DEL POPOLO
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III •
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n. 3 •
Martedì, 6 marzo 2
Sipario
UN CAFFÈ CON...
Mario Scaccia
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TEATRANDO
Istrasmile
Pagina 3
RECENSIONI (E ATTORI)
Processo a Dio
Ottavia Piccolo
Pagine 4-5
COLPO DI SCENA
Chiudi la finestra
Pagina 6
FILODRAMMATICA
CI Sissano
Pagina 7
NOTES
Marzo nelle CI
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CARNET PALCOSCENICO
Il cartellone del mese
Pagina 8
2 palcoscenico
Martedì, 6 marzo 2007
UN CAFFÈ CON... Mario Scaccia
Un (grande) attore di 87 anni
Di Rossana Poletti
L
a maggioranza degli italiani vogliono andare in
pensione a 65 anni. Anzi
quando sono a 50, già cominciano a cercare i modi per farlo. Lei invece a 87 anni lavora
ancora.
Gli attori di una volta erano
longevi proprio per questo, perché lavoravano sempre e morivano vecchissimi. Deve sapere
che gli attori nell’800, davano
gli addii alle scene e poi invece ritornavano sempre. Ricordo sempre un episodio. Alfredo
De Santis, grande interprete di
Filiberto, il ruolo che interpreto in questo spettacolo, mancava dalle scene da 20 anni e nel
’54 volle ritornare all’Argentina
di Roma. Soltanto che riprese la
parte dello studente che faceva
da ragazzo, con la parrucca ros-
ebbi la mia compagnia mi misi in
testa di fare “Il burbero benefico”
di Goldoni che lui scrisse in francese. A quel tempo le compagnie
venete, che avevano nomi impor-
hanno tempi che vanno rispettati,
altrimenti si perde la poesia.
Lei ha molta attenzione per i
giovani.
Quando avevo 79 anni (ride
Non si può insegnare a recitare,
come non si può insegnare
a dipingere. Se uno non ha
il talento, l’estro, la passione, non
c’è niente da fare, non serve studiare
tanti come Baseggio e Micheluzzi, recitavano tutto in dialetto veneziano anche quelle commedie
che Goldoni scrisse in italiano, e
ce n’erano tante, come “La locandiera”. Era ambientata a Firenze
e tutti i dialoghi erano toscaneggianti. Questi del “Curioso ac-
perché lo dice come se fosse stato tanto tempo fa e lui fosse stato molto giovane), il parroco della
mia parrocchia Cristo Re a Prati mi mise a disposizione il teatro
della chiesa. Io avevo debuttato
lì da ragazzo nel ’39 con Diego
Quando sto a casa ho sempre
qualche raffreddore, mal di gola.
Invece quando lavoro sto sempre
bene
sa, mentre tutti si aspettavano il
vecchio e applaudivano quelli che entravano in scena con
i capelli bianchi. Quando sto a
casa ho sempre qualche raffreddore, mal di gola. Invece quando lavoro sto sempre bene. Ho
visto mio fratello che si è spento
dopo il pensionamento. Guardava la televisione, era tifoso della Lazio e l’hanno trovato morto così.
Perché la scelta di fare Goldoni?
cidente” richiamano il francese,
lingua colta ed europea dell’epoca, che il Goldoni usò per far capire al pubblico che non si era in
Italia; la commedia era ambientata infatti in Olanda. Il mio ritorno
al Goldoni avviene con la messa
in scena del “Burbero benefico”,
che io mi sono tradotto affinché
avesse un linguaggio attuale, più
vicino al pubblico dei giorni nostri. E poi il Goldoni parla della
società borghese, che nel ‘700 in
Italia era ancora da venire, allora
Ronconi mi disse “Tu fai con
i tuoi mezzi quello che io volevo
farti fare con i miei, ma
il risultato è lo stesso”
Innanzitutto una scelta scolastica: quando andavo alle
medie avevo una professoressa,
Gamberale si chiamava, che ci
insegnava l’italiano, la grammatica e la sintassi sul Goldoni. Contrariamente a quanto si
pensa, Goldoni è stato un grande scrittore; sapeva trovare le
parole giuste e aveva la costruzione perfetta, la morfologia del
linguaggio. Poi, dopo, all’università, con la Masina e Mastroianni mettevamo su commedie del Goldoni. Dopo, per tanti
anni lo si dimenticò. Io incontrai il teatro di Petrolini, Shakespeare, Moliere. Quando invece
il “Burbero benefico” l’ho fatto in
costumi del ‘900, mi sono concesso questa libertà, proprio per sottolineare che quello era il momento in cui la borghesia si affermava da noi. Poi Maurizio Scaparro
due ani fa mi chiamò per fare la
parte di Goldoni nei “Memoires”,
ho letto tutto quello che potevo, in
lingua originale, è stata una bella
interpretazione. Mi ha ripagato di
tanti sacrifici.
Anche il prossimo spettacolo
sarà Goldoni?
No, sarà Feydeau, farò Monsieur Chasse, grande pochade
francese, che affermò l’autore nel
1892 con 1500 repliche di seguito. È stato un mio cavallo di battaglia, l’ho già fatta 5 volte. Ora
lo voglio allestire con i miei attori e con la mia regia. La regia è
molto importante per i tempi comici della commedia; il regista
(n.d.r.Beppe Arena) del “Curioso accidente” non ne ha tenuto
conto, ma io credo che sia imprescindibile. Riccardo Bacchelli, il
grande critico, ha scritto di questo
Goldoni che è un leggiadro capolavoro dove non è la poesia che si
fa teatro, bensì il teatro che diventa poesia. Il gioco scoperto, sfacciatamente scoperto, e le battute
Fabbri. Accettai, feci recite, spettacoli per i ragazzi e per gli anziani della parrocchia e feci una
scuola di informazione teatrale.
La chiamo così perché non si può
vane innamorata. La commedia
non piaceva e il pubblico cominciava a fischiare. Lei senza perdersi disse all’amante “senti come
garrulano stasera gli uccellini” e
il pubblico capì che doveva ridere,
che era una cosa comica. L’attrice
aveva richiamato il pubblico alla
Non sono amante del vecchio
teatro, conosco le pecche e i valori
del vecchio teatro, conosco
il rispetto del pubblico per gli attori
e degli attori verso il pubblico
insegnare a recitare, come non si
può insegnare a dipingere. Se uno
non ha il talento, l’estro, la passione, non c’è niente da fare, non
serve studiare.
Però…
La deficienza del teatro di oggi
è il pubblico, che è disorientato,
non va a teatro per vedere uno
spettacolo e parteciparvi. La differenza tra teatro e cinema è questa:
il cinema è preparato e immutabile, quello vedo e non posso sperare in altro. Il teatro invece non è
immutabile, può cambiare. I grandi attori di una volta lo sapevano.
