Per Christum abundant consolatio nostra
CONSOLATIO
BOLLETTINO DI INFORMAZIONE A CURA DELL’OPERA DELLA DIVINA CONSOLAZIONE
LA VOCE DEL MAGISTERO
PAPA BENEDETTO XVI: “ECOLOGIA
UMANA, UN IMPERATIVO”
NEWSLETTER N. 13
Giugno 2011
- Papa Benedetto XVI: “Ecologia umana, un
imperativo” (p.1); - Piss Christ sfregiato,
cattolici ortodossi: Satanismo mascherato da
libertà (p.2); - Omosessualismo: appello della
Fondazione Lepanto contro l’Euro-Pride
(p.3); - Il futuro dei “laici” nella Chiesa. Intervista a P. Liverani (pp.4-5); - Stati Uniti:
una parrocchia episcopale diventa cattolica
(p.6); - A New York attacco al Defense of
Marriage act (p.7); - La rivoluzione scientifica nacque nel Medioevo (p.8); - Domande al
Padre: Consolare Dio e il prossimo (p. 9); Catechesi del Card. Carlo Caffarra: Eucarestia e vita quotidiana (pp. 10-11); Scritti di
Maria Valtorta: OSSA ARIDE (pp.12-13); - I
sette peccati contro l’Eucaristia (p.14); - Notizie sull'Opera della Divina Consolazione
(p.15); Messaggi da Medjugorje della Regina
della pace (p.16); Preghiere (pp.17-20)
“L’ecologia umana è un imperativo. Adottare stili di vita rispettosi
dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie che siano in
grado di salvaguardare il patrimonio del creato ed essere senza pericolo per
l’uomo, devono costituire priorità politiche ed economiche”. E’ un discorso
interamente dedicato ai temi ecologici quello pronunciato oggi da Papa Benedetto XVI ai nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede di Moldavia,
Guinea, Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda. Parlando in francese, il Papa ha
subito fatto riferimento alle “innumerevoli tragedie che hanno toccato la natura,
la tecnica e i popoli” in questo primo semestre del 2011 ed ha commentato:
“l’ampiezza di tali catastrofi ci interroga”. “L’uomo – ha quindi proseguito - a
cui Dio ha confidato la buona gestione della natura, non può essere dominato
dalla tecnica e diventare suo soggetto. Una tale presa di coscienza deve condurre gli Stati a riflettere insieme sull’avvenire a breve termine del pianeta, riguardo alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie”. “Il questo senso
– ha proseguito il Santo Padre – è divenuto necessario rivedere completamente
il nostro approccio con la natura”. La natura – ha detto Benedetto XVI – “ci è
essenziale”. E’ in qualche modo la “casa” in cui abita l’uomo per cui è divenuto
oggi impellente “arrivare rapidamente ad un arte del vivere insieme che rispetta
l’alleanza tra l’uomo e la natura senza la quale la famiglia umana rischia di
scomparire. Deve pertanto essere realizzata una riflessione seria che porti a
proporre soluzioni precise e percorribili.
I governi devono impegnarsi a proteggere la natura e aiutarla a svolgere il suo
ruolo essenziale per la sopravvivenza dell’umanità”. Il discorso del Santo Padre
affronta a questo punto il nodo delle tecnologie. Ed ha detto: “La tecnica che domina l’uomo, lo priva della sua umanità. L’orgoglio che essa genera, fa nascere
nelle nostre società un economismo ingestibile ed un certo edonismo” che a sua
volta “determina comportamenti egoistici e succubi”. “Coscienti del rischio che
corre l’umanità”, è dunque diventato oggi “urgente giungere a coniugare la tecnica con una forte dimensione etica”.
Commento: Se si smarrisce la dimensione religiosa dell’essere, crolla tutto, anche la natura e l’uomo andrà da un disastro all’altro. E’ lo spirito che dà la vita.
Quando nell’uomo muore lo spirito, perché separato da Dio unico Autore della
vita, tutto va in malora, come ben dimostra la vicenda di Adamo ed Eva che vollero fare a meno di Dio. Furono cacciati dall’Eden e poco dopo uno dei loro figli
(Caino) divenne assassino del fratello (Abele). Solo Gesù ci può riportare a ristabilire gli equilibri tra uomo e natura, come tra uomo e uomo. E ciò perché solo
Gesù ci riconcilia col Padre Creatore, senza del quale tutto è caos e distruzione.
Via via che l’uomo ritorna a Dio, ritrova la strada della Benedizione e del benessere anche ambientale. Una natura inquinata e moribonda è manifestazione della
morte che c’è nel cuore degli uomini corrotti e perversi, predatori e famelici, incapaci di preservare la bellezza della creazione.
Da SIR Servizio Informazione Religiosa, 9 Giugno 2011
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
2
Piss Christ sfregiato, cattolici ortodossi:
Satanismo mascherato da libertà
Ritorno all'oscurantismo medievale o una rivisitazione dell'intransigenza sovietica nel campo della religione? Libertà di espressione o blasfemia? E' tra questa
coppia di poli opposti che in queste ore si sviluppa la polemica nata dalla riproposizione ad Avignone, città nel sud della Francia ma soprattutto sede pontificia
durante il XIV secolo, di un'opera dell'americano di origini afro-cubane Andres
Serrano. Piss Christ è il titolo di una fotografia che ritrae un piccolo crocifisso
immerso nell'urina dell'artista stesso. Realizzata nel 1987, l'opera è stata riproposta in questi giorni nella città francese nell'ambito della mostra 'Je croix aux miracles' (Io credo nei miracoli, ndr) scatenando il dibattito tra difensori della libertà e fedeli che non tollerano che l'icona simbolo del Cristianesimo possa essere
utilizzata in tale maniera. A dire il vero a essere stato scatenato non è stato soltanto il dibattito: due vandali ieri hanno sfregiato la foto colpendola ripetutamente con un martello.
Ministro della Cultura: Attentato alla libertà d'espressione - A seguito del gesto
compiuto, ieri, da due visitatori che dopo aver pagato regolarmente il biglietto si
sono diretti nel luogo dove era esposta l'opera di Serrano, danneggiandola a colpi
di martello, numerose sono state le reazioni provenienti dal mondo della politica
e da quello dell'arte. L'opinione più diffusa in questi ambienti è quella che vede
inaccettabile la reazione dei due vandali. Il ministro della Cultura Frederic Mitterand ha così definito quanto accaduto: «Un attentato ad un principio fondamentale, la libertà di creazione e di espressione prevista dalla legge». Ad alzare la
voce è stato anche il direttore del museo Eric Mézil, che denuncia le molestie
subite a seguito della decisione di accogliere tra le opere in mostra anche la fotografia di Serrano: «Vengo perseguitato al telefono, ho ricevuto 30mila email.
Questa ignoranza, questa intolleranza ci riportano al Medioevo».
Libertà che maschera il satanismo - Decisamente di altro avviso, invece, l'opinione di larga parte degli ambienti cattolici, specialmente quelli ultraortodossi,
che nell'opera dell'artista americano vedono soltanto l'ennesimo attentato alla
libertà religiosa e al rispetto che dovrebbe essere doveroso nutrire nei confronti dei suoi simboli. Sul blog messainlatino.it si parla anche di satani- smo: «Sono circa cento anni che in scuole, tribunali e luoghi pubblici della Francia non sono più presenti Crocifissi ed oggi si arriva a presentarlo in questa satanica veste, dove il disprezzo infimo viene sbandierato come vessillo della libertà di espressione. Scempi di tal genere - si continua a leggere - realizzati su immagini sacre, nelle chiese e alle vittime
(seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose), se ne videro durante il Terrore della Rivoluzione francese e durante quello
dell’Unione Sovietica. La matrice, dettata dal puro odio, è la medesima: sfregiare la Chiesa cattolica e calpestare la cristianità».
Simone Olivelli (Da http://www.newnotizie.it )
COSA PENSARNE?
Gesù è sempre “segno di contraddizione”: davanti a lui gli uomini si dividono e si oppongono. Per gli uni egli è Dio fatto uomo,
il più grande benefattore, il Santo per eccellenza; per gli altri, il rifiuto dell’umanità, l’obbrobrio più esecrabile della storia, il
bestemmiatore. Ognuno può pensarne ciò che vuole; un giorno se la vedrà con Colui che giudica rettamente ogni uomo, secondo
verità e giustizia. Guai a chi non ha amato né verità né giustizia.
L’arte è la rappresentazione del bello. Andrès Serrano ha rappresentato non una bellezza ma una sconcezza, concepita dalla sua
mente malata e perversa. Infatti non riesce a distinguere il bello dal brutto, il divino dal bestiale, il santo dal profano; ne fa un
miscuglio che solo chi è malato e perverso come lui può trangugiare e gustare come cosa appetibile e “artistica”.
Quanto alle autorità che invocano il principio di libertà di espressione artistica … Ahimè, non sanno né ciò che è arte, né ciò che
è libertà. Tanto meno sanno qual è il valore inestimabile del simbolo più nobile di religione e di umanità che è il Crocifisso. Bisogna proprio ripetere per essi la parola di Gesù morente: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”.
