Rassegna Stampa Martedì 2 febbraio 2010 TREVISO Martedì 2 febbraio, pag. 11 L’agricoltura può creare 300 mila nuovi occupati VERONA. Niente giri di parola: l’agricoltura sarà sempre più uno dei traini del Paese. Sia sotto il profilo della produzione lorda vendibile che sul versante occupazionale, dove, a fronte di una sostanziale stabilità nel numero degli addetti legati al settore strettamente primario (+0,3% nel prossimo quinquennio), aumenteranno invece le esigenze - e di conseguenza gli sbocchi professionali - di manodopera e di occupazione qualificata. Veronafiere-Fieragricola, in particolare, stima che nei prossimi cinque anni potranno arrivare a 300mila i posti di lavoro connessi all’agricoltura e alle nuove professionalità ad essa collegate (dall’analisi è escluso l’agroindustriale). E se l’indotto delle energie da fonti rinnovabili costituirà il segmento in grado di assorbire il maggior numero di posti di lavoro (per il 50% del totale), non si possono non citare sbocchi professionali altrettanto rilevanti, collegati all’ecoturismo e all’«agri-wellness». Martedì 2 febbraio, pag. 21 Martedì 2 febbraio, pag. 8 BONIFICA Lega e Pdl si spartiscono le poltrone (M.F.) Il Sant’Artemio ha nominato i propri uomini all’interno delle assemblee dei Consorzi di bonifica e ha lasciato fuori dalla porta l’Udc. All’interno dei quattro consigli presenti nella Marca, infatti, sono stati eletti altrettanti rappresentati della Provincia. Due poltrone sono andate alla Lega Nord e due al Pdl. Il Carroccio ha piazzato Italo Pizzinato nel consorzio Piave e Marco Lovisetto all’interno di Acque Risorgive. Mentre sono del Pdl Gianfranco Giovine, per il Brenta, e Guido Marson, per il Veneto Orientale. Nel frattempo è stato nominato il consiglio di amministrazione del Piave, il consorzio che da solo copre oltre il 90 per cento del territorio trevigiano. Il presidente è Giuseppe Romano, già numero uno del Brentella, e il vice è Silvio Barbon. Poi ci sono Lorenzo Bandiera, Mario Merlo e Pietro Furlan. Infine, è arrivato Mauro Dal Zilio, primo cittadino di Quinto, entrato grazie alla nomina dell’assemblea dei sindaci. In questo modo l’Udc è rimasta senza rappresentanti, mentre la Lega Nord ha rafforzato la propria presenza nel consorzio più importante della Marca dopo aver già conquistato tre seggi (Domenico Pin, Giorgio Cester e Daniele Brugnera) attraverso la lista “Acque venete” nella consultazione elettorale di dicembre. Ma se il partito di Casini non si lamenta, è la sinistra a far sentire la propria voce. «La designazione dei rappresentati avrebbe dovuto essere preceduta da un minimo di confronto – sbotta Sinistra democratica – invece siamo alle solite con i forchettoni leghisti all’opera». Martedì 2 febbraio, pag. 8 Grappa contro vodka sfida alla madre Russia Mattia Zanardo Pronti a portare la battaglia (commerciale, beninteso) in casa del “nemico”. Ed è un avversario quantomai ostico: la vodka, forte di sette miliardi di litri consumati nel mondo. Ma la Distilleria Bottega, storica azienda di Godega Sant’Urbano, sbarca in Russia per lanciare la sfida a suon di grappa. Il patròn Sandro Bottega non si nasconde le difficoltà, tuttavia è convinto che non manchino le potenzialità di sviluppo per il distillato made in Italy nel mercato ex sovietico: «C’è una nicchia da sfruttare nel target medio-alto», ribadisce. Se è illusorio pensare di soppiantare la vodka nel cuore del russo medio (visti la tradizione plurisecolare e anche i prezzi popolari: bottiglie a partire da 70 rubli, meno di 2 euro), si punta però alle classi emergenti “alla ricerca di gusti nuovi” e in particolare ai giovani e alle donne. Categorie non necessariamente limitate all’élite dei nuovi super ricchi, ma comunque attirate dallo stile occidentale, con alle spalle una radicata “cultura dell’alcol” e soprattutto una “disponibilità a spendere per la buona tavola". Non a caso Bottega ha messo in campo uno dei suoi marchi di punta, “Alexander”, e si è affidato ad uno dei più rinomati distributori del settore, l’armeno Kazumian. «Vorrei che la grappa vincesse la sfida come digestivo e che si insegnasse in Russia la cultura del bere, a partire dal vino», sottolinea l’imprenditore trevigiano, presentando la sua produzione a Mosca. Da tempo, del resto, Bottega, fondata nel 1977 ma da tre generazioni nel ramo, è impegnata a levare alla grappa la patina di liquore “povero”, con una strategia