Centro della Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma - Vademecum per gli Ambienti Sanitari Anno pastorale 2006-2007 Presentazione La gioia della fede e leducazione delle nuove generazioni è il titolo scelto dalla Diocesi per questo anno pastorale 2006-2007. Il programma di questanno si rivolge in particolare alle nuove generazioni, ma non vuole certamente trascurare le famiglie da dove i giovani provengono. Non è un voltare pagina rispetto agli obiettivi pastorali che ci siamo assunti gli scorsi anni e che rimangono validi, permanenti e continuamente da attuare. È per questo che lattenzione particolare verso le giovani generazioni va proposta nella pastorale dinsieme che riguarda tutti, sani e malati, operatori sanitari e volontari e tutti gli altri. Questo Vademecum si compone di tre parti: l Il discorso del Santo Padre Benedetto XVI allapertura del convegno ecclesiale del 5 giugno 2005 nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, da cui sono stati tratti gli obiettivi generali da perseguire in questo anno. l Una parte del Vademecum Diocesano per lanno 2006-2007 con gli obiettivi generali da raggiungere a tutti i livelli. l Il programma per le nostre realtà sanitarie per lanno pastorale 2006-2007. Accanto ad alcune indicazioni generali vi sono delle proposte che possono aiutare a rendere concreto il programma. Non sono novità assolute, in quanto in alcune strutture sanitarie tali proposte, da tempo si stanno attuando. Ciò che 1 deve caratterizzare limpegno di questanno è che le proposte devono essere rivolte soprattutto ai giovani che lavorano nelle strutture sanitarie, o che sono ricoverati, o che per qualsiasi motivo vengono a contatto con la sofferenza e la malattia. Come sempre il programma è affidato alla creatività, alla convinzione, allentusiasmo e buona volontà dei Cappellani, dei diaconi permanenti, dei ministri straordinari della comunione, delle suore, dei volontari, degli operatori sanitari cristiani impegnati, dei movimenti che collaborano con la cappellania ospedaliera e di quanti altri hanno a cuore la diffusione del Vangelo e lamore per le giovani generazioni. A tutti è chiesto di implorare laiuto dello Spirito Santo, di credere nella bontà delle cose proposte, di essere uniti in una profonda comunione dintenti e di vita Diocesana, di dare il meglio di sé per la missione di evangelizzare le giovani generazioni. Maria, Madre della Chiesa, salute degli infermi e tutti i santi patroni ospedalieri, ci ottengano tutte quelle grazie necessarie per un rinnovato impegno Apostolico. Buon anno pastorale e buon lavoro a tutti. X Armando Brambilla Vescovo delegato per la pastorale sanitaria 2 DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALLAPERTURA DEL CONVEGNO ECCLESIALE TENUTOSI IL 5 GIUGNO 2006 NELLA BASILICA DI S. GIOVANNI IN LATERANO Cari fratelli e sorelle, sono lieto di essere nuovamente con voi per introdurre con una mia riflessione questo nostro Convegno Diocesano, dedicato a una tematica di grande bellezza e primaria importanza pastorale: la gioia che proviene dalla fede e il suo rapporto con leducazione delle nuove generazioni. Riprendiamo così e sviluppiamo ulteriormente, in unottica che riguarda più direttamente i giovani, il discorso iniziato un anno fa, in occasione del precedente Convegno Diocesano, nel quale ci siamo occupati del ruolo della famiglia e della comunità cristiana nella formazione della persona e nella trasmissione della fede. Saluto con affetto ciascuno di voi, Vescovi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici, impegnati a testimoniare la nostra fede. In particolare, saluto voi giovani che intendete unire al vostro personale itinerario formativo lassunzione di una responsabilità ecclesiale e missionaria nei confronti di altri ragazzi e giovani. Ringrazio di cuore il Cardinale Vicario per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Con questo Convegno, e con lanno pastorale che si ispirerà ai suoi contenuti, la Diocesi di Roma prosegue in quellitinerario di lungo periodo che ha iniziato, ormai dieci anni fa, con la Missione cittadina voluta dal mio amato Predecessore Giovanni Paolo II. Lo scopo infatti è sempre il medesimo: rav- 3 vivare la fede nelle nostre comunità e cercare di risvegliarla o suscitarla, in tutte le persone e le famiglie di questa grande città, dove la fede è stata predicata e la Chiesa è stata impiantata già dalla prima generazione cristiana, e in particolare dagli Apostoli Pietro e Paolo. Negli ultimi tre anni la vostra attenzione si è concentrata soprattutto sulla famiglia, per consolidare con la verità del Vangelo questa fondamentale realtà umana, oggi purtroppo pesantemente insidiata e minacciata, e per aiutarla ad adempiere la sua insostituibile missione nella Chiesa e nella società. Mettendo ora in primo piano leducazione alla fede delle nuove generazioni, non abbandoniamo certo limpegno per la famiglia, alla quale appartiene la primaria responsabilità educativa. Veniamo incontro piuttosto ad una preoccupazione diffusa in tante famiglie credenti che nel contesto sociale e culturale di oggi temono di non riuscire a trasmettere la preziosa eredità della fede ai propri figli. In realtà, scoprire la bellezza e la gioia della fede è un cammino che ogni nuova generazione deve percorrere in proprio, perché nella fede viene messo in gioco quanto abbiamo di più nostro e di più intimo, il nostro cuore, la nostra intelligenza, la nostra libertà, in un rapporto profondamente personale con il Signore che opera dentro di noi. Ma la fede è, altrettanto radicalmente, atto ed atteggiamento comunitario, è il noi crediamo della Chiesa. La gioia della fede è dunque una gioia che va condivisa: come afferma lapostolo Giovanni, quello che abbiamo veduto e udito (il Verbo della vita), noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi... Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta (1Gv 1,3-4). Perciò educare le nuove generazioni alla fede è un com- 4 pito grande e fondamentale che coinvolge lintera comunità cristiana. Cari fratelli e sorelle, voi toccate con mano come questo compito sia diventato oggi per vari aspetti particolarmente difficile, ma proprio per questo è ancora più importante e quanto mai urgente. E possibile individuare infatti due linee di fondo dellattuale cultura secolarizzata, tra loro chiaramente interdipendenti, che spingono in direzione contraria allannuncio cristiano e non possono non avere unincidenza su coloro che stanno maturando i propri orientamenti e scelte di vita. Una di esse è quellagnosticismo che scaturisce dalla riduzione dellintelligenza umana a semplice ragione calcolatrice e funzionale e che tende a soffocare il senso religioso iscritto nel profondo della nostra natura. Laltra è quel processo di relativizzazione e di sradicamento che corrode i legami più sacri e gli affetti più degni delluomo, col risultato di rendere fragili le persone, precarie e instabili le nostre reciproche relazioni. Proprio in questa situazione tutti noi abbiamo bisogno, e specialmente i nostri ragazzi, adolescenti e giovani hanno bisogno, di