DEL POPOLO ce vo /la .hr dit w.e ww palcoscenico An no III • 007 n. 3 • Martedì, 6 marzo 2 Sipario UN CAFFÈ CON... Mario Scaccia Pagina 2 TEATRANDO Istrasmile Pagina 3 RECENSIONI (E ATTORI) Processo a Dio Ottavia Piccolo Pagine 4-5 COLPO DI SCENA Chiudi la finestra Pagina 6 FILODRAMMATICA CI Sissano Pagina 7 NOTES Marzo nelle CI Pagina 7 CARNET PALCOSCENICO Il cartellone del mese Pagina 8 2 palcoscenico Martedì, 6 marzo 2007 UN CAFFÈ CON... Mario Scaccia Un (grande) attore di 87 anni Di Rossana Poletti L a maggioranza degli italiani vogliono andare in pensione a 65 anni. Anzi quando sono a 50, già cominciano a cercare i modi per farlo. Lei invece a 87 anni lavora ancora. Gli attori di una volta erano longevi proprio per questo, perché lavoravano sempre e morivano vecchissimi. Deve sapere che gli attori nell’800, davano gli addii alle scene e poi invece ritornavano sempre. Ricordo sempre un episodio. Alfredo De Santis, grande interprete di Filiberto, il ruolo che interpreto in questo spettacolo, mancava dalle scene da 20 anni e nel ’54 volle ritornare all’Argentina di Roma. Soltanto che riprese la parte dello studente che faceva da ragazzo, con la parrucca ros- ebbi la mia compagnia mi misi in testa di fare “Il burbero benefico” di Goldoni che lui scrisse in francese. A quel tempo le compagnie venete, che avevano nomi impor- hanno tempi che vanno rispettati, altrimenti si perde la poesia. Lei ha molta attenzione per i giovani. Quando avevo 79 anni (ride Non si può insegnare a recitare, come non si può insegnare a dipingere. Se uno non ha il talento, l’estro, la passione, non c’è niente da fare, non serve studiare tanti come Baseggio e Micheluzzi, recitavano tutto in dialetto veneziano anche quelle commedie che Goldoni scrisse in italiano, e ce n’erano tante, come “La locandiera”. Era ambientata a Firenze e tutti i dialoghi erano toscaneggianti. Questi del “Curioso ac- perché lo dice come se fosse stato tanto tempo fa e lui fosse stato molto giovane), il parroco della mia parrocchia Cristo Re a Prati mi mise a disposizione il teatro della chiesa. Io avevo debuttato lì da ragazzo nel ’39 con Diego Quando sto a casa ho sempre qualche raffreddore, mal di gola. Invece quando lavoro sto sempre bene sa, mentre tutti si aspettavano il vecchio e applaudivano quelli che entravano in scena con i capelli bianchi. Quando sto a casa ho sempre qualche raffreddore, mal di gola. Invece quando lavoro sto sempre bene. Ho visto mio fratello che si è spento dopo il pensionamento. Guardava la televisione, era tifoso della Lazio e l’hanno trovato morto così. Perché la scelta di fare Goldoni? cidente” richiamano il francese, lingua colta ed europea dell’epoca, che il Goldoni usò per far capire al pubblico che non si era in Italia; la commedia era ambientata infatti in Olanda. Il mio ritorno al Goldoni avviene con la messa in scena del “Burbero benefico”, che io mi sono tradotto affinché avesse un linguaggio attuale, più vicino al pubblico dei giorni nostri. E poi il Goldoni parla della società borghese, che nel ‘700 in Italia era ancora da venire, allora Ronconi mi disse “Tu fai con i tuoi mezzi quello che io volevo farti fare con i miei, ma il risultato è lo stesso” Innanzitutto una scelta scolastica: quando andavo alle medie avevo una professoressa, Gamberale si chiamava, che ci insegnava l’italiano, la grammatica e la sintassi sul Goldoni. Contrariamente a quanto si pensa, Goldoni è stato un grande scrittore; sapeva trovare le parole giuste e aveva la costruzione perfetta, la morfologia del linguaggio. Poi, dopo, all’università, con la Masina e Mastroianni mettevamo su commedie del Goldoni. Dopo, per tanti anni lo si dimenticò. Io incontrai il teatro di Petrolini, Shakespeare, Moliere. Quando invece il “Burbero benefico” l’ho fatto in costumi del ‘900, mi sono concesso questa libertà, proprio per sottolineare che quello era il momento in cui la borghesia si affermava da noi. Poi Maurizio Scaparro due ani fa mi chiamò per fare la parte di Goldoni nei “Memoires”, ho letto tutto quello che potevo, in lingua originale, è stata una bella interpretazione. Mi ha ripagato di tanti sacrifici. Anche il prossimo spettacolo sarà Goldoni? No, sarà Feydeau, farò Monsieur Chasse, grande pochade francese, che affermò l’autore nel 1892 con 1500 repliche di seguito. È stato un mio cavallo di battaglia, l’ho già fatta 5 volte. Ora lo voglio allestire con i miei attori e con la mia regia. La regia è molto importante per i tempi comici della commedia; il regista (n.d.r.Beppe Arena) del “Curioso accidente” non ne ha tenuto conto, ma io credo che sia imprescindibile. Riccardo Bacchelli, il grande critico, ha scritto di questo Goldoni che è un leggiadro capolavoro dove non è la poesia che si fa teatro, bensì il teatro che diventa poesia. Il gioco scoperto, sfacciatamente scoperto, e le battute Fabbri. Accettai, feci recite, spettacoli per i ragazzi e per gli anziani della parrocchia e feci una scuola di informazione teatrale. La chiamo così perché non si può vane innamorata. La commedia non piaceva e il pubblico cominciava a fischiare. Lei senza perdersi disse all’amante “senti come garrulano stasera gli uccellini” e il pubblico capì che doveva ridere, che era una cosa comica. L’attrice aveva richiamato il pubblico alla Non sono amante del vecchio teatro, conosco le pecche e i valori del vecchio teatro, conosco il rispetto del pubblico per gli attori e degli attori verso il pubblico insegnare a recitare, come non si può insegnare a dipingere. Se uno non ha il talento, l’estro, la passione, non c’è