CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 1 Impresa Artigiana & P.M.I. Periodico della CNA · Anno XI · Numero 38/ 2014 CNA ASSOCIAZIONE PROVINCIALE GROSSETO REGALO DI BUON 2015 un dispositivo UPS in omaggio a chi ne fa richiesta Poste Italiane spa sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 comma 1, DCB Po Confederazione Nazionale dellArtigianato e della Piccola e Media Impresa 1 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 2 SOMMARIO DI SEMPLIFICAZIONE IN SEMPLIFICAZIONE… Tutto si complica sempre di più! Impresa Artigiana & P.M.I. periodico della CNA - Anno XI Numero 38 /2014 Aut. Trib. di Prato n°6 del 25/06/04 Red. e Amm. Media Srl Via Lombarda, 72 - Comeana (PO) Tel. 055 8716801 Direttore responsabile B. Lisei Hanno collaborato a questo numero Renzo Alessandri, Deborah Santini, Davide Pecci Maurizio Pellegrini Fabio Capitani Cristiana Sgherri Fotocomposizione CTP 2000 - Grosseto Copertina Regalo di Natale REGALO DI BUON 2015: Un dispositivo UPS in omaggio a chi ne fa richiesta I PROBLEMI DELLE CARROZZERIE AL CENTRO DI UNA RIUNIONE IN CNA Presenti i massimi dirigenti regionali e nazionali NUOVA ETICHETTATURA DEGLI ALIMENTI: NOVITA’ PER TUTTI GLI OPERATORI ALIMENTARI Le nuove norme sono entrate in vigore il 13 dicembre pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6 SETTORE DELLE COSTRUZIONI: PRIMA VOLANO DELL’ECONOMIA, ORA IN TESTA ALLA CLASSIFICA DELLA CRISI Ristrutturazioni e riqualificazione energetica per la ripresa del comparto pag. 8 MODELLO ORGANIZZATIVO DI GESTIONE E CONTROLLO ex decreto legislativo 231 dell’ 8 giugno 2001 LE IMPRESE SEMPRE PIÙ IN PREDA ALLA BUROCRAZIA Sistri operativo da gennaio e rischio di pesantissime sanzioni NEXT LEVEL: UN’AVVENTURA INIZIATA NEL 2008 CON MILLE IDEE PER IL FUTURO Il bilancio di un’esperienza e le prospettive RETE IMPRESE GROSSETO SI RINNOVA Nominati presidente e direttore dell’Associazione nata nel 2009 IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE: ARRIVANO NUOVE NORME Centoventi termotecnici in CNA per approfondire insieme i contenuti delle nuove leggi pag. 11 pag. 15 pag. 16 pag. 19 pag. 20 CNA PENSIONATI SEMPRE PRESENTE CON NUOVE INIZIATIVE: UN CONVEGNO SUL TEMA DELL’ORTOPEDIA E DELL’OSTEOPOROSI Una relazione del dottor Francesco Bozzi su “Dolore inutile: emergenza medica, sanitaria e sociale” pag. 22 FINITO DI STAMPARE DICEMBRE 2014 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 3 EDITORIALE DI SEMPLIFICAZIONE IN SEMPLIFICAZIONE… Tutto si complica sempre di più! Negli ultimi anni il rapporto tra impresa e Pubblica amministrazione ha acquisito una crescente centralità. La burocrazia è percepita come uno dei principali nemici della piccola impresa: la complessità e la mancata “proporzionalità” degli adempimenti rispetto alle dimensioni d’impresa sono diventati uno dei maggiori problemi. La CNA ha effettuato un sondaggio che ha coinvolto un campione di 2.400 imprese e il risultato può essere così riassunto: • il 75,7 per cento delle imprese ritiene che la burocrazia sia uno dei principali “freni” allo sviluppo; • il 72 per cento individua la complessità degli adempimenti come il maggior problema. La scarsa comprensibilità delle norme sottrae troppo tempo all’attività aziendale (si va da tre a cinque giorni al mese). Affidare il disbrigo delle pratiche burocratiche ad operatori specializzati, di conseguenza, diventa una scelta pressoché obbligata; • la percezione su quanto realizzato è modestissima (gli interventi di semplificazione attuati negli anni della crisi sono considerati poco incisivi dal 75 per cento delle imprese); • il livello di informatizzazione delle Pubbliche amministrazioni è ritenuto inadeguato; solo un’impresa su tre riesce a sbrigare la metà delle pratiche per via telematica; • la riforma della Pubblica amministrazione è ritenuta prioritaria (l’informatizzazione della Pa è associata alla maggiore efficienza di questa). Il “malessere” maggiore si registra tra chi opera nei settori gra- vati da una maggiore regolamentazione (costruzioni, istallazione impianti, autoriparazione e servizi alle imprese), mentre le imprese manifatturiere esprimono un giudizio più sfumato. Sembra essersi affermata una consapevolezza, quella che mette in relazione la ripartenza economica alla qualità della legislazione e allo snellimento del carico burocratico che grava sulle imprese. Il processo legislativo, però, non sembra andare in questa direzione: per ogni norma abrogata, di solito, ne vengono introdotte 1,3. Gli esempi di una crescente e continua complicazione, con la quale anche le piccole e medie imprese della nostra provincia sono chiamate a fare i conti, si sprecano. Dalla necessità di annotare sul libretto di circolazione i nominativi di chi utilizza i veicoli aziendali (poi limitata, come scriviamo in un altro servizio, ad un uso personale, esclusivo e continuativo, superiore ai 30 giorni), alle norme che regolano il cosiddetto F24 telematico. Dal primo ottobre, infatti, i privati cittadini non possono più utilizzare il modello F24 cartaceo per il pagamento di imposte e tasse di importo superiore ai mille euro (in caso di importo inferiore, potranno farlo solo se non è stata operata la compensazione di un credito). “Novità” anche per le im- prese: in alcuni casi, infatti, non potranno più avvalersi dell’home banking (o del remore banking), ma dovranno avvalersi dei servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate o ricorrere ad un intermediario (di nuovo burocrazia, complicazioni e oneri connessi). Per non parlare dei problemi legati alla fatturazione elettronica dei quali si è già detto e già scritto. Le norme relative all’ambiente e alla sicurezza, per contraddizioni e incoerenza, meriterebbero un paragrafo a sé. Le ultime “perle” chiamano in causa l’Albo dei gestori ambientali e la valutazione dei rischi. Emblematica, nel primo caso, la procedura di accreditamento dei consulenti: prima in forma cartacea, poi in modalità telematica ma con l’obbligo di inviare, contestualmente, anche il cartaceo (si faceva una cosa, ora se ne fanno due). Praticamente inapplicabile il dispositivo della seconda. La Legge comunitaria 2014, nel recepire il solito “purpurrì” di direttive e raccomandazioni comunitarie, ha infatti azzerato il termine dei 90 concesso alle neo-imprese per definire, in forma scritta, il documento di valutazione dei rischi. Una considerazione finale: la mortalità delle imprese, negli ultimi anni, ha superato ampiamente la natalità. Da gennaio a giugno, in provincia, sono cessate 339 imprese artigiane a fronte di 242 costituite. Se qualcuno ha deciso di “sterilizzare” la già scarsa propensione all’intrapresa, sappia di essere sulla strada giusta. Renzo Alessandri direttore CNA Grosseto 3 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 4 REGALO REGALO DI BUON 2015: Un dispositivo UPS in omaggio a chi ne fa richiesta Grazie a un accordo raggiunto con la Star Business Lab e con i propri partner, l’Associazione è in grado di offrire, gratuitamente, alle aziende che ne faranno richiesta, un dispositivo UPS (gruppo di continuità) da porre a protezione delle postazioni informatiche. Si tratta di un apparato che, posizionato tra la rete elettrica e gli apparati da proteggere (computer, stampanti …) filtra i disturbi 4 e compensa le cadute di tensione (black-out) garantendo, oltre ad un’alimentazione elettrica stabile e priva di interferenze, la riduzione dei consumi energetici e, soprattutto, la continuità delle operazioni e l’annullamento dei disturbi (micro interruzioni che possono causare blocchi o malfunzionamenti saltuari). Premesso che le aziende fornitrici sono accreditate all'Aeeg (Autorità per l'Energia elettrica e il Gas) quale Esco e sono pertanto abilitate a richiedere i Titoli di Efficienza Energetica, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi previsti dal protocollo di Kyoto, si fa presente che gli UPS saranno dotati di garanzia biennale e di assicurazione per gli eventuali danni arrecati. L’installazione degli apparati, ma, cosa ancora più importante dal punto di vista ambientale, il ritiro e lo smaltimento degli stessi dopo cinque anni (presunto termine di perdita di efficienza) saranno eseguiti direttamente dal fornitore. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 5 AUTOCARROZZERIE I PROBLEMI DELLE CARROZZERIE AL CENTRO DI UNA RIUNIONE IN CNA Presenti i massimi dirigenti regionali e nazionali Si è tenuta giovedì 4 dicembre, nella Sala Conferenze dell’Associazione, una riunione che ha visto, oltre alla presenza di Mario Turco (coordinatore nazionale) e di Ivo Bobini (presidente regionale) anche quella di figure professionali chiamate ad operare nel settore (avvocati e periti automobilistici). Tra le finalità dell’incontro, l’illustrazione delle iniziative portate avanti a livello nazionale e presentate nel corso di un incontro con i parlamentari, a Roma, circa un mese fa. Le domande e le richieste di chiarimento, com’era prevedibile, si sono incentrate sull’annoso problema dei rapporti tra autocarrozzerie e compagnie assicurative; un conflitto che ha sempre visto la CNA in prima linea, a difesa delle imprese in generale e dei propri associati in particolare. E’ stata combattuta e ancora si combatte una battaglia lunga e non certo facile. Quella delle compagnie assicurative, infatti, è una corporazione potente, una lobby che anche in sede parlamentare sa di poter contare (come dimostrano i provvedimenti legislativi presentati) su “protezione” e su aiuto. Ciò nonostante, grazie all’iniziativa delle associazioni e all’unità della categoria, si è riusciti, per ben due volte, a contrastare (fino ad ottenerne il ritiro) provvedimenti che avrebbero leso i principi del libero mercato e inibito la libertà di scelta del cliente "consumatore” finale. La CNA, infatti, ha sempre combattuto il tentativo di assimilare i carrozzieri a semplici prestatori di mano d’opera (riducendoli, di fatto, a veri e propri “dipendenti” delle compagnie). “Anticipando però i tempi – hanno detto Turco e Bobini – in questa occasione, siamo riusciti a presentare un disegno di legge che si propone di riordinare il codice delle assicu- razioni private, salvaguardando, contemporaneamente, la libera scelta dei clienti e l'autonomia dei carrozzieri”. La discussione, ovviamente, non poteva eludere il tema degli accordi. Questi ultimi, come è stato ribadito, non sono e non possono essere risolutivi del problema. Servono però, nella fase di transizione verso una regolazione del mercato che prima o poi dovrà essere fatta, a salvaguardare la “dignità” economica e professionale del singoli imprenditori. Il limite del cosiddetto “fiduciariato”, infatti, si annida nelle clausole vessatorie che questo presuppone. Una trattativa e un accordo improntato alla pari dignità, al riconoscimento della professionalità e alla soddisfazione economica di tutte le parti in causa (carrozziere, assicurazione e cliente) non è aprioristicamente da escludere. La proposta di legge presentata, del resto, va proprio in questa direzione. 5 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 6 NORMATIVE NUOVA ETICHETTATURA DEGLI ALIMENTI: NOVITA’ PER TUTTI GLI OPERATORI ALIMENTARI Le nuove norme sono entrate in vigore il 13 dicembre 6 Grandi novità arrivano nel settore degli operatori alimentari. Dal 13 dicembre è entrata in vigore la nuova etichettatura degli alimenti (Regolamento UE 1169/2011) che interesserà, oltre a produttori e confezionatori, anche ristoranti, mense, bar. Per alcune categorie di alimentaristi (panificatori, gelaterie, pasticcerie, gastronomie ed altri) rimane in vigore l’obbligo di esporre il Cartello unico, che dovrà tuttavia essere “adattato” alle nuove norme. Tutti gli operatori alimentari dovranno riporre particolare attenzione all’indicazione degli eventuali allergeni contenuti negli alimenti somministrati o posti in commercio. Il Regolamento risponde a due esigenze specifiche: da un lato garantire la massima trasparenza verso i consumatori, che devono essere resi pienamente consapevoli di ciò che un alimento contiene; dall’al- tro, tende ad uniformare il più possibile le regole di mercato all’interno della Comunità europea, per favorire la libera circolazione delle merci. Molte le novità imposte dal Regolamento 1169. Rispetto alla vecchia legge 109 del 1992, che disciplinava la materia, vengono ora introdotte specifiche caratteristiche grafiche delle etichette (che dovranno avere dimensioni non inferiori a 1,2 millimetri) per assicurare una migliore leggibilità. Le informazioni obbligatorie, le indicazioni nutrizionali e quelle relative all’origine dovranno, inoltre, comparire nello stesso campo visivo della denominazione di vendita. Tutti gli ingredienti, compresi eventuali coadiuvanti tecnologici, dovranno essere indicati con precisione per mettere il consumatore in grado di conoscere dettagliata- mente ciò di cui l’alimento è composto. In alcuni casi va chiaramente indicata l’origine o la provenienza del prodotto così come dovrà essere indicato il termine minimo di conservazione o la data di scadenza in caso di prodotti deperibili. La carne, le preparazioni a base di carne e i prodotti ittici surgelati o congelati non lavorati dovranno indicare il giorno, il mese e l’anno della surgelazione o del congelamento. Infine, ma non per tutti, viene introdotta l’etichetta nutrizionale, facoltativa da subito, ma obbligatoria dal 13 dicembre 2016. Sono tuttavia esclusi dall’indicazione dell’etichetta nutrizionale alcuni gruppi di alimenti: l’ortofrutta fresca non trasformata, i prodotti mono ingrediente non trasformati o stagionati, farine e acque, prodotti pre-incartati e forniti direttamente al consumatore in piccoli quantitativi sul posto di vendita ed altri casi specifici. Di particolare rilievo le nuove modalità di indicazioni degli allergeni, sostanze particolari che possono provocare intolleranze, anche gravi, nei consumatori. Gli allergeni (la legge ne indica 14) dovranno essere evidenziati nella lista degli ingredienti con accorgimenti grafici particolari quali ca- CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 7 NORMATIVE ratteri in grassetto o colore diversificato dagli altri ingredienti. Un’altra importante novità è rappresentata dal fatto che accanto all’obbligo, peraltro già previsto dalla 109/92, di indicare gli allergeni sia sui prodotti preconfezionati che su quelli venduti allo stato sfuso, questi dovranno essere chiaramente indicati anche nei prodotti alimentari somministrati nei ristoranti, nelle mense, nei bar con annessa ristorazione. Per quanto concerne gli alimenti non preconfezionati (sfusi) il legislatore europeo demanda agli Stati membri il compito di definire una normativa al riguardo. Ad oggi non sono ancora uscite le circolari esplicative su quali tipi di informazioni dovranno obbligatoriamente accompagnare la vendita degli alimenti sfusi (denominati anche “preincartati” o “preimballati”) e le modalità da adottare. Sicuramente rimane l’obbligo inderogabile di indicare la presenza di allergeni negli ingredienti o coadiuvanti tecnologici (articolo 44.1.a), mentre, per quanto riguarda ristoranti e bar, si ritiene che possa essere validamente utilizzato il cosiddetto Libro degli Ingredienti con il quale si fornisce, insieme al menù, la lista degli ingredienti utilizzati nelle preparazioni. Parimenti, tutti coloro che sino ad oggi utilizzavano il Cartello unico (forni, gelaterie, gastronomie, pasticcerie) potranno continuare a farlo a condizione, tuttavia, di specificare dettagliatamente gli ingredienti utilizzati ed evidenziare gli allergeni. Per chiarimenti sulle modalità di etichettatura degli alimenti sfusi l’Unione alimentare della CNA di Grosseto è a completa disposizione dei propri soci. ECCO QUALI SONO GLI ALLERGENI ALIMENTARI 1) Cereali contenenti glutine (cioè grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati, tranne: a) sciroppi di glucosio a base di grano, incluso destrosio, e prodotti derivati, purché il processo subito non aumenti il livello di allergenicità valutato dall’Efsa per il prodotto di base dal quale sono derivati; b) maltodestrine a base di grano e prodotti derivati, purché il processo subito non aumenti il livello di allergenicità valutato dall’Efsa per il prodotto di base dal quale sono derivati; c) sciroppi di glucosio a base d’orzo; d) cereali utilizzati per la fabbricazione di distillati o di alcol etilico di origine agricola per liquori ed altre bevande alcoliche. 2. Crostacei e prodotti derivati. 3. Uova e prodotti derivati. 4. Pesce e prodotti derivati, tranne: a) gelatina di pesce utilizzata come supporto per preparati di vitamine o carotenoidi; b) gelatina o colla di pesce utilizzata come chiarificante nella birra e nel vino. 5. Arachidi e prodotti derivati. 6. Soia e prodotti derivati, tranne: a) olio e grasso di soia raffinato e prodotti derivati, purchè il processo subito non aumenti il livello di allergenicità valutato dall’Efsa per il prodotto di base dal quale sono derivati; b) tocoferoli misti naturali (E306), tocoferolo D-alfa naturale, tocoferolo acetato Dalfa naturale, tocoferolo succinato D-alfa naturale a base di soia; c) oli vegetali derivati da fitosteroli e fitosteroli esteri a base di soia; d) estere di stanolo vegetale prodotto da steroli di olio vegetale a base di soia. 7. Latte e prodotti derivati, incluso lattosio, tranne: a) siero di latte utilizzato per la fabbricazione di distillati o di alcol etilico di origine agricola per liquori ed altre bevande alcoliche; b) lattitolo. 