vivere la fede come gioia, di assaporare quella serenità profonda che nasce dallincontro con il Signore. Ho scritto nellEnciclica Deus caritas est: Abbiamo creduto allamore di Dio così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. Allinizio dellessere cristiano non cè una decisione etica o una grande idea bensì lincontro con un avvenimento con una Persona, che da alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva (n. 1). La fonte della gioia cristiana è questa certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, da Colui che tiene nelle sue mani luniverso intero e che ama ciascuno di noi e tutta la grande 5 famiglia umana con un amore appassionato e fedele, un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati, un amore che perdona. Questo amore è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, come appare in maniera definitiva nel mistero della Croce: Dio ama tanto luomo che, facendosi uomo Egli stesso, lo segue fin nella morte e in questo modo riconcilia giustizia e amore (Deus caritas est, 10). Cari fratelli e sorelle, questa certezza e questa gioia di essere amati da Dio deve essere resa in qualche modo palpabile e concreta per ciascuno di noi, e soprattutto per le giovani generazioni che stanno entrando nel mondo della fede. In altre parole: Gesù ha detto di essere la via che conduce al Padre, oltre che la verità e la vita (cfr Gv 14,5-7). La domanda è dunque: come possono i nostri ragazzi e i nostri giovani trovare in Lui, praticamente ed esistenzialmente, questa via di salvezza e di gioia? È proprio questa la grande missione per la quale esiste la Chiesa come famiglia di Dio e compagnia di amici nella quale veniamo inseriti con il Battesimo già da piccoli bambini e nella quale deve crescere la nostra fede e la gioia e la certezza di essere amati dal Signore. E indispensabile quindi ed è il compito affidato alle famiglie cristiane, ai sacerdoti, ai catechisti, agli educatori, ai giovani stessi nei confronti dei loro coetanei, alle nostre parrocchie, associazioni e movimenti, finalmente allintera comunità diocesana che le nuove generazioni possano fare esperienza della Chiesa come di una compagnia di amici davvero affidabile, vicina in tutti i momenti e le circostanze della vita, siano esse liete e gratificanti oppure ardue e oscure, una compagnia che non ci abbandonerà mai nemmeno nella morte, perché porta in sé la promessa delleternità. 6 A voi, cari ragazzi e giovani di Roma, vorrei chiedere di Fidarvi a vostra volta della Chiesa, di volerle bene e di avere fiducia in lei, perché in essa è presente il Signore e perché essa non cerca altro che il vostro vero bene. Colui che sa di essere amato è a sua volta sollecitato ad amare. Proprio così il Signore, che ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a nostra volta al centro della nostra vita lamore per Lui e per gli uomini che Egli ha amato. Specialmente gli adolescenti e i giovani, che avvertono prepotente dentro di sé il richiamo dellamore, hanno bisogno di essere liberati dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga troppi ostacoli alla gioia dellamore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che luomo e la donna trovano nel loro reciproco amore. Al contrario, la fede e letica cristiana non vogliono soffocare ma rendere sano, forte e davvero libero lamore: proprio questo è il senso dei dieci Comandamenti, che non sono una serie di no, ma un grande sì allamore e alla vita. Lamore umano infatti ha bisogno di essere purificato, di maturare e anche di andare al di là di se stesso, per poter diventare pienamente umano, per essere principio di una gioia vera e duratura, per rispondere quindi a quella domanda di eternità che porta dentro di sé e alla quale non può rinunciare senza tradire se stesso. È questo il motivo sostanziale per il quale lamore tra luomo e la donna si realizza pienamente solo nel matrimonio. In tutta lopera educativa, nella formazione delluomo e del cristiano, non dobbiamo dunque, per paura o per imbarazzo, lasciare da parte la grande questione dellamore: se lo facessimo presenteremmo un cristianesimo disincarnato, che non può inte7 ressare seriamente il giovane che si apre alla vita. Dobbiamo anche, però, introdurre alla dimensione integrale dellamore cristiano, dove amore per Dio e amore per luomo sono indissolubilmente uniti e dove lamore del prossimo è un impegno quanto mai concreto. Il cristiano non si accontenta di parole, e nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va incontro alle necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso, senza accontentarsi di qualche sporadica buona azione. Proporre ai ragazzi e ai giovani esperienze pratiche di servizio al prossimo più bisognoso fa dunque parte di unautentica e piena educazione alla fede. Insieme al bisogno di amare, il desiderio della verità appartiene alla natura stessa delluomo. Perciò, nelleducazione delle nuove generazioni, la questione della verità non può certo essere evitata: deve anzi occupare uno spazio centrale. Ponendo la domanda intorno alla verità allarghiamo infatti lorizzonte della nostra razionalità, iniziamo a liberare la ragione da quei limiti troppo angusti entro i quali essa viene confinata quando si considera razionale soltanto ciò che può essere oggetto di esperimento e di calcolo. E proprio qui avviene lincontro della ragione con la fede: nella fede accogliamo infatti il dono che Dio fa di se stesso rivelandosi a noi, creature fatte a sua immagine; accogliamo e accettiamo quella Verità che la nostra mente non può comprendere fino in fondo e non può possedere, ma che proprio per questo dilata lorizzonte della nostra conoscenza e ci permette di giungere al Mistero in cui siamo immersi e di ritrovare in Dio il senso definitivo della nostra esistenza. Cari amici, sappiamo bene che non è facile acconsentire a questo superamento dei limiti della nostra ragione. Perciò la 8 fede, che è un atto umano molto personale, rimane una scelta della nostra libertà, che può anche essere rifiutata. Qui però viene alla luce una seconda dimensione della fede, quella di affidarsi ad una persona: non ad una persona qualsiasi ma a Gesù Cristo, e al Padre che lo ha inviato. Credere vuol dire stabilire un personalissimo legame con il nostro Creatore e Redentore, in virtù dello Spirito Santo che opera nei nostri cuori, e fare di questo legame il fondamento di tutta la vita. Gesù Cristo, infatti, è la Verità fatta Persona, che attira a sé il mondo... Ogni altra verità è un frammento della Verità che Egli è ed a Lui rimanda (Discorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, 10 febbraio 2006). Così Egli riempie il nostro cuore, lo dilata e lo colma di gioia, spinge la nostra intelligenza verso orizzonti inesplorati, offre alla nostra libertà il suo decisivo punto di riferimento, risollevandola dalle angustie dellegoismo e rendendola capace di amore autentico. Nelleducazione delle nuove generazioni non dobbiamo dunque avere alcun timore di porre la verità della fede a confronto con le autentiche conquiste della conoscenza umana. I progressi della