ANDREOPOLI PASQUA 2015
POESIA
L’uovo di colore
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SPIRITUALITÀ
Dalla croce alla resurrezione:
una gioia al femminile
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Pensieri, parole, preghiere di gioia
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Sono qui per dirti il mio grazie
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RUBRICA
L’uovo di Pasqua
Vie del Quartiere - Via Riello
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L’uovo di colore
Una svastica ariana
ha nudato l’uovo pasquale
ATTUALITÀ0
La Sindone, una reliquia insolita
e misteriosa
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Gli adolescenti e le Religioni
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da allegare al ludibrio.
Dalla sorpresa del grembo
Emerse una voce:
VITA DI COMUNITÀ
Celebrazioni della settimana santa
Nella croce l’amore
“Son di colore,
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Campi estivi
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Grestosa
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Resoconto economico 2014
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Momenti di gioia in comunità
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ANDREOPOLI n.1 - 2015
Redazione:
don Claudio Bassotto, Azzarini Graziella, Ciuro
Marco, Fagnani Maria, Peserico Vittorio, Rossettini Giuliano, Zovico Guido , Gianni Apolloni
Hanno inoltre collaborato:
Apolloni Gianni, Azzarini Graziella, Bassotto don
Claudio, Ciuro Marco, Mirca, Saccardo Danilo, Scaramella Maria Grazia
Grafica e impaginazione:
don Claudio Bassotto e Gianni Apolloni
ma come te,
al tramonto diverrò…
canuto”.
Giuliano Rossettini
ANDREOPOLI PASQUA 2015
renza e la morte restano cose molto negative da superare e combattere; tuttavia quando esse sembrano dominare la vita degli uomini, in realtà se portate con amore possono davvero diventare un dono.
Perché è l’amore che fa la differenza: l’amore del Signore, e l’amore che anche noi
possiamo sperimentare su di noi e per gli
altri, può davvero fare miracoli nella nostra
vita, può cambiare le nostre infermità in forza.
S. Paolo aveva capito bene tutto ciò quando scriveva ai cristiani di Corinto: “Mi vanterò
ben volentieri delle mie debolezze, perché in
me dimori la potenza di Cristo… quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 9).
L’apostolo delle genti aveva compreso e
accolto nella sua vita questo amore, e in
ogni tormento dell’esistenza non vedeva una
sciagura, ma l’occasione per rinforzarsi e
credere nell’amore di Cristo, dal quale niente
e nessuno può mai separarci (Rm 8, 38)
Auguro a tutti voi, soprattutto a quanti
stanno vivendo nella propria vita o nella propria famiglia, momenti di dolore o di crisi di
credere nella forza dell’amore. Perché solo
chi ama sopporta con pazienza, vive con
speranza, dona con gioia.
Vi auguro in questa Pasqua, nelle persone
che incontrerete, di trovare l’amore e se non
lo troverete provate a donarlo voi: così si passa dalla morte alla vita, così già in questa
vita possiamo sperimentare un anticipo di
quella resurrezione del corpo che vivremo in
pienezza alla fine dei tempi.
Buona Pasqua e tanta serenità a tutti voi!
NELLA CROCE L’AMORE
Carissimi amici,
è con molta gioia che vi scrivo, anche se
le fatiche e le sofferenze del momento presente si fanno sentire con forza, e a volte
con violenza.
Siamo ancora sconvolti per le tristi notizie
che ci giungono da varie parti del mondo e
che ci mettono nell’animo angoscia, dolore e
paura. Anche oggi, purtroppo, molti cuori sono malati di cattiveria e di ostilità.
Dopo anni di storia, dopo secoli e millenni
di convivenza, l’umanità non ha ancora trovato la pace vera e duratura.
La piaga della corruzione e dell’ipocrisia
non cessano di contaminare ambienti sociali, religiosi e istituzionali che un tempo ci davano garanzie di sicurezza, protezione, aiuto.
La corruzione “spuzza” - ha detto bene papa Francesco: è un verbo che efficacemente
rinforza le nefandezze di una vita votata al
dio denaro, che urta prepotentemente contro la gioia e la libertà del vangelo.
La crisi economica e la povertà che ne
consegue, continuano a tormentare tante
nostre famiglie, costrette a vivere nella precarietà.
E in tutto questo, anche ai nostri giorni, la
croce di Cristo Gesù si erge come immortale
segno di salvezza e di amore. La croce, strumento di tortura e di morte, è nelle mani del
nostro Salvatore segno indelebile di fedeltà
ad un amore gratuito e totale.
Ma è proprio questo che ci mette in crisi e
ci fa riflettere: una croce portata con e per
amore. Perché c’è croce e croce: c’è il dolore
mal sopportato, che porta alla pazzia o alla
depressione e c’è il dolore che porta alla ricerca di una guarigione; c’è la sofferenza
che diventa disperazione e rabbia e c’è la
sofferenza che conduce ad un cammino di
pazienza e di solidarietà; c’è la morte che
appiattisce la vita, la rende sterile, insensata
e c’è una morte per amore, come il chicco di
frumento caduto a terra che porta molto frutto.
Con Gesù non c’è croce senza senso, non
c’è morte senza speranza. Il dolore, la soffe-
Il parroco
don Claudio
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
L’Uovo di Pasqua
Lo scambio di uova prima
del Cristianesimo
L'uovo nel Cristianesimo
Il Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandole
nella
nuova
prospettiva
[
del Cristo risorto . L'uovo infatti somiglia a un
sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo c'è però una nuova
vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava
morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi
un simbolo di risurrezione.
L'uovo ha avuto tratti simbolici sin dai tempi
antichi. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità: secondo credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e
il pianeta erano considerati due emisferi che
andavano a creare un unico uovo, mentre gli
antichi Egizi consideravano l'uovo come il fulcro dei quattro elementi dell'universo
(acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del
dono di uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffusa la tradizione
dello scambio di semplici uova di gallina
all'avvento della stagione primaverile, seguiti
nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi,
che
consideravano
il
cambio
di stagione una sorta diprimo dell'anno,
i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano.
L'uovo pasquale nel Medioevo
Nel Medioevo l'usanza dello scambio di uova
decorate, si sviluppò come regalo alla servitù.
Nel medesimo periodo l'uovo decorato, da
simbolo della rinascita primaverile della natura, divenne con il Cristianesimo il simbolo della rinascita dell'uomo in Cristo. La
diffusione dell'uovo come regalo pasquale
sorse probabilmente in Germania, dove si
diffuse la tradizione di donare semplici uova
in occasione di questa festività.
In origine, le uova venivano bollite avvolte
con delle foglie, o insieme a dei fiori, in modo
da assumere una colorazione dorata.
Sempre nel Medioevo prese piede anche una
nuova tradizione: la creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi
quali argento, platino ed oro, ovviamente destinata agli aristocratici e ad i nobili.
Edoardo I, re d'Inghilterra dal 1272 al 1307,
commissionò la creazione di circa 450 uova
rivestite d'oro da donare in occasione della
Pasqua.
Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia: "Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato
in Polinesia, è comune all'India antica,
all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia,
alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia,
all'Africa occidentale, all'America centrale e
alla Costa occidentale dell'America del Sud."
In Russia ed in Svezia sono state trovate uova
di creta in molti sepolcri.
Le statue di Dioniso trovate nelle tombe
in Beozia portano un uovo in mano, segno del
ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare
uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo
infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione
del ritorno periodico all'esistenza. L'uovo rappresenta quindi la " ripetizione della nascita
esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia".
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Evoluzioni recenti
La ricca tradizione dell'uovo decorato è però
dovuta all'orafo Peter Carl Fabergé, che nel
1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l'orafo creò per l'occasione il primo uovo Fabergé,
un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale
conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino
d'oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione
del dono interno all'uovo.
In tempi più recenti l'uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di
cioccolato, che ha conosciuto largo successo
nell'ultimo secolo.
a cura di Gianni Apolloni
Le uova molto decorate furono un costume ed un arte di lunga durata in Russia, prima che
Fabergè cominciasse a lavorare per la famiglia imperiale (1870-1917 circa). Fabergè con la
sua squadra di ideatori, orefici, gioiellieri, smaltatori e miniaturisti, sotto la direzione di Perchin e più tardi di Henrik Wigstrom, ebbe successo nel portare questa forma a livello senza
paralleli e precedenti dli raffinatezza, arte ed immaginazione.