COSA FARE?
Riparare a simile scempio del sacro più sacro, qual è Gesù crocifisso, caro a tutti gli animi nobili dell’universo e a Dio stesso.
Come? Offrendo a Dio lo stesso sacrificio di Cristo e tutta la riparazione fatta dall’amore della Vergine Maria e di tutti i Santi
verso Gesù. Molto buono è fare delle ore di adorazione a Gesù nel Sacramento dell’Eucaristia, dove Egli è presente in stato vittimale e contemplarlo nella sua deposizione tra le braccia amorose dell’Addolorata. Pregare S. Michele Arcangelo di contrastare e
debellare le potenze delle tenebre, che gli uomini (artisti in primis) invocano a tutta voce. Oggi il mondo della cultura, della
scienza e del costume è invaso dagli Anti-Cristi, che stanno avendo il loro momento di gloria. Venga presto S. Michele con la
grande catena per catturare il dragone infernale e ripulire la terra da tutti i suoi servi, sicché il vero Cristo di Dio possa stabilire il
suo Regno d’amore, di giustizia e di pace nel mondo rinnovato dalla nuova Pentecoste.
P a g i n a
3
CONSOLATIO
OMOSESSUALISMO: appello della
Fondazione Lepanto contro l’Euro-Pride
La Fondazione Lepanto protesta
vivamente contro la celebrazione
della settimana omosessuale a Roma, culminante nella oscena e blasfema parata dell’11 giugno, e contro l’accoglienza che a questa manifestazione hanno dato il sindaco
Gianni Alemanno e le autorità capitoline.
Con questa manifestazione sembra
compiersi, nell’indifferenza, se non
nel compiacimento generale,
l’itinerario da “città sacra” a “città
contro-natura” percorso, nello spazio di venticinque anni, da quella
che, nelle parole di Pio XII, era
«l’Eterna, inclita, sacra Città, prescelta dalla Divina Provvidenza ad
essere antesignana nel mondo della
genuina civiltà, e da Cristo a divenire patria comune dei redenti!» (Discorso del 18 febbraio 1958, in AAS, vol. 50 (1958), p.
162).
Il Nuovo Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, in vigore dal 18 gennaio 1985, in nome della neutralità religiosa dello
Stato, ha rimosso il carattere sacro di Roma, stabilito dai Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, ma una volta perduto questo
significato, la Città Eterna sta divenendo, come tutte le metropoli europee, un centro di sincretismo religioso e di pubblica immoralità. Roma resta però la sede della Cattedra di Pietro, il cuore della Chiesa cattolica, la capitale spirituale e morale del mondo.
La Fondazione Lepanto implora con rispettosa e accorata fermezza le autorità ecclesiastiche e, in primis, il cardinale Vicario
Agostino Vallini di esprimere la propria riprovazione e promuovere una pubblica riparazione, di fronte ad un evento che costituisce una profonda offesa alla legge naturale e divina.
Nel medesimo spirito di violenta contestazione all’ordine naturale e cristiano, i gruppi omosessualisti organizzarono un “Gay
Pride” a Roma nell’anno giubilare del 2000, reclamando non la libertà di condotta omosessuale, che già esiste abbondantemente
in tutto l’Occidente secolarizzato, ma l’aggressione politica, mediatica e giudiziaria nei confronti di tutti coloro che continuano a
considerare questa “libertà” come un intrinseco disordine morale.
In quell’occasione il Centro Culturale Lepanto promosse un pellegrinaggio di protesta e di riparazione al Santuario del Divino Amore. Nel medesimo spirito la Fondazione Lepanto fa oggi proprie le parole
che allora rivolse il suo presidente, Roberto de Mattei, agli oltre mille partecipanti al
pellegrinaggio.
Da: www.corrispondenzaromana.it
n.1195 del 11 giugno 2011
In alto il manifesto di protesta contro
l’Euro-pride realizzato dal gruppo cattolico MILITIA CHRISTI.
Qui a fianco la locandina che presenta il
concerto di Lady Gaga in favore della
perversione omosessualista
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
4
Il futuro dei “laici” nella Chiesa
Intervista a Piergiorgio Liverani - di Antonio Gaspari (da Zenit.org)
Con il Concilio Vaticano II, i laici
hanno assunto un ruolo sempre più
rilevante all’interno della parrocchia
e delle comunità cattoliche. La crescita e l’espansione dei nuovi movimenti ecclesiali è un esempio evidente di come i laici possano testimoniare efficacemente la loro fede. Per
cercare di spiegare la storia valutare
quale sarà il futuro dei laici
all’interno delle comunità cattoliche,
Piergiorgio Liverani, già direttore di
Avvenire, ha scritto un libro dal titolo “Diventare laici. Alla scoperta
della vocazione smarrita”. Pubblicato
dalla San Paolo il volume intende
riportare il laico al centro della Chiesa e del mondo, come indicato sapientemente dalla Lumen Gentium e
dalla Gaudium et Spes. Il libro vorrebbe indicare come si entra nella
pienezza della laicità cristiana e suggerire l’itinerario per raggiungerla, perché “il cristiano laico possa vivere con gioia la propria condizione nella Chiesa”. Per approfondire un tema di così grande interesse, ZENIT ha intervistato Piergiorgio Liverani.
Perché questo libro?
Liverani: Non voglio accusare nessuno né, tanto meno, esprimere giudizi su qualcuno, ma constato il fatto che la grande massa
dei laici cristiani non sa che cosa significhi oggi essere laici nella comunità cristiana. Se si fanno salve alcune associazioni, manca nella vita della Chiesa una attenzione particolare – per così dire – a coltivare nei fedeli la laicità e la consapevolezza di essere
laici. La definizione di “laicità” è semplice e chiara, ma ben pochi la insegnano spiegando qual è la condizione dei laici nella
Chiesa e che essi non sono tali perché non siano divenuti presbiteri o religiosi e religiose, ma per un preciso disegno di Dio diverso, ma analogo alle altre condizioni cristiane. Né insegnano, di conseguenza, quali sono i loro compiti, i loro doveri e i loro
diritti, quale sia la loro specifica spiritualità e, infine, quali i rapporti reciproci fra essi e i preti, i frati, le suore.
Ma, allora, che cosa significa essere laici oggi nella comunità cristiana?
Liverani: Significa essere consapevoli non soltanto di essere battezzati e, quindi, salvati dal sacrificio di Cristo, ma anche di avere nella Chiesa e nella società un posto, una collocazione molto precisa. Cercherò di riassumere la definizione di laico che il
Concilio Vaticano II, dà nel più importante fra i suoi documenti: la Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”. Laici sono quei fedeli che, divenuti parte del corpo mistico di Cristo col battesimo e, quindi, resi partecipi del sacerdozio
“comune” (cioè non ministeriale) e degli “uffici” profetico (cioè di annuncio) e regale (cioè di servizio) di Cristo e, grazie alla
loro «propria e peculiare indole secolare […] per loro vocazione cercano il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio». I laici «vivono nel secolo» e in esso sono chiamati a santificare se stessi e tutta la realtà del mondo…
Il termine laico è molto equivocato e spesso confuso con il laicismo anticlericale. Ci aiuta a capire il significato vero di
questo termine?
Liverani: Il nome di “laico” è parola eminentemente cristiana, che però ci è stata “rubata” da quello che giustamente lei chiama
“laicismo”. In primo luogo la laicità è stata definita da Cristo quando distinse il campo di Cesare da quello di Dio. In secondo
luogo la parola “laico”, che non esisteva nell’ebraico, fu inventata da san Clemente, quarto Pontefice, ricavandola dal greco
“laòs”, che significa popolo. Papa Clemente la usò, tra la fine del primo e l’inizio del secondo secolo, in una lettera alla Chiesa,
sempre turbolenta, di Corinto, per distinguere i fedeli (i laici) dal clero (kleros, in greco) e indurli all’obbedienza ai Pastori, gli
episcopi. Con l’Illuminismo s’iniziò una aperta contestazione della Chiesa e gli illuministi applicarono a se stessi il nome di laico per definirsi estranei alla Chiesa, identificata come tale soltanto nella sua Gerarchia e non nel popolo di Dio. Quindi negli
ambiti politico e culturale non o anti-cristiani la definizione di laico è sostanzialmente abusiva e ci dovrebbe essere restituita.
P a g i n a
5
CONSOLATIO
Al Concilio Vaticano II si è molto discusso del ruolo che i laici cattolici devono avere per la nuova evangelizzazione e il
rinnovamento della comunità cristiana. Cosa può dirci in proposito?