Tommaso Salvini racconta che
dopo 200 repliche capì finalmente
cos’era il Re Lear e cambiò tutto.
Petrolini chiamava “slittamento”
l’uscire dal personaggio per capire cosa voleva il pubblico. Gli
attori stavano dietro le quinte per
conoscere e capire quello che accadeva. Oggi immagini che è proibito farlo! Lina Galli a settant’anni si ostinava a fare le parti di gio-
risata. Petrolini usava richiamare
lo spettatore in ritardo con un “O
buonasera la stavamo aspettando”, oppure quando sentiva che
la commedia languiva, scendeva
in platea si sedeva nelle prime
file e forte diceva “ma cos’è questa commedia, com’è noiosa, che
è?” scatenando l’ilarità generale.
lettuali da cattedra. Sapevano che
il loro quadro sarebbe andato in
pasto a chi aveva magari solo la
terza elementare. Non si può parlare sempre con i professori universitari, anche perché non è più
un pubblico, è una seduta accademica. Oggi si fanno cose del tipo
per cui la parte di un uomo diventa per una donna e viceversa anche quando non è possibile farlo.
Mi ricordo sempre la Borboni che
una volta declinò una parte televisiva perché impegnata, ma poi curiosamente chiese chi aveva preso il suo posto e seppe che era un
uomo. Dicono che ce l’abbia con
i registi. Non è vero, ho lavorato
con Zeffirelli, con Ronconi e non
ho mai detto queste cose. Ci sono
di quelli invece che dicono e fanno di quelle corbellerie...Faccio
la figura dell’amante del vecchio
teatro.
Ed è vero?
Non sono amante del vecchio
teatro, conosco le pecche e i valori del vecchio teatro, conosco il
La differenza tra teatro e cinema?
Il cinema è preparato e immutabile,
quello vedo e non posso sperare
in altro. Il teatro invece non
è immutabile, può cambiare
Si è perso questo. E poi cosa vuole: oggi c’è la mania dei registi di
fare cose strane, di rileggere i testi
secondo le loro ambizioni intellettualistiche, che non hanno niente
a che fare con l’arte. I grandi pittori del passato, non erano intel-
rispetto del pubblico per gli attori e degli attori verso il pubblico.
Anzi, a questo proposito Ronconi
mi fece un elogio: “tu fai con i tuoi
mezzi – mi disse- quello che io volevo farti fare con i miei, ma il risultato è lo stesso”.
palcoscenico 3
Martedì, 6 marzo 2007
per ridere
Istrasmile,
Istrasmile, aa teatro
teatro
per ridere
TEATRANDO Festival internazionale
C
i voleva proprio. L'Istria
ha avuto un mese da ridere, ma anche da pensare perchè quanto proposto al
"Festival Internazionale della risata" ha ... contrabbandato anche pezzi da risate acide.
Ridi in sala, ma poi, una volta a casa, capisci che le battute servivano per esorcizzare
scontento, malinconia e tristezze varie.
In un mese di programmazione (25 gennaio - 25 febbraio), il Festival ha toccato
niente meno che venti località dell'Istria: Pola, Parenzo,
Umago, Cittanova, Rovigno,
Pinguente, Buie, Albona, Pisino, Dignano, Sanvincenti,
Juršići, Fasana, Peroi, Gallesano, Canfanaro, Montona, Rozzo, Castua e Medolino proponendo 85 spettacoli con 620
attori. Il pubblico? Ha risposto, anche in cifre, alla grande:
15.000 sedie occupate. Tanto
che già si pensa alla seconda
edizione del Festival, in agenda nell'inverno dell'anno prossimo e allargato alle Regioni
vicine guardando un po' più in
là: gli organizzatori guardano a
Turchia, Grecia, Irlanda, Cina.
Quest'anno ha portato in
giro per l'Istria compagnie
provenienti da Italia (Veneto
e Friuli Venezia Giulia), Slovacchia (Trenčin), Ungheria
(Pečuh), Romania (Hargita),
Bosnia ed Erzegovina (Cantone di Zenica e Doboj), Vojvodina, Montenegro.
Teatro per caso? No, in definitiva il Festival ha un predecessore, la "Settimana della
risata" del (lontano) 1992 che
aveva visto la partecipazione
di otto Compagnie teatrali con
messinscena in dieci località
della penisola. Nell'insieme 36
rappresentazioni per 20 mila
biglietti staccati.
Quest'anno, teatro in tutte
le sue forme: dal classico, alla
stand up comedy, da spettacoli
in costume a burattini, da musica per teatro ad editoria. Tutto, proprio tutto quello che è
successo ha avuto quale denominatore comune il teatro.
Non da ultimo, la caccia allo
La regina delle lavatrici
Ultimo ballo col contrabbasso
Il malato immaginario
Notte da matti in una strada signorile
Greta, pag. 89
spettatore, perchè ultimamente,
tra pubblico e teatro c'è stato un
po' di, se non proprio gelo, non
troppo amore. Avrò funzionato
il fatto che questa volta il tea-
tro non ha aperto le porte in attesa di, ma si è spostato proprio, è
andato a domicilio. Ed in un teatro sotto casa è più facile andare.
(Cierre)
Sette capretti e un povero lupo
Il testamento
Uomini pazzi
palcoscenico
Martedì, 6 marzo 2007
Martedì, 6 marzo 2007
5
LA RECENSIONE Processo a Dio
C
ampo di Sterminio di
Maidanek. Magazzino
17. Un paio di giorni
dopo la liberazione. Un uomo
vestito da nazista trascina un
prigioniero legato e imbavagliato. Poche battute dopo si
capirà che in realtà l’uomo in
divisa è un deportato, che ha
voluto per una volta sperimentare che cosa si provi ad entrare
nei panni di coloro che fino a
ieri sono stati gli aguzzini, e il
prigioniero è invece il capitano
delle SS, che fino a ieri infliggeva ai prigionieri i tormenti più indicibili e la morte. Un
attimo per ritornare nei propri
abiti, e prende avvio il più stra-
L’ATTORE
Di Rossana Poletti
4
no processo che si possa pensare di imbastire in un posto come
quello, il processo a Dio. A intentarlo è Elga Firsch, attrice ebrea
di Francoforte, che al capitano
Reinhard dice “vi ho comprato
perché siete Dio, per mettervi
alla sbarra”. Racconta la sua tragica esperienza di unica sopravvissuta di un gruppo di 130 donne, che andava alla camera a gas,
quando l’ufficiale tedesco la fece
uscire dalla fila, le puntò la pistola in bocca e sparò. Ma chissà,
per sorte o volontà, l’arma fece
cilecca e la donna rimase viva:
“era vero che eravate Dio? Voglio sapere se c’era e aveva la
vostra divisa”, gli dice.