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DALLA CROCE ALLA RESURREZIONE:
UNA GIOIA AL FEMMINILE
SARA e AGAR - Due donne al servizio di Dio
di Maria Grazia Scaramella
NOTA REDAZIONALE
Maria Grazia Scaramella, laureata in scienze religiose, ha preparato questo testo come contributo
alla Settimana della Comunità di S.Andrea.
È una lettura al femminile delle delle vicende di Sara e Agar: lontane nel tempo ma vicinissime agli
eventi dei nostri momenti. Esso vede cristianesimo, ebraismo e islam confrontarsi nel dialogo interreligioso e culturale, ma purtroppo anche radicalizzarsi con estremismi cruenti. Comprendere lontane radici ci aiuterà a vagliare il presente, ad aprire alla speranza, ad approfondire le problematiche
del Medio Oriente, a professare da parte nostra una fede più cosciente.
Mi sembrava più pertinente questo 1°
titolo perché è diversa l’entità del confronto fra due donne o fra due madri,
quando si tratta di difendere la prerogativa dei figli. A questo riguardo SARA e
AGAR sono due soggetti che tentano di
imporsi con tutte le loro forze e che entrano spesso in rotta di collisione.
Comunque volevo partire da una riflessione che mi hanno suggerito gli ultimi
lavori fatti in Chiesa. Finalmente l’altare
della Madonna, restaurato dopo il piccolo incendio e illuminato a dovere,
(grazie a chi ha avuto l’intuizione), ha
permesso di notare le sette figure femminili della Prima Alleanza, rimaste quasi
invisibili per anni. Sono: EVA – SARA –
MIRIAM – RUTH – ANNA – GIUDITTA –
ESTER. Il loro riemergere dalla penombra mi è sembrato come la metafora del
nascondimento in cui il mondo femminile è stato costretto a vivere per tanti
secoli, senza potere e senza far sentire la
propria voce e le proprie emozioni non
solo nel mondo civile, ma anche ecclesiale. Questo mi dà speranza che qualcosa stia cambiando cominciando da
stasera. Le protagoniste di questa sera
sono SARA, sposa di Abramo e AGAR
che da Abramo ha avuto un figlio. No
esegesi biblica, ma una narrazione della
vita di queste due donne che non si sono certamente amate ma che la Storia
della Salvezza fa camminare insieme per
un tratto di strada. Per sommi capi la
storia di ABRAMO ci è stata raccontata,
a me è venuto desiderio di conoscere
qualcosa di più della vita da queste due
donne, i cui nomi si trovano in Genesi
che è il primo Libro della Bibbia. (Genesi
11,27.32, parla della discendenza di Terach, padre di Abramo, del quale così
presenta la moglie SARAI: “Sarai era sterile e non aveva figli”. Bella presentazione!). Viene subito messo in evidenza un
problema serio, certamente non voluto.
(Gen. 12,1-4) Il Signore si rivolge ad
ABRAM: “Vattene dalla tua terra, farò di
te una grande nazione e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome e possa tu
essere una benedizione. Benedirò coloro
che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. In
questo breve brano ci sono ben 5 benedizioni. ABRAM va verso un paese sconosciuto, con una moglie sterile e gli
viene promessa una posterità.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Ha proprio bisogno di 5 benedizioni.
Possiamo considerarlo il primo atto di
fede di ABRAM. Per combattere la carestia ABRAM si avvicina all’EGITTO e nella
coppia ABRAM – SARAI si fa strada una
richiesta un po’ strana. Essa viene ripetuta per due volte:
- alla corte del Faraone (Gen 12,11-13)
ABRAM chiede alla moglie di passare
per sua sorella: “Io so che tu sei donna
di aspetto avvenente… Dì dunque che
tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene e io viva”;
- una seconda volta alla corte del RE
ABIMELECH, nel viaggio di ritorno
(Gen 20.2). Siccome ABRAM aveva
detto della moglie SARAI: “E’ mia sorella” il re mandò a prendere SARAI.
Non troviamo la risposta di SARAI,
quindi immaginiamo che obbedisca.
Ma questo ci suggerisce una domanda: perché ABRAM fa questa proposta? Proprio perché più volte il Signore gli ha ripetuto una promessa di posterità, lui deve salvaguardare la sua
vita. Ma come potrà avvenire ciò se lui
perderà la sua vita a causa della bellezza di SARAI? Il Midrash così descrive SARAI. La tradizione ebraica conserva la memoria della bellezza incomparabile di SARAI. Tutti si dice si
fermavano per ammirarla, il suo volto
faceva intravedere l’oltre, l’al di là del
sensibile; tuttavia ABRAM fu lento nel
percepire la bellezza della sua sposa.
Più tardi procedendo nel racconto sarà la moglie SARAI a fare la proposta
ad ABRAM. (Gen 16,1-2) SARAI moglie
di ABRAM, non gli aveva dato figli.
Avendo però una schiava egiziana
chiamata AGAR, SARAI disse ad
ABRAM. “Ecco il Signore mi ha impedito di avere prole, unisciti alla mia
schiava, forse da lei potrò avere figli”.
ABRAM ascoltò l’invito di SARAI.
Nei due casi abbiamo visto che la risposta silenziosa coincide con un atto
di obbedienza. Ognuno si sottomette
all’appello dell’altro, senza nemmeno
discutere perché è completa disponibilità alla preghiera dell’altro. Il racconto biblico descrive SARAI come
colei che dà priorità alla vita dell’altro,
che rifiuta di vivere se l’altro deve morire e così facendo salva anche la scelta di Dio su ABRAM. Ma SARAI non
aveva parlato con Dio. A lei non si era
manifestato, ma l’intuizione prettamente femminile le fa prendere la giusta decisione: “Che ognuno sia per
l’altro”.
* Due madri in competizione: SARAI la
sterile, AGAR la feconda.
Pur essendo presentata come sterile già
all’inizio della narrazione SARAI rimane
la sposa amata da ABRAM anche dopo
la nascita di ISMAELE, figlio della schiava
AGAR. La sterilità è presenza di morte e
di dissoluzione. Non rimane niente della
donna sterile, tutto finisce con la sua vita. Segna la persona con il disprezzo e
l’esclusione. La sterilità è considerata
una maledizione perché sono i figli a dare la garanzia della benedizione divina.
SARAI è cosciente della sua sterilità e
pur di dare una discendenza ad ABRAM
gli offre la sua schiava AGAR, applicando
il diritto familiare previsto dal codice di
Hammurabi. Ma SARAI vive la sua sterilità come un rifiuto di Dio. Egli rigettava il
lei la madre, senza che questa sapesse il
perché. AGAR, dopo che ebbe concepi-
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to si mise a disprezzare SARAI, sicura
che l’amore di Dio non si sarebbe potuto estendere a questa donna che invecchiava senza discendenza. SARAI si ribella a questa assenza totale di generosità e caccia AGAR. Alcuni commentatori
dicono il perché: AGAR si opponeva al
progetto di SARAI di avere autorità legale sul figlio Ismaele non ancora nato.
(Gen 16,6-7.9-13) ABRAM disse a SARAI:
“ Ecco la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace”. SARAI allora la maltrattò tanto che ella fuggì. La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente
d’acqua nel deserto. Le disse l’angelo
del Signore: “ritorna dalla tua padrona e
restale sottomessa”. Le disse ancora l’angelo del Signore: “moltiplicherò la tua
discendenza e non si potrà contarla tanto sarà numerosa. Ecco, sei incinta, partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele,
perché il Signore ha udito il tuo lamento”. AGAR al Signore che le aveva parlato
diede questo nome: tu sei il Dio della visione perché diceva: “non ho forse visto
colui che mi vede?”. C’è solo il risentimento e la gelosia da parte di SARAI
oppure è questo lo spazio che Dio si riserva per manifestare il suo progetto?
Io credo che la collera, poco misericordiosa, di SARAI, si identifica con il rifiuto
di essere considerata colpevole. La sofferenza non è figlia della colpa e concepire un figlio non è merito proprio. Il testo parla delle prove di ABRAM, culminanti nel momento dell’Aqedah (legatura di Isacco), a me sembra legittimo aggiungervi anche quelle di SARAI. Ella
mette in discussione se stessa, la propria
sterilità, la sua presenza alla corte del faraone, lo scherno di AGAR e poi, più tar-
di, la partenza di ABRAM e di suo figlio
ISACCO per il Monte Moriya.
* Il cambio del nome e finalmente la
promessa a SARA
(Gen 17,5-19) “La mia alleanza è con te.
