margò confermò il tutto con un sonoro
colpo di tosse.
Fiore californiano: Fairy Lantern: l’individuo che ha bisogno di questa
essenza tende a mantenere una personalità infantile; molte volte questa
tematica riguarda la repressione, da parte dei genitori, durante lo sviluppo,
della possibilità che la vera natura del bambino ha di esprimersi. In tal senso
il bambino impara che potrà ricevere amore soltanto rimanendo nello stadio
arenato di bambino dipendente; così facendo si precludono le possibilità di
arrivare ad uno stadio dove è richiesta la piena assunzione di responsabilità.
Fairy Lantern aiuta l’individuo a muoversi attraverso i blocchi emotivi verso
un processo di maturazione, mantenendo un rapporto sano con il proprio
bambino interiore, ma da adulto maturo con tutte le proprie funzioni.
Dalla personalità infantile all'adulto responsabile
“… e quindi, riassumendo, quand’è che Margò ha incominciato a tossire per
la prima volta? Quando sono comparse le prime difficoltà respiratorie?” dissi
rivolgendomi direttamente al ragazzo, piuttosto che alla ragazza che gli stava
accanto.
Lui rivolse lo sguardo verso sua moglie cercando in lei quella precisione nel
ricordo che sembrava sfuggirgli.
“… beh” disse “all’incirca a metà estate di due anni fa”.
La ragazza, dal conto suo, annuì con un cenno del capo.
“A luglio?” dissi, cercando di stimolare in lui un ricordo più nitido.
“Si, mi pare di si…” . Poi seguì un vivace dibattito tra di loro, con citazioni di
persone e di fatti accaduti a cavallo di quell’estate. Dopo qualche minuto il
ragazzo mi confermò l’esattezza della sua precedente affermazione.
“Ok” aggiunsi “allora, come secondo “passaggio”, diciamo così, mi interesserebbe molto sapere che novità, nella vostra vita, è capitata in quel periodo”.
Avevo deciso di rivolgere le mie domande sempre e solo al ragazzo perché
dalle risposte che mi aveva fornito precedentemente era emerso che la
gattina aveva vissuto da sola con lui per diversi mesi; Margò, al momento
della visita aveva tre anni; insieme, il ragazzo e sua moglie, l’avevano presa
da una famiglia che aveva avuto una cucciolata in casa. Avrebbero dovuto
fare semplicemente da “messaggeri” di quella gattina e cioè trasportarla verso
la sua nuova destinazione, che era la casa della sorella di lei, ma durante il
tragitto accadde quello che nessuno si poteva immaginare: scoccò semplicemente e spontaneamente la famosa “scintilla” e in un attimo la direzione della
macchina e della vita di quella gattina cambiarono definitivamente.
Così, quando Margò arrivò nella sua nuova casa, si trovò in un appartamento
molto piccolo, appena sufficiente per una persona sola.
Roby, così si chiamava il ragazzo, a quel tempo viveva da solo e Margò non
potè far altro che scegliere lui come unico destinatario del suo immenso
amore. Ecco perché avevo deciso di rivolgere le mie domande esclusivamente a lui.
Il leggero rossore del suo volto mi stava comunicando che Roby aveva
“CANI INVISIBILI”,
AIUTIAMOLI A SOPRAVVIVERE...
Dall’inizio dell’attività nel 2006, l’associazione “Il Capofonte onlus”
ha fatto adottare oltre 500 cani: cuccioli, adulti, anziani, malati,
invalidi, paurosi, tutti hanno trovato il proprietario adatto alle loro
esigenze, lasciando talvolta meravigliati i volontari per la velocità
con cui un cane particolarmente difficile e per la sistemazione del
quale si prevedevano tempi lunghi, veniva invece adottato in brevissimo
tempo dalla persona giusta al momento giusto.
Ebbene, a fianco di questi cani fortunati, che con l’adozione hanno ritrovato
una vita degna di essere vissuta, dobbiamo segnalare la presenza di un
piccolo, ma non per questo meno importante numero di “cani invisibili”.
I cani invisibili sono quelli che, benché abbiano un carattere meraviglioso, un
aspetto piacevole e un desiderio di contatto umano commovente, non vengono inspiegabilmente presi in considerazione dalle centinaia di persone che
ogni anno adottano i cani in cerca di una famiglia. Le loro sono letteralmente
“vite sprecate”, nell’inutile e interminabile attesa di vedere un amico umano
avvicinarsi per una carezza oltre le sbarre.
Ai cani invisibili è concesso solo sperare e fremere, alla vista di coloro che
potrebbero diventare i loro nuovi compagni di vita, fino al momento in cui attraversando il corridoio del canile passeranno oltre senza nemmeno degnarli
di uno sguardo di compassione e si fermeranno sempre davanti alla gabbia
di un altro. Ai cani invisibili è concesso solo seguire con lo sguardo impietrito
i loro vicini di sventura, che si avviano festosi verso una nuova vita a fianco
dei loro nuovi amici umani.
Per loro non cambia mai nulla: detenuti senza colpe, sfiniti dal caldo estivo
opprimente e dal gelido freddo invernale, dalla solitudine e dalla dura vita
del canile, increduli e rassegnati ma non per questo sfiduciati verso l’uomo,
Stefano Cattinelli
Per saperne di più:
Scuola di Dinamica Emozionale Uomo Animale Uomo
www.stefanocattinelli.it
pronti a dare tutto il loro amore e tutta
la loro fedeltà se solo qualcuno “li
vedesse”....
Uno degli obiettivi principali di “Il Capofonte” per il 2012, è proprio quello
di aiutare i cani invisibili ad uscire
dall’incubo senza fine della detenzione, intensificando la collaborazione
attiva dal 2006 con l’Associazione
Litorale contro il Maltrattamento degli
Animali che gestisce il canile sloveno di sv. Anton, dove vengono accolti i
cani trovati vaganti lungo la fascia transfrontaliera Slovenia-Italia.La normativa vigente in Slovenia, come in altri paesi della comunità europea, prevede
un contributo per il mantenimento dei cani accalappiati esclusivamente per
30 giorni dal momento della cattura; allo scadere del tempo previsto, se i
cani non vengono adottati o presi in custodia da associazioni locali, vengono
soppressi con metodi eutanasici. Il 19 febbraio alle ore 18, nell’ ambito
della serata organizzata dall’associazione “Il Gattile onlus Trieste” presso
il teatro Miela, verrà inaugurata una mostra fotografica intitolata “aiutiamoli
a sopravvivere”, dedicata ai cani più sfortunati reclusi nel canile sloveno
da lungo tempo, che pur essendo ancora giovani, molto dolci ed equilibrati
non destano l’attenzione dei visitatori. Queste bestiole sono ancora vive
soltanto grazie alla caparbietà ed instancabile attività dei volontari. Durante
la serata sarà possibile scegliere un cane da adottare a distanza, versando
direttamente il contributo necessario per il mantenimento mensile di 35 euro.