a base di qualità e innovazioni, dallo spray alla grappa alle bottiglie create dai maestri vetrai di Murano, alla sponsorizzazione di premi culturali. Oltre che di attenzione ai mercati esteri: oggi la ditta di Godega (65 dipendenti) esporta in 110 paesi ed è presente nei duty free dei principali aeroporti e realizza circa il 60 per cento del suo fatturato oltre confine. Per ora a trainare sono soprattutto Canada, Germania, Svizzera, Benelux. Ma la sfida all’Est è lanciata. Martedì 2 febbraio, pag. 18 La distilleria trevigiana sbarca a Mosca Grappa contro Vodka La sfida impossibile di Bottega in Russia Grappa contro vodka: in Russia sembra una «mission impossible» ma per il distillato made in Italy «c’è una nicchia da sfruttare nel target medio-alto, compresi giovani e donne»: parole di Sandro Bottega, patron della omonima distilleria trevigiana sbarcato a Mosca per lanciare la sua ultima sfida in un mercato «dalle grandi potenzialità», non fosse altro, sottolinea, che per la secolare «cultura dell’alcol» e «la disponibilità a spendere per la buona tavola». Ma anche «per la ricerca di gusti nuovi delle classi emergenti». Per la sua grappa, in particolare per il marchio Alexander destinato al target più alto, si è affidato ad uno dei maggiori distributori del settore, l’armeno Kazumian. «Lo spazio c’è, anche se la concorrenza non manca», osserva l’importatore, alludendo agli altri superalcolici che seducono i nuovi ricchi russi, e le nuove generazioni. «Credo sarà impossibile battere la vodka», ammette Bottega, ricordando che si tratta di una tradizione nazionale a basso costo (bottiglie a partire da 70 rubli, ossia meno di due euro) e ad alta produzione: nel mondo si consumano circa sette miliardi di litri di vodka, contro i 26 milioni di litri di grappa prodotti in Italia. Martedì 2 febbraio, pag. 7 Martedì 2 febbraio, pag. 24 Raid col trattore nel vigneto, arrestato Sovilla, in manette Fausto Trinca: aveva ferito una persona che stava potando le viti (ENZO FAVERO) NERVESA. Arresto per Fausto Trinca, l’agricoltore 44enne deciso a non lasciar lavorare il vigneto che aveva venduto in passato facendo incursioni col trattore tra i filari per far scappare chi stava estirpando le vecchie viti. E’ stato eseguito ieri mattina dai carabinieri per violenza privata dopo che l’uomo era tornato in azione alla guida del suo trattore seminando il panico tra chi stava lavorando nel vigneto. Si sono conclusi quindi con le manette i raid col trattore nel vigneto di Sovilla, che nei giorni scorsi aveva provocato anche il ferimento di una persona che stava potando le viti. E’ stato arrestato, con l’accusa di violenza privata, Fausto Trinca, 44 anni, il coltivatore che aveva venduto il vigneto conteso. Ieri mattina si è ripetuta la vicenda del trattore. Come ha visto gli operai intenti a potare le viti, l’uomo è entrato nel vigneto col trattore facendo fuggire chi stava lavorando. A quel punto i carabinieri di Nervesa, sentito il magistrato, lo hanno arrestato. Tutto era iniziato quando era stato venduto il vigneto da Trinca a Giusti. Solo che poi ne era nata una vertenza giudiziaria con il primo che affermava che aveva venduto con la concessione di continuare a coltivare il vigneto e l’acquirente a negare. Il tribunale aveva dato ragione a Giusti. Ma quando si è trattato di lavorare il vigneto, espiantando le vecchie viti per piantarne di nuove, sono nati i problemi. Perché il venditore proprio non ne voleva sapere. E ha cominciato a creare problemi. In suo appoggio c’era anche un’associazione di consumatori, che aveva manifestato a Padova, nella sede dell’ente che decide sulle vertenze agrarie. Ma alla fine l’acquirente aveva preso possesso del vigneto che aveva acquistato, anche se per farlo ha dovuto andare accompagnato dai carabinieri. Negli ultimi giorni però, coi lavori in corso, la situazione si è aggravata e sono cominciati i raid in trattore tra i filari di viti per far scappare chi stava lavorando. E nei giorni scorsi, col suo trattore, ha urtato anche uno degli operai che ha riportato una contusione medicata poi al pronto soccorso dell’ospedale di Montebelluna e a causa di quella lesione l’avvocato ha provveduto a preparare una querela di parte. E ieri l’epilogo quando, alla nuova incursione col trattore nel vigneto, sono intervenuti i carabinieri di Nervesa che, una volta sentito il magistrato, hanno proceduto all’arresto