Liverani: I laici hanno i medesimi doveri del clero e dei religiosi di annunciare, testimoniare e celebrare la fede con tutto quello
che ciò significa. Ciascuno lo farà nel suo modo proprio, come accennavo nelle risposte alle sue prime due domande e tenendo
conto, ovviamente, delle responsabilità rispettive, specifiche e reciproche. La nuova evangelizzazione – dicono i Lineamenta del
prossimo Sinodo dei Vescovi convocato su questo tema – è il coraggio di ogni cristiano di «osare sentieri nuovi, di fronte alle
mutate condizioni dentro le quali la Chiesa è chiamata a vivere oggi l’annuncio del Vangelo». E ancora è la capacità dei cristiani
di leggere e decifrare i sempre nuovi scenari della storia degli uomini, per “abitarli” e trasformarli in luoghi di testimonianza e di
annuncio del Vangelo». Quest’ultimo compito è con tutta evidenza tipico dei laici, i quali entro quegli scenari vivono, lavorano,
amano, soffrono, gioiscono e possono condurre all’altare, dove il presbitero presiede l’Eucaristia, le loro fatiche, le loro necessità
e anche le loro intuizioni apostoliche.
Il suo libro si apre con un’indicazione: “Alla riscoperta della vocazione smarrita”. Può spiegarci qual è la vocazione per i
laici?
Liverani: Molti ancora parlano o addirittura credono che la vocazione sia cosa esclusiva dei preti e dei religiosi e religiose e che
la condizione laicale sia, di conseguenza, residuale: “Io non ho avuto la vocazione…”. Al contrario, Dio chiama tutti
all’apostolato e alla santità, per le quali il Concilio parla do una «universale vocazione». Dio farebbe un’ingiustizia se ponesse il
suo dito e i suoi progetti soltanto sul capo di quei pochi chiamati che sono i preti, i frati, le suore. I fedeli – e qui è lo scopo del
mio libretto – debbono trasformarsi da battezzati in laici autentici. Parafrasando Tertulliano ("Fiunt, non nascuntur christiani"), si
può dire che «laici non si nasce, ma si diventa ascoltando una chiamata e compromettendosi con una risposta». Questo voleva
dire Giovanni Paolo II quando, nella Christifideles Laici, scriveva: «La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della
propria missione». Per adoperare un’espressione del Beato Pontefice, dobbiamo augurarci che i laici “diventino quello che sono”
Alcuni sostengono che si può essere laici senza vocazione. Che ne pensa?
Liverani: Penso che costoro non siano stati capaci di ascoltare la loro chiamata, magari per distrazione o per una catechesi fino a
ieri carente in questa materia, ma oggi molto esplicita. Come dice il primo Libro dei Re, «il Signore non era nel vento, non era
nel terremoto, non era nel fuoco, ma era nel mormorio di un vento leggero». Bisogna essere educati a sentirlo. Quel vento leggero è la voce di Dio che chiama o che invita a ritrovare la vocazione che oggi possiamo dire troppo spesso smarrita o non identificata. Se davvero fosse possibile essere cristiani senza vocazione, forse non si sarebbe neppure cristiani.
Qual è il percorso spirituale e formativo che lei indica per realizzare il progetto speciale che il Signore ha per ognuno di
noi?
Liverani: Bisogna seguire due strade. La prima è quella di una catechesi sulla vocazione universale e specificamente su quella
alla laicità, che dovrebbe iniziarsi già con la prima Comunione e la Cresima, ed essere poi rilanciata sia nella preparazione al
matrimonio sia nella catechesi prebattesimale per i genitori: tutte grandi occasioni anche di “sacerdozio comune”. Il secondo
percorso è strettamente personale: occorre porsi in ascolto di quella brezza leggera, senza scoraggiarsi se non la si sente, perché
in generale la si percepisce a cose fatte. Voglio dire che ci si sente chiamati, per esempio, al matrimonio dopo essersi sposati e
così anche il sacramento assume per gli sposi un’altra dimensione. Oppure dopo una scelta professionale, o qualche avvenimento
importante: la nascita dei figli, una malati. Perfino la vedovanza – non è un’assurdità – può essere riconosciuta come una vocazione: si pensi all’Ordine delle vedove. Posso assicurare che quando un laico scopre la propria vocazione, la sua vita e il suo
mondo cambiano significato.
«La formazione dei fedeli
laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria
vocazione e la disponibilità
sempre più grande a viverla
nel compimento della propria missione». (Giovanni
Paolo II - Christifideles Laici)
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
6
STATI UNITI: una parrocchia
episcopale diventa cattolica
Per la prima volta un’intera parrocchia episcopale, branca americana della Chiesa anglicana, ha deciso di convertirsi
al Cattolicesimo. Lo annuncia la diocesi episcopale di Washington, dove si trova la piccola parrocchia di St. Luke (7
giugno 2011).
La conversione è stata approvata in gennaio dal consiglio della parrocchia e domenica 5 giugno 2011 la decisione è
stata adottata da tutta la comunità dei fedeli, che conta un centinaio di anime.
Nel novembre 2009 il Vaticano ha creato degli ordinariati per accogliere gli anglicani nella Chiesa cattolica, conservando liturgia e tradizioni, compresi i preti sposati. Un atto che ha facilitato il passo di St. Luke, così come di altri
anglicani tradizionalisti in difficoltà di fronte all’ordinazione al sacerdozio di donne e gay. Ma a St. Luke adduce
anche quale motivo di disagio la mancanza di una precisa autorità centrale fra gli episcopali.
«Nella chiesa episcopale, da una parte un vescovo dice una cosa e dall’altra una diversa»,spiega Patrick Delaney,
uno dei leader laici della comunità, mostrando di preferire l’autorità del Papa.
Da tempo la parrocchia di St. Luke celebra i riti religiosi nel cosiddetto stile “anglo-cattolico”, quello più tradizionale. La conversione «aiuta a sanare una ferita che esisteva fra Roma e la comunità anglicana da quasi 500 anni»,afferma sul suo sito il pastore della parrocchia, Mark Lewis.
«Non vediamo l’ora di continuare a celebrare nella tradizione anglicana, trovandoci al tempo stesso in piena comunione con la Santa Sede – continua Lewis, che spera di diventare prete cattolico – mia moglie Vickey ed io abbiamo
pregato, studiato e riflettuto su queste questioni quando i nostri cuori hanno cominciato a rivolgersi verso Roma».
Il vescovo episcopale di Washington, John Bryson Chane, ha riferito che la transizione è stata concordata con la
Chiesa cattolica «in uno spirito di sensibilità pastorale e mutuo rispetto».
La parrocchia di St. Luke continuerà a celebrare la S. Messa nella stessa chiesa, che ora avrà in affitto, con la possibilità di comprarla in un secondo tempo. (E. G.)
Da: www.corrispondenzaromana.it
n.1195 del 11 giugno 2011
P a g i n a
7
CONSOLATIO
A New York attacco al Defense of Marriage act
Venerdì 24 giugno sera il Senato dello Stato di New York ha legalizzato il
"matrimonio" omosessuale (33 voti contro 29), il governatore Democratico
Andrew Cuomo, cattolico, ha firmato la legge e così dal 24 luglio i gay di
quelle latitudini potranno "sposarsi". Non tutto lo Stato di New York coincide con la cultura arrivista e liberal, materialista e arrogante della città di
New York, ma che nella Grande Mela si contino oggi 45mila coppie di gay
conviventi per le quali si sta in tutta fretta aumentando il numero dei giudici disponibili a celebrarne i "matrimoni" qualora un buon numero di esse li
domandassero è un dato enorme, che fa riflettere. La battaglia che ha preceduto il voto è stata infatti serratissima, ha visto mescolarsi clamorosamente i fronti e ha chiamato in causa praticamente tutti, tra i primi la
Chiesa cattolica capitanata dall’arcivescovo di New York Timothy M. Dolan
e alcuni testimonial importanti. Ha infatti destato scalpore - una volta tanto in senso positivo - la strenua difesa del matrimonio eterosessuale profusa dal senatore Rubén Díaz sr., pastore pentecostale della Chiesa di Dio, e
questo perché Díaz è eletto nelle fila di quel Partito Democratico che - ovunque ma specialmente a New York - sostiene la violazione aperta e sistematica di qualsiasi principio non negoziabile, tanto quanto ha generato scandalo l’opposizione scatenata contro di lui dall’establishment locale del
Partito Repubblicano (da tempo l’ala “newyorkese”, o comunque “orientale”, dei Repubblicani è su posizioni smaccatamente liberal), tra cui il sindaco della Grande Mela Michael Bloomberg e il senatore Mark Grisanti, cattolico a favore delle "nozze" gay. […]. Punta di diamante della battaglia a difesa del matrimonio eterosessuale e
della famiglia naturale nello Stato di New York è stata ed è la National Organization for Marriage (NOM) che
ha sede centrale a Washington. […]. Per settimane la NOM ha dato vita a una mobilitazione grandiosa, riuscendo a raccogliere una ingente quantità di fondi destinati alla propaganda, ma i suoi sforzi si sono infranti quando
il fronte avversario ha calato l’asso di bastoni. Ovvero il presidente Barack Obama, che prima si è chiuso in una
sorta di no-comment e che poi ha rotto gli indugi intervenendo con tempismo perfetto giovedì 23 giugno al gran
gala di raccolta fondi organizzato nello Sheraton della 52° Strada di Manhattan dall’LGBT Leadership Council
(una potente lobby creata nell’agosto 2007 per sostenere la corsa di Obama alla Casa Bianca), dove circa 600
tra vip e attivisti hanno sborsato fino a 35.800 dollari per sostenere la causa. Certo, nel suo discorso Obama è
arrivato fino alla spinosa questione dei "matrimoni" omosessuali evitando sornionamente di nominarli, ma la frittata è risucito a servirla ugualmente. È a quel punto che il conservatore e filo-Repubblicano Brian Brown ha impegnato la NOM a raccogliere nei prossimi mesi almeno due milioni di dollari da destinare al boicottaggio della
rielezione, l’anno venturo, dei Repubblicani che hanno votato per il “matrimonio” gay. Questa sconfitta nello
Stato di New York è infatti pesante. Si tratta del primo grande Stato dell’Unione a legiferare in tal senso, e il
suo peso simbolico è palese. New York, che non è la capitale dello Stato omonimo ma che ne è la città se non
altro più evidente simboleggia per le masse "la città dove tutto è possibile", dove ogni cosa può succedere. È la
città del sogno americano - di un certo sogno americano, per alcuni un incubo -, è il centro del potere del denaro americano - han mostrato di averlo ben compreso, dieci anni fa, anche gli attentatori dell’Undici Settembre
-, è la quintessenza - vera o presunta - del lobbyismo, del rampantismo, dell’individualismo più sfrenato, ed è la
vera capitale del “libero pensiero”. Insomma, è una bandiera: «Se riesco a farcela lì, posso farcela ovunque»,
come recita la famosa canzone; una bandiera oggi arcobaleno che guida l’assalto a quel Defense of Marriage
Act del 1996 che il presidente Obama giudica disinvoltamente incostituzionale cozzando ancora però contro
una maggioranza di cittadini americani enorme e qualificata.