Gli adottanti potranno inoltre conoscere il cane da loro scelto, recandosi al
canile ogni giorno dalle ore 12 alle 20 ed avranno la possibilità di instaurare
un rapporto diretto portandolo a passeggio nei vicini boschi, contribuendo
così ad alleviare la solitudine e lo sconforto della bestiola.
Maria Grazia Beinat
colonna vertebrale
La Pseudo Sciatica
La sindrome del muscolo piriforme è una condizione che provoca un dolore di tipo sciatalgico
(alcuni autori la definiscono anche “falsa sciatica”). Se fra le cause di tale dolore si possono
escludere patologie quali un’ernia del disco,
una stenosi lombare, una massa neoplastica o
un ematoma a livello dei muscoli ischio-crurali
è opportuno invece effettuare indagini a livello
del muscolo piriforme; è possibile infatti che
una sofferenza del muscolo piriforme (che può
essere dovuta a svariati motivi) sia la responsabile della dolorabilità sciatalgica. Il primo autore
a ipotizzare il ruolo del muscolo piriforme
quale causa di dolore di tipo sciatalgico fu W.
Yoeman, nel 1928 (The relationship of arthritis
of the sacro-iliac joint to sciatica), ma non fu
lui, contrariamente a quanto viene riportato
in più fonti, a parlare di “sindrome del piriforme” bensì D. Robinson, nel 1947 (Piriformis
muscle in relation to sciatic pain. Am J Surg
1947;73;355-8). La sintomatologia causata da
questa condizione può derivare dalla compressione del nervo sciatico contro l’arcata ossea
del grande forame ischiatico o dalla strozzatura
dello stesso nervo nel ventre del muscolo.
26 Konrad febbraio 2012
(detta anche “sindrome del piriforme”)
lombare, alla regione glutea, nelle
zone posteriori della gamba e
della coscia e molto raramente alla
pianta del piede; altri sintomi che
possono comparire sono deficit di
tipo motorio, riduzioni della sensibilità in alcune zone degli arti inferiori
e gonfiore esteso nella zona che
va dal sacro al gran trocantere. La
sintomatologia è spesso acutizzata
se il soggetto è rimasto a lungo
seduto con il femore intraruotato
oppure se si sono svolte attività
sportive o lavorative caratterizzate
da notevole intensità.
La diagnosi
La diagnosi della sindrome del
muscolo piriforme viene effettuata,
di norma, attraverso un esame
di tipo clinico che deve essere
PER UNA PRE VISITA E INFORMAZIONI SULLA CONFERENZA
accurato, infatti la sintomatologia
VEDI APPUNTAMENTI IN FONDO AL KONRAD
è simile a quella di altre patologie
che interessano la colonna lombare ; talvolta può essere necessario
ricorrere a indagini supplementari (elettromiografia per valutare la conduApprofondimento:
cibilità nervosa del nervo sciatico, Radiografie o Risonanza magnetica).
Il muscolo piriforme è un muscolo piuttosto sottile, inizialmente è appiatFra i test clinici maggiormente usati per la diagnosi della patologia in
tito e poi si trasforma in un ventre dalla forma rotondeggiante che si allarga
questione ricordiamo il test di Freiberg e il test di Pace e Nagle.
a ventaglio. È costituito da tre fasci che originano dalla regione sacrale. È
posizionato sia all’interno che all’esterno della pelvi (la regione anatomica
Il trattamento
costituita dalle ossa delle anche, dal sacro e dal coccige. Le arterie glutee
Esistono diverse modalità di trattamento di questa patologia sia di tipo
e il nervo ischiatico possono passare al di sopra o al di sotto del muscolo. farmacologico che fisioterapiche.
Ha funzione extrarotatoria (ruota in fuori la coscia) con lieve componente
I trattamenti di tipo farmacologico comprendono l’assunzione di farmaci
di abduzione e di estensione. In fase di appoggio del carico sull’arto, il
antinfiammatori non steroidei (FANS) e di farmaci miorilassanti, il medico
piriforme stabilizza il femore e ne impedisce la rotazione all’interno.
può inoltre ricorrere in alcuni casi selezionati all’ infiltrazione diretta di
È un muscolo che può essere soggetto a fenomeni ipertrofici e di irrigifarmaci anestetici e di corticosteroidi.
dimento, fenomeni che possono scatenare la cosiddetta sindrome del
La fisioterapia può invece risolvere il problema attraverso:
piriforme.
terapie manuali specifiche volte allo scioglimento della contrattura muscolare (manipolazioni fasciali);
Le cause
Tecar terapia per la sua azione decontratturante e mio rilassante;
L’eziologia della sindrome del muscolo piriforme è multifattoriale; dai
Esercizi di autotrattamento specifici (come alcuni movimenti di streching o
dati presenti in letteratura sembra che la causa più frequente sia di tipo
di rinforzo dei muscoli antagonisti)
traumatico; altre cause sono le dismetrie degli arti inferiori, le miositi del
Va precisato che senza una corretta diagnosi non sarà possibile indivipiriforme, gli interventi chirurgici per l’anca. Alcuni sport che sollecitano
duare con precisione il trattamento idoneo.
molto tale muscolo (come la danza, la corsa e gli sport in carico) possono
Inoltre a prescindere dal tipo di trattamento (medico o farmacologico) le
portare a delle contratture saltuarie che scatenano la sintomatologia
tecniche fisioterapiche possono risultare sinergiche ed accelerare il proclassica.
cesso di guarigione anche attraverso dei consigli posturali : ad esempio
può essere utile, nelle ore di sonno, posizionare un cuscino o due tra le
I sintomi
ginocchia allo scopo di favorire il rilassamento del muscolo contratto.
La sintomatologia della sindrome del piriforme è alquanto variegata.