dell’agricoltore scatenato col suo trattore. Martedì 2 febbraio, pag. 16 VIGNETO CONTESO L’ex consigliere Trinca se la prende con l’auto dei carabinieri travestiti da contadini Guerra delle viti agricoltore arrestato Arrestato Fausto Trinca. Ieri mattina, sono scattate le manette ai polsi dell’agricoltore, poi finito ai domiciliari. Trinca è noto sia per i trascorsi politici (è stato in Consiglio con la Lega nord dal 1998 al 2003) che perché vittima di un caso che, nel 2004, fece scalpore: vittima di concussione da parte dell’allora assessore leghista Massimiliano Bolzonello. Questa volta il caso è squisitamente privato e connesso a un terreno di Sovilla che un paio di anni fa Trinca avrebbe venduto ad un Italiano residente in Canada. Dopo l'atto, però, sarebbe scattata una vera e propria battaglia a colpi di ricorsi, con Trinca che voleva continuare a usufruire del raccolto del vigneto, ma i nuovi proprietari che non accettavano. In autunno la soluzione del caso, con la "vittoria" legale dell'acquirente. Lo stesso, nei giorni scorsi, ha dato inizio ai lavori per sradicare il vecchio vigneto e piantumarne uno nuovo. Ma Trinca non c'è stato. Prima con un piccone e poi con un trattore, preso a prestito, avrebbe danneggiato le auto che stavano lavorandoo. La scorsa settimana, sembra che uno sia stato stato anche ferito. Ieri mattina l'appostamento dei carabinieri che, travestiti da contadini, hanno "ingannato" sia Trinca che gli amici che erano di vdetta lungo la strada del percorso dei mondiali. Col cellulare avrebbero dovuto avvisarlo dell'eventuale arrivo dei tutori dell'ordine. Quando Trinca ha preso di mira i "contadini" e l'auto dei carabinieri, le manette sono scattate con l'accusa di violenza privata. Non è escluso che ora tutte le persone che hanno subito danneggiamenti alle auto possano presentare denuncia. Luciano Beltramini Laura Bon «L’amico di vedetta sulla collina non è bastato» Sembra che l’agricoltore avesse piazzato uno "spione" su un’altura per essere informato dell’arrivo dei carabinieri NERVESA (L.Bon) Questa volta gli amici non sono bastati. Sembra che Fausto Trinca sia riuscito, per parecchi giorni, ad evitare di finire nei guai grazie all'aiuto di qualche "osservatore". Ci sarebbe stato infatti chi, appostato sulla collina retrostante l'appezzamento oggetto del contendere, lo avvisava dell'arrivo dei carabinieri, per evitare che fosse colto in flagranza. Ma il fatto che le stesse Forze dell'ordine si siano travestite da contadini ha, questa volta, ingannato anche gli osservatori. Sulla congiuntura nella quale è maturato il fattaccio, poi, circolano varie voci. Si sussurra, in particolare, che a spingere Trinca, sposato con tre figli, a compiere i gesti che ne hanno determinato l'arresto, sia stata l'esasperazione per dei problemi di carattere personale ed economico, aggravatisi negli anni. Ai tempi dell'attività politica, invece, sembra che il comportamento dell'uomo fosse integerrimo. "Lo ricordo come consigliere fra le file della Lega nord ai tempi dell'amministrazione Tartini - dice Roberto De Lorenzi, ex vice sindaco e assessore, che poi lo aveva accolto in lista con "Nuova Nervesa" per le successive amministrative -. Era corretto e impeccabile. La famiglia è conosciuta e stimata». Nessun commento invece dal sindaco Fiorenzo Berton, durante il cui primo mandato è scoppiato il caso Bolzonello. IL PRECEDENTE Mazzetta: in carcere l’amico assessore NERVESA - (L.Bon) Il caso "Bolzonello" scoppiò il 29 marzo 2004. L’allora assessore di "Insieme per cambiare" (Lega nord e civica) Bolzonello venne arrestato con l'accusa di concussione a Fausto Trinca. A tradirlo furono intercettazioni ambientali che dimostrarono come Massimiliano Bolzonello avesse chiesto a Trinca soldi in cambio della trasformazione di un terreno di Sovilla (di Trinca) da agricolo a residenziale. Il tutto con minacce, anche pesanti. Il caso, che creò in paese un vero e proprio terremoto, fu l’amaro epilogo di una storia di stretta conoscenza, quasi di amicizia, fra i due, entrambi agricoltori. Fausto Trinca, per 5 anni (dal '98 al 2003), era stato seduto con Bolzonello fra le file dell'opposizione, sotto il simbolo della "Lega" (Giunta Tartini). Un'unione che, secondo l’inchiesta, non era solo politica: i due sarebbero stati molto affiatati. Poi, prima delle elezioni, la rottura. Bolzonello sceglie "Insieme per cambiare", Fausto Trinca la "Nuova