ANDREOPOLI PASQUA 2015 POESIA L’uovo di colore 2 SPIRITUALITÀ Dalla croce alla resurrezione: una gioia al femminile 6 Pensieri, parole, preghiere di gioia 22 Sono qui per dirti il mio grazie 26 RUBRICA L’uovo di Pasqua Vie del Quartiere - Via Riello 4 14 L’uovo di colore Una svastica ariana ha nudato l’uovo pasquale ATTUALITÀ0 La Sindone, una reliquia insolita e misteriosa 12 Gli adolescenti e le Religioni 17 da allegare al ludibrio. Dalla sorpresa del grembo Emerse una voce: VITA DI COMUNITÀ Celebrazioni della settimana santa Nella croce l’amore “Son di colore, 27 3 Campi estivi 18 Grestosa 20 Resoconto economico 2014 26 Momenti di gioia in comunità 28 ANDREOPOLI n.1 - 2015 Redazione: don Claudio Bassotto, Azzarini Graziella, Ciuro Marco, Fagnani Maria, Peserico Vittorio, Rossettini Giuliano, Zovico Guido , Gianni Apolloni Hanno inoltre collaborato: Apolloni Gianni, Azzarini Graziella, Bassotto don Claudio, Ciuro Marco, Mirca, Saccardo Danilo, Scaramella Maria Grazia Grafica e impaginazione: don Claudio Bassotto e Gianni Apolloni ma come te, al tramonto diverrò… canuto”. Giuliano Rossettini ANDREOPOLI PASQUA 2015 renza e la morte restano cose molto negative da superare e combattere; tuttavia quando esse sembrano dominare la vita degli uomini, in realtà se portate con amore possono davvero diventare un dono. Perché è l’amore che fa la differenza: l’amore del Signore, e l’amore che anche noi possiamo sperimentare su di noi e per gli altri, può davvero fare miracoli nella nostra vita, può cambiare le nostre infermità in forza. S. Paolo aveva capito bene tutto ciò quando scriveva ai cristiani di Corinto: “Mi vanterò ben volentieri delle mie debolezze, perché in me dimori la potenza di Cristo… quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 9). L’apostolo delle genti aveva compreso e accolto nella sua vita questo amore, e in ogni tormento dell’esistenza non vedeva una sciagura, ma l’occasione per rinforzarsi e credere nell’amore di Cristo, dal quale niente e nessuno può mai separarci (Rm 8, 38) Auguro a tutti voi, soprattutto a quanti stanno vivendo nella propria vita o nella propria famiglia, momenti di dolore o di crisi di credere nella forza dell’amore. Perché solo chi ama sopporta con pazienza, vive con speranza, dona con gioia. Vi auguro in questa Pasqua, nelle persone che incontrerete, di trovare l’amore e se non lo troverete provate a donarlo voi: così si passa dalla morte alla vita, così già in questa vita possiamo sperimentare un anticipo di quella resurrezione del corpo che vivremo in pienezza alla fine dei tempi. Buona Pasqua e tanta serenità a tutti voi! NELLA CROCE L’AMORE Carissimi amici, è con molta gioia che vi scrivo, anche se le fatiche e le sofferenze del momento presente si fanno sentire con forza, e a volte con violenza. Siamo ancora sconvolti per le tristi notizie che ci giungono da varie parti del mondo e che ci mettono nell’animo angoscia, dolore e paura. Anche oggi, purtroppo, molti cuori sono malati di cattiveria e di ostilità. Dopo anni di storia, dopo secoli e millenni di convivenza, l’umanità non ha ancora trovato la pace vera e duratura. La piaga della corruzione e dell’ipocrisia non cessano di contaminare ambienti sociali, religiosi e istituzionali che un tempo ci davano garanzie di sicurezza, protezione, aiuto. La corruzione “spuzza” - ha detto bene papa Francesco: è un verbo che efficacemente rinforza le nefandezze di una vita votata al dio denaro, che urta prepotentemente contro la gioia e la libertà del vangelo. La crisi economica e la povertà che ne consegue, continuano a tormentare tante nostre famiglie, costrette a vivere nella precarietà. E in tutto questo, anche ai nostri giorni, la croce di Cristo Gesù si erge come immortale segno di salvezza e di amore. La croce, strumento di tortura e di morte, è nelle mani del nostro Salvatore segno indelebile di fedeltà ad un amore gratuito e totale. Ma è proprio questo che ci mette in crisi e ci fa riflettere: una croce portata con e per amore. Perché c’è croce e croce: c’è il dolore mal sopportato, che porta alla pazzia o alla depressione e c’è il dolore che porta alla ricerca di una guarigione; c’è la sofferenza che diventa disperazione e rabbia e c’è la sofferenza che conduce ad un cammino di pazienza e di solidarietà; c’è la morte che appiattisce la vita, la rende sterile, insensata e c’è una morte per amore, come il chicco di frumento caduto a terra che porta molto frutto. Con Gesù non c’è croce senza senso, non c’è morte senza speranza. Il dolore, la soffe- Il parroco don Claudio 2 ANDREOPOLI PASQUA 2015 L’Uovo di Pasqua Lo scambio di uova prima del Cristianesimo L'uovo nel Cristianesimo Il Cristianesimo riprese le tradizioni che vedevano nell'uovo un simbolo della vita, rielaborandole nella nuova prospettiva [ del Cristo risorto . L'uovo infatti somiglia a un sasso e appare privo di vita, così come il sepolcro di pietra nel quale era stato sepolto Gesù. Dentro l'uovo c'è però una nuova vita pronta a sbocciare da ciò che sembrava morto. In questo modo, l'uovo diventa quindi un simbolo di risurrezione. L'uovo ha avuto tratti simbolici sin dai tempi antichi. Le uova, infatti, hanno spesso rivestito il ruolo del simbolo della vita in sé, ma anche della sacralità: secondo credenze pagane e mitologiche del passato, il cielo e il pianeta erano considerati due emisferi che andavano a creare un unico uovo, mentre gli antichi Egizi consideravano l'uovo come il fulcro dei quattro elementi dell'universo (acqua, aria, terra e fuoco). La tradizione del dono di uova è documentata già fra gli antichi Persiani, dove era diffusa la tradizione dello scambio di semplici uova di gallina all'avvento della stagione primaverile, seguiti nel tempo da altri popoli antichi quali gli Egizi, che consideravano il cambio di stagione una sorta diprimo dell'anno, i Greci e i Cinesi. Spesso le uova venivano rudimentalmente decorate a mano. L'uovo pasquale nel Medioevo Nel Medioevo l'usanza dello scambio di uova decorate, si sviluppò come regalo alla servitù. Nel medesimo periodo l'uovo decorato, da simbolo della rinascita primaverile della natura, divenne con il Cristianesimo il simbolo della rinascita dell'uomo in Cristo. La diffusione dell'uovo come regalo pasquale sorse probabilmente in Germania, dove si diffuse la tradizione di donare semplici uova in occasione di questa festività. In origine, le uova venivano bollite avvolte con delle foglie, o insieme a dei fiori, in modo da assumere una colorazione dorata. Sempre nel Medioevo prese piede anche una nuova tradizione: la creazione di uova artificiali fabbricate o rivestite in materiali preziosi quali argento, platino ed oro, ovviamente destinata agli aristocratici e ad i nobili. Edoardo I, re d'Inghilterra dal 1272 al 1307, commissionò la creazione di circa 450 uova rivestite d'oro da donare in occasione della Pasqua. Mircea Eliade scrive sulla cosmogonia: "Il motivo dell'uovo cosmogonico, attestato in Polinesia, è comune all'India antica, all'Indonesia, all'Iran, alla Grecia, alla Fenicia, alla Lettonia, all'Estonia, alla Finlandia, all'Africa occidentale, all'America centrale e alla Costa occidentale dell'America del Sud." In Russia ed in Svezia sono state trovate uova di creta in molti sepolcri. Le statue di Dioniso trovate nelle tombe in Beozia portano un uovo in mano, segno del ritorno alla vita. Era invece vietato mangiare uova agli adepti dell'orfismo in quanto questo culto misterico ricercava l'uscita dal ciclo infinito delle reincarnazioni, cioè l'abolizione del ritorno periodico all'esistenza. L'uovo rappresenta quindi la " ripetizione della nascita esemplare del Cosmo, l'imitazione della cosmogonia". 