Spesso si avverte dolore, talvolta accompagnato da parestesie, al tratto
Marco Segina
brevi
27 Konrad febbraio 2012
DA 15 ANNI L'ISTRI A FA FESTA AL SUO ORO
L’olio d’oliva con le sue ottime qualità rappresenta l’ingrediente per eccellenza nella dieta mediterranea. Per questo
va sempre festeggiato, e da 15 anni ciò avviene alla fiera dell’olio d’oliva “Oleum Olivarum” di Crassiza, in Istria, un
paesino a 5 chilometri da Buie. Questo luogo si è rivelato ideale per ospitare l’evento grazie alla sua incontaminata
bellezza, elegante ed acogliente nella sua semplicità. L’evento si svolge presso la sede della Comunità degli Italiani
di Crassiza ed è organizzato dalla Città di Buie, dal Comitato locale di Crassiza, dall’Ente per il Turismo della città di
Buie e dall’Università Popolare Aperta di Buie grazie anche al contributo della Comunità degli Italiani di Crassiza ed il
patrocinio della Regione Istriana e del Ministero per l’Agricoltura della Repubblica di Croazia.
La manifestazione, che quest’anno si svolgerà tra il 10 e l’11 marzo, è un’esposizione di olii che possono essere
degustati dal pubblico. Collateralmente saranno organizzate lezioni sull’olio d’oliva, sulla sua qualità, sulla coltivazione
e sulle nuove tecnologie. Ci sarà spazio anche per lo spettacolo e la buona tavola con i cooking show, eventi durante i
quali verranno preparati e serviti al pubblico pietanze a base d’olio d’oliva. Gli chef regaleranno consigli su come usare
l’olio in cucina nel modo migliore.
Accanto all’olio si potranno trovare anche prodotti tipici dell’Istria quali miele, marmellate, prodotti a base di tartufo e
vini. E per rendere il clima ancora più festoso il tutto sarà accompagnato dall’intrattenimento musicale di complessi,
musicisti e cantanti del Buiese.
Quest’anno si festeggerà anche il decimo anniversario del Concorso Internazionale di Pittura. Il tema ovviamente non
potrà che essere incentrato sull’olio d’oliva e i partecipanti arriveranno da ogni parte del mondo per presentare il loro punto di vista su queste terre e sul loro olio.
Potrete infine immergervi nel paesaggio dove passeggiare accarezzando gli stessi ulivi i cui frutti avrete appena assaggiato. E non dimenticate di fermarvi
nelle varie case dove si produce olio d’oliva per assaggiare diversi tipi di olio e prodotti vari. Sarebbe un peccato non godersi il profumo di queste terre e il
sapore dei suoi preziosi frutti.
Eleonora Gardos
“lIFE IN ITALY IS OK EMERGENCY PROGRAMMA ITALIA
Il gruppo Emergency di Trieste organizza mercoledì 22 febbraio, alle ore 21, al Knulp in via Madonna del
Mare 7 a Trieste la proiezione gratuita del film “Life in Italy is Ok - EMERGENCY Programma Italia”
Migranti, stranieri, nuovi poveri raccontano la loro vita in Italia e l’aiuto ricevuto dai medici di Emergency.
«Life in Italy is OK»: a dirlo è Gloria, una paziente nigeriana del Poliambulatorio di Palermo. Un’affermazione quasi paradossale, comprensibile solo immaginando un’altra vita, quella che Gloria ha lasciato
nel suo Paese.
Hanno un’opinione diversa Michele, disoccupato veneto, e Aldo, ex autista di autobus, ormai senza lavoro e
senza casa, che si sentono stranieri pur essendo nati in Italia. Storie come la loro o come quella di Ousmane - bracciante agricolo da molti anni in Italia - sono
al centro del documentario che racconta la vita quotidiana e le difficoltà di persone diverse ma legate da un bisogno comune: la ricerca di una vita migliore.
Gloria, Ousmane, Michele, Aldo sono tra le persone che abbiamo curato in questi anni nei nostri Poliambulatori di Palermo e di Marghera e nei due ambulatori mobili che prestano servizio in aree disagiate.
Nonostante sia un diritto riconosciuto, anche in Italia il diritto alla cura è spesso un diritto disatteso: migranti, stranieri, poveri spesso non hanno accesso alle
cure di cui hanno bisogno per scarsa conoscenza dei propri diritti, difficoltà linguistiche, incapacità a muoversi all’interno di un sistema sanitario complesso.
Da questa consapevolezza nascono gli interventi di Emergency nell’ambito del sistema penitenziario (conclusi nel 2007) e dell’area dell’immigrazione e del
disagio sociale.
Laura Vascotto - Gruppo Emergency di Trieste
[email protected]; http://www.emergency.it/video/life-in-italy-is-ok-programma-italia.html
I nutr imen ti nece ssar i all'u omo
Dice Goethe: “Tutto l’effimero non è che un simbolo”. Che cosa significa? Significa che ogni cosa: minerale,
vegetale, animale e ognuno di noi esseri umani siamo visibili, udibili, toccabili ma i corpi che distinguiamo,
altro non sono che la parte visibile dello spirito che sta all’origine di tutto. Quando nei corsi parlo di nutrizione, lo faccio sempre relazionandomi alle origini spirituali ed è questo che distingue una veritiera cultura
da un certo pressapochismo. Un esempio di quadripartizione: Il corpo fisico abbisogna dei suoi nutrienti,
il corpo vitale dei suoi, l’anima si nutre di altro e l’Io, “l’organizzatore dell’ensamble”, di altro ancora. Far
convivere i nutrimenti necessari all’uomo quadripartito diviene armonia, il solo mangiare bio, secondo le stagioni ecc. purtroppo no. Aiuta ma non basta. L’uomo di questo tempo ha bisogno, per divenire cosciente, di
una nutrizione cosciente. Crimini, follie ed altro sono eventi ovviabili soltanto in virtù delle due colonne che
reggono l’uomo: Il cibo sano e la giusta coscienza. Il primo lo si acquista in euro, la seconda la si fabbrica
da sé mediante lo studio e la riflessione.
Nevio Sgherla, Nutrizionista olistico, scrittore ed editore
28 Konrad febbraio 2012
APPUNTAMENTI DI febbraio
lo Studio Viola in via Carducci 39, 1° p.
Info 3472787410, [email protected],
www.eft.barbarazetko.com.
Trieste
3 venerdì ingresso libero
Oriente ed occidente: duemila anni...
di difficili relazioni: I primi 500 anni. Conferenza CEGEN Dr David Ferriz Olivares
alle ore 17.30 alla Libreria Borsatti in via
Ponchielli 3.
Info 040 2602395, 333 4236902.
5-26 domenica
Creare una vita meravigliosa, come?
Lo stesso cervello che ha creato il problema non è in grado di trovare la soluzione.