Nervesa". Il primo vince e si guadagna un assessorato, il secondo perde e va a casa. Martedì 2 febbraio, pag. 8 LA RICERCA La Celtic alla Regione: «Esploreremo le zone del Piave e del Sile» A caccia di gas anche in riva ai fiumi La ricerca di petrolio e gas non è una cosa da tutti i giorni nella Marca. Per questo l’iter per autorizzare la Celtique Energie Petroleum a passare al setaccio il sottosuolo di 35 comuni trevigiani va avanti a singhiozzo. La Regione, sulla falsariga della Provincia, non vuole lasciare nulla al caso e ha chiesto alla compagnia londinese delle precisazioni. La società ha già fatto visita alla Direzione panificazione territoriale e parchi veneziana sia a fine dicembre che a metà gennaio. Il via libera di palazzo Balbi, almeno per il processo di ricerca, sembra imminente. E quello del Ministero dello Sviluppo economico, chiamato a dare il parere definitivo, dovrebbe arrivare a ruota. Gli interrogativi della Regione riguardano soprattutto lo screening da condurre nelle zone a protezione speciale (Zps) e in quelle di interesse comunitario (Sic). A partire dalle Grave del Piave sino al Parco del fiume Sile. Nei piani della Celtique, infatti, non ci sono solo i giacimenti di gas di Nervesa scoperti dall’Agip, ma pure il sottosuolo delle Grave, del fiume Soligo e del “fosso di Negrisia”, oltre al “Sile morto e ansa a San Michele vecchio”. E anche in queste delicate zone la ricerca di giacimenti di idrocarburi “economicamente sfruttabili” dovrebbe passare prima per un’esplorazione sismica, utile per ricostruire la struttura del terreno, e poi per la creazione di un nuovo pozzo. La tecnica, però, ha insospettito la Regione, poco abituata a trattar di energizzazione del suolo e di geofoni. Anche perché lo studio della compagnia inglese esclude l’indagine sismica in corrispondenza dei corsi d’acqua e delle zone tutelate, ma prevede delle eccezioni proprio per alcuni tratti del Piave e del Sile. Qui, infatti, non è prevista la “distanza cautelativa di almeno 100 metri”. «Qualora gli studi confermino le potenzialità minerarie dell’area – scrive la società – ci impegniamo a perforare un pozzo esplorativo la cui profondità finale sarà di circa 3.500 metri». Dopo Nervesa, quindi, la Celtique si prepara a dare un occhio anche sotto al Piave e nei dintorni del Sile. Martedì 2 febbraio, pag. 13 SUPERSTRADA Bottacin: «I caselli della Pedemontana tradiscono il Cipe» CASTELFRANCO - Pedemontana, caselli sotto accusa. Il consigliere regionale Diego Bottacin ieri si è recato a Veneto strade per chiedere, a nome dei Comitati del Trevigiano e del Vicentino, uno spostamento dei termini per le osservazioni, motivato dal fatto che la documentazione messa a disposizione dei cittadini sarebbe incompleta. Con l'occasione, ha esaminato il progetto e ora punta l'indice su un particolare aspetto. «I caselli non rispettano le prescrizioni del Cipe - dice - che chiede di adottare tutte le misure possibili per ridurne le dimensioni degli stessi. Sono tutti tradizionali, senza quelle caratteristiche di alta automazione che erano state chieste per agevolare i residenti. Credo che i cittadini dovrebbe battere su questo aspetto». Lottando davvero contro il tempo, dato che l'intenzione della Regione sarebbe quella di "attuare una posa della prima pietra prima delle elezioni, cioè del 28 marzo. Ciò significa che entro quella data dovrebbero essere esaminate le osservazioni e approvato il definitivo con le relative prescrizioni". Osservazioni, appunto. Sulla richiesta di spostamento dei termini Veneto strade ha dato una risposta che Bottacin definisce "elusiva". «Ho comunque preso nota di tutti gli elaborati - dice - e ora verificherò se questi siano davvero completi». A proposito poi delle richieste di spostamenti in trincea, Veneto strade non vuole assolutamente fare le "montagne russe". «A quel punto - conclude Bottacin - ho proposto di spostare tutto in trincea, ma il problema al riguardo è economico in quanto la trincea richiede manutenzioni più elevate». Di trincea, intanto, si tratterà giovedì mattina in occasione dell'incontro che il primo cittadino di Laura Bon Volpago Roberto Toffoletto avrà a sua volta a Veneto strade. Martedì 2 febbraio, pag. 12 PREGANZIOL Calcolato il danno delle sedici famiglie che vivono a ridosso dell’autostrada Le vittime nascoste del Passante Per pochi metri non hanno avuto diritto all’indennizzo ma le loro proprietà