scienza sono oggi molto rapidi e non di rado vengono presentati come contrapposti alle affermazioni della fede, provocando confusione e rendendo più difficile laccoglienza della verità cristiana. Ma Gesù Cristo è e rimane il Signore di tutta la creazione e di tutta la storia: Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui... e tutte sussistono in Lui (Col 1,16.1). Perciò il dialogo tra fede e ragione, se condotto con sincerità e rigore, offre la possibilità di percepire, in modo più efficace e convincente, la ragionevolezza della fede in Dio non in un Dio qualsiasi ma in quel Dio che si è rivela9 to in Gesù Cristo e altresì di mostrare che nello stesso Gesù Cristo si trova il compimento di ogni autentica aspirazione umana. Cari giovani di Roma, inoltratevi dunque con fiducia e coraggio sulla via della ricerca del vero. E voi, cari sacerdoti ed educatori, non esitate a promuovere una vera e propria pastorale dellintelligenza, e più ampiamente della persona, che prenda sul serio le domande dei giovani sia quelle esistenziali sia quelle che nascono dal confronto con le forme di razionalità oggi diffuse per aiutarli a trovare delle valide e pertinenti risposte cristiane, e finalmente a far propria quella risposta decisiva che è Cristo Signore. Abbiamo parlato della fede come incontro con Colui che è Verità e Amore. Abbiamo anche visto che si tratta di un incontro al tempo stesso comunitario e personale, che deve avere luogo in tutte le dimensioni della nostra vita, attraverso lesercizio dellintelligenza, le scelte della libertà, il servizio dellamore. Esiste però uno spazio privilegiato nel quale questo incontro si realizza nella maniera più diretta, si rafforza e si approfondisce, e diventa così davvero in grado di permeare e caratterizzare lintera esistenza: questo spazio è la preghiera. Cari giovani, molti di voi erano certamente presenti alla Giornata Mondiale della Gioventù, a Colonia. Là, insieme, abbiamo pregato il Signore, lo abbiamo adorato presente nellEucaristia, abbiamo offerto il suo santo Sacrificio. Abbiamo meditato su quel decisivo atto di amore con il quale Gesù nellultima Cena anticipa la propria morte, laccetta nel suo intimo e la trasforma in azione di amore, in quella rivoluzione che, unica, è veramente capace di rinnovare il mondo e di liberare luomo, vincendo la potenza del 10 peccato e della morte. Chiedo a voi giovani e a tutti voi che siete qui, cari fratelli e sorelle, chiedo a tutta lamata Chiesa di Roma, in particolare alle anime consacrate, specialmente dei Monasteri di clausura, di essere assidui nella preghiera, spiritualmente uniti a Maria nostra Madre, di adorare Cristo vivo nellEucaristia, di innamorarvi sempre più di Lui, che è il nostro fratello e amico vero, lo sposo della Chiesa, il Dio fedele e misericordioso che ci ha amati per primo. Così voi giovani sarete pronti e disponibili ad accogliere la sua chiamata, se Egli vi vorrà totalmente per sé, nel sacerdozio o nella vita consacrata. Nella misura in cui ci nutriamo di Cristo e siamo innamorati di Lui, avvertiamo anche dentro di noi lo stimolo a portare altri verso di Lui: la gioia della fede infatti non possiamo tenerla per noi dobbiamo trasmetterla. Questo bisogno diventa ancora più forte e urgente in presenza di quella strana dimenticanza di Dio che esiste oggi in vaste parti del mondo, e in certa misura anche qui a Roma. Da questa dimenticanza nasce molto rumore effimero, molte inutili contese, ma anche una grande insoddisfazione e un senso di vuoto. Perciò, cari fratelli e sorelle, nel nostro umile servizio di testimoni e missionari del Dio vivo dobbiamo essere portatori di quella speranza che nasce dalla certezza della fede: aiuteremo così i nostri fratelli e concittadini a ritrovare il senso e la gioia della propria vita. So che lavorate con impegno nei vari ambiti della pastorale: me ne rallegro e rendo con voi grazie al Signore. In particolare nel mio primo anno di Pontificato ho già potuto sperimentare e apprezzare la vivacità della presenza cristiana tra i giovani e gli universitari di Roma, come tra i bambini della Prima Comunione. Vi chiedo di continuare con fiducia, rendendo sem11 pre più profondo il vostro legame con il Signore e così più efficace il vostro apostolato. Non trascurate, in questo impegno, alcuna dimensione della vita, perché Cristo è venuto per salvare tutto luomo, nellintimo delle coscienze come nelle espressioni della cultura e nei rapporti sociali. Cari fratelli e sorelle, vi affido con animo amico queste riflessioni, come contributo al vostro lavoro nelle serate del Convegno e poi durante il prossimo anno pastorale. Il mio affetto e la mia benedizione vi accompagnano oggi e per il futuro. © Copyright 2006 Libreria Editrice Vaticana 12 DAL VADEMECUM DIOCESANO PER LANNO PASTORALE 2006-2007 GLI OBIETTIVI GENERALI I. Investire sulleducazione Occorre che insieme corriamo questo rischio tanto più indispensabile, quanto più constatiamo come le persone, oggi, facciano fatica a vivere in quella gioia che è data dal ritrovamento del senso della vita che proviene in ultima analisi dallincontro con Cristo. La passione educativa che nasce dallamore di Cristo deve spingerci, verso i ragazzi e i giovani insieme a tutte le persone, comunità e istituzioni che perseguono lo stesso obiettivo. Nel correre questo rischio dovrà esser viva in noi la chiara consapevolezza che educare alla vita e educare alla fede sono coincidenti e che anche se viviamo in un contesto scristianizzato e secolarizzato, Questa situazione non può tuttavia impedirci di parlare della gioia, di sperare la gioia. È nel cuore delle loro angosce che i nostri contemporanei hanno bisogno di conoscere la gioia, di sentire il suo canto. Siamo dunque chiamati a: proporre adeguatamente il passato poiché senza questa proposta del passato, della conoscenza del passato, della tradizione, il giovane cresce cervellotico o scettico. Se niente propone di privilegiare unipotesi di lavoro, il giovane se la inventa, in modo cervellotico, oppure diviene scettico, molto più comodamente, perché non fa nean13 che la fatica di essere coerente allipotesi che si è presa. A proporre il passato ma presentandolo ai giovani dentro un vissuto presente che ne sottolinei la corrispondenza con le esigenze ultime del cuore. Vale a dire: dentro un vissuto presente che dia le ragioni di sé. Solo questo vissuto può proporre e ha il diritto e il dovere di proporre la tradizione, il passato. Ma se il passato non appare, se non è proposto dentro un vissuto presente che cerchi di dare le proprie ragioni, non si può neanche ottenere la terza cosa necessaria alleducazione: la critica. La vera educazione, infatti, deve essere una educazione a prendere sempre più coscienza e responsabilità. Ossia tutto ciò che è stato detto al giovane quando era bambino ed è necessario dire al bambino quanto va detto, compresa leducazione alla fede deve essere sottoposto ad una intelligenza più profonda che ricalca i differenti passaggi di vita: dal bambino, al giovane, alladulto. II. Presentare e far sperimentare la Chiesa come Compagnia affidabile