niente da fare, non serve studiare. Però… La deficienza del teatro di oggi è il pubblico, che è disorientato, non va a teatro per vedere uno spettacolo e parteciparvi. La differenza tra teatro e cinema è questa: il cinema è preparato e immutabile, quello vedo e non posso sperare in altro. Il teatro invece non è immutabile, può cambiare. I grandi attori di una volta lo sapevano. Tommaso Salvini racconta che dopo 200 repliche capì finalmente cos’era il Re Lear e cambiò tutto. Petrolini chiamava “slittamento” l’uscire dal personaggio per capire cosa voleva il pubblico. Gli attori stavano dietro le quinte per conoscere e capire quello che accadeva. Oggi immagini che è proibito farlo! Lina Galli a settant’anni si ostinava a fare le parti di gio- risata. Petrolini usava richiamare lo spettatore in ritardo con un “O buonasera la stavamo aspettando”, oppure quando sentiva che la commedia languiva, scendeva in platea si sedeva nelle prime file e forte diceva “ma cos’è questa commedia, com’è noiosa, che è?” scatenando l’ilarità generale. lettuali da cattedra. Sapevano che il loro quadro sarebbe andato in pasto a chi aveva magari solo la terza elementare. Non si può parlare sempre con i professori universitari, anche perché non è più un pubblico, è una seduta accademica. Oggi si fanno cose del tipo per cui la parte di un uomo diventa per una donna e viceversa anche quando non è possibile farlo. Mi ricordo sempre la Borboni che una volta declinò una parte televisiva perché impegnata, ma poi curiosamente chiese chi aveva preso il suo posto e seppe che era un uomo. Dicono che ce l’abbia con i registi. Non è vero, ho lavorato con Zeffirelli, con Ronconi e non ho mai detto queste cose. Ci sono di quelli invece che dicono e fanno di quelle corbellerie...Faccio la figura dell’amante del vecchio teatro. Ed è vero? Non sono amante del vecchio teatro, conosco le pecche e i valori del vecchio teatro, conosco il La differenza tra teatro e cinema? Il cinema è preparato e immutabile, quello vedo e non posso sperare in altro. Il teatro invece non è immutabile, può cambiare Si è perso questo. E poi cosa vuole: oggi c’è la mania dei registi di fare cose strane, di rileggere i testi secondo le loro ambizioni intellettualistiche, che non hanno niente a che fare con l’arte. I grandi pittori del passato, non erano intel- rispetto del pubblico per gli attori e degli attori verso il pubblico. Anzi, a questo proposito Ronconi mi fece un elogio: “tu fai con i tuoi mezzi – mi disse- quello che io volevo farti fare con i miei, ma il risultato è lo stesso”. palcoscenico 3 Martedì, 6 marzo 2007 per ridere Istrasmile, Istrasmile, aa teatro teatro per ridere TEATRANDO Festival internazionale C i voleva proprio. L'Istria ha avuto un mese da ridere, ma anche da pensare perchè quanto proposto al "Festival Internazionale della risata" ha ... contrabbandato anche pezzi da risate acide. Ridi in sala, ma poi, una volta a casa, capisci che le battute servivano per esorcizzare scontento, malinconia e tristezze varie. In un mese di programmazione (25 gennaio - 25 febbraio), il Festival ha toccato niente meno che venti località dell'Istria: Pola, Parenzo, Umago, Cittanova, Rovigno, Pinguente, Buie, Albona, Pisino, Dignano, Sanvincenti, Juršići, Fasana, Peroi, Gallesano, Canfanaro, Montona, Rozzo, Castua e Medolino proponendo 85 spettacoli con 620 attori. Il pubblico? Ha risposto, anche in cifre, alla grande: 15.000 sedie occupate. Tanto che già si pensa alla seconda edizione del Festival, in agenda nell'inverno dell'anno prossimo e allargato alle Regioni vicine guardando un po' più in là: gli organizzatori guardano a Turchia, Grecia, Irlanda, Cina. Quest'anno ha portato in giro per l'Istria compagnie provenienti da Italia (Veneto e Friuli Venezia Giulia), Slovacchia (Trenčin), Ungheria (Pečuh), Romania (Hargita), Bosnia ed Erzegovina (Cantone di Zenica e Doboj), Vojvodina, Montenegro. Teatro per caso? No, in definitiva il Festival ha un predecessore, la "Settimana della risata" del (lontano) 1992 che aveva visto la partecipazione di otto Compagnie teatrali con messinscena in dieci località della penisola. Nell'insieme 36 rappresentazioni per 20 mila biglietti staccati. Quest'anno, teatro in tutte le sue forme: dal classico, alla stand up comedy, da spettacoli in costume a burattini, da musica per teatro ad editoria. Tutto, proprio tutto quello che è successo ha avuto quale denominatore comune il teatro. Non da ultimo, la caccia allo La regina delle lavatrici Ultimo ballo col contrabbasso Il malato immaginario Notte da matti in una strada signorile Greta, pag. 89 spettatore, perchè ultimamente, tra pubblico e teatro c'è stato un po' di, se non proprio gelo, non troppo amore. Avrò funzionato il fatto che questa volta il tea- tro non ha aperto le porte in attesa di, ma si è spostato proprio, è andato a domicilio. Ed in un teatro sotto casa è più facile andare. (Cierre) Sette capretti e un povero lupo Il testamento Uomini pazzi palcoscenico Martedì, 6 marzo 2007 Martedì, 6 marzo 2007 5 LA RECENSIONE Processo a Dio C ampo di Sterminio di Maidanek. Magazzino 17. Un paio di giorni dopo la liberazione. Un uomo vestito da nazista trascina un prigioniero legato e imbavagliato. Poche battute dopo si capirà che in realtà l’uomo in divisa è un deportato, che ha voluto per una volta sperimentare che cosa si provi ad entrare nei panni di coloro che fino a ieri sono stati gli aguzzini, e il prigioniero è invece il capitano delle SS, che fino a ieri infliggeva ai prigionieri i tormenti più indicibili e la morte. Un attimo per