È
Magazine
escrivere.com
La rivista
del forum!
Numero 1 – Dicembre 2014
In questo numero:
Consigli agli scrittori – Recensioni – Nuove uscite – Speciale Lucca
Comics & Games – Racconti natalizi – Intervista a Italo Bonera –
Ricette delle feste – Idee regalo: un libro sotto l'albero e tanto altro
Editoriale
È con grande piacere che vi presentiamo il primo numero della rivista È Magazine. Dopo un Halloween dedicato
all'horror, questa volta abbiamo voluto
regalarvi una rivista che vi accompagni
durante le feste natalizie.
Da quando abbiamo pubblicato il numero zero sono successe tante cose.
Ecco a voi alcuni aggiornamenti.
Abbiamo indetto due giveaway. Il primo, quello su “Vite sospese”, di Alessia
Litta, edito Triskell Edizioni, sì è concluso
e ha visto vincitrice Viola Killerqueen.
Congratulazioni di nuovo!
Il secondo, quello indetto per festeggiare con tutti voi la crescita della nostra
pagina Facebook, è ancora in corso. Vi
ricordiamo che in palio ci sono ben tre
premi e che partecipare è davvero semplicissimo! Per farlo, vi basta seguire
questo link.
È scrivere sta inoltre partecipando a
due blog tour. Uno dedicato a
“Vite sospese”, di Alessia Litta, l'altro a
“Rebirth – I Tredici Giorni”, di Alessia
Coppola, edito Dunwich Edizioni. Seguiteci, anche qui si possono vincere bei libri!
Proseguono i nostri Servizi Editoriali.
I prezzi sono in offerta fino al 31 dicembre, ma tenetevi forte: fra qualche
giorno, poco prima di Natale, vi faremo
una sorpresa davvero generosa a cui
non potrete dire di no. Vi avviso già da
ora: dovrete essere veloci!
Last but not least, il nostro concorso
Creep Advisor è ancora in corso! In questo numero troverete il bando completo.
Partecipate!
Stiamo lavorando ad altre sorprese, ma
per ora preferisco tenervi un po' sulle
spine.
Quello che posso svelarvi è ciò che
troverete in questo numero.
Pag.
Troverete, come è giusto che sia, consigli per gli scrittori tratti dal nostro PPS
(Prontuario per il Perfetto Scrittore) oltre
a un'interessantissima intervista a Italo
Bonera e a un resoconto sul Lucca Comics & Games di quest'anno. Ma non è
tutto qui, come potrebbe? Vi aspettano
recensioni di libri e di album musicali,
racconti a tema natalizio, un dossier dedicato al Natale Disney e tanto tanto altro!
Non vi resta che continuare a sfogliare
le pagine di È Magazine!
Silver
È Magazine - Rivista digitale
Pubblicazione aperiodica – n.1, dicembre 2014
Redazione: Luna, Silver, Nerina
Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna
Progetto di copertina: Luna
Immagine di copertina: illustrazione da “Good Cheer
Stories Every Child Should Know” del 1915. Editore: Asa
Don Dickinson, illustratore sconosciuto
Hanno scritto per noi: Silver, Nerina, Luna, Bee,
Guerino Di Mattia, Willy, Jonfen, Ariendil, Irene
Quintavalle, Roberto Ciardiello.
Hanno collaborato: Cosima e Lady Lightmoon di
Romanticamente Fantasy
Foto a tema: Visionnaire
Redazione escrivere.com
Per mettervi in contatto con noi, vi basta inviare una
mail all'indirizzo: [email protected] oppure compilare il
form di contatto che trovate sul nostro sito.
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Sommario
Pag. 2
Editoriale
Pag. 4
Scatoloni in soffitta
I nostri consigli agli scrittori
Pag. 10
Il freddo che scalda il cuore:
Recensione dell'album “50 Words For Snow”
Pag. 12
Dossier - Lucca Comics & Games
Il resoconto di chi ci è stato
Pag. 16
Creep Advisor
Il bando completo e le informazioni per
partecipare
Pag. 17
Racconti a tema
Il Natale secondo noi
Pag. 21
Recensioni
I libri da far trovare sotto l'albero
Pag. 25
Intervista a Italo Bonera:
Autore Gargoyle e finalista al premio Urania
Pag. 27
Dossier – Natale Disney
La tradizione che non sapevate di avere
Pag. 29
Ricette delle feste:
I Befanini
Pag. 30
Novità letterarie
Pag. 34
Offerte: regala un libro!
Pag. 37
Credits
Pag.
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Prontuario Per il Perfetto Scrittore: orrori
da evitare
INFODUMP
La traduzione del termine già aiuta a
capire perché andrebbe evitato: ammasso di informazioni.
Più semplicemente, è quella cosa
che si tende a fare quando si vogliono
dare specifiche informazioni al lettore
ma non si è capaci o non si ha voglia di
gestirle durante tutto l’arco della storia.
Allora si ammassano in un solo punto,
tutte insieme, una cosa lunga e illeggibile che in gergo molti chiamano spiegone (termine più immediato, dà già
un’idea di qualcosa di noioso, inutile,
pesante da leggere).
Esempio: un certo Marco, quarantenne frustrato, rimprovera Giorgio, collega che gli sta particolarmente sulle
scatole.
Lo scrivo così:
Quel giorno Marco si sentiva più
nervoso del solito. Dalla finestra aveva
visto grigie nuvole minacciose di pioggia e questo gli aveva ricordato quel
giorno di tanti anni prima in cui Clara,
la sua adorata Clara, l’aveva tradito
con Giorgio proprio in quella casa, lì sul
divano che ora Marco cercava di non
guardare. Lui e Clara avevano vissuto
insieme per dieci anni, lunghi anni di
gioie e complicità che pareva non
avrebbero mai dovuto aver fine, ma lei
aveva distrutto tutto, cedendo a una
passione fugace e incontrollata per il
collega del marito, più giovane e sicuramente più attraente. Marco finì il caffè e uscì di casa, preparandosi a percorrere i pochi chilometri che lo separavano dall’ufficio sulla sua vecchia
auto, dono del nonno, che poco prima
di morire gli aveva lasciato la
macchina e qualche buon consiglio
sulle donne. Consigli che Marco, per
sua sfortuna, non aveva seguito. Giunto che fu in ufficio, si ritrovò davanti
proprio Giorgio, quel ragazzino che
aveva preso sotto la sua ala protettrice,
Pag.
Scatoloni
in soffitta
che aveva istruito e guidato nei primi
mesi di apprendistato, a cui aveva fatto
da mentore e amico allo stesso tempo.
Proprio Giorgio, che l’aveva ripagato
portandosi via la sua Clara. Marco lo
guardò dritto in faccia e, con uno
sguardo sprezzante, gli disse di
sistemarsi la cravatta, perché sembrava
un barbone.
Far dire a un personaggio qualcosa
che non direbbe mai, solo perché in
quel punto della storia dovete buttare
dentro un’informazione, è pigrizia.
Reazione del lettore: coma profondo.
Nota: porto l’esempio di un dialogo
vero e proprio, ma valgono anche quegli espedienti che si rifanno al dialogo:
mail che riassumono le ultime 100 pagine di avvenimenti, messaggi in segreteria che spiegano come mai un personaggio agisce in un certo modo,
messaggini sul cellulare che svelano
emozioni fino a quel momento mai descritte, verbali di polizia che smascherano gli errori condotti durante l’indagine, eccetera.
Come evitarlo: creare prima delle
scene in cui Marco assiste il nonno morente, vive felice con Clara, aiuta Giorgio
al lavoro, scopre Giorgio con Clara.
Così da arrivare poi al punto incriminato e scrivere solo:
“Marco era più nervoso del solito, forse perché pioveva come il giorno in cui
scoprì Giorgio e Clara. Non appena entrò
in ufficio si ritrovò faccia a faccia proprio
con Giorgio, lasciò che il nervosismo venisse a galla e lo rimproverò per la cravatta storta anche se quella era perfettamente dritta”.
Un’altra occasione in cui si tende a
inciampare nell’infodump senza accorgersene è quando si scrivono i dialoghi.
Anche in questo caso, si tenta di dare
al lettore informazioni importanti, ma lo si
fa attraverso personaggi che quelle informazioni le hanno già, e che quindi non
le ripeterebbero.
Scena di prima, Marco e Giorgio si incontrano davanti all’ascensore.
“Buongiorno, Marco”
“Buongiorno, carogna”
“Scusami, cosa hai detto?”
“Ho detto che sei una carogna, perché
lo sai benissimo che ti odio. Come hai
potuto andare a letto con mia moglie
quel giorno piovoso di tre anni fa nonostante io ti trattassi come un figlio e ti aiutassi a farti un nome qui in ufficio?”
Non regge, e si vede subito che non
regge.
Voi non incrociate un amico per strada
e lo salutate dicendo “ciao, amico
carissimo che quando eravamo alle
elementari mi ha regalato un biscotto”,
perché ve lo ricordate entrambi e non ve
lo dite ogni volta che vi vedete.
Come evitarlo: anche qui, bisogna
aver dato prima le informazioni necessarie, così che il dialogo risulti naturale
e non forzato.
E valgono anche i pensieri di un personaggio: “Marco pensò che Giorgio,
che gli aveva rubato la moglie nonostante lui l’avesse trattato come un figlio e lo aveva fatto cornuto proprio sul
divano di pelle del salotto, fosse un bastardo”, è un palese infodump.
La rogna più grande dell’infodump è
che si può annidare anche in frasi brevissime.
In questi casi, più che di ammasso
di informazioni, si tratta di eccesso di
informazioni.
Ovvero tutti quegli aggettivi e avverbi
che riportano ciò che il personaggio sa
già e non ripeterebbe, o che non descriverebbe in quel modo perché la sua
attenzione è focalizzata altrove.
“Mi persi nei suoi splendidi occhi
neri” (sa già che sono neri, perché ripeterlo in quel momento?);
“La porta cigolante dietro cui si nascondeva l’assassino” (ha paura di morire, cosa gliene frega se la porta cigola
o no?”
“Quel giorno indimenticabile che
ogni anno festeggio” (se lo festeggia è
ovvio che se ne ricorda); eccetera, gli
esempi potrebbero essere milioni.
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Fratelli dello stereotipo sono il pregiudizio: i neri giocano bene a basket,
i russi sono comunisti, le donne sono
isteriche, i rocker sono drogati, i francesi non si lavano, i giovani non hanno
ideali…
E le frasi fatte: la medicina fa più effetto se è amara, se vuoi fare carriera
devi conoscere qualcuno, non ci sono
più le mezze stagioni…
Mettendo insieme stereotipi culturali,
personaggi stereotipati, qualche frase
fatta e una buona dose di pigrizia, ecco
che nascono i cliché letterari.
Personaggi tutti simili, che fanno
cose che ci si aspetta facciano in base
alla banale caratterizzazione datagli,
seguendo schemi sempre uguali.
Essendo l’infodump tanto subdolo e
sempre in agguato, come capire se lo
si fa o no? Come distinguere uno spiegone da una spiegazione (spesso indispensabile)?
– L’infodump spezza il ritmo. Non si
inserisce fluidamente nella storia,
amalgamandosi con il resto, ma fa un
saltino.
Se, rileggendo il vostro testo, notate
un punto in cui vorreste giungere “al
dunque” ma c’è della roba da leggere
prima di arrivarci… molto probabilmente quello è un infodump, e lo stesso effetto che fa a voi lo farà agli altri.
– L’infodump non spiega davvero.
Riassume in poche righe qualcosa
che andava detto più ampiamente, o
ripete cose già dette che potevo dire
meglio se volevo che rimanessero impresse nella mente del lettore.
– L’infodump non serve.
Se togliendo alcune informazioni, alcuni aggettivi o alcuni avverbi, la trama
si capisce lo stesso… beh, toglieteli!
– L’infodump è comodo. E questo
penso sia l’unico modo davvero valido
per capire se lo si usa o no.
Pag.
Se volete dire una cosa importante e
ve la cavate con tre righe inserite non
importa dove; se volete affrontare un
concetto chiave e lo piazzate là dove vi
serve che venga fuori, senza versare
una sola goccia di sudore perché si incastri alla perfezione con le altre cose scritte… ecco, molto probabilmente è un infodump ed è brutto da leggere.
Per cercare di evitarlo mostrate la vostra storia poco a poco, attraverso piccole scene importanti, usando i personaggi
e le loro azioni come bussola. Dovrebbe
funzionare.
STEREOTIPI E CLICHÈ LETTERARI
Il bellone è ricco. Il cattivo cerca
vendetta (di solito sul bellone). L’amico
del protagonista fa cose molto sciocche che ostacolano il protagonista. Il
saggio anziano istruisce qualcuno e poi
sparisce dalla storia. Il mezzo di trasporto ha qualcosa che gli altri mezzi di
trasporto non hanno. La mamma è
iperprotettiva. Il marito lavora troppo.
La babysitter è meglio della mamma
ma in realtà è pazza. Il professore insegna agli studenti il vero senso della
vita senza nemmeno aprire i libri. Il detective va a controllare proprio nel punto dove c’è un indizio che gli altri non
hanno visto.
Continuo?
I cliché sono ovunque, perché sono
facili da scrivere.
Stereotipo: dal greco, immagine rigida.
Ovvero un modo di vedere cose, persone e avvenimenti secondo schemi
sempre uguali, attraverso caratteristiche
attribuite convenzionalmente e spesso
semplicistiche e generalizzate.
Il caminetto acceso a Natale, il vicolo
buio e puzzolente, il re saggio e generoso, l’italiano che mangia la pizza, il traffico bloccato quando uno ha fretta...
Non serve ragionare sul perché o il
percome il direttore/il poliziotto/il marito
violento/il bambino che attacca i barattoli ai gatti è una carogna, lo è perché
di solito lo è.
Più una cosa assomiglia a qualcosa
di già visto o già sentito, più la classifichiamo con facilità. Più la classifichiamo, più facilmente la riconosciamo.
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Ed ecco che non serve spiegare a
un lettore perché mai il direttore
dell’azienda è una carogna, lo sanno
tutti che un direttore lo è nove volte su
dieci, posso scrivere anch’io di un direttore carogna senza pormi il problema.
Il problema però c’è, ed è che i personaggi e le ambientazioni, se seguono il facile schema “riconosco ciò che
conosco”, sono – per l’appunto – prevedibili.
Ci si aspetta che un direttore sia carogna, che la dolce fanciulla sposi il
bellone, che il cattivo spieghi il suo piano malvagio poco prima di morire, che
l’anziano dica qualcosa di saggio, eccetera. Quindi una trama che segue
questi prevedibili cliché è noiosa.
Come evitarli:
1) caratterizzare i personaggi in
modo completo, verosimile, realistico.
Così, anche se seguiranno un cliché, almeno lo faranno per dei motivi
plausibili.
Il bellone potrà anche essere ricco,
ma invece di aver ereditato i milioni dal
babbo, perché non farlo inventore della
scarpa con il contapassi incorporato?
Così facendo la ricchezza rimane, ma
si può aggiungere inventiva, spirito di
osservazione, furbizia e pochi scrupoli
negli affari ad un personaggio che altrimenti sarebbe solo un piatto, banale
e clichéttoso bellone qualsiasi.
Il cattivo è cattivo, e non ci piove.
Deve essere cattivo. Ma è proprio necessario che sia di una bruttezza inguardabile, con deformità, ustioni, cicatrici e simili, o che al contrario sia bello
e tenebroso tanto che le donne gli cascano ai piedi anche se è cattivo?