Non ti chiamerai più ABRAM, ma ABRAMO, perché padre di una moltitudine di
nazioni. Anche SARAI, tua moglie, si
chiamerà SARA. Io la benedirò e anche
da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei. SARA tua moglie ti partorirà
un figlio e lo chiamerai ISACCO”.
* (Gen 17,10-11) “Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra
me e voi e la tua discendenza dopo di
te; sia circonciso tra voi ogni maschio…,
all’ottavo giorno…”.
Vediamo insieme il cambiamento del
nome e in corrispondenza il cambiamento che si impone nella carne, poiché
si lega al comandamento della circoncisione e alla ulteriore promessa di un figlio per SARA. Il Midrash (libri che comprendono ricerca e spiegazione dei testi
sacri da parte dei dottori ebrei) fa coincidere questo avvenimento con la certezza della nuova giovinezza di SARA e
la scoperta in sé di forze rinnovate che
le permetteranno di portare in grembo e
nutrire un figlio. Finalmente è arrivato il
tempo della benedizione a SARA, anzi
due benedizioni, che significa sovrabbondanza, fuori da ogni umana aspettativa e sarà proprio così, perché al Signore questo è possibile.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Ascoltando simili meraviglie l’alba di un
tempo memorabile si sta aprendo davanti agli occhi di ABRAMO che si prostra con la faccia a terra e ride. L’interpretazione tradizionale di questo ridere
di ABRAMO dice che avrebbe riso per
gioia, per fede in quelle parole di benedizione. Quando SARA, nascosta dietro
la tenda, riderà all’annuncio della sua
maternità, da parte dei tre messaggeri:
“fra un anno torneremo e a tua moglie,
sarà nato un figlio” anche SARA riderà,
ma il suo riso sarà valutato in modo diverso. Il Midrash afferma che, per la prima volta Dio parla, a SARA rimproverandola per il suo riso. Hanno perfino scomodato Dio pur di rimproverare SARA, Il
nostro buon senso femminile ci suggerisce che SARA, consapevole dello stato
del suo corpo non si faceva troppe illusioni e quindi non possiamo sapere se
rideva per il credibile o l’incredibile:
“Avvizzita come sono potrò davvero partorire, mentre sono vecchia?”. Per la seconda volta SARA su ordine di ABRAMO
è passata come sorella: (Gen 20.2)
ABRAMO disse di sua moglie: “E’ mia
sorella, il re Abimèlech, mandò a prendere SARA (Gen 20.13). E in ogni luogo
dove arriveremo dirai: E’ mio fratello”.
E’ un espediente concordato per salvaguardare la posterità di ABRAMO: “Lei è
mia sorella, la figlia di mio padre, ma
non la figlia di mia madre e mi appartiene come moglie”.
Dio nella casa di Abimèlech fa chiudere
ogni utero.
Nascita di Isacco
Immaginiamo l’esplosione di gioia di
una donna sterile alla nascita del figlio.
Si scopre un nuovo mondo di emozioni:
SARA si riabilita prima di tutto agli occhi
di se stessa, poi dei vicini e dei parenti.
Si presenta finalmente come madre e
SARA considera Isacco un dono, non
una proprietà, ma i suoi problemi non
sono finiti. E’ un trovatello diranno le
donne (l’invidia è forse una caratteristica
femminile?) e porteranno i loro figli ad
allattare per mettere alla prova la maternità di SARA. Ella non perde tempo con i
bisbigli e le maldicenze, ma cerca di celebrare di fronte a tutti il Dio dal quale
ha ricevuto il bene. Qui possiamo leggervi anche un percorso interiore di SARA che non ha accettato immobile la fatalità di una sorte disgraziata e di maledizione.
Essa rispecchia l’intimo di tante donne,
con la sua collera, ma anche con la capacità straordinaria di una accoglienza
del dono e di condivisione della felicità
con altri. Ma c’è un ultimo intervento di
SARA che fa pensare: la sua perentoria
richiesta di allontanare la schiava AGAR
e suo figlio Ismaele dalla famiglia di
ABRAMO.
* (Gen 21,10) Scaccia questa schiava e
suo figlio perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio
Isacco.
Solo l’intervento di Dio renderà meno
drammatica questa decisione: “… io farò
diventare una nazione anche il figlio
della schiava...”(Genesi 21,13). Ismaele
per SARA è il figlio di AGAR, l’egiziana,
per ABRAMO “il proprio figlio”. C’è una
differenza sostanziale. Forse SARA superava ABRAMO nel dono della profezia?
Forse porta avanti il senso dell’elezione
dove non sono le leggi umane che prevalgono (primogenitura), né rivendicazio
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
zioni di diritti di posizione, ma scelte fatte da Dio e SARA fa da intermediario,
aiutando questa “elezione” a manifestarsi. Isacco entra nell’alleanza con la circoncisione. Egli facendo portare il suo
nome alla posterità sa che non è per
merito suo, né per le sue qualità, ma per
scelta di Dio. Da qui l’obbligo di prendere coscienza che tutto ciò che si ha non
ci rende possessori e che l’altro, il prossimo, quello che ci cammina vicino ha il
diritto di condividere qualcosa con noi.
L’impossibile consolazione
Le Livre di Juste Yachar, testo apocrifo,
racconta la preghiera di SARA in favore
di ISACCO. Diceva più di sette volte:
“Ti prego Signore, proteggi questo figlio
unico, non togliere il tuo sguardo da lui
durante il cammino.” Forse questo lungo
silenzio che avvolge l’intera vicenda della richiesta da parte di Dio dell’offerta
inimmaginabile di Abramo è stato oggetto di varie narrazioni. La più diffusa
dice: “Quando SARA ricevette l’annuncio
che suo figlio era stato legato sull’altare
e che era già pronto per essere immolato e, poco mancava che lo fosse già stato, la sua anima uscì da lei ed ella morì.
Secondo i Saggi SARA sarebbe dunque
morta a causa dell’esperienza vissuta da
Isacco.
E AGAR? E’ una figura marginale dei testi sacri, ma la sua “ombra” incombe su
tutta la storia di SARA. Conquista anche
le nostre simpatie; è una donna forte
che si ribella all’oppressione e fugge.
Non è proprio una donna rassegnata.
Incontra Dio presso la fonte e le dà anche il nome: “Il Dio della visione”. “Non
ho forse visto qui colui che mi vede?
(Genesi 16,13)“Quando, allontanata, si
perde nel deserto grida a Dio il suo dolore, non si arrende a consegnare alla
morte il proprio figlio, è una donna di
fede e crede nella promessa di una discendenza per il figlio Ismaele che crescerà da sola. Mi sembra la battaglia per
la vita di tante donne del nostro tempo.
La figura di AGAR ha subito due diversi
processi di cancellazione. Il primo è da
addebitare alla tradizione cristiana che
ha rivendicato come privilegio la propria
discendenza dal “Figlio della promessa”
il figlio di SARA, Isacco. Il secondo processo di cancellazione è avvenuto all’interno della tradizione musulmana stessa
che non nomina AGAR nel Corano, pur
riprendendo tradizioni e rituali che si rifanno nel suo agire alla ricerca di Dio (la
corsa frenetica che lei compie fra le due
colline di SAFA’ e MARWA per trovare
aiuto viene ripetuta oggi dai pellegrini
che compiono i riti legati ai luoghi santi
della MECCA. Forse i partecipanti al pellegrinaggio ignorano questo fatto, ma
essi incarnano la memoria di una esperienza di angoscia, sofferenza, abbandono che donne e uomini hanno vissuto
nella storia. AGAR viene definita “madre
degli arabi” poiché da ella discendono
tramite il figlio Ismàil, tutti i musulmani,
compreso il Profeta Maometto.
Il messaggero di Dio “Muhammad”, poiché così si definisce e non Profeta, fissa i
cardini dell’Islam.
Esso poggia su 5 pilastri
* La fede in un Unico Dio e in Muhammad quale suo Messaggero .
* La preghiera.
* La carità o imposta coranica.
* Il digiuno nel mese di Ramadan.