ritornare nei propri abiti, e prende avvio il più stra- L’ATTORE Di Rossana Poletti 4 no processo che si possa pensare di imbastire in un posto come quello, il processo a Dio. A intentarlo è Elga Firsch, attrice ebrea di Francoforte, che al capitano Reinhard dice “vi ho comprato perché siete Dio, per mettervi alla sbarra”. Racconta la sua tragica esperienza di unica sopravvissuta di un gruppo di 130 donne, che andava alla camera a gas, quando l’ufficiale tedesco la fece uscire dalla fila, le puntò la pistola in bocca e sparò. Ma chissà, per sorte o volontà, l’arma fece cilecca e la donna rimase viva: “era vero che eravate Dio? Voglio sapere se c’era e aveva la vostra divisa”, gli dice. Uno alla volta entrano gli altri personaggi, Salomon (Silvano Piccardi) e Mordecai (Olek Mincer) due anziani che fungeranno da giudici, il rabbino Nachman (Vittorio Viviani) che sarà il difensore di Dio e suo figlio Adek (Francesco Zecca) che è bramoso di vendetta. La donna, Elga Firsh, pubblico accusatore è Ottavia Piccolo, che racconta di 430 giorni vissuti a vedere tirare righe d’inchiostro sui tanti che non ci sono più, 20.600 persone scomparse. non liberi ma schiavi Non è però la Shoah, o perlomeno non è solo la Shoah, a tenere banco in questo straordina- rio testo del giovane autore Stefano Massini. È prevalentemente la straziante esigenza dell’uomo, di tutta l’umanità, di capire perché un Dio, se esiste, abbia potuto compiere, o lasciare che accadesse un’atrocità simile, e le tante altre che la storia purtroppo ci consegna continuamente. “Da 5704 anni gli uomini urlano contro Dio, questo processo non comincia adesso ma prosegue per tutto questo tempo; Dio è sempre sotto processo” ricorda il rabbino. L’esigenza di un colpevole è forte e vengono sostenute cinque tesi per addossare questa responsabilità al creatore: Dio non ci ha fatto liberi, ma schiavi. Manodo- pera tenuta in vita finchè produttiva e poi soppressa. Lo sterminio è stato pianificato e tenuto nascosto. Gli uomini sono stati venduti, venduti i denti, i capelli, la pelle, le ossa, come dei maiali, nulla è andato perduto. Infine, traditi e trasformati in cavie per gli esperimenti dei medici più pazzi che la storia abbia conosciuto. l’uomo che vuol farsi Dio A queste affermazioni inconfutabili, a cui il rabbino fatica a sostenere la sua ragione, fa però da contraltare l’idea che siano gli uomini, in nome della razza aria- na in questo caso, sempre più pura, sempre più perfetta, sempre più simile a Dio, che abbiano voluto farsi dei. E che quindi sia l’uomo ad essere contro Dio, l’uomo il colpevole, anche in virtù del libero arbitrio. Se così fosse allora Dio diverrebbe la vittima, in caso contrario sarebbe il capitano ad essere innocente. Una tessitura difficile, argomentata, un contraddittorio di grande rispetto, che non lascia però intravedere una soluzione alla domanda iniziale: “è Dio colpevole per quello che è successo?”, e non la troverà ovviamente neanche nel finale. “Erano anni che tenevo chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un “processo a Dio” all’indomani della Shoah – dice lo scrittore Stefano Massini. Immaginavo quel processo come una resa dei conti: violenta, acuta, drastica. Ed ogni volta che, per caso, quel cassetto si apriva, puntualmente mi assaliva la voglia di tentare una forma scritta, traducendo finalmente in dialogo quella scommessa così estrema, per me fascinosa, densa, intrigante”. “Una condizione – quella dei sopravvissuti – esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo Levi, che procurava loro un paradossale senso di colpa verso chi non si era salvato e – come sottolinea Fantoni – li faceva temere che il ritorno alla vita, avrebbe a poco a poco voluto cancellare o dimenticare l’esperienza di cui erano stati testimoni”. La regia puntuale ed attenta di Sergio Fantoni assieme ai protagonisti, perfetti, azzeccati nei singoli personaggi che interpretano, fanno sì che si esca dal teatro commossi e pensierosi. Raramente ci si imbatte in testi così incisivi, validi ed in allestimenti altrettanto riusciti. Spettacoli come questi fanno risollevare le sorti del teatro contemporaneo. Ottavia Piccolo L ei ha portato in scena in questi anni le scoperte del teatro attuale: Cavosi con Rosanero prima e adesso il giovane Stefano Massini, che ha scritto questo notevole “Processo a Dio”. Sono belle scoperte, anche per non vedere sempre Shakespeare e Pirandello. Si è vero, anche perché le rivisitazioni di questi autori classici non sempre sono necessarie e non sempre dicono delle cose nuove. Per carità! ci fossero tutti i giorni registi del calibro di Strehler o Castri. Ho una sensazione di tristezza quando andando a teatro dalla parte del pubblico, e passi che conosco già la storia, so già come gli attori e il regista la faranno. Trovo questa cosa di una noia terribile. È la morte del teatro. Ecco lenza. È l’idea folle che l’uomo non impara dalla storia. Non capisce. Per cui è avvenuto lo sterminio degli armeni, poi degli ebrei e degli zingari, ma poi sono anche capitate Srebrenica e Abu Graib. Per i credenti il problema che si pone è dove fosse Dio e, se fosse schierato da una parte o dall’altra, è già una bizzarria. Per i non credenti la domanda è dov’è l’uomo con la sua umanità. E il libero arbitrio? Il finale del testo fa emergere tutta l’impossibilità dell’uomo di processare Dio. L’impossibilità di giudicare l’essere superiore ma anche di giudicare l’uomo. Più di una volta nel testo i personaggi dicono - noi non vogliamo essere i giudici dei nazisti, non spetta a noi, non