Uno alla volta entrano gli altri
personaggi, Salomon (Silvano Piccardi) e Mordecai (Olek Mincer)
due anziani che fungeranno da
giudici, il rabbino Nachman (Vittorio Viviani) che sarà il difensore
di Dio e suo figlio Adek (Francesco Zecca) che è bramoso di vendetta. La donna, Elga Firsh, pubblico accusatore è Ottavia Piccolo,
che racconta di 430 giorni vissuti a
vedere tirare righe d’inchiostro sui
tanti che non ci sono più, 20.600
persone scomparse.
non liberi ma schiavi
Non è però la Shoah, o perlomeno non è solo la Shoah, a tenere banco in questo straordina-
rio testo del giovane autore Stefano Massini. È prevalentemente
la straziante esigenza dell’uomo,
di tutta l’umanità, di capire perché un Dio, se esiste, abbia potuto compiere, o lasciare che accadesse un’atrocità simile, e le
tante altre che la storia purtroppo ci consegna continuamente.
“Da 5704 anni gli uomini urlano
contro Dio, questo processo non
comincia adesso ma prosegue per
tutto questo tempo; Dio è sempre
sotto processo” ricorda il rabbino. L’esigenza di un colpevole è
forte e vengono sostenute cinque
tesi per addossare questa responsabilità al creatore: Dio non ci ha
fatto liberi, ma schiavi. Manodo-
pera tenuta in vita finchè produttiva e poi soppressa. Lo sterminio
è stato pianificato e tenuto nascosto. Gli uomini sono stati venduti,
venduti i denti, i capelli, la pelle,
le ossa, come dei maiali, nulla è
andato perduto. Infine, traditi e
trasformati in cavie per gli esperimenti dei medici più pazzi che
la storia abbia conosciuto.
l’uomo
che vuol farsi Dio
A queste affermazioni inconfutabili, a cui il rabbino fatica a
sostenere la sua ragione, fa però
da contraltare l’idea che siano gli
uomini, in nome della razza aria-
na in questo caso, sempre più
pura, sempre più perfetta, sempre più simile a Dio, che abbiano voluto farsi dei. E che quindi
sia l’uomo ad essere contro Dio,
l’uomo il colpevole, anche in virtù del libero arbitrio. Se così fosse allora Dio diverrebbe la vittima, in caso contrario sarebbe
il capitano ad essere innocente.
Una tessitura difficile, argomentata, un contraddittorio di grande
rispetto, che non lascia però intravedere una soluzione alla domanda iniziale: “è Dio colpevole per quello che è successo?”, e
non la troverà ovviamente neanche nel finale. “Erano anni che
tenevo chiusa in qualche cassetto
della mente la traccia di un “processo a Dio” all’indomani della
Shoah – dice lo scrittore Stefano
Massini. Immaginavo quel processo come una resa dei conti:
violenta, acuta, drastica. Ed ogni
volta che, per caso, quel cassetto
si apriva, puntualmente mi assaliva la voglia di tentare una forma scritta, traducendo finalmente in dialogo quella scommessa
così estrema, per me fascinosa,
densa, intrigante”. “Una condizione – quella dei sopravvissuti
– esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo Levi, che procurava
loro un paradossale senso di colpa verso chi non si era salvato e –
come sottolinea Fantoni – li faceva temere che il ritorno alla vita,
avrebbe a poco a poco voluto
cancellare o dimenticare l’esperienza di cui erano stati testimoni”. La regia puntuale ed attenta
di Sergio Fantoni assieme ai protagonisti, perfetti, azzeccati nei
singoli personaggi che interpretano, fanno sì che si esca dal teatro commossi e pensierosi. Raramente ci si imbatte in testi così
incisivi, validi ed in allestimenti altrettanto riusciti. Spettacoli
come questi fanno risollevare le
sorti del teatro contemporaneo.
Ottavia Piccolo
L
ei ha portato in scena in questi anni le scoperte del teatro attuale: Cavosi con Rosanero prima e adesso il giovane Stefano Massini, che ha
scritto questo notevole “Processo a Dio”. Sono belle
scoperte, anche per non vedere sempre Shakespeare
e Pirandello.
Si è vero, anche perché le rivisitazioni di questi autori classici non sempre sono necessarie e non sempre
dicono delle cose nuove. Per carità! ci fossero tutti i
giorni registi del calibro di Strehler o Castri. Ho una
sensazione di tristezza quando andando a teatro dalla
parte del pubblico, e passi che conosco già la storia, so
già come gli attori e il regista la faranno. Trovo questa
cosa di una noia terribile. È la morte del teatro. Ecco
lenza. È l’idea folle che l’uomo non impara dalla storia. Non capisce. Per cui è avvenuto lo sterminio degli armeni, poi degli ebrei e degli zingari, ma poi sono
anche capitate Srebrenica e Abu Graib. Per i credenti
il problema che si pone è dove fosse Dio e, se fosse
schierato da una parte o dall’altra, è già una bizzarria.
Per i non credenti la domanda è dov’è l’uomo con la
sua umanità. E il libero arbitrio?
Il finale del testo fa emergere tutta l’impossibilità
dell’uomo di processare Dio.
L’impossibilità di giudicare l’essere superiore ma
anche di giudicare l’uomo. Più di una volta nel testo i
personaggi dicono - noi non vogliamo essere i giudici
dei nazisti, non spetta a noi, non tocca a noi. Ma allo
Grazie a Sergio Fantoni che ha messo insieme una
compagnia molto diversa di esperienze ma che è perfetta e che davvero in scena dà il meglio.
I prossimi impegni?
Nella prossima stagione si riprende “Processo a
Dio” a Roma e in altre città, che speriamo siano tante.
Siamo stati a Genova e Venezia, poi andremo a Torino
e Milano. Poi non lo so perché faccio una cosa per volta anche perché in mezzo voglio anche vivere. Il lavoro
è il lavoro, importante… Ma se un attore sta sempre in
mezzo ai teatri e non vive ogni tanto nella realtà, come
fa poi a interpretarla? Vive chiuso in una torre d’avorio e perde i contatti con il mondo. A me piace ogni
tanto andarmene a spasso, non fare niente, ma intanto pensare.
perché è importante la drammaturgia contemporanea,
non tutte le ciambelle riescono col buco si sa, però almeno proviamo con cose nuove.