Proprio perché siamo chiamati ad educare alla gioia della fede e leducazione, per rendere vero nel presente del giovane quanto di tradizionale gli viene trasmesso, lo porta alla criticizzazione, un altro obiettivo che dovremo tenere presente, sarà quello di vivere la nostra appartenenza alla Chiesa e presentare la medesima come Compagnia affidabile, che non lascia soli nel processo educativo. Per presentare la Chiesa e chiedere ladesione ad essa, 14 non dovremo parlare subito e soltanto della Chiesa ma innanzitutto di Gesù Cristo come via che conduce al Padre, che conduce alla vita e soltanto quando i ragazzi e i giovani si domanderanno come praticamente ed esistenzialmente si possa trovare in Cristo la via della salvezza e della gioia, si potrà e dovrà introdurre la presentazione della Chiesa come famiglia di Dio e compagnia di amici affidabile e che non abbandona, in cui abbiamo la certezza di essere amati dai fratelli e innanzitutto dal Signore. Per raggiungere lobiettivo di come far sentire la Chiesa una compagnia che non ci abbandonerà mai nemmeno nella morte, perché porta in sé la promessa delleternità, dovremo essere, insieme, vicini ai giovani, alle loro famiglie e alle agenzie educative che cooperano con loro alleducazione della persona (scuola, Università, luoghi del tempo libero e dello sport, della sofferenza e della malattia, ecc.), in tutti i momenti e le circostanze della vita, siano esse liete e gratificanti oppure ardue e oscure. Ai giovani, poi, dovremo chiedere di fidarsi a loro volta della Chiesa, di volerle bene e di avere fiducia in lei perché in essa è presente il Signore e perché essa non cerca altro che il loro vero bene. III. Coltivare la pastorale integrata Una Chiesa-compagnia affidabile dovrà anche mostrarsi capace di vivere la comunione con lo stile della pastorale integrata. Essa è un obiettivo da raggiungere sia tra le diverse persone e le diverse realtà ecclesiali ma anche tra quello che pos15 siamo chiamare linterno della Chiesa e lesterno della Chiesa, dove linterno sono la parrocchia, le realtà associative, i movimenti, ecc. e lesterno sono gli ambienti nei quali i bambini, i ragazzi, i giovani vivono. Pensiamo, ad esempio, alla scuola, da quella materna in su, allUniversità, ma anche, se pure per una parte minoritaria di giovani più grandi, al lavoro, e inoltre allo sport, al divertimento, al mondo della cultura, della malattia, del disagio, alla strada... Durante il Convegno abbiamo sentito più volte il richiamo a lavorare in rete con quello stile che non permette di essere gelosi luno dellaltro. Cè, infatti, uno spazio enorme sul quale dobbiamo collaborare, rallegrandoci degli eventuali risultati positivi conseguiti dagli altri, allo stesso modo dei nostri. Nessuno deve lavorare per se stesso ma tutti lavoriamo per il Signore e per i fratelli. Questo vuol dire che è necessaria una profonda comunione tra noi. Soltanto insieme, lavorando per il Vangelo in comunione, in rete, saremo comunità credibile, educante, missionaria. IV. La missionarietà permanente Su questo obiettivo, da vari anni, la Diocesi sta lavorando con impegno. Esso, però, non deve cadere o rallentarsi davanti alle difficoltà che incontriamo e soprattutto di fronte alle sfide che ci propone lattuale cultura secolarizzata e caratterizzata da linee che si oppongono allannuncio cristiano e hanno incidenza su quanti maturano i loro orientamenti e le scelte di vita quali, è stato ricordato durante il Convegno, lagnosticismo e quel processo di relativizzazione che corrode 16 i legami più sacri e gli affetti più degni delluomo, col risultato di rendere fragili le persone, precarie e instabili le nostre reciproche relazioni. In questo contesto socio-culturale tutta la comunità cristiana, ed in essa anche i giovani, dovranno unire al proprio itinerario formativo lassunzione di responsabilità ecclesiali e missionarie fondate sullinnamoramento di Cristo che spinge a trasmettere agli altri la gioia suscitata dal suo amore nel nostro cuore. Questo urgenza missionaria diventa ancora più forte in presenza di quella strana dimenticanza di Dio dalla quale, ci diceva il Santo Padre durante il Convegno, nasce molto rumore effimero, molte inutili contese, ma anche una grande insoddisfazione e un senso di vuoto. È proprio in questo contesto che siamo chiamati a essere portatori della speranza che nasce dalla fede per aiutare i nostri fratelli e concittadini a ritrovare il senso e la gioia della vita. V. Vivere la preghiera che nasce dallincontro con una Persona Ma a che cosa occorre educare? Primariamente a far vivere a tutti, e soprattutto ai giovani, la fede come gioia, facendo loro assaporare quella serenità che nasce dallincontro con il Signore e dallaver creduto in Lui così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. Allinizio dellessere cristiano non cè una decisione etica o una grande idea, bensì lincontro con un avvenimento, con una 17 Persona, che da alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. E la preghiera è lo spazio privilegiato nel quale lincontro con Cristo si realizza nella maniera più diretta, si rafforza e approfondisce e quindi diventa capace di permeare, plasmare e caratterizzare tutta la nostra esistenza e i nostri comportamenti. La preghiera, pertanto, dovrà essere il primario obiettivo da perseguire a partire dalla celebrazione della S. Messa, soprattutto nel Giorno del Signore, da altre forme di incontro con Cristo quali: lAdorazione Eucaristica, lascolto della Parola di Dio con il metodo della lectio divina, la partecipazione ai sacramenti, in particolare quello del perdono, ecc. Tutti: comunità cristiane, aggregazioni laicali, anime consacrate, specialmente i Monasteri di clausura, famiglie, ragazzi e giovani dovremo tornare maggiormente alla preghiera intesa come innamoramento di Cristo, nostro fratello e amico, sposo della Chiesa, Dio fedele e misericordioso che ci ha amati per primo. Da questo incontro con Cristo nasceranno anche, sicuramente, le vocazioni di speciale consacrazione poiché lincontro con la sua Persona non lascia mai indifferenti ma chiede accoglienza e risposta alla sua chiamata. VI. Curare la pastorale dellintelligenza Un altro obiettivo da raggiungere sarà quello che il Santo Padre ci ha indicato come pastorale dellintelligenza e più ampiamente della persona, che prenda cioè sul serio le domande 18 dei giovani sia quelle esistenziali sia quelle che nascono dal confronto con le forme di razionalità oggi diffuse per aiutarli a trovare delle valide e pertinenti risposte cristiane e finalmente a far propria quella risposta decisiva che è Cristo Signore. In tutto il lavoro educativo delle famiglie, delle varie agenzie educative e della Chiesa, famiglia di famiglie che deve agire in rete con le altre realtà educative coinvolte nelleducazione delle nuove generazioni, non si può evitare la questione della verità. Se snobbiamo tale questione, ci ricordava il Cardinale Vicario durante il Convegno, ci adattiamo senza accorgercene al contesto agnostico del nostro tempo e rinunciamo alla pretesa di Gesù di essere la Verità che salva e il modello della nostra vita. In sintesi ci ricordava sempre il Cardinale Vicario per la mentalità di oggi, impregnata di una razionalità basata sullesperimento e sul calcolo, si tratta di mostrare che questa razionalità da sola è limitante per luomo, perché lascia fuori per principio, per metodo, le domande più importanti, e quindi non può essere la razionalità unica ed esclusiva, ma si tratta anche di mostrare che questa razionalità presuppone qualcosa che riapre il discorso e che reintroduce quanto meno lipotesi parola che ha usato il Papa della Intelligenza creatrice, come ipotesi migliore. Ipotesi migliore che possiamo abbracciare nella libertà e razionalità della fede cioè con una scelta libera ma profondamente razionale. La pastorale dellintelligenza dovrà affrontare tutti gli ambiti della cultura, a cominciare dallantropologia, dalla conoscenza delluomo, le scienze, ecc. con una creatività e capacità comunicativa anche a livello pubblico oltre che allimpegno e alla passione educativa. 