Marco Respinti
Da La Bussola Quotidiana
del 28-06-2011
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
8
La rivoluzione scientifica nacque nel Medioevo
La Chiesa Cattolica non è nemica del progresso scientifico. Esattamente il contrario: la scienza è
stata promossa e difesa dalla Chiesa cattolica, e questo specialmente nel corso dei presunti “secoli
bui” del Medioevo in cui la fede vissuta e immersa nella società, nella politica, nelle arti e persino
nell’economia promosse nientemeno che la prima, autentica “rivoluzione scientifica”. La Chiesa
addirittura finanziò sistematicamente la scienza, ma tutto fu interrotto dalla Rivoluzione Francese
che la estromise. Lo documenta James Hannam, giovane dottore di ricerca in Storia e Filosofia
della scienza al Pembroke College dell’Università di Cambridge, specialista dei rapporti fra Chiesa e scienze tra Medioevo e prima Età moderna. La documentazione è nel suo libro God’s Philosophers: How the Medieval World Laid the Foundations of Modern Science (Icon Books, Londra), pubblicato nell’agosto 2009 e già considerato un classico. In Gran Bretagna esce ora in una
nuova edizione paperback destinata al grande pubblico, nei Paesi Bassi e in Germania è già stato
tradotto, prossimamente lo sarà in Turchia e in Brasile, e negli Stati Uniti compare adesso con il
titolo The Genesis of Science: How the Middle Ages Launched the Scientific Revolution per i tipi
di Regnery a Washington, cioè l’etichetta storica del conservatorismo culturale americano con
all’attivo decine e decine di titoli e autori eclatanti, nonché oggi preponderante sul mercato con la
collana delle “Guide politicamente scorrette” (di cui qualcuna tradotta anche in italiano).
Insomma, la sfida del prof. Hannam al “pensiero molle” dominante tiene oramai banco. Addirittura la blasonata, impettita e autorevole rivista Nature - che di per sé, dall’ecologismo
all’evoluzionismo, è una delle tribune privilegiate del politicamente corretto - ha recentemente ospitato un contributo dello storico inglese. Conversione improvvisa del mondo delle scienze e della storia, allora? Più che altro sono il rigore delle indagini di Hannam e le
sue conclusioni fattuali a essersi imposte, tanto che il suo libro è stato selezionato per il Royal Society Science Book Prize 2010.
In esso Hannam dimostra, dati alla mano, che l’“atavica” inimicizia fra pensiero scientifico e dottrina cattolica è più una proiezione
mentale dei nostri tempi che una realtà. A lungo e profondamente, anzi sempre, la Chiesa ha favorito arti e scienze, patrocinato il loro
sviluppo, pagato le sue ricerche. In questi casi si cita a confutazione il caso di Galileo Galilei (1564-1642), ma è l’unico: da solo non
inficia una storia bimillenaria di positivo interesse della Chiesa cattolica per quel progresso delle scienze capace di svelare sempre nuovi aspetti del creato a illustrazione della magnificenza del suo Creatore. E del resto Galilei fu fermato solo e quando pretese, sbagliando, di trarre dal piano scientifico conclusioni indebite sul piano religioso.
Piuttosto, scrive Hannam, l’idea che la Chiesa sia nemica del progresso e della scienza è una invenzione illuminista. Sorge con Voltaire
(1694-1778) e si fa dottrina con Thomas H. Huxley (1825-1895), uno dei difensori più militanti della sfida darwiniana alla fede, alla
scienza e alla loro armonia.
Perché la Chiesa non ha mai insegnato che “scritturalmente” la Terra è piatta - si vedano pure le pagini imperdibili di Le balle di
Newton. Tutta la verità sulle bugie della scienza (trad. it., Rubbettino, Soveria Mannelli [Catanzaro] 2007) di Tom Bethell, una delle
più riuscite tra le succitate “Guide politicamente scorrette” della Regnery - né, scrive Hannam, «nessuno, sono lieto di dirlo, è stato mai
bruciato sul rogo per le sue idee scientifiche». Giordano Bruno (1548-1600)? Subì condanna per eresia teologica, la questione scientifica non c’entrava affatto.
Nessun pontefice ha mai vietato (come invece si afferma) l’autopsia umana, bandito dal sapere comune l’“inquietante” numero zero o
scomunicato la cometa di Halley. Nel Medioevo furono inventati gli occhiali da vista, gli orologi meccanici e il mulino a vento - come
contribuisce a comprendere anche lo storico inglese Lynn T. White (1907-1987) -, mentre quello ad acqua, noto anche prima, ma adeguatamente messo a regime solo dalla società di cultura cristiana contribuì a estinguere la schiavitù. Innovazioni cinesi quali la polvere
da sparo (che in Oriente aveva utilizzi poco più che ludici) o la bussola furono messe a frutto solo nell’Occidente cristiano, come del
resto sottolineava il fisico benedettino Stanley L. Jaki (1924-2009) per il quale il segreto è tutto nella peculiare distinzione giudeocristiana fra Creatore e creature, nonché nella signoria sul mondo affidata ad Adamo, contenuta nel primo capitolo della Genesi. E numerosissimi grandi scienziati furono vescovi o cardinali.
Nel favorire le scienze si sono peraltro distinti, scrive Hannam, i padri gesuiti; «è stata la fede che ha portato Copernico a respingere
l’universo tolemaico, a spingere Keplero a scoprire la costituzione del sistema solare, e che convinse Maxwell dell’elettromagnetismo».
Nel Medioevo - incalza lo storico inglese - «le cattedrali sono state progettate anche come osservatori astronomici per la determinazione sempre più precisa del calendario» e nell’epoca moderna la geologia e la genetica non sarebbero mai nate senza la fede degli scienziati loro iniziatori.
È una doverosa opera di riscoperta, quella intrapresa dal prof. Hannam, della proficua e costante collaborazione fra cristianesimo e
scienza, anzi fra dottrina cattolica e magistero della Chiesa e progresso tecnico-scientifico.
Vi si ritrova, e giunge a maturazione, il filo di un discorso che si è da tempo imparato ad apprezzare grazie a una medievista come la
francese Régine Pernoud (1909-1998), che parlò di Luce del Medioevo (titolando proverbialmente così, nel 1945, la sua opera più nota,
forse in seguito a una suggestione del suo amico pittore Matisse) proprio per via delle straordinarie innovazioni anche tecnologiche
dovute allo spirito cristiano. O grazie agli studi condotti sulla tecnica al “tempo delle cattedrali” dallo storico francese Jean Gimpel
(1918-1996) e alle ricerche del massimo tra i sociologi delle religioni viventi, lo statunitense Rodney Stark, in specie alcune sostanziali
del suo ultimo nato (in italiano), A gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine
della schiavitù (trad. it., Lindau, Torino 2011). Senza però nemmeno scordare lo storico francese Sylvain Gouguenheim, che con il suo
Aristotele contro Averroè. Come cristianesimo e islam salvarono il pensiero greco (trad. it., Rizzoli, Milano 2009) smitizza finalmente
un’antica falsa diceria e mostra che fu grazie ai monaci cristiani che in Occidente venne reintrodotto quel pensiero greco capace di fornire al cattolicesimo le strutture filosofiche adatte ad accogliere e far germogliare il pensiero tecnico-scientifico.
A quando dunque il libro di James Hannam anche in italiano?