Rivediamo le nostre credenze sull’argomento. Corsi domenicali al TaoCenter in
via Zanetti 1. Info Claudia 347 3319227,
[email protected]
6 -27 ogni lunedì
ingresso libero
Meditazione di luce per la terra
Un invito di cuore a tutti e a chi si chiede il
perchè dei cambiamenti in atto, dove stiamo
andando, perchè siamo qui ora? Il Salto
quantico 2012, meditazione di Luce per la
Terra e l’ Umanità, guidata da Arleen Sidhe,
in connessione i regni della natura e rete di
luce del pianeta; l’incontro sarà introdotto da
una breve spiegazione a titolo informativo,
e dopo la meditazione seguirà un aggiornamento sull’Ascensione, la situazione attuale
del passaggio di frequenza e cambiamento
di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle
20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in
piazza Benco 4. Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
6 e 22 lunedì e mercoledì
Arte/scuola del Vedere di Trieste
Stanno per attivarsi i corsi di: storia
dell’arte (il Novecento), nudo, pittura materica, disegno e pittura per principianti.
Nella nuova sede della Scuola del Vedere, in via Rittmeyer 18. Info 347 8554008,
www.scuoladelvedere.it
7 martedì ingresso libero
Elaborazione del lutto
La Società Antroposofica organizza ogni
primo martedi del mese un incontro con
il gruppo di sostegno per l’elaborazione
del lutto, seguendo il testo “Confrontarsi
con la morte” Ed. Novalis in via Mazzini
30, I p, ore 18.15-19.45. Info 339 7809778,
[email protected],
www.rudolfsteiner.it
7 martedì ingresso libero
Benessere e EFT
Presentazione del metodo di auto-aiuto
che permette di liberarci dalle emozioni
negative in modo veloce e delicato e
affrontare la vita con più serenità. Incontro con Barbara Žetko, operatrice EFT
accreditata AAMET, alle ore 20 presso
7-28 martedì
Meditare=benessere dell’uno
Lo stress causa l’abbassamento delle
difese immunitarie. Meditare dà energia,
forza, salute, saggezza è un modo per
connettersi con l’Universo che siamo.
Incontro all’Assoc. TaoCenter in via
Zanetti 1. Info Claudia 347 3319227, [email protected]
8 mercoledì ingresso libero
Bioenergetica
Il Laboratorio di esercizi di Bioenergetica
è aperto a tutti per una prova gratuita.
Alle ore 20 all’ass. Olos in via XXX
Ottobre 4. Per prenotare la prova e per
altre informazioni Stefano 328 7429516,
[email protected]
9 giovedì ingresso libero
Guarire se stessi
Guarirsi diventa un’azione facile quando
si hanno a disposizione i mezzi e la conoscenza, imparerai attraverso le Forme
pensiero a diventare il guaritore di te
stesso. Conferenza alle ore 20.30 presso
Ass. Rachmiel via Mazzini 30 Trieste.
Info 334 6728109.
9 giovedì
Psicosomatica spirituale
Primo di tre incontri per spiegare il
legame anima-sintomo presso lo studio
medico di via Coroneo 1. Corso alle ore
19 con il dott Andrea Catanese.
Info www.contattobenessere.jimdo.com.
Info 339 7832686.
9 giovedì ingresso libero
Punto vegetariani
Incontro “Vegetariani, cioè costruttori di
giustizia e di pace” con Susanna Beira
e Marco Bertali, medici, delegati dell’Associazione Vegetariana Italiana e soci
Lav. Dalle 17 alle 18.30 - Banca Etica, via
Donizetti 5.
9 giovedì ingresso libero
Sos - cervello
Incontro mensile di Sos-cervello campagna di psicofarmaco-vigilanza con lo
psichiatra Marco Bertali sul tema “Psicofarmaci: strumenti di cura o di controllo
sociale?”. Dalle 18.45 alle 20.15 - Banca
Etica, via Donizetti 5.
9 giovedì ingresso libero
Corso kinesiologia touch for health
Presentazione del corso di Kinesiologia
Touch for Health, alle ore 20, presso
il Centro Joytinat di via Madonnina 3
a Trieste, tenuta da Antonio Contini,
kinesiologo professionale, facilitatore del
Corso di Kinesiologia Touch for Health
con
Antonio Contini
Kinesiologo professionale T.A.S.K.
Istruttore certificato TFH dall’International Kinesiology College
Facilitatore sistema One Brain
Socio dell’International College of Applied Kinesiology (ICAK)
Presentazione del corso: Giovedì 9 febbraio 2012, ore 20.00
al Centro Joytinat di via Madonnina n.3 a Trieste
Info: cell. 3384593395, [email protected]
Corsi tutto l’anno
su www.konradnews.it gli annunci di marzo entro il 20 febbraio
sistema One Brain e istruttore di kinesiologia sistematica e TFH. Durante la
serata verranno effettuate prove pratiche
con il test muscolare.
Info 338 4593395, [email protected].
Gradita prenotazione telefonica.
10 venerdì ingresso libero
Esplorare e gestire le emozioni
Conferenza di presentazione corso Il corpo che ci parla: l’animale emotivo che è
in noi, percorso esperienziale di consapevolezza delle proprie risorse per migliorare il rapporto con le emozioni quotidiane,
grazie a tecniche gestaltiche, teatrali e
di bioenergetica. Alle ore 20 all’ass. Olos
in via XXX Ottobre 4. Posti limitati. Info/
prenotazioni conferenza 347 7091403
Leila Giani counsellor, 328 7429516 Stefano Specchiari counsellor, insegnante di
esercizi bioenergetici [email protected]
10 venerdì
Disagio dell’adolescente
“Il disagio dell’adolescente e le trasformazioni della famiglia” rel. Elsa Zibai.
Organizza la Società Antroposofica
presso la sede v.Mazzini, 30 1p Ore
20 - Prenotazione obbligatoria. Info 339
7809778, [email protected],
www.rudolfsteiner.it
10 venerdì ingresso libero
I due mondi
Conferenza con Mariuccia Lauricella
che illustrerà alcuni aspetti del mondo
materiale-terreno, del mondo spirituale e
della loro “interconnessione” alle ore 20
al Centro LAM in piazza Benco 4.
Info 347 0348629, 345 2272095.
10 venerdì ingresso libero
Benessere dell’apparato locomotore
Lesioni traumatiche e degenerative
dell’apparato locomotore. Incontro informativo sull’uso di integratori alimentari e
pomate funzionali, alle ore 19.30 presso
l’Erboristeria NonSoloNatura in via Piccardi 2. Info 040 2410489.