8. Frutta a guscio, cioe` mandorle (Amygdalus communis L.), nocciole (Corylus avellana), noci comuni (Juglans regia), noci di anacardi (Anacardium occidentale), noci di pecan (Carya illinoiesis (Wangenh) K. Koch), noci del Brasile (Bertholletia excelsa), pistacchi (Pistacia vera), noci del Queensland (Macadamia ternifolia) e prodotti derivati, tranne utta a guscio utilizzata per la fabbricazione di distillati o di alcol etilico di origine agricola per liquori ed altre bevande alcoliche. 9. Sedano e prodotti derivati. 10. Senape e prodotti derivati. 11. Semi di sesamo e prodotti derivati. 12. Anidride solforosa e solfiti (in concentrazioni > a 10 mg/Kg o 10 mg/l espressi come SO2) 13. Lupini e prodotti derivati. 14. Molluschi e prodotti derivati. 7 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 8 COSTRUZIONI SETTORE DELLE COSTRUZIONI: PRIMA VOLANO DELL’ECONOMIA, ORA IN TESTA ALLA CLASSIFICA DELLA CRISI Ristrutturazioni e riqualificazione energetica per la ripresa del comparto 8 Il settore delle costruzioni, in provincia di Grosseto, era considerato il “manifatturiero“ del territorio, un volano che era in grado di muovere, da solo, l’intera economia. Oggi la situazione è cambiata, ma, nella crisi generale che ha investito il sistema economico locale, le costruzioni hanno mantenuto un loro “primato“ collocandosi all‘apice di questa. Bastano pochi dati per dare il senso della situazione: • il numero delle aziende iscritte all’Albo, a fine marzo, è sceso a 5.925; da gennaio a giugno di quest’anno, in provincia, sono cessate 339 imprese artigiane: 150 di queste nel settore delle costruzioni (se guardiamo gli ultimi diciotto mesi, la situazione diventa ancor più sconfortante: 800 cessazioni di cui 367 nelle costruzioni); • nel 2005, il fatturato dell’edilizia artigiana aveva raggiunto i 324 milioni di euro; a distanza di otto anni (nel 2013) il fatturato è sceso a 148 milioni; • gli occupati del settore nel 2007 e quindi prima della Grande crisi erano quasi 5 mila (per l’esattezza 4.958); oggi sono ridotti a poco più di 2 mila (2.030). Pesantissimo anche il tributo pagato dal settore delle cave: dai 491 occupati del 2007 (357 diretti e 134 nell’indotto) si è passati ai 250 di oggi. Sulla base di queste premesse e vista la perdurante stagnazione del mercato delle (nuove) costruzioni si comprendono le ragioni di un “progetto” finalizzato al recupero edilizio e alla riqualificazione energetica degli edifici e gli obiettivi che i suoi promotori si prefiggono: • contenere gli effetti della crisi economica in generale e quella delle costruzioni in particolare; • informare la potenziale utenza, sensibilizzarla sulle opportunità e sugli incentivi disponibili (ristrutturazioni, rigenerazione edilizia e riqualificazione energetica) e “aprire” questa tipologia di mercato; • esplorare il mercato edilizio nel dopo crisi (minor consumo del territorio e quindi meno nuove costruzioni, maggiori interventi di recupero, riqualificazione e rigenerazione - Per rigenerazione si intendono gli interventi di ristrutturazione degli edifici finalizzati al risparmio energetico, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, all'adeguamento antisismico, alla domotizzazione degli impianti, all'acustica passiva, alla messa in sicurezza-). Un mercato profondamente diverso da quello che abbiamo conosciuto (il 67 per cento della produzione edilizia, già oggi, secondo il Cresme, è generato dalla riqualificazione). Le compravendite degli immobili, soprattutto di nuova costruzione, sono ai minimi storici e il mercato CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 9 COSTRUZIONI della riqualificazione può costituire, dopo la grande “gelata“ degli ultimi anni, una vera e propria boccata d’ossigeno. Un mercato dalle potenzialità enormi, considerando che il 92 per cento degli immobili, in provincia, è stato costruito prima del 1991 (l‘anno in cui hanno fatto la loro comparsa le prime leggi che regolano tali materie). Ma vediamo, nelle intenzioni dei proponenti, le possibili articolazioni del "progetto": • sollecitare, far emergere e possibilmente intercettare la domanda potenziale di ristrutturazione/rigenerazione (anche attraverso opportune politiche di marketing); • trasformare i “desiderata“ (ancorché inespressi) di ristrutturazione in interventi di rigenerazione (attraverso un processo di audit gratuiti); • fornire le professionalità necessarie sia alla progettazione che alla realizzazione degli interventi; • proporre forme di finanziamento specifiche e finalizzate a condizioni favorevoli; • esplicare le pratiche necessarie a garantire le detrazioni fiscali previste; • fornire la certificazione energetica dell'immobile rigenerato. Una sperimentazione avviata nei mesi scorsi nella zona delle Colline del Fiora e dell'alto Lazio sta dando risultati interessanti. In una fase successiva, lo stesso progetto potrebbe estendersi alla gestione dell'immobile, del suo parco impianti e del suo spazio esterno. I "protagonisti del progetto": • i consorzi artigiani che operano nel settore (Cograe, Comit e Edilcomarpe); • il sistema bancario (al momento Mps, ma sono avviati contatti con altri istituti tra cui Banca della Maremma); • gli ordini professionali (stanno valutando modo e forme di par- 9 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 10 COSTRUZIONI tecipazione al progetto l’Ordine degli Ingegneri, degli Architetti e degli Agronomi, il Collegio dei Geometri, dei Periti industriali e dei Periti agrari), soggetti indispensabili ai fini dell‘informazione e della sensibilizzazione degli utenti. E‘ in programma anche un confronto con i Comuni, con l’obiettivo di individuare le sinergie possibili e funzionali allo sviluppo del progetto: • dall‘abbattimento degli oneri urbanistici; • alla concessione di aumenti volumetrici; • alla riduzione degli indici abitativi. LA REGIONE RIFORMA LA LEGGE SULLE CAVE: ECCO LE PROPOSTE DI CNA TOSCANA Breda: “Si tratta di un settore fondamentale per il sistema locale della costruzioni; sono 41 le cave ancora aperte sul territorio. L’Associazione seguirà attentamente l’iter di riforma della legge” 10 La CNA Toscana ha avanzato le proprie osservazioni alla riforma della Legge regionale in materia di cave, sottoponendo all’attenzione del Consiglio regionale la necessità di semplificare al massimo il procedimento amministrativo. La riforma va correlata agli effetti del Pit (Piano paesaggistico), dove sono sempre più presenti vincoli e sovraccarichi burocratici a carico di chi deve richiedere rinnovi o nuove autorizzazioni. “La crisi dell’edilizia, – ha commentato Riccardo Breda, presidente della CNA di Grosseto – anche nel nostro territorio, ha messo in ginocchio un intero comparto. L’approvvigionamento di materiale più vicino possibile al cantiere costituisce, oltre che un vantaggio competitivo per le imprese locali, anche un risparmio per le famiglie e per gli operatori anche pubblici che ancora investono. Per questi motivi, stiamo seguendo con estrema attenzione l’iter di questa nuova legge”. Considerando le fasi di più immediata identificazione, ossia le attività di estrazione di lavorazione e di produzione di macchinari, l’intera filiera occupa circa 8 mila addetti in tutta la Toscana. Nella provincia di Grosseto, attualmente, il settore delle cave da lavoro ha circa 250 persone (con un altro centinaio occupato nell’indotto); nel 2007, e quindi prima della crisi, il settore dava lavoro a quasi 500 persone (per l’esattezza 491) 357 diretti e 134 impiegati nell’indotto. Le attività di estrazione e di lavorazione di minerali generano un valore aggiunto di circa un miliardo di euro, di cui circa tre quarti nelle attività di lavorazione e un quarto nelle attività di estrazione. I volumi sono assai più rilevanti nella provincia di Massa Carrara e Lucca, ma anche nel territorio della provincia di Grosseto risultano ancora attive 41 cave di diverse dimensioni che offrono materiali per il settore delle costruzioni e un servizio essenziale, in particolare per la realizzazione e la manutenzione delle inastrutture. Le richieste di modifica presentate da CNA Toscana riguardano anche la gestione privata delle cave pubbliche, l’integrazione del canone di concessione con l’offerta di gara e la rimozione di altre norme dal sapore dirigistico che potrebbero risultare di difficile applicazione. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 11 LEGGE Modello organizzativo di Gestione e Controllo ex decreto legislativo 231 dell’ 8 giugno 2001 La RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA degli ENTI Il crescente fenomeno dei cosiddetti “WHITE COLLAR CRIMES” (reati dei colletti bianchi) ha introdotto il concetto di RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVA delle IMPRESE per reati commessi da amministratori, manager o dipendenti, collegando ad esse pesanti sanzioni PECUNIARIE o INTERDITTIVE. Il legislatore comunitario, di conseguenza, ha invitato i Governi nazionali a legiferare misure in grado di contrastare tale fenomeno perseguendo, direttamente, le persone giuridiche ritenute responsabili. Su tali premesse viene varata la legge delega 300/2000: la base di partenza da cui, il legislatore italiano, inizia a disciplinare la responsabilità’ amministrativa. In applicazione al mandato della legge delega 300/200, viene emanato il decreto legislativo 231/2001, che istituisce la responsabilità amministrativa dell’ente per i reati posti in essere, nell’interesse e/o nel vantaggio dell’ente stesso, dai suoi amministratori, dirigenti o dipendenti. Tale disposizione attribuisce infatti la responsabilità di alcuni tipi di reato non più (e non solo) alle persone fisiche che lo hanno commesso, ma anche (e soprattutto) alle persone giuridiche (quali ad esempio le società per cui lavorano). I destinatari di tale decreto, oltre agli enti dotati (e non) di personalità giuridica quali, ad esempio, Spa, Srl, Sapa, Snc, Sas, associazioni, cooperative, fondazioni, enti economici sia privati che pubblici, sono tutte le imprese (secondo la giurisprudenza prevalente solo le imprese individuali sarebbero escluse, anche se a questo orientamento consolidato si è contrapposta nel 2011 una sentenza che, invece, include tali imprese nel novero dei soggetti cui si applica la disciplina. Quindi, ad oggi, la questione rimane controversa. Ancora una volta, però, si scrive una norma “misura” di grande impresa per poi estenderla, indistintamente e acriticamente, a tutto il sistema imprenditoriale. Tutti gli Enti, e quindi anche tutte le imprese organizzate in forma societaria, dovranno adottare idonee misure di prevenzione dai “crimini” economici, nel contesto di un esercizio dell’impresa conforme alla legge e rispondente a principi etici. 11 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 12 COS’È e a COSA SERVE L’8 giugno 2001 è stato emanato il decreto legislativo 8 giugno 2001 numero 231 che ha inteso adeguare la normativa interna in materia di responsabilità degli enti ad alcune convenzioni internazionali alle quali l’Italia aveva da tempo aderito. Sulla base di tale decreto, le imprese e gli enti in genere possono essere chiamati a rispondere in sede penale per taluni reati commessi nel proprio interesse o vantaggio dai propri amministratori o dipendenti. Quel che merita esser sottolineato è che detta responsabilità non si sostituisce alla responsabilità penale del singolo soggetto che commette il reato, bensì si aggiunge alla stessa ed ha come destinatario l’ente o l’impresa nel cui interesse o vantaggio i reati in discorso siano stati compiuti. In altre parole perché sussista la responsabilità dell’ente occorre in primo luogo la realizzazione di un reato che rientri tra i quelli previsti dal decreto, occorre altresì che il reato sia commesso da uno dei soggetti previsti (cd “apicali “ o “sottoposti”) ed infine è necessario che il reato sia commesso nell’interesse o vantaggio dell’ente.La responsabilità in questione trova fondamento sulla cd, “colpa di organizzazione”, con la conseguenza che si puniscono le imprese che non hanno saputo scongiurare, all’interno della propria struttura aziendale, significative ipotesi di reato. Secondo il legislatore, infatti, se in azienda viene commesso un reato significa che è mancato un sistema di controlli adeguati e che non sono stati predisposti gli accorgimenti preventivi idonei ad evitarne la commissione. Il Modello di organizzazione può definirsi, dunque, come un atto privato adottato dall’ente il cui scopo fondamentale è quello di impedire o comunque ostacolare la commissione dei reati tassativamente previsti dal decreto legislativo 231 del 2001. Tutto ciò posto occorre, ad ogni modo, evidenziare che l’adozione e l’efficace attuazione di un Modello di organizzazione, gestione e controllo all’interno dell’azienda o ente in genere, non è obbligatorio. Tuttavia conformarsi a tale Modello significa ridurre il rischio di essere chiamati a rispondere per uno dei reati sanzionati dal decreto legislativo 231 del 2001. L’adozione da parte dell’azienda, o di altro ente in genere, del Modello 231 permette, infatti, di invocare la propria diligenza organizzativa e chiedere l’esclusione o la limitazione della propria responsabilità in sede penale. I DESTINATARI DEL MODELLO 231 Le disposizione contenute nel decreto legislativo 231 del 2001, secondo quanto in esso previsto, si applicano: agli enti forniti di personalità giuridica; alle società alle associazioni, anche prive di personalità giuridica; alle imprese individuali (Cass. pen. Numero 15657 del 2011). Sono esclusi dal novero dei destinatari: lo Stato; gli enti pubblici territoriali, gli altri enti pubblici non economici nonché gli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale. Nello specifico l’articolo 5 del decreto delinea un sistema di responsabilità su due livelli: soggetti in posizione apicale e personale dipendente (compresi eventuali parasubordinati, collaboratori e consulenti). LE SANZIONI PREVISTE DAL MODELLO 231 Il decreto legislativo numero 231 del 2001 prevede un sistema sanzionatorio composto da sanzioni amministrative ed in particolare: -sanzioni pecuniarie il cui ammontare varia in relazione a ciascuna fattispecie di reato e va da un minimo di 25.800 euro ad un massimo di 1.549.000 euro (la comminazione è obbligatoria, non può essere applicata in misura ridotta ed è sempre prevista la confisca del prezzo o del profitto del reato); -sanzioni interdittive comminabili anche come misure cautelari in corso di procedimento, consistenti nell'interdizione dall'esercizio dell'attività; nella sospensione o nella revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito; nel divieto di contrattare con la pubblica amministrazione; nell'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e nell'eventuale revoca di quelli già concessi ed infine nel divieto di pubblicizzare beni o servizi; - confisca; - pubblicazione della sentenza di condanna. Occorre comunque evidenziare che vi sono fattispecie di attenuazione nei casi in cui il dipendente o l'amministratore abbia commesso il reato per trarne profitto in proprio ovvero l'impresa abbia concorso a risarcire il danno o questo sia di tenue entità. Lo scopo di tale tipologia di sanzioni è dunque quello di colpire il profitto dell’ente e incidere sugli assetti organizzativi dell’impresa al fine di incentivare attività risarcitorie e riparatorie. I REATI PREVISTI DAL DECRETO LEGISLATIVO 231 del 2001 Il decreto legislativo 231 del 2001 stabilisce che l’ente può essere ritenuto responsabile soltanto per i reati espressamente richiamati dal decreto medesimo, alle condizioni ivi indicate, o nel caso di specifiche previsioni legali che al decreto facciano rinvio, come nel caso dell’articolo 10 della legge numero 146 del 2006 (Reati transnazionali). Le fattispecie di reato sono descritte agli articoli dal 24 al 25-duodecies del decreto e pertanto la Società può essere chiamata a rispondere per i seguenti reati: - indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un Ente pubblico per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico (articolo 24); - delitti informatici e trattamento illecito di dati (articolo 24-bis); - delitti di criminalità organizzata (articolo 24-ter); - concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione (art. 25); - falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento (articolo 25-bis); - delitti contro l’industria e il commercio (articolo 25-bis 1); - reati societari (articolo 25-ter); - delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (articolo 25-quater); - pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (articolo 25-quater 1); - delitti contro la personalità individuale (articolo 25-quinquies); - abusi di mercato (articolo 25-sexies); - omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro (articolo 25-septies); - ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (articolo 25-octies); - delitti in materia di violazione del diritto di autore (articolo 25-novies); - induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (articolo 25-decies); - reati ambientali (articolo 25-undecies); - impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (articolo 25-duodecies). CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 13 Le SANZIONI che si APPLICANO Le sanzioni previste per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato sono molto severe e si distinguono tra: - sanzioni pecuniarie; - sanzioni interdittive (interdizione dall'esercizio di attività, sospensione o revoca di autorizzazioni, licenze e concessioni, divieto contrarre con la P.A., esclusione da finanziamenti e contributi, divieto di pubblicizzare beni e servizi); - confisca; - pubblicazione della sentenza. La sanzione pecuniaria e la confisca sono obbligatorie, cioè vengono sempre applicate in caso di condanna. Le sanzioni interdittive e la pubblicazione della sentenza vengono disposte dal giudice nei casi previsti dal decreto. Le sanzioni interdittive possono essere applicate nei confronti delle imprese, già nella fase d'indagine, come misura cautelare. L’articolo 6 (comma l lettera a) del decreto stabilisce che la società non è sanzionabile, sotto il profilo amministrativo, se può dimostrare di aver adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi. Quando l’ENTE è ESONERATO da RESPONSABILITÀ -adozione di un Modello Organizzazione Gestione e Controllo ex decreto legislativo 231 del 2001; -predisposizione e adozione di un Codice etico; -nomina Organismo di Vigilanza. APPROFONDIMENTO: Ambiente e Sicurezza sul Lavoro Il decreto legislativo 231 del 2001, inizialmente applicabile alle sole fattispecie relative alla sicurezza sul lavoro, ha visto ampliare nel tempo la lista dei così detti “reati presupposto”, ossia quei reati, espressamente previsti dalla legge, che se commessi da dipendenti o dirigenti, fanno scattare, oltre che la responsabilità penale personale ricadente sul soggetto esecutore del reato, anche una responsabilità amministrativa dell'ente che ne può aver tratto un vantaggio o un interesse. Il 16 agosto 2011, con l'entrata in vigore del decreto legislativo 121 del 2011, sono stati inseriti, tra i reati presupposto, tutta una serie di reati ambientali con riferimento ad aria, acqua, rifiuti e bonifiche. Le nuove sanzioni si applicano sia ai reati ambientali commessi dalla data di entrata in vigore di tale decreto, sia a quelli permanenti, se il reato, pur essendo iniziato prima di tale data, si è protratto in seguito (ad es. gestione di discarica abusiva od omessa bonifica di siti contaminati). Tra i reati presupposto del decreto legislativo 231 del 2001 troviamo anche l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose, commessi in violazione delle norme in materia di tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Questo aspetto pone, in capo al datore di lavoro, l’evidente necessità di fondere due sistemi: quello delle regole poste a fondamento della responsabilità amministrativa dell’ente, e quello della complessa disciplina prevista dal decreto legislativo 81 del 2008, il Testo Unico in materia di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali nei luoghi di lavoro. Due gestioni che non si presentano in contrasto, ma che di fatto si configurano come l’una il supporto per l’altra. Proprio con l’articolo 30 del decreto legislativo 81 del 2008, il legislatore, per la prima volta, definisce i contenuti minimi del modello organizzativo, annunciando che i modelli Linee guida Uni-Inail del 28 settembre 2001 e il British Standard OHSAS 18001:2007 si considerano conformi e che, pertanto, la loro adozione, se pur non obbligatoria, fornisce ad enti e imprese alcuni vantaggi sostanziali, producendo efficacia esimente della responsabilità amministrativa degli enti in caso di accertamento di reati di omicidio colposo o lesioni colpose commesse in violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e costituendo per il datore di lavoro presunzione di adempimento dell’obbligo di vigilanza. Inoltre, nel 2014 il Ministero del Lavoro ha ufficializzato delle procedure per l’adozione di un modello di organizzazione e gestione “semplificato” attuabile da parte delle piccole e medie imprese. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 14 LEGGE L’INTERVENTO dell’ESPERTO “La prima reazione di ogni imprenditore all’obbligo di dotarsi del Modello di organizzazione gestione e controllo imposto dal decreto legislativo 231 del 2001 è stata di perplessità, un onere poco comprensibile e inutilmente gravoso per la propria azienda. L’approccio imprenditoriale risponde a termini utilitaristici, giacché le imprese, per loro stessa natura, tendono a focalizzare l’attenzione più sui costi inerenti il modello che sui benefici economici ottenibili dall’assunzione dello stesso. Il fatto è che l’adeguamento alla normativa ed il conseguente esonero da possibili responsabilità ha sempre costituito un debole argomento agli occhi degli imprenditori, così come il conseguente equilibrio gestionale conseguibile in una prospettiva a lungo termine. La novità positiva rispetto all’obbligo giuridico di redigere altri documenti per le imprese, è che le disposizioni contenute nel decreto legislativo 231 rimandano, sostanzialmente, all’ elaborazione di un sistema di gestione dei rischi. In senso generale il termine rischio esprime un’entità stimabile in termini economici, qualitativi o quantitativi, con l’inevitabile conseguenza che la capacità di identificazione e valutazione dei rischi e la capacità di controllo dell’intero processo di gestione degli stessi (cd risk management) finisce per essere un elemento di buon governo all’interno dell’azienda e quindi di un più probabile successo gestionale. Il risk management è, infatti, un processo aziendale che ha come obiettivo la salvaguardia del patrimonio dell’impresa tramite una serie di attività integrate nella gestione strategica ed operativa dell’impresa stessa, la cui caratteristica essenziale è la continua focalizzazione dell’attenzione sui rischi associati alle varie attività in concreto svolte dall’azienda e sulle modalità con le quali affrontarli. La normativa succitata presuppone che la società si doti di un sistema di controlli interni che consenta l’effettiva vigilanza sia sulle scelte strategiche nel suo complesso sia sugli assetti organizzativi delle singole componenti dell’azienda stessa. In tale ottica, la predisposizione del Modello 231 costituisce un’occasione per creare all’interno della struttura aziendale un sistema di deleghe contenenti una puntuale definizione delle funzioni attribuite, per individuare le figure di riferimento delle attività aziendali nel cui ambito possono essere commessi i reati “presupposti” dal decreto e allo stesso tempo per poter rilevare un sistema di controlli e prevedere specifici “protocolli” finalizzati alla diminuzione dei rischi da reato. La ratio sottesa alla normativa in esame, pertanto, diventa quella di dare vita ad un sistema organizzativo sufficientemente formalizzato e trasparente per quanto attiene l’attribuzione di responsabilità, le linee di dipendenza gerarchica, la descrizione dei compiti delegati con espressa indicazione di chi è il responsabile, l’esecutore o il controllore di una data attività ed infine la previsione di principi di controllo concretamente idonei non solo a prevenire la commissione di reati che possano dare luogo a responsabilità dell’impresa ma anche a garantire il buon governo dell’azienda stessa. Fabio Tavarelli avvocato INDIRIZZI E CONTATTI MAIL 14 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 15 BUROCRAZIA LE IMPRESE SEMPRE PIÙ IN PREDA ALLA BUROCRAZIA Sistri operativo da gennaio e rischio di pesantissime sanzioni Non abbiamo fatto in tempo a rallegrarci per l’approvazione di un emendamento con cui la Camera dei deputati, in sede di votazione sul Disegno di legge “collegato ambiente” ha prorogato alla fine del 2015 la piena operatività del Sistri (una novità, peraltro, che mentre stiamo andando in stampa non è stata ancora confermata da un voto del Senato) che nuove e preoccupanti nubi si stanno già addensando sulle imprese. In mancanza di un voto di conferma, peraltro, non solo si sarebbe stati in presenza dell’ennesimo “effetto” annuncio, ma si rischierebbe di avere il Sistri operativo da gennaio e le imprese a rischio di pesantissime sanzioni. “Grazie” alla legge comunitaria licenziata di