* Il pellegrinaggio alla città sacra della
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Mecca (una volta nella vita). Proprio nelle sue vicinanze, sul Monte Nur, Muhammad riceve la prima rivelazione. Ne seguiranno altre. Ma ciò che lascia perplesso il mondo occidentale è l’espandersi dell’Islam che ha occupato parte
dell’Asia Europea, l’Africa settentrionale,
il medio oriente. Il prof. Cardini studioso
del medioevo e dell’Islam così lo spiega:
l’Islam ha conquistato sì con la spada,
ma non solo. Ha inglobato eretici, monofisiti e altre realtà che venivano bacchettati dall’imperatore di Bisanzio e che
invece trovavano accoglienza nella nuova religione che li lasciava liberi nel praticare i loro culti. Anche se facciamo fatica crederci la tolleranza religiosa è il nucleo dell’Islam e a Gerusalemme veniva
chiesta solo una tassa per poter mantenere la libertà di culto. Certo è che l’Islam unisce tante tribù e popoli arabi
sotto un’unica bandiera e di seguito
un’unica lingua: l’Arabo. Qui sta l’importanza dello sviluppo di questa religione.
Sempre il prof. Cardini afferma che il Corano è una lettera, cioè voce diretta di
Dio; quindi non va modificato. Muhammad non si identifica come ultimo Profeta, ma come colui che porta alla conoscenza del mondo la lettera di Dio. Fra
tutti i messaggeri la figura più importante nella genealogia dei Profeti è ABRAMO. Il CORANO riconosce questo legame per:
- l’affermazione del monoteismo;
- per l’adesione della coscienza umana
al progetto divino;
- nel riconoscimento di Dio e alla Sua
pace e nel dono di sé. Tutto questo significa “ISLAM” che troppo spesso viene
tradotto da noi occidentali semplicisti-
camente “sottomissione”. Esso contiene
invece il duplice senso di “PACE” e di
“DONO DI SE’”. Il muslim = musulmano
è colui che attraverso la storia desidera
pervenire alla pace di Dio mediante il
dono assoluto del proprio essere all’Essere. Altra figura eminente è AGAR che
dà un figlio ad ABRAMO. Quando ella e
il figlio Ismaele vengono lasciati nel deserto, sarà per seguire un ordine del Signore e non per volontà di Sara. Tanto
che AGAR chiederà ad ABRAMO: “E’ Dio
che ti ha ordinato ciò?” quindi la fede di
AGAR che accetta una prova così dura è
pari a quella di ABRAMO ed AGAR risponderà a sé stessa: “Certo Dio non ci
abbandonerà”. E vivrà con il figlio la separazione e l’esilio, portando ben presente nel suo cuore il ricordo della promessa del Signore: “Moltiplicherò la tua
discendenza”. Muhammad è un discendente dei figli di Ismaele e fa quindi parte della “grande nazione” annunciata nei
testi sacri. La Sunna presenta ABRAMO
come PADRE dei PROFETI e AMICO DI
DIO. Né AGAR né SARA sono chiamate
per nome nel CORANO, anche se alcuni
versetti raccontano la loro storia. Solo
MARIA, madre di Gesù è citata per nome. AGAR è comunque ad un tempo
donna, madre e progenitrice degli arabi
e simbolo dell’identità musulmana. Essa
delimita lo spazio del divino ancora prima della rivelazione del Messaggero
Maometto, quindi le musulmane contemporanee possono a loro volta prendersi gli spazi, modificando pratiche sociali anacronistiche con il tempo storico
che viviamo. E’ una speranza ed un invito. Le teologhe musulmane cercano di
arrivare a questo.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
La Sindone “una reliquia insolita e misteriosa, singolarissimo testimone della Pasqua, della passione, della morte e della Risurrezione”
S. Giovanni Paolo II
La parola “sindone” deriva dal greco sindo’n, che significa tela di lino. La venerata Sindone, conservata a Torino da più di quattro secoli dopo inaudite peregrinazioni, scampata a
avari incendi (l’ultimo nel 1997), manipolata, rattoppata, studiata, continua a esporsi al
nostro sguardo, documento sconvolgente, che sorprende ed emoziona.
L’immagine straordinaria che vi è impressa dà la sensazione di sondare un mistero che
parla ai credenti, turba chi non crede, sfida gli scienziati. Se è “autentica”, cioè documento
probante della passione, morte e risurrezione di Cristo, oppure se è una straordinaria opera pittorica medievale, resta ancora argomento di dibattito. Comunque quell’Uomo che
scorgiamo nella maestà e compostezza della morte, è lì, muto, capace, nella sacralità del
dolore, di indurci alla meditazione, all’introspezione e alla commozione profonda. Anche
se sommariamente, procediamo ora all’esame di questo lenzuolo funebre.
È rettangolare, misura m.4,36 di lunghezza e m.1,10 di larghezza; è un tessuto spigato,
consistente e robusto. E stato posto longitudinalmente sotto il cadavere e fatto passare sul
viso fino ai piedi.
L’antico testamento attribuisce grande importanza ai riti e alla sepoltura. I corpi venivano
inumati in tombe scavate sul terreno o in caverne il giorno stesso del decesso. Prima della
sepoltura il cadavere veniva lavato e cosparso copiosamente di sostanze profumate. L’Uomo della Sindone, però, non fu lavato com’era prescritto dalla legge per chi moriva “per
violenza”. Sul telo le sporgenze del corpo hanno lasciato una traccia scura, mentre le rientranze e i vuoti hanno una colorazione più chiara e sfumata ai margini. Tutto risulta evidente con la fotografia negativa e con le immagini tridimensionali
Tutto risulta evidente con la fotografia negativa e con le immagini tridimensionali.
È indubbio che l’Uomo della Sindone sia morto per crocefissione. Norme precise regolavano la crocefissione, supplizio terribile per l’atrocità e il vilipendio che ad esso si associava.
Infatti un cittadino romano non poteva mai essere condannato alla croce, ma solo schiavi
fuggiaschi o ribelli responsabili di rivolta armata e brigantaggio. Il giudice, dopo l’interrogatorio dell’imputato e l’esecuzione dei testimoni, pronunciava la condanna: “alla croce”
e dettava il titulus, cioè le motivazioni della condanna. Quindi il condannato veniva denudato, legato ad un palo o a una colonna e sottoposto alla flagellazione, inflitta con il flagrum, che provocava lacerazioni profonde e copiose perdite di sangue.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Il condannato veniva poi rivestito e condotto al luogo del supplizio con il titulus appeso al
collo e il partibulum (asse trasversale della croce) sulle spalle. Lungo il doloroso percorso
veniva maltrattato, insultato, deriso. Il luogo dell’esecuzione era fuori delle mura cittadine,
lì era piantato lo stpes (asse verticale della croce) su cui il condannato veniva issato dopo
l’inchiodatura delle braccia. Cominciava una lunga e terrificante agonia; la morte, talvolta,
veniva accelerata con un colpo di lancia al cuore o con la frattura delle gambe, il crucifragium che, privando il condannato del punto di appoggio, induceva la morte per soffocamento. Tutto questo ha subito l’Uomo della Sindone.
Con particolare chiarezza nell’immagine frontale, il viso presenta tracce di traumi: la fronte
è tumefatta così come le arcate sopraccigliari, gli zigomi, le guance, il naso, 8che presenta
un’escoriazione sulla punta. Le spalle appaiono sollevate con una vasta ecchimosi sulla scapola sinistra e una ferita sulla spalla destra, attribuibili al trasporto del patibulum (asse trasversale della croce). Le ginocchia sono escoriate, segno di più cadute. Sulla nuca e sulla
fronte ci sono colature di sangue. Del collo non c’è traccia sul telo e ciò fa pensare che la
testa sia stata a lungo chinata in avanti e fissata in quella posizione dal rigor mortis. Le
mani, ben visibili, sono incrociate sull’addome, la sinistra sopra la destra; sul polso sinistro
c’è una gran macchia di sangue, segno delle lesioni provocate dai chiodi, conficcati nei polsi. Non si vedono i pollici perché la lesione del nervo mediano comporta la contrazione del
pollice che aderisce al palmo della mano. Sul costato appare una ferita dai margini allargati
e precisi certamente inferta dopo la morte; la copiosa fuoruscita di sangue e siero è dovuta a un accumulo nella pleura. Se osserviamo l’immagine dorsale, vediamo macchie di sangue su lesioni lacero-contuse, causate da flagellazione, disposte a raggera, il che fa pensare all’intervento di due carnefici. e lesioni apicali più profonde sono provocate da pezzetti acuminati di osso e di metallo, inseriti all’estremità della sferza
(flagrum).
Riepilogando i dati in nostro possesso:
- Il lino ha tutte le caratteristiche di un telo funebre ebraico o di area palestinese.
- L’ Uomo ha subito la crocefissione romana, secondo le modalità di legge vigenti
nel I secolo.
- L’ Uomo ha subito i tormenti, narrati nei Vangeli della Passione.