10 venerdì ingresso libero
Oriente ed occidente: duemila anni...
di difficili relazioni: da Carlo Magno ai Templari. Conferenza CEGEN Centro Studi
Generali Dr. David Ferriz Olivares alle ore
17.30 alla Libreria Borsatti in via Ponchielli
3. Info 040 2602395, 333 4236902.
11 sabato
I chakra nel corpo
Conoscere, attivare e rendere efficace
l’energia dei chakra. Corso con l’insegnate
Andrea Catanese. Inizio alle ore 9 presso
lo studio medico di via Coroneo 1. Info
www.contattobenessere.jimdo.com.
Info 339 7832686.
13 lunedì ingresso libero
La spiritualità del corpo
Non possiamo vivere nessuna emozione
senza che il corpo ne sia partecipe. Se
mente e corpo sono scollegati, diventa impossibile emozionarci davvero, vivere davvero, nel contatto di cuore con gli altri e con
noi stessi. Conferenza sulla Bioenergetica
di Ariella Gliozzo e Massimo Bucher, libreria
Lovat, ore 18, v.le XX Settembre 20. Info
380 7385996, www.trieste.espande.it
13 e 15 lun. e merc.
ingresso libero
Conoscere il Pranic Healing
Per migliorare il benessere attraverso
l’uso del Prana (o Energia Vitale) e della
Meditazione. Conferenza il 13 febbraio
alle ore 20.30 all’Ass. Alma in via Tor San
Piero 16, oppure il 15 febbraio alle ore 18
al New Age Center in via Nordio 4.
Info Elisa Del Forno 340 6858339.
15 mercoledì ingresso libero
Rebirthing: respiro consapevole
Serata esperienziale, metodo e benefici
del respiro. Il respiro è uno strumento per
accedere alla conoscenza interiore, perché attraverso la respirazione si esplora
la coscienza, l’Io profondo. Conferenza
alle ore 20.30 presso Ass. Rachmiel via
Mazzini 30 Trieste. Info 349 2840064.
15 mercoledì ingresso libero
Fisioterapia per l’ernia del disco:
Incontro aperto con gli esperti del Centro
Rieducazione Colonna Vertebrale sulle
tecniche fisioterapiche innovative adottate
dal centro per trattare questa patologia. A
partire dalle ore 18.15 al Poliambulatorio
Fisiosan in via Genova 21. Posti limitati.
Info e prenotazioni 040 3478678.
17 venerdì ingresso libero
Iniziativa punto famiglia
Presentazione iniziativa Punto Famiglia.
Servizio di sostegno all’allattamento e
psicologia famigliare. incontro con la
dott.ssa Antonella Chiurco e la dott.ssa
Donatella De Colle alle ore 19.30 all’Erboristeria Nonsolonatura in via Piccardi 2.
Info 040 2410489.
17 venerdì
Grafologia: conferenza prof Massi
Ciclo di conferenze su Grafologia e Enneagramma. Organizzato da AGI Trieste.
Prima conferenza ore 18 - 20 presso la sala
conferenze dello Studio Erre a Trieste, in
via Fabio Severo 14/b , vicino al tribunale.
Costo conferenza, sucessive conferenze e
programma vedi sito www.grafologiatrieste.it
19 domenica
Bioenergetica: il corpo nel cuore
Un corpo sano è morbido, fluido, emozionale. Quando abbiamo una struttura
identificata con l’ego, allora anche il corpo
diviene rigido. In questo seminario di Bioenergetica integriamo il nostro sentire emozionale con quel corpo che può sciogliersi
e uscire dalla difensiva per trovare gusto e
piacere nel sentire, con morbido grounding
(contatto con la realtà), mettendo in moto
quel “cuore” che fa il suo lavoro di contatto
affettivo senza tanto speculare su ciò che
sente. Il corpo è del cuore, non della testa!
Seminario con Sauro Tronconi. Info 380
7385996, www.trieste.espande.it
20 lunedì ingresso libero
La sincronia delle tre menti
Secondo la tradizione l’uomo funziona
come se avesse 3 cervelli: il centro motorioistintivo, il centro emozionale, il centro
intellettuale. L’osservare con consapevolezza libera energia e aiuta ciascun centro
a svolgere le sue funzioni. Questo atto cosciente di attenzione a ciò che è, qui ed ora,
è meditare. Conferenza di Piero Vattovani,
Ass. Espande, ore 20, v. Coroneo 15.
Info 380 7385996, www.trieste.espande.it
29 Konrad febbraio 2012
APPUNTAMENTI DI febbraio
Trieste
21 martedì ingresso libero
Dalla personalità alla quintessenza
La struttura della psiche secondo il modello
di Jodorowsky. Scopriamo come lo sviluppo
armonico dei quattro centri fondamentali
ci possa condurre, passo dopo passo, alla
nostra vera essenza. Conferenza alle ore
20.30 all’Assoc. Metamorfosys in via
Milano 18. Info 347 9775427.
23 giovedì ingresso libero
Fiducia in se stessi e carisma
Percorso del metodo Self di 7 incontri a
tema: Se mi vedo gli altri mi vedono; Il corpo che parla; Voce- il suono oltre le parole;
Lo sguardo che esprime l’essenza; Interazione fra maschile e femminile; Armonia
pensiero-azione; Il potere su se stessi.
Presentazione all’Ass. Espande, ore
20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996,
www.trieste.espande.it
24 venerdì ingresso libero
Open day a il Piccolo Carro
l’Ass. Reg. di Volontariato per la Promozione della Pedagogia Steineriana
organizza un incontro di presentazione
delle attività del giardino d’infanzia aperto
a bambini dai 2 ai 6 ani nella sede di Sgonico dalle 16 alle 18. Info 040 229474 da
lun. a gio. ore 9-11.
24 venerdì ingresso libero
Impariamo a nutrire corpo e anima
Presentazione del percorso di auto-aiuto
nei disturbi della sfera alimentare. A cura
della dott.ssa Donatella De Colle alle ore
19.30 presso l’Erboristeria Nonsolonatura
in via Piccardi 2. Info 040 2410489.
24 venerdì ingresso libero
2012 e ascensione planetaria
Continuano gli incontri mensili sul 2012,
con i nuovi aggiornamenti aperti a tutti:
Il Salto Quantico; I grossi cambiamenti
a livello individuale, sociale e planetario,
segnali di risveglio di coscienza e spirituale. Messaggi guida di condivisione, su
tema specifico i ogni incontro, per vivere
al meglio questi momenti di trasformazione interiore, nel corpo, nell’ anima, nel
quotidiano. Con Arleen Sidhe, operatrice
di Guarigione e trasformazione quantistica, cure di luce Essene e lettura dell’Aura, terapeuta del Suono. Alle ore 20.30
all’Associazione LAM-Il Sentiero in piazza
Benco 4. Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
24 venerdì ingresso libero
Oriente ed occidente: l’incontro...