recente dal Parlamento, infatti, le imprese non potranno più contare sui novanta giorni (disposti dal decreto legislativo 81 del 2008) per predisporre il documento di valutazione dei rischi. Di conseguenza, dal 25 novembre, è d’obbligo “dare immediata evidenza, attraverso idonea documentazione, alla valutazione dei rischi”. Dal momento che “l’idonea” documentazione dovrebbe contenere gran parte degli elementi poi riportati nel documento di valutazione, è da ritenere che, in pratica, la nuova legge anticipi la redazione di tale documento al momento stesso in cui viene avviata l’attività. In altre parole, tutte le nuove imprese dovranno produrre i documenti di valutazione fin dal momento della costituzione. Le modifiche apportate, come sempre “dalla sera alla mattina”, al quadro normativo previgente sono tutt’altro che marginali. La legge comunitaria, infatti, interviene anche sull’articolo 29 del Testo unico, disponendo, di fatto, l’immediata rielaborazione del documento di valutazione (a fronte di “significative modifiche del processo produttivo o dell’organizzazione del lavoro o dell’evoluzione della tecnica o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità”). Anche in questo caso (fermo restando l’obbligo di rielaborare il documento di valutazione entro 30 giorni), si obbliga il datore di lavoro a dare “immediata evidenza”, attraverso idonea documentazione, di tale aggiornamento. Molteplici, ovviamente, le perplessità e i dubbi generati da tali nuovi adempimenti. Appare del tutto incongruente e poco comprensibile il motivo che ha portato a mantenere, nel dettato normativo, il termine dei 90 giorni per elaborare (e quello dei 30 per modificare) il documento di valuta- zione dei rischi. Cosa intenda il legislatore per “idonea documentazione” è imprecisato. La conseguenza sarà quella di porre “in capo” (in prima battuta) a un ispettore e successivamente a un giudice (i casi di contenzioso finiranno per moltiplicarsi) la valutazione di tale circostanza. L’aggiornamento non immediato del documento di valutazione dei rischi potrebbe determinare (ovviamente) un’ammenda tra i 2.192 e i 4.384 euro; ancora imprecisata la sanzione comminabile in caso di mancato rispetto dell’obbligo di elaborazione contestuale all’avvio dell’attività. Chi si accinge ad aprire un’impresa, alla luce delle novità appena descritte, dovrebbe avere il dono della preveggenza. Prima ancora di iniziare l’attività, se non verrà in soccorso il buon senso, potrebbe essere costretto a valutare le mansioni che espongono a rischi potenziali, predisporre i documenti di valutazione e nominare il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (rspp); il responsabile dei lavoratori per la sicurezza e il medico competente. I risultati di una indagine della CNA (le piccole e medie imprese alle prese con la burocrazia) hanno fatto emergere un dato eclatante: per ogni norma abrogata, il processo legislativo italiano riesce ad introdurne 1,3 (le procedure che ogni impresa è obbligata a compiere costano circa 6 euro all’ora). La legge comunitaria, sotto questo punto di vista, è un esempio sicuramente illuminante. 15 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 16 NEXT LEVEL NEXT LEVEL: UN’AVVENTURA INIZIATA NEL 2008 CON MILLE IDEE PER IL FUTURO Il bilancio di un’esperienza e le prospettive 16 A partire dal 2008 CNA Grosseto ha sviluppato, in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale, una costante attività di orientamento. Grazie al contributo di dirigenti scolastici, docenti, e degli esperti dell’associazione L’Altra Città, è stato definito un progetto dal carattere sperimentale, dalle importanti ricadute sugli operatori del settore e sugli insegnanti. Fin dall’inizio, secondo le logiche della ricerca-azione, ci si è dati l’obiettivo di sviluppare e validare degli strumenti che, una volta messi a punto, sarebbero stati resi pubblici e diffusi tra tutti gli insegnanti e gli operatori del settore. Inoltre, in un momento di grandi cambiamenti sociali e economici, si è ritenuto opportuno utilizzare le metodologie più innovative e, soprattutto, più adeguate ai bisogni degli alunni. Secondo quanto previsto dalle linee guida del Miur e dalle indicazioni dell’Unione europea, sono state individuate pratiche di orientamento formativo, destinate ad alunni di tutti gli ordini di scuola, dall’infanzia alla secondaria superiore, fino all’Università. L’orientamento, dunque, inteso non questo tipo di esigenze. Il progetto, andato avanti ininterrottamente per sei anni grazie alla collaborazione delle istituzioni scolastiche della provincia, degli artigiani associati a CNA, degli enti locali e della Banca della Maremma, ha già dato vita a pubblicazioni di livello nazionale e ha consentito a CNA di sviluppare ulteriori progetti basati sugli stessi metodi e strumenti di Next Level. Ora, nel momento più acuto della crisi, in un momento in cui la scuola ha bisogno del sostegno di tutti, è necessario fermarsi per fare un bi- solo come supporto alla scelta durante le fasi di transizione, ma come allenamento delle competenze necessarie a gestire le scelte e le loro conseguenze. Il metodo narrativo si è rivelato il più adatto a lancio e individuare nuove strade per aiutare i docenti e gli studenti a dare un senso al loro percorso di insegnamento e di apprendimento. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 17 NEXT LEVEL Ecco come si è articolata la Giornata dedicata a Next Level La mattinata è stata aperta (nella Sala del Consiglio comunale) dall’intervento di Renzo Alessandri, direttore CNA Grosseto e dalla presentazione dei risultati del progetto coordinato da Fabio Petri. A seguire, gli interventi del professor Luigi Sebastiani (dirigente scolastico provinciale), dell’assessore Giovanna Stellini, di Simone Giusti (Associazione l’Altra Città). Ha partecipato all’incontro, insieme agli studenti, docenti e mentori che hanno animato il progetto, il presidente della CNA Riccardo Breda che salutando i presenti ha concluso la mattinata. Nel pomeriggio, nella sede della CNA, in via Birmania 96, seminario di studio sulle politiche e le pratiche di orientamento e di alternanza scuola lavoro. Dopo l’intervento di apertura di Renzo Alessandri (“Il bilancio di un progetto di orientamento”), hanno preso la parola Andrea Caldelli e Simone Giusti (referenti scientifici del progetto Next Level) con “Metodi e strumenti per l’orientamento formativo e per l’alternanza scuola-lavoro”, Maria Chiara Montomoli (dirigente del settore Istruzione e Educazione della Regione Toscana) con “Le politiche regionali per l’alternanza scuolalavoro e per l’orientamento”. A conclusione dell’impegnativa giornata, nella Sala Conferenze dell’Associazione, si è celebrata la conclusione del progetto “Botteghe di mestiere”: un cononto, uno scambio di idee e di impressioni tra tutti coloro (titolari delle aziende, tutor e tirocinanti) che hanno concorso alla realizzazione dei tirocini nelle aziende aderenti al secondo ciclo della “Bottega grossetana delle costruzioni”. Un’occasione per conontare le impressioni e tirare le somme di un’esperienza iniziata ad aprile e conclusa il 20 ottobre, che ha coinvolto sei aziende, ha attivato sette tirocini formativi (sei dei quali sono giunti conclusione) e ha concretizzato, nonostante un ciclo economico tutt’altro che favorevole, almeno tre assunzioni. Il primo ciclo, a sua volta, aveva coinvolto dieci aziende, attivato dieci tirocini (otto dei quali conclusi) e realizzato altre tre assunzioni. Nell'occasione sono stati consegnati ai tirocinanti che hanno portato a termine il loro percorso gli attestati di partecipazione. “Il bilancio di un’esperienza e le prospettive per il futuro” CNA Grosseto “Il progetto NextLevel – ha spiegato Maria Chiara Montomoli – è coerente con le intenzioni e con le modalità operative dell’orientamento e dell’alternanza scuola lavoro, le due attività fondamentali con cui il sistema dell’istruzione sta cercando di allinearsi ai bisogni delle persone e della società. La Regione Toscana si sta adoperando per dare il giusto rilievo a queste attività, sia in sede di conferenza Stato Regioni, sia nel suo Piano operativo regionale che attua gli indirizzi e le politiche dell’Unione europea e del suo Fondo sociale Europeo (Fse). Vista la presenza di rappresentanti di diversi soggetti istituzionali (Provincia, Comune, Società della salute, Ufficio scolastico provinciale, istituzioni scolastiche, Polo universitario grossetano), il dibattito si è concentrato sul tema della “comunità orientativa educante”, un’idea che nasce dalle Linee guida nazionali per l’apprendimento permanente e che qui a Grosseto trova una delle sue realizzazioni proprio nel progetto NextLevel, a partire dal quale CNA ha lanciato l’idea di costruire un sistema integrato dell’orientamento, nel quale ciascuna istituzione mette a disposizione le risorse di cui dispone e interagisce con le altre in modo coordinato”. 