3 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Evoluzioni recenti La ricca tradizione dell'uovo decorato è però dovuta all'orafo Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar il compito di preparare un dono speciale per la zarina Maria; l'orafo creò per l'occasione il primo uovo Fabergé, un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a sua volta due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d'oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all'uovo. In tempi più recenti l'uovo di Pasqua maggiormente celebre e diffuso è il classico uovo di cioccolato, che ha conosciuto largo successo nell'ultimo secolo. a cura di Gianni Apolloni Le uova molto decorate furono un costume ed un arte di lunga durata in Russia, prima che Fabergè cominciasse a lavorare per la famiglia imperiale (1870-1917 circa). Fabergè con la sua squadra di ideatori, orefici, gioiellieri, smaltatori e miniaturisti, sotto la direzione di Perchin e più tardi di Henrik Wigstrom, ebbe successo nel portare questa forma a livello senza paralleli e precedenti dli raffinatezza, arte ed immaginazione. 4 ANDREOPOLI PASQUA 2015 DALLA CROCE ALLA RESURREZIONE: UNA GIOIA AL FEMMINILE SARA e AGAR - Due donne al servizio di Dio di Maria Grazia Scaramella NOTA REDAZIONALE Maria Grazia Scaramella, laureata in scienze religiose, ha preparato questo testo come contributo alla Settimana della Comunità di S.Andrea. È una lettura al femminile delle delle vicende di Sara e Agar: lontane nel tempo ma vicinissime agli eventi dei nostri momenti. Esso vede cristianesimo, ebraismo e islam confrontarsi nel dialogo interreligioso e culturale, ma purtroppo anche radicalizzarsi con estremismi cruenti. Comprendere lontane radici ci aiuterà a vagliare il presente, ad aprire alla speranza, ad approfondire le problematiche del Medio Oriente, a professare da parte nostra una fede più cosciente. Mi sembrava più pertinente questo 1° titolo perché è diversa l’entità del confronto fra due donne o fra due madri, quando si tratta di difendere la prerogativa dei figli. A questo riguardo SARA e AGAR sono due soggetti che tentano di imporsi con tutte le loro forze e che entrano spesso in rotta di collisione. Comunque volevo partire da una riflessione che mi hanno suggerito gli ultimi lavori fatti in Chiesa. Finalmente l’altare della Madonna, restaurato dopo il piccolo incendio e illuminato a dovere, (grazie a chi ha avuto l’intuizione), ha permesso di notare le sette figure femminili della Prima Alleanza, rimaste quasi invisibili per anni. Sono: EVA – SARA – MIRIAM – RUTH – ANNA – GIUDITTA – ESTER. Il loro riemergere dalla penombra mi è sembrato come la metafora del nascondimento in cui il mondo femminile è stato costretto a vivere per tanti secoli, senza potere e senza far sentire la propria voce e le proprie emozioni non solo nel mondo civile, ma anche ecclesiale. Questo mi dà speranza che qualcosa stia cambiando cominciando da stasera. Le protagoniste di questa sera sono SARA, sposa di Abramo e AGAR che da Abramo ha avuto un figlio. No esegesi biblica, ma una narrazione della vita di queste due donne che non si sono certamente amate ma che la Storia della Salvezza fa camminare insieme per un tratto di strada. Per sommi capi la storia di ABRAMO ci è stata raccontata, a me è venuto desiderio di conoscere qualcosa di più della vita da queste due donne, i cui nomi si trovano in Genesi che è il primo Libro della Bibbia. (Genesi 11,27.32, parla della discendenza di Terach, padre di Abramo, del quale così presenta la moglie SARAI: “Sarai era sterile e non aveva figli”. Bella presentazione!). Viene subito messo in evidenza un problema serio, certamente non voluto. (Gen. 12,1-4) Il Signore si rivolge ad ABRAM: “Vattene dalla tua terra, farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”. In questo breve brano ci sono ben 5 benedizioni. ABRAM va verso un paese sconosciuto, con una moglie sterile e gli viene promessa una posterità. 5 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Ha proprio bisogno di 5 benedizioni. Possiamo considerarlo il primo atto di fede di ABRAM. Per combattere la carestia ABRAM si avvicina all’EGITTO e nella coppia ABRAM – SARAI si fa strada una richiesta un po’ strana. Essa viene ripetuta per due volte: - alla corte del Faraone (Gen 12,11-13) ABRAM chiede alla moglie di passare per sua sorella: “Io so che tu sei donna di aspetto avvenente… Dì dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene e io viva”; - una seconda volta alla corte del RE ABIMELECH, nel viaggio di ritorno (Gen 20.2). Siccome ABRAM aveva detto della moglie SARAI: “E’ mia sorella” il re mandò a prendere SARAI. Non troviamo la risposta di SARAI, quindi immaginiamo che obbedisca. Ma questo ci suggerisce una domanda: perché ABRAM fa questa proposta? Proprio perché più volte il Signore gli ha ripetuto una promessa di posterità, lui deve salvaguardare la sua vita. Ma come potrà avvenire ciò se lui perderà la sua vita a causa della bellezza di SARAI? Il Midrash così descrive SARAI. La tradizione ebraica conserva la memoria della bellezza incomparabile di SARAI. Tutti si dice si fermavano per ammirarla, il suo volto faceva intravedere l’oltre, l’al di là del sensibile; tuttavia ABRAM fu lento nel percepire la bellezza della sua sposa. Più tardi procedendo nel racconto sarà la moglie SARAI a fare la proposta ad ABRAM. (Gen 16,1-2) SARAI moglie di ABRAM, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata AGAR, SARAI disse ad ABRAM. “Ecco il Signore mi ha impedito di avere prole, unisciti alla mia schiava, forse da lei potrò avere figli”. ABRAM ascoltò l’invito di SARAI. Nei due casi abbiamo visto che la risposta silenziosa coincide con un atto di obbedienza. Ognuno si sottomette all’appello dell’altro, senza nemmeno discutere perché è completa disponibilità alla preghiera dell’altro. Il racconto biblico descrive SARAI come colei che dà priorità alla vita dell’altro, che rifiuta di vivere se l’altro deve morire e così facendo salva anche la scelta di Dio su ABRAM. Ma SARAI non aveva parlato con Dio. A lei non si era manifestato, ma l’intuizione prettamente femminile le fa prendere la giusta decisione: “Che ognuno sia per l’altro”. * Due madri in competizione: SARAI la sterile, AGAR la feconda. Pur essendo presentata come sterile già all’inizio della narrazione SARAI rimane la sposa amata da ABRAM anche dopo la nascita di ISMAELE, figlio della schiava AGAR. La sterilità è presenza di morte e di dissoluzione. Non rimane niente della donna sterile, tutto finisce con la sua vita. Segna la persona con il disprezzo e l’esclusione. La sterilità è considerata una maledizione perché sono i figli a dare la garanzia della benedizione divina. SARAI è cosciente della sua sterilità e pur di dare una discendenza ad ABRAM gli offre la sua schiava AGAR, applicando il diritto familiare previsto dal codice di Hammurabi. Ma SARAI vive la sua sterilità come un rifiuto di Dio. Egli rigettava il lei la madre, senza che questa sapesse il perché. AGAR, dopo che ebbe concepi- 6 ANDREOPOLI PASQUA 2015 to si mise a disprezzare SARAI, sicura che l’amore di Dio non si sarebbe potuto estendere a questa donna che invecchiava senza discendenza. SARAI si ribella a questa assenza totale di generosità e caccia AGAR. Alcuni commentatori dicono il perché: AGAR si opponeva al progetto di SARAI di avere autorità legale sul figlio Ismaele non ancora nato. (Gen 16,6-7.9-13) ABRAM disse a SARAI: “ Ecco la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace”. SARAI allora la maltrattò tanto che ella fuggì. La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto. Le disse l’angelo del Signore: “ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa”. Le disse ancora l’angelo del Signore: “moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla tanto sarà numerosa. Ecco, sei incinta, partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha udito il tuo lamento”. AGAR al Signore che le aveva parlato diede questo nome: tu sei il Dio della visione perché diceva: “non ho forse visto colui che mi vede?”