Marco Respinti - Da La Bussola Quotidiana del 17-06-2011
P a g i n a
9
CONSOLATIO
Domande al Padre
CONSOLARE DIO
E IL PROSSIMO
* Come e perché?
Chi soffre ha bisogno di essere consolato. La consolazione è qualcosa
che non toglie ma addolcisce il dolore morale o spirituale di una persona, facendogli sentire un cuore amante che com-patisce e perciò condivide la pena e ne allevia il peso, dando comprensione e conforto. Così
fa una mamma accarezzando e stringendo al seno un figlio che piange
per qualche male: lo protegge con le sue braccia, lo bacia, gli dice parole buone e lo sottrae al peso opprimente della sofferenza vissuta da
soli. E’ l’amore che spinge a condividere e addolcire. E’ l’amore che risolleva l’amato e lo pone in altra atmosfera spirituale più sopportabile.
* Pure Dio ha bisogno di consolazione?
Certamente Dio, essendo Beatitudine infinita non ha bisogno di niente.
Ma Dio-con-noi, Gesù, pur in modo misterioso e nascosto, continua a soffrire dal momento che ha preso la nostra umanità e condivide con noi la storia fino alla fine del mondo. I mistici lo sanno molto bene, avendo visto e
sentito Gesù lamentarsi delle ingratitudini e offese degli uomini verso Colui che li ha tanto amati da dare se
stesso alla croce per loro.
* Come possiamo consolare Gesù?
Amandolo e andando spesso a trovarlo nel silenzio e abbandono dei suoi tabernacoli. Quante chiese chiuse!
Quante sono vuote di fedeli! E anche quando sono aperte, quanto sono pochi coloro che si ricordano che il Signore è lì, nel sacramento dell’Eucaristia! E anche nella S. Messa quanto pochi sono quelli che entrano in dialogo
d’amore con Gesù! Egli, dunque aspetta che lo andiamo a trovare e gli diciamo che lo amiamo. Questo lo fa immensamente felice. Ed Egli allora può aprire i forzieri del suo Cuore e fare uscire i raggi misteriosi della sua
Grazia e della sua Misericordia. Questo lo consola di tutte le amarezze subite.
* E come consolare il prossimo?
Come ha fatto il Buon Samaritano della parabola (cf. Luca 10,29-37): aprendo il cuore ai suoi lamenti, avvicinandosi, scorgendo le sue numerose ferite, versandovi l’olio della comprensione e il vino dell’incoraggiamento; premurandosi poi di prendersene cura fino a portarlo alla “locanda”, cioè in un luogo dove possa ristorarsi e riprendere le sue forze, quale è la Chiesa. E tutto questo gratuitamente, senza badare a spese, unicamente per Dio.
* L’Opera della divina Consolazione cos’è?
E’ un’Associazione di cristiani che vogliono dare consolazione a Gesù e agli afflitti per qualsiasi ragione. E precisamente essi cercano di far scaturire la “divina consolazione”, quella che viene da Dio, il quale è il nostro vero e
primo Consolatore. L’Opera è nata a Sciacca nel 1983 e cerca di suscitare iniziative idonee allo scopo duplice
suddetto. Suo centro è la Casa San Giorgio presso Sciacca (Ag). Qui, al giovedì si fa l’adorazione e al sabato le
Benedizioni.
Per Christum abundant consolatio nostra
C a t e c h e s i
d e l
P a g i n a
C a r d .
C a r l o
1 0
C a f f a r r a
Eucarestia e vita quotidiana
ROMA, sabato, 14 maggio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo la parte finale della bella Catechesi che il Card.
Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, recentemente
ha pronunciato presso l'Auditorium Benedetto XIV del
capoluogo romagnolo.
***
“Molte delle preghiere che la Chiesa mette sulle nostre labbra dopo aver ricevuto la comunione nella
celebrazione eucaristica, chiedono che il sacramento
ricevuto ispiri, governi, e generi la vita che comincia
a celebrazione terminata … La Chiesa dunque pensa
che esista soprattutto tra l’Eucarestia celebrata e la
vita vissuta un legame intrinseco. In questa catechesi vorrei parlarvi di questa connessione”.
Dopo aver considerato l’influsso dell’Eucaristia su
vari aspetti della persona, il Cardinale porta la sua
riflessione sull’influsso dell’Eucaristia sulla nostra
affettività, dicendo:
“E’ un dato facilmente constatabile l’incapacità oggi
di costruire da parte della nostra affettività rapporti interpersonali durevoli. Mi riferisco soprattutto al matrimonio e alla famiglia. Donde deriva questa
intrinseca debolezza? qual è la causa che estenua la
naturale capacità di creare legami? l’uomo e la donna
di oggi sono forse diventati anaffettivi?
Escludendo in linea generale questa ultima ipotesi,
che denota una vera e propria patologia psichica e
spirituale, sono portato a pensare che si tratta di
una vera e propria disintegrazione della persona. Disintegrazione significa che il sistema connettivo delle varie parti che costituiscono la nostra persona si è
spezzato. Ma voglio essere più preciso, partendo ancora
una
volta
da
un
testo
paolino.
“Voi, infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà.
Perché questa libertà non divenga un pretesto per
vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate
al servizio gli uni degli altri!.. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri” [Gal 5, 13.15]. Esiste dun-
que un esercizio della libertà che è una vera e propria deva- stazione del rapporto interpersonale. Paolo usa immagini impressionanti per descrivere questa
devastazione: ci si morde e ci si divora a vicenda,
fino alla reciproca distruzione. Ma esiste anche un
esercizio della libertà che crea comunione reciproca;
è quando la libertà è messa in moto dall’amore che si
esprime nel servizio reciproco. Esistono dunque due
modi di essere liberi: la modalità che è propria di chi
vive per se stesso; la modalità propria di chi vive
nell’amore. La prima genera divisione ed estingue la
nostra capacità di creare comunione; la seconda crea
la vera comunione interpersonale.
Ritorniamo alle domande iniziali. L’intrinseca debolezza della nostra affettività di creare legami duraturi deriva dalla nostra incapacità di amare. Paolo in
un altro testo parla di una “fiacchezza esistenziale”
che porta alla dissoluzione, non solo sessuale, di ogni
legame vero e buono [cfr. Ef 4, 19]. La partecipazione all’Eucarestia, la partecipazione credente, rende il
fedele capace di amare colla stessa capacità di amore che era in Cristo sulla croce. E’ questa carità che
ristruttura intimamente la persona e la reintegra
nella sua unità. L’Eucarestia quindi è dono: dono che
Cristo mi fa della sua capacità di amare; ed è quindi
compito: compito di vivere secondo questa carità, di
mettere un atto questa capacità. E’ da questa messa
in atto che gli affetti creano legami duraturi.
Mi rendo conto che ho appena accennato ad un problema molto complesso. I doni della grazia non sostituiscono mai i compiti della natura, e non ci dispensano da essi. Perché la carità, dono proprio
dell’Eucarestia, penetri e purifichi ed elevi la nostra
affettività, è necessaria un’educazione degli affetti.
E’ mediante l’energia propria della ragione, guida degli affetti, che la carità compie la trasformazione
degli affetti. Ma non posso ora fermarmi ulteriormente”.
Infine, l’Arcivescovo di Bologna affronta il legame
tra Eucaristia e la vita della città:
“Addentrandoci in questo aspetto del rapporto Eucarestia – vita quotidiana, non dobbiamo mai dimenticare neppure per un istante che l’Eucarestia crea
un’unità di ordine soprannaturale; che la guarigione
da essa operata nella nostra libertà ci rende capaci
di un amore che non è puramente umano, ma divino.
Si tratta di un’unità che è un’opera divina, posta in
essere dal Padre in Cristo mediante lo Spirito Santo
per mezzo dell’Eucarestia. “Come la potenza della
carne santa rende concorporei tra loro quelli che la
ricevono, allo stesso modo, penso, l’unico Spirito che
viene ad abitare in tutti li conduce tutti all’unità spirituale” [S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Gv XI, 11].
Per Christum abundant consolatio nostra
C a t e c h e s i
d e l
C a r d .
P a g i n a
C a r l o
1 1
C a f f a r r a
Eucarestia e vita quotidiana
Tutta questa realtà, questo evento di unificazione divina delle
persone, non è un fatto che accade alla domenica quando celebriamo e riceviamo l’Eucarestia, ma che poi non ha alcuna rilevanza sulla vita associata che riprende al lunedì. L’evento eucaristico non sradica l’uomo dalla sua condizione umana.
Colui che si lascia pervadere dalla logica eucaristica, lungi dal
ritenersi slegato dai suoi legami naturali – l’appartenenza alla
sua città, alla sua nazione – mette al servizio della società
un’attività tanto più efficace quanto più libero ne è il principio.
Qual è il vero male della società umana, l’insidia più grave? La
ricerca del proprio bene a prescindere o perfino a spese del
bene dell’altro.
E’ l’esercizio di una libertà non condivisa colla libertà dell’altro,
come appare dalla definizione di libertà che oggi viene formulata normalmente colla categoria del limite: la mia libertà finisce dove comincia quella dell’altro. Detto in una sola parola:
l’insidia più grave è la negazione che esista un bene umano comune.