tocca a noi. Ma allo Grazie a Sergio Fantoni che ha messo insieme una compagnia molto diversa di esperienze ma che è perfetta e che davvero in scena dà il meglio. I prossimi impegni? Nella prossima stagione si riprende “Processo a Dio” a Roma e in altre città, che speriamo siano tante. Siamo stati a Genova e Venezia, poi andremo a Torino e Milano. Poi non lo so perché faccio una cosa per volta anche perché in mezzo voglio anche vivere. Il lavoro è il lavoro, importante… Ma se un attore sta sempre in mezzo ai teatri e non vive ogni tanto nella realtà, come fa poi a interpretarla? Vive chiuso in una torre d’avorio e perde i contatti con il mondo. A me piace ogni tanto andarmene a spasso, non fare niente, ma intanto pensare. perché è importante la drammaturgia contemporanea, non tutte le ciambelle riescono col buco si sa, però almeno proviamo con cose nuove. I suoi ruoli sono sempre drammatici dalla Medea, alla madre israeliana a cui la violenza ha strappato un figlio, passando per il racconto drammatico di una donna sui desaparecidos argentini per approdare a questa Elga Firsch. Attrice ebrea di Francoforte che salvatasi miracolosamente dalla morte in un campo di sterminio intenta questa esternazione che è il grido di dolore per il dramma dell’umanità, lo sterminio degli ebrei ma anche la tragedia di non capire profondamente il perché di tanta violenza. L’argomento è quello della Shoah ma è allargato a tutte le tragedie dell’umanità e a come si pongono gli esseri umani di fronte all’incomprensibilità della vio- stesso tempo non possiamo essere i giudici dell’umanità. L’uomo è fatto di una parte bianca e una parte nera, purtroppo. Lo spettacolo è stato accolto favorevolmente dovunque? Dappertutto abbiamo avuto grandi attestati di stima. Il successo non è la parola giusta per descriverne il risultato perché non è certo uno spettacolo che metta in evidenza la bravura degli attori. Sono più i contenuti che contano, ovviamente anche gli attori sul palcoscenico che li fanno passare. Però credo che l’importante è che il pubblico alla fine sia coinvolto e commosso, ma anche poi si interroga su quello che ha visto, va a casa e continua a pensarci. Questa è la funzione del teatro. Diciamo che anche il cast è indovinato. È sempre bella Ottavia Piccolo, anche adesso che per esigenze di copione porta i capelli corti e grigi e che il tempo ha segnato inevitabilmente la sua pelle. Ha quel fascino che emanano le donne consapevoli della propria forza, quelle che sanno che sono attraenti per quello che sono in grado di fare e dire e non per quanta chirurgia plastica hanno inferto ai lineamenti. La Piccolo ha la bellezza del tempo che passa. Sembra ieri che, giovane ma già affermata, con Germi girava il film “Serafino”. Dopo questo, le sue presenze a teatro sono state innumerevoli e con i migliori registi che l’Italia ha avuto negli ultimi quarant’anni: Strehler, Visconti, Ronconi, Squarzina, Castri, Savary, solo per citarne alcuni. Impersonando decine di ruoli noti, importanti, sempre con una sua personale intensità espressiva. A Trieste poi è amata anche per la sua prolungata presenza (dal ’93 al 96) nella compagnia stabile che Mimma Gallina aveva a quel tempo contribuito a fondare con la regia di Nanni Garella. La sua Medea, nella scrittura teatrale di Grillparzer, resterà memorabile, proprio perché Avete previsto di andare all’estero con “Processo a Dio”? Abbiamo contatti, ma niente di definito. Anche se andare a raccontare da un’altra parte una cosa così universale, uno può dire ce lo facciamo da noi. Ci sono testi che vale la pena di farli vedere anche fuori dal nostro recinto. Io ho fatto molte cose, anche recentemente, a Parigi. All’estero sono molto più abituati a vedere cose in lingua originale, non se ne fanno un problema. Hanno i sopratitoli, leggono, sono abituati. Da noi quando vengono spettacoli stranieri devono essere testi molto conosciuti altrimenti la gente fa fatica… “ma non capisco, ma devo leggere, ma che noia”.. Siamo un po’ provinciali. l’autore volle dare a questo personaggio una valenza forte di donna barbara, e non solo nel significato di straniera, ma per sottolineare lo sprezzo per le diversità. E la Piccolo colse fino in fondo questo senso, negli anni in cui nella nostra società iniziava ad emergere il problema dell’immigrazione e cominciava a covare negli animi la paura e il disagio per i nuovi arrivati. 6 palcoscenico Martedì, 6 marzo 2007 COLPO DI SCENA Il teatro secondo ... Noi Chiudi la finestra Chiudi la finestra di Carla Rotta LUI - (gridando) Apri, apri! Mi senti! Apri, maledizione! Al diavolo le donne. Apri, ho detto! Apri! LEI - (spaventata, a voce bassa) Sshh. Non gridare. Arrivo. (breve pausa)È tardi. Non gridare. LUI - (arrabbiato, continua a colpire la porta) È tardi? Non gridare? Sai quanto me ne importa! È casa mia! Te lo dò io non gridare! Grido quanto mi pare! (pausa, poi deciso e severo) Muoviti! LEI - (armeggia con la serratura) Aspetta! Ecco. Adesso ti apro! LUI - (sta perdendo la pazienza, scrollando la porta) Ti muovi sì o no? Pausa. La porta si apre sbattendo violentemente contro il muro LUI -(mentre litiga colpisce la donna) Stupida gallina. Mi chiudi le porte in faccia adesso? Mi chiudi fuori casa? Ma che ti prende? (aspro) Sei impazzita, forse? LEI - (spaventata, scusandosi) Non l’ho fatto apposta. Ho lasciato le chiavi nella toppa per caso, senza pensare… GIOVANNA - (decisa, batte Si limitassero a litigare di giorno. Nossignore. (pausa, poi scan- il palmo della mano sul tavolo) dendo) A tutte le ore. Non se ne La