. C’è solo il risentimento e la gelosia da parte di SARAI oppure è questo lo spazio che Dio si riserva per manifestare il suo progetto? Io credo che la collera, poco misericordiosa, di SARAI, si identifica con il rifiuto di essere considerata colpevole. La sofferenza non è figlia della colpa e concepire un figlio non è merito proprio. Il testo parla delle prove di ABRAM, culminanti nel momento dell’Aqedah (legatura di Isacco), a me sembra legittimo aggiungervi anche quelle di SARAI. Ella mette in discussione se stessa, la propria sterilità, la sua presenza alla corte del faraone, lo scherno di AGAR e poi, più tar- di, la partenza di ABRAM e di suo figlio ISACCO per il Monte Moriya. * Il cambio del nome e finalmente la promessa a SARA (Gen 17,5-19) “La mia alleanza è con te. Non ti chiamerai più ABRAM, ma ABRAMO, perché padre di una moltitudine di nazioni. Anche SARAI, tua moglie, si chiamerà SARA. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei. SARA tua moglie ti partorirà un figlio e lo chiamerai ISACCO”. * (Gen 17,10-11) “Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te; sia circonciso tra voi ogni maschio…, all’ottavo giorno…”. Vediamo insieme il cambiamento del nome e in corrispondenza il cambiamento che si impone nella carne, poiché si lega al comandamento della circoncisione e alla ulteriore promessa di un figlio per SARA. Il Midrash (libri che comprendono ricerca e spiegazione dei testi sacri da parte dei dottori ebrei) fa coincidere questo avvenimento con la certezza della nuova giovinezza di SARA e la scoperta in sé di forze rinnovate che le permetteranno di portare in grembo e nutrire un figlio. Finalmente è arrivato il tempo della benedizione a SARA, anzi due benedizioni, che significa sovrabbondanza, fuori da ogni umana aspettativa e sarà proprio così, perché al Signore questo è possibile. 7 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Ascoltando simili meraviglie l’alba di un tempo memorabile si sta aprendo davanti agli occhi di ABRAMO che si prostra con la faccia a terra e ride. L’interpretazione tradizionale di questo ridere di ABRAMO dice che avrebbe riso per gioia, per fede in quelle parole di benedizione. Quando SARA, nascosta dietro la tenda, riderà all’annuncio della sua maternità, da parte dei tre messaggeri: “fra un anno torneremo e a tua moglie, sarà nato un figlio” anche SARA riderà, ma il suo riso sarà valutato in modo diverso. Il Midrash afferma che, per la prima volta Dio parla, a SARA rimproverandola per il suo riso. Hanno perfino scomodato Dio pur di rimproverare SARA, Il nostro buon senso femminile ci suggerisce che SARA, consapevole dello stato del suo corpo non si faceva troppe illusioni e quindi non possiamo sapere se rideva per il credibile o l’incredibile: “Avvizzita come sono potrò davvero partorire, mentre sono vecchia?”. Per la seconda volta SARA su ordine di ABRAMO è passata come sorella: (Gen 20.2) ABRAMO disse di sua moglie: “E’ mia sorella, il re Abimèlech, mandò a prendere SARA (Gen 20.13). E in ogni luogo dove arriveremo dirai: E’ mio fratello”. E’ un espediente concordato per salvaguardare la posterità di ABRAMO: “Lei è mia sorella, la figlia di mio padre, ma non la figlia di mia madre e mi appartiene come moglie”. Dio nella casa di Abimèlech fa chiudere ogni utero. Nascita di Isacco Immaginiamo l’esplosione di gioia di una donna sterile alla nascita del figlio. Si scopre un nuovo mondo di emozioni: SARA si riabilita prima di tutto agli occhi di se stessa, poi dei vicini e dei parenti. Si presenta finalmente come madre e SARA considera Isacco un dono, non una proprietà, ma i suoi problemi non sono finiti. E’ un trovatello diranno le donne (l’invidia è forse una caratteristica femminile?) e porteranno i loro figli ad allattare per mettere alla prova la maternità di SARA. Ella non perde tempo con i bisbigli e le maldicenze, ma cerca di celebrare di fronte a tutti il Dio dal quale ha ricevuto il bene. Qui possiamo leggervi anche un percorso interiore di SARA che non ha accettato immobile la fatalità di una sorte disgraziata e di maledizione. Essa rispecchia l’intimo di tante donne, con la sua collera, ma anche con la capacità straordinaria di una accoglienza del dono e di condivisione della felicità con altri. Ma c’è un ultimo intervento di SARA che fa pensare: la sua perentoria richiesta di allontanare la schiava AGAR e suo figlio Ismaele dalla famiglia di ABRAMO. * (Gen 21,10) Scaccia questa schiava e suo figlio perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco. Solo l’intervento di Dio renderà meno drammatica questa decisione: “… io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava...”(Genesi 21,13). Ismaele per SARA è il figlio di AGAR, l’egiziana, per ABRAMO “il proprio figlio”. C’è una differenza sostanziale. Forse SARA superava ABRAMO nel dono della profezia? Forse porta avanti il senso dell’elezione dove non sono le leggi umane che prevalgono (primogenitura), né rivendicazio 8 ANDREOPOLI PASQUA 2015 zioni di diritti di posizione, ma scelte fatte da Dio e SARA fa da intermediario, aiutando questa “elezione” a manifestarsi. Isacco entra nell’alleanza con la circoncisione. Egli facendo portare il suo nome alla posterità sa che non è per merito suo, né per le sue qualità, ma per scelta di Dio. Da qui l’obbligo di prendere coscienza che tutto ciò che si ha non ci rende possessori e che l’altro, il prossimo, quello che ci cammina vicino ha il diritto di condividere qualcosa con noi. L’impossibile consolazione Le Livre di Juste Yachar, testo apocrifo, racconta la preghiera di SARA in favore di ISACCO. Diceva più di sette volte: “Ti prego Signore, proteggi questo figlio unico, non togliere il tuo sguardo da lui durante il cammino.” Forse questo lungo silenzio che avvolge l’intera vicenda della richiesta da parte di Dio dell’offerta inimmaginabile di Abramo è stato oggetto di varie narrazioni. La più diffusa dice: “Quando SARA ricevette l’annuncio che suo figlio era stato legato sull’altare e che era già pronto per essere immolato e, poco mancava che lo fosse già stato, la sua anima uscì da lei ed ella morì. Secondo i Saggi SARA sarebbe dunque morta a causa dell’esperienza vissuta da Isacco. E AGAR? E’ una figura marginale dei testi sacri, ma la sua “ombra” incombe su tutta la storia di SARA. Conquista anche le nostre simpatie; è una donna forte che si ribella all’oppressione e fugge. Non è proprio una donna rassegnata. Incontra Dio presso la fonte e le dà anche il nome: “Il Dio della visione”. “Non ho forse visto qui colui che mi vede? (Genesi 16,13)“Quando, allontanata, si perde nel deserto grida a Dio il suo dolore, non si arrende a consegnare alla morte il proprio figlio, è una donna di fede e crede nella promessa di una discendenza per il figlio Ismaele che crescerà da sola. Mi sembra la battaglia per la vita di tante donne del nostro tempo. La figura di AGAR ha subito due diversi processi di cancellazione. Il primo è da addebitare alla tradizione cristiana che ha rivendicato come privilegio la propria discendenza dal “Figlio della promessa” il figlio di SARA, Isacco. Il secondo processo di cancellazione è avvenuto all’interno della tradizione musulmana stessa che non nomina AGAR nel Corano, pur riprendendo tradizioni e rituali che si rifanno nel suo agire alla ricerca di Dio (la corsa frenetica che lei compie fra le due colline di SAFA’ e MARWA per trovare aiuto viene ripetuta oggi dai pellegrini che compiono i riti legati