- Quel corpo è stato posto nel lenzuolo circa due ore dopo la morte e vi è rimasto per
trenta /trentacinque ore; non ci sono segni di putrefazione.
Il dibattito sulla Sindone continua ancora; la bibliografia è sterminata; numerosissimi sono
gli studiosi e gli scienziati di ogni branca dello scibile, che hanno dato il loro contributo
all’analisi di questo misterioso telo; altri, di una nuova generazione, continueranno ed approfondiranno quanto è stato già fatto.
Intanto, nella compostezza della morte, l’ Uomo della Sindone sembra ripeterci: “Chi credete che io sia?”
La Sindone è muta. E’ il suo silenzio che ci pone domande.
Graziella Azzarini
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
La strada segna il confine Nord tra la Parrocchia di sant’Andrea e quella di Araceli.
Inizia da Via G.E. di Velo e termina in Via Quadri, correndo parallela a Viale Fusinieri
e a Via Imperiali.
Vi abitano 87 famiglie per un totale di 196 persone, la maggioranza di sesso femminile (100).
Nel volume sulla “Toponomastica vicentina” Giambattista Giarolli nel 1955 scrive
che “l’umile stradella vicinale soggetta a servitù di passaggio che s’inoltra ombrosa
e solitaria tra orti e campi .... era già nota nell’uso popolare con il nome confermato con deliberazione consiliare del 16 febbraio 1927”. Continua, inoltre, il Giarolli “... è destinata ad avere con il sorgere di nuove case maggiore sviluppo ed importanza.”
Le previsioni si sono puntualmente avverate: molte abitazioni sono sorte; nel lato
della parrocchia di Araceli vi prospetta la scuola elementare di Via Riello, mentre sul
fronte opposto, in Quartiere di Sant’Andrea, si trova, nello stesso edificio, la Palestra della Scherma titolata a Carlo Pavesi, schermidore specializzato nella spada e
vincitore di quattro ori olimpici, e il Circolo della Spada.
Nell’area coltivata ad orti sono cresciuti invece nuovi isolati definiti da altre strade
fra le quali ben cinque (via Ziggiotti, Zara, Visonà, Borella, Massaria) sono laterali di
Via Riello. Comunque lungo la strada principale resistono alcune vaste aree verdi e
molti condomini sono ricchi di piante e fiori.
Via Riello deriva il suo nome da una roggia il cui percorso a zig zag è oggi in parte
sotterraneo. La roggia però non scorre lungo la via omonima, ma la possiamo trovare
a breve distanza percorrendo Via Massaria e girando a destra verso la fine di Via Imperiali. Essa arriva da Via Trieste e continua in direzione di Via Quadri. Vicino alla
roggia esiste ancora un “lavandaro”, non più funzionante: è testimonianza di un
pezzo di storia, che sembra lontana anni luce, ma che ricorda i tempi in cui le nostre mamme o nonne lo usavano. Pur essendo oggi utilizzato come “pattumiera” resiste al tempo ed è uno dei pochissimi superstiti della nostra città.
La roggia continua dunque la sua strada, sottopassa Via Quadri e dopo alcuni cambi
di direzione riappare all’incrocio tra Via Quadri-Viale Fusinieri con acque di un particolare colore marrone, per quanto ho potuto vedere nel mio giro di perlustrazione.
In via Imperiali, invece, sempre durante lo stesso giorno, ho potuto constatare lo
scorrere di acque pulite, trasparenti su cui nuotavano alcune anatre. Meraviglia!!!
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Chi di dovere ha dunque provveduto a pulire il letto della roggia, che intasato di rami e sporcizia, era esondato, qualche mese fa durante l’ultima abbondante pioggia,
con conseguenti gravi danni ad alcune abitazioni circostanti.
Dunque il Riello è una piccola roggia, ma antica di secoli. Non paragonabile per età
e portata all’Astico o al Retrone, i due più antichi fiumi a cui è dovuta la fondazione
della nostra città in età paleo-veneta. Un corso d’acqua non confrontabile nemmeno col medievale Bacchiglione, documentato nell’anno 1075, nel quale il Riello termina la propria corsa. Comunque il “nostro” può vantare un’età di tutto rispetto essendo citato la prima volta nel 1182 in un documento che parla di un terreno posto
in “cultura Sancti Petri inter Casalem et Rivum Merdaroli”. Proprio così: il suo primo
nome ebbe un significato spregiativo e “puzzolente” e fu mantenuto perlomeno fino
al 1187.
Il Rio Merdarolo ha avuto origine nel territorio di Monticello Conte Otto, dove grazie
ad uno sbarramento (ROSTA) parte delle acque del Tribolo vennero indirizzate verso
Vicenza. Sappiamo infatti che fin dalla fine del XII secolo gli “Uomini” di Monticello
Co. Otto dovevano curare il rio affinché le sue acque affluissero nella fossa scavata
a difesa degli spalti del medievale Borgo di San Pietro. Il Borgo che dal Ponte degli
Angeli si diramava verso l’esterno della città con cinque diverse strade disposte a
raggiera e che fu difeso dapprima da spalti e poi da mura scaligere.
Come Rio Merdarolo, la roggia, scendeva verso la città affiancando l’attuale via Nicolosi, giungeva quindi nei pressi dell’ingresso del Cimitero Maggiore, dove cambiava il suo nome in Riello e continuava il suo tragitto fino a confluire nel Bacchiglione
in Riviera Berica, all’altezza della Rotonda.
Questo, a grandi linee, il percorso antico della roggia, che deviava spesso anche in
modo brusco. Oggi il suo tragitto è in parte variato, ma molti tratti del Riello rimangono ben visibili.
Con gli auguri di Buona Pasqua.
Maria Zorzi Fagnani
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Gli adolescenti e le Religioni
L’adolescenza è una fase della vita in cui si comincia ad avere
molti dubbi sul senso dell’esistenza e, quindi, si inizia a porsi
molte domande come: “Che senso ha la vita?”, “Cosa c’è dopo la
morte?”, “Tra le tanta credenze, chi ha ragione?”, “Esiste veramente un Dio?”
Purtroppo lo sbaglio di molti genitori è quello di allarmarsi nel caso in cui il figlio o la figlia volessero conoscere realtà diverse, ostacolando questa curiosità e
mettendo in risalto i propri pregiudizi.
Molti ragazzi cercano risposte nel Buddhismo, il quale pone al primo posto il
benessere e la pace dell’anima, altri sono affascinati dal rispetto che portano i
musulmani nei confronti di Allah, altri adolescenti preferiscono pensare che
non esista nulla al di sopra di noi, e potrei andare
avanti all’infinito.
È giusto avere rispetto nei confronti di ogni pensiero, poiché la spiritualità è una
cosa molto delicata e personale.
È molto importante avere la possibilità di confrontarsi
con ogni credo, ma, soprattutto è buono che ognuno
faccia la sua scelta personale senza subire imposizioni.
Buona ricerca spirituale a tutti i ragazzi e non
abbiate paura di “guardarvi intorno!”
In ogni caso, sono sicura che c’è uno “Spirito”,
che è quello di Dio che, prima o poi, ci porterà
sulla sua e giusta strada.
Sarà comunque il caso, comunque, a mio avviso, di cercare di costruire ora, nel
nostro piccolo, un mondo migliore fin da quaggiù e cominciare...da adesso.
Forza ragazzi !!!
Una diciottenne del quartiere
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Sono qui a dirti il mio GRAZIE
GRAZIE per essere stato sempre con me, fedele;
GRAZIE per avermi sostenuta;
GRAZIE per aver sopportato, ascoltato ed accolto i miei brontolamenti e le mie grida
quando non capivo;
GRAZIE per non aver permesso che cadessi nella disperazione;
GRAZIE per avermi svelato il Tuo progetto d’Amore, quando non eri tenuto a farlo;
GRAZIE per aver sudato con me, sofferto con me, faticato con me nei momenti più duri;
GRAZIE per aver sorriso e gioito con me, in particolare nei rari giorni di tregua dal dolore;
GRAZIE per la forza che mi dona il Tuo sguardo d’Amore per me e su me, nella Tua fatica
con me, mentre porti sulle Tue spalle la parte dell'asse di legno che da sola non riesco;
GRAZIE per il Bene che vuoi realizzare attraverso questo mio misero contributo;
GRAZIE per aver voluto, nella povertà, prendere corpo umano, con le sue fragilità e le
miserie;
GRAZIE per aver sofferto e per essere morto in croce per noi;
GRAZIE per essere risorto per noi;
GRAZIE per esserti fatto nostro cibo, prendendo, così, dimora in noi con il Tuo Spirito,
ma anche con la Tua Carne, consacrandoci Tuo Tempio Santo per l'Eternità;
GRAZIE per il Mistero d’Amore che Ti ha fatto desiderare di continuare, per l’eternità,
ogni singolo giorno, in ogni singolo uomo, di faticare, soffrire e morire delle nostre
quotidiane fatiche, sofferenze e morti, unito a noi, perché sei con il Tuo corpo e il Tuo
Spirito in ciascuno di noi;
GRAZIE per desiderare con tutto te stesso di risorgere in noi, ogni giorno, nel nostro spirito e nella nostra carne.