Non può essere un ragioniere, con
la pancetta ma ancora tutti i capelli, un
bel sorriso ma un neo sul mento, una
persona banalissima? Se quel ragioniere banalissimo ha in casa una bomba atomica e vuole farla esplodere in
centro, è cattivo lo stesso.
Se descrivo un ragioniere banalissimo a cui da piccolo il nonno di origine
Pag.
Scatoloni
in soffitta
giapponese racconta i giorni di Hiroshima e che rimane traumatizzato a vita,
che poi da grande va a lavorare sotto un
capo americano che lo tratta male, e
metto in relazione queste due cose per
fagli progettare il piano folle di vendicare
i suoi avi e nuclearizzare gli USA… ho lo
stesso qualche cliché, ma almeno ho
creato una base verosimile su cui poggiarli e si notano meno rispetto, ad
esempio, al cattivo psicotico a cui l’eroe
ha ucciso per sbaglio la fidanzata.
2) caratterizzare i personaggi in modo
del tutto inaspettato e non scontato.
Il bellone ha tendenze suicide e il giorno prima delle nozze sparisce misteriosamente.
Il detective geniale non ne imbrocca
una e il caso lo risolve la signora delle
pulizie.
La bella protagonista contesa tra due
belloni impeccabili molla tutti e due e va
a fare la genetista molecolare su una
piattaforma spaziale.
L’anziano tutore ha l’alzheimer e insegna al suo pupillo una caterva di cose
inutili.
Questi sono esempi messi un po’ per
far sorridere, in realtà basta un dettaglio
– un momento nella vita del personaggio
che incide sul suo carattere, una decisione che ci si aspetta prenda ma che in
realtà non prende, un modo di relazionarsi con gli altri personaggi che non sia
scontato – per liberarsi dalle strette maglie del cliché.
Un trucco abbastanza semplice per
capire se stiamo cadendo in un cliché letterario (o uno stereotipo) è chiedersi: il
pezzo che sto scrivendo l’ho già
letto/visto/sentito da qualche parte?
Il mio personaggio sta facendo come
un altro che non ricordo ma che mi pareva facesse allo stesso modo?
L’albergo che ho descritto non assomiglia a quello che ho visto in quel film?
Questa storia d’amore non sta proseguendo uguale uguale a quel telefilm
strappalacrime che guardava mia zia?
Se vi viene il dubbio, se vi “suona”
come già sentito… probabilmente ci siete
cascati, è un cliché.
Ecco
una
lista
bella
lunga
di
personaggi stereotipati.
Così da farsi un’idea almeno generica di
cosa evitare ad ogni costo.
DEUS EX MACHINA
Ovvero il dio che viene dalla macchina.
Nel teatro greco l’attore che impersonava la divinità veniva imbragato e
agganciato a un sistema di funi e carrucole (il mechanè) in modo da venir
calato dall’alto quando entrava in scena.
L’arrivo del dio dalla macchina coincideva dunque con il momento di svolta
della vicenda, quando l’eroe in difficoltà
invocava l’aiuto degli dei perché lo
traessero d’impaccio.
Al giorno d’oggi questo modo di dire
indica quelle situazioni letterarie in cui
un qualcosa sblocca un punto altrimenti morto. Quando un intervento inaspettato e propizio risolve la situazione.
Il problema sta nel fatto che il deus
ex machina è una risoluzione forzata e
spesso inverosimile.
Per dirla semplice: ogni volta che,
leggendo, ci troviamo davanti una scena che ci fa pensare “toh, che coincidenza” oppure “toh, che fortuna”, siamo di fronte a un deus ex machina.
E infatti non ci suona realistico.
Facciamo un esempio che non lasci
più spazio ai dubbi:
State scrivendo un libro psico-thriller-splatter in cui il normalissimo Marco
scopre che l’amata moglie Clara lo tradisce e inizia a fare una strage di cadaveri girando per la città con una motosega.
Nei primi capitoli avete introdotto il
normalissimo Marco, avete raccontato
della sua monotona vita in ufficio, del
suo amore per Clara, dell’affetto che
prova per il giovane Giorgio, collega
che ha preso sotto la sua ala protettrice. E fin qui, bene.
Poi però qualcosa deve succedere,
Marco deve sorprendere Clara tra le
braccia di Giorgio, o non impazzirà e il
libro diventerà un’altra cosa.
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Facilissimo: un giorno Marco esce
dall’ufficio a metà pomeriggio invece
che alle sette di sera, va a casa e scopre il tradimento. Dà di matto, agguanta la motosega, fa a pezzetti i due e
poi, non soddisfatto, esce in strada e
inizia ad affettare chiunque gli passi
davanti. Ci siamo, no?
No.
Perchè se Marco per ventidue anni
non è mai uscito prima dall’ufficio, questo è un deus ex machina. È un modo
facile, veloce e illogico di far progredire una situazione.
Gli esempi in merito sono milioni,
basta guardare un qualsiasi action-movie o leggere un qualsiasi libro poco
curato per trovarne a bizzeffe.
Il detective si blocca nelle indagini
ma trova proprio la cosa che gli serviva
(toh, che fortuna);
l’eroina in pericolo riceve una telefonata proprio nel momento in cui
l’assassino sta tagliando i fili del telefono e, sentendo cadere a linea, capisce
e scappa (toh, che coincidenza);
il mago di fronte al nemico potentissimo scopre in quell’istante di avere un
potere ancora più potente (toh, che fortunata coincidenza);
l’eroe si butta dalla vetrata e dovrebbe schiantarsi al suolo con un sonoro
SPLAT ma proprio in quel momento
passa un camioncino pieno di sabbia e
lui atterra senza un graffio (eh, ma che
culo spropositato!).
Sono tutti deus ex machina, l’intervento “divino” che sistema le cose. In
questo caso la divinità che fa il miracolo è l’autore.
Come evitarlo:
Costruire le scene, i personaggi, la
trama. Costruire, non imbastire.
Dare delle motivazioni. Fare in modo
che il punto di svolta della narrazione o
la botta di fortuna non arrivino per
caso.
Anticipare – attraverso scene, dialoghi, descrizioni, flashback o quel che si
Pag.
Scatoloni
in soffitta
Nel Prontuario Per il Perfetto Scrittore, o PPPS, inseriremo via via
quei trucchi che rendono migliore la scrittura, rubati un po’ di qua e
un po’ di là tra siti e manuali.
vuole – ciò che verrà dopo, in modo che,
nel momento in cui arriverà, non sembrerà messo lì per sbaglio.
Posso, tornando all’esempio di Marco, caratterizzare il personaggio dandogli
una madre morta giovane a cui lui si sente molto attaccato pur non avendola conosciuta bene. Posso dire che ogni
anno, nel giorno dell’anniversario della
morte della madre, lascia in anticipo
l’ufficio per portare una rosa in cimitero,
anche se tutti gli altri giorni non uscirebbe mai in anticipo, per nessuna ragione.
Per contro, posso caratterizzare Clara
come una donna che disprezza a tal punto il marito da non ricordare nemmeno
quando è morta sua madre. O posso dire
che Marco non ha mai rivelato alla moglie il suo piccolo segreto nonostante la
ami alla follia. Posso dire che negli anni
precedenti Marco, uscito dal cimitero, faceva una passeggiata, ma che quel giorno piove e quindi va direttamente a casa.
E allora sì il fatto che scopra la moglie
con Giorgio non è un deus ex machina,
un intervento divino buttato là solo perché non ho avuto voglia di ragionarci sopra.
È una naturale conseguenza nello
scenario che ho creato. Ed è molto meno
brutto, almeno non fa dire “toh, che coincidenza” a chi mi legge.
Ci sono vari poteri che si possono
dare per sbaglio a un personaggio:
Precognizione: la capacità di prevedere il futuro.
Chiaroveggenza: la capacità di
percepire cose non visibili o lontane nel
tempo o nello spazio.
Telepatia: capacità di comunicare
con il pensiero.
Telecinesi: la capacità di muovere
gli oggetti con il pensiero.
Come evitare questi errori, dato che
li facciamo senza rendercene conto?
Non si può. Li facciamo, appunto,
senza rendercene conto.
Possiamo anche rileggere mille volte
quello che abbiamo scritto, nove volte
su dieci non ce ne accorgeremo lo
stesso.
Ecco il consiglio efficace e inderogabile: trovatevi dei beta-reader! Persone il più possibile diverse tra loro e
che leggano davvero, con attenzione, i
vostri scritti. Quasi sicuramente loro
troveranno i punti in cui qualcosa non
quadra.
PERSONAGGI CON INASPETTATI
POTERI ESP:
ESP: Extra-Sensory Perception, o
Percezione ultrasensoriale.
Ovvero tutti quei poteri che vanno oltre
i cinque sensi e l’ordinario sistema percettivo.
Riunisco sotto questa voce una serie
di errori comuni e sempre in agguato, tutti derivanti dallo stesso problema:
lo scrittore sa già cosa accade nel
corso della storia e spesso – senza
nemmeno accorgersene – muove i suoi
personaggi come se fossero dotati di superpoteri, dimenticando che loro non
hanno le sue stesse informazioni.
Per gli esempi sugli ESP vi rimando
all'argomento sul forum, che viene trattato in maniera più approfondita.
Questa piccola guida è opera di:
Bee
Per altre informazioni e per dare un'occhiata
a tutte le nostre guide alla scrittura, vi consiglio
di andare alla sezione degli Scatoloni in soffitta
sul nostro forum.
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Filastrocca
Collettiva
La notte
dei lustrini
Cade danzando un fiocco di neve
nella notte dei lustrini,
Eolo soffia lieve lieve
sulle gote dei bambini.
Son le stelle a illuminare
orme leggere verso i camini
lunghi e stretti a scivolare,
saran ninnoli o soldatini?
Macchia rossa e allegra in cielo
con in groppa il grande sacco
compare svelta, spruzzata di gelo
salta sui tetti, di punta e di tacco.
Scende le cappe con tanto zelo
che polvere nera ricopre ogni pacco,
la barba bianca coperta da un velo
lascia a chi deve un regalo bislacco.
Sogni di bimbo e armate fatate
giacciono quieti sotto l’abete
e nelle case di bianco velate
scintillano al buio capanne e comete.
Il mondo intero si tende la mano
sopra la terra e ai confini del mare,
mentre le nuvole girano piano
e i cuori smettono di tremare.
Questa filastrocca è nata da un lavoro di gruppo degli utenti
di escrivere.com che hanno inventato un verso alla volta, in
una sorta di catena di S. Antonio molto carina.
Poi è stata rielaborata dai membri dell'È-Team (in particolare
dalla nostra Willy) per uniformarla e renderla più orecchiabile.
Pag.
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Foto a tema di:
Visionnaire
Potete trovare altre
foto sul suo blog
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Recensione
Il freddo che scalda il cuore
Immaginate di essere a bordo di un
vecchio fuoristrada di grossa cilindrata
al confine tra il Canada e l’Alaska. Il
fiume Yukon corre al vostro fianco,
ghiacciato, e la neve è ovunque: sulla
strada, sul bosco ai margini, nel cielo
grigio… sul lunotto dell’auto, dove il
tergicristallo stenta a toglierla. A casa vi
stanno aspettando, ma mancano ancora parecchi chilometri e tra poco farà
buio.
Ecco, siete nello scenario ideale per
godere di questo disco di Kate Bush.
Sette canzoni diluite in quasi settanta minuti bastano per capire di essere
davanti a un viaggio unico, piuttosto
che a una semplice raccolta di canzoni.
Effettivamente già ad avere fra le
mani il cd fisico si ha l’impressione di
possedere un oggetto prezioso, proveniente da un altro mondo, quasi mistico. Un digipack scuro dove un fascio di
luce illumina timidamente un disegno
sul ghiaccio. Una ragazza e un pupazzo di neve che si baciano.
Il titolo del disco prende spunto da
alcune leggende sugli Inuit; più precisamente si dice che questo popolo abbia oltre cinquanta modi di dire la parola “neve”. Questo sta a indicare un
rapporto completamente diverso dal
nostro (occidentale) con il fenomeno
atmosferico.
Kate Bush parte da qui, da una radice quasi tribale, per fare un viaggio intimo, una sorta di danza con questo
elemento ghiacciato.
Album: 50 Words For Snow; Artista: Kate Bush
Etichetta: Fish People; Durata: 7 brani, 65 minuti
Anno: 2011
Il primo brano, “Snowflake”, si apre con
questa frase: “I was born in a cloud”, ed è la
storia di un fiocco di neve e del suo percorso
fino a terra. Cantata dalla voce bianca del
figlio Albert McIntosh, la canzone è retta,
come tutto il disco, dall’onnipresente
pianoforte suonato da Kate. Note larghe e
grandi respiri, suoni perfetti. In questo brano
si percepisce perfettamente il silenzio di una
nevicata che ricopre tutte le cose. Il ritornello
ossessivo dice “Il mondo è così caotico,
continua a cadere e io ti troverò”.
“Lake Tahoe” è una sorta di ghost story,
dove una ragazza riemerge da un lago
ghiacciato e dalla morte chiamando il nome
del suo cane, “Snowflake”, e vagando per
casa a cercarlo. Il brano risulta agghiacciante
per i cori modellati con effetti e per l’intensità
delle
immagini.
Il
fantasma
cerca
insistentemente il cane che non torna, e si
respira una tristezza infinita.
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Recensione
Queste due entità si vedono su un colle mentre
Roma brucia, nel 1942 sono su due fronti diversi, il
9/11 si fanno una foto…
Il brano finisce con un’eterna promessa di non
perdersi mai più.
La title track è il brano musicalmente più mosso, con
un ritmo veramente coinvolgente e una solida trama
sonora. Il testo si riduce alla conta delle “50 parole per
dire neve”. Kate conta da uno a cinquanta e tale
Stephen Fry enuncia nomi fra il serio e il ridicolo.
“Zebranivem, stellatundra, slipperella” sono alcuni
esempi, per arrivare (grazie ai credits) al nome neve in
lingua Klingon!
“Misty” racconta il breve amore tra una donna e un pupazzo di neve. Dalla costruzione meticolosa al ritrovarselo
nel letto sapendo che potrebbe essere un sogno. Dopo un
incontro ravvicinato quasi erotico, il pupazzo inizia a sciogliersi, e così il loro breve amore. Brano poetico che pare
quasi una metafora. Compare per la prima volta la batteria
completa e c’è un’ottima sezione e di archi.
“Wild Man” inizia con una bufera e, se siete ancora in
viaggio in mezzo alla neve, questo brano vi metterà qualche
dubbio sul fatto che lo Yeti sia solo una leggenda. Usato
come singolo di lancio del disco, se così si può chiamare, è
forse il brano più completo a livello musicale; ci sono strofe
e ritornelli, una fornita platea di strumenti e un bel ritmo.
Anche qui Kate pesca a piene mani da elementi tribali,
andando alla ricerca delle tracce (e dei nomi) dell’uomo
delle nevi, dello Yeti, “from the Sherpas of Annapurna to the
Rinpoche of Qinghai”. Talmente ossessivo che alla fine
quasi ci credi all’esistenza di questa creatura.
“Snowed In at Wheeler Street” è la storia di due anime
che si incontrano più volte nel corso dei secoli, sfiorandosi,
riconoscendosi, sperando di stare insieme per poi dimenticarsi ancora. Molto struggente, il brano vede duettare Kate
Bush ed Elton John in due interpretazioni veramente intense.
Chiude questo lavoro “Among Angels”, una piccola perla
che parla degli angeli, e della loro presenza discreta intorno
a noi. Pianoforte e voce (e che voce) affilati come una lama
ma allo stesso tempo di un caldo rassicurante. Questo
brano, nella sua lentezza, sembra contenere veramente
qualcosa di magico.