... fugace tra l’esoterismo islamico e quello
cristiano. Conferenza CEGEN Centro di
Studi Generali Dr David Ferriz Olivares
alle ore 19.30 nella sede della Magna
Fraternitas Universalis in via Mazzini 30, 3 p.
Info 040 2602395, 333 4236902.
25-26 sabato e domenica
Pranic healing: corso base
Il Pranic Healing è una tecnica che utilizza il Prana o Energia Vitale per migliorare
il benessere fisico ed emozionale. In
questo corso esperienziale studieremo
su www.konradnews.it gli annunci di marzo entro il 20 febbraio
l’anatomia sottile dell’essere umano, impareremo a percepire le aure ed i centri
energetici del corpo, trattare i disturbi più
comuni. Presso l’Associazione Alma, via
Tor San Pietro n.16 dalle 9-18.30.
Info Elisa 340 6858339, www.iphitalia.com
Ass. agricoltura biodinamica
Ogni mercoledì 20-21.30 incontro con la
Sezione di Biodinamica di Trieste e Gorizia
sul testo di R. Steiner “Uomo sintesi armonica” presso la sede v.Mazzini 30, I p.
Info 333 7864810.
27 lunedì ingresso libero
Ciclo di conferenze 2012
I livelli del cambiamento: promuovere il cambiamento in se stessi e negli altri. Conferenza
con la dr. Claudia D’Ambrosio alle ore 18.30
presso CSV in Galleria Fenice 2. Partecipazione gratuita e aperta a tutti.
Seminario di studi buddhisti
Il Ven. Khenchen Sherab Rinpoche, visiterà il nostro Centro il 2-3-4 marzo 2012
conferendo insegnamenti di Pharpatone
sullo sviluppo spirituale e la pace mentale. Alla domenica sarà data l’iniziazione di
Guru Rinpoche Padmashambava. Presso
la Sala Actis di via Corti 3/a Trieste Orari:
Venerdi alle 20.30, Sabato e domenica
dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15.30 alle
17.30 circa.
Info 040 571048, Centro Buddhista Tibetano Sakya Kunga Choling di Trieste.
27 lunedì ingresso libero
Benessere e EFT
Presentazione del metodo di auto-aiuto
che permette di liberarci dalle emozioni
negative in modo veloce e delicato e
affrontare la vita con più serenità. Incontro con Barbara Žetko, operatrice EFT
accreditata AAMET, alle ore 20 presso
lo Studio Viola in via Carducci 39, 1° p.
Info 3472787410, [email protected],
www.eft.barbarazetko.com.
28 martedì ingresso libero
La famiglia in trasformazione
La Società Antroposofica organizza
l’incontro mensile per una possibile
comprensione delle tematiche familiari,
seguendo il testo “La famiglia in trasformazione” Ed.Novalis in v.Mazzini 30,
Ip ore 18.15-19.45 Info 339 7809778,
[email protected],
www.rudolfsteiner.it
Corsi di Restauro Ligneo
Il Laboratorio D’Eliso & Tomè organizza,
presso la propria sede, corsi amatoriali di
restauro del mobile e dei manufatti lignei.
Potete visitarci in via Alfieri 10\a, a Trieste.
Info 040 763116, www.restaurodelisotome.it
Affittasi
Ad uso lavori di gruppo, seminari, conferenze, affitto ad ore o week-end splendida sala mansardata di 45mq. con parquè
e bagno in zona Ponterosso.
Info 348 0348772, 335 8413293.
Incontri all’officina dei talenti
Esperienze artistiche con il colore, la
creta e il carboncino per adulti e bambini.
Per saperne di più 338 2433798 Elena,
www.officinadeitalenti.it
In cucina con amore
Un gesto, un piatto, un profumo, un
dono... Un piccolo corso di cucina con
tante ricette sane e naturali per mangiare
bene ogni giorno... con fantasia! Perché a
cucinare... si comincia dal cuore! Date e orari
da concordare con Silvia 339 5350380.
Incontri con Legambiente
Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20
nella sede di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei soci di Trieste della Banca
Popolare Etica). Circolo Verdeazzurro di
Legambiente Trieste. Info 040 577013, 366
3430369, fax 040 9890553, [email protected], Segui le nostre iniziative
su www.legambientetrieste.it
Fisico, mente e spirito in forma
Fisioforma Studio, Trieste Galleria Fenice
2, organizza corsi collettivi di Gyrokinesis, Yoga Ginnastica Posturale, GAG
ed equilibrio,addominali sicuri, pre-post
parto. Info e prenotazioni 040 4702286,
393 0519405, [email protected],
www.fisioformastudio.it
Nuovo punto d’incontro
Apre Bio and Fun, area completamente
rinnovata con sala di circa 70 mq, saletta
uso relax, spogliatoi e bagni. Affittasi a
referenziati anche ad ore o per periodi
continuativi per attività di vario genere che
abbracciano la sfera di uno stile di vita sano.
Info [email protected] o presso
il superbiomercato Biolife di Via Economo
12/9 dal lunedì al venerdì ore 10-13.
Counselling
Rivolto a coloro che sentono l’esigenza di
momenti di ascolto e di relazione d’aiuto,
per poter meglio orientarsi, chiarire,
riflettere e prendere decisioni. Patrizia
Mazzuchin Counsellor Professionista.
Info 345 7652654.
Conferenza gratuita sulla coppia
Conferenza gratuita - I colori della coppia: I tre tipi di amore (stima, cura, eros)
e il loro rapporto nel tempo - Movimento
Donne Trieste - Progetto R.O.S.A. Martedì 28 febbraio 2012 alle ore 17.30
in via F. Filzi 8 a Trieste, condurrà il dr.
Giandomenico Bagatin, psicologo e
psicoterapeuta.
Società Antroposofica di Trieste
Ogni martedì 20-21.30 studio sul testo
di R. Steiner “Massime antroposofiche”.
Ogni sabato 17.30-19 studio sul testo
“Metamorfosi della vita dell’anima” di
R.Steiner. Le attività sono gratuite presso
la sede via Mazzini 30, I p. Info 339
7809778, [email protected],
www.rudolfsteiner.it
Corso massaggio decontratturante
per sciogliere tensioni muscolari ed
articolari e per riequilibrare il sistema
nervoso. Con dispensa e attestato finale. Liv. base, 6 lezioni. Ogni mercoledì
ore 18-20.30 c/o Assoc. Culturale Shanti
Trieste, Via Carducci 12. Info Sabrina
334 1559187. Date corsi: 14 marzo, 9
maggio, 20 giugno.