ai luoghi santi della MECCA. Forse i partecipanti al pellegrinaggio ignorano questo fatto, ma essi incarnano la memoria di una esperienza di angoscia, sofferenza, abbandono che donne e uomini hanno vissuto nella storia. AGAR viene definita “madre degli arabi” poiché da ella discendono tramite il figlio Ismàil, tutti i musulmani, compreso il Profeta Maometto. Il messaggero di Dio “Muhammad”, poiché così si definisce e non Profeta, fissa i cardini dell’Islam. Esso poggia su 5 pilastri * La fede in un Unico Dio e in Muhammad quale suo Messaggero . * La preghiera. * La carità o imposta coranica. * Il digiuno nel mese di Ramadan. * Il pellegrinaggio alla città sacra della 9 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Mecca (una volta nella vita). Proprio nelle sue vicinanze, sul Monte Nur, Muhammad riceve la prima rivelazione. Ne seguiranno altre. Ma ciò che lascia perplesso il mondo occidentale è l’espandersi dell’Islam che ha occupato parte dell’Asia Europea, l’Africa settentrionale, il medio oriente. Il prof. Cardini studioso del medioevo e dell’Islam così lo spiega: l’Islam ha conquistato sì con la spada, ma non solo. Ha inglobato eretici, monofisiti e altre realtà che venivano bacchettati dall’imperatore di Bisanzio e che invece trovavano accoglienza nella nuova religione che li lasciava liberi nel praticare i loro culti. Anche se facciamo fatica crederci la tolleranza religiosa è il nucleo dell’Islam e a Gerusalemme veniva chiesta solo una tassa per poter mantenere la libertà di culto. Certo è che l’Islam unisce tante tribù e popoli arabi sotto un’unica bandiera e di seguito un’unica lingua: l’Arabo. Qui sta l’importanza dello sviluppo di questa religione. Sempre il prof. Cardini afferma che il Corano è una lettera, cioè voce diretta di Dio; quindi non va modificato. Muhammad non si identifica come ultimo Profeta, ma come colui che porta alla conoscenza del mondo la lettera di Dio. Fra tutti i messaggeri la figura più importante nella genealogia dei Profeti è ABRAMO. Il CORANO riconosce questo legame per: - l’affermazione del monoteismo; - per l’adesione della coscienza umana al progetto divino; - nel riconoscimento di Dio e alla Sua pace e nel dono di sé. Tutto questo significa “ISLAM” che troppo spesso viene tradotto da noi occidentali semplicisti- camente “sottomissione”. Esso contiene invece il duplice senso di “PACE” e di “DONO DI SE’”. Il muslim = musulmano è colui che attraverso la storia desidera pervenire alla pace di Dio mediante il dono assoluto del proprio essere all’Essere. Altra figura eminente è AGAR che dà un figlio ad ABRAMO. Quando ella e il figlio Ismaele vengono lasciati nel deserto, sarà per seguire un ordine del Signore e non per volontà di Sara. Tanto che AGAR chiederà ad ABRAMO: “E’ Dio che ti ha ordinato ciò?” quindi la fede di AGAR che accetta una prova così dura è pari a quella di ABRAMO ed AGAR risponderà a sé stessa: “Certo Dio non ci abbandonerà”. E vivrà con il figlio la separazione e l’esilio, portando ben presente nel suo cuore il ricordo della promessa del Signore: “Moltiplicherò la tua discendenza”. Muhammad è un discendente dei figli di Ismaele e fa quindi parte della “grande nazione” annunciata nei testi sacri. La Sunna presenta ABRAMO come PADRE dei PROFETI e AMICO DI DIO. Né AGAR né SARA sono chiamate per nome nel CORANO, anche se alcuni versetti raccontano la loro storia. Solo MARIA, madre di Gesù è citata per nome. AGAR è comunque ad un tempo donna, madre e progenitrice degli arabi e simbolo dell’identità musulmana. Essa delimita lo spazio del divino ancora prima della rivelazione del Messaggero Maometto, quindi le musulmane contemporanee possono a loro volta prendersi gli spazi, modificando pratiche sociali anacronistiche con il tempo storico che viviamo. E’ una speranza ed un invito. Le teologhe musulmane cercano di arrivare a questo. 10 ANDREOPOLI PASQUA 2015 La Sindone “una reliquia insolita e misteriosa, singolarissimo testimone della Pasqua, della passione, della morte e della Risurrezione” S. Giovanni Paolo II La parola “sindone” deriva dal greco sindo’n, che significa tela di lino. La venerata Sindone, conservata a Torino da più di quattro secoli dopo inaudite peregrinazioni, scampata a avari incendi (l’ultimo nel 1997), manipolata, rattoppata, studiata, continua a esporsi al nostro sguardo, documento sconvolgente, che sorprende ed emoziona. L’immagine straordinaria che vi è impressa dà la sensazione di sondare un mistero che parla ai credenti, turba chi non crede, sfida gli scienziati. Se è “autentica”, cioè documento probante della passione, morte e risurrezione di Cristo, oppure se è una straordinaria opera pittorica medievale, resta ancora argomento di dibattito. Comunque quell’Uomo che scorgiamo nella maestà e compostezza della morte, è lì, muto, capace, nella sacralità del dolore, di indurci alla meditazione, all’introspezione e alla commozione profonda. Anche se sommariamente, procediamo ora all’esame di questo lenzuolo funebre. È rettangolare, misura m.4,36 di lunghezza e m.1,10 di larghezza; è un tessuto spigato, consistente e robusto. E stato posto longitudinalmente sotto il cadavere e fatto passare sul viso fino ai piedi. L’antico testamento attribuisce grande importanza ai riti e alla sepoltura. I corpi venivano inumati in tombe scavate sul terreno o in caverne il giorno stesso del decesso. Prima della sepoltura il cadavere veniva lavato e cosparso copiosamente di sostanze profumate. L’Uomo della Sindone, però, non fu lavato com’era prescritto dalla legge per chi moriva “per violenza”. Sul telo le sporgenze del corpo hanno lasciato una traccia scura, mentre le rientranze e i vuoti hanno una colorazione più chiara e sfumata ai margini. Tutto risulta evidente con la fotografia negativa e con le immagini tridimensionali Tutto risulta evidente con la fotografia negativa e con le immagini tridimensionali. È indubbio che l’Uomo della Sindone sia morto per crocefissione. Norme precise regolavano la crocefissione, supplizio terribile per l’atrocità e il vilipendio che ad esso si associava. Infatti un cittadino romano non poteva mai essere condannato alla croce, ma solo schiavi fuggiaschi o ribelli responsabili di rivolta armata e brigantaggio. Il giudice, dopo l’interrogatorio dell’imputato e l’esecuzione dei testimoni, pronunciava la condanna: “alla croce” e dettava il titulus, cioè le motivazioni della condanna. Quindi il condannato veniva denudato, legato ad un palo o a una colonna e sottoposto alla flagellazione, inflitta con il flagrum, che provocava lacerazioni profonde e copiose perdite di sangue. 