Il disco, come detto prima, è imperniato sul pianoforte di
Kate Bush, ma è pieno di contaminazioni della miglior
specie, come quella del batterista Steve Gadd. In ogni brano
convivono suoni elettronici con fiati, archi, percussioni e
chitarre, tutto mescolato con sapienza. A livello di ingegneria
del suono siamo ai massimi livelli, come anche di grafica.
Ogni brano ha la sua scultura di ghiaccio dedicata, e in
questo caso il booklet è un must.
Ora che siete arrivati a casa potete rilassarvi; se avete visto fantasmi, fatto pensieri strani o profondi, non preoccupatevi. La colpa è di questo lavoro, che non è sicuramente un
cd di Natale, ma che parla della vita e delle persone nel profondo. E quando si va in profondità, si sa, facciamo pensieri
importanti, ma possiamo anche essere tremendamente ridicoli.
Recensione a cura di:
Immagini prese dal booket dell'album
Pag.
Jonfen
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Lucc
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Non solo nerd al Lucca Comics
Sono sbarcata per la prima volta al Lucca Comics&Games
l’anno scorso, in occasione del premio Chrysalide per il quale
la nostra Bee era finalista; ero proprio curiosa di conoscerla,
giacché ci si incontra spesso virtualmente in community. Ebbene, in quell’occasione mi trovai di fronte a una manifestazione
che mai mi sarei immaginata, e che mi ha lasciato a bocca
aperta. Dai dati raccolti pare sia stato l’anno con il record di
presenze.
Avendo a disposizione un po' di tempo, domenica 2 novembre 2014 sono di nuovo scesa sul selciato della stazione di
Lucca, verso mezzogiorno, insieme alla mandria di persone
stipate nei vagoni e provenienti da tutta Italia. La fila per i biglietti della manifestazione era imbarazzante, ma per fortuna la
buona organizzazione ha accelerato quella fase nel giro di un
quarto d’ora, con lo sconto del 20% per chi aveva raggiunto la
città col treno.
Subito fuori, ci si trova
immersi
nello
spirito
dell’evento, il parco erboso che costeggia tutto il
perimetro delle mura di
Lucca era a quell’ora luogo di bivacco. Cosplayer e
non sostavano e pasteggiavano riscaldati da un
sole clemente, che ha
reso la giornata ancora
più piacevole. Questa bella fanciulla, nei toni del
rosa armata fino ai denti,
è il primo personaggio che
gentilmente ha accettato
di farsi immortalare.
Superato l’ingresso avevo solo l’imbarazzo della
scelta, orde di personaggi mi sfilavano davanti e per
quel che ho potuto ho immortalato.
Qui su un gruppo di Cosplayers di Kingdom Hearts
In alto: Rorschach di Watchmen
A destra: Morgana Sposa
Spettrale e Veigar di League of
Legends
A sinistra e in basso: Catwoman e il Pinguino di Batman
In alto: Arcade Miss Fortune
di League of Legends
Non molto lontano, appena
fuori dall’arco di Porta S. Pietro che è l’ingresso principale,
ho incrociato lui, il Pinguino,
assalito da una marea di fotografi. La Catwoman che gli
stava vicina risplendeva di
luce riflessa.
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Segue...
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Questa è una panoramica che può far comprendere
l’afflusso di persone attratte dall’evento.
Per non rifare il percorso dell’anno prima, tra l’altro intasato di
gente, questa volta ho deciso di percorrere la strada che fiancheggia le mura nella speranza di trovare il palco della premiazione dei
Costplayer, evento che avrei seguito volentieri se solo lo avessi
trovato. Ma nessuno, nemmeno gli esercenti dei vari bar nei quali
mi sono fermata, ha saputo indicarmi il luogo e purtroppo il centro
informazioni si trovava appunto nella via che non ho seguito. Comunque il percorso è stato piacevole e queste sono le foto che ho
scattato.
Proseguo e incontro loro:
In queste foto potete vedere un po' di tutto.
A sinistra (in ordine): personaggi di Queen Emeraldas
e Capitan Harlock, un Ursolo
maschio de La Sirenetta, la
Regina di Cuori di Alice nel
paese delle meraviglie e
Obelix, Jack Sparrow de I pirati dei Caraibi e un'altra
Catwoman di Batman.
In alto a destra: Elsa di
Frozen e mini Elsa!
In basso a sinistra: Angewomon, uno dei Digimon
In basso a destra: Slenderman
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Ma ecco spuntare tutto il branco giapponese, quasi
a voler tenere alto il baluardo del loro primato.
Stanca di vedere il
mondo dal basso decido di salire e continuo da sopra le mura,
dove lo spettacolo del
parco esterno è incantevole.
È il luogo ideale per collocare elfe che si specchiano ignare dei passanti
e strane creature. Ma anche dame e cavalieri. Un
po’ stanchi questi ultimi,
ma fa niente.
In alto (a destra): personaggi dal manga Gintama
A destra in alto: Lady Isabel de
I Cavalieri dello zodiaco
A destra in basso: Anastasia
In alto (a sinistra): personaggi da Black Butler - Il maggiordomo
diabolico (Kuro shitsuji, lett. "Il maggiordomo nero"), ma in versione
femminile anziché maschile.
In alto (a destra): personaggi da Card captor Sakura
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dossier
A destra: Milord e Sailor
Moon
O forse questi ultimi invece fanno parte delle forze oscure che si annidano tra i vecchi mattoni rinascimentali della
cinta muraria di Lucca.
Niente paura però, un super eroe è nei paraggi e ci salverà da tutti i guai.
Ebbene, mi dico, essendo presente alla sagra una Sailor
Moon ancora in buono stato, che fine possono aver fatto Candy Candy, Antony e Terence? Probabilmente essendo gli antenati di tutti i presenti hanno perso un po’ del loro lustro e nella
decomposizione sono diventati così:
Solo verso sera mi sono avvicinata agli stand dei fumetti,
prima era inagibile. A quel punto però ancora si riusciva a
vedere qualche disegnatore con gli acquerelli sul tavolo. I
personaggi venivano fuori da quei colori con una rapidità
imbarazzante e l’invidia per l’abilità degli artisti mi ha un po’
depressa. A parte i presenti ho osservato volentieri alcune
tavole di Manara e di Crepax ma avvicinarsi a un acquisto
era pressoché impossibile per i prezzi, davvero troppo alti.
Bene, per concludere c’è una considerazione che posso
fare: non basta un giorno per godere appieno di questo
evento, bisognerebbe proprio farseli tutti e tre.
Dossier e foto a cura di:
Diana-blues
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Creep
Advisor
ndo
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b
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I
eto!
l
p
com
Ai migliori, oltre che
nell’antologia,
verrà
dato spazio sulla nonostra rivista e/o sul nonostro blog per un’interun’intervista!
Avete sempre sognato
di essere dei reporter
dell’occulto, ma vi manca
il coraggio?
O vi vedete, piuttosto,
come topi da biblioteca a
cui piace scrivere nel buio
della propria stanza e lalasciare il resto all’immagiall’immaginazione?
Nessuna paura! Noi di
È scrivere abbiamo l’idea
giusta per entrambi i casi!
Concorso targato È scrivere
Abbiamo aperto un
topic apposito sul sito
di escrivere.com,
escrivere.com, dove
sarà possibile porre
domande e seguire i
vari
aggiornamenti
sull’andamento
del
concorso.
È scrivere indice un concorso per racconti horror,
horror,
ma non si tratta di un concorso qualunque.
Il concorso si svolgerà in due fasi:
Il nostro scopo è quello di creare un’antologia che sia
a metà fra una guida turistica dei luoghi dell’orrore (quin(quindi con riferimenti reali a leggende locali, eventuali tour
nelle case infestate etc etc) e una raccolta di storie di
fantasia.
Fase 1: raccolta dei racconti.
Qualcosa simile a The blair witch project.
Vogliamo racconti inventati ambientati in posti reali e
vogliamo poter inserire mappe, disegni, foto e ricostruricostruzioni dei luoghi in cui questi racconti si svolgono.
Dunque, cosa cerchiamo nello specifico?
1) Racconti del terrore ambientati in Italia in luoghi
REALMENTE INFESTATI o di cui si conoscono LEGLEGGENDE o MITI POPOLARI e narrati in prima persona.
2) Foto, mappe e ricostruzioni di questi luoghi.
3) Disegni, illustrazioni e tavole ispirate ai vari racconti.
Ogni autore può partecipare massimo con 2 racconti e
3 illustrazioni.
Premio:
I racconti e le illustrazioni che passeranno la selezione
saranno inseriti all’interno di un’antologia che verrà didistribuita GRATUITAMENTE da escrivere.com,
escrivere.com, quindi non
sono previsti premi in denaro, solo tanta visibilità.
Pag.
Lunghezza: min 12mila e max 35mila caratteri
(spazi inclusi).
Scadenza: 31 marzo 2015
Regole: Chi ci invia il racconto può (se vuole) ininviarci anche foto, documenti, immagini, mappe e altre
informazioni sul luogo in cui il racconto è ambientato.
Ma deve obbligatoriamente specificare il nome del
luogo e della struttura a cui il racconto fa riferimento.
Invio del materiale: il materiale va inviato all’indiall’indirizzo [email protected]
Oggetto della mail: Racconto Creep Advisor –
Nome Autore
Testo della mail: l’autore è tenuto a specificare il
nome del luogo e della struttura in cui il racconto è
ambientato.
Fase 2: disegni e illustrazioni
Forniremo direttive per il tipo di immagini che cercerchiamo e a quel punto fisseremo una nuova data di
scadenza per gli illustratori.
È scrivere si riserva il diritto di non dar seguito al
progetto nel caso in cui il materiale pervenuto non sia
qualitativamente adeguato.
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Racconti
Se puoi, ascoltami
Sara sedeva sul lettino con le coperte rosa e abbracciava
Bobi, l’orsacchiotto che le teneva sempre compagnia. La luce
della luna rischiarava la cameretta, filtrando attraverso le tende
bianche e a fiorellini colorati.
Natale era alle porte e la mamma le aveva promesso che il
giorno seguente avrebbe scritto con lei la letterina a Babbo NaNatale.
Sara non vedeva l’ora, ma era un po’ triste. Se avesse scritto
la letterina con la mamma, non avrebbe potuto chiedere a BabBabbo Natale quello che desiderava davvero. La mamma avrebbe
di nuovo pianto o si sarebbe arrabbiata. Domani avrebbe chiechiesto un amico per Bobi, ma stasera…
Sara si alzò dal letto, posò le punte dei piedini sulla moquette
e raggiunse la finestra. Scostò le tende e osservò come rapita la
luna. Era grande e tonda e splendeva di un bianco candido. Ma
soprattutto le sorrideva. Sara strinse più forte a sé il suo Bobi,
chiuse gli occhi, inspirò, e infine prese a sussurrare.
“Caro Babbo Natale,
sono Sara, ma questo tu già lo sai, vero? Domani ti scriverò
una bella letterina, mi aiuterà la mamma, perché io ancora non
so scrivere bene. Ti chiederò un compagno per Bobi, è da
quando lo conosco che è solo. Ha me, ma forse vuole qualcuno
come lui, qualcuno della sua famiglia.
Caro Babbo Natale, anch’io ho un desiderio. Se puoi, fa’ che
si avveri. Ti prego.
So che ci sono tanti bimbi in questo mondo e che io non sono
speciale, ma almeno ascoltami.”
Sara sospirò, era arrivato il momento di parlare, di dire tutto.
Bobi la guardava triste, e nei suoi occhi la luce della luna si ririfletteva, tanto da farli sembrare quasi umidi. Ma Sara non
avrebbe pianto. Accarezzò Bobi e gli sorrise con affetto. Annuì
come per rassicurarlo, e poi riprese a parlare.
“Non so da quanto tempo abitiamo nella casa nuova. Mamma
dice che è da quasi un anno. Non mi piace molto qui. Non è che
non è bello, ho una camera più grande, i mobili rosa e ho anche
un’altra stanza dove mamma e Carlo ci hanno messo tutti i miei
giochi. Carlo è un po’ arrabbiato perché quella doveva essere il
suo studio. Non sapevo cosa significava ‘studio’, quando ha litilitigato con la mamma. Bobi me lo ha spiegato, lo ha sentito in tv.
Carlo non gioca molto con me. Però a volte mi porta a fare una
passeggiata o al parco giochi. È simpatico. Dice che sono molto
intelligente. Ho quasi sei anni e so leggere e scrivere. A volte
mamma ride quando scrivo qualcosa, ma dice che per la mia
età sono molto brava. Lo so che sono brava, all’asilo nessuno
dei miei compagni sa scrivere. E nemmeno leggere. A parte FaFabietto. Ma io sono più brava di lui. E poi lui è antipatico. Vero
Bobi?”
Sara sollevò l’orsacchiotto fino a quando i loro volti non si trotrovarono l’uno di fronte all’altro. Annuì come se riuscisse a sentire
le parole di Bobi, e infine scosse la testa in segno di disappunto.
Fabietto le stava davvero antipatico. Riabbracciò Bobi e tornò
ancora una volta a guardare la luna.
“Prima, dall’asilo veniva a prendermi il mio papà. La mamma
lavorava e non poteva. Papi faceva i turni di sera, così veniva a
prendermi, mi preparava da mangiare e dopo passava tutto il
pomeriggio con me. Giocavamo molto insieme. Soprattutto fafacevamo i puzzle, il mio preferito era quello di Madagascar, con
Alex, Gloria, Melman e Marty. Io prendevo sempre tutti i pezzi
per fare Alex. Papà faceva Melman, gli chiedevo sempre di fare
prima lui, a me non piaceva perche era un fifone.
Pag.
Poi però il mio papà non è più venuto a prendermi.”
Mentre fissava il davanzale evitando lo sguardo, ora tritriste, della luna, a Sara scivolò giù per la guancia una lacrilacrima calda. Subito se l’asciugò con la manica del pigiama e
restò un po’ a osservare la macchia bagnata. Con quei
cuoricini rosa e celesti, era il suo pigiama preferito, un reregalo di papà. Tirò su con il naso un paio di volte e si fece
coraggio. La luna aspettava di ascoltare la sua storia, e
forse l’avrebbe raccontata a Babbo Natale, lassù al Polo
Nord. Solo lei sarebbe stata in grado di farlo. Doveva concontinuare.
“Ho sentito papà che litigava con la mamma. La mammamma piangeva e lui era molto arrabbiato. Io credo che volevoleva ancora venirmi a prendere, ma non so perché la mammamma non voleva. Lei gli diceva sempre ‘non ce la faccio più’.
Sembrava molto stanca e triste. Anche papà era triste
quando lei diceva così.”
Sara mise Bobi a sedere sul davanzale e anche lei vi si
appoggiò con entrambi i gomiti. Sorrise alla luna, le fossetfossette che le si formarono sulle guance scomparvero, però,
quasi subito.
“Vedi, caro Babbo Natale, so che mamma e papà ormai
non si vogliono più bene, e che mamma vuole invece bene
a Carlo. Ma, se puoi, non potresti cercare di farli diventare
di nuovo amici?”
Sara guardò Bobi, poi di nuovo la luna.
“Lui mi capisce, Babbo Natale. Ti prego, se puoi, fa' che
il mio papà viene a trovarmi più spesso. Mi manca tanto,
gli voglio bene.”
Qualcosa attirò l’attenzione di Sara. Un movimento nel
cielo. Poi uno scampanellio.
La bambina sorrise. Anche gli occhi di Bobi erano di
nuovo felici.
Racconto di:
Silver
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Racconti
La voce di Ambra
Prima di entrare in teatro lancio un’occhiata al cielo che
sembra una cappa priva di stelle. C’è odore di neve nell’aria,
tiro due bei respiri poi mi decido a varcare la soglia.