19 Anche il dialogo fra fede e ragione, condotto con sincerità e rigore, andrà presentato nei cammini educativi delle giovani generazioni perché se rispetta le condizioni sopra ricordate offre la possibilità di percepire, in modo efficace e convincente, la ragionevolezza della fede nel Dio che si è rivelato in Gesù Cristo e altresì di mostrare che nello stesso Gesù Cristo si trova il compimento di ogni autentica aspirazione umana. VII. Non aver paura delleducazione allamore Un ulteriore obiettivo da raggiungere, sarà quello di liberare i giovani dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo con i suoi comandamenti e divieti ponga troppi ostacoli alla gioia dellamore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che luomo e la donna trovano nel loro reciproco amore. Facendo costante riferimento allEnciclica Deus caritas est, occorrerà presentare come la fede cristiana ha considerato luomo sempre come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà ricordando come lapparente esaltazione del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità e che leros, come ci ricorda ancora lEnciclica, vuole sollevarci in estasi verso il Divino, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni. Luomo diventa veramente se stesso infatti , quando corpo e anima si ritrovano in intima unità e la sfida delleros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riu20 scita a fare percepire che non sono nè lo spirito nè il corpo da soli ad amare: è luomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondono veramente in unità, luomo diventa pienamente se stesso.... Sapendo questo, dunque, come la questione dellamore e dellamore umano nella sua pienezza e concretezza è questione decisiva per tutti e specialmente per gli adolescenti e i giovani, occorrerà educarli a comprendere e vivere correttamente lapproccio cristiano alla sessualità per il loro vero bene ed il loro sereno futuro. VIII. Aprirsi al servizio al prossimo Infine, occorrerà perseguire lobiettivo di educare e vivere lamore ed il servizio verso il prossimo. Educare a mettere al centro della vita lamore per Colui che ci ha amato, vuoi dire educare ad amare gli uomini come Egli ha amato. Amore per Dio e amore per luomo ci ha ricordato il Santo Padre sono indissolubilmente uniti e quindi il cristiano non potrà mai accontentarsi di parole e nemmeno di ideologie ingannatrici ma andrà incontro alle necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso, senza accontentarsi di qualche sporadica buona azione. Proporre ai ragazzi e ai giovani esperienze pratiche di servizio al prossimo più bisognoso fa dunque parte di unautentica e piena educazione alla fede. Anche il servizio al prossimo, tanto più se povero, debole, solo, anziano, ammalato, straniero, sarà un modo di incontrare Cristo stesso. 21 Soprattutto tramite le esperienze di servizio al prossimo sarà possibile portare anche i non frequentanti a credere nella fonte dellAmore. In un mondo nel quale spesso si vive come se Dio non esistesse, proporre di vivere come se Dio esistesse, e quindi vivendo le esperienze dellamore verso il prossimo, aiuterà un processo di risalita verso la sorgente dellamore: Dio, che in Cristo ci dona per amore il proprio Figlio e continua ad abitare in noi con lo Spirito dellAmore. 22 Programma per le realtà sanitarie per lanno pastorale 2006-2007 Nel programma preparato per tutta la Diocesi sono stati individuati degli obiettivi generali che riprendono alcune tematiche sviluppate negli scorsi anni e altri che sono stati indicati dal nostro Vescovo il Papa, dal Cardinale Vicario e dalle riflessioni scaturite nel convegno di giugno dal titolo: La gioia della fede e leducazione nelle nuove generazioni. Gli obiettivi sono: Investire sulleducazione Presentare e far sperimentare la chiesa come compagnia affidabile Coltivare la pastorale integrata La missionarietà permanente Vivere la preghiera che nasce dallincontro con una persona: Gesù Cristo Curare la pastorale dellintelligenza Non avere paura delleducazione allamore Aprirsi al servizio al prossimo. Il programma di questanno si rivolgerà in particolar alle nuove generazioni, ma non vuole certamente trascurare le famiglie da dove i giovani provengono ne, tanto meno, tutti gli altri, malati e sani. Il piano pastorale che ogni anno sottolinea un aspetto o 23 categoria a cui rivolgere il messaggio evangelico non è mai un voltare pagina rispetto agli obiettivi pastorali che ci siamo dati negli anni passati, ma è un ampliamento che aggiunge qualcosa in più. Per questo è importante avere sempre nella pastorale uno sguardo dinsieme, e mentre dedichiamo qualche specifica iniziativa al tema dellanno che riguarda i giovani non bisogna mai dimenticare limpegno per tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino. Si dice nella presentazione del piano pastorale della Diocesi: Con la gioia e la speranza che ci vengono dalla fede in Cristo, Salvatore delluomo e della storia, ci apprestiamo ad affrontare il prossimo anno pastorale 2006-2007 in spirito di vera comunione, quella comunione che possiamo vivere nella chiesa «compagnia affidabile» che non abbandona mai luomo che cammina nelloggi della storia, guardando con fiducia alle giovani generazioni ed impegnandoci per loro e con loro in una «pastorale integrata» e «dellintelligenza», capace di raggiungere tutti: frequentanti e non frequentanti, affinché sperimentino la bellezza dellincontro con Cristo e vivano di questo innamoramento che soltanto Lui sa provocare. Limpegno fondante di tutto il nostro operare pastorale e la comunione con Cristo e fra di noi per essere veramente negli ambienti sanitari una porzione di Chiesa compagnia affidabile, soprattutto nei momenti di sofferenza, di angoscia, di solitudine, di abbandono, di disperazione e di morte. Lessere presenti in questi momenti così importanti e drammatici della vita di un giovane e meno giovane, della sua 24 famiglia o di qualsiasi altra persona è molto importante dal punto di vista umano e cristiano. La gente ha bisogno di sentire delle persone affidabili che camminano accanto a loro come compagni di viaggio su cui si può contare, soprattutto nei momenti dolorosi e tristi della vita. Aiutare tutti, e in primis noi stessi, a sperimentare la bellezza dellincontro con Cristo nostro unico salvatore, dono di salute e salvezza, buon samaritano, medico dei corpi e delle anime, misura del vero umanesimo e quanto di più importante e grande possiamo donare a coloro che incontriamo. 