11 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Il condannato veniva poi rivestito e condotto al luogo del supplizio con il titulus appeso al collo e il partibulum (asse trasversale della croce) sulle spalle. Lungo il doloroso percorso veniva maltrattato, insultato, deriso. Il luogo dell’esecuzione era fuori delle mura cittadine, lì era piantato lo stpes (asse verticale della croce) su cui il condannato veniva issato dopo l’inchiodatura delle braccia. Cominciava una lunga e terrificante agonia; la morte, talvolta, veniva accelerata con un colpo di lancia al cuore o con la frattura delle gambe, il crucifragium che, privando il condannato del punto di appoggio, induceva la morte per soffocamento. Tutto questo ha subito l’Uomo della Sindone. Con particolare chiarezza nell’immagine frontale, il viso presenta tracce di traumi: la fronte è tumefatta così come le arcate sopraccigliari, gli zigomi, le guance, il naso, 8che presenta un’escoriazione sulla punta. Le spalle appaiono sollevate con una vasta ecchimosi sulla scapola sinistra e una ferita sulla spalla destra, attribuibili al trasporto del patibulum (asse trasversale della croce). Le ginocchia sono escoriate, segno di più cadute. Sulla nuca e sulla fronte ci sono colature di sangue. Del collo non c’è traccia sul telo e ciò fa pensare che la testa sia stata a lungo chinata in avanti e fissata in quella posizione dal rigor mortis. Le mani, ben visibili, sono incrociate sull’addome, la sinistra sopra la destra; sul polso sinistro c’è una gran macchia di sangue, segno delle lesioni provocate dai chiodi, conficcati nei polsi. Non si vedono i pollici perché la lesione del nervo mediano comporta la contrazione del pollice che aderisce al palmo della mano. Sul costato appare una ferita dai margini allargati e precisi certamente inferta dopo la morte; la copiosa fuoruscita di sangue e siero è dovuta a un accumulo nella pleura. Se osserviamo l’immagine dorsale, vediamo macchie di sangue su lesioni lacero-contuse, causate da flagellazione, disposte a raggera, il che fa pensare all’intervento di due carnefici. e lesioni apicali più profonde sono provocate da pezzetti acuminati di osso e di metallo, inseriti all’estremità della sferza (flagrum). Riepilogando i dati in nostro possesso: - Il lino ha tutte le caratteristiche di un telo funebre ebraico o di area palestinese. - L’ Uomo ha subito la crocefissione romana, secondo le modalità di legge vigenti nel I secolo. - L’ Uomo ha subito i tormenti, narrati nei Vangeli della Passione. - Quel corpo è stato posto nel lenzuolo circa due ore dopo la morte e vi è rimasto per trenta /trentacinque ore; non ci sono segni di putrefazione. Il dibattito sulla Sindone continua ancora; la bibliografia è sterminata; numerosissimi sono gli studiosi e gli scienziati di ogni branca dello scibile, che hanno dato il loro contributo all’analisi di questo misterioso telo; altri, di una nuova generazione, continueranno ed approfondiranno quanto è stato già fatto. Intanto, nella compostezza della morte, l’ Uomo della Sindone sembra ripeterci: “Chi credete che io sia?” La Sindone è muta. E’ il suo silenzio che ci pone domande. Graziella Azzarini 12 ANDREOPOLI PASQUA 2015 La strada segna il confine Nord tra la Parrocchia di sant’Andrea e quella di Araceli. Inizia da Via G.E. di Velo e termina in Via Quadri, correndo parallela a Viale Fusinieri e a Via Imperiali. Vi abitano 87 famiglie per un totale di 196 persone, la maggioranza di sesso femminile (100). Nel volume sulla “Toponomastica vicentina” Giambattista Giarolli nel 1955 scrive che “l’umile stradella vicinale soggetta a servitù di passaggio che s’inoltra ombrosa e solitaria tra orti e campi .... era già nota nell’uso popolare con il nome confermato con deliberazione consiliare del 16 febbraio 1927”. Continua, inoltre, il Giarolli “... è destinata ad avere con il sorgere di nuove case maggiore sviluppo ed importanza.” Le previsioni si sono puntualmente avverate: molte abitazioni sono sorte; nel lato della parrocchia di Araceli vi prospetta la scuola elementare di Via Riello, mentre sul fronte opposto, in Quartiere di Sant’Andrea, si trova, nello stesso edificio, la Palestra della Scherma titolata a Carlo Pavesi, schermidore specializzato nella spada e vincitore di quattro ori olimpici, e il Circolo della Spada. Nell’area coltivata ad orti sono cresciuti invece nuovi isolati definiti da altre strade fra le quali ben cinque (via Ziggiotti, Zara, Visonà, Borella, Massaria) sono laterali di Via Riello. Comunque lungo la strada principale resistono alcune vaste aree verdi e molti condomini sono ricchi di piante e fiori. Via Riello deriva il suo nome da una roggia il cui percorso a zig zag è oggi in parte sotterraneo. La roggia però non scorre lungo la via omonima, ma la possiamo trovare a breve distanza percorrendo Via Massaria e girando a destra verso la fine di Via Imperiali. Essa arriva da Via Trieste e continua in direzione di Via Quadri. Vicino alla roggia esiste ancora un “lavandaro”, non più funzionante: è testimonianza di un pezzo di storia, che sembra lontana anni luce, ma che ricorda i tempi in cui le nostre mamme o nonne lo usavano. Pur essendo oggi utilizzato come “pattumiera” resiste al tempo ed è uno dei pochissimi superstiti della nostra città. La roggia continua dunque la sua strada, sottopassa Via Quadri e dopo alcuni cambi di direzione riappare all’incrocio tra Via Quadri-Viale Fusinieri con acque di un particolare colore marrone, per quanto ho potuto vedere nel mio giro di perlustrazione. In via Imperiali, invece, sempre durante lo stesso giorno, ho potuto constatare lo scorrere di acque pulite, trasparenti su cui nuotavano alcune anatre. Meraviglia!!! 13 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Chi di dovere ha dunque provveduto a pulire il letto della roggia, che intasato di rami e sporcizia, era esondato, qualche mese fa durante l’ultima abbondante pioggia, con conseguenti gravi danni ad alcune abitazioni circostanti. Dunque il Riello è una piccola roggia, ma antica di secoli. Non paragonabile per età e portata all’Astico o al Retrone, i due più antichi fiumi a cui è dovuta la fondazione della nostra città in età paleo-veneta. Un corso d’acqua non confrontabile nemmeno col medievale Bacchiglione, documentato nell’anno 1075, nel quale il Riello termina la propria corsa. Comunque il “nostro” può vantare un’età di tutto rispetto essendo citato la prima volta nel 1182 in un documento che parla di un terreno posto in “cultura Sancti Petri inter Casalem et Rivum Merdaroli”. Proprio così: il suo primo nome ebbe un significato spregiativo e “puzzolente” e fu mantenuto perlomeno fino al 1187. Il Rio Merdarolo ha avuto origine nel territorio di Monticello Conte Otto, dove grazie ad uno sbarramento (ROSTA) parte delle acque del Tribolo vennero indirizzate verso Vicenza. Sappiamo infatti che fin dalla fine del XII secolo gli “Uomini” di Monticello Co. Otto dovevano curare il rio affinché le sue acque affluissero nella fossa scavata a difesa degli spalti del medievale Borgo di San Pietro. Il Borgo che dal Ponte degli Angeli si diramava verso l’esterno della città con cinque diverse strade disposte a raggiera e che fu difeso dapprima da spalti e poi da mura scaligere. Come Rio Merdarolo, la roggia, scendeva verso la città affiancando l’attuale via Nicolosi, giungeva quindi nei pressi dell’ingresso del Cimitero Maggiore, dove cambiava il suo nome in Riello e continuava il suo tragitto fino a confluire nel Bacchiglione in Riviera Berica, all’altezza della Rotonda. Questo, a grandi linee, il percorso antico della roggia, che deviava spesso anche in modo brusco. Oggi il suo tragitto è in parte variato, ma molti tratti del Riello rimangono ben visibili. Con gli auguri di Buona Pasqua. Maria Zorzi Fagnani 14 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Gli adolescenti e le Religioni L’adolescenza è una fase della vita in cui si comincia ad avere molti dubbi sul senso dell’esistenza e, quindi, si inizia a porsi molte domande come: “Che senso ha la vita?”, “Cosa c’è dopo la morte?”, “Tra le tanta credenze, chi ha ragione?”, “Esiste veramente un Dio?” Purtroppo lo sbaglio di molti genitori è quello di allarmarsi nel caso in cui il figlio o la figlia volessero conoscere realtà diverse, ostacolando questa curiosità e mettendo in risalto i propri pregiudizi. Molti ragazzi cercano risposte nel Buddhismo, il quale pone al primo posto il benessere e la pace dell’anima, altri sono affascinati dal rispetto che portano i musulmani nei confronti di Allah, altri adolescenti preferiscono pensare che non esista nulla al di sopra di noi, e potrei andare avanti all’infinito. È giusto avere rispetto nei confronti di ogni pensiero, poiché la spiritualità è una cosa molto delicata e personale. È molto importante avere la possibilità di confrontarsi con ogni credo, ma, soprattutto