Mi accoglie un brusio allegro, le prove della piccola orcheorchestra lo accompagnano, un flauto si alza dolce, vibra la batteria
e intanto le poltrone di velluto si stanno riempiendo. Ci conoconosciamo quasi tutti, ma non ho voglia di formalismi, così mi didirigo verso il fondo della platea dove la luce scarseggia e filtra
gli sguardi.
Senza che io possa padroneggiarlo il cuore batte a un ritritmo serrato, mi accelera anche il respiro.
Sono qui per sentir cantare Ambra.
Ormai quasi tutti i posti sono occupati, c’è il pienone delle
grandi occasioni; Natale si avvicina e assisto a un gran strinstringersi di mani, baci e sorrisi volano e si intrecciano mentre
l’emozione si fa palpabile: ogni famiglia ha un bambino che
sta per esibirsi.
Io sono qui per sentir cantare Ambra.
Finalmente cala il buio e posso levare la maschera.
Quello che mi esce dal cuore sale a inumidire gli occhi apappena poso lo sguardo sulla testa ricciuta di mio figlio seduto
nelle prime file, dove le luci della ribalta piovono soffuse. Lui e
la sua famiglia non mi hanno visto ed è meglio così.
Ambra è già dietro le quinte. Me la immagino attorcigliare
una ciocca tra le dita, un po’ nervosa, ma neanche troppo, più
emozionata, forse: cantare le è sempre piaciuto tanto. È ereereditario, mia moglie era un buon soprano. Tempo ne ha avuto
poco, ma ha seminato a sufficienza.
Elena sedeva al piano e sentirle cantare insieme era un
balsamo per l’anima.
Batto le mani per un ragazzino vestito in frac che mi ha fatfatto sorridere. Una bella interpretazione nonostante la voce
acerba. I ragazzi hanno una buona preparazione, la scuola di
musica è aperta ormai da dieci anni ed è stato un continuo
crescendo. Ho tempo di far girare ancora i pensieri, sfiorando
ogni tanto con lo sguardo la nuca di mio figlio.
Poi tutto si ferma. Eccola, finalmente, il mio cuore parte al
galoppo.
Si dirige verso il microfono sorridendo alla presentatrice e i
riccioli castani le accarezzano il viso. Ha solo sette anni,
sembra così fragile.
Ma poi partono le prime note e tutto cambia.
È una musica d’altri tempi che si intreccia e si fonde alla
voce corposa di mia nipote; è una danza di note che per pochi
istanti tiene sospeso un filo tra passato e futuro.
Capisco che piace quando sento intorno a me il silenzio. La
gente sembra trattenere il respiro e le note della canzone si
liberano a cascata. È proprio questa la sensazione: stanno rorotolando giù dal palco a riempire il pavimento e poi si arrampiarrampicano sui muri e si spandono in aria riempiendo ogni spazio
possibile. La cassa toracica mi si dilata in un moto d’orgoglio.
Vorrei che Elena fosse qui, che sentisse di cosa è capace,
a soli sette anni, la nipote che adorava. Vorrei che ascoltasse
la sua voce ammutolire mille persone, che vedesse gli occhi
lustri delle nonne riempirsi di ricordi e rimpianti. Se nel cuore
abbiamo corde, ora vibrano tutte insieme. Le regge Ambra
nella sua piccola mano, la vedo stringere il microfono e vuovuotarci dentro l’anima.
Pag.
Pochi secondi di silenzio e poi viene giù il teatro.
Io batto le mani, ma non mi alzo, so che le gambe non mi
reggerebbero.
Seguo il resto delle esibizioni con solo metà dell’attenzione
che meritano e intanto osservo ancora Marco che si piega verso
la donna al suo fianco. Lei è bionda, capelli corti con uno di quei
tagli asimmetrici che non ho mai capito. Qualche poltrona più a
sinistra c’è la mamma di Ambra col suo compagno e vicino a
loro un ragazzino bruno con la testa china, immagino sul cellulacellulare.
Quando cala il sipario cerco di calcolare bene i tempi, vorrei
riuscire a mescolarmi tra la gente che esce senza che nessuno
mi noti.
Ma non ho previsto l’uscita dei cantanti, che dalla ribalta hanhanno una visuale privilegiata. Prima di guadagnare la porta lateralaterale, una voce si alza sopra la bagarre della folla.
«Nonno!» la riconosco e subito mi blocco «nonno, nonno!»
c’è stupore e piacere nella voce di Ambra e un filo d’ansia, lo
sento.
Allora mi giro a guardarla e lei attraversa correndo il palco,
poi sparisce dalla mia vista per rispuntare zigzagando tra le perpersone, schivando chi vuole congratularsi, dribblando la famiglia
che ormai si è accorta di me e fiondandosi tra le mie braccia.
Affondo il viso nei suoi capelli imponendomi di non piangere e
questo mi provoca un forte dolore in gola, poi la guardo e lei sa
tutto senza che io parli.
«Papà!» mi abbraccia anche Marco «non credevo che saresti
venuto» sorride, ma la donna al suo fianco piega appena le lablabbra porgendomi la mano.
«Ciao Francesco,» e mi abbraccia anche la mamma di AmAmbra, il suo compagno si avvicina per presentarsi e la piccola ririmane salda al mio fianco.
«Vieni con noi, papà. Stiamo andando a festeggiare in pizzepizzeria tutti insieme» sorride orgoglioso guardando sua figlia. StrinStringo forte la mano di Ambra che rimane in silenzio alla mia destra,
sto per rifiutare e spero che capisca.
«Ti ringrazio per l’invito, ma sono piuttosto stanco…» DanieDaniela, la mia ex nuora, non mi dà modo di finire la frase. «Non tiratirare fuori la scusa dell’età, Francesco, conosciamo tutti la tua
tempra»
Sorrido facendo un cenno d’assenso. «D’accordo»
Mi piego sulle ginocchia per abbracciare di nuovo mia nipote
che ricambia con slancio. «Sei stata grande» le sussurro.
Poi resto a guardare il gruppetto che si congratula con la
bambina avviandosi verso l’uscita.
Queste famiglie allargate non mi sono mai piaciute, ma chi
sono io per giudicare? Chi lo sa quanto tolgono e quanto agaggiungono? Intanto mi hanno fatto spazio. O sono io che l’ho
concesso a loro? Dentro di me c’è tanto di quel posto.
Esco calpestando un soffice strato di neve, mentre nell’aria
fredda vortica ancora qualche fiocco.
La mano di Ambra stringe fiduciosa la mia.
Si vive di momenti come questi alla mia età, da custodire gegelosamente. La voce della mia nipotina ha fermato il tempo, è
scesa dolce e limpida come zucchero fuso. E mi ha caramellato
il cuore.
Racconto di:
Willy
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Racconti
Il Fallito e il Vincente
Chiude gli alamari del cappotto con gesti lenti mentre la
tempesta di neve infuria in città e nelle sue pupille. Osserva
rapito i movimenti del ghiaccio trasportato dal vento; nello
studio è caldo, ma un brivido lo percorre comunque all’idea di
uscire.
Due brevi colpi alla porta annunciano Vanessa, la segretasegretaria.
«Signor Trainor, due dei camerieri hanno chiamato poco fa,
sono malati, salteranno il turno serale». La voce di lei era
quasi un sussurro.
Mr. Trainor sorride. «Hai bisogno di quattro braccia extra o
pensi di potercela fare? La sala mi sembra perfetta», aggiunaggiunge gettando un’occhiata alle telecamere a circuito chiuso.
«Non credo ce ne sia bisogno, Signor Trainor, ma nel caso
in cui ci fossero problemi ho il numero di un paio di ragazzi
che verrebbero qui per un centinaio di sterline».
«Ottanta andranno bene. Se hanno bisogno di un posto di
lavoro fisso puoi dir loro che da domani Il Vincente ha due
posti liberi. Manda i miei saluti ai due dipendenti». Distoglie lo
sguardo da quello di Vanessa e infila un paio di guanti in pelle
che aveva lasciato nelle tasche del Montgomery.
«Sono due bravi ragazzi, Signor Trainor» tenta Vanessa.
La sorta di sorriso che si apre sul volto altrimenti impassibile
del suo datore di lavoro la costringe ad aggiungere «e popotremmo avere problemi legali, un licenziamento così, in trontronco, per un giorno di malattia…».
«Vanessa, stia tranquilla. I problemi legali non sono cose
che la riguardano. E non ricordo che tra le sue mansioni ci sia
quella di darmi suggerimenti. Si limiti al suo lavoro».
Prende le chiavi della BMW e si avvia verso la porta.
«Ah», aggiunge «so di averle lasciato la serata libera, ma
la prego, ho bisogno di lei, con due persone in meno mi serve
qualcuno di fidato che sorvegli la sala. La pagherò bene, lei è
una brava ragazza, sono sicuro che farà strada». Gli sembra
di sentire un “grazie” o forse un singhiozzo. Forse entrambi.
Entra in cucina per accertarsi che tutto sia in regola. Lo didiverte l’espressione di paura che colpisce tutti i suoi dipendenti
ogni volta che lui si palesa.
Chiede un assaggio del tacchino ripieno. Mastica due volte
il pezzo di carne prima di ingoiarlo. Sente il contrasto tra
l’animale cotto a puntino e l’esplosione di sapore della salsa
ai mirtilli palustri. Il cuoco lo guarda con aria di sfida, i ragazzi
tremano, in attesa del suo giudizio.
Pag.
«Delizioso. Delizioso. Lo avrei reso un pochino più speziato,
ma non mi permetterei mai di dubitare delle scelte di John». SorSorride al cuoco. «Volevo ringraziarvi, ragazzi. So quanto sia duro
lavorare la sera della vigilia, lo so, perché l’ho fatto prima di voi. E
volevo dirvi che senza di voi, a quest’ora, “Il Vincente” non sarebsarebbe nulla». Un breve applauso imbarazzato saluta la sua uscita.
Uno dei ragazzi insiste per fargli portare via un pezzo di tacchino
da mangiare a casa.
La tempesta infuria ancora, ma si era aspettato un freddo
maggiore.
*
Martin Trainor tornò a casa alle otto e un quarto, gli abiti lisi, i
capelli scarmigliati.
A tavola c’erano Will, che picchiettava con le posate sulla totovaglia a motivo natalizio, ansioso di addentare il tacchino, la sua
sorellina Betty, che nel seggiolone continuava a urlare “Pa-pa!
Pa-pa!” e la Mamma, che aveva cominciato a tagliare il tacchino
non appena la porta fu chiusa alle spalle del marito.
Il papà salutò brevemente i figli con sorrisi e carezze prima di
togliersi la giacca. Uno degli alamari del Montgomery che aveva
preso al mercato dell’usato era rotto. Una breve preghiera prima
di iniziare, e infine cominciarono tutti a mangiare.
Si passavano la salsiera, col rumore di sottofondo di denti che
masticavano e posate che tintinnavano. Poi, quell’orchestra di
suoni venne interrotta dalla Mamma.
«Martin, dobbiamo pagare l’affitto. Potrebbero venire a buttarci
fuori da un momento all’altro».
Will gelò sulla sedia. Quei discorsi lo mettevano a disagio. Suo
padre notò la cosa e sorrise alla moglie dicendo «ne parliamo
dopo, cara. Non roviniamo il tuo splendido tacchino».
«Il tacchino è di mia sorella. Non avrei potuto comprarlo senza
di lei».
Anche Betty, nel suo seggiolone, avevo smesso di urlare.
«Tutto questo è davvero necessario?»
«Sì, sì. Lo è. Lo è. Dove diavolo sono i soldi. Dove diavolo
sono i soldi. Lavori dodici ore al giorno e non riusciamo nemmenemmeno a pagare l’affitto di questo appartamento ridicolo. Non puoi
nemmeno permetterti dei giocattoli per i tuoi figli. Sei un maledetmaledetto fallito, sei un maledetto fallito e ti voglio fuori da questa casa,
subito!».
Due lacrimoni bagnarono il resto del tacchino di Will che a quel
punto corse in camera sua.
*
Will Trainor torna a casa alle otto e un quarto, impeccabile nel
suo vestito e nella sua giacca, che sembrava perfino più elegante
con la neve sulle spalle.
Disattiva l’allarme, adagia la giacca sull’attaccapanni e infila il
tacchino nel microonde.
Il cellulare squilla. Lo degna di una rapida occhiata. Betty.
Quando il telefono smette di suonare vede sullo schermo sette
chiamate perse da parte di sua madre e altre tre da Betty. Lo
spegne.
Il microonde annuncia che la sua cena è pronta. Un tacchino,
che, quella sera, non sarebbe stato bagnato da nessuna lacrima.
Ride di gusto al pensiero che mai nessuno, nella vita, lo
avrebbe chiamato fallito. Ride di gusto, e il suono della sua risata
riecheggia nella sala da pranzo deserta.
Racconto di:
Guerino Di Mattia
19
Racconti
A proposito di felicità
L’aria è fredda in questa notte di Natale, la neve si è trasfortrasformata in una lastra di ghiaccio che minaccia l’equilibrio di chi
percorre le strade. La mia, scivolone dopo scivolone, mi ha porportato qui.
Non è importante che mi soffermi sull’appartamento perfetto
per due innamorati o sulle decorazioni con cui abbiamo colorato
le stanze. Non è questo che fa una casa. Casa è dove ti senti
amato. Casa è dove trovi lei ad aspettarti come l’avresti aspettaaspettata tu: per sempre.
Abbiamo preparato il menù con cura e, di nuovo, non importa
che descriva la tavola imbandita o le stoviglie rosse come da
tradizione. Non è questo che fa una festa. Festa è alzare gli ococchi e trovarne altri che brillano assieme ai tuoi.
Non so se aspettare mezzanotte o il primo brindisi: il quaquadrante dell’orologio è diventato negli ultimi minuti l’oggetto che
conosco meglio al mondo.
Riprendo fiato e rimando tutto a dopo cena. È una buona idea
perché la ritrovata calma mi lascia gustare le emozioni della seserata. Le candele creano commensali silenziosi sulle pareti con
la loro luce rossastra, l’odore di cibo si confonde col profumo
dell’inverno in un contrasto così netto da farmi sentire sulla pelle
le sensazioni di caldo e freddo mescolate insieme. La mia mano
trova la sua e d’un tratto le ombre sui muri interrompono la dandanza, la neve smette di scendere, il fumo dei piatti rimane immobiimmobile nell’aria. Solo una lieve musica riempie il silenzio, simile a un
canto perso nelle pieghe del tempo. È lo stesso che si sente
quando si ha in mano una cioccolata calda nelle giornate di
freddo, quando si sta in silenzio ad ascoltare il mare, quando si
resta abbracciati dopo aver fatto l’amore. È il battito dei nostri
cuori.
– Buon Natale – le dico porgendole un quaderno. Appena lo
apre capisce che si tratta di una storia.
Mentre legge, estraggo dalla tasca qualcosa che, solo al toctocco, mi fa tremare. Aspetto che arrivi alla fine, una fine che non
c’è, perché la fine di questa storia è l’inizio di un’altra.
– Vuoi sposarmi? –
Specifiche sui racconti:
Racconto di:
Ariendil
Pag.
Per il prossimo numero cerchiamo racconti in tema San
Valentino.
Valentino. Potete inviare i vostri lavori (max 5000
caratteri spazi inclusi) entro il 25 gennaio a
[email protected] Selezioneremo i migliori.