sono svalutate Qualcosa come 4 milioni 100 mila euro: a tanto ammonta il danno subito dalle 16 famiglie che abitano nella zona agricola di via Rio Serva a seguito della realizzazione del Passante di Mestre. Un conto salato che i residenti di via Rio Serva (16 nuclei familiari con 44 persone) vorrebbero far pervenire alla Società Passante e alla Cav (Concessioni Autostradali Venete), sapendo in partenza che le loro richieste sono destinate a cedere nel vuoto non rientrando nella casistica degli indennizzi previsti e riconosciuti a quanti hanno subito danni dalla costruzione del tracciato autostradale (abbattimento di case, espropri di terreni, contributi a chi abita entro 50 metri dal Passante). In ogni caso restano i danni subiti dagli abitanti di via Rio Serva in termini di deprezzamento del valore delle case e svalutazione dei terreni, come spiega Gianni Tronchin che in questi anni è stato alla testa del comitato di cittadini che si sono battuti in difesa della vivibilità della zona che ha pagato e stà pagando a caro prezzo l'attuazione del "Muro di Berlino", come viene chiamato il Passante dalla gente del luogo. «La zona di campagna di via Rio Serva - dice Tronchin - era molto ambita per la produttività agricola e per la sua tranquillità e bellezza a ridosso dei campi da golf di villa Condulmer. La situazione si è ribaltata con l'isolamento delle famiglie a sud del Passante». Le famiglie della zona si sono affidati a degli esperti per stabilire l'ammontare del deprezzamento del valore degli immobili e dei terreri che si estendono per 35 ettari. La svalutazione per ogni singola abitazione è di 100 mila euro (per un totale di 1.600 euro) e di e 10 euro per ogni metro quadrato di terreno (per un valore complessivo di 3.500 euro). Pertanto la perdita patrominiale complessiva per le 16 famiglie di via Rio Serva ammonta a 4 milioni 100 mila euro. Non basta. Gianni Tronchin ricorda che a carico dei residenti ci sono anche i maggiori costi del tragitto per raggiungere i servizi in centro a Preganziol. «Siamo costretti a fare 1000 chilometri all'anno in più in macchina, per un controvalore di circa 575 euro pro capite calcolato in base delle tabelle Aci. Il danno immediato che ognuno paga, con il prolungamento del tragitto, fa un totale di 25 mila euro all'anno. Quest'ultimo dato si deve calcolare nell'arco di una generazione, in quanto i figli poi se ne andranno nel caso riuscissero a vendere i propri beni. Inoltre come famiglie di via Rio Serva continueremo a pagare per in intero le tasse (Irpef, Ici, Consorzio di bonifica). Per non parlare dei danni che continuiamo a subire in termini di qualità della vita a causa del forte inquinamento acustico causato dall'inadeguato piano delle barriere fonoassorbenti presenti solo in alcuni tratti del Passante». Martedì 2 febbraio, pag. 21 GAIARINE La bretella rientra tra le opere complementari dell’autostrada A28 Tangenziale, stop ai lavori Il Tar accoglie il ricorso presentato da un’azienda agricola per l’esproprio dell’area Erica Bet Lavori bloccati come l’A28. Sospeso la circonvallazione di Gaiarine. La bretella rientra tra le opere complementari della A28 Portogruaro – Conegliano, in carico a Veneto strade. Si tratta dell’intervento di viabilità complementare al casello di Sacile Ovest; un’opera attesa dal comune di Gaiarine, che permetterà di liberare dal traffico pesante il centro del paese. Il 15 gennaio scorso è pervenuto nel comune di Gaiarine il ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale con istanza di sospensione dei lavori portato avanti da un’azienda agricola locale. A qualche giorno di distanza il Tar ha emesso la sospensione degli esprorpi. Al centro del ricorso, la richiesta di annullamento, previa la sospensione cautelare dell’occupazione d’urgenza di alcuni immobili di proprietà del ricorrente per la realizzazione di una serie di nodi della tangenziale di Gaiarine. Per avviare il cantiere erano stati disposti una serie di espropri, tra i quali rientrano anche gli immobili del ricorrente. Il ricorrente chiede l’annullamento della procedura espropriativa e la condanna delle amministrazioni resistenti al risarcimento dei danni a seguito dell’esecuzione del provvedimento di occupazione. Il ricorso in questione è correlato al principale, contro in quale il comune di Gaiarine si è costituito con la delibera di Giunta del 5 novembre scorso. Ora, la Giunta del Comune