è buono che ognuno faccia la sua scelta personale senza subire imposizioni. Buona ricerca spirituale a tutti i ragazzi e non abbiate paura di “guardarvi intorno!” In ogni caso, sono sicura che c’è uno “Spirito”, che è quello di Dio che, prima o poi, ci porterà sulla sua e giusta strada. Sarà comunque il caso, comunque, a mio avviso, di cercare di costruire ora, nel nostro piccolo, un mondo migliore fin da quaggiù e cominciare...da adesso. Forza ragazzi !!! Una diciottenne del quartiere 15 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Sono qui a dirti il mio GRAZIE GRAZIE per essere stato sempre con me, fedele; GRAZIE per avermi sostenuta; GRAZIE per aver sopportato, ascoltato ed accolto i miei brontolamenti e le mie grida quando non capivo; GRAZIE per non aver permesso che cadessi nella disperazione; GRAZIE per avermi svelato il Tuo progetto d’Amore, quando non eri tenuto a farlo; GRAZIE per aver sudato con me, sofferto con me, faticato con me nei momenti più duri; GRAZIE per aver sorriso e gioito con me, in particolare nei rari giorni di tregua dal dolore; GRAZIE per la forza che mi dona il Tuo sguardo d’Amore per me e su me, nella Tua fatica con me, mentre porti sulle Tue spalle la parte dell'asse di legno che da sola non riesco; GRAZIE per il Bene che vuoi realizzare attraverso questo mio misero contributo; GRAZIE per aver voluto, nella povertà, prendere corpo umano, con le sue fragilità e le miserie; GRAZIE per aver sofferto e per essere morto in croce per noi; GRAZIE per essere risorto per noi; GRAZIE per esserti fatto nostro cibo, prendendo, così, dimora in noi con il Tuo Spirito, ma anche con la Tua Carne, consacrandoci Tuo Tempio Santo per l'Eternità; GRAZIE per il Mistero d’Amore che Ti ha fatto desiderare di continuare, per l’eternità, ogni singolo giorno, in ogni singolo uomo, di faticare, soffrire e morire delle nostre quotidiane fatiche, sofferenze e morti, unito a noi, perché sei con il Tuo corpo e il Tuo Spirito in ciascuno di noi; GRAZIE per desiderare con tutto te stesso di risorgere in noi, ogni giorno, nel nostro spirito e nella nostra carne. TI PREGO AIUTAMI ogni giorno, ad accettare di morire a me stessa, ai miei egoismi, per permetterti di risorgere in me con il Tuo Amore; AIUTACI ogni giorno, a permetterTi di risorgere in noi; AIUTACI a imparare ad accogliere nel nostro cuore la consolazione che sempre vuoi donare a chi è afflitto nel corpo e nello spirito; AIUTA ogni giorno, chi è nel dolore e nella prova, a sentire e riconoscere dentro sé la Tua Presenza che, insieme, ogni giorno fatica, soffre e muore, per poter, ogni giorno, far grew risorgere a vita nuova; USACI per far sentire loro la Tua Presenza d’Amore vicina, premurosa e fedele. GRAZIE Papà, per il Tuo Immenso Amore; GRAZIE Mamma, per il tuo “sì” che ha reso possibile e Umano tutto questo Amore Divino; GRAZIE Santo Spirito, per insegnarci, nella semplicità ed intimità del nostro cuore, ogni giorno, come amare questo Amore più grande di noi. AMEN Mirca 16 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Il senso dell’esperienza: Un’esperienza di spiritualità e di fraternità, sulle orme dei santi Francesco e Chiara di Assisi. Ripercorreremo la vita e il cammino del Poverello di Assisi e di Santa Chiara, attraverso la visita di alcuni luoghi e grazie ad alcuni incontri che faremo con le “pietre vive” della città dei due santi. Dove siamo alloggiati: Presso una struttura molto vicina ad Assisi (10 minuti circa in auto) dei Francescani chiamata CENTRO TAU, a Capodacqua di Assisi (PG); tel. +39 075 8064029 (vedi il sito www.fraticappucciniassisi.it). Quanto costa: * famiglia con ad es. due adulti + bambino dai 3 ai 9 anni: ca € 350,00* * famiglia con ad es. quattro adulti (dopo i 9 anni): ca € 480,00* * adulto camera singola: ca € 150,00* * a seconda se in pulmino, auto o pullman Il senso dell’esperienza: Il campo è rivolto ai ragazzi cresimandi delle parrocchie di S. Andrea e di S. Maria Ausiliatrice, che stanno facendo il cammino condiviso di catechesi familiare. Dove siamo alloggiati: Il campo si svolge tra Fiera di Primiero e Passo Cereda, a circa 1200 metri di altezza Quanto costa: € 190 a persona (minimo 20 persone) Per le iscrizioni: Compilare la scheda che troverai in chiesa o in canonica e consegnarla entro il 1 maggio 2015 in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica con intestazione “Iscrizione campo cresimandi”. Informazioni ed iscrizioni: Rivolgersi a don Claudio 3474737813. È previsto un INCONTRO PER I GENITORI martedì 9 giugno ore 20.45, presso la Baita di Santa Maria Ausiliatrice 17 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Il campo si svolge a Pieve Tesino. La quota di partecipazione € 190. Per le iscrizioni compilare la scheda che troverai in chiesa o in canonica e consegnarla entro il 25 maggio 2015 in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica di Sant’Andrea (via Pizzocaro, 49) con intestazione “Iscrizione campo elementari 2015”. Chi può partecipare: sino al 25 maggio verrà data la precedenza ai bambini che hanno frequentato il cammino dell’ACR e ai bambini della parrocchia di S. Andrea, per un massimo di 40 posti. Dal 25 maggio sera sarà possibile iscrivere bambini di altre parrocchie. Informazioni ed iscrizioni: don Claudio 0444512288 - 3474737813. È previsto un INCONTRO PER I GENITORI lunedì 25 maggio ore 20.45 nell’oratorio di Sant’Andrea. Il campo si svolge a Pieve Tesino, accolti in una bellissima casa in mezzo al verde, con ampi spazi interni ed esterni. La quota di partecipazione (€ 210 a testa fino ai 25 partecipanti, € 190 dai 30 in su). Per le iscrizioni compilare la scheda che troverai in chiesa o in canonica e consegnarla entro il 30 aprile 2015 in busta chiusa, con caparra di 50 euro, presso la canonica di Sant’Andrea (via Pizzocaro, 49) con intestazione “Iscrizione campo medie 2015”. Chi può partecipare: tutti i ragazzi di questa età, anche amici e conoscenti, per un massimo di 45 posti. Informazioni ed iscrizioni: don Claudio 0444512288 - 3474737813. È previsto un INCONTRO PER I GENITORI giovedì 4 giugno ore 20.45 nell’oratorio di Sant’Andrea. 18 ANDREOPOLI PASQUA 2015 2° Edition Torna il CENTRO ESTIVO a Sant’Andrea! Per bambini di scuola primaria 7 Settimane a Regola d’Arte Gioco, Sport, Musica, Teatro, Creatività: Metti in gioco i tuoi talenti con Dal 15 Giugno al 31 Luglio 2015 ORARI: Mezza giornata 8.00-13.00 Giornata intera: 8.00-16.30 Possibilità di posticipo fino alle 18.00 Il pranzo è al sacco, a carico delle famiglie. In oratorio è possibile conservare il cibo in frigo e riscaldarlo. Possibilità di uscita per pranzare a casa con pausa dalle 13 alle 14. SETTIMANE A TEMA con laboratori a scelta tra: ARTE E CREATIVITA’: pittura, scultura, attività di manipolazione, musica, danza, teatro, arte terapia, riciclo creativo. SPORT: rugby, tennis tavolo, basket, calcio, pallamano GIOCHI: attività motorie, di squadra, in gruppo, balli, bans, canti. LABORATORI CON ESPERTI DUE USCITE A SETTIMANA: in PISCINA a San Pio X e in CITTA’ 19 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Un modo semplice e a costo zero per aiutare la Parrocchia di Sant’Andrea! IL 5 X 1000 PER L’ORATORIO! destina il 5x1000 al Circolo O.S.A. Con NOI, Contribuirai così a sostenere le attività del nostro Oratorio! Nella dichiarazione dei redditi è sufficiente firmare nell’apposita casella, come vedi nella foto qui a lato, indicando il codice fiscale del circolo: C.F: 95118360247 O.S.A. con Noi è una APS (Associazione di Promozione Sociale) 20 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Carissimo bel Gesù, aiutami tu! Tu sai quanto ti amo, quanta gioia provo dentro al mio cuore con te. Io ti prego sempre, e ti sento accanto a me. Tu vedi