I suoi ruoli sono sempre drammatici dalla Medea,
alla madre israeliana a cui la violenza ha strappato
un figlio, passando per il racconto drammatico di una
donna sui desaparecidos argentini per approdare a
questa Elga Firsch. Attrice ebrea di Francoforte che
salvatasi miracolosamente dalla morte in un campo di
sterminio intenta questa esternazione che è il grido di
dolore per il dramma dell’umanità, lo sterminio degli
ebrei ma anche la tragedia di non capire profondamente il perché di tanta violenza.
L’argomento è quello della Shoah ma è allargato a
tutte le tragedie dell’umanità e a come si pongono gli
esseri umani di fronte all’incomprensibilità della vio-
stesso tempo non possiamo essere i giudici dell’umanità. L’uomo è fatto di una parte bianca e una parte nera,
purtroppo.
Lo spettacolo è stato accolto favorevolmente dovunque?
Dappertutto abbiamo avuto grandi attestati di stima. Il successo non è la parola giusta per descriverne
il risultato perché non è certo uno spettacolo che metta
in evidenza la bravura degli attori. Sono più i contenuti
che contano, ovviamente anche gli attori sul palcoscenico che li fanno passare. Però credo che l’importante è che il pubblico alla fine sia coinvolto e commosso, ma anche poi si interroga su quello che ha visto,
va a casa e continua a pensarci. Questa è la funzione
del teatro.
Diciamo che anche il cast è indovinato.
È sempre bella Ottavia Piccolo, anche adesso
che per esigenze di copione porta i capelli corti e
grigi e che il tempo ha segnato inevitabilmente la
sua pelle. Ha quel fascino che emanano le donne
consapevoli della propria forza, quelle che sanno
che sono attraenti per quello che sono in grado di
fare e dire e non per quanta chirurgia plastica hanno inferto ai lineamenti. La Piccolo ha la bellezza
del tempo che passa. Sembra ieri che, giovane ma
già affermata, con Germi girava il film “Serafino”.
Dopo questo, le sue presenze a teatro sono state innumerevoli e con i migliori registi che l’Italia ha
avuto negli ultimi quarant’anni: Strehler, Visconti, Ronconi, Squarzina, Castri, Savary, solo per citarne alcuni. Impersonando decine di ruoli noti,
importanti, sempre con una sua personale intensità espressiva. A Trieste poi è amata anche per la
sua prolungata presenza (dal ’93 al 96) nella compagnia stabile che Mimma Gallina aveva a quel
tempo contribuito a fondare con la regia di Nanni Garella. La sua Medea, nella scrittura teatrale
di Grillparzer, resterà memorabile, proprio perché
Avete previsto di andare all’estero con “Processo
a Dio”?
Abbiamo contatti, ma niente di definito. Anche se
andare a raccontare da un’altra parte una cosa così universale, uno può dire ce lo facciamo da noi.
Ci sono testi che vale la pena di farli vedere anche
fuori dal nostro recinto.
Io ho fatto molte cose, anche recentemente, a Parigi. All’estero sono molto più abituati a vedere cose in
lingua originale, non se ne fanno un problema. Hanno i sopratitoli, leggono, sono abituati. Da noi quando
vengono spettacoli stranieri devono essere testi molto
conosciuti altrimenti la gente fa fatica… “ma non capisco, ma devo leggere, ma che noia”.. Siamo un po’
provinciali.
l’autore volle dare a questo personaggio una valenza forte di donna barbara, e non solo nel significato di straniera, ma per sottolineare lo sprezzo per
le diversità. E la Piccolo colse fino in fondo questo
senso, negli anni in cui nella nostra società iniziava ad emergere il problema dell’immigrazione e cominciava a covare negli animi la paura e il disagio
per i nuovi arrivati.
6 palcoscenico
Martedì, 6 marzo 2007
COLPO DI SCENA Il teatro secondo ... Noi
Chiudi la finestra
Chiudi la finestra
di Carla Rotta
LUI - (gridando) Apri, apri!
Mi senti! Apri, maledizione! Al
diavolo le donne. Apri, ho detto! Apri!
LEI - (spaventata, a voce bassa) Sshh. Non gridare. Arrivo.
(breve pausa)È tardi. Non gridare.
LUI - (arrabbiato, continua
a colpire la porta) È tardi? Non
gridare? Sai quanto me ne importa! È casa mia! Te lo dò io
non gridare! Grido quanto mi
pare! (pausa, poi deciso e severo) Muoviti!
LEI - (armeggia con la serratura) Aspetta! Ecco. Adesso
ti apro!
LUI - (sta perdendo la pazienza, scrollando la porta) Ti muovi sì o no?
Pausa. La porta si apre sbattendo violentemente contro il
muro
LUI -(mentre litiga colpisce
la donna) Stupida gallina. Mi
chiudi le porte in faccia adesso?
Mi chiudi fuori casa? Ma che ti
prende? (aspro) Sei impazzita,
forse?
LEI - (spaventata, scusandosi) Non l’ho fatto apposta. Ho lasciato le chiavi nella toppa per
caso, senza pensare…
GIOVANNA - (decisa, batte
Si limitassero a litigare di giorno.
Nossignore. (pausa, poi scan- il palmo della mano sul tavolo)
dendo) A tutte le ore. Non se ne La prossima volta, giuro, chiamo
la polizia…
può più.
diagnosi. Se tutte le coppie in
crisi dovessero fare questo casino della malora, staremo freschi.
E se tutti i matrimoni in crisi dovessero morire, hai voglia i fuANDREA - Per dire che cosa, nerali! Perchè ce ne sono di copEntra in scena il marito. È in
pigiama. Si avvicina alla moglie, poi? Non sarebbe mica la prima pie in crisi. Basta saperla gestile mette una mano sulla spalla, volta che intervengono poliziotti. re senza farsi prendere la mano.
con l’altra prende il bicchiere del (ironico) Per fare niente. (rasse- (respira profondamente) Diagnato) Li denunciano per schia- logo ci vuole. E’ pur vero che
latte e fa un sorso
mazzi e via. A tutti e due. E lei questi giovani si mettono assieANDREA – (indispettito) Sia- intasca senza avere i coglioni di me con una facilità sconcertandenunciarlo per maltrattamenti.
te. Basta che gli piaccia lo stesmo alle solite, eh!?
so cantante e credono di avere
GIOVANNA - (sprezzan- chissà che in comune! (guarda
GIOVANNA - (stancamente,
sempre ad occhi chiusi) No, (sot- te) Li ha lui, però, per pestarla. il soffitto ad indicare gli inquilitolineando) peggio (tono norma- Che muso! Sa che li sente tut- ni del piano di sopra) Questi qui
le) del solito se sono riusciti a to il condominio. (motteggian- poi hanno una prepotenza e così
do, imita) Buon giorno, signora; poca disponibilità. Dico io, cosa
svegliare anche te.
ci vuole a mettersi seduti uno di
fronte all’altro e parlare!? (cattedrattico) Nossignore: (pausa,
sottolineando) gridano.