E’ illusorio pensare che questa malattia sia guarita dalle leggi.
Queste sono diventate sempre più le regole del traffico dei
singoli egoismi alla ricerca della propria felicità. E’ il legame
ontologico fra le persone che va costruito. Questo è l’evento
eucaristico.
Questo evento non può non avere rilevanza
sulla vita associata.
“Se dal basso verso l’alto la discontinuità [si
intende fra l’unità eucaristica e la società
naturale] è radicale, dall’alto in basso al contrario deve scendere l’influenza. Per conservarsi soprannaturale, la carità non è costretta a farsi disumana: come lo stesso soprannaturale, essa non si concepisce se non incarnata” [ H. De Lubac Cattolicesimo, Jaca Book,
Milano 1978, 278]. Dalla qualità delle nostre
celebrazioni liturgiche dipende la qualità della
vita della nostra città e nazione.
Concludo. S. Ireneo scrive: “Due… sono le
braccia perché due sono i popoli disseminati
fino ai confini della terra, ma al centro c’è un
solo capo perché c’è un solo Dio che è sopra
tutte le cose, attraverso tutte le cose e in
tutti noi” [Adv. Haer V,17, 4].
Quando celebriamo l’Eucarestia ci poniamo nel centro di tutti e di tutto, e
tutta la realtà è sospesa a quella celebrazione, dalla quale solamente è impedita di ricadere nel nulla. Mi rendo
conto che ogni tema affrontato meritava ben più prolungata riflessione.
Ma la presente catechesi aveva solo lo
scopo di introdurci dentro alle grandi
tematiche del Congresso Eucaristico.
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
1 2
Scritti di Maria Valtorta
Maria Valtorta è una delle maggiori “voci”
della mistica dei nostri giorni. Nata a Caserta
(1897) e morta a Viareggio (1961), dopo gli
anni della tranquilla fanciullezza, rinunziò
all’ideale matrimoniale e si consacrò a Dio, offrendosi come vittima alla Sua Giustizia. Ebbe
a soffrire molto, soprattutto per malattie e per i
contrasti di cui fu bersaglio. Passò molti anni a
letto, compresi gli anni della Seconda Guerra
Mondiale, durante i quali ebbe molte rivelazioni
da parte del Signore. Scrisse su oltre 15 mila
fogli di quaderno ciò che quasi quotidianamente
“vedeva” e cioè episodi interi della vita di Gesù
e della Madonna. Questi completano meravigliosamente ciò che dice il Vangelo e confermano pienamente tutta la santa Tradizione cattolica, con i suoi dogmi e col suo Magistero. La
sua intera opera è pubblicata dall’editore Pisani
(Isola del Liri), che ne possiede tutti i diritti e
ne ha preso il nome: Editrice Valtortiana. La
Chiesa all’inizio fu contraria alla pubblicazione
di questi libri (“Il poema dell’Uomo-Dio”) e li
mise all’”Indice dei libri proibiti”; ma con Paolo VI tale “Indice” fu abolito e così la proibizione. Moltissime sono le testimonianze di
grandi personaggi ed ecclesiastici a favore della
bontà di questi scritti, in cui nessuno mai ha
potuto trovare nulla di contrario alla fede e alla morale, ma anzi tanti vi ravvisano la voce del Signore e buoni motivi
per crescere nella fede e nell’a- more di Dio e del prossimo. Forse non è sbagliato vedere nella vicenda valtortiana il
tentativo oscuro delle Potenze delle tenebre di ostacolare, come regolarmente succede, le “voci di Dio”. Ma questo è
permesso dall’Alto anche per dare indiretta conferma dell’autenticità della “voce”, realizzandosi quello che disse
Gesù: “Se hanno perseguitato Me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). Pio XII, a cui i manoscritti furono presentati, disse: “Pubblicateli così come sono. Chi legge comprenderà”. Invitiamo tutti non solo a leggere e meditare
questi vo- lumi di valore inestimabile, ma anche a possederli e farne dono. Chi ha l’animo semplice e non farisaico
vede in questi libri un completamento del Vangelo, dove risplende la stessa presenza del Verbo incarnato, con tutta la
sua divinità umanata, con
l’inarrivabile sapienza e amore che lo caratterizzano. I
libri di Maria Valtorta non
sostituiscono il Vangelo, ma
lo integrano e chia- riscono i
tanti contesti in cui Gesù
visse e operò. Di Lui troppo
poco è stato scritto dai quattro Evangelisti; non potevano fare diversamente. Ora è
venuto il momento in cui si
deve sapere tutto o quasi su
Gesù e su coloro che lo rifiutarono, anche per rispondere
alle tante domande che vengono ed essere confermati
nella fede.
P a g i n a
CONSOLATIO
1 3
OSSA ARIDE
«Ezechiele, cap. 37, v. dal 1° al 14°. Dice Gesù: "Io ti domando come domandò il Signore ad Ezechiele: 'Pensi tu che
queste ossa rivivranno?' ". Io, come Ezechiele, rispondo: "Tu lo sai, Signore Iddio", perché capisco quale è il senso
della parola "ossa" usata per dire "uomini". Comprendo cioè che Gesù non mi chiede se risorgeranno i morti all'ultimo Giorno. Questo è fede, e non v'è dubbio su questo. Ma Egli dà nome di "ossa" a questa povera umanità attuale,
così tutta materia e niente spirito. Lo comprendo perché, come le ho spiegato già tante volte, quando Dio mi prende
perché io sia il suo portavoce, la mia intelligenza si amplifica e si eleva a una potenza che è molto superiore a quella
consentita agli umani. E io "vedo", "odo", "comprendo" secondo lo spirito.
Gesù sorride perché vede che ho compreso la sua domanda, e spiega: «Così è. Ora l'Umanità non è che ossa, che ruderi calcinati, pesanti, morti, sprofondati nei solchi fetidi dei vizi e delle eresie. Lo spirito non è più. Lo spinto che è
vita nella carne e vita nell'eternità. Lo spirito che è quello che differenzia l'uomo dall'animale. L'uomo ha ucciso se
stesso nella parte migliore. È una macchina? È un bruto? È un cadavere? Sì. È tutto questo. Macchina, perché compie
la sua giornata con la meccanicità di un congegno che opera perché deve operare per forza delle sue parti messe in
moto. Ma che lo fa senza comprendere il bello di ciò che fa. Anche l'uomo si alza, si corica, dopo avere mangiato,
lavorato, passeggiato, parlato, senza mai comprendere quello che fa nel suo bello o nel suo brutto. Semplicemente
perché, privo come è di spirito, non distingue più il bello dal brutto, il bene dal male.
È bruto perché si appaga di dormire, di mangiare, di accumulare grasso sul corpo e riserve nella tana, né più né meno
di come fa il bruto che di queste operazioni fa lo scopo della sua vita e la gioia della sua esistenza, e tutto giustifica,
egoismi e ferocie, per questa legge bassa e brutale della necessità di predare per essere satollo. È cadavere perché ciò
che fa dire di un uomo che è vivo è la presenza nella carne dello spirito. Quando l'anima si esala, l'uomo diviene il
cadavere. In verità l'uomo attuale è un cadavere tenuto ritto e in moto per un sortilegio della meccanica o del demonio. Ma è un cadavere. Orbene Io dico: "Ecco che Io infonderò in voi, aride ossa, lo spirito, e rivivrete. Farò risalire
su voi i nervi e ricrescere le carni e distendere su voi la pelle e vi darò lo spirito e rivivrete e conoscerete che Io sono
il Signore". Sì, che questo Io farò. Verrà il tempo in cui Io riavrò un popolo di "vivi" e non di cadaveri.
Intanto ecco che Io, ai migliori, non morti, ma scheletriti per mancanza del cibo spirituale, do il nutrimento della mia
parola. Non voglio la vostra morte per consunzione. Questa è la sostanziosa manna che con dolcezza vi dà vigore.
Oh! nutritevene, figli del mio amore e del mio sacrificio! E perché devo vedere che tanti hanno fame, e tanto cibo è
per essi preparato dal Salvatore, e ad esso non è attinto per coloro che hanno fame? Nutritevi, rizzatevi in piedi, uscite dai sepolcri. Uscite dall'inerzia, uscite dai vizi del secolo, venite alla conoscenza, venite a "riconoscere" il Signore
Iddio vostro. Ve l'ho detto all'inizio di questa opera e a metà di questa tragica guerra 1 e ve lo ripeto: "Questa è una
delle guerre preparatorie dei tempi dell'Anticristo". Poi verrà l'era dello spirito vivo. Beati quelli che si prepareranno
a riceverla.