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Idee
regalo
mondo, Trish nell’altro). Si legge tutto d’un fiato,
Tuttavia, la polizia, che è riuscita a mettere le
quasi senza respirare. In 313 pagine il libro non mani sul corpo dell’ultima vittima, non ha dubbi: per
perde mordente neanche una volta.
loro è Marta la colpevole.
Il Natale è alle porte e quale regalo è più gradito L’attenzione non cala e non so come l’autrice ne
Nel tentativo di recuperare la memoria riguardo
di un buon libro?
sia stata capace, perché per farlo ci vuole un’abili- a quanto le è accaduto, Marta scoprirà la tremenda
Di un'avventura tutta nuova in cui immergersi?
tà fuori dal comune. Neanche King ci riesce così realtà che c’è dietro i suoi vuoti di memoria.
Noi di È scrivere abbiamo voluto consigliarvi i più bene, a mio parere.
Marta e Nico dovranno combattere spalla a spalbelli fra quelli che abbiamo letto ultimamente. Uno o
Le mie due vite è un libro che urla. Un libro che la per cercare di mettere in salvo L’Oracolo, l’oggetdue per genere, così da poter soddisfare tutti i gusti fa riflettere. E non solo sul tema fantascientifico dei to sacro che mantiene l’equilibrio dell’intera Comudegli amici a cui avete pensato di fare questo gradito mondi alternativi e l’effetto farfalla. Fa riflettere sul- nità Magica, e guadagnarsi una seconda possibilità
regalo.
la vita umana, sulla condizione della donna, per essere felici.
sull’emancipazione femminile, sulla guerra,
sull’omofobia, sulla ricerca scientifica (che può esLo consigliamo perché:
sere usata per il bene o per fare del male), sulla
politica.
Alessia Litta è stata una piacevole sorpresa per
I temi trattati in questo romanzo sono tal- me. Si è rivelata essere un’ottima penna con delle
Titolo: Le mie due vite
mente tanti che potrei passare mezz’ora a idee originali e molto da dire, nonostante il suo roAutore: Jo Walton
sviscerarli.
manzo rientri a pieno diritto nel genere Urban FanEditore:
Gargoyle
Le mie due vite è un libro che va letto per- tasy, che ormai è stato spolpato fino al midollo.
Books (collana Garché apre la mente e va letto non solo dagli Buona scrittura, dunque, fluida e piacevole da leggoyle Extra)
appassionati della letteratura di genere (fan- gere sia come stile che come contenuti, che non
Pagine: 313
tasy/fantascientifica), ma anche e soprattutto sanno di “già visto e già sentito” e che incuriosiscoPrezzo
(cartaceo):
da chi ama la letteratura non di genere. Per- no il lettore fino alla fine.
18,00 euro
ché è un libro profondo, pieno di orgoglio
Il romanzo parte in quarta presentando
femminile, pieno di amarezza, ma anche di un’ambientazione vivida e italianissima (ci troviamo
Dall’autrice vincitrice del John
amore.
infatti a camminare fra le vie di Roma) e una gran
W. Campbell Award 2002,
Perché se c’è una cosa che ho capito quantità di misteri che si protraggono insoluti fin
World Fantasy Award 2004,
Nebula Award 2012, Hugo
leggendolo è che, qualsiasi scelta si faccia, quasi al finale. Finale che, seppure non giunga del
Award 2012 e British Fantasy
alla fine una persona, una donna, non può tutto inatteso, risulta comunque in parte inaspettato
Award 2012
smettere di essere se stessa comunque.
e riesce quindi a sorprendere.
Qualsiasi lutto, tragedia, sopruso, amore o reaI temi trattati, non del tutto sconosciuti agli aplizzazione personale le capiti in vita, una persona passionati del genere, presentano però elementi
non può smettere di lottare con le unghie e con i nuovi. Anche la Magia ci viene descritta diversadenti per quello in cui crede. Il mondo attorno a lei mente dal solito: un mondo dove ognuno lascia una
può cambiare, può essere più liberale o più chiuso, traccia di sé, sia essa fatta di ricordi o di essenza
più bello o peggiore, ma una persona troverà sem- vitale, che può essere scovata e seguita o cancellaTrama:
pre il modo, le scappatoie, per esprimere se stes- ta da Tracciatori e Spazzini.
sa e per regalare qualcosa di sé a quel mondo.
Un mondo dove la magia può essere ruPatricia ha dei ricordi molto confusi del suo pasbata o ceduta e, se usata in modo improsato. Le immagini dell’adolescenza sono nitide e inTitolo: Vite sospese
prio, può provocare reazioni devastanti che
tatte, ma dopo cosa è successo?
Autore: Alessia Litta
si ripercuotono sugli stessi che ne hanno
Ha sposato Mark ed è stata moglie e madre come
Pagine: 196
abusato, come un ritorno di fiamma o un efle sue coetanee, oppure ha scelto di amare liberaEditore: Triskell edifetto boomerang.
mente la sua compagna Bee sfidando tutti i pregiudizioni
In questo mondo così simile al nostro,
zi? Davvero le sue scelte hanno influenzato il destino
Collana: Urban Faneppure diverso, quasi parallelo, si muovono
del mondo al punto di farlo diventare contemporatasy
i personaggi di Marta e Nico, con le loro
neamen­te un posto meraviglioso in cui vivere e il
Prezzo: 4,49 euro (epaure e le loro fragilità talmente marcate da
palcoscenico di atti terribili?
book); 7,43 euro (carsembrare reali. Ben lontani dagli eroi epici a
Patricia non lo sa. Non sa come sia possibile ritaceo)
cui siamo solitamente abituati.
cordare di essere stata sia Trish sia Pat. Le sfugge
Per questo, e per la fantasia dell’autrice, vale la
qualcosa, è “molto confusa” come annotano i medici
pena leggere questo romanzo.
sulla sua cartella clinica. E tuttavia deve tentare di
Unica nota stonata, a mio parere, è la storia
rimettere insieme i frammenti per capire chi è stata in
d’amore: un po’ forzata e soprattutto dall’evolversi
realtà…
brusco e repentino, non rende giustizia a dei perDue incredibili versioni della storia del XX secolo
sonaggi altrimenti ben caratterizzati.
diverse dalla nostra, due possibilità di vita vissute
La trama risulta nel finale un po’ troppo condendalla medesima donna, in cui, come nell’effetto farfalsata, nel senso che la mole di informazioni che
la, le conquiste personali hanno il potere di cambiare
vengono riversate sul lettore è un po’ eccessiva.
i destini di molti altri allo stesso modo in cui il battito
Trama:
Capisco benissimo le intenzioni dell’autrice di lad’ali di una farfalla può provocare un uragano
sciare tutto in sospeso fino alla scena decisiva, ma
dall’altra parte del mondo.
Nico è un Agente tormentato dal suo passato così il lettore accusa il colpo ed è costretto a rieladoloroso, chiamato a indagare sulla sparizione di borare tutte insieme le informazioni in suo possesLo consigliamo perché:
alcuni membri della Comunità Magica alla quale so fino a quel momento. Sarebbe stato meglio se
appartiene, una Comunità che raduna gli individui queste informazioni fossero giunte a poco a poco
Da un’autrice stra-premiata come Jo Walton e con abilità speciali e li guida al controllo dei loro dalla metà del romanzo in poi, piuttosto che in un
una casa editrice come Gargoyle, che negli ultimi poteri.
unico blocco.
anni si è distinta per l’alta qualità dei suoi titoli di geMarta è una donna che si risveglia nel cuore
Vite sospese resta comunque un bel romanzo,
nere, non potevo che aspettarmi un buon libro. Eppu- della notte in un parco della Capitale con i vestiti che lascia spazio ad altre opere ambientate nel
re “Le mie due vite” è riuscito comunque a sorpren- sporchi di sangue e senza ricordi di quanto acca- medesimo universo, anche con gli stessi persodermi in positivo. Molto meglio di quello che mi duto.
naggi, ma che risulta comunque autoconclusivo.
aspettavo già. Scritto con maestria e ricco di originaLe loro storie si scoprono strettamente connesPer essere il lavoro di un’esordiente lo trovo
lità, si legge con trasporto dalla prima all’ultima riga.
se quando i poteri di Tracciatore di Nico lo condu- davvero ben fatto e accurato.
Le vicende vengono spesso “narrate” più che cono proprio da Marta. Eppure qualcosa non torna.
“mostrate”. Una tecnica di scrittura alquanto singolaLa fragilità della donna e la sua incapacità di lire in un’epoca in cui lo show don’t tell la fa da padro- berarsi del dolore per la perdita della sorella semRecensioni a cura di:
ne, eppure funziona. Funziona bene, anzi benissimo. brano incompatibili con l’immagine del killer che ha
Il lettore riesce a immedesimarsi comunque nel per- prosciugato le Unità Magiche di ogni loro energia.
Luna
sonaggio di Patriscia (che si fa chiamare Pat in un
Fantasy
Pag.
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romance
Titolo: Cercando te
Autore: Jennifer Probst
Pagine: 396
Editore: Corbaccio
Prezzo: 13,90
euro (cartaceo)
Trama:
Kate ha deciso di rinunciare per sempre all’amore, almeno per quanto riguarda lei personalmente.
Ha un dono: è in grado di percepire se tra due persone si può stabilire una relazione sentimentale, un
dono che si tramanda in famiglia da generazioni e
che non sembra applicarsi a lei stessa. Per questo,
Kate ha deciso almeno di sfruttarlo professionalmente e, insieme a due amiche, ha aperto a New York
un’agenzia matrimoniale, Kinnection. Ma quando un
uomo furibondo fa irruzione nel suo ufficio accusandola di essere una truffatrice, le cose assumono una
piega del tutto imprevista: per dimostrare di aver ragione Slade la sfida a trovare un’anima gemella per
lui. Irritata dall’atteggiamento, ma decisa ad accogliere la sfida, Kate si butta nella ricerca solo per
scoprirsi perdutamente innamorata di questo giovane
e avvenente avvocato che minaccia di trascinarla in
tribunale…
Lo consigliamo perché:
“Una banda di imbroglioni che vende sogni irrealizzabili” e che illude e mente vendendo un’immagine
inesistente di un uomo o di una donna. Questo è
quello che pensa Slade della Kinnections, un’agenzia
matrimoniale a cui Jane, sua sorella, si è iscritta per
trovare la sua anima gemella, e farà tutto quello che
è in suo poter per smascherarli ai suoi occhi.
Ricco avvocato divorzista, divorziato lui stesso,
ha un’immagine completamente distorta dell’amore e
delle relazioni a lungo termine destinate a suo avviso
irrimediabilmente a fallire, andando ad alimentare le
statistiche sui divorzi e le fila dei suoi clienti.
Cinico, caparbio e maniaco del controllo non condivide le illusioni della sorella e, quando si presenta
all’agenzia per tentare a sua insaputa di “liberarla”, si
ritrova lui stesso preso dentro, inizialmente con
l’intento di dimostrare la fallibilità del sistema, ma poi
incuriosito e “fulminato” da Kate, una delle tre proprietarie.
Kate, Kennedy e Arilyn sono tre donne ardenti e
appassionate, all’apparenza forti e determinate, che
hanno dovuto vincere i loro demoni interiori facendosi forza reciprocamente, trovando nella loro amicizia
il fondamento per il loro riscatto e nella Kinnections
la loro ragione di vita. Quando Slade ne insulta la
professionalità e la competenza sono prontissime e
agguerrite a dimostrare il contrario.
Se Arilyn è il genio dell’informatica ed è maestra
di Yoga, Kennedy è la regina delle pubbliche relazioni, nonché esperta d’immagine, mentre Kate ha il
“tocco”, una capacità utilissima per l’agenzia, ma una
maledizione per lei.
Pag.
Idee
regalo
Grazie al “tocco”, che nella sua famiglia si tramanda di generazione in generazione, Kate capisce se una coppia è destinata a stare insieme oppure no, etero o gay, il suo potere non fa distinzioni, sonda solo l’amore senza alcuna discriminazione. Kate sa che capiterà anche a lei, ma è
stanca di essere sola e di attendere il suo turno e
ormai si è rassegnata all’idea che possa non succedere mai. Si trova impreparata quando una
scossa l’avverte che ha finalmente trovato il suo
uomo!
Poteva essere facile? Certo che no! Doveva
proprio essere l’uomo più cinico e disilluso dai
sentimenti presente sulla faccia della terra a fulminarla? Un uomo che crede che l’amore non
esista e che l’attrazione sia solo una questione di
ossitocina!
Strani pensieri, reazioni inaspettate, ecco cosa
gli succede quando è con Kate quasi che fosse
sotto incantesimo….
Terra Madre? Libretto viola? Vi ricordano nulla? Chi ha letto la serie “Marriage to a Billionaire”
sa di cosa sto parlando e gradirà, come la sottoscritta, averlo ritrovato. Così come, con vero piacere, ho ritrovato i personaggi che tanto mi era
piaciuti, specialmente Wolfe, per il quale la Probst
potrebbe riservarci una gradita sorpresa, quasi a
volersi “scusare” di averci presentato un personaggio così intenso e particolare per poi averci
“lasciato” sul più bello!! Chi leggendo “Contratto
finale” non si è sentita orfana di un sequel su Wolfe? Speriamo sia la volta buona!
Ma questa è un’altra storia! Torniamo a noi.
Kate, nonostante l’evidenza del “tocco”, tenterà
in tutti i modi di contrastare la fortissima attrazione
reciproca, perché lui è un cliente, perché lui la
vuole rovinare, perché lui è tutto quello che lei non
vuole e, d’altra parte, lei è tutto quello che lui non
sta cercando e soprattutto crede nell’amore vero e
nell’anima gemella, praticamente opposti, anche
se irrimediabilmente attratti.
Kate dovrà trovargli la donna che soddisfi tutte
le sue richieste, dimostrandogli la validità della
sua agenzia e, per contro, Slade dimostrarle il
contrario. Che la sfida abbia inizio!
In un susseguirsi di lascia e prendi, alti e bassi
emotivi, il rapporto tra Kate e Slade è destinato,
tocco o non tocco, a cambiare e quando finalmente entrambi se ne renderanno conto potremo tutti
tirare un bel sospiro di sollievo.
Scrivendo di “Cercando te” non si può non
menzionare due personaggi legati a Kate e fondamentali per comprenderne appieno la personalità: uno stravagante e spassoso, che mi ha ricordato tantissimo Barbra Streisand in “Mi presenti i
tuoi?”, e l’altro dolcissimo, ma forte, un vero e
proprio “guerriero”, che vi prenderà il cuore. Sono
Madeline, la madre, l’ultima grande hippy rimasta
a New York, consulente sessuale, vera antitesi
della figlia, e Robert il suo cane disabile, per il
quale ho versato più di una lacrima di commozione.
Anche con questo romanzo la Probst si conferma essere una delle “signore del Romance”,
sebbene non manchi qualche “infiltrazione”
nell’erotico, senza però mai eccedere né con i
termini usati, né nella minuziosità delle descrizioni, preservando in ogni contesto più l’aspetto romantico e sensuale. “L’avvocato” vi riserverà delle
calde sorprese da vero maschio Alpha e, confesso, più di una volta avrei voluto essere al posto di
Kate.
Consigliato a chi ama la belle storie d’amore
arricchite da un pizzico di fantasia, che smania
per il lieto fine e vuole e deve versare l’immancabile lacrima di commozione.
Oltre alla storia di Robert, c’è stato un altro
momento molto commuovente che riassume in poche righe il vero senso dell’amore.
Varrebbe la pena leggere il romanzo solo per
l’incontro di Slade con una sua cliente, che lo sconvolgerà con una richiesta normale, ma la cui motivazione va ben oltre tutto quello che è abituato a
gestire e che gli farà finalmente capire la portata dei
suoi sentimenti e il significato dell’amore.