TI PREGO
AIUTAMI ogni giorno, ad accettare di morire a me stessa, ai miei egoismi, per permetterti di risorgere in me con il Tuo Amore;
AIUTACI ogni giorno, a permetterTi di risorgere in noi;
AIUTACI a imparare ad accogliere nel nostro cuore la consolazione che sempre vuoi donare a chi è afflitto nel corpo e nello spirito;
AIUTA ogni giorno, chi è nel dolore e nella prova, a sentire e riconoscere dentro sé la Tua
Presenza che, insieme, ogni giorno fatica, soffre e muore, per poter, ogni giorno, far grew
risorgere a vita nuova;
USACI per far sentire loro la Tua Presenza d’Amore vicina, premurosa e fedele.
GRAZIE Papà, per il Tuo Immenso Amore;
GRAZIE Mamma, per il tuo “sì” che ha reso possibile e Umano tutto questo Amore Divino;
GRAZIE Santo Spirito, per insegnarci, nella semplicità ed intimità del nostro cuore, ogni
giorno, come amare questo Amore più grande di noi.
AMEN
Mirca
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Il senso dell’esperienza:
Un’esperienza di spiritualità e di fraternità, sulle orme dei santi Francesco e
Chiara di Assisi. Ripercorreremo la vita e il
cammino del Poverello di Assisi e di Santa
Chiara, attraverso la visita di alcuni luoghi e grazie ad alcuni incontri che faremo con le “pietre vive” della città dei due
santi.
Dove siamo alloggiati:
Presso una struttura molto vicina ad Assisi (10 minuti circa in auto) dei Francescani
chiamata CENTRO TAU, a Capodacqua
di Assisi (PG); tel. +39 075 8064029
(vedi il sito www.fraticappucciniassisi.it).
Quanto costa:
* famiglia con ad es. due adulti + bambino dai 3 ai 9 anni: ca € 350,00*
* famiglia con ad es. quattro adulti
(dopo i 9 anni): ca € 480,00*
* adulto camera singola: ca € 150,00*
*
a seconda se in pulmino, auto o pullman
Il senso dell’esperienza:
Il campo è rivolto ai ragazzi cresimandi
delle parrocchie di S. Andrea e di S. Maria Ausiliatrice, che stanno facendo il cammino condiviso di catechesi familiare.
Dove siamo alloggiati:
Il campo si svolge tra Fiera di Primiero e
Passo Cereda, a circa 1200 metri di altezza
Quanto costa:
€ 190 a persona (minimo 20 persone)
Per le iscrizioni:
Compilare la scheda che troverai in chiesa
o in canonica e consegnarla entro il 1
maggio 2015 in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica con intestazione “Iscrizione campo cresimandi”.
Informazioni ed iscrizioni:
Rivolgersi a don Claudio 3474737813.
È previsto un INCONTRO PER I GENITORI martedì 9 giugno ore 20.45, presso
la Baita di Santa Maria Ausiliatrice
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Il campo si svolge a Pieve Tesino.
La quota di partecipazione € 190.
Per le iscrizioni compilare la scheda
che troverai in chiesa o in canonica e
consegnarla entro il 25 maggio 2015
in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica di Sant’Andrea
(via Pizzocaro, 49) con intestazione
“Iscrizione campo elementari 2015”.
Chi può partecipare: sino al 25 maggio verrà data la precedenza ai bambini che hanno frequentato il cammino
dell’ACR e ai bambini della parrocchia
di S. Andrea, per un massimo di 40
posti. Dal 25 maggio sera sarà possibile iscrivere bambini di altre parrocchie.
Informazioni ed iscrizioni: don Claudio 0444512288 - 3474737813. È previsto un INCONTRO PER I GENITORI
lunedì 25 maggio ore 20.45 nell’oratorio di Sant’Andrea.
Il campo si svolge a Pieve Tesino,
accolti in una bellissima casa in mezzo
al verde, con ampi spazi interni ed
esterni.
La quota di partecipazione (€ 210 a
testa fino ai 25 partecipanti, € 190
dai 30 in su).
Per le iscrizioni compilare la scheda
che troverai in chiesa o in canonica e
consegnarla entro il 30 aprile 2015
in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica di Sant’Andrea
(via Pizzocaro, 49) con intestazione
“Iscrizione campo medie 2015”.
Chi può partecipare: tutti i ragazzi
di questa età, anche amici e conoscenti, per un massimo di 45 posti.
Informazioni ed iscrizioni: don Claudio 0444512288 - 3474737813. È previsto un INCONTRO PER I GENITORI
giovedì 4 giugno ore 20.45 nell’oratorio di Sant’Andrea.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
2° Edition
Torna il CENTRO ESTIVO a Sant’Andrea!
Per bambini di scuola primaria
7 Settimane a Regola d’Arte
Gioco, Sport, Musica, Teatro, Creatività:
Metti in gioco i tuoi talenti con
Dal 15 Giugno al 31 Luglio 2015
ORARI:
Mezza giornata 8.00-13.00
Giornata intera: 8.00-16.30
Possibilità di posticipo fino alle 18.00
Il pranzo è al sacco, a carico delle famiglie.
In oratorio è possibile conservare il cibo in frigo e riscaldarlo.
Possibilità di uscita per pranzare a casa con pausa dalle 13 alle 14.
SETTIMANE A TEMA con laboratori a scelta tra:
ARTE E CREATIVITA’: pittura, scultura, attività di manipolazione, musica,
danza, teatro, arte terapia, riciclo creativo.
SPORT: rugby, tennis tavolo, basket, calcio, pallamano
GIOCHI: attività motorie, di squadra, in gruppo, balli, bans, canti.
LABORATORI CON ESPERTI
DUE USCITE A SETTIMANA: in PISCINA a San Pio X e in CITTA’
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Un modo semplice e a costo zero per aiutare
la Parrocchia di Sant’Andrea!
IL 5 X 1000 PER L’ORATORIO!
destina il 5x1000 al
Circolo O.S.A. Con NOI,
Contribuirai così a sostenere le
attività del nostro Oratorio!
Nella dichiarazione dei redditi è
sufficiente firmare nell’apposita casella,
come vedi nella foto qui a lato,
indicando il codice fiscale del circolo:
C.F: 95118360247
O.S.A. con Noi è una APS
(Associazione di Promozione Sociale)
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Carissimo bel Gesù,
aiutami tu! Tu sai quanto ti amo, quanta
gioia provo dentro al mio cuore con te. Io
ti prego sempre, e ti sento accanto a me.
Tu vedi tutto e sai quanto pensiero e sofferenza per il lavoro lontano del figlio e ti
chiedo amorevolmente di aiutarli tutti e
due nella salute e nel lavoro. Ti prego aiutali tu, sai che sono buoni figli.
Grazie Gesù, tu sei un grande amore.
(una fedele parrocchiana che prega con il
cuore)
La gioia non nasce spontanea dentro di noi;
si forma e si alimenta attraverso infiniti
impulsi che vengono da persone, da letture, da parole. E’ nostra la responsabilità di
mantenerla e diffonderla.
Ieri sera, venerdì 20, dopo l’incontro con
Don Aldo prima e Don Ivano dopo, sono Stasera sono contento, sono sereno. Non
tornata a casa più “ricca”, e con tanta mi capita spesso, per lo più sono apatico,
indifferente, freddo. Ma l’atmosfera mi ha
gioia nel cuore.
coinvolto. E questo è già un bel risultato.
Grazie a Dio e a Don Claudio per avermeli Aspetto domani sera per trarre le conclusioni.
fatti incontrare!
Che gioia: il giorno 16 febbraio è nato
Francesco. Nicolò, il suo fratellino di 6 anni, ha voluto chiamarlo come il Papa: doppia gioia. Grazie Gesù per averceli donati.