Non dite: "Noi non vi saremo". Non voi, non tutti voi. Ma è stoltezza e
anticarità pensare a sé soli. Da padri atei nascono figli atei. Da padri inerti
figli inerti. Ed essi, i figli vostri ed i figli dei figli, avranno tanto bisogno
di forza spirituale per quell'ora! In fondo è legge di amore umano questa
di provvedere al bene dei figli e dei nipoti. Non siate da meno, per ciò che
è spirituale, di quanto non lo siate per ciò che è di questo mondo, e come
date ai figli una ricchezza o vi studiate di darla perché abbiano giorni più
lieti dei vostri, adoperatevi a dar loro eredità di forza spirituale, che essi
possano lavorare e moltiplicare per averne dovizia quando la grandine
delle ultime battaglie del mondo e di Lucifero flagellerà con una ferocia
tale l'Umanità di modo che essa si chiederà se l'Inferno non sarebbe migliore. L'Inferno! Essa lo vivrà. Dopo, per i fedeli allo spirito, verrà il Paradiso, verrà la Terra non terra: il Regno dei Cieli».
Da M. Valtorta, I Quaderni dal 1945 al 1950.
Centro Ed. Valtortiano (Isola d. Liri 1985) pag. 57-58.
A fianco uno scritto autografo di Maria Valtorta
Per approfondire: www.mariavaltorta.info
P a g i n a
1 4
CONSOLATIO
Iniziative
Proponiamo di moltiplicare
le
Ore
Sante di riparazione a Gesù Sacramentato, la partecipazione alla solenne
festa
Corpus
del
Domini
(domenica 26 giu-
I SETTE PECCATI CONTRO L’EUCARISTIA
Perché sia salda la chiarezza della fede nella Presenza eucaristica e indiscussa la
fedeltà a tale Presenza, ricordiamo la denuncia già fatta dei sette peccati contro la
Santissima Eucaristia.
1. Non creder nella Messa come Sacrificio, ma celebrarla solo come convito fraterno, come invito alla festa e alla gioia, non alla preghiera di ringraziamento e alla
penitenza.
2. Negare la partecipazione all’offerta cruenta della Croce sacramentalmente ripresentata sull’altare nella celebrazione di ogni Messa.
3.Non credere che le parole della consacrazione producono la vera, reale, sostanziale presenza di Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche, ritenendo tale presenza solo
simbolica.
4. Non curarsi di briciole e frammenti del pane consacrato caduti durante la celebrazione, non considerandoli più materia del Sacramento.
5. Non inginocchiarsi durante la Consacrazione, né davanti al tabernacolo, poiché
l’Ostia sarebbe solo un simbolo e non il vero Corpo di Cristo.
6. Giudicare superflua la Confessione sacramentale prima di comunicarsi, anche in
stato di peccato mortale, perché sarebbe sufficiente amare Cristo, fidarsi dei suoi
meriti e rimettersi alla misericordia del Padre. E si moltiplicano i sacrilegi.
7. Ritenere che basti la recita del Confiteor per ottenere il perdono dei peccati, dimenticando che Gesù ha detto ai suoi apostoli: “A chi rimetterete i peccati saranno
rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,23).
Grande Opera Mariana (PA), Gen.-Mar. 2011 n. 1 p. 37
A questi si potrebbero aggiungere tanti altri peccati contro il Divino Sacramento,
come il riceverlo ben raramente e con freddezza, come fanno tanti cristiani; il frequente abbandono nei Tabernacoli delle chiese vuote di fedeli; il furto di ostie consacrate e la loro profanazione e il dileggio nelle sètte sataniche; l’indifferenza dei
sacri Ministri e delle anime consacrate, che preferiscono vedere la televisione per
ore anziché adorare Gesù nel Sacramento, etc. Il progressivo estendersi di tali atteggiamenti in tutta la Chiesa fa capire che sono arrivati i tempi dell’abominio della
desolazione di cui parla il profeta Daniele e Gesù stesso nel Vangelo (cf. Mt 24,15).
Sono i tempi che precedono immediatamente la grande purificazione e sono indice
della grande tribolazione in atto . Ma infine, Gesù regnerà e splenderà come il sole:
prima nei cuori dei suoi devoti, poi nella Chiesa e infine nel mondo intero.
gno) e alla processione che si fa in
tutti i paesi cattolici.
Infine la preghiera
allo Spirito Santo,
perché venga a rinnovare
la
faccia
della terra.
Ottimo è recitare
il S. Rosario ogni
giorno: è come fare
un “piccolo Cenaco-
lo” e rinnovare una
piccola Pentecoste
su tutti i partecipanti.
Senza
lo
Spirito
Santo il nostro povero spirito umano
muore.
E’ lo Spirito che dà
la vita!
P a g i n a
CONSOLATIO
1 5
Chi siamo?
Cos'è
Questa Newsletter è curata dai membri dell'Ope-
della
divina
Consolazione?
ra della divina Consolazione, come organo di
informazione, formazione e collegamento tra di
E' un'associazione di fedeli cattolici che
loro e con tutti gli Amici e simpatizzanti sparsi
vogliono da una parte consolare Dio nel
per il mondo. Vogliamo tenerci uniti e cammina-
mistero del suo dolore per le offese e gli
re insieme nelle vie della fede e dell'amore, se-
abbandoni degli uomini e dall'altra parte
condo il Vangelo di Gesù nostro Signore e gli
consolare gli afflitti con le consolazioni di
insegnamenti della Chiesa Cattolica nostra Ma-
Dio.
dre.
Quali sono le consolazioni di Dio?
l'Opera
Chi sono gli afflitti da consolare?
Sono soprattutto amore, gioia e pace che Sono Dio e tutti coloro che soffrono.
vengono da Lui, dal dono del suo Spirito Dio può soffrire?
Santo e che chiunque può ricevere, se si Sì, perché Egli ama. La sua sofferenza è relativa a noi: Egli soffre se noi pecchiamo e
accosta a Dio. Il ponte per avvicinarci a ci allontaniamo da Lui, perché ci vuole con Sé per beneficarci e il peccato glielo impeDio è fatto da due persone uniche ed ec- disce. Inoltre Egli soffre per compartecipazione alle nostre pene e tribolazioni, fino a
cellenti: il Sacro Cuore di Gesù e il Cuore quando non ce le alleggerisce o toglie del tutto. Chi ama, se vede soffrire le persone
Immacolato (e Addolorato) di Maria.
amate, soffre e fa di tutto per liberarle o risanarle. Così Dio.
Qual è la sede dell'Opera?
E' "Casa San Giorgio" posta tra Sciacca e Ribera, sulla Statale 115 al Km 129,8. Telefono: 0925 997015.
Cosa si fa in "Casa San Giorgio"?
Ci abita il padre fondatore con qualche persona dell'Opera. Il giovedì si fa la giornata di adorazione a Gesù nel Sacramento; il sabato mattina, le Benedizioni e la S. Messa; la domenica mattina, la S. Messa.
Cosa fa in particolare l'Opera
Dove e quando è nata l'Ope-
della divina Consolazione?
ra?
Consola Dio portando le
A Sciacca (AG) il 27 agosto SARDO CAPODICI (RACALMUTO), FERRANTE FRACESCO
(PARTANNA), PALMINTERI STEFANO (CALAMONACI), GIAMdel 1983, giorno della me- BALVO MAURILIO (S. MARGHERITA BELICE), RANDAZZO
moria di S. Monica, madre G I U S E P P E (P AR T AN N A ) , C O L LE T TO C A L O G E R O
(CASTRONOVO DI SICILIA), NOBILE GIUSEPPE (AGRIGENTO),
di Sant'Agostino.
GUCCIARDO ANNA (SICULIANA). PUSATERI SAVERIO
(SCIACCA), ANNA (AGRIGENTO), RIGGIO VINCENZO (MENFI),
GIACCONE TERESA (SCIACCA), MICCICHE’ TERESA
Come è nata?
(FAVARA), MILLO ILENIA E NADIA (AGRIGENTO), SANFILIPPO
Per un'ispirazione nel cuore LIVIA (CASTELTERMINI), RUSSO EMANUELE (PALAZZOLO
ACRIDE), NICOLA SANZONE (MENFI), FAM. SCARPULLA GAdel padre fondatore, il sac. SPARE (SCIACCA), ENZA SCATURRO MARSALA (SAMBUCA),
Giuseppe Tagliareni, che ha ILIA TAGLIARENI (S. GIOVANNI G.), VITO TERRANA
(CAMPOBELLO DI LICATA), GABRIELLA VACCARO (RIBERA),
operato a Sciacca, a Cala- MARIA ARCABASSO (PALERMO), ENZA E MARIA CASCIO
monaci (come parroco) ed (PARTANNA), LIVIA SANFILIPPO (CASTELTERMINI), BARBARA E DIEGO SANFILIPPO (CANICATTÌ), NELLY MISURACA
ha predicato per anni in (SCIACCA), GIOVANNA TORTORICI (AGRIGENTO), ANGELA E
numerosi paesi dell'Agrigen- CALOGERO CURRERI (SCIACCA), ENZA E PASQUALE CULLARI (MARSALA), ELENA BALANO, (CASTELVETRANO), FRANtino (Ribera, Burgio, Villa- CESCO GALANTI (PORTO EMPEDOCLE), ENZO E MARIA RIGfranca, Lucca S., Caltabellot- GIO (MENFI), GIOVANNA CALDARELLA (SICULIANA), GIUSEPPE MILLOCCA (TRAPANI), GIOSY DI GIOVANNA MONTELEOta, S. Margherita, Sambuca,
NE (MONTEVAGO), ISIDORO AGNELLO (VILLABATE), GRISAFI
Menfi, Siculiana, Porto Em- - COLLETTI (S. MARGHERITA)..
nostre anime davanti a Gesù
Sacramentato e ai Sacri
Cuori di Gesù e di Maria;
consola gli afflitti cercando
di portarli a Dio per ricevere
"amore, gioia e pace", tramite Gesù e Maria.