Recensione a cura di:
Dal blog Romanticamente fantasy
Titolo: Il libro
dei ricordi perduti
Autore: Louise
Walters
Pagine: 304
Editore: Corbaccio
Prezzo: 16,40
euro (cartaceo)
Trama:
Roberta lavora nella libreria Old and New. I libri
per lei hanno un suono e un odore tutto loro e, soprattutto, parlano: raccontano storie che vanno oltre
quelle stampate e Roberta ama riporli con cura negli
scaffali e raccogliere le foto, le lettere e le cartoline
che trova nascoste all’interno di quelli usati. Un
giorno il padre le porta una valigia con dei vecchi libri di Dorothea, la nonna di Roberta, e lei trova una
lettera firmata dal nonno Jan, che apparentemente
non sembra avere molto senso. È indirizzata a Dorothea, che da due anni vive in una casa di riposo,
ma contiene elementi che non coincidono con quello
che Roberta ha sempre saputo della famiglia del
padre. Cercando di dare un senso a quelle parole e
all’oscuro segreto che custodiscono, Roberta rivive
la tormentata storia d’amore della nonna ai tempi
della seconda guerra mondiale senza rendersi
nemmeno conto che sta mettendo ordine nella sua
stessa vita. Lei, che ama guardare nelle vite degli altri, adesso è costretta a guardare nella propria e ad
aprirsi agli altri mettendo a nudo la sua sensibilità, il
suo dolore, la sua rabbia. Adesso vuole conoscere
la verità, vuole dipanare ogni dubbio e vivere pienamente la propria vita senza la zavorra di cose non
dette, passioni mai dichiarate, segreti che possono
restare intrappolati dentro di noi.
Lo consigliamo perché:
Un incipit veramente evocativo che, insieme a
una copertina affascinante e ricca di misteri, ti attrae
come una calamita, dando il via a un romanzo che
sarà sorprendente oltre ogni aspettativa. La sinossi
stessa, che appare da subito intrigante, cela in realtà gran parte della storia, per lo meno non prepara il
lettore a ciò che scoprirà leggendo.
Roberta, da perfetta libraia, ha imparato non solo
ad amare i libri come se fossero esseri umani, ma a
conoscere le persone, capirne il passato e il presente, osservandole e aiutandole nella scelta delle loro
letture.
Segue...
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Un trattamento mai riservato a se stessa, perché
Roberta vive la vita degli altri e poco la sua, per lo
meno la fa senza ascoltare la sua anima, evitando di
guardarsi e scoprirsi, fino a quando, appunto, suo padre, donandole dei vecchi libri di sua nonna Dorothea,
che vive in un ospizio, le porgerà le chiavi per aprire le
porte del suo passato. E così, non senza sgomento
Roberta intraprenderà un viaggio nel passato alla ricerca della sua vera identità, che comprende essere ben
lontana da quella che aveva sempre creduto. Il lettore,
insieme a lei, si vedrà catapultato negli anni 40, dentro
la seconda guerra Mondiale, in una Gran Bretagna offuscata dal fumo delle bombe, vittima delle crudeltà di
una guerra spietata, che rivelerà non solo gli orrori della
guerra stessa, ma verità che per Roberta saranno inizialmente inaccettabili e fardello troppo grosso da portare. Un carico enorme fatto di rinunce, scelte difficili,
strazianti situazioni e soprattutto origini completamente
diverse da quelle che la nipote fino a oggi credeva di
avere. Vissute in prima persona da nonna Dorothea, le
sue vicissitudini si rovesceranno come lava bollente
nella vita, nell’anima e nel cuore della nipote, stravolgendola completamente, costringendola non solo a
guardarsi dentro e riscoprirsi, ma anche a fare i conti
con un passato da cui lei per prima vorrebbe fuggire,
che rifiuta e anela contemporaneamente.
Un incedere nella trama tra passato e presente simile a due rette parallele che, però, a dispetto della logica
si incontrano, intersecano, diventano un’unica via e si
separano ancora. Una dura prova per l’essere umano,
inteso prima di tutto come DONNA, ma contemporaneamente un aspetto fondamentale della vita è la maternità, che in questo romanzo l’autrice affronterà senza
veli, senza reticenze, abbandonando il perbenismo. Per
il lettore sarà un evento agghiacciante, perché rivelerà
entrambe le facce di una stessa medaglia: l’essere
madre quando lo si desidera ardentemente e non lo si
può diventare, e il divenirlo quando l’istinto materno
non esiste, non si trova, non si può confezionare, non
arriva a dispetto delle leggi della natura.
Lo stile narrativo dell’autrice non è atto a incantare
né a proteggere, si rivela crudo, realistico, quasi sterile,
perché scevro di qualsiasi tipo di forzatura, incalza trascinando il lettore in una storia senza veli, priva di paraventi, in cui nessuno protegge nessuno. Un viaggio a
ritroso nel tempo, ma contemporaneo, un passato che
dilaga nel presente, che ribalta ogni previsione e ogni
credo, accompagnando però entrambe le protagoniste
nell’unica strada che può salvare un essere umano:
l’Amore.
Recensione a cura di:
Dal blog Romanticamente fantasy
Noir
Titolo: Io non
sono come
voi
Autore: Italo
Bonera
Editore: Gargoyle books
Pagine: 256
Prezzo:
14,90 euro
(cartaceo)
Pag.
Trama:
Nell’anno 2059, durante una calda serata
estiva, un uomo sta tranquillamente fumando la
sua sigaretta seduto sul sagrato di una chiesa,
quando viene arrestato per avere preso le difese
di un ragazzo extra-comunitario aggredito dalla
polizia. Potrebbe essere un evento del tutto insignificante se non fosse che, per pagare il suo
inesistente debito con la giustizia, viene condannato a prestare servizio allo Stato come mercenario.
Ignara vittima sacrificale di un regime totalitario mascherato da democrazia, per il mite professore questa è l’occasione per sperimentare
un piacere sino allora sconosciuto: il piacere di
uccidere. Privato della sua natura, l’uomo senza
nome deciderà di vendicarsi contro tutti coloro
che hanno risvegliato in lui il demone. Nel bel
mezzo della sua cruenta missione vendicativa,
però, si rende conto che qualcosa non torna, che
alcuni importanti dettagli sono stati trascurati e la
sua vita, come quella dei suoi amici, è in pericolo.
Il finale è una piccola perla, ma non posso spoilerarvi nulla. Vi consiglio di leggere il romanzo perché, una volta iniziato, non lo si può chiudere, neanche dopo averlo terminato. Le sensazioni che si vivono durante la lettura permangono nell’animo anche dopo.
Recensione a cura di:
Luna
Horror
Titolo: William
Killed The Radio Star
Autore: Pietro
Gandolfi
Editore: Dunwich Edizioni
Prezzo: 9,90
euro (cartaceo);
2,49 (ebook)
Lo consigliamo perché:
Io non sono come voi è un noir dai tratti cupi
e dal forte aspetto di denuncia sociale. E’ un romanzo adatto sicuramente a un pubblico adulto,
non tanto per le scene di violenza che sono descrittive ma non particolarmente macabre, quanto per la forza dei temi trattati: politica, economia, evoluzione dell’uomo e della società. Si tratta di temi complessi che vengono affrontati con
maestria e sarcasmo e una vena sottile di ironia
che possono essere colti solo da chi ha maturato
già una certa consapevolezza, secondo me.
Il romanzo si apre con una fuga e una serie di
omicidi. All’inizio è difficile provare empatia per il
protagonista, che ha tutta l’aria di essere un maniaco omicida. Ma poi la scena cambia, vediamo
attraverso un lungo flashback cosa ha portato il
protagonista ad agire in quel modo e a quel punto l’empatia scatta spontanea, insieme all’orrore
e al disprezzo verso una società malsana, corrotta, sbagliata. Ci si apre dinnanzi agli occhi uno
scenario distopico che poi tanto distopico non è:
si tratta piuttosto di un’esasperazione dell’attuale
situazione politica ed economica. Il mondo è
quasi lo stesso di adesso, solo “un po’ più”: un
po’ più corrotto, un po’ più malsano, un po’ più
materialista. Quel “po’” che basta per creare una
sensazione di raccapriccio e rendere questo tipo
di società invivibile.
Io non sono come voi è un romanzo che fa riflettere, non tanto sulle questioni che affliggono i
personaggi (la voglia di vendetta e di rivalsa,
l’orgoglio personale e la dignità dell’uomo, ciò
che può essere giusto e ciò che è sbagliato o il
punto fino a cui un uomo può spingersi per farsi
giustizia senza trasformarsi in un mostro peggiore dei propri aguzzini), quanto sulla società stessa, sulla voglia della gente di omologarsi,
sull’omertà, sulla falsità e le cose che ogni giorno si fa finta di non vedere perché sarebbe troppo faticoso ammettere che forse non è giusto
quello che facciamo, che forse stiamo sbagliando, che forse ci sono altri metodi e si può essere
migliori di così.
Un romanzo forte e bruciante, un attacco alla
mediocrità dell’uomo e alla corruzione. Ci fa capire che forse ognuno di noi è “comprabile”, si
tratta solo di comprendere come o da quale parte della barricata si è nati (se fra i deboli o i forti,
se fra le vittime o gli aguzzini), e solo in pochi
riescono a differenziarsi e a essere davvero corretti e giusti.
Trama:
Little Wood è un piccolo angolo di paradiso immerso nelle foreste del nord, un posto dove chiunque può trovare pace e serenità. Ma non Jazz. Per
lui, DJ di colore trapiantato dalla Lousiana, una
normale notte di diretta si trasformerà in un incubo.
Perché qualcuno lo odia nel profondo, perché qualcuno deciderà di chiudere i conti in sospeso con lui.
Trovandosi di fronte a una minaccia che non dovrebbe esistere, Jazz sarà costretto a combattere
per sé e per le persone che ama, pronto a sacrificare tutto, persino la vita. Ma chi è la presenza che si
aggira nella stazione radio come uno spirito inquieto? E perché il nome di William Heart, cantante e
piccola leggenda locale, continua a tormentarlo
come il ritornello di un’odiosa canzone?
Quando Jazz lo scoprirà si pentirà di aver abbandonato la sua casa per rifugiarsi nella fredda
ostilità di Little Wood.
Lo consigliamo perché:
Inizio col dire che tutti gli appassionati di horror
dovrebbero leggere questo romanzo, italianissimo
ma ambientato nella fittizia Little Wood (ipoteticamente piazzata ai confini tra U.S.A. e Canada), italianissimo, sì, ma che non ha nulla da invidiare ai
nomi blasonati oltreoceano, sul serio.
Ci sono un deejay che conduce una trasmissione
radiofonica notturna, una tempesta di neve che lo
isolerà dal mondo come un topo in gabbia, una pesante vendetta che calerà sulla sua testa e tanto,
tanto horror genuino.
Io l’ho divorato, tralasciando anche alcuni impegni. Si legge molto bene, scorre che è una meraviglia, i paragrafi ti invogliano a voltare pagina, segno
che la scrittura è stata portata avanti con maestria
senza nulla lasciare all’improvvisazione, senza accontentarsi.
Prosa ottima, stile semplice e diretto, senza
fronzoli o abbellimenti,
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senza zucchero per mandar giù la pillola, per dirla alla
Mary Poppins.
Quasi tutta la storia (credo siamo intorno al 95%) si
svolge in una notte e all’interno della stazione radiofonica, contribuendo ad appesantire maggiormente il
nero che trasuda dalle pagine.
In sintesi, un lavoro da leggere a notte fonda, magari quando fuori piove a dirotto.
Meglio ancora se nevica. E se l’unica fonte di energia è un gruppo elettrogeno.
Recensione a cura di:
Roberto Ciardiello
Idee
regalo
Intanto la storia d’Italia e del mondo si srotola
sullo sfondo e anche con questa le due donne e
la loro amicizia si dovranno confrontare.
Lo consigliamo perché:
È uscito a ottobre l’ultimo volume che completa la quadrilogia dell’Amica geniale, opera
corposa ma soprattutto intensa di Elena Ferrante. E se poco o niente si sa dell’autrice, che ha
deciso di non svelare la sua identità e di pubblicare con uno pseudonimo, ormai i lettori conoscono le protagoniste del romanzo, e gli altri
personaggi, come (o forse meglio di) persone
reali. Spesso ci si interroga sull’esistenza di una
scrittura femminile, con determinate caratteristiche, quali la dissezione precisa, l’analisi continua
e lucida dei sentimenti.
Penso sia più un’idea che una reale caratteristica, ma qua, tutto il bello di questa presunta
scrittura al femminile è presente nella forma più
smagliante. Se Elena Ferrante non è una donna,
allora è qualcuno che le donne le conosce bene.
E’ soprattutto questa capacità di vedere e
mostrare motivazioni, speranze, caratteri, invidie, sofferenze e rinascite a fare del romanTitolo: Storia della
zo (nel parlo come se fosse uno, visto che
bambina perduta
idealmente i quattro volumi compongono la
Autore: Elena Ferlunga storia delle due amiche senza interrurante
zione) l’opera interessante e coinvolgente che
Serie: L'Amica geci troviamo davanti.
niale
Opera da cui ci si stacca con difficoltà,
Editore: Edizioni e/o
che non annoia, che risulta verosimile anche
Pagine: 464
quando utilizza colpi di scena e momenti da
Prezzo: €19,5 (carfeuilleton. Perché, innanzitutto, l’Amica geniataceo)
le parla di un rapporto complesso, fra due
bambine, poi ragazze e donne mature, che
per qualche aspetto ognuna di noi ha provato
sulla sua pelle.
Mainstream
Trama:
Storia della bambina perduta è il quarto e ultimo volume dell’Amica geniale, la saga italiana che ha avuto
più successo in questi anni, confermando l’autrice, già
conosciuta per i precedenti romanzi, come una delle
massime scrittrici al mondo.
Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù)
sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di
avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”. Ambedue
hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di
conformismo, violenze e legami difficili da spezzare.
Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato
Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie
e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile
che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita.
Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente
carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che
mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro
allo scontro con i potenti fratelli Solara).
Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto
di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti
di una stessa forza, si scontrano e s’incontrano,
s’influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano.
Ci si riconosce, si comprende, si brama di
saperne di più, e la Ferrante ci accontenta con
parole e frasi che sembrano uscire con naturalezza dalla sua mente, misurate, non banali, parole e frasi che riescono a restituire la complessità dell’animo umano e ad apparire vive.
E mentre altre storie, quelle personali e quelle
dello sfondo socio-politico italiano si snodano, il
focus torna lì, dove era cominciato, da Lila e
Lenù e le loro bambole perdute, senza mai svelare quale delle due sia il genio, forse perché è
solo grazie al loro continuo stimolarsi, rincorrersi
e scontrarsi che entrambe prendono forma.
Trama:
Michele Gervasini è il tuo vicino di scrivania. Goffo e incolore, sempre a un passo dall'agognato scatto di carriera, dimostra a ogni respiro una solenne
verità: l'uomo è quell'animale che, grazie al lavoro,
sceglie liberamente di rendersi schiavo per tutta la
vita. Ma il giorno in cui i colleghi cominciano a suicidarsi a raffica, il percorso esistenziale casa-ufficio
registra un sinistro scricchiolio. E sotto gli occhi stolidi della mucca aziendale in vetroresina salta in aria
l'organigramma del mondo.
Un romanzo abrasivo, comico e letterario, in cui
ridendo degli altri è impossibile non riconoscersi.