(una zia felice e riconoscente)
Questa grande gioia che ho provato la voglio dedicare ai miei figli e a Sant’Andrea.
Giovedì 12/04/2001 pregando davanti al
Sepolcro leggendo il libretto “Davanti al
Signore”, è partita dall’altare (era il giovedì santo sera durante l’adorazione a Gesù
Crocifisso) una nuvola bianca avvolgendomi
tutta. Da quel momento mi sono sentita
felicissima e pregando intensamente venivano giù lacrime di gioia e più pregavo più
era grande la gioia. Non avrei voluto andare a casa tanto mi sentivo felice, raggiante, carica di energia e gioia: ho provato
l’”estasi di Dio”. Sono sicura che quella sera ho ricevuto lo Spirito Santo. Questa
grande gioia è durata per tre giorni. E’ stata un’esperienza meravigliosa che, ricordando, mi dà tanta forza e luce. Vorrei
tanto riprovarla!
L’unione e la compagnia fra amici è gioia.
Una volta che si trova qualcosa per cui
gioire, la si condivida affinché anche l’altro abbia qualcosa per cui gioire.
Che vita sarebbe senza servizio?! E’ sempre
bello sperimentare nuove forme di servire
il prossimo… Grazie per l’accoglienza!
Condividere lo studio e le ricerche sulle figure femminili mi dà la speranza che qualcosa cominci a cambiare.
Gioia è stare insieme.
La gioia è sentire che il Signore è sempre
con me.
La gioia è vivere con mia moglie.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
C’è chi afferma che il Gesù che ci trasmettono i Vangeli è troppo serio, e non
ha mai un momento di gioia. Io però credo, come G.K.Chesterton, che la gioia è
il segreto meglio conservato di Gesù.
La gioia è stasera, qui, insieme.
Pensare al fatto che tutto il peso che ho
nelle spalle ogni tanto, lo solleva con me
anche Gesù, mi dà gioia anche nella tristezza!
Il sorriso dei miei tre nipotini mi riempie
di gioia.
La gioia è uno stato dell’anima.
La gioia è comunione, desiderio di bene,
profumo di ciò che sempre rinasce.
Gioia è essere contenti con poche cose.
La gioia è il sorriso che illumina il volto Se accogli lo spirito, la gioia riempie la
di chi mi sta davanti.
tua vita. La gioia non è uno stato d’animo momentaneo e casuale; è un punto
Signore ti ringrazio per darmi la possibi- d’arrivo di un cammino e di una ricerca,
lità di partecipare alle iniziative di que- e non ti abbandonerà nemmeno nei mosta comunità che mi riempie di gioia per menti difficili.
tutte le persone con cui vengo a contatto e per l’amicizia che nasce dagli incon- La gioia della famiglia. La gioia dello
tri.
stupore, della sorpresa, del regalo.
La gioia vera è capire di sentirsi compreso e apprezzato.
Il segreto della gioia è essere amici.
Gioia è… respirare… camminare… baciare… sorridere… pregare… e sentire che
tutto ciò è un dono.
La gioia è quando nel buio della solitudine, della sofferenza e della tristezza, si
accende la luce dell’amore: il sorriso di
un amico, una parola buona, o semplicemente qualcuno che raccoglie le tue confidenze e le tue lacrime… ed in quel momento comprendi che non sei solo! Gioia
è amare ed essere amati! Gioia è sapere
che Gesù ci ama ed è sempre al nostro
fianco!
La gioia è della natura dell’acqua; se
vuoi che scorra devi preparargli una
strada e lei arriva.
Gioia e felicità… basta poco!
Per me la gioia è quando sono in pace
con il prossimo, quando nella mia famiglia regna la pace e tutti siamo d’accordo.
Riuscire a gioire dopo una sofferenza significa aver lottato, aver sperato, aver
amato, aver finalmente capito.
Se per felicità si intende gioia continua, Gioia: amicizia, sport, condivisione, imsi può dire che esiste la felicità? Non lo pegno.
so, ma so che può esistere “serenità”
nell’affrontare la vita, e io penso che Nel servizio la gioia.
solo scoprendola in Cristo si avrà felicità, sempre.
Stare in compagnia e condividere ti fa
sentire bene ed è gioia per te e per
quelli che ti circondano.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
Gioia quando vado all’ACR e incontro gli Gioia è veder sorridere chi ha più bisoanimatori! Gioia quando faccio ginnasti- gno di me.
ca e mi diverto con i miei amici!
Gioia è aiuto al prossimo.
La gioia è vivere le relazioni con le persone, con i familiari, con i poveri, senza La gioia è alzarsi al mattino, vedere il
paura, in pienezza, con coraggio e so- sole che ti dà la gioia di aiutare il prosprattutto con la certezza che Gesù è con simo.
te.
La gioia è quando mi diverto con gli ami- Signore, la mia gioia più grande sarebbe
ci, e anche quando rivedo la mamma che che qualche persona avesse un po’ del
torna da lavoro. W la gioia!!!
suo tempo da dedicare a persone in difficoltà e sole per renderle felici.
Per me la gioia è una cosa bellissima.
Ingredienti di gioia: speranza, fiducia,
La gioia nel cuore ti lascia vivere bene.
amore, servizio, semplicità, impegno e
perdono.
Fede è grande gioia con la buona salute
dell’anima e del corpo.
La gioia è stare assieme con serenità e
con disponibilità verso gli altri.
Gioia è veder crescere serenamente i
propri nipoti e tutti i bambini.
La mia gioia? Essere mamma e felice
nonna!!! Cosa posso chiedere di più dal
La gioia è anche trovarsi tutti assieme Signore?!
come in questo momento. Grazie!
Stare seduti a tavola a cenare insieme
Gioia è trovare la concordia tra fratelli. parlando della giornata passata e dei
progetti per il domani. Per me è gioia
Per me la gioia è rendere felice chi mi perché rivivo i momenti che condividevo
sta accanto.
più di trent’anni fa con i miei genitori e
La gioia più bella è veder gioire chi è mio fratello: gioia è unione familiare.
nella sofferenza.
La gioia è avere mia moglie vicino.
La gioia è una grande cosa.
Gioia di partecipare… condividere.
Gioia di stare assieme.
La gioia è essere in armonia con tutti.
Una gioia è incontrarsi con tutti questi
bravi volontari.
La gioia è riconoscersi negli occhi di un
altro.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
E’ una grande gioia essere riuniti qui “in
tanti” questa sera!
Mi ricordo una frase di quando ero adolescente… Amore è… La gioia è la vita
condivisa con mio marito, con il quale
quest’anno compio quarant’anni di matrimonio. Una vita di tante piccole cose,
vissute insieme giorno dopo giorno.
Profondamente umani, profondamente
gioiosi, profondamente in relazione
con…
Ho bisogno di gioia come te.
La gioia non esiste da sola.
La gioia è servire, aiutare il prossimo.
Servirsi della parola per… servire.
Il grembiule richiama la cucina. Il fornello, le pentole, il cibo… e qui intriso
di macchie di intingoli è sempre a portata di mano di chi, con gioia e amore,
condivide il cibo. E’ l’unico
“paramento” sacerdotale registrato dal
Vangelo. Infatti si parla di questo panno
rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi…
“si alzò da tavola”, “depose le vesti”,
“si cinse un asciugatoio”.
La gioia è anche condividere i problemi
con le persone che ti sono vicine, perché
credono in te.
La gioia è respiro; il respiro è vita; vita
è amore; amore è gioia. La gioia è tutto.
Mente viva, cuore aperto, occhi vigili e
restare sempre in movimento!
Sorridi: la vita è bella!
Per provare gioia bisogna desiderarla
con tutti se stessi e darla anche agli alServire ci obbliga ad abbandonare la tri; vuol dire essere sempre positivi. Il
mensa… ma prima dobbiamo essere nostro don Claudio è il simbolo della
“cum-panis”: compagni dello stesso pa- gioia!
ne. E’ la consuetudine con il pane spezzato che ci porta a servire. Servire ci Nella mia vita, la gioia più grande è stachiede di essere nudi, di cambiare vesti- ta la nascita della mia nipotina che è il
to, di deporre il nostro e saper entrare raggio di luce che ha illuminato la mia
in quello del primo venuto. Servire è anima.
non delegare, ma uscire dai ranghi bisbigliando il nostro “eccomi” senza la pau- Per me è gioia incontrare persone che
ra, senza la fuga, senza pensare ai risul- rispondono a un sorriso, ma anche vedetati… ma avendo il coraggio di starci!
re due anziani coniugi che si tengono
per mano.