tutto e sai quanto pensiero e sofferenza per il lavoro lontano del figlio e ti chiedo amorevolmente di aiutarli tutti e due nella salute e nel lavoro. Ti prego aiutali tu, sai che sono buoni figli. Grazie Gesù, tu sei un grande amore. (una fedele parrocchiana che prega con il cuore) La gioia non nasce spontanea dentro di noi; si forma e si alimenta attraverso infiniti impulsi che vengono da persone, da letture, da parole. E’ nostra la responsabilità di mantenerla e diffonderla. Ieri sera, venerdì 20, dopo l’incontro con Don Aldo prima e Don Ivano dopo, sono Stasera sono contento, sono sereno. Non tornata a casa più “ricca”, e con tanta mi capita spesso, per lo più sono apatico, indifferente, freddo. Ma l’atmosfera mi ha gioia nel cuore. coinvolto. E questo è già un bel risultato. Grazie a Dio e a Don Claudio per avermeli Aspetto domani sera per trarre le conclusioni. fatti incontrare! Che gioia: il giorno 16 febbraio è nato Francesco. Nicolò, il suo fratellino di 6 anni, ha voluto chiamarlo come il Papa: doppia gioia. Grazie Gesù per averceli donati. (una zia felice e riconoscente) Questa grande gioia che ho provato la voglio dedicare ai miei figli e a Sant’Andrea. Giovedì 12/04/2001 pregando davanti al Sepolcro leggendo il libretto “Davanti al Signore”, è partita dall’altare (era il giovedì santo sera durante l’adorazione a Gesù Crocifisso) una nuvola bianca avvolgendomi tutta. Da quel momento mi sono sentita felicissima e pregando intensamente venivano giù lacrime di gioia e più pregavo più era grande la gioia. Non avrei voluto andare a casa tanto mi sentivo felice, raggiante, carica di energia e gioia: ho provato l’”estasi di Dio”. Sono sicura che quella sera ho ricevuto lo Spirito Santo. Questa grande gioia è durata per tre giorni. E’ stata un’esperienza meravigliosa che, ricordando, mi dà tanta forza e luce. Vorrei tanto riprovarla! L’unione e la compagnia fra amici è gioia. Una volta che si trova qualcosa per cui gioire, la si condivida affinché anche l’altro abbia qualcosa per cui gioire. Che vita sarebbe senza servizio?! E’ sempre bello sperimentare nuove forme di servire il prossimo… Grazie per l’accoglienza! Condividere lo studio e le ricerche sulle figure femminili mi dà la speranza che qualcosa cominci a cambiare. Gioia è stare insieme. La gioia è sentire che il Signore è sempre con me. La gioia è vivere con mia moglie. 21 ANDREOPOLI PASQUA 2015 C’è chi afferma che il Gesù che ci trasmettono i Vangeli è troppo serio, e non ha mai un momento di gioia. Io però credo, come G.K.Chesterton, che la gioia è il segreto meglio conservato di Gesù. La gioia è stasera, qui, insieme. Pensare al fatto che tutto il peso che ho nelle spalle ogni tanto, lo solleva con me anche Gesù, mi dà gioia anche nella tristezza! Il sorriso dei miei tre nipotini mi riempie di gioia. La gioia è uno stato dell’anima. La gioia è comunione, desiderio di bene, profumo di ciò che sempre rinasce. Gioia è essere contenti con poche cose. La gioia è il sorriso che illumina il volto Se accogli lo spirito, la gioia riempie la di chi mi sta davanti. tua vita. La gioia non è uno stato d’animo momentaneo e casuale; è un punto Signore ti ringrazio per darmi la possibi- d’arrivo di un cammino e di una ricerca, lità di partecipare alle iniziative di que- e non ti abbandonerà nemmeno nei mosta comunità che mi riempie di gioia per menti difficili. tutte le persone con cui vengo a contatto e per l’amicizia che nasce dagli incon- La gioia della famiglia. La gioia dello tri. stupore, della sorpresa, del regalo. La gioia vera è capire di sentirsi compreso e apprezzato. Il segreto della gioia è essere amici. Gioia è… respirare… camminare… baciare… sorridere… pregare… e sentire che tutto ciò è un dono. La gioia è quando nel buio della solitudine, della sofferenza e della tristezza, si accende la luce dell’amore: il sorriso di un amico, una parola buona, o semplicemente qualcuno che raccoglie le tue confidenze e le tue lacrime… ed in quel momento comprendi che non sei solo! Gioia è amare ed essere amati! Gioia è sapere che Gesù ci ama ed è sempre al nostro fianco! La gioia è della natura dell’acqua; se vuoi che scorra devi preparargli una strada e lei arriva. Gioia e felicità… basta poco! Per me la gioia è quando sono in pace con il prossimo, quando nella mia famiglia regna la pace e tutti siamo d’accordo. Riuscire a gioire dopo una sofferenza significa aver lottato, aver sperato, aver amato, aver finalmente capito. Se per felicità si intende gioia continua, Gioia: amicizia, sport, condivisione, imsi può dire che esiste la felicità? Non lo pegno. so, ma so che può esistere “serenità” nell’affrontare la vita, e io penso che Nel servizio la gioia. solo scoprendola in Cristo si avrà felicità, sempre. Stare in compagnia e condividere ti fa sentire bene ed è gioia per te e per quelli che ti circondano. 22 ANDREOPOLI PASQUA 2015 Gioia quando vado all’ACR e incontro gli Gioia è veder sorridere chi ha più bisoanimatori! Gioia quando faccio ginnasti- gno di me. ca e mi diverto con i miei amici! Gioia è aiuto al prossimo. La gioia è vivere le relazioni con le persone, con i familiari, con i poveri, senza La gioia è alzarsi al mattino, vedere il paura, in pienezza, con coraggio e so- sole che ti dà la gioia di aiutare il prosprattutto con la certezza che Gesù è con simo. te. La gioia è quando mi diverto con gli ami- Signore, la mia gioia più grande sarebbe ci, e anche quando rivedo la mamma che che qualche persona avesse un po’ del torna da lavoro. W la gioia!!! suo tempo da dedicare a persone in difficoltà e sole per renderle felici. Per me la gioia è una cosa bellissima. Ingredienti di gioia: speranza, fiducia, La gioia nel cuore ti lascia vivere bene. amore, servizio, semplicità, impegno e perdono. Fede è grande gioia con la buona salute dell’anima e del corpo. La gioia è stare assieme con serenità e con disponibilità verso gli altri. Gioia è veder crescere serenamente i propri nipoti e tutti i bambini. La mia gioia? Essere mamma e felice nonna!!! Cosa posso chiedere di più dal La gioia è anche trovarsi tutti assieme Signore?! come in questo momento. Grazie! Stare seduti a tavola a cenare insieme Gioia è trovare la concordia tra fratelli. parlando della giornata passata e dei progetti per il domani. Per me è gioia Per me la gioia è rendere felice chi mi perché rivivo i momenti che condividevo sta accanto. più di trent’anni fa con i miei genitori e La gioia più bella è veder gioire chi è mio fratello: gioia è unione familiare. nella sofferenza. La gioia è avere mia moglie vicino. La gioia è una grande cosa. Gioia di partecipare… condividere. Gioia di stare assieme. La gioia è essere in armonia con tutti. Una gioia è incontrarsi con tutti questi bravi volontari. La gioia è riconoscersi negli occhi di un altro. 