Cure di luce essene e lettura Aura
Le terapie essene e la lettura dell’ Aura;
Un incontro con sè stessi, di guarigione e
armonia interiore, fisica e sottile; il sistema dei chakra e relativi organi, la circolazione pranica e sottile dei nadi, il Suono,
gli oli essenziali, i campi aurici e i corpi di
luce; il legame e origine delle malattie e
le Forme Pensiero; Un aiuto alle problematiche, le disarmonie, i disagi del corpo
e dell’anima, secondo gli insegnamenti di
Anne e Daniel Merois-Givaudan. Incontri
e sedute individuali con Arleen Sidhe,
terapeuta certificata alla scuola di formazione di terapeuti di Anne Givaudan e del
dott. Antoine Achram. Info 347 2154583,
[email protected]
Nadayoga, il canto il suono la voce
L’uso del suono e della voce quale mezzo
riequilibrante del benessere psicofisico;
NadaYoga e Mantra; Ricerca del proprio
Suono fondamentale o tonica individuale;
Effetti e uso consapevole delle scale e
intervalli musicali; Risonanza corporea e
organi interni; Gestualità, voce e corpo;
Canti, stili, espressione; Armonizzazione
dei chakra e dei corpi sottili; I Suoni
creatori di luce, forme e colori; Il Canto
Armonico e Overtones. Lezioni individuali, frequenza e orari personalizzati; a
richiesta si organizzano corsi, laboratori e
seminari di gruppo; con Arleen Sidhe,
Info ArtLight 347 2154583,
[email protected]
Musica e canto celtico
Corsi di Canto tradizionale (stile, espressione e lingue delle aree celtiche) e degli
strumenti in uso nella tradizione: feadog
(flauto irlandese), bodhran (tamburo celtico), chitarra per accompagnamento. A
cura di Arleen Sidhe, cantante, musicista
e insegnante formatrice del settore da
23 anni. Info Arleen 347 2154583, [email protected]
Incontri di yoga della risata
Per chi vuole portare il sorriso nella quotidianità, un metodo ideato da un medico
Indiano, per sciogliere stress e blocchi
emotivi, migliorare lo stato psicofisico,
l’umore e le relazioni. Info 333 9180290,
www.associazionealabare.it
Biodinamica craniosacrale
Un contatto delicato che aiuta a ritrovare
il benessere psicofisico. Utile per alleviare
dolori alla schiena, in condizioni di stress,
stanchezza cronica, emicrania e molto
altro. Info 333 9180290.
Gorizia
4 sabato ingresso libero
Scuola aperta
Scuola aperta, alle ore 15.30 un’occasione di incontro con gli insegnanti che
presenteranno gli ambienti, le attività e il
gioco del giardino d’infanzia,la I classe ed
il piano di studi dell’intero percorso scolastico Waldorf. Presso la Scuola Waldorf
di Borgnano di Cormons in p.zza della
Repubblica,33 L’incontro è aperto a tutti.
30 Konrad febbraio 2012
APPUNTAMENTI DI febbraio
Gorizia
22 mercoledì ingresso libero
Dalla personalità alla quintessenza
La struttura della psiche secondo il
modello di Jodorowsky. Scopriamo come
lo sviluppo armonico dei quattro centri
fondamentali ci possa condurre, passo
dopo passo, alla nostra vera essenza.
Conferenza alle ore 20.30 al Centro Polivalente in via Baiamonti 22.
Info 347 977542.
Associazione Spazio organizza:
corsi di Yoga Hatha-Raja il lunedì dalle
ore 9 alle ore 10.30 e il martedì dalle ore
17.30 alle ore 19, con inizio lunedì 16 gennaio 2012; - corso di qi gong (ginnastica
tradizionale cinese) il giovedì dalle ore
17.15 alle ore 18.15, con inizio giovedì 19
gennaio 2012; presso la Palestra Spazio
via Marega, 26 Lucinico. Info 0481 32990.
Assoc.ne Wu Zhen Italy organizza
corsi di Yoga Hatha-Raja ogni lunedì e
mercoledì dalle ore 18 alle ore 19.30 e
dalle ore 20 alle ore 21.30 ed ogni giovedì mattina dalle ore 9.30 alle ore 11, con
inizio lunedì 16 gennaio 2012, presso la
Palestra Corpo Libero di via Roma 15 a
Ronchi dei Legionari. Info 0481 777737,
Anna 0481 32990.
Udine
3 venerdì ingresso libero
L’evoluzione dell’uomo:
L’evoluzione dell’uomo: dalla comparazione religiosa ad una visione esoterica. Conferenza con il dott. Stefano De Prophetis,
sociologo della salute, alle ore 20.30 alla
Bioteca in via Villa Glori 41.
7 martedì ingresso libero
Cerchio di donne nella luna piena
Incontro di donne per celebrare il plenilunio. Al Circolo Culturale e Ricreativo Nuovi
Orizzonti alle ore ore 20 in via Brescia 3
Rizzi Udine. Info 335 251639.
8 mercoledì ingresso libero
Conosci le costellazioni familiari
Serata dimostrativa aperta a tutti per sperimentare questo particolare metodo che
risolve i problemi della vita. Via S. Rocco
142 - ore 20.30. Info Giacomo Bo, www.
lecostellazionifamiliari.net
su www.konradnews.it gli annunci di marzo entro il 20 febbraio
8 mercoledì ingresso libero
Guarire se stessi
Guarirsi diventa un’azione facile quando
si hanno a disposizione i mezzi e la conoscenza, imparerai attraverso le Forme
pensiero a diventare il guaritore di te
stesso. Conferenza alle ore 20.30 presso
la Scuola Elementare, Piazza S. Giorgio
Bagnaria Arsa. Info 334 6728109.
9-12 da giovedì a domenica
Gioco della Trasformazione di gruppo
Il meraviglioso Gioco sviluppato nella
comunità spirituale scozzese di Findhorn
avrà inizio a Udine giovedì alle ore 20
per complessive 25 ore di gioco. Da
pochi mesi disponibile anche in Italia
nella versione di gruppo. Percorrere
questo gioco è come muoversi su un
tessuto sensibile che risponde al nostro
campo di coscienza con sorprendente
precisione. Soprendente è l’unione della
Hellinger Sciencia alla magia di questo
gioco. Cristina Piovesana Facilitatrice
accreditata da Innerlinks Findhorn
Scozia e Costellatrice Diplomata con
Bert e M. Sophie Hellinger Université E.