Siamo felici di questa festa.
Gioia è guardare gli altri con simpatia,
La gioia è anche essere seduti a tavola con umanità e capacità di godere con chi
circondati da splendidi amici con cui è nella gioia e soffrire con chi è nella
condividere i problemi della quotidiani- sofferenza.
tà.
Ciao, grazie e saluti!
Ho aperto gli occhi e la luce del sole ha
illuminato il mio viso.
La gioia è felicità!
La gioia è contagiosa.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
RESOCONTO ECONOMICO 2014
Alcune note a corredo del bilancio 2014
Si nota subito che i valori complessivi
delle entrate ed uscite sono all’incirca raddoppiati rispetto al precedente esercizio.
Scendendo in dettaglio, balza in evidenza
la voce “Spese e manutenzioni straordinarie” che vale circa 133.000 € fra le uscite,
ed è dovuta ai lavori di rifacimento dell’impianto di riscaldamento e della pavimentazione della chiesa posti in essere la scorsa
estate. Tale spesa è stata finanziata soprattutto da entrate a fronte di prestiti (oltre
€ 90.000 fra privati e banca) e da donazioni ad hoc (comprese fra le offerte c.d.
“specifiche”) che a fine anno raggiungevano i 35.000 €.
Dettaglio USCITE
A titolo di cronaca, la massima parte delle
Culto - A.I.M.
€ 21.633,80
spese
relative all’importante operazione di
“
Cancelleria, francobolli
€
716,82
rifacimento ed abbellimento della nostra
“
Servizi di vigilanza
=
chiesa sono state affrontate e pagate nel
“
Arredi sacri
€ 6.710,98 corso del 2014. Per i primi mesi di que“
Buona stampa
€
745,20 st’anno le ulteriori uscite, in relazione ad
“
TV, telefono, internet
€ 1.009,91 alcuni lavori di completamento e di rifinitu“
Azione pastorale, manutenzioni ordinarie
€ 28.893,91 ra resisi indispensabili, saranno di ulteriori
“
L.I.E.F.
€
501,00 35.000 € circa. Un importante contributo
“
Fiorista
€ 1.294,63 al sostenimento delle spese è ancora una
volta connesso ai risultati, quest’anno parSostentamento Parroco
€ 3.498,00 ticolarmente lusinghieri, delle entrate legaSacerdoti celebranti
€ 5.680,00 te alla Sagra e Pesca della Festa di
Onorari a Professionisti
€ 7.754,66 Sant’Andrea di fine estate, con un apporCollette Diocesane
€ 1.000,00 to netto stimato di € 40.000. Quasi costante l’importo dei contributi pubblici (il ComuCollette diverse
=
Gestione opere parrocchiali
€ 54.952,53 ne di Vicenza, in relazione alle iniziative
Spese e manutenzioni straordinarie
€ 132.970,90 poste in essere sia all’interno dei circolo
NOI dell’Oratorio, sia in occasione di ConRimborsi a banche e/o privati
=
certi in chiesa).
Imposte, tasse, assicurazioni
€ 8.900,29
Confortante appare il contenimento dei
Interessi passivi e spese bancarie
€
514,50 costi energetici (luce, acqua e gas, oltre
Totale Uscite
€ 276.777,13 5.000 € in meno), mentre in costante decremento appaiono le offerte ordinarie dei
Rendiconto economico 2014 riassuntivo:
fedeli, i quali peraltro rispondono con geTotale Entrate
€ 297.817,56 nerosità a fronte di specifiche richieste
Totale Uscite
€ 276.777,13 (oltre ai già ricordati lavori di rifacimento
del pavimento, ricordiamo ad es. l’iniziativa
Residuo eserc. 2013
€ 42.950,91
per costruire un campanile in Burundi, o
Residuo eserc. 2014
€ 63.991.34 l’alimentazione del fondo di solidarietà parTotale a pareggio
€ 340.768,47 rocchiale).
Al 31.12.2014: Banca c/c attivo € 62.324,09 Cassa € 1.667,25 Compresi nella voce delle uscite “Arredi
Sacri”, ricordiamo il restauro del dipinto
A cura di Danilo Saccardo
della Madonna in fondo alla Chiesa, ed il
Dettaglio ENTRATE
SS. Messe Defunti
€ 6.931,50
Offerte raccolte durante la Messa
€ 44.569,60
Offerte di fine anno
€ 5.890,00
Altre offerte specifiche (per lavori, fondo solidarietà, ecc.) € 67.249,80
Opere parrocchiali (attività in oratorio, sagra, ecc.)
€ 79.160,45
Interessi attivi
€
16,21
Entrate straordinarie (Contributi Comune di Vicenza)
€ 3.500,00
Prestiti con Privati
€ 40.500,00
Prestiti con Banca
€ 50.000,00
Totale Entrate
€ 297.817,56
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
DOMENICA 29/03
LE PALME
* Ore 10.15, davanti all’oratorio: benedizione
degli ulivi e processione in chiesa.
LUNEDÌ SANTO
30 MARZO
* Ore 19.00, confessioni per i ragazzi del
catechismo di 1a e 2a media.
MARTEDÌ SANTO
31 MARZO
* Ore 19.00, confessioni per i ragazzi del
catechismo di 3a media.
GIOVEDÌ SANTO
2 APRILE
CENA DEL SIGNORE
Oggi inizia il
Triduo Pasquale
* Ore 9.15, in Cattedrale, S. MESSA CRISMALE
VENERDÌ SANTO
3 APRILE
PASSIONE DEL
SIGNORE
(non si celebra la messa).
Si raccomanda il digiuno
e l’astinenza dalle carni
* Ore 8.00, in chiesa, lodi.
* Ore 15.00, Via Crucis. Invitati soprattutto i
ragazzi del catechismo con le loro famiglie.
* A seguire confessioni.
* Alle 18.30, in chiesa, celebrazione della
PASSIONE DEL SIGNORE E ADORAZIONE DELLA CROCE.
SABATO SANTO
4 APRILE
Gesù nel sepolcro
* Ore 8.00, in chiesa, lodi.
* ORARI CONFESSIONI:
9.00-12.00 e 15.00-19.00.
* Ore 21.00, S. MESSA SOLENNE DELLA
VEGLIA PASQUALE.
—> non c’è la messa alle 18.30.
DOMENICA
5 APRILE
Buona PASQUA!
* ORARI S. MESSE:
8.00 – 10.30 – 18.30.
LUNEDÌ 6
DELL’ANGELO
* ORARI S. MESSE:
8.00 – 10.30 – no 18.30.
(benedizione olii e rinnovo promesse sacerdotali)
* Ore 18.30, in chiesa nostra, S. MESSA “IN
COENA DOMINI” (con lavanda dei piedi dei
bambini di 4a elementare).
* Dopo la santa messa, adorazione notturna.
recupero e messa in opera delle formelle della Via
Crucis, ora particolarmente valorizzate dalle pareti in
cartongesso che hanno ravvivato l’ambiente. Gli onorari ai Professionisti sono in gran parte legati ai lavori
straordinari.
L’apparente buona liquidità del c/c bancario a fine
anno dev’essere valutata alla luce dell’erogazione,
proprio negli ultimi giorni del 2014, del prestito di €
50.000 da parte della Banca del Centroveneto credito cooperativo, e del fatto che esso comprende anche fondi di cassa di pertinenza del Gruppo Missionario, del Gruppo Caritas e del Fondo di Solidarietà,
da utilizzarsi per i rispettivi fini istituzionali, per un importo complessivo di oltre 15.000 €.
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ANDREOPOLI PASQUA 2015
In questa pagina si possono vedere alcuni
momenti di gioia che la nostra comunità ha
vissuto e sta vivendo…
storali durante
Cena degli operatori pa
ità, svoltasi
la settimana della comun
sabato 28 febbraio
Settimana
della comu
nità, giove
19 febbraio
dì
:
Cena degli operatori pastorali durante la
settimana della comunità, svoltasi sabato
28 febbraio
bbraio:
ità, lunedì 23 fe
un
m
co
lla
de
na
il dottor
Settima
– incontro con
”
to
ea
Cr
l
de
“La gioia
neto
i minerali in Ve
Federico Zorzi su
ACR per elementari : Ogni sabato pomeriggio
dalle 15,30 sopra la chiesa
27
Il coro dei ba
mbini:
ogni sabato
alle 14,45 in ch
iesa
Scarica

L`uovo di colore - Parrocchia di Sant`Andrea Apostolo