di Gaiarine il 19 gennaio ha conferito il nuovo incarico al proprio legale che rappresenterà l’ente. L’opera complementare alla A28 farà da raccordo a sud-est del centro del capoluogo comunale tra la Sp 44, la Sp 89 e la 126 e comprende la realizzazione di 4 rotatorie e un’opera per l’attraversamento del rio Cigana. Il termine per l’esecuzione dei lavori è fissato in 240 giorni dalla data di consegna; lo scorso 17 novembre era stata fissata l’apertura dell’asta pubblica. Il 7 gennaio scorso inoltre è pervenuto il ricorso al Tar presentato da Amica terra onlus con il quale l’associazione chiede la sospensione del permesso di costruire rilasciato dal comune di Gaiarine per il piano di recupero dell’ex polveriera che prevede la costruzione di un fabbricato ad uso distilleria. La nuova richiesta presentata dall’associazione ambientalista di Francenigo è l’ultima tappa della vicenda avviata nel 2004 con l’assegnazione dell’area. Martedì 2 febbraio, pag. 16 Martedì 2 febbraio, pag. 16 Martedì 2 febbraio, pag. 23 S.PIETRO DI FELETTO L’appello del sindaco Dalto: «Il problema pesa sulle finanze del municipio» «Ogni cane randagio ci costa mille euro» S. PIETRO DI FELETTO, - Cinquecentosettantaquattro cani immunizzati contro la rabbia di cui 282 dotati anche di microchip e registrati all’Anagrafe canina. Sono i numeri della campagna vaccinale portata avanti dall’Amministrazione di San Pietro di Feletto, in collaborazione con l’Usl 7. Il Centro mobile antirabbia è stato attivo in territorio comunale, spostandosi nelle diverse frazioni, da lunedì 25 a sabato 30 gennaio. Vi hanno operato quattro veterinari - i dottori Mariano Celotto, Giorgia Cabianca, Andrea Zanchetta e Susanne Cattai - e altrettanti volontari. «Oltre al vaccino antirabbia, abbiamo voluto agevolare la popolazione ad adempiere a un altro obbligo di legge: la registrazione del proprio cane all’Anagrafe canina dell’Uls 7 tramite l’inserimento sottocute di un microchip che identifica l’animale - spiega il sindaco Loris Dalto –. È un intervento, quest’ultimo, che previene i fenomeni dell’abbandono e del randagismo, e che evita costi inutili a carico della collettività. Ogni cane abbandonato, ospitato al canile pubblico, costa infatti al Comune 1000 euro l’anno». Sia la vaccinazione che l’inserimento del microchip sono stati effettuati a prezzi calmierati: 5 euro per l’antirabbica e 16 euro per l’iscrizione all’Anagrafe canina. Sono state fissate da parte della Ulss7 anche a Conegliano le date per la vaccinazione dei cani contro la rabbia. Per i residenti del centro la vaccinazione avverrà vicino all'ex Caserma San Marco (Ex Istituto Professionale per il Commercio - Universita' degli Adulti e Anziani Via Zamboni, 1), in data 11, 12 e 13 febbraio dalle ore 10 alle ore 15; per i residenti zona sud, al Centro Sociale di Campolongo, in data 15, 16 e 17 febbraio dalle ore 10 alle ore 15; per i residenti zona nord, in via Calpena presso la sede degli Alpini, dal 18 al 20 e dal 25 al 27 febbraio dalle ore 10 alle ore 15. Martedì 2 febbraio, pag. 13 ANTIRABBICA Ben 702 i cani già vaccinati Volpi presenti nel Parco del Sile QUINTO - (N.D.) Il primo ciclo di vaccinazione antirabbica nel comprensorio di Quinto, Morgano e Zero Branco ha ottenuto il risultato sperato. I cani vaccinati sono stati 702, dei quali 248 iscritti all'anagrafe canina con l'applicazione del microchip come previsto delle normative. Da rilevare che nel comprensorio tra Quinto e Morgano, nel cuore del Parco del Sile, vengono di frequente segnalati avvistamenti di volpi. Il prossimo ciclo di vaccinazione antirabbica, in programma dal giovedì 11 a domenica 14 si terrà a Zero Branco. Martedì 2 febbraio, pag. 22 RABBIA SILVESTRE Mille cani vaccinati a San Zenone e Fonte SAN ZENONE. Un migliaio i cani vaccinati contro la rabbia. Ha dato ottimi risultati la campagna antirabbica che si sta concludendo in queste ore nella sede del magazzino comunale di via Vivaldi. Prima della fine della quarta giornata di vaccinazioni, che ha coinvolto la popolazione canina di San Zenone e Fonte, erano già 1000 i cani vaccinati. Fondamentale è stata la collaborazione tra il Servizio veterinario dell’Usl 8, i comuni di San Zenone e Fonte con i rappresentanti delle associazioni di volontariato, la Protezione civile presieduta da Valentino Grassotto, il Gruppo cacciatori Riserva alpina 39, il Gruppo Alpini, carabinieri, aeronautica in