25 Primo obiettivo: Investire sulleducazione La passione educativa per noi cristiani nasce dallamore di Cristo che ci spinge verso tutti, in particolare verso i giovani che si aprono alla vita, per aiutarli a vivere quella gioia che è data dal ritrovamento del senso dellesistenza che proviene dallincontro con il Signore Gesù: Via, verità e Vita. Nel nostro ambito, educazione vuol dire anche aiutare i giovani (e i meno giovani) a comprendere che la salute è un bene prezioso cha va conservato e difeso, ma cè anche la malattia e la sofferenza che devono essere vissuti nella responsabilità e nella capacità di dono, così per tutte le prove dellesistenza. Cè la speranza da vivere, come dono del Signore, che ci aiuta attraverso i sacramenti e la sua parola di vita a trasformare le prove in possibilità di crescita e di maturazione. Il nostro investimento sulleducazione è iniziato da tempo, ma lo scorso anno ha avuto nella distribuzione del Compendio del Credo, un suo sviluppo e approfondimento in ordine l alla formazione della persona l e alla trasmissione della fede cristiana La prima carità da esercitare è quella dellannuncio del dono ricevuto da Dio: Gesù Cristo. Il patrimonio di fede che abbiamo ricevuto devessere trasmesso a tutte le generazioni per aiutare a formarsi in senso cristiano. Questo impegno perciò va continuato e approfondito, 26 soprattutto con i giovani infermieri medici ausiliari volontari ammalati parenti e amici che frequentano le strutture sanitarie. Iniziativa l Il Compendio del Credo che veniva distribuito a fascicoli lanno scorso, sarà riformulato in un unico libretto per essere distribuito a tutti in ogni periodo dellanno. Certamente, come già sottolineato lo scorso anno, occorre consegnare il Credo non come si distribuisce un depliant pubblicitario ma come unoccasione, uno stile pastorale per illuminare le persone giovani sui temi della fede, per aiutarle a raggiungere una fede che sia conoscenza di Dio, del suo disegno damore, della sua volontà di salvezza, capacità di comprendere ed interpretare tutte le cose secondo la pienezza di Cristo, così da portarle ad esprimere la carità del Signore Gesù, che si è fatto tutto a tutti. 27 Secondo obiettivo: Presentare e far sperimentare la Chiesa come «Compagnia affidabile» È questo lobiettivo antico e sempre nuovo che ci deve impegnare di più, perché richiede una autenticità di vita a noi cristiani, una continua conversione del nostro modo di vivere e di stare insieme. Rendere credibile la Chiesa come la comunità dei salvati, la famiglia dove ci si aiuta, ci si sostiene nelle prove, si vive la solidarietà e lamore, dove nessuno è straniero e ospite, ma tutti sono figli dello stesso Padre e quindi fratelli fra di loro è il compito più difficile ma non impossibile se cè la presenza del Signore Gesù e del suo Santo Spirito che opera in noi e fra noi. l l l Attraverso la Cappellania Ospedaliera si deve rendere presente in Ospedale e Case di Cura la Chiesa, come compagnia affidabile. La Cappellania dove non cè va costituita e devessere formata dagli Assistenti spirituali, dai diaconi, dalle religiose, dai ministri della comunione, dai volontari, dai vari operatori sanitari e dovrebbe diventare un punto di riferimento per tutti, una comunità di aiuto e di sostegno per sani e malati, soprattutto un modello che stimoli i giovani a superare lindividualismo e legoismo. Le strutture cattoliche sanitarie dovrebbero essere dei modelli di compagnia affidabile nella qualità delle prestazioni, ma soprattutto nellumanizzazione del servizio ai malati e alle loro famiglie, come pure agli operatori sanitari. 28 l La cappellania dovrebbe eccellere nel suo stile di servizio alla fede e alluomo in queste nostre strutture, che esprimono la tenerezza e la premura della Chiesa di Cristo verso le membra doloranti del suo corpo. Iniziative l l Sarebbe auspicabile poter realizzare un progetto comune di pastorale sanitaria per le strutture cattoliche della Diocesi, così da rendere maggiormente visibile che la chiesa negli Ospedali cattolici è una compagnia affidabile. Il centro per la Pastorale Sanitaria si farà promotore di individuare alcune linee portanti di questo progetto, da proporre a chi vorrà liberamente aderire. Certamente lattuazione di tale progetto sarà un passo in avanti verso una pastorale di maggiore unità che potrebbe diventare un modello da proporre, anche se in modo adeguato, alle varie strutture pubbliche e private laiche. 29 Terzo obiettivo: Coltivare la pastorale integrata Una Chiesa compagnia affidabile dovrà anche mostrarsi capace di vivere la comunione con lo stile della pastorale integrata da realizzarsi fra le diverse persone, le realtà ospedaliere, i volontariati, ma anche fra le strutture sanitarie e le parrocchie, i vari gruppi e movimenti. Bisogna imparare sempre più a lavorare in rete con quello stile che non permette di sentirci isolati e autonomi, in concorrenza o gelosi del bene che ognuno può fare per proprio conto o con gli altri nei vari gruppi o realtà ecclesiali. l l È importante collaborare fra strutture sanitarie e con il Centro per la pastorale sanitaria e con tutta la Diocesi, attuando le iniziative che vengono proposte su scala diocesana, ma anche comunicando e proponendo quanto di buono si fa in ogni struttura particolare. Lo strumento di raccordo è il Vademecum che ogni anno presenta il piano pastorale particolare per la sanità; come pure la rivista Diaconia Christi mezzo di comunicazione delle iniziative che si attuano nei vari Ospedali. Iniziative l Con il territorio, in particolare con le parrocchie, per i gruppi di ragazzi adolescenti giovani, le strutture sanitarie devono offrire lopportunità di conoscere la vita cristiana ospedaliera, per fare sapere quanto si svolge, si propone e si attua negli ambienti della sofferenza, sia per 30 l i malati che per gli operatori sanitari, per le famiglie, i visitatori e per quanti altri per vari motivi entrano nei luoghi di cura. Sul versante della collaborazione è importante che si stimoli e si proponga, in collaborazione con le parrocchie, ma anche con le scuole, di vari gruppi di ragazzi adolescenti, giovani, di rendersi partecipi con delle visite o dei gesti di carità, di affetto, di solidarietà e di altre iniziative, ai malati, soprattutto se questi sono dei ragazzi adolescenti e giovani, in particolare nei periodi forti dellanno, come Natale e Pasqua. Cè uno spazio enorme nel quale si può collaborare con le realtà del territorio per realizzare una pastorale integrata, cioè un lavorare insieme per il Signore e per i fratelli, in una profonda comunione, per diventare sempre più una comunità credibile secondo la misura dellamore di Cristo. Iniziativa l Il Centro per la Pastorale Sanitaria proporrà qualche iniziativa comune con le varie associazioni sanitarie parrocchiali e Diocesane. 