La scena è divisa in due parti:
da un lato una sala da pranzo
con arredo classico (tavolo,
sedie, vetrina bassa, un quadro
alla parete dietro la vetrina),
dall’altra un soggiorno di stile
giovanile, con alcuni mobili
diversi abbinati (divano, poltrone,
tavolino, mensola con impianto
stereo, una parete blu con un
grande specchio)
ANDREA - (siede accanto
LUI - (si controlla a malapena, parlando tra i denti) Per alla moglie. Incuriosito) Cos’è
caso? Senza pensare, dici? Ma di' successo questa volta?
che l’hai fatto apposta, che ti creGIOVANNA - (apre gli ocdevi di fare chissà che cosa!
chi, abbassa le mani sul tavoLa porta si chiude, sbattendo lo, guarda Andrea) L’ha chiuso
fuori casa.
LUI – (con tono di comando)
ANDREA - (plateale, alNon farlo mai più. Hai capito?
Mai, mai più. (lento ma deciso e larga le braccia) Ahh! (Soddiarrabbiato) Non ti passi mai più sfatto) Finalmente una botta di
per quella testa vuota che hai di dignità e autostima. (pratico)
Magari poteva farsela venire di
chiudermi fuori casa
giorno. Sarebbe stato meglio.
LEI - (tremante) Non l’ho Ma tant’è, non hanno mai saputo scegliere il momento giusto.
fatto apposta, te lo giuro
GIOVANNA - (assente, torna a posare il viso tra le mani)
Macchè dignità e autostima
(scrolla le spalle, indifferente)
Ha girato la chiave nella toppa
e l’ha lasciata casualmente infilata. Ma chi glielo potrebbe far
LEI - (in fretta) Sì, sì, ho ca- capire a quella là? (tra sè e sè)
pito. (quasi supplichevole) Ma Io non so come continui a sopportarlo. (Si raddrizza, improvlasciami, mi fai male
visamente sveglia) Io avrei butLUI - (perfido) Male? Ma io tato quattro stracci in una valiti rompo. Vedrai che male: fallo gia e me ne sarei andata. Subito.
(Pausa, poi, come a conclusione
ancora e io ti rompo!
di un pensiero alzando la voce
Silenzio. Pausa. La scena si per specificare) Anche senza
illumina sulla sala da pranzo. stracci.
Entra una donna in vestaglia,
ANDREA - (posa il bicchieciabattando, spettinata. L’ha
svegliata la lite dei vicini. Ha in re, si siede) Tu sei nata genemano un bicchiere di latte. Tira rale, lei soldato semplice. E
fuori la sedia, si siede al tavo- contenta di esserlo, visto che
lo. Mette il bicchiere sul piano, ci sta.
posa i gomiti sul tavolo e mette il
GIOVANNA - (stizzita) Cosa
viso nelle mani. Sospira. Sta un
po’ così in silenzio come dormen- vuoi che faccia? Che si metta a
do poi, lentamente alza la testa, fare a pugni con quell’armadio
sposta le mani di lato sulle guan- pieno di muscoli e prepotenza?!
ce, resta ad occhi chiusi, sorregANDREA - (scatta) Se ne
gedosi la testa.
vada, allora. (brusco) E la smetGIOVANNA - (Assonnata) tano di dare di testa nei giorni
Oddio, di nuovo. A tutte le ore. pari e anche in quelli dispari.
LUI - (stizzito) Stai zitta! Ci
mancherebbe! Ho detto di non
farlo più e basta! Senza discutere! Hai capito? Hai capito, sì o
no? (minaccioso) O la prossima
volta, stacci attenta!
tutto bene? (alzando leggermente la voce come se stesse rispondendo alla domanda) Tutto bene
un corno, imbecille della malora,
vorrei dirgli. (con tono normale,
veloce) Invece quando ci incontriamo brontolo un buon giorno
e tiro dritta. (di nuovo combatti-
GIOVANNA - (con naturalezza) Niente. Non ci vuole niente. Piccolezze. Magari non abboccare o, tanto per cominciare
dire “scusa, mi dispiace.” (allarga le mani) È così difficile fare
questo maledetto primo, ragionevole passo?
ANDREA - A me? Ma fammi
il favore! Per scontare quali peccati, poi?
GIOVANNA - (severa) L’hai
detto: quale coppia non ha crisi?
ANDREA - (minimizzando)
Chiamale crisi. Le nostre sono
state comunissimi granelli. Superabili. Quasi scontati in famiglia.
GIOVANNA - (rinfacciando)
Granelli. A parte cinque anni fa
quando di granelli ne hai messo
assieme cinque tonnellate e condivi ogni pasto con certi silenzi e
certi musi lunghi!
ANDREA - (cauto, evasivo,
quasi difendendosi) Ma era stanchezza, solo stanchezza. (pauANDREA - Appunto. (tambu- sa) Ed un filo di paura. No, non
rellando sul tavolo) Il primo pas- paura, come dire, la sensazioso, giacchè non si è stati furbi ab- ne, ecco, sì, la sensazione che la
bastanza da evitare di scontrarsi. vita fosse ormai disegnata, pro(smette di colpo di tamburella- grammata. Pianificata al seconre, come se si fosse ricordato di do: giornali e caffè, pausa pranqualcosa) Si dicono certe cose zo a cronometro, TV dopo cena.
quando si è arrabbiati che poi è Ti prende un nodo qui (si porta
sempre più difficile decidersi a la mano alla gola), ti senti quasi inutile, un soprammobile. (Un
diventare almeno un po’ umili.
po’ ravvivato) Prima almeno ci
GIOVANNA - (saccente) Lo pensavano i figli a farci stare
so, lo so le cose che si dicono svegli e a regalarci serate moviquando si è arrabbiati. Impen- mentate: (gira lo sguardo come
sabili prima del matrimonio. a disagio) da quando sono alla
Le dimensioni che assumono facoltà è tutto così terribilmente
i vari (sottolinea motteggian- vuoto. Mi ci è voluto un po’ di
tempo per capire, superare, riorganizzarmi. (rinfacciando) Tu
l’hai presa male. E l’hai capita
come hai voluto, un tradimento,
una minaccia, un pericolo (quasi
ad accusarla). E dire che le riviste che leggi sono piene di consigli di psicologi, sessuologi e
gente così su come riconoscere
do) micetti, topolini, passerot- e superare le, come le chiamano?
tini (riprende il tono normale) Sì, crisi d’identità. Proprie e del
del fidanzamento. (alza la voce, partner. (Si scuote) Ehi, Giovanscandendo) Somari (tono nor- na, dico, ma sono ore queste!?
male) diventano, ben che vada.