17 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 18 NEXT LEVEL GLI INTERVENTI… Fabrizio Boldrini - Coeso “Si è portati a pensare che un ente strumentale come il Coeso Società della Salute, che eroga servizi socio assistenziali destinati a soggetti individuati e classificabili grazie alle normative (anziani non autosufficienti, disabili, minori in difficoltà) sia poco interessato alle questioni della formazione, dell'acquisizione di competenze specifiche. In realtà non è così: dati epidemiologici dimostrano che la relazione tra malattia e altri fattori socio-economici, come l'istruzione, è molto stretta. Malattia intesa come disagio e difficoltà di vivere che produce marginalità sociale e spesso, quindi, patologia biologica. C'è una correlazione forte tra la “speranza di vita alla nascita”, ovvero quell'indicatore che definisce il numero medio degli anni di vita che ci si aspetta possa avere una persona, e un basso livello di istruzione e a un più alto indice di deprivazione. Questo avviene perché un livello di istruzione più alto si associa molto spesso a comportamenti più sani e consapevoli e, di contro, scarse possibilità economiche si associano ad abitudini più dannose per la salute. Negli ultimi anni, i nuovi utenti che si avvicinano al servizio sociale ci parlano di come la crisi economica abbia prodotto “malattia”. Perché senza prospettive occupazionali, che spesso si legano anche a un ruolo sociale definito che produce riconoscimento degli altri e proprio, ci si nutre peggio, ad esempio, si tende ad emarginarsi, trascurando le relazioni sociali, e si assumono comportamenti sbagliati, che spesso hanno una valenza consolatoria (come bere e fumare), ma che determinano a lungo andare gravi patologie. Esempio di queste pericolose derive sono le molte storie di persone anziane sole, che quando vivono ai margini della società hanno più probabilità di precipitare bruscamente nella non autosufficienza. Ma ne è esempio anche la condizione di molti giovani, che vivono emarginati e pur non avendo patologie cliniche, si ritrovano ad attuare comportamenti e ad adottare stili di vita che nel prossimo futuro ne faranno degli adulti malati. Ecco perché l'interesse della Società della salute per la formazione e la qualificazione professionale non è affatto marginale. Dobbiamo tutti insieme (enti, altre istituzioni, terzo settore, privati) riflettere diversamente sulle proposte formative da fare, soprat- 18 tutto ai giovani. Valorizzando, ad esempio, l'alternanza delle esperienze, permettendo a un giovane non occupato di provare le sue capacità nel corso di uno stage o di un tirocinio formativo, di seguire un corso di formazione professionale, di partecipare a un bando per il servizio civile, piuttosto che al progetto della Regione Toscana Giovani Sì. Dobbiamo rendere più stretta la relazione tra scuola e impresa, definendo una programmazione condivisa. L'obiettivo, da perseguire appunto tutti insieme, deve essere quello di mettere a disposizione un pacchetto di alternative, che possano essere anche percorribili tutte, per rendere i nostri giovani istruiti, formati, presenti nella società con un ruolo definito”. Simone Giusti - L’Altra città “L’orientamento, già a partire dalla circolare ministeriale 43 del 2009, è inteso come un processo centrato sulla persona, mirato a far maturare un metodo per l’auto-orientamento, a sviluppare competenze orientative e una progettualità personale. È superata l’ottica di orientamento informativo relegato all’ultimo anno delle scuole superiori a favore di una dimensione trasversale e continua dell’orientamento, che attraversa ugualmente tutte le discipline a partire dalla scuola primaria. Tuttavia, l’orientamento sembra rimanere, per cittadini e decisori, un’attività mirata a supportare la ricerca del lavoro e la transizione da un ordine all’altro di scuola o dalla scuola alla formazione e all’università. Allo scopo di creare un sistema integrato dell’orientamento occorre un cambiamento, anche radicale, sia delle metodologie didattiche e valutative utilizzate nelle Istituzioni scolastiche, sia dei metodi di erogazione dei servizi di orientamento di competenza regionale. Per questo è fondamentale mettere insieme le forze e continuare a dibattere, anche attraverso seminari come questo e con progetti pilota come Next Level”. Andrea Caldelli - Società PhP “Per la scuola italiana, l’alternanza sta diventando uno strumento didattico fondamentale per far acquisire ai più giovani una cultura del lavoro nella sua accezione più ampia e le competenze trasversali utili per l’inserimento in tutti i contesti di vita. Ma ci sono delle criticità di cui tener conto. Intanto, non è realistico pensare che tutti gli studenti, anche solo del triennio finale, possano essere inseriti per 200 ore in stage; è auspicabile che venga proficuamente valutato in questo monte ore anche il momento in cui il mondo del lavoro entra a scuola e affianca i docenti in altre attività. Inoltre, considerato il numero di studenti coinvolti e le difficoltà burocratiche per l’attivazione delle esperienze (si calcola che per attivare un singolo stage sono necessarie dalle sei alle otto ore di lavoro di un docente), non è pensabile che tutto sia affidato ai tutor scolastici il cui compito più importante risiede nel sostegno agli studenti per dare senso alle esperienze e trasformarle in una riflessione sulle competenze che in quelle esperienze sono sviluppate. Se l’alternanza è una priorità occorre stanziare risorse adeguate e, inoltre, è necessario che le scuole riescano a coinvolgere in modo attivo l’intera comunità locale.” CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 19 RETE IMPRESE RETE IMPRESE GROSSETO SI RINNOVA Nominati presidente e direttore dell’Associazione nata nel 2009 Erano i primi giorni del novembre 2009 quando, nella sede della Confesercenti, Claudio Chiti, all’epoca presidente provinciale di Ascom Confcommercio, e il direttore della CNA, Renzo Alessandri, furono chiamati a ricoprire, rispettivamente, la carica di presidente e direttore di un’“associazione” che, al tempo, si chiamava Impresa Insieme, ma che sarebbe diventata, pochi mesi dopo, Rete Imprese Grosseto. Un anno dopo, Chiti e Alessandri furono sostituiti da Lucheroni e Ciani che, a loro volta, videro succedere Fusini e Regina. A concludere la turnazione, Michela Hublitz e Gloria Faragli. Con l’inizio del nuovo anno si ricomincia. Confcommercio e CNA, per la seconda volta, saranno chiamate ad aprire il “secondo giro” esprimendo con Carla Palmieri il presidente e con Renzo Alessandri il direttore di turno. Un “secondo giro”, peraltro, che si apre in un contesto economico e sociale pro- fondamente diverso da quello di cinque anni fa. Nel 2009, infatti, si intravedevano appena i segni di una crisi che ha avuto effetti devastanti. Una crisi (si pensava) di natura finanziaria che forse non sarebbe riuscita a valil’Oceano. care Purtroppo non è stato così: la crisi è arrivata in Europa e soprattutto in Italia. E’ proprio l’Italia che ha subito e ancora subisce gli effetti più deva- stanti.In tale contesto, il ruolo di un soggetto nato local- mente come Impresa Insieme, poi evoluto nel network nazionale di Rete Imprese, assume un’estrema importanza. La scelta che ha visto quattro Associazioni unirsi (addirittura prima della crisi), a difesa delle aziende rappresentate, assume, oggi, una valenza ancora più importante. Nella situazione attuale, infatti, nessuno potrebbe bastare a se stesso. Sulla base di questa convinzione, i vertici associativi locali hanno accompagnato la conferma dell’alleanza alla rivisitazione delle “regole d’ingaggio”, precisando e definendo, con maggiore puntualità, sia le modalità operative che i comportamenti. Il Consiglio direttivo, espletate le procedure di rinnovo, ha preso in esame la situazione economica locale, individuando l’accesso al credito, i tributi comunali e l’abusivismo come le priorità su cui, nel primo semestre 2015, Rete Imprese Grosseto dovrà concentrare la propria attenzione. I nuovi rappresentanti di Rete Imprese Grosseto La Direzione della CNA ha eletto i nuovi rappresentanti dell’Associazione all’interno del Consiglio direttivo di Rete Imprese Grosseto. Riccardo Breda, presidente in carica, ha preso il posto di Gabriele Fusini. Elfio Bruni, Daniela Morosini, Roberto Nocciolini, Luciano Tortelli e Stefano Zanelli (che hanno fatto parte del Consiglio direttivo dal 2009 ad oggi) sono stati sostituiti da Nevio Bernardini, Massimiliano Di Rosa, Andrea Pagliuchi, Mauro Sellari e Cristiano Vadi). 