prossima volta, giuro, chiamo la polizia… può più. diagnosi. Se tutte le coppie in crisi dovessero fare questo casino della malora, staremo freschi. E se tutti i matrimoni in crisi dovessero morire, hai voglia i fuANDREA - Per dire che cosa, nerali! Perchè ce ne sono di copEntra in scena il marito. È in pigiama. Si avvicina alla moglie, poi? Non sarebbe mica la prima pie in crisi. Basta saperla gestile mette una mano sulla spalla, volta che intervengono poliziotti. re senza farsi prendere la mano. con l’altra prende il bicchiere del (ironico) Per fare niente. (rasse- (respira profondamente) Diagnato) Li denunciano per schia- logo ci vuole. E’ pur vero che latte e fa un sorso mazzi e via. A tutti e due. E lei questi giovani si mettono assieANDREA – (indispettito) Sia- intasca senza avere i coglioni di me con una facilità sconcertandenunciarlo per maltrattamenti. te. Basta che gli piaccia lo stesmo alle solite, eh!? so cantante e credono di avere GIOVANNA - (sprezzan- chissà che in comune! (guarda GIOVANNA - (stancamente, sempre ad occhi chiusi) No, (sot- te) Li ha lui, però, per pestarla. il soffitto ad indicare gli inquilitolineando) peggio (tono norma- Che muso! Sa che li sente tut- ni del piano di sopra) Questi qui le) del solito se sono riusciti a to il condominio. (motteggian- poi hanno una prepotenza e così do, imita) Buon giorno, signora; poca disponibilità. Dico io, cosa svegliare anche te. ci vuole a mettersi seduti uno di fronte all’altro e parlare!? (cattedrattico) Nossignore: (pausa, sottolineando) gridano. La scena è divisa in due parti: da un lato una sala da pranzo con arredo classico (tavolo, sedie, vetrina bassa, un quadro alla parete dietro la vetrina), dall’altra un soggiorno di stile giovanile, con alcuni mobili diversi abbinati (divano, poltrone, tavolino, mensola con impianto stereo, una parete blu con un grande specchio) ANDREA - (siede accanto LUI - (si controlla a malapena, parlando tra i denti) Per alla moglie. Incuriosito) Cos’è caso? Senza pensare, dici? Ma di' successo questa volta? che l’hai fatto apposta, che ti creGIOVANNA - (apre gli ocdevi di fare chissà che cosa! chi, abbassa le mani sul tavoLa porta si chiude, sbattendo lo, guarda Andrea) L’ha chiuso fuori casa. LUI – (con tono di comando) ANDREA - (plateale, alNon farlo mai più. Hai capito? Mai, mai più. (lento ma deciso e larga le braccia) Ahh! (Soddiarrabbiato) Non ti passi mai più sfatto) Finalmente una botta di per quella testa vuota che hai di dignità e autostima. (pratico) Magari poteva farsela venire di chiudermi fuori casa giorno. Sarebbe stato meglio. LEI - (tremante) Non l’ho Ma tant’è, non hanno mai saputo scegliere il momento giusto. fatto apposta, te lo giuro GIOVANNA - (assente, torna a posare il viso tra le mani) Macchè dignità e autostima (scrolla le spalle, indifferente) Ha girato la chiave nella toppa e l’ha lasciata casualmente infilata. Ma chi glielo potrebbe far LEI - (in fretta) Sì, sì, ho ca- capire a quella là? (tra sè e sè) pito. (quasi supplichevole) Ma Io non so come continui a sopportarlo. (Si raddrizza, improvlasciami, mi fai male visamente sveglia) Io avrei butLUI - (perfido) Male? Ma io tato quattro stracci in una valiti rompo. Vedrai che male: fallo gia e me ne sarei andata. Subito. (Pausa, poi, come a conclusione ancora e io ti rompo! di un pensiero alzando la voce Silenzio. Pausa. La scena si per specificare) Anche senza illumina sulla sala da pranzo. stracci. Entra una donna in vestaglia, ANDREA - (posa il bicchieciabattando, spettinata. L’ha svegliata la lite dei vicini. Ha in re, si siede) Tu sei nata genemano un bicchiere di latte. Tira rale, lei soldato semplice. E fuori la sedia, si siede al tavo- contenta di esserlo, visto che lo. Mette il bicchiere sul piano, ci sta. posa i gomiti sul tavolo e mette il GIOVANNA - (stizzita) Cosa viso nelle mani. Sospira. Sta un po’ così in silenzio come dormen- vuoi che faccia? Che si metta a do poi, lentamente alza la testa, fare a pugni con quell’armadio sposta le mani di lato sulle guan- pieno di muscoli e prepotenza?! ce, resta ad occhi chiusi, sorregANDREA - (scatta) Se ne gedosi la testa. vada, allora. (brusco) E la smetGIOVANNA - (Assonnata) tano di dare di testa nei giorni Oddio, di nuovo. A tutte le ore. pari e anche in quelli dispari. LUI - (stizzito) Stai zitta! Ci mancherebbe! Ho detto di non farlo più e basta! Senza discutere! Hai capito? Hai capito, sì o no? (minaccioso) O la prossima volta, stacci attenta! tutto bene? (alzando leggermente la voce come se stesse rispondendo alla domanda) Tutto bene un corno, imbecille della malora, vorrei dirgli. (con tono normale, veloce) Invece quando ci incontriamo brontolo un buon giorno e tiro dritta. (di nuovo combatti- GIOVANNA - (con naturalezza) Niente. Non ci vuole niente. Piccolezze. Magari non abboccare o, tanto per cominciare dire “scusa, mi dispiace.” (allarga le mani) È così difficile fare questo maledetto primo, ragionevole passo? ANDREA - A me? Ma fammi il favore! Per scontare quali peccati, poi? GIOVANNA - (severa) L’hai detto: quale coppia non ha crisi? ANDREA - (minimizzando) Chiamale crisi. Le nostre sono state comunissimi granelli. Superabili. Quasi scontati in famiglia. GIOVANNA - (rinfacciando) Granelli. A parte cinque anni fa quando di granelli ne hai messo assieme cinque tonnellate e condivi ogni pasto con certi silenzi e certi musi lunghi! ANDREA - (cauto, evasivo, quasi difendendosi) Ma era stanchezza, solo stanchezza. (pauANDREA - Appunto. (tambu- sa) Ed un filo di paura. No, non rellando sul tavolo) Il primo pas- paura, come