Pachidermi. Come diceva quel
GIOVANNA - (ostentando ditale dell’amore? Paroloni pri- strazione) A proposito: l’ho vista
ma, paroline durante, parolac- giorni fa.
ce dopo.
ANDREA - (si gira verso di
ANDREA - (sorride con di- lei, con falsa calma) Hai visto
vertita sopportazione) Ma che ti che cosa?
prende stasera!? Che moglie filosofa mi ritrovo nel cuore delGIOVANNA - (soddisfatla notte! Ma che ne sai tu delle ta, ha raggiunto l’effetto voluparolacce. Ma quando mai le hai to) Non che cosa. (pausa) Chi.
sentite in casa?
(pausa, melensa) La tua crisi
d’identità.
GIOVANNA - Lo so. Non me
Andrea sta in silenzio, la
le hai dette, ma lo sa il Cielo se guarda come se non capisse atqualche volta non ho avuto (sot- tendendo di sentire il resto, ma
tolinea, fredda) io (tono norma- sa che è in trappola.
le) l’impulso di dirtele.
(1 e continua)
La scena è buia. Si sente un
rumore di colpi rabbiosi, pugni
e calci ad una porta
va) Ma se un giorno mi gira storto, mi sente. (alza l’indice di una
mano come minacciando) Gliele canto con sottofondo e forte da
lasciarlo senza fiato.
ANDREA - (si alza e dà a
Giovanna un colpetto alla spalla) Non ti ci mettere anche tu a
fare battaglia. Andiamo a dormire, dai, che forse per stanotte
hanno chiuso.
GIOVANNA - (prende il bicchiere di latte e lo porta alla bocca) Resto ancora un po’, tanto chi
si riaddormenta. (beve un sorso,
posa il bicchiere) E se mi prende
il nervoso poi mi giro come un
ventilatore. (nervosamente, tra i
denti) Stringesse un po’ di più
il nodo alla cravatta al mattino
quando si liscia per uscire a fare
il bravo professionista, così ci resta secco. (a voce leggermente
più alta e lentamente, scandendo
quasi) Nossignore, camicia bianca e anima nera, sorriso sdolcinato e pensieri di fiele. La coppia
perfetta che muore di crisi…
ANDREA -(la guarda stupito) Sei incavolata per bene.
(torna a sedersi) E in vena di
LUI - LEI: voci fuori campo
GIOVANNA e ANDREA: coppia di mezza età
BEA e SANDRO: coppia giovane
LAURA e DINO: coppia giovane, amici di Bea
e Sandro
palcoscenico 7
Martedì, 6 marzo 2007
FILODRAMMATICA CI Sissano
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La vita Xota ’l morer
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La vita Xota ’l morer
SISSANO - Sotto “al morer”, nella piazza centrale di
questo antico borgo della Bassa Istria, era tradizione assistere, nel corso di tutta l’estate, agli spettacoli allestiti
dalla locale Comunità degli Italiani. Oggi, la CI di Sissano può presentare le proprie attività all’estivo, anche se
la piazza le manca (con l’albero profumato di more bianche), e pensa di tornarci quanto prima: l’estate prossima. Il moro, però, oltre che in piazza, vive tutt’oggi nel
nome della Filodrammatica “Xota ‘l morer”, nata nel
1992 per interessamento dell’insegnante Sabrina Benčić
Ušić, ritiratasi dall’incarico mesi orsono, temporaneamente, poiché “noi aspettiamo che ritorni” affermano
il presidente della CI Paolo Demarin e la responsabile
del Settore Teatro, Arte e Spettacolo Bruna Kaić Delcaro. Il gruppo filodrammatico è guidato oggi da Barbara Markulinčić, insegnante della locale scuola periferica
che fa capo alla SEI “G.Martinuzzi” di Pola.
“Da noi si dice ‘soltanto quelli che sono nati sotto il
moro sono sissanesi’, così la Kaić Delcaro, che racconta
della tradizione di organizzare serate all’aperto, in piazza “dove torneremo il prossimo 15 agosto, per la Festa
della Madonna”. Con Paolo Demarin abbiamo quindi
ripercorso la nascita della Filodrammatica, che ha segnato la ripresa delle attività comunitarie, educato numerose generazioni, e fatto ridere i “sisanesi” per tanti anni, con sketch di cui si ricordano “Lavori de fioi”,
“Promesi sposi”, “Giocando, giocando”, “Pasqua con
chi che ti voi, Nadal con i toi”, “Un’allegra ora scolastica”, “Cenerentola moderna”, e tanti altri ancora.
“Nel gruppo sono cresciuti tutti i bambini di Sissano,
molti anche di madrelingua croata. Ci sono stato anch’io
- così Demarin - dalle elementari alle medie superiori!, è
stato bello, ci siamo divertiti tanto”.
Encomi, tributati dai nostri interlocutori all’ex dirigente, per quanto fatto nel campo della salvaguardia del
dialetto locale: uno degli aspetti più importanti, se non
il più importante, della compagnia amatoriale sissanese,
nata nel segno dell’attaccamento alle radici e alla “lingua dell’affetto”, veicolo della tradizione, punto d’appoggio e consolazione: in tempi in cui i dialetti tendono
sistematicamente a scomparire.
“Sabrina ha fatto tutto da sola, dalla ricerca alla
scrittura, alla regia. Ha preparato brani di Goldoni e
Cechelin - così Bruna Kaić Delcaro - si è presentata
come autrice di pezzi, scritti in dialetto sissanese; per
farlo ha interpellato i più anziani, che parlano ancora
l’idioma originale. Insomma, Sabrina ci manca”. “Un
pezzo di successo, presentato più volte, anche a Fiume,
è stato certamente “Le galine”, scritto dal compaesano
Igor Radolović. Servirà riproporlo. Unica difficoltà, la
comprensione, perché questo nostro dialetto che non è
come il vostro “polesano” che è capito da tutti; il sissanese è “da decifrare””.
“Nei pezzi viene narrata la vita rurale, interviene
Paolo, i comportamenti e le relazioni interpersonali, la
quotidianità: questo modo di vita, purtroppo, si è perso. Vorrei dire che manca una filodrammatica di adulti.
Anche “Xota ‘l morer” può ancora farcela, perché possiamo contare sul cambio generazionale. C’è voglia di
fare, e ci sono le capacità. Unico vuoto, quello del dialetto, perché la nuova dirigente è di Pola”.