J.Monnet Bruxells.
Info www.giocodellatrasformazione.com,
www2.hellinger.com - Cristina Piovesana
[email protected]
10 venerdì ingresso libero
Le frontiere della fisica...
Le frontiere della fisica spiegano le
frequenze del benessere armonico. Conferenza con la dott.ssa Francesca Strocchio, fisica alle ore 20.30 alla Bioteca in
via Villa Glori 41.
11 sabato ingresso libero
La Consapevolezza di Essere Divini
Conferenza con Andrea Fusaro alle ore
20.30 presso La Bioteca in via Villa Glori 41
a Udine. Info [email protected]
11 sabato
Atelier di gruppo di art-counseling
Inizia percorso di gruppo di Artcounseling per la crescita personale e il
benessere con P. Pitaccolo presso Nirmala Centre-Udine. Info 347 6052140,
“Nirmala Centre Udine” su google.
14 martedì ingresso libero
Rebirthing: respiro consapevole
Serata esperienziale, metodo e benefici
del respiro. Il respiro è uno strumento per
accedere alla conoscenza interiore, perché attraverso la respirazione si esplora
la coscienza, l’Io profondo. Conferenza
alle ore 20.30 presso la Scuola Elementare p.zza S. Giorgio Bagnaria Arsa. Info
349 2840064.
17 venerdì ingresso libero
L’influenza della luna...
L’influenza della luna sulla sfera emotiva.
Conferenza con la dott.ssa Manuela Bino,
psicologa alle ore 20.30 alla Bioteca in via
Villa Glori 41.
18 sabato
Tarocchi - corso
I Tarocchi sono un mezzo eccezionale per
sintonizzarci con noi stessi; antichissimo
strumento di autoconoscenza, ci spingono a scoprire chi siamo veramente e a
compiere, in conseguenza di ciò, scelte
in armonia con la direzione superiore del
nostro Vero Sé. Info 348 8741038, theNAOS.com Majano (UD).
18 sabato ingresso libero
Chakra e aure - parte seconda
Seconda di una serie di tre conferenze
esperienziali nella quale comprenderemo
l’utilità dell’analisi dei chakra e delle aure.
Conferenza con Valter Maestra alle ore
20.30 all’Ass. Waira in via S. Rocco 2a.
Info 329 2303459.
19 domenica ingresso libero
Shiva Ratri: cerimonia Hindu
L’atteso evento che celebriamo ormai
da diversi anni, SHIVA RATRI, presso la
sede di Sangha in viale Tricesimo 103.
Con la preziosa partecipazione di Lisa
Katlane all’harmonuim e voce e Alberto
Zurco al Sitar. Con la partecipazione della
Comunità Indiana di Udine, in collaborazione col Ristorante indiano India Matha.
Potete indossare i vostri abiti indiani, se
lo desiderate. Info Gianna
340 2233994, [email protected]
20 lunedì ingresso libero
Dalla personalità alla quintessenza
La struttura della psiche secondo il modello
di Jodorowsky. Scopriamo come lo sviluppo
armonico dei quattro centri fondamentali
ci possa condurre, passo dopo passo, alla
nostra vera essenza. Conferenza alle ore
20.30 all’Assoc. GEM in via Canova 13 a
Feletto. Info 347 9775427.
22 mercoledì ingresso libero
Scopri le costellazioni familiari
A seguire le costellazioni si rimane toccati
ed emozionati perché si sperimenta in
prima persona i benefici di questo metodo
che risolve i problemi della vita. incontro
alle ore 20.30 in via S. Rocco 142.
Info Giacomo Bo 0432 728071.
24 venerdì ingresso libero
Karma e libero arbitrio
Conferenza con il Lama Rabsel, insegnante
francese di filosofia buddista, alle ore 20.30
alla Bioteca in via Villa Glori 41.
Conosci i migliori prodotti bio?
erboristeria Il Fiore dell’arte di sanare
del dott. Dario Blasich
Ronchi dei Legionari (GO) - Via Carducci 21 - Tel. 0481 475545
24 venerdì ingresso libero
Radioestesia e geobiologia
A volte dormiamo sopra una falda acquifera e pur conducendo una vita corretta ci
alziamo sempre stanchi. Come utilizzare la
radioestesia in geobiologia e in altri campi
stimolando la naturale intuizione presente
in noi. Conferenza con Valter Maestra alle
ore 20.30 presso l’Ass. Waira, in via S.
Rocco 2a. Info Valter 329 2303459.
25 sabato
Scuola per operatore olistico NAOS
Sono aperte le iscrizioni all’anno Accademico 2012. La Scuola ha un percorso
triennale (900 ore totali) ed è accreditata SICOOL. Info e pre-iscrizioni 348
8741038, [email protected],
www.naoslascuola.it
25 sabato - 26 domenica
Conosci le costellazioni familiari!
Seminario sabato alle ore 15-18.30.
Domenica 9.30-17.30. Via Canova 13 a
Feletto. È possibile partecipare anche
solo uno dei due giorni. Info e costi
335 5977306, www.ilmutamento.it
26 domenica
Costellazioni familiari
Gruppo esperienziale di Costellazioni
Familiari. Cristina Piovesana costellatrice familiare diplomata con Bert e M.
Sophie Hellinger Univeristé E. J. Monnet
Bruxells. Info 349 4975649, cristina.
[email protected], www2.hellinger.
com - costellatori italiani.
Pordenone
1 mercoledì
Energia del cuore
Studio InDaco a Fiume Veneto, organizza
ogni mercoledì serata di Meditazione con
l’Energia del Cuore di L. Bortolotto. Dalle
20.30 alle 22.30, gradita prenotazione. Info
333 2127259, [email protected]
21 martedì
Costellazioni familiari
Studio InDaco a Fiume Veneto, incontro
esperenziale di Costellazioni Familiari
con la Dott.sa Silvia Miclavez. Dalle
20.30 alle 22.30, gradita prenotazione.
Info 347 4320755, [email protected]
24 venerdì ingresso libero
Reiki
Studio InDaco a Fiume Veneto, serata
esperenziale e di presentazione I liv.
Reiki Usui con la Master Laura Orso. Dalle
20.30 alle 22.30, gradita prenotazione. Info
340 1626777, [email protected]
Essenze,
fiori di Bach,
aura-soma, incensi,
cristalli,
fitocosmesi, miele,
alimenti biologici,
libri...
Tutto il biologico e il naturale per l’alimentazione,
la cura della persona e della casa
Apre a Trieste
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