31 Quarto obiettivo: La missionarietà permanente Ogni cristiano, forte della sua fede e di una grande carica umana, deve sentire la missionarietà come una esigenza intrinseca al suo battesimo. È importante per la vita di ogni persona ma soprattutto per quella dei giovani, annunciargli Gesù Cristo attraverso latteggiamento accogliente, la misericordia, la solidarietà e lamore. I giovani (in particolare se sono ammalati) hanno bisogno di incontrare persone amiche, che sanno farsi compagni di viaggio con quella passione per lumanità che aveva Gesù quando incontrava gli ammalati e tutti gli altri. Per entrare in contatto con i giovani, siano essi ammalati o quelli che lavorano in Ospedale come infermieri e medici, o studenti tirocinanti, bisogna imparare il linguaggio della condivisione, ma anche la capacità dellascolto del dialogo alla pari. Certamente annunciare Gesù Cristo in un mondo distratto, che vive come se Dio non ci fosse, impregnato di agnosticismo e relativismo, di insofferenza religiosa, non è nè facile nè semplice. Eppure il Signore ci invita ad avere fiducia e andare nel Suo nome ad annunciare il regno di Dio che è giunto in mezzo a noi, nella persona di Gesù Cristo. Sappiamo che il momento della malattia può essere un tempo favorevole per riprendere il discorso sul senso della vita alla luce del Vangelo, per questo deve essere bene utilizzata. La Diocesi di Roma è da tanti anni impegnata nella nuova evangelizzazione in senso missionario. 32 l l Di fronte alle sfide che ci propone lattuale cultura secolarizzata bisogna unire gli sforzi e cercare di trasformare ogni occasione dincontro, ogni iniziativa, la stessa amministrazione dei sacramenti, o altra proposta culturale ricreativa sociale caritativa in una possibilità di annuncio missionario. Tutta la pastorale sanitaria deve diventare pastorale missionaria, capace di dire oggi Gesù Salvatore, portando la speranza che nasce dalla fede, per aiutare i giovani (e meno giovani) a trovare il senso e la gioia della vita. 33 Quinto obiettivo: Vivere la preghiera che nasce dallincontro con una persona: Gesù Cristo Riaffermare la centralità della preghiera nella nostra azione pastorale vuole dire riaffermare il primato di Dio. È dallincontro con il Signore, nel dialogo quotidiano, che può scaturire la vera e autentica modalità del nostro operare. Come ha detto il Santo Padre Benedetto XVI al Convegno di giugno: Allinizio dellessere cristiano non cè una decisione etica o una grande idea, bensì lincontro con un avvenimento, con una Persona, che da alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva . È la preghiera lo spazio privilegiato nel quale lincontro con Cristo si realizza nella maniera più diretta, si rafforza e approfondisce e quindi diventa capace di permeare, plasmare e caratterizzare tutta la nostra esistenza e i nostri comportamenti. Se questo vale per tutti a maggior ragione vale per i nostri ambienti di sofferenza e di dolore. Quando le prove della vita si fanno sentire più forti, bisogna intensificare la preghiera per imparare a fare la volontà di Dio e per cercare di capire il senso e il valore del soffrire in unione a Cristo sofferente. I nostri Ospedali e case di cura devono diventare sempre di più luoghi di preghiera da dove si irradia la vita divina di Gesù che si è identificato con il malato. La preghiera, unita alla sofferenza, potrà diventare benedizione di grazia per tutti, se i luoghi di cura diventeranno come dei roveti ardenti di adorazione, di preghiera, di contempla34 zione, di impetrazione, di ringraziamento, di lode, di richiesta di perdono e anche di guarigione, luoghi di speranza per la vita terrena ed eterna. Iniziative l l l l l l l Ogni luogo di cura faccia in modo che non manchi mai la celebrazione Eucaristica domenicale e per quanto è possibile celebrata nei reparti di degenza, almeno nei momenti forti dellanno liturgico. LAdorazione eucaristica settimanale e nei periodi di Avvento e Quaresima (da prolungare anche per tutto il giorno e la notte) invitando i gruppi giovanili delle parrocchie, dei movimenti o anche dei seminari ad animarla. Proporre scuole di preghiera, brevi ma incisive, per malati e sani. La Lectio divina che si trasforma in preghiera. La recita comune dei salmi, respiro di preghiera che abbraccia tutta la storia della salvezza e tutta la chiesa presente in ogni luogo del mondo. Nel mese di ottobre e maggio, seguendo la devozione della pietà popolare, sarebbe bene celebrare anche nei reparti dei degenti, il Santo Rosario, commentandolo con brani del discorso del Papa al convegno o con altri commenti appropriati. Chiedere ai gruppi giovanili delle parrocchie, dei movimenti e anche dei seminari, di animare qualche iniziativa di preghiera con la caratterizzazione che ogni movimento esprime. 35 l Il Centro Diocesano per la Pastorale Sanitaria fornirà un sussidio con le preghiere particolari per lammalato e i familiari, per gli operatori sanitari, per i volontari, per aiutarli alla preghiera semplice, breve e personale. 36 Sesto obiettivo: Curare dellintelligenza la pastorale È importante anche per noi prendere in seria considerazione le domande che vengono rivolte alla Chiesa dai giovani a riguardo della vita, della sofferenza, del dolore, della morte. Abbiamo cercato di dare qualche risposta agli interrogativi che si pone la famiglia di fronte ad un suo componente malato, con il sussidio presentato gli anni scorsi dal titolo: La malattia e la sofferenza nella famiglia. Questo strumento potrà essere ancora utilizzato e distribuito anche ai giovani. Iniziative l l Vorremmo effettuare una rivelazione attraverso un questionario, con poche ma mirate domande, da rivolgere ai giovani che sono presenti a vario titolo nei luoghi di cura e tentare di dare una risposta dal nostro punto di vista, per instaurare un dialogo costruttivo che serva anche a chiarire molti pregiudizi che si hanno verso la fede cristiana e la Chiesa cattolica, ma anche per aiutarli ad approfondire un poco di più la loro fede. Lo strumento che ne trarremo dallindagine dovrà servire a formulare un sussidio per i giovani che potrà interessare anche alle parrocchie e allintera diocesi. La pastorale dellintelligenza deve sapere anche affrontare tutti gli ambiti della salute, e della malattia, in una parola la 37 conoscenza della persona, soprattutto di quella ammalata e di ciò che vi ruota attorno come la bioetica e le varie scienze che interessano la vita e la morte delluomo, con una capacità creativa e propositiva. Iniziative l l È bene che, almeno negli Ospedali più grandi, si propongano dei dibattiti, degli incontri o convegni per discutere dei problemi che riguardano tutti, ammalati e sani, medici, infermieri, pazienti e familiari, cappellani, suore e volontari circa la bioetica e altre discipline. Da parte del Centro per la pastorale sanitaria si proporrà unitamente al Forum regionale delle Associazioni cattoliche sanitarie, dei corsi di formazione per operatori sanitari, denominati ECM, accreditati dal Ministero della Salute da proporre alle varie strutture cattoliche e non, per una adeguata formazione del personale, ispirandosi al nuovo documento della Conferenza Episcopale (CEI) dal titolo Predicate il Vangelo e curate i malati. 