dire, la sensazioso, giacchè non si è stati furbi ab- ne, ecco, sì, la sensazione che la bastanza da evitare di scontrarsi. vita fosse ormai disegnata, pro(smette di colpo di tamburella- grammata. Pianificata al seconre, come se si fosse ricordato di do: giornali e caffè, pausa pranqualcosa) Si dicono certe cose zo a cronometro, TV dopo cena. quando si è arrabbiati che poi è Ti prende un nodo qui (si porta sempre più difficile decidersi a la mano alla gola), ti senti quasi inutile, un soprammobile. (Un diventare almeno un po’ umili. po’ ravvivato) Prima almeno ci GIOVANNA - (saccente) Lo pensavano i figli a farci stare so, lo so le cose che si dicono svegli e a regalarci serate moviquando si è arrabbiati. Impen- mentate: (gira lo sguardo come sabili prima del matrimonio. a disagio) da quando sono alla Le dimensioni che assumono facoltà è tutto così terribilmente i vari (sottolinea motteggian- vuoto. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire, superare, riorganizzarmi. (rinfacciando) Tu l’hai presa male. E l’hai capita come hai voluto, un tradimento, una minaccia, un pericolo (quasi ad accusarla). E dire che le riviste che leggi sono piene di consigli di psicologi, sessuologi e gente così su come riconoscere do) micetti, topolini, passerot- e superare le, come le chiamano? tini (riprende il tono normale) Sì, crisi d’identità. Proprie e del del fidanzamento. (alza la voce, partner. (Si scuote) Ehi, Giovanscandendo) Somari (tono nor- na, dico, ma sono ore queste!? male) diventano, ben che vada. Pachidermi. Come diceva quel GIOVANNA - (ostentando ditale dell’amore? Paroloni pri- strazione) A proposito: l’ho vista ma, paroline durante, parolac- giorni fa. ce dopo. ANDREA - (si gira verso di ANDREA - (sorride con di- lei, con falsa calma) Hai visto vertita sopportazione) Ma che ti che cosa? prende stasera!? Che moglie filosofa mi ritrovo nel cuore delGIOVANNA - (soddisfatla notte! Ma che ne sai tu delle ta, ha raggiunto l’effetto voluparolacce. Ma quando mai le hai to) Non che cosa. (pausa) Chi. sentite in casa? (pausa, melensa) La tua crisi d’identità. GIOVANNA - Lo so. Non me Andrea sta in silenzio, la le hai dette, ma lo sa il Cielo se guarda come se non capisse atqualche volta non ho avuto (sot- tendendo di sentire il resto, ma tolinea, fredda) io (tono norma- sa che è in trappola. le) l’impulso di dirtele. (1 e continua) La scena è buia. Si sente un rumore di colpi rabbiosi, pugni e calci ad una porta va) Ma se un giorno mi gira storto, mi sente. (alza l’indice di una mano come minacciando) Gliele canto con sottofondo e forte da lasciarlo senza fiato. ANDREA - (si alza e dà a Giovanna un colpetto alla spalla) Non ti ci mettere anche tu a fare battaglia. Andiamo a dormire, dai, che forse per stanotte hanno chiuso. GIOVANNA - (prende il bicchiere di latte e lo porta alla bocca) Resto ancora un po’, tanto chi si riaddormenta. (beve un sorso, posa il bicchiere) E se mi prende il nervoso poi mi giro come un ventilatore. (nervosamente, tra i denti) Stringesse un po’ di più il nodo alla cravatta al mattino quando si liscia per uscire a fare il bravo professionista, così ci resta secco. (a voce leggermente più alta e lentamente, scandendo quasi) Nossignore, camicia bianca e anima nera, sorriso sdolcinato e pensieri di fiele. La coppia perfetta che muore di crisi… ANDREA -(la guarda stupito) Sei incavolata per bene. (torna a sedersi) E in vena di LUI - LEI: voci fuori campo GIOVANNA e ANDREA: coppia di mezza età BEA e SANDRO: coppia giovane LAURA e DINO: coppia giovane, amici di Bea e Sandro palcoscenico 7 Martedì, 6 marzo 2007 FILODRAMMATICA CI Sissano r e r o m l ’ a t o X a t i v a L La vita Xota ’l morer rerom l’ atoX ativ aL La vita Xota ’l morer SISSANO - Sotto “al morer”, nella piazza centrale di questo antico borgo della Bassa Istria, era tradizione assistere, nel corso di tutta l’estate, agli spettacoli allestiti dalla locale Comunità degli Italiani. Oggi, la CI di Sissano può presentare le proprie attività all’estivo, anche se la piazza le manca (con l’albero profumato di more bianche), e pensa di tornarci quanto prima: l’estate prossima. Il moro, però, oltre che in piazza, vive tutt’oggi nel nome della Filodrammatica “Xota ‘l morer”, nata nel 1992 per interessamento dell’insegnante Sabrina Benčić Ušić, ritiratasi dall’incarico mesi orsono, temporaneamente, poiché “noi aspettiamo che ritorni” affermano il presidente della CI Paolo Demarin e la responsabile del Settore Teatro, Arte e Spettacolo Bruna Kaić Delcaro. Il gruppo filodrammatico è guidato oggi da Barbara Markulinčić, insegnante della locale scuola periferica che fa capo alla SEI “G.Martinuzzi” di Pola. “Da noi si dice ‘soltanto quelli che sono nati sotto il moro sono sissanesi’, così la Kaić Delcaro, che racconta della tradizione di organizzare serate all’aperto, in piazza “dove torneremo il prossimo 15 agosto, per la Festa della Madonna”. Con Paolo Demarin abbiamo quindi ripercorso la nascita della Filodrammatica, che ha segnato la ripresa delle attività comunitarie, educato numerose generazioni, e fatto ridere i “sisanesi” per tanti anni, con sketch di cui si ricordano “Lavori de fioi”, “Promesi sposi”, “Giocando, giocando”, “Pasqua con chi che ti voi, Nadal con i toi”, “Un’allegra ora scolastica”, “Cenerentola moderna”, e tanti altri ancora. “Nel gruppo sono cresciuti tutti i bambini di Sissano, molti anche di madrelingua croata. Ci sono stato anch’io - così Demarin - dalle elementari alle medie superiori!, è stato bello, ci siamo divertiti tanto”. Encomi, tributati dai nostri