Lo consigliamo perché:
“Nessuno è indispensabile” è uscito nel 2012,
l'avevo messo in wishlist in attesa di trovare il momento giusto per leggerlo e poi me ne ero dimenticata, fino a qualche giorno fa, quando inizio la lettura senza troppe aspettative, dimentica dei motivi
che mi avevano spinta a notarlo nel marasma di
pubblicazioni.
L'incipit mi cattura subito: l'immancabile gita delle elementari all'azienda che produce latte, scena
scritta con ironia e che da subito mette in mostra le
qualità di Fiore, la capacità di cogliere il grottesco
nella realtà che ci circonda, e di farlo utilizzando uno
stile personale, piacevole da leggere, acuto e visionario.
Sì, uno degli aspetti che mi ha convinta di più è
proprio lo stile dell'autore, tanto da far passare in
secondo piano eventuali (piccoli) difetti di trama. Un
linguaggio che si muove fra il colto e il popolare, che
prende immagini dal mondo che conosciamo, tutto
italiano, contemporaneo, e le riporta con una facilità
tale da rendere la lettura stimolante e scorrevole insieme. Apprezzo diversi scrittori stranieri, ma leggendo c'è sempre un piccolo scarto culturale, qualcosa che da italiana non riesco a comprendere,
mentre qua, dove i riferimenti sono per una volta,
sia per luogo che per generazione, gli stessi dello
scrittore, il grado di piacere raggiunto è alto.
Ma non c'è solo la scrittura. Ci sono i personaggi
e l'ambientazione, ritratti cinici, malinconici, divertenti. La trama, che si inserisce nella tradizione del romanzo industriale e vede un'epidemia di suicidi fra
gli impiegati dell'azienda Montefoschi, usa toni grotteschi, riesce a far ridere e rabbrividire e a mantenere alta l'attenzione. Come un film di Virzì, ma un po'
più cattivo e allucinato. Peppe Fiore mi ha assolutamente convinta.
Recensioni a cura di:
Titolo: Nessuno
è indispensabile
Autore: Peppe
Fiore
Editore: Einaudi
Pagine: 224
Prezzo: €17
(cartaceo)
Nerina
Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell’altra sempre nuovi
aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia.
Pag.
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Intervista
Intervista a Italo Bonera
Ho avuto il piacere di intervistare Italo Bonera: vincitore del premio
Fredric Brown per racconti brevi indetto da Delos Books con American
Dream, finalista al premio Urania 2006 insieme a Paolo Frusca con il
romanzo Ph0xGen! e autore Mondadori (Un impero per l’inferno per la
collana Millemondi Urania).
Io non sono come voi, romanzo che ha pubblicato con Gargoyle
books e che abbiamo recensito QUI (e consigliato in questo numero di
È Magazine fra i libri da regalare a Natale), si è qualificato tra i cinque
finalisti del premio Urania (Mondadori) assegnato nel luglio 2012.
Ecco le domande che gli ho posto e le risposte dell'autore:
1) Il tuo “Io non sono come voi”, un noir dai tratti cupi e dalla
forte denuncia sociale, è uscito nel 2013 ed è risultato finalista del
premio Urania del 2012. Leggevo che l’idea ti è venuta da un episodio di cronaca di cui sei venuto a conoscenza. Ci vuoi parlare
dell’avvenimento e di come è nato poi il progetto del libro?
Italo Bonera: Innanzi tutto, vorrei ringraziarti per l’ospitalità e per
l’occasione di parlare del mio romanzo. Tornando alla tua domanda, a
quel tempo un quotidiano aveva dato conto in un della fuga rocambolesca e improbabile d’un ergastolano. Sembrava che l’uomo si fosse
finto in stato catalettico per un mese, o forse più; poi, approfittando di
una sosta durante un trasporto in ambulanza, si era “risvegliato” per
sopraffare le guardie e fuggire. In seguito è stato riacciuffato, e non ho
mai scoperto se la finzione del coma fosse reale o un’esagerazione
giornalistica. Vera o falsa, la storia mi aveva colpito, così mi ero trovato
a immaginare come si poteva sentire quest’uomo, mentre recitava la
parte del vegetale, guardando il soffitto, pensando al passato, resistendo, sopportando l’alimentazione obbligata e l’immobilità, con una
forza di volontà assoluta. Così ho iniziato a scriverne. La prima parola
è stata “Vegeto”. È diventata l’incipit del romanzo.
2) Hai scelto di ambientare il romanzo in un futuro molto prossimo (2059), come mai? Questa scelta è dettata dalla voglia di
esasperare una situazione economica-politica italiana già abbastanza precaria?
Italo B.: Mi è molto difficile immaginare un futuro lontano. Il XX secolo ha visto un irripetibile progresso scientifico, con ricadute concrete
su tutti; ha visto la grande suggestione delle utopie; ha visto la minaccia incombente dell’olocausto nucleare. Si guardava con speranza e
timore all’anno 2000, si immaginavano l’espansione della razza umana
nello spazio, i robot domestici in ogni casa, l’energia pulita e inesauribile, l’affrancamento dal lavoro, il benessere planetario, i “cervelli elettronici” onnipotenti. Oppure, a contrasto, si temeva il regresso alla barbarie del dopobomba. C’era, insomma, molto da immaginare. Oggi,
guardando avanti, si vede un piatto grigiore. Al “progresso” abbiamo
sostituito lo “sviluppo”: dove questo ci porterà tra uno o dieci secoli (a
parte l’autodistruzione), chi è in grado di immaginarlo? Ho preferito restare nelle vicinanze, esasperando le tendenze della contemporaneità,
narrando un futuro che è riflesso palese dell’oggi, senza inventare molto di nuovo. Per esempio, le carceri privatizzate in Italia sono sconosciute, ma altrove sono regola. Ho estremizzato il presente e ho mostrato un paese che non vorrei.
3) Nel tuo romanzo i temi di denuncia sociale sono molteplici, ma ciò che
stupisce è il modo sottile con cui inviti il lettore a riflettere: il telegiornali diventano NewsShow, la politica si evolve in Totaldemocrazia e i reati di immigrazione e sovversione sono puniti con più severità di quelli di omicidio e
violenza. Quanto credi che sia effettivamente plausibile uno scenario di questo tipo nel prossimo futuro?
I.B.: Già oggi l’oltraggio a pubblico ufficiale può essere punito fino a cinque
anni di reclusione, e c’è chi rischia quasi dieci anni per aver danneggiato “cose”: fa
riflettere. I telegiornali ridotti a show o le stazioni ferroviarie invase dalla pubblicità
sono incubi già conosciuti, fanno parte del quotidiano al punto da essere trasparenti, accettati passivamente: li ho solo esasperati. Forse leggendone in un romanzo se ne acquisisce una diversa consapevolezza, non lo so. In realtà, io ero
partito con l’intenzione di proporre una storia piana, pura evasione senza sottotesti. Non ci sono riuscito…
4) Leggendo il tuo libro ho notato che usi spesso il senso dell’olfatto per
sottolineare il carattere di un luogo o di un personaggio: i cattivi puzzano di
sudore o di rancido, i buoni profumano e alla fine nella stanza del protagonista si respira odore di zolfo… Si tratta di una scelta ponderata o è una cosa
che ti viene spontanea?
I.B.: È una caratteristica che connota il protagonista.
Pag.
Segue...
25
Intervista
Sottolinea la sua volontà di farsi governare dagli istinti primordiali, lasciando alle spalle, dopo la sua “trasformazione”, un passato da professore universitario un po’ scontento ma pacifico, che era destinato a diventare
vittima dei mediocri – come infatti gli accade.
8) Siamo una community di aspiranti scrittori. Ci sono dei consigli che
vorresti dare ai nostri utenti?
Sceglie così di punire i suoi nemici con una rappresaglia sproporzionata
per puro soddisfacimento di una pulsione ancestrale: annientare il nemico.
In altre parole, va anche oltre l’idea di vendetta, che è già una reazione
mediata dalla consapevolezza. Si paragona a un demone, a un rettile: “puro sistema limbico”.
I.B.: Mi è difficile. Io scrivo in maniera molto disordinata. Parto da situazioni
e personaggi che mi interessano e raccordo tutto con una narrazione. Mi capita di scrivere il finale prima dell’inizio, e le parti intermedie per ultime. Non ho
un metodo.
5) Nell’universo di “Io sono come voi” la corruzione dilaga e il popolo italiano è descritto come una mandria di pecoroni che non ha
voglia né tempo per andare controcorrente e combattere per i propri
diritti. Quanto credi che sia effettivamente vero tutto questo? Gli italiani sono davvero un popolo che gira la testa dall’altra parte e fa finta
di niente o c’è ancora qualche speranza per noi?
I.B.: Seguire il flusso della corrente è più facile che informarsi, analizzare, valutare, ed esercitare un pensiero critico. La mediocrità si accompagna alla tentazione del quieto vivere, quella che porta a girarsi dall’altra
parte di fronte ai piccoli soprusi quotidiani, che magari diventano via via più
grossi, finché si finisce per chiudere gli occhi anche davanti alle peggiori
iniquità. Sono considerazioni che ho messo nel romanzo, e corrispondono
al mio pensiero. Mi piace citare Pasolini, che definiva gli italiani “
un popolo storicamente incapace di dissentire”. Temo sia vero. Così ho
descritto un mondo nel quale il cambiamento è mascherato da progresso,
ne è il succedaneo privo di sostanza. Una società narcotizzata, abulica, incapace di produrre alcunché di originale, tanto che chi ricerca il bello,
l’arte, deve rivolgersi a ciò che ci ha lasciato il XX secolo (nel cinema, nel
design, nella musica, nella fotografia…).
6) Sei passato dalla fantascienza al noir futuristico. Come mai
questo cambiamento?
I.B.: “Ph0xGen!”, scritto insieme a Paolo Frusca, è un romanzo di “storia alternativa” (o ucronia), un sottogenere della fantascienza. Non è una
“space opera”, non ci non alieni, robot, viaggi nel tempo: c’è molta speculazione storica, vista con occhio ironico. Ma in “Ph0xGen!” abbiamo raccontato anche di un segreto, di un’indagine, di un complotto… Di fatto, anche il nostro primo romanzo era un noir atipico. Pure “Io non sono come
voi”, essendo ambientato nel futuro, è, tecnicamente, un romanzo di fantascienza. Infatti, entrambi i romanzi sono stati finalisti al premio Urania. Etichettare un romanzo con un genere però è limitativo, soprattutto quando ci
sono tante contaminazioni. E in ogni caso, un “genere” è inclusivo, non
esclusivo. Di “Io non sono come voi” hanno detto che è thriller, fantascienza, noir, noir futuristico, crime novel, persino western atipico.
7) Hai nuovi progetti in cantiere? Quando potremo leggere un altro
tuo romanzo?
I.B.: Ho un lavoro in corso che dura già da parecchio tempo, ed è ancora presto per dire quando arriverà a una stesura definitiva. Poi lo proporrò
all’editore, e vedremo… Si tratta di una vicenda immaginaria, ambientata
in un passato recente, con una protagonista molto particolare.
Leggo molto (non mi sento “scrittore”, piuttosto un lettore che qualche volta
scrive), e rubo a piene mani dagli autori veri. In coda a “Io non sono come voi”
ho elencato le opere dalle quali ho attinto descrizioni, personaggi, frasi, situazioni, come se fossero tavolozze di oggetti da adattare, un ready made della
scrittura.
Cerco di scrivere tutto quello che mi passa in mente, senza censure – poi elimino le ridondanze.
Ascolto i consigli degli amici cui faccio leggere i miei pezzi.
Trovo molto utile accantonare un testo e rileggerlo dopo un mese o due di
decantazione: saltano all’occhio imperfezioni, cacofonie, errori, incongruenze e
oscenità.
Questo è ciò che faccio, non so se possono essere consigli, credo che ognuno
debba costruirsi il proprio metodo.
9) Essendo una community di aspiranti scrittori vorremmo farti un
paio di domande un po’ specifiche:
Che percorso hai compiuto come scrittore per arrivare al premio Urania? Quanti manoscritti hai spedito, a chi e con che metodo? Hai partecipato a dei concorsi o hai mai pensato all’autopubblicazione o… insomma, come sei arrivato a essere uno “scrittore”?
I.B.: Partecipare al premio Urania è semplice, c’è un bando aperto a tutti,
con alcuni parametri da rispettare. Se mi chiedete come si vince, beh, non lo
so. Per me essere riuscito a pubblicare entrambi i romanzi è stata in ogni caso
una vittoria.
Con “Io non sono come voi” ho cercato di spendere il prestigio di finalista,
con una pubblicazione già alle spalle, per farmi notare dagli editori. Ne ho interpellati una cinquantina, e pochi hanno mostrato interesse: uno di questi era
Gargoyle. Mi ritengo fortunato, perché soprattutto in questi anni è molto difficile riuscire a pubblicare con una casa editrice seria – e per seria intendo che
non chieda contributi economici, che curi l’editing, che si avvalga di un buon
ufficio stampa, che organizzi il lancio, che abbia una distribuzione diffusa, che
ti sostenga.
L’autopubblicazione l’abbiamo considerata, Paolo e io, per un’antologia di
racconti ambientati in un futuro distopico. In Italia i racconti sono poco appetibili, così, dopo aver verificato l’interesse da parte degli editori con cui eravamo
in contatto, avevamo deciso di rilasciarli in ebook per conto nostro. A quel punto, un paio di editori, con nostra sorpresa, si sono offerti di valutarli. Uno ci ha
chiesto un contributo per la “sistemazione del testo”, lasciandoci sorpresi: abbiamo declinato. L’editore “La Ponga”, invece, ha proposto un regolare contratto, e abbiamo accettato. Da alcuni giorni il libro è distribuito sia in cartaceo che
in e-book; si intitola “Cielo e ferro”.
Ringrazio ancora Italo Bonera per essere stato così gentile e disponibile!
Intervista a cura di:
Luna
Pag.
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Dossier
La tradizione che non ti eri accorto di avere
Quando ti chiedono cosa fai a Natale rispondi sempre
“niente”.
Non addobbi casa, magari non fai neanche l’albero. In
vacanza non vai, non sai nemmeno sciare. Il pranzo con i
parenti è una tortura che cerchi di evitare in ogni modo.
Natale non ti piace, è chiaro. Tu in quei giorni non fai
niente.
Quasi niente. Una cosa, a pensarci bene, la fai ogni
anno, fin da quando hai memoria. Forse da prima ancora
e non lo sai. Quand’è iniziata? Chi ti ha portato la prima
volta?
Quanti anni avevi quando ti hanno sfilato guantini e
cappottino, ti hanno asciugato il moccio dal naso e ti
hanno piazzato davanti a un gigantesco lenzuolo bianco,
su cui si muovevano degli animali parlanti? Forse hai
visto due topolini bianchi che dovevano salvare una
bambina.
È in quell’anno che è iniziata la tradizione. Grazie agli
incassi di quel film è stato deciso che i cartoni animati non
dovevano uscire nelle sale ogni tre o quattro anni, ma ogni
dicembre. Da allora, puntuale, c’è stato il cartone di Natale. E
tu eri lì, ogni anno.
Aladdin, Simba, Pocahontas, Quasimodo, Mulan. Sei
cresciuto assieme a loro, ti sei ritrovato nelle loro storie. Li hai
amati tutti, quei film, e scommetto che qualche canzoncina
sapresti canticchiarla ancora oggi. Hai anche assistito alla
nascita della grafica digitale, quando la bestia fa roteare Belle
vestita di giallo e nella carica degli gnu che calpestano Mufasa.
O forse un cane e una volpe che non avrebbero
dovuto essere amici.
Allora non potevi certo immaginare che livelli avrebbe
raggiunto.