congedo. L’intensa risposta da parte dei proprietari dei cani è stata possibile anche grazie al sistema delle prenotazioni. (d.q.) Martedì 2 febbraio, pag. 24 VALDOBBIADENE Vasto pubblico per il dibatto che ha coinvolto il comune sul nuovo strumento Regolamento di polizia rurale, i punti cruciali «Un territorio non si abita, si vive e da qui occorre partire per una riflessione sul presente e per guardare avanti. Un territorio per avere eccellente qualità di prodotto deve avere un eccellente ambiente, inteso come terra, acqua e aria». È esordito con queste considerazioni l'incontro pubblico di venerdì sera dedicato al regolamento di Polizia rurale. Il folto pubblico presente, come è stato evidenziato dal gruppo organizzatore della serata, «Uniti per Valdobbiadene», testimonia una sensibilità cresciuta nel tempo e che l'argomento interessa molto la cittadinanza. Nel corso degli interventi, è stato posto l'accento su alcuni punti cruciali. Un regolamento è un impegno, un patto, frutto di una contrattazione tra le parti, tenendo conto della realtà prettamente locale, dove i vigneti sono strettamenti intersecati con l'abitato. Meglio se, poi, alcune regole di base verranno condivise in un'area vasta, quella della Docg, ma è necessario avere subito uno strumento, magari imperfetto, da integrare successivamente, piuttosto che attendere anni affinchè tutti i comuni della Docg si mettano d'accordo sull'intero pacchetto. È emersa l'opportunità di guardarsi intorno e di copiare dalle esperienze positive fatte altrove. A tal proposito, è stato citato l'esempio della Renania, in Germania, dove sono stati vietati gli insetticidi e una commissione indipendente, pagata dall'Unione europea, dal Land e dagli agricoltori, dà indicazioni sull'uso dei fitofarmaci e sugli altri prodotti impiegati nei vigneti. Riconosciuto che non è più possibile accettare che le consulenze agli agricoltori vengano fatte quasi esclusivamente da chi vende i fitofarmaci, è stato affermato che occorre sperimentare altro, partendo da quello che già c'è, ad esempio il Co.Di.Tv, e puntare sulla ricerca, coinvolgendo anche le università. L'auspicio dichiarato da alcuni relatori è che Valdobbiadene apra per primo questa nuova strada. Martedì 2 febbraio, pag. 9 edizione NAZIONALE VERONA Ora c’è la "Tac" per certificare la mozzarella VERONA - Per certificare la vera mozzarella arriva adesso la "tac", una rivoluzionaria macchina della verità in grado di dire se bocconcini e formaggi sono fatti o meno con latte fresco. La nuova tecnologia - che giunge dopo le polemiche sulle mozzarelle di bufala con latte diluito - sarà presentata in anteprima giovedì alla Fieragricola di Verona dalla Coldiretti e dall'Associazione Italiana Allevatori (Aia). La prima "Tac salva mozzarella made in Italy" verrà accesa nello stand della Coldiretti, e qui sarà effettuata una prova pratica dimostrativa con l'illustrazione dei risultati delle prime analisi. Saranno presenti il presidente della Coldiretti Sergio Marini e il presidente dell'Aia Nino Andena. Martedì 2 febbraio, pag. 9 edizione NAZIONALE RICERCA Ecco il pomodoro che non marcisce ROMA - Presto potrebbero arrivare nel reparto ortofrutta dei supermercati o negli stand dei mercati rionali i primi pomodori "a lunga conservazione", che restano freschi e sodi come appena colti per 45 giorni, e non 15 come i pomodori standard: sono i pomodori nati togliendo al Dna della pianta i geni dei due enzimi della maturazione di questo ortaggio. È l'ultima modifica genetica, con una possibile ricaduta in campo agroalimentare, e si deve a un istituto di Nuova Delhi. Martedì 2 febbraio, pag. 24 Martedì 2 febbraio, pag. 31 Martedì 2 febbraio, pag. 21 edizione di PADOVA ESTE L’onorevole leghista Goisis attacca il progetto di trasformazione degli scarti animali Inceneritori contro oleodotti «Sotto a quei terreni passano condotte sotterranee con limiti di sicurezza esigui» Questo inceneritore non s’ha da fare, punto e basta. L’ipotesi di costruzione di un impianto di trasformazione della pollina in energia trova l’ennesimo no nell’estense. A mettere il dito nella piaga è ancora una volta l’onorevole leghista Paola Goisis. «Nella zona in cui vogliono costruire questo impianto - spiega la parlamentare, che ha annunciato qualche giorno fa di voler inscenare una manifestazione contro gli inceneritori di pollina - passano due oleodotti sotterranei, con limiti di sicurezza