interlocutori all’ex dirigente, per quanto fatto nel campo della salvaguardia del dialetto locale: uno degli aspetti più importanti, se non il più importante, della compagnia amatoriale sissanese, nata nel segno dell’attaccamento alle radici e alla “lingua dell’affetto”, veicolo della tradizione, punto d’appoggio e consolazione: in tempi in cui i dialetti tendono sistematicamente a scomparire. “Sabrina ha fatto tutto da sola, dalla ricerca alla scrittura, alla regia. Ha preparato brani di Goldoni e Cechelin - così Bruna Kaić Delcaro - si è presentata come autrice di pezzi, scritti in dialetto sissanese; per farlo ha interpellato i più anziani, che parlano ancora l’idioma originale. Insomma, Sabrina ci manca”. “Un pezzo di successo, presentato più volte, anche a Fiume, è stato certamente “Le galine”, scritto dal compaesano Igor Radolović. Servirà riproporlo. Unica difficoltà, la comprensione, perché questo nostro dialetto che non è come il vostro “polesano” che è capito da tutti; il sissanese è “da decifrare””. “Nei pezzi viene narrata la vita rurale, interviene Paolo, i comportamenti e le relazioni interpersonali, la quotidianità: questo modo di vita, purtroppo, si è perso. Vorrei dire che manca una filodrammatica di adulti. Anche “Xota ‘l morer” può ancora farcela, perché possiamo contare sul cambio generazionale. C’è voglia di fare, e ci sono le capacità. Unico vuoto, quello del dialetto, perché la nuova dirigente è di Pola”. “Di recente - concludono Bruna e Paolo - abbiamo attivato un gruppo di ricercatori che collaborerà con i recitatori; questo gruppo sta raccogliendo detti, barzellette e quant’altro, andando di casa in casa. Li stanno aiutando i compaesani più in età, Marcello Tromba, Benito e Maria Dobran, Narciso Matijaš, Claudia Benčić. Una ricerca di ricette locali ha fruttato un premio a Serena Kaić, che ha partecipato a “Mailing in Histria” con le ricette in dialetto della “polenta e cioche”, delle fritole e dei biscoti de nona Claudia”. Rosanna Mandossi Benčić La vita Xota ’l morer NOTES Marzo nelle CI CI BUIE 3 marzo ore 19,30 al Teatro cittadino, “L’anello che t’ho dato”, messo in scena dalla Compagnia teatrale dialettale “Noi … e po bon” di Trieste 10 marzo ore 19 concerto di canzoni rovignesi d’autore con Sergio Preden “Gato” 25 marzo ore 18 al Teatro cittadino, “Bimbiallegri”, incontro tra gruppi di voci bianche CI DIGNANO 7 marzo ore 19 Serata per l’8 marzo CI FIUME 7 marzo ore 18 presentazione del libro “Trieste, salta il confine” di Silvio Maranzana 10 marzo ore 18 Serata letteraria “Voci di poesia senza confini”, recital di poeti croati e italiani di Fiume e del Friuli Venezia Giulia. Protagonisti IC ellen oiarbbeF A cura di Daniela Rotta Stoiljković della serata Mary Barbara Tolusso (Trieste), Gabriella Musetti (Trieste), Giovanni Fierro (Gorizia), Diana Rosandić (Fiume), Daniel Načinović (Pola), Nikola Kraljić (Fiume). Intermezzi musicali e canori di Antonio Mozina (tenore), Aldo Racanè (baritono), Roberto Haller (al pianoforte). Interventi e saluti di Agnese Superina e Božo Mimica. Presenta Giacomo Scotti CI PIRANO 5 marzo ore 17 in Casa Tartini, “L’ora della fiaba” con Gloria Frlič, “Un colore tutto mio” di Leo Lionni 6 marzo ore 17 alla Galleria Herman Pečarič di Pirano apertura della mostra “I ragazzi incontrano Miro”, con i lavori realizzati dagli alunni della Scuola elementare “V. de Castro” di Pirano, sezione di Lucia, realizzati durante il laboratorio creativo guidato da Nives Marvin, Fulvia Zudič, Apolonija Krejačič e Martina Žerjal. 6 marzo ore 19 nella Sala delle vedute di Casa Tartini, apertura della mostra dei lavori realizzati dai partecipanti al gruppo di pittura guidato da Liliana Stipanov. 15 marzo ore 18,30 presso la Comunità locale di Strugnano, presentazione dei volumi “Civiltà contadina in Istria” (autori vari) e “La campagna istriana nel medioevo” di Franco Colombo, editi dal Circolo di Cultura Istro-veneta “Istria”. Interverranno Gaetano Benčić, Kristjan Knez e Denis Visintin 19 marzo ore 17 in casa Tartini “L’ora della fiaba” con Elena Bulfon, “Filastrocche scaccia paura” di Maria Loretta Giraldo 23 marzo ore 18 nella Sala delle vedute di Casa Tartini, presentazione de “Lasa pur dir el mar de Piran”. Interverranno Ondina Lusa e Kristjan Knez. CI ROVIGNO 16 marzo ore 19 al Centro Multimediale “Pupo prende la purga” di Feydeau. Regia Maurizio zacchigna. Interpreti Elke Burul, Sara Zanni, Ivan Senine, Lorenzo Zuffi, Tina Sosic, Massimiliano Borghesi, Paola Saitta e Maurizio Zacchigna CI UMAGO 16 marzo ore 19 proiezione del film “La lunga strada azzurra” con Alida Valli e Yves Montand (e numerose comparse del posto), girato 50 anni fa a Umago 31 marzo ore 19 “Girocantando” con la partecipazione dei giovani cantanti delle CI di Umago, Rovigno, “D.Alighieri” di Isola e della compagnia “Ongia” di Muggia Il programma può subire modifiche 8 palcoscenico Martedì, 6 marzo 2007 CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Daniela Rotta Stoiljković TEATRO Il cartellone del mese IN CROAZIA IN ITALIA Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste 8, 9, 10, 12, 13, 14, 16, 21, 27 e 28 marzo ore 19,30; 24 e 26 marzo ore 19 I Glembay di Miroslav Krleža, dramma musicale. Regia Branko Brezovec. Interpreti Galiano Pahor, Alen Liverić / Mislav Čavajda, Severina Vučković, Damir Orlić, Davor Jureško, Bosnimir Ličanin, Eduard Černi, Olivera Baljak, Leonora Surian, Tanja Smoje, Biljana Torić, Ivana Savić, Ljubov Košmerl, Žarko Radić, Dino Bukvić / Mateo Rajnović, Predrag Sikimić, Nenad Vukelić, Zdenko Botić, Alex Đaković, Dimitrij Andrejčuk, Denis Brižić, Alen Nezirević, Alida Delcaro, Niko Miljanić 16 marzo ore 18 Incontro con Zoran Ferić Teatro cittadino - Pola 8 marzo ore 20 Sve o muškarcima/Tutto sugli uomini di Miro Gavran Regia Mladena Gavran. Interpreti Dražen Bratulić, Ivica Pucar, Robert Ugrina 10 marzo ore 20 Stand up comedy di e con Željko Pervan 14 marzo ore 20 Muškarci u suknjama a žene isto?