19 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 20 IMPIANTISTI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE: ARRIVANO NUOVE NORME Centoventi termotecnici in CNA per approfondire insieme i contenuti delle nuove leggi 20 Oltre 120 termotecnici si sono ritrovati in CNA per approfondire ulteriormente i contenuti del dpr 74 del 2013 e dei nuovi documenti introdotti con il decreto del 10 febbraio 2014. Non era il primo incontro su questo tema, ma la pubblicazione di alcuni chiarimenti da parte del Ministero dello Sviluppo economico e l'entrata in vigore del decreto hanno portato l'Unione Installazione Impianti a tornarci sopra. La relazione introduttiva ha affrontato i molti argomenti che dal 15 ottobre sono diventati "pane quotidiano" degli impiantisti, dei manutentori e dei verificatori, cominciando dalla nuova definizione di impianto termico, oggi specificata in modo chiaro dalla legge 90 del 2013. Successivamente sono state individuate le varie tipologie La Regione Toscana sull’applicazione del dpr 74 del 2013 La Regione Toscana ha fatto circolare una bozza di regolamento che impartirà le disposizioni in merito all'esercizio, al controllo, alla manutenzione e alle ispezioni degli impianti termici. Il regolamento una volta approvato permetterà, seppur con qualche mese di ritardo, la corretta applicazione del dpr 74 del 2013 anche in Toscana. La Regione si è impegnata ad aprire un tavolo di cononto sui contenuti del regolamento con tutti i soggetti interessati, con l'intento di approvare, entro la fine dell'anno, un documento condiviso. Fra le novità più significative rispetto ai documenti introdotti dal decreto 10 Febbraio 2014 ci sono le modifiche e le integrazioni apportate al nuovo libretto d'impianto per la climatizzazione e l’introduzione di un ulteriore rapporto di efficienza energetica dedicato ai gruppi termici a biomassa. La CNA ha provveduto ad inviare alle proprie imprese del settore la bozza di regolamento e gli altri documenti allegati per raccogliere pareri e proposte di modifica da portare al tavolo di cononto con la Regione. Le novità in discussione consigliano di procedere all'applicazione del dpr 74 del 2013 in via sperimentale, così come consigliato dagli stessi Enti di verifica sul territorio. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 21 IMPIANTISTI di responsabile dell'impianto termico, insieme agli adempimenti e alle responsabilità che essi hanno. E' stato approfondito il tema dei controlli e delle manutenzioni ordinarie degli impianti ed è stato ribadito che tali operazioni e la loro cadenza devono essere prescritte dall'installatore dell'impianto stesso con la consegna del libretto d'uso e manutenzione. In alternativa, devono essere prescritte dal manutentore, tenendo conto delle istruzioni fornite dal fabbricante dei singoli apparecchi e componenti. La circolare del Mise sul tema dei controlli e delle manutenzioni è stata molto utile per chiarire le incomprensioni che, nel recente passato, ci sono state con le Associazioni dei consumatori, ma non è stata ugualmente esauriente sul tipo di documenti che devono essere usati per " registrare " quelle operazioni. Di seguito è stata fatta un'ampia panoramica sul nuovo libretto d'impianto per la climatizzazione e sono state date dettagliate indicazioni su quando, come e da chi deve essere compilato.La stessa attenzione è stata riservata ai moduli per i controlli di efficienza energetica, un’ operazione che deve essere fatta quando ci sono impianti di climatizzazione invernale di potenza termica utile nominale maggiore di 10 kW e sugli impianti di climatizzazione estiva di potenza termica utile nominale maggiore di 12 kW; con l'esclusione degli impianti alimentati esclusivamente con fonti rinnovabili. Anche in questo caso sono state definite quelle che sono le operazioni da fare e le occasioni nelle quali tali operazioni devono essere fatte. Infine, è stato affrontato il tema del trattamento dell'acqua negli impianti di climatizzazione, un adempimento obbligatorio dal 2009 che però, fino ad oggi, è stato quasi completamente ignorato. Dopo la relazione introduttiva, è stato lasciato ampio spazio alle molte domande dei presenti, alle quali ha risposto Guido Pesaro, coordinatore nazionale dell'Unione. Relazione ed interventi hanno, a più riprese, evocato un "convitato di pietra" che era la Regione Toscana, l'ente che ha l'obbligo di recepire il dpr 74 del 2013, sovrintendere alla sua applicazione e anche di apportarvi eventuali modifiche. Nei mesi intercorsi fra l'approvazione del dpr 74 del 2013 e la sua entrata in vigore, la Regione Toscana non si è preparata minimamente per questo appuntamento, non ha recepito le norme nazionali, non ha informato i cittadini sui nuovi adempimenti, non ha dato vita al catasto unico, non ha stabilito le cadenze degli invii telematici dei controlli di efficienza energetica, non si è dotata di un sistema telematico di trasmissione ed archiviazione dei dati, non si è confrontata con gli enti territoriali sulle procedure di verifica e sui risultati che devono essere ottenuti. Queste inadempienze mettono le imprese che fanno installazione e manutenzione agli impianti di climatizzazione nell'impossibilità di rispondere in modo corretto a quanto previsto dalla legge. Per questo motivo, di concerto con gli Enti di verifica sul territorio, è stato deciso di avviare una fase di sperimentazione che durerà fino a quando non ci saranno disposizioni più certe da parte della Regione Toscana. Sul sito Internet della CNA è presente una sezione che contiene tutti gli approfondimenti sul tema trattato. 21 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 22 INIZIATIVE CNA PENSIONATI SEMPRE PRESENTE CON NUOVE INIZIATIVE: UN CONVEGNO SUL TEMA DELL’ORTOPEDIA E DELL’OSTEOPOROSI Una relazione del dottor Francesco Bozzi su “Dolore inutile: emergenza medica, sanitaria e sociale” Un incontro sul tema “ortopedia e osteoporosi”: questa l’iniziativa organizzata dalla CNA Pensionati di Grosseto, nella Sala conferenze della sede dell’Associazione, sabato 15 novembre. Relatore dell'incontro, aperto a tutti i pensionati, è stato il dottor Francesco Bozzi, dirigente medico di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Misericordia di Grosseto. Bozzi, in questa occasione, ha affrontato il tema del “Dolore inutile: emergenza medica, sanitaria e sociale”. Sono state numerose le domande dei presenti, al termine dell’esposizione della relazione: i temi relativi all’ortopedia e all’ osteoporosi, insieme alle terapie lenitive del dolore, sono sicuramente di grande interesse tra le persone della terza età. Al termine dei lavori, i partecipanti hanno concluso la giornata con una cena. Questa iniziativa ha costituito una sorta di prova generale della festa annuale che CNA Pensionati ha organizzato domenica 14 dicembre. Un’occasione per fare il punto sui problemi che, in un momento come questo, affliggono il “pianeta” pensionati,ma anche l’occasione per scambiarsi gli auguri di Natale. Nel 2013 la festa dei pensionati ha raccolto circa 220 adesioni. Quest’anno tale numero di adesioni è stato ampiamente superato. LE ASSOCIAZIONI DI ARTIGIANATO E COMMERCIO, CGIL, CISL E UIL INCONTRANO IL VESCOVO A Orbetello, alla Parrocchia San Paolo della Croce di Neghelli , un’analisi della situazione economica 22 Alla Parrocchia San Paolo della Croce di Neghelli, a Orbetello, venerdì 28 novembre, monsignor Guglielmo Borghetti, nell’ambito della visita Pastorale che si svolge ogni cinque anni, ha incontrato i rappresentanti delle Associazioni dell’artigianato e del commercio (CNA, Confartigianato, Confesercenti e Ascom) insieme a quelli di Cgil, Cisl e Uil. Nell’ambito dell’incontro, monsignor Borghetti si è informato sulla situazione economica e sulle ricadute che, anche in termini di tenuta sociale, la crisi riversa sulla provincia di Grosseto in generale e sui comuni della sua Diocesi in particolare. Monsignor Borghetti ha invitato i presenti ad avere fiducia nel futuro e ad aiutare i soggetti più deboli e le famiglie disagiate. Per la CNA ha partecipato all’incontro il coordinatore del Patronato Epasa, Massimiliano Giudici. CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 23 CNA_DICEMBRE_Layout 1 24/12/2014 09:40 Pagina 24