di qualche decina di metri. Dove lo mettono l’inceneritore?». La Goisis sta organizzando un blocco della Padana inferiore, o almeno un rallentamento dei mezzi sull’arteria della bassa: un manifestante steso a terra per ogni morto di malattie legate all’inquinamento nella zona. «Rivolgo la mia domanda alla commissione tecnica regionale continua l’onorevole - vorrei capire se hanno constatato dove dovrebbe sorgere l’impianto o almeno se qualcuno ha fatto le debite verifiche sul terreno. Questa novità dell’oleodotto, della quale sono venuta a conoscenza poco fa, è un motivo in più per essere contrari alla nuova installazione. Qui si parla di conoscenza e di incompetenza, ora attendo le risposte da Venezia sull’argomento». La faccenda trova, per una volta, tutte le forze politiche del territorio pronte a pensarla allo stesso modo. «Il nostro circolo - afferma la coordinatrice atestina del Pd, Luisa Cagnotto - sosterrà l’azione del Comune di Este fino in fondo e resterà dalla parte dei cittadini per la salvaguardia della loro salute e la tutela del territorio. Ricordo che l’aria che la bassa padovana respira conta già gas di scarico prodotti da traffico intenso, allevamenti avicoli intensivi, un mangimificio industriale e tre cementifici in pochi chilometri». A questi vanno aggiunte due discariche. Ma il Pd molla un ceffone anche alla Lega. «Ribadiamo - dice la Cagnotto - la nostra contrarietà al provvedimento e denunciamo le azioni demagogiche che vedono protagonisti la Lega e il PdL, che sul territorio si ergono a paladini degli interessi dei cittadini mentre nei luoghi istituzionali, dove veramente si decide, votano a favore di delibere che vanno esattamente nel senso opposto». Martedì 2 febbraio, pag. 10 edizione di VICENZA BREGANZE Gasolio per uso agricolo: la Gdf ne sequestra 4250 litri BREGANZE - (va.ba.) Nell’ambito di un’attività di controllo in materia di accise finalizzata ad accertare il corretto utilizzo di gasolio ad imposta agevolata per uso agricolo, i militari della Tenenza di Thiene, nei giorni scorsi, presso un’azienda agricola di Breganze, hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro un’eccedenza di 4250 litri di prodotto petrolifero rispetto alle giacenze previste, riscontrando, altresì, una tenuta irregolare del libretto di controllo. La violazione ha comportato sanzioni penali ed amministrative a carico del trasgressore, che è stato deferito alla competente Autorità Giudiziaria. Martedì 2 febbraio, pag. 8 edizione di ROVIGO CONFCOOPERATIVE Nuove opportunità di sviluppo con le fonti rinnovabili (e.l.t) La cooperazione agricola si interroga sulle nuove opportunità: sviluppo per l’agraria grazie alle energie provenienti da fonti rinnovabili, con particolare attenzione agli impianti a biomassa. È stato questo il filo conduttore dell’incontro, organizzato da Confcooperative Fedagri, che si è tenuto nei giorni scorsi a Rovigo. Nel corso del meeting è stato spiegato da esperti e studiosi come funzionano gli impianti a biomassa presenti in Italia, il processo di digestione anaerobica dalla fermentazione alla produzione di energia e gli aspetti finanziari con gli incentivi previsti dalla normativa vigente. Fra gli altri era presente anche il presidente regionale di Fedagri Antonio Melato con il quale è stata sciolta anche la cosiddetta “riserva etica” in base alla quale ci si interrogava se fosse giusto o meno rinunciare a produrre per l’alimentazione a vantaggio della produzione energetica: «Pensare di produrre per le energie apre in molti agricoltori una questione “etica” – ha evidenziato gli esperti di Fedagri - ma il percorso attraverso le quali le colture industriali e non solo, sono state distratte dalla esclusiva produzione per alimentazione è ormai avviato da tempo». Il prodotto agroalimentare, inoltre, è controllato ormai da poche multinazionali e si fa fatica ad invertire questo processo. In ambito energetico si sta aprendo una nuova strada che impegna l’Italia con protocolli ambientali che porteranno ad un implemento di questa via di produzione delle energie. Su questo aspetto il presidente provinciale di Confcooperative, Danilo Pigato, ha evidenziato qual è la necessità per la cooperazione territoriale: “In una situazione di grande difficoltà siamo interessati a capire bene quale redditività per i nostri soci possono portare questi investimenti in ambito energetico». Martedì 2 febbraio, pag. 30