Chi se lo ricorda?
Però ti ricordi il granchio che cantava, certo che lo
ricordi. I pesci, le sirene, i colori, altro che freddo e neve.
Hai insistito tanto per andare a vederlo e ti hanno
accontentato. Non eri più un marmocchio, hai tenuto il
tuo biglietto senza perderlo, ti sei tolto il cappotto da solo
e non hai fatto capricci per le caramelle. E lì, in fondo al
mar, è scattato qualcosa. Ti si è aperto un mondo.
Pag.
È passato un decennio in cui hai visto i cinema cambiare,
spostarsi in periferia, trasformarsi in multisala. Sono arrivate
nuove regole: un biglietto uno spettacolo, non potevi più star
dentro ore e ore, fare il bis, rivederti le prime scene prima di
andar via. Anche tu sei cambiato, nel frattempo. Dalla
domenica pomeriggio sei passato al sabato sera, invece che
con mamma hai iniziato ad andare con gli amici, dopo il film
basta cioccolata calda con la panna, meglio pizza e birra. Sei
cresciuto fino a chiederti se non eri diventato troppo grande,
per il cartone animato di Natale. Stavi quasi per lasciar
perdere, ci scommetto.
Segue...
27
Dossier
Ci sono stati un paio d’anni in cui ti è
sembrato che le storie non ti dicessero
più niente, che il fascino fosse stato
smarrito, che non ci fosse quel
familiare “click” nella testa. Hai creduto
fosse colpa del diventare adulto, ma
non era quello. Era la Disney che
toppava clamorosamente. Dinosauri?
Atlantis? Il pianeta del tesoro? Ovvio
che venissero i dubbi.
Quando sono entrati in scena Pixar
e Dreamworks hai smesso di
chiederti se eri troppo grande. La
risposta era nel biglietto che compravi
ogni anno: Shrek e Ciuchino, Marlin
che cerca Nemo, Menny e Diego… e
Sid, la famiglia Incredible, Alex e soci
alle prese con Re Julien, Roddy St.
James che cade giù per il tubo, Rémy
e Linguini, Bolt e Mittens, Wall-e, Carl
Fredricksen e i suoi palloncini,
Raperonzolo, Merida la ribelle, Elsa e
sua sorella Anna, e tanti altri con cui
hai trascorso il Natale.
Questo Natale nelle sale ci saranno i pinguini di Madagascar...
...e Big hero 6.
Buona visione!
Ci sono stati anni in cui sono usciti tre film belli e non
sapevi quale scegliere, e anni in cui due su tre non ti
ispiravano. Ormai il biglietto costava un patrimonio, altro
che le tremila lire di quando hai iniziato, hai preferito tenere
i soldi in tasca e aspettare. Visto che ormai le reti televisive
ti hanno rubato l’usanza e a Natale trasmettono cartoni
animati a raffica, puoi recuperare i film “persi”. Magari nella
tua casa non addobbata, mentre svicoli con una scusa
fantasiosa il pranzo a casa di nonna, borbottando contro i
vicini che mettono Jingle bells a ripetizione. Perché a te il
Natale non piace e tu in quel periodo non fai niente.
O quasi.
Pag.
Questo articolo è opera di:
Bee
28
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Ricette
Di Natale
Befanini
Sono biscotti tipici della zona della Lucchesia e della
Versilia, si preparano nel periodo natalizio e non possono
assolutamente mancare alla colazione del giorno della
Befana.
Sono una specie di frollini “cicciotti” e colorati, grazie ai
granelli di zucchero che li ricoprono. Visto che poche
aziende li producono a livello industriale, purtroppo i
befanini sono uno di quei prodotti della tradizione che
rischiano di perdersi.
Ingredienti:
500g di farina setacciata
300g di zucchero
150g di burro freddo, tagliato a cubetti
3 uova
1 pizzico di sale
1 bustina di lievito per dolci
1/2 bicchiere di latte
1 bicchierino di rum
La scorza grattugiata di un’arancia non trattata
Disponete gli ingredienti asciutti (farina, zucchero, sale,
lievito, scorza d’arancia) a fontana, versate al centro gli
ingredienti liquidi e impastate il tutto come si fa per i frollini.
Aggiungete un po’ di farina se la pasta dovesse essere
troppo morbida, poi fate una “palletta”, mettetela in un
tovagliolo di stoffa e riponetela in frigo per un’ora. Quindi
stendete la pasta senza lavorarla, e ritagliate con gli
stampini le forme che volete. Devono essere grandi perché
poi il biscotto cuocendo un po’ si deformerà, e le forme
piccole tendono a perdere l’aspetto originale.
Spennellate ogni biscotto col latte e cospargete con la
granella di zucchero colorata.
Cuocete in forno caldo a 180° per 15 minuti.
Sono ottimi biscotti da inzuppo.
Buon appetito e buone feste!
Ricetta e fotografie a cura di:
Irene Quintavalle
Pag.
29
NovitA'
letterarie
Arrivano I MASTINI
La narrativa fantastica italiana entra in
azione con il primo romanzo di
fantascienza militare di dbooks.it
I Mastini di Muldon – Assalto alla luna
ribelle è il titolo del nuovo romanzo di
dbooks.it, la cui uscita è prevista sia in
formato cartaceo che digitale per gennaio
2015. Scritto da Christian Antonini e
arricchito dall’introduzione di Stefano Di
Marino, si tratta di un romanzo di
fantascienza militare ricco di azione e dal
ritmo particolarmente sostenuto.
Il libro racconterà di un assalto orbitale a
una luna mineraria, una vera e propria
azione di guerra, e seguirà le vicende di
una squadra di combattenti - i Mastini di
Muldon, appunto – nel loro tentativo di
completare una missione speciale tra
battaglie urbane, tecnologia bellica e intrighi
politici. Muovendosi per un campo di
battaglia che ricorda Stalingrado e
Sarajevo, i Mastini scopriranno che dietro la
ribellione della luna Lachesis si nasconde
una minaccia aliena, e che la loro missione
avrà ripercussioni sul destino di tutta
l’Egemonia Terrestre.
Scritto da Christian Antonini, questo romanzo è stato fortemente voluto e ispirato dal suo curatore, Stefano Di
Marino, come declinazione nostrana della narrativa d’azione in ambito fantascientifico.
Il romanzo I Mastini di Muldon – Assalto alla luna ribelle sarà disponibile nei principati formati digitali ePub e
Mobi e successivamente in edizione cartacea e oltre ad arricchire l’offerta dbooks.it, costituisce una nuova tappa
della casa editrice lungo la strada della narrativa fantastica di qualità.
Per ulteriori informazioni:
[email protected]
www.dbooks.it
È online il blog dedicato al romanzo:
http://egemoniaterrestre.blogspot.it/
Pag.
30
NovitA'
letterarie
Calendario dell'Avvento TRISKELL
Uscite Triskell Edizioni – Dicembre 2014:
8 dicembre: Antico veleno – Francesca Cecchi
16 dicembre: Il fantasma dai calzini gialli – Josh Lanyon
19 dicembre: Scartando Hank – Eli Easton
22 dicembre: Cinder – Marie Sexton
25 dicembre: Antologia gratuita “Racconti sotto l’albero” – AA. VV.
30 dicembre: Il re di picche e la regina di cuori II – Angelica Cremascoli
Giveawey in corso sui loro titoli:
Su Sil-ently aloud:
aloud:
Scadenza:
alle 18:00.
Pag.
18 dicembre
Su Le letture di Anita:
Anita:
Scadenza: 16 Dicembre,
il vincitore verrà proclamato
il 17.
31
NovitA'
letterarie
Le spade dell'imperatore
Sbarca in Italia una nuova serie epicfantasy: Le Cronache del Trono di Unhewn,
di Brian Staveley.
Dopo il successo in Canada, USA e Regno
Unito, il romanzo Le spade dell'imperatore arriva
anche in Italia, pubblicato da Gargoyle Books.
L'imperatore di Annur è morto. I suoi tre figli, che
vivono lontano l'uno dall'altro, dovranno cercare di
sopravvivere e di smascherare gli assassini.
Kaden, erede al trono di Unhewn, ha trascorso
otto anni in un monastero sperduto tra le
montagne, dove ha imparato la disciplina dei
monaci devoti al Dio Vuoto. I loro rituali
contengono la chiave per raggiungere un potere
antico che Kaden deve imparare a controllare
prima che sia troppo tardi.
Dall'altra parte dell'oceano, Valyn si sottopone al
duro allenamento dei Kettral, un élite di soldati che
combattono volando su giganteschi falchi neri.
Nella capitale dell'impero, Adare, eletta a ruolo
di ministro, vuole dimostrare il proprio valore
davanti al popolo. Ma ha anche un'altra missione,
scovare gli assassini del padre, e niente e
nessuno potrà fermarla...
L'autore
Brian Staveley, vive nel Vermont. Ha insegnato storia,
letterature, religione e filosofia e lavora come editor per
Antilevel Press. Le spade dell'imperatore è il primo
volume della sua serie epic-fantasy, che vuole porsi forse
come il nuovo Trono di Spade.
Brian Staveley, Le spade dell'imperatore
Gargoyle Books — Pag. 602 - 19.50€
ISBN: 9788898172535
Pag.
32
NovitA'
letterarie
Titolo: Rebirth – I Tredici Giorni
Autore: Alessia Coppola
Genere: Paranormal Romance
Pagine: 170
Prezzo: 2,99 ebook 9,90 cartaceo
Data di Uscita: 25/11/2014
Link di acquisto: http://tinyurl.com/pswfnet
Blog dedicato al romanzo:
http://rebirthitredicigiorni.blogspot.it/
Data di uscita cartaceo: gennaio 2015
«Promettente esordio dal sapore dolce-amaro. Lasciatevi
travolgere da un vortice di emozioni, suspense e colpi di scena inaspettati: il paranormal non è mai stato più rosa e appassionante!» (Desy Giuffrè, autrice di Io Sono Heatcliff)
«La scrittura di Alessia Coppola è una carezza di velluto sulla pelle, morbida e sensuale si insinua nei recessi più profondi dell’animo e vi imprime un segno.» (Anita Book)
New Orleans, 1939
Le luci del teatro si spengono. Grace stempera il trucco di scena. Si specchia. Segue con lo sguardo una ruga. Si
rende conto che il tempo scorre anche per lei. Ma lei non vuole invecchiare. Con il cuore in tumulto esce dal teatro.
Ad attenderla c’è un uomo in nero che le promette l’eterna giovinezza.
E se riuscisse davvero a impedirle di invecchiare?
Grace stringe un patto con lui, ignorando che in realtà è un demone figlio della Morte. Un Chronat.
Da questo momento, ha tredici giorni per fuggire. Se il demone riuscirà a trovarla prima della mezzanotte del tredicesimo giorno, lei apparterrà alle schiere della Morte e diventerà un Chronat a sua volta. In caso contrario, sarà libera.
Ma il percorso che attende la seducente attrice è pregno di sorprese. Non ultima quella che la porterà tra le braccia di Ayku,
custode designato per proteggerla dal Chronat. Tra creature angeliche dedite al Bene e demoni votati al Male, Grace si ritroverà per la prima volta nella sua vita a dover scendere a patti con il Destino… e a compiere la sua scelta.
UN ASSAGGIO
Sentii una brezza fresca solleticarmi la fronte. Era così piacevole che quasi mi dispiacque riaprire gli occhi.
Eppure lo feci.
Due iridi di giada mi fissavano, incorniciate da una cascata di trucioli d’ebano.
Misi a fuoco e lo vidi. Era un giovane di una bellezza raggiante, disarmante. La bocca era un cesello perfetto e il naso dritto lo
faceva apparire una divinità olimpica.
Teneva sollevata sulla mia fronte una mano liscia dalle dita flessuose come gambi di calle. «Perdonami se ti ho spaventata»,
sussurrò, con una voce che mi ricordò il suono del vento autunnale tra le foglie.
Pag.
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credits
È Magazine - Rivista digitale
Pubblicazione aperiodica – n.1, dicembre 2014
Redazione: Luna, Silver, Nerina
Progetto grafico, grafica e impaginazione: Luna
Progetto di copertina: Luna
Immagine di copertina: illustrazione da “Good Cheer
Stories Every Child Should Know” del 1915. Editore: Asa
Don Dickinson, illustratore sconosciuto
Hanno scritto per noi: Silver, Nerina, Luna, Bee,
Guerino Di Mattia, Willy, Jonfen, Ariendil, Irene
Quintavalle, Roberto Ciardiello.
Hanno collaborato: Cosima e Lady Lightmoon di
Romanticamente Fantasy
Foto a tema: Visionnaire
Redazione escrivere.com
ANNUNCIO PER SCRITTORI E ILLUSTRATORI:
Il prossimo numero della rivista sarà incentrato sulla festività di San Valentino e
uscirà a febbraio. Chiunque fosse interessato a partecipare con un racconto (max 5000
caratteri spazi inclusi), una foto a tema o
un'illustrazione può mandare il suo lavoro a
[email protected] entro il 25 gennaio
2015.
Le immagini utilizzate sono opera di:
Immagine in copertina: illustrazione da “Good Cheer
Stories Every Child Should Know” del 1915. Editore: Asa
Don Dickinson, illustratore sconosciuto
Sfondo pagine: George Hodan
Pag. 5: NestoDesign
Pag. 8 (Babbo Natale): Petr Kratochvil
Pag. 8 (angeli): George Hodan
Pag. 8 (campanelli): foto da Dolls of India Art Store
Pag. 9: foto di Visionnaire
Pag. 10 e 11: foto dal booket dell'album “50 Words For
Snow”
Pag. 12-13-14 e 15: foto di Diana-blues
Pag. 16: Banner opera di Michele d'Angelo
Pag. 17: Claudette Gallant
Pag. 18: Kondo Yukihiro
Pag. 20 (tavola): Petr Kratochvil
Pag. 20 (cupcakes): Linnaea Mallette
Pag. 20 (renna): Anna Langova
Pag. 25: foto fornita da Italo Bonera
Pag. 27 e 28: foto tratte dai film e le locandine Disney, Pixar e Dreamworks
Pag. 29: foto di Irene Quintavalle
Pag. 30, 31, 32, 33, 34 e 35: banner e immagini di proprietà delle singole società
Pag. 34 e 35 (albero con scritte): Luna
Avatar utilizzati: alcuni autori hanno scelto di inserire
una propria fotografia, altri hanno scelto di comparire
sulla rivista con l'avatar che utilizzano sul forum di
escrivere.com
Le varie cover che appaiono sulla rivista sono proprietà
delle case editrici interessate.
ANNUNCIO PER AUTORI E CASE EDITRICI:
Ci occupiamo di recensire libri di esordienti (anche autopubblicati) e autori già affermati, purché la casa editrice in questione
non sia a pagamento.
Potete contattarci all'indirizzo:
[email protected]
Pag.
È Magazine è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
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Noi di È scrivere ci occupiamo di:
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Sinossi e quarta di copertina: al costo forfettario di 15 euro, qualsiasi sia la
lunghezza del manoscritto;
Schede di valutazione: 20 euro fino a 200 cartelle*, 30 euro fino a 300 cartelle*. 35 euro dopo le 300 cartelle*;
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Correzione bozze: 0,30 a cartella*;
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Editing: 1 euro a cartella*;
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pdf (con utilizzo di copertina fornita dall'autore o realizzata da noi): costo variabile a seconda del progetto.
* Una cartella corrisponde a 1800 caratteri spazi inclusi
Le tariffe sono valide fino al 31 dicembre 2014.
Il nostro è un servizio rapido: garantiamo una risposta entro 30 giorni lavorativi dall'avvenuto
pagamento.
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