/ Uomini in gonnella e donne lo stesso? di e interpreti Branko Banković, Ivan Blagajčević, Tamara Curić, Larisa Lipovac, Aleksandra Mišić, Žak Valenta 16 marzo ore 20 Svoga tela gospodar/ Padrone di se di S. Kolar. Regia Želimir Mesarić. Interpreti Damir Lončar, Dubravka OStojić, Ronald Žlabur, Renata Sabljak, Igor Mešin, Jasna Bilušić, Vanja Ćirić, Mia Krajcar, Davor Svedružić, Jasna Palić Picukarić Ciclo:Prosa 6, 8, 9 e 10 marzo ore 20,30; 7 e 11 marzo ore 16 La presidentessa di Maurice Hennequin e Pierre Veber. Regia Gigi Proietti. Interpreti Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli, Paila Pavese, Virgilio Zernitz, Miro Landoni, Massimiliano Giovanetti, Gianni Cannavacciuolo, Daniela Terrieri, Andrea Pirolli, Susanna Proietti Enrico Bonavera, Giorgio Bongiovanni, Paolo Calabresi, Francesco Cordella, Luca Criscuoli, Alessandra Gigli, Stefano Guizzi, Tommaso Minniti, Sergio Leone, Stefano Onofri, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi, Sara Zoia Ciclo:Altri percorsi 16, 17, 20, 21, 22, 23 e 24 marzo ore 21; 18 e 25 marzo ore 17 Lei dunque capirà di Claudio Magris. Regia Antonio Calenda. Interprete Daniela Giovanetti 20 marzo ore 20 Tri sestre/ Tre sorelle di A. Cehov. Regia Dario Harjaček. Interpreti Jelena Miholjević, Barbara Nola, Nina Violić 27 marzo ore 20 Un pesciolino di Pier Paolo Pasolini. Regia Ivica Buljan. Interpreti Lucija Šerbedžija, Joseph Nzobandora - Jose 20, 22 e 23 marzo ore 20,30; 21 marzo ore 16 Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni. Regia Giorgio Strehler. Interpreti Ferruccio Soleri 31 marzo ore 20 Fritzspiel di Boris Senker. Regia Robert Raponja. Interpreti Suzana Vuković, Jovan Ristovski, Miloš Stanković, Vladimir Grbić, Đorđe Simić, Jelena Mihajlović, Ivana Fotez Ciclo: Danza e dintorni 3 marzo ore 20,30; 4 marzo ore 16 Roberto Bolle e friends 2007 Ciclo: Fuori abbonamento 10 marzo ore 21; 11 marzo ore 16,30 Assassins di Stephen Sondheim, libretto di John Weidman. Interpreti gli allievi della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna 28 e 29 marzo ore 21; 29 e 30 marzo 10,30; 29 marzo ore 17 Look Back in Anger di John Osborne. Regia Alison Goldie. Interpreti William Findley, Olivia Dawnay, Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill Ciclo:Musical e grandi eventi 14, 15, 16 e 17 marzo ore 20,30; 17 e 18 marzo ore 16 Slava’s Snowshow di Slava Polunin 27, 28, 29, 30 e 31 marzo ore 20,30 Alta società di Cole Porter. Regia Massimo Romeo Piparo. Interprete Vanessa Incontrada La Contrada - Trieste 2, 3, 7, 8, 9 e 10 marzo ore 20,30; 4, 6 e 11 marzo ore 16,30 Delitto e castigo di F. Dostojevski. Versione teatrale e regia Glauco Mauri. Interpreti Glauco Mauri e Roberto Sturno IN SLOVENIA Teatro cittadino - Capodistria 8 marzo ore 20 Selma e Lojzka commedia di Desa Muck. Regia Katja Pegan. Interpreti Ljerka Belak, Desa Muck, Vesna Maher, Vojko Belšak, Siniša Bukinac 25 marzo ore 11 Week end al Verdi Musiche di J.S. Bach, W.A. Mozart, M. Sofianopulo, A. Jolivet. Orchestra da camera della Filarmonica del teatro “Verdi” 31 marzo ore 20,30 Don Giovanni di W.A.Mozart. Regia Daniele Abbado. Interpreti Nicola Ulivieri, Jean Francois Lapointe, Annick Massis, Adriana Kohútková, Rainer Trost, Ivan Magrì, Dmitri Ageev, Tatiana Serjan, Irina Muratbekova, Lorenzo Regazzo, Josè Fardilha, Gianpiero Ruggeri, Alessandra Marianelli, Selma Pasternak. Maestro concertatore e direttore Tomas Netopil 11 marzo ore 11 Week end al Verdi Musiche di W.A. Mozart. Orchestra del Teatro lirico “Giuseppe Verdi”. Direttore e solista Domenico Nordio 30 marzo ore 20 Apartman A di Neil Simon. Regia Olivera Đorđević. Interpreti Vesna Kljajić Ristović, Miloš Stanković, Đorđe Simić, Jelena Mihajlović, Vladimir Grbić, Sanja Moravčić, Arpad Černik Tutto sugli uomini 18 marzo ore 11 Week end al Verdi Musiche di W.A. Mozart e L. Spohr. Quartetto con flauti ed archi della Filarmonica del teatro “Verdi”. Nonetto con flauti ed archi della Filarmonica del teatro “Verdi” Politeama Rossetti - Trieste Un pesciolino Tre sorelle 1, 3, 6 e 8 marzo ore 20,30; 4 e 10 marzo ore 16 La sonnambula melodramma in due atti di Vincenzo Bellini. Regia Hugo De Ana. Interpreti Giovanni Furlanetto, Rafael Siwek, Eva Mei, Eglise Gutierrez, Antonino Siragusa, Dario Schmunck, Dionisia Di Vico, Ivanna Speranza, Nicolò Ceriani, Dax Velenich Francesco Cortese. Maestro concertatore e direttore Patrick Fournellier 10 marzo ore 8,30 Il pulcino saggio di Maja Aduša Vidmar. Regia Katja Pegan. Interpreti Mojca Fatur, Dušanka Ristić, Iva Babić, Nevenka Vrančič Massimo Lopez 23, 24, 28, 29, 30 e 31 marzo ore 20,30; 25 e 27 marzo ore 16,30 Ciao Frankie concerto tributo a Frank Sinatra di Alessandro e Massimo Lopez. Con Massimo Delitto e castigo Lopez, la Big Band Jazz Company diretta da Gabriele Comeglio e con la partecipazione di Giuliano Chiarello Anno III / n. 3 6 marzo 2007 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: PALCOSCENICO Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Saša Dubravčić Collaboratori: Rosanna Mandossi Benčić, Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT 1868 del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.