23 ANDREOPOLI PASQUA 2015 E’ una grande gioia essere riuniti qui “in tanti” questa sera! Mi ricordo una frase di quando ero adolescente… Amore è… La gioia è la vita condivisa con mio marito, con il quale quest’anno compio quarant’anni di matrimonio. Una vita di tante piccole cose, vissute insieme giorno dopo giorno. Profondamente umani, profondamente gioiosi, profondamente in relazione con… Ho bisogno di gioia come te. La gioia non esiste da sola. La gioia è servire, aiutare il prossimo. Servirsi della parola per… servire. Il grembiule richiama la cucina. Il fornello, le pentole, il cibo… e qui intriso di macchie di intingoli è sempre a portata di mano di chi, con gioia e amore, condivide il cibo. E’ l’unico “paramento” sacerdotale registrato dal Vangelo. Infatti si parla di questo panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi… “si alzò da tavola”, “depose le vesti”, “si cinse un asciugatoio”. La gioia è anche condividere i problemi con le persone che ti sono vicine, perché credono in te. La gioia è respiro; il respiro è vita; vita è amore; amore è gioia. La gioia è tutto. Mente viva, cuore aperto, occhi vigili e restare sempre in movimento! Sorridi: la vita è bella! Per provare gioia bisogna desiderarla con tutti se stessi e darla anche agli alServire ci obbliga ad abbandonare la tri; vuol dire essere sempre positivi. Il mensa… ma prima dobbiamo essere nostro don Claudio è il simbolo della “cum-panis”: compagni dello stesso pa- gioia! ne. E’ la consuetudine con il pane spezzato che ci porta a servire. Servire ci Nella mia vita, la gioia più grande è stachiede di essere nudi, di cambiare vesti- ta la nascita della mia nipotina che è il to, di deporre il nostro e saper entrare raggio di luce che ha illuminato la mia in quello del primo venuto. Servire è anima. non delegare, ma uscire dai ranghi bisbigliando il nostro “eccomi” senza la pau- Per me è gioia incontrare persone che ra, senza la fuga, senza pensare ai risul- rispondono a un sorriso, ma anche vedetati… ma avendo il coraggio di starci! re due anziani coniugi che si tengono per mano. Siamo felici di questa festa. Gioia è guardare gli altri con simpatia, La gioia è anche essere seduti a tavola con umanità e capacità di godere con chi circondati da splendidi amici con cui è nella gioia e soffrire con chi è nella condividere i problemi della quotidiani- sofferenza. tà. Ciao, grazie e saluti! Ho aperto gli occhi e la luce del sole ha illuminato il mio viso. La gioia è felicità! La gioia è contagiosa. 24 ANDREOPOLI PASQUA 2015 RESOCONTO ECONOMICO 2014 Alcune note a corredo del bilancio 2014 Si nota subito che i valori complessivi delle entrate ed uscite sono all’incirca raddoppiati rispetto al precedente esercizio. Scendendo in dettaglio, balza in evidenza la voce “Spese e manutenzioni straordinarie” che vale circa 133.000 € fra le uscite, ed è dovuta ai lavori di rifacimento dell’impianto di riscaldamento e della pavimentazione della chiesa posti in essere la scorsa estate. Tale spesa è stata finanziata soprattutto da entrate a fronte di prestiti (oltre € 90.000 fra privati e banca) e da donazioni ad hoc (comprese fra le offerte c.d. “specifiche”) che a fine anno raggiungevano i 35.000 €. Dettaglio USCITE A titolo di cronaca, la massima parte delle Culto - A.I.M. € 21.633,80 spese relative all’importante operazione di “ Cancelleria, francobolli € 716,82 rifacimento ed abbellimento della nostra “ Servizi di vigilanza = chiesa sono state affrontate e pagate nel “ Arredi sacri € 6.710,98 corso del 2014. Per i primi mesi di que“ Buona stampa € 745,20 st’anno le ulteriori uscite, in relazione ad “ TV, telefono, internet € 1.009,91 alcuni lavori di completamento e di rifinitu“ Azione pastorale, manutenzioni ordinarie € 28.893,91 ra resisi indispensabili, saranno di ulteriori “ L.I.E.F. € 501,00 35.000 € circa. Un importante contributo “ Fiorista € 1.294,63 al sostenimento delle spese è ancora una volta connesso ai risultati, quest’anno parSostentamento Parroco € 3.498,00 ticolarmente lusinghieri, delle entrate legaSacerdoti celebranti € 5.680,00 te alla Sagra e Pesca della Festa di Onorari a Professionisti € 7.754,66 Sant’Andrea di fine estate, con un apporCollette Diocesane € 1.000,00 to netto stimato di € 40.000. Quasi costante l’importo dei contributi pubblici (il ComuCollette diverse = Gestione opere parrocchiali € 54.952,53 ne di Vicenza, in relazione alle iniziative Spese e manutenzioni straordinarie € 132.970,90 poste in essere sia all’interno dei circolo NOI dell’Oratorio, sia in occasione di ConRimborsi a banche e/o privati = certi in chiesa). Imposte, tasse, assicurazioni € 8.900,29 Confortante appare il contenimento dei Interessi passivi e spese bancarie € 514,50 costi energetici (luce, acqua e gas, oltre Totale Uscite € 276.777,13 5.000 € in meno), mentre in costante decremento appaiono le offerte ordinarie dei Rendiconto economico 2014 riassuntivo: fedeli, i quali peraltro rispondono con geTotale Entrate € 297.817,56 nerosità a fronte di specifiche richieste Totale Uscite € 276.777,13 (oltre ai già ricordati lavori di rifacimento del pavimento, ricordiamo ad es. l’iniziativa Residuo eserc. 2013 € 42.950,91 per costruire un campanile in Burundi, o Residuo eserc. 2014 € 63.991.34 l’alimentazione del fondo di solidarietà parTotale a pareggio € 340.768,47 rocchiale). Al 31.12.2014: Banca c/c attivo € 62.324,09 Cassa € 1.667,25 Compresi nella voce delle uscite “Arredi Sacri”, ricordiamo il restauro del dipinto A cura di Danilo Saccardo della Madonna in fondo alla Chiesa, ed il Dettaglio ENTRATE SS. Messe Defunti € 6.931,50 Offerte raccolte durante la Messa € 44.569,60 Offerte di fine anno € 5.890,00 Altre offerte specifiche (per lavori, fondo solidarietà, ecc.) € 67.249,80 Opere parrocchiali (attività in oratorio, sagra, ecc.) € 79.160,45 Interessi attivi € 16,21 Entrate straordinarie (Contributi Comune di Vicenza) € 3.500,00 Prestiti con Privati € 40.500,00 Prestiti con Banca € 50.000,00 Totale Entrate € 297.817,56 25 ANDREOPOLI PASQUA 2015 DOMENICA 29/03 LE PALME * Ore 10.15, davanti all’oratorio: benedizione degli ulivi e processione in chiesa. LUNEDÌ SANTO 30 MARZO * Ore 19.00, confessioni per i ragazzi del catechismo di 1a e 2a media. MARTEDÌ SANTO 31 MARZO * Ore 19.00, confessioni per i ragazzi del catechismo di 3a media. GIOVEDÌ SANTO 2 APRILE CENA DEL SIGNORE Oggi inizia il Triduo Pasquale * Ore 9.15, in Cattedrale, S. MESSA CRISMALE VENERDÌ SANTO 3 APRILE PASSIONE DEL SIGNORE (non si celebra la messa). Si raccomanda il digiuno e l’astinenza dalle carni * Ore 8.00, in chiesa, lodi. * Ore 15.00, Via Crucis. Invitati soprattutto i ragazzi del catechismo con le loro famiglie. * A seguire confessioni. * Alle 18.30, in chiesa, celebrazione della PASSIONE DEL SIGNORE E ADORAZIONE DELLA CROCE. SABATO SANTO 4 APRILE Gesù nel sepolcro * Ore 8.00, in chiesa, lodi. * ORARI CONFESSIONI: 9.00-12.00 e 15.00-19.00. * Ore 21.00, S. MESSA SOLENNE DELLA VEGLIA PASQUALE. —> non c’è la messa alle 18.30. DOMENICA 5 APRILE Buona PASQUA! * ORARI S. MESSE: 8.00 – 10.30 – 18.30. LUNEDÌ 6 DELL’ANGELO * ORARI S. MESSE: 8.00 – 10.30 – no 18.30. (benedizione olii e rinnovo promesse sacerdotali) * Ore 18.30, in chiesa nostra, S. MESSA “IN COENA DOMINI” (con lavanda dei piedi dei bambini di 4a elementare). * Dopo la santa messa, adorazione notturna. recupero e messa in opera delle formelle della Via Crucis, ora particolarmente valorizzate dalle pareti in cartongesso che hanno ravvivato l’ambiente. Gli onorari ai Professionisti sono in gran parte legati ai lavori straordinari. L’apparente buona liquidità del c/c bancario a fine anno dev’essere valutata alla luce dell’erogazione, proprio negli ultimi giorni del 2014, del prestito di € 50.000 da parte della Banca del Centroveneto credito cooperativo, e del fatto che esso comprende anche fondi di cassa di pertinenza del Gruppo Missionario, del Gruppo Caritas e del Fondo di Solidarietà, da utilizzarsi per i rispettivi fini istituzionali, per un importo complessivo di oltre 15.000 €. 26 ANDREOPOLI PASQUA 2015 In questa pagina si possono vedere alcuni momenti di gioia che la nostra comunità ha vissuto e sta vivendo… storali durante Cena degli operatori pa ità, svoltasi la settimana della comun sabato 28 febbraio Settimana della comu nità, giove 19 febbraio dì : Cena degli operatori pastorali durante la settimana della comunità, svoltasi sabato 28 febbraio bbraio: ità, lunedì 23 fe un m co lla de na il dottor Settima – incontro con ” to ea Cr l de “La gioia neto i minerali in Ve Federico Zorzi su ACR per elementari : Ogni sabato pomeriggio dalle 15,30 sopra la chiesa 27 Il coro dei ba mbini: ogni sabato alle 14,45 in ch iesa