“Di recente - concludono Bruna e Paolo - abbiamo attivato un gruppo di ricercatori che collaborerà con i recitatori; questo gruppo sta raccogliendo detti, barzellette e quant’altro, andando di casa in casa. Li stanno aiutando i compaesani più in età, Marcello Tromba, Benito
e Maria Dobran, Narciso Matijaš, Claudia Benčić. Una
ricerca di ricette locali ha fruttato un premio a Serena
Kaić, che ha partecipato a “Mailing in Histria” con le
ricette in dialetto della “polenta e cioche”, delle fritole e
dei biscoti de nona Claudia”.
Rosanna Mandossi Benčić
La vita Xota ’l morer
NOTES
Marzo nelle CI
CI BUIE
3 marzo ore 19,30 al Teatro cittadino,
“L’anello che t’ho dato”, messo in scena dalla Compagnia teatrale dialettale
“Noi … e po bon” di Trieste
10 marzo ore 19 concerto di canzoni rovignesi d’autore con Sergio Preden
“Gato”
25 marzo ore 18 al Teatro cittadino, “Bimbiallegri”, incontro tra gruppi di voci
bianche
CI DIGNANO
7 marzo ore 19 Serata per l’8 marzo
CI FIUME
7 marzo ore 18 presentazione del libro
“Trieste, salta il confine” di Silvio Maranzana
10 marzo ore 18 Serata letteraria “Voci
di poesia senza confini”, recital di
poeti croati e italiani di Fiume e del
Friuli Venezia Giulia. Protagonisti
IC ellen oiarbbeF
A cura di Daniela Rotta Stoiljković
della serata Mary Barbara Tolusso
(Trieste), Gabriella Musetti (Trieste),
Giovanni Fierro (Gorizia), Diana
Rosandić (Fiume), Daniel Načinović
(Pola), Nikola Kraljić (Fiume). Intermezzi musicali e canori di Antonio
Mozina (tenore), Aldo Racanè (baritono), Roberto Haller (al pianoforte).
Interventi e saluti di Agnese Superina e Božo Mimica. Presenta Giacomo Scotti
CI PIRANO
5 marzo ore 17 in Casa Tartini, “L’ora della fiaba” con Gloria Frlič, “Un colore
tutto mio” di Leo Lionni
6 marzo ore 17 alla Galleria Herman
Pečarič di Pirano apertura della mostra “I ragazzi incontrano Miro”, con
i lavori realizzati dagli alunni della
Scuola elementare “V. de Castro” di
Pirano, sezione di Lucia, realizzati durante il laboratorio creativo guidato da
Nives Marvin, Fulvia Zudič, Apolonija
Krejačič e Martina Žerjal.
6 marzo ore 19 nella Sala delle vedute
di Casa Tartini, apertura della mostra
dei lavori realizzati dai partecipanti al
gruppo di pittura guidato da Liliana Stipanov.
15 marzo ore 18,30 presso la Comunità locale di Strugnano, presentazione
dei volumi “Civiltà contadina in Istria”
(autori vari) e “La campagna istriana
nel medioevo” di Franco Colombo,
editi dal Circolo di Cultura Istro-veneta “Istria”. Interverranno Gaetano
Benčić, Kristjan Knez e Denis Visintin
19 marzo ore 17 in casa Tartini “L’ora della fiaba” con Elena Bulfon, “Filastrocche scaccia paura” di Maria Loretta Giraldo
23 marzo ore 18 nella Sala delle vedute
di Casa Tartini, presentazione de “Lasa
pur dir el mar de Piran”. Interverranno
Ondina Lusa e Kristjan Knez.
CI ROVIGNO
16 marzo ore 19 al Centro Multimediale “Pupo prende la purga” di Feydeau.
Regia Maurizio zacchigna. Interpreti
Elke Burul, Sara Zanni, Ivan Senine,
Lorenzo Zuffi, Tina Sosic, Massimiliano Borghesi, Paola Saitta e Maurizio
Zacchigna
CI UMAGO
16 marzo ore 19 proiezione del film “La
lunga strada azzurra” con Alida Valli e
Yves Montand (e numerose comparse
del posto), girato 50 anni fa a Umago
31 marzo ore 19 “Girocantando” con
la partecipazione dei giovani cantanti delle CI di Umago, Rovigno,
“D.Alighieri” di Isola e della compagnia “Ongia” di Muggia
Il programma può subire modifiche
8 palcoscenico
Martedì, 6 marzo 2007
CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Daniela Rotta Stoiljković
TEATRO Il cartellone del mese
IN CROAZIA
IN ITALIA
Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste
8, 9, 10, 12, 13, 14, 16, 21, 27
e 28 marzo ore 19,30; 24 e 26
marzo ore 19
I Glembay di Miroslav
Krleža, dramma musicale. Regia Branko Brezovec. Interpreti Galiano Pahor, Alen Liverić
/ Mislav Čavajda, Severina
Vučković, Damir Orlić, Davor Jureško, Bosnimir Ličanin,
Eduard Černi, Olivera Baljak,
Leonora Surian, Tanja Smoje,
Biljana Torić, Ivana Savić, Ljubov Košmerl, Žarko Radić, Dino
Bukvić / Mateo Rajnović, Predrag Sikimić, Nenad Vukelić,
Zdenko Botić, Alex Đaković,
Dimitrij Andrejčuk, Denis
Brižić, Alen Nezirević, Alida
Delcaro, Niko Miljanić
16 marzo ore 18
Incontro con Zoran Ferić
Teatro cittadino - Pola
8 marzo ore 20
Sve o muškarcima/Tutto sugli uomini di Miro Gavran Regia Mladena Gavran. Interpreti Dražen Bratulić, Ivica Pucar,
Robert Ugrina
10 marzo ore 20
Stand up comedy di e con
Željko Pervan
14 marzo ore 20
Muškarci u suknjama a
žene isto?/ Uomini in gonnella e donne lo stesso? di e interpreti Branko Banković, Ivan
Blagajčević, Tamara Curić, Larisa Lipovac, Aleksandra Mišić,
Žak Valenta
16 marzo ore 20
Svoga tela gospodar/ Padrone di se di S. Kolar. Regia
Želimir Mesarić. Interpreti Damir Lončar, Dubravka OStojić,
Ronald Žlabur, Renata Sabljak, Igor Mešin, Jasna Bilušić,
Vanja Ćirić, Mia Krajcar, Davor
Svedružić, Jasna Palić Picukarić
Ciclo:Prosa
6, 8, 9 e 10 marzo ore 20,30;
7 e 11 marzo ore 16
La presidentessa di Maurice
Hennequin e Pierre Veber.