Come lo fa?
Con gli incontri col sacerdote; con le preghiere di adorazione e la S. Messa ben partecipata; con le Benedizioni
e l'uso dei Sacramentali; col
santo Rosario e i Cenacoli
Mariani;
etc.
coi pellegrinaggi;
pedocle, Favara, etc.).
BENEFATTORI
(Marzo Maggio 2011)
Ogni giorno viene celebrata una santa Messa per voi tutti.
Dio vi benedica e ricompensi la vostra generosità.
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
1 6
Messaggio mensile a Medjugorje della
Regina della pace (Gospa)
25 giugno 2011
Cari figli, ringraziate con me l’Altissimo per la mia presenza con voi. Gioioso è il mio cuore guardando l’amore
e la gioia che avete nel vivere i miei messaggi. In molti
avete risposto ma aspetto e cerco tutti i cuori addormentati affinché si sveglino dal sonno dell’incredulità. Avvicinatevi ancora di più, figlioli, al mio cuore Immacolato
perchè possa guidarvi tutti verso l’eternità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
Messaggi straordinari a Medjugorje della Regina della pace (Gospa)
Messaggio del 2 giugno 2011 (Mirjana)
Cari figli, mentre vi invito alla preghiera per coloro che non hanno conosciuto
l’amore di Dio, se guardaste nei vostri cuori capireste che parlo di molti di voi. Con
cuore aperto domandatevi sinceramente se desiderate il Dio Vivente o volete metterlo da parte e vivere secondo il vostro volere. Guardatevi intorno, figli miei, e osservate dove va il mondo che pensa di fare tutto senza il Padre e che vaga nella tenebra della prova. Io vi offro la luce della Verità e lo Spirito Santo. Sono con voi secondo il piano di Dio per aiutarvi affinché nei vostri cuori vinca mio Figlio, la Sua
Croce e Risurrezione. Come Madre desidero e prego per la vostra unione con mio
Figlio e con la sua opera. Io sono qui, decidetevi! Vi ringrazio!
Messaggio ricevuto da Ivan il 20.5. 2011
(apparizione straordinaria sul Podbrdo a Medjugorje alle ore 22):
“Cari figli, oggi più che mai desidero invitarvi alla preghiera. Cari figli, satana desidera distruggere le famiglie di oggi, perciò desidero invitarvi al rinnovamento della
preghiera familiare. Pregate, cari figli, nelle famiglie, con i vostri figli; non per- mettete l’accesso a satana. Grazie, cari figli, perché anche oggi avete risposto alla mia
chiamata”.
Messaggio del 17 giugno 2011 (Ivan)
Cari figli, anche oggi la Madre con amore vi invita: decidetevi per mio Figlio, incamminatevi insieme a Lui. Seguite i miei messaggi, specialmente in questi giorni che
verranno rinnovate i miei messaggi nelle vostre famiglie. Pregate, cari figli, affinché
mio Figlio nasca nei vostri cuori, nelle vostre famiglie. Sappiate, cari figli, che la
Madre prega per voi e che vi ama con amore materno. Perciò perseverate. Grazie,
cari figli, anche oggi per aver risposto alla mia chiamata.
Si moltiplicano i “segni” straordinari del cielo.
Vedi:
http://www.youtube.com/watch?v=GrUcbJiyToU&feature=youtube_gdata_player
P a g i n a
1 7
CONSOLATIO
Preghiere allo Spirito Santo
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l'intercessione di Maria Vergine Immacolata,
mandami lo Spirito Santo.
Vieni, Spirito Santo, nel cuore mio e santificalo.
Vieni, Padre dei poveri, e sollevami.
Vieni, Autore di ogni bene, e consolami.
Vieni, Luce delle menti, e illuminami.
Vieni, Consolatore delle anime, e confortami.
Vieni, dolce Ospite dei cuori, e non ti partire da me.
Vieni, vero Refrigerio di mia vita, e ristorami. Tre Gloria al Padre...
Spirito Santo, eterno Amore, vieni a noi coi tuoi ardori,vieni, infiamma i nostri cuori.
***
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l'intercessione di Maria Vergine Immacolata,
mandami lo Spinto Santo.
Spirito Santo, Dio d'infinita carità, dammi il tuo santo amore.
Spirito Santo, Dio delle virtù, convertimi.
Spirito Santo, Fonte di celesti lumi, dissipa la mia ignoranza.
Spirito Santo, Dio d'infinita purità, santifica l'anima mia.
Spirito Santo, Dio di ogni felicità, comunicati al cuore mio.
Spirito Santo, che abiti nell'anima mia, trasformala e falla tutta tua.
Spinto Santo, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, dimora sempre nel cuore mio.
Tre Gloria al Padre...
Spirito Santo, eterno Amore, vieni a noi coi tuoi ardori,vieni, infiamma i nostri cuori.
***
Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l'intercessione di Maria Vergine Immacolata,
mandami lo Spirito Santo.
Vieni, Spirito Santo, e dammi il dono della Sapienza
Vieni, Spirito Santo, e dammi il dono dell'Intelletto.
Vieni, Spirito Santo, e dammi il dono del Consiglio.
Vieni, Spinto Santo, e dammi il dono della Fortezza.
Vieni, Spirito Santo, e dammi il dono della Scienza.
Vieni, Spirito Santo, e dammi il dono della Pietà.
Vieni, Spinto Santo, e dammi il dono del Santo
Timore di Dio. Tre Gloria al Padre...
Spinto Santo, eterno Amore, vieni a noi coi tuoi ardori,vieni, infiamma i nostri cuori.
Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi il fuoco del tuo amore.
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
1 8
"Padre, benedici i tuoi figli, santifica
il tuo Nome e liberaci dal male!"
O Dio nostro Padre, che hai promesso la tua Benedizione ad Abramo e alla sua
discendenza e l’hai realizzata in Cristo tuo figlio e nella discendenza della Donna
destinata a calpestare la testa al Serpente infernale, umilmente Ti preghiamo di
attuare la tua promessa anche per noi, che T’invochiamo nel Nome di Gesù e per
l’intercessione di Maria, sua e nostra Madre, da Te benedetta con ogni benedizione. Padre santo, allontana da noi lo spirito del male: ritorci su di lui e sui
suoi servi tutte le maledizioni che egli riversa con diabolica ferocia ed ostinazione su di noi tuoi figli.
Liberaci dal male! Donaci quella libertà dei figli di Dio che Gesù ci acquistò col suo Sangue e annulla
tutte le trame malefiche che il Maligno tesse su di noi e sulle nostre iniziative. Spezza le sue catene,
libera gli oppressi, vanifica le sue trappole e punisci in modo esemplare i suoi servi, perché lasciato il
male tornino pentiti a Te, Padre di misericordia, che non vuoi la morte del peccatore ma che si converta e viva. Santifica il Tuo Nome, Padre buono, e mostrati grande e potente anche su coloro che maledicono il Cielo e la terra e disprezzano il Sangue di Cristo redentore. Favorisci la nostra vita che solo
in Te crediamo e speriamo, e difendi l’Opera delle Tue mani che hai messo nelle nostre mani. E noi Ti
renderemo lode e benedizione in eterno, Dio amante della vita e del bene, Dio che rendi giustizia ai
tuoi servi che T’implorano giorno e notte. Per Cristo nostro Signore. Amen!
Notizie dell’Opera
Attività in Casa S. Giorgio: - il Giovedì: adorazione prolungata (dalle 10 alle 19) con
Vespri e santa Messa dalle 19 in poi. - il Sabato: S. Rosario (ore 9,30) e S. Messa (ore
10). Seguono Benedizioni e colloqui col Padre. - la Domenica: S. Messa (ore 9), preceduta dal S. Rosario e seguita dalla Coroncina della Divina Misericordia.
Un vivo grazie per tutti coloro che hanno voluto farsi presenti con le loro offerte per
l’Opera. Dio Vi ricompensi e Vi benedica. Preghiamo per Voi in ogni santa Messa celebrata in Casa S. Giorgio. Ricordo che si può beneficare l’Opera in tanti modi: prima
con la preghiera e poi: -con offerte su CCP n. 88905179 IBAN
IT55G07011660088905179 -destinando la quota del 5 per mille: mettere il
C.F.92016580844 nella casella apposita del modulo della Dichiarazione dei redditi. Le
Vostre offerte ci aiutano ad andare avanti. Grazie!
P a g i n a
1 9
CONSOLATIO
Per Christum abundant consolatio nostra
P a g i n a
2 0
Scarica

Consolatio N. 13