Regia Gigi Proietti. Interpreti
Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli, Paila Pavese, Virgilio Zernitz, Miro Landoni, Massimiliano
Giovanetti, Gianni Cannavacciuolo, Daniela Terrieri, Andrea
Pirolli, Susanna Proietti
Enrico Bonavera, Giorgio
Bongiovanni, Paolo Calabresi,
Francesco Cordella, Luca Criscuoli, Alessandra Gigli, Stefano
Guizzi, Tommaso Minniti, Sergio Leone, Stefano Onofri, Annamaria Rossano, Giorgia Senesi, Sara Zoia
Ciclo:Altri percorsi
16, 17, 20, 21, 22, 23 e 24
marzo ore 21; 18 e 25 marzo
ore 17
Lei dunque capirà di Claudio
Magris. Regia Antonio Calenda.
Interprete Daniela Giovanetti
20 marzo ore 20
Tri sestre/ Tre sorelle di A.
Cehov. Regia Dario Harjaček.
Interpreti Jelena Miholjević,
Barbara Nola, Nina Violić
27 marzo ore 20
Un pesciolino di Pier Paolo
Pasolini. Regia Ivica Buljan. Interpreti Lucija Šerbedžija, Joseph Nzobandora - Jose
20, 22 e 23 marzo ore 20,30;
21 marzo ore 16
Arlecchino servitore di due
padroni di Carlo Goldoni.
Regia Giorgio Strehler. Interpreti Ferruccio Soleri
31 marzo ore 20
Fritzspiel di Boris Senker.
Regia Robert Raponja. Interpreti Suzana Vuković, Jovan Ristovski, Miloš Stanković, Vladimir Grbić, Đorđe Simić, Jelena
Mihajlović, Ivana Fotez
Ciclo: Danza e dintorni
3 marzo ore 20,30; 4 marzo ore 16
Roberto Bolle e friends 2007
Ciclo: Fuori abbonamento
10 marzo ore 21; 11 marzo
ore 16,30
Assassins di Stephen Sondheim, libretto di John Weidman. Interpreti gli allievi della Bernstein School of Musical
Theatre di Bologna
28 e 29 marzo ore 21; 29 e
30 marzo 10,30; 29 marzo ore
17
Look Back in Anger di John
Osborne. Regia Alison Goldie.
Interpreti William Findley, Olivia Dawnay, Mark Huckett, Nicola Stuart-Hill
Ciclo:Musical e grandi eventi
14, 15, 16 e 17 marzo ore
20,30; 17 e 18 marzo ore 16
Slava’s Snowshow di Slava
Polunin
27, 28, 29, 30 e 31 marzo
ore 20,30
Alta società di Cole Porter.
Regia Massimo Romeo Piparo.
Interprete Vanessa Incontrada
La Contrada - Trieste
2, 3, 7, 8, 9 e 10 marzo ore
20,30; 4, 6 e 11 marzo ore
16,30
Delitto e castigo di F. Dostojevski. Versione teatrale e
regia Glauco Mauri. Interpreti
Glauco Mauri e Roberto Sturno
IN SLOVENIA
Teatro cittadino - Capodistria
8 marzo ore 20
Selma e Lojzka commedia di Desa Muck. Regia Katja Pegan. Interpreti Ljerka Belak, Desa Muck, Vesna Maher,
Vojko Belšak, Siniša Bukinac
25 marzo ore 11
Week end al Verdi Musiche
di J.S. Bach, W.A. Mozart, M.
Sofianopulo, A. Jolivet. Orchestra da camera della Filarmonica
del teatro “Verdi”
31 marzo ore 20,30
Don
Giovanni
di
W.A.Mozart. Regia Daniele Abbado. Interpreti Nicola Ulivieri,
Jean Francois Lapointe, Annick Massis, Adriana Kohútková,
Rainer Trost, Ivan Magrì, Dmitri Ageev, Tatiana Serjan, Irina
Muratbekova, Lorenzo Regazzo,
Josè Fardilha, Gianpiero Ruggeri, Alessandra Marianelli, Selma
Pasternak. Maestro concertatore
e direttore Tomas Netopil
11 marzo ore 11
Week end al Verdi Musiche
di W.A. Mozart. Orchestra del
Teatro lirico “Giuseppe Verdi”.
Direttore e solista Domenico
Nordio
30 marzo ore 20
Apartman A di Neil Simon.
Regia Olivera Đorđević. Interpreti Vesna Kljajić Ristović,
Miloš Stanković, Đorđe Simić,
Jelena Mihajlović, Vladimir
Grbić, Sanja Moravčić, Arpad
Černik
Tutto sugli uomini
18 marzo ore 11
Week end al Verdi Musiche di W.A. Mozart e L. Spohr.
Quartetto con flauti ed archi della Filarmonica del teatro “Verdi”.
Nonetto con flauti ed archi della
Filarmonica del teatro “Verdi”
Politeama Rossetti - Trieste
Un pesciolino
Tre sorelle
1, 3, 6 e 8 marzo ore 20,30; 4
e 10 marzo ore 16
La sonnambula melodramma in due atti di Vincenzo Bellini. Regia Hugo De Ana. Interpreti Giovanni Furlanetto, Rafael
Siwek, Eva Mei, Eglise Gutierrez, Antonino Siragusa, Dario
Schmunck, Dionisia Di Vico,
Ivanna Speranza, Nicolò Ceriani, Dax Velenich Francesco Cortese. Maestro concertatore e direttore Patrick Fournellier
10 marzo ore 8,30
Il pulcino saggio di Maja
Aduša Vidmar. Regia Katja
Pegan. Interpreti Mojca Fatur,
Dušanka Ristić, Iva Babić, Nevenka Vrančič
Massimo Lopez
23, 24, 28, 29, 30 e 31 marzo ore 20,30; 25 e 27 marzo ore
16,30
Ciao Frankie concerto tributo a Frank Sinatra di Alessandro
e Massimo Lopez. Con Massimo
Delitto e castigo
Lopez, la Big Band Jazz Company diretta da Gabriele Comeglio e con la partecipazione di
Giuliano Chiarello
Anno III / n. 3 6 marzo 2007
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: PALCOSCENICO
Redattore esecutivo: Carla Rotta / Impaginazione: Saša Dubravčić
Collaboratori: Rosanna Mandossi Benčić, Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković
Il presente supplemento viene realizzato nell’ambito del Progetto EDIT Più in esecuzione della Convenzione MAE-UPT 1868
del 22 dicembre 1992 Premessa 8, supportato finanziariamente dall’UI-UPT e dal Ministero Affari Esteri della Repubblica italiana.
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6. 3.2007 - EDIT Edizioni italiane