38 Settimo obiettivo: Non avere paura delleducazione allamore Il nostro Vescovo, il Papa Benedetto XVI, ci ha detto nella prima enciclica Deus caritas est: Non sono né lo spirito né il corpo da soli ad amare: è luomo, la persona, che ama come creatura unitaria, di cui fanno parte corpo e anima. Solo quando ambedue si fondano veramente in unità, luomo diventa pienamente se stesso . Talvolta questo viene dimenticato nei nostri ambienti sanitari perché si cura solo il corpo, dimenticando la persona nella sua interezza. Leducazione allamore passa attraverso lamore a se stesso e alla propria salute fisica e spirituale ma anche a quella degli altri. Forse il nostro compito negli ambienti sanitari a riguardo delleducazione allamore, si deve rivolgere soprattutto ad educare ad amare la persona nella sua interezza come ci dovremmo amare noi stessi perché capolavori di Dio, sia quando siamo sani e produciamo, sia quando siamo ammalati e abbiamo bisogno di aiuto. Dice ancora il Papa: Secondo il modello offerto dalla parabola del Buon Samaritano, la carità cristiana è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costruisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guarigione, i carcerati visitati, ecc. Per quanto riguarda il servizio che le persone svolgono per i sofferenti, occorre innanzitutto la competenza professionale: i soccorritori devo39 no essere formati in modo da saper fare la cosa giusta nel modo giusto, assumendo poi limpegno del proseguimento della cura. La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta: Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dellattenzione del cuore. Quanti operano nelle istituzioni caritative della Chiesa devono distinguersi per il fatto che non si limitano ad eseguire in modo abile la cosa conveniente al momento, ma si dedicano allaltro con le attenzioni suggerite dal cuore, in modo che questi sperimenti la loro ricchezza umana. Perciò, oltre alla preparazione professionale a tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la «formazione del cuore»: occorre condurli a quellincontro con Dio in Cristo che susciti in loro lamore e apra il loro animo allaltro, così che per loro lamore del prossimo non sia più un comandamento imposto per così dire dallesterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nellamore (cfr. Gal 5,6). Il Santo Padre invita tutti gli operatori sanitari a espletare la loro professione con umanità e amore, ed è per questo che occorre una formazione del cuore. Dio è amore: e chi sta nellamore sta in Dio e Dio sta in lui. Vivere nellamore è vivere in Dio, per questo è molto importante educare i giovani allamore, aiutandoli a liberarsi dai pregiudizi e cioè, che il cristianesimo con i suoi comandamenti imponga troppi ostacoli alla gioia dellamore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che luomo e la donna trovano nel loro reciproco donarsi. 40 Iniziative l l Sarebbe opportuno sottolineare e valorizzare, nelle strutture dove sono allestiti i reparti di maternità, la nascita di una nuova vita frutto dellamore tra luomo e la donna, con delle catechesi segni benedizioni gesti di affetto appropriati, per sottolineare il valore dellamore coniugale, della famiglia, della fiducia nella vita e in Dio. Aiutare i giovani infermieri ausiliari medici tirocinanti fuori sede con dei corsi di preparazione al Sacramento della cresima o con dei corsi di preparazione al matrimonio, così da facilitare la celebrazione del matrimonio cristiano per aiutarli a superare la tentazione della convivenza o del matrimonio solo civile. 41 Ottavo obiettivo: Aprirsi al servizio al prossimo Lamore a Dio e lamore al prossimo sono indissolubilmente uniti. Due facce della stessa medaglia, compendio di tutta la vita cristiana. Per noi che viviamo a contatto ogni giorno con la sofferenza lesercizio dellamore è come il pane quotidiano. Vivere la nostra presenza vicino agli ammalati come servizio al prossimo è il modo migliore per rendere culto a Dio ed è una forma di evangelizzazione che tutti possono comprendere. Lamore è la migliore testimonianza di Dio, perché Dio è amore e si rende presente proprio nel momento della sofferenza, dove talvolta non si può fare altro che amare. Il più delle volte è la migliore ed unica terapia. Il Papa Benedetto XVI dice nellenciclica Deus caritas est che la migliore difesa di Dio e delluomo consiste proprio nellamore La Chiesa in quanto famiglia di Dio devessere, oggi come ieri, un luogo di aiuto vicendevole e al contempo un luogo di disponibilità a servire anche coloro che, fuori di essa, hanno bisogno di aiuto. Iniziative l La Cappellania Ospedaliera deve aiutare con strumenti idonei la formazione di una mentalità di servizio negli operatori sanitari, specialmente nei più giovani; gli sforzi educativi per richiamare a vivere il lavoro come servizio ai più deboli non saranno mai abbastanza, soprattutto nei nostri ambienti di sofferenza. 42 l l l l Una speciale attenzione va posta alla formazione dei volontari, di qualsiasi natura: pastorale sociale sanitario, ecc., in particolare dei più giovani, perché vivano il loro impegno come autentico servizio, e non come affermazione di sé o con superficialità. È importante, dove vi sono più gruppi di volontariati, promuovere il confronto e la collaborazione per un arricchimento reciproco e una migliore organizzazione di servizio allammalato. La cappellania si dovrebbe fare promotrice di corsi di aggiornamento per il recupero delle motivazioni di fondo della propria professione e come meglio servire, sia per gli operatori sanitari che per i volontari e per quanti altri lavorano nei luoghi di cura. Lapertura ai problemi della universalità e le eventuali iniziative in senso mondiale che le strutture sanitarie assumono verso qualche missionario può diventare un buon mezzo di educazione al servizio allintera umanità. 43 Calendario degli Incontri di Formazione Permanente per Sacerdoti Laici Suore Anno Pastorale 2006-2007 La Pastorale Sanitaria Diocesana nella prospettiva della "Gioia della fede e l'educazione delle nuove generazioni" Domenica 24 settembre 2007, ore 16 in Seminario ASSEMBLEA UNITARIA Presentazione del Piano Pastorale 2006-2007 Sacerdoti: ultimo giovedì del mese ore 9,30 in Vicariato Presentazione della Nota pastorale CEI l 26 ottobre Rendere ragioni della speranza nel mondo della salute l 30 novembre La pastorale della salute nella comunità l l l 25 gennaio L'educazione delle nuove generazioni oggi: problemi e opportunità 22 febbraio Incontro col Papa 29 marzo L'impegno educativo della famiglia e delle altre agenzie formative nel mutato contesto socio-culturale 44 l l l 26 aprile Comunità cristiana e l'educazione: quali prospettive oggi 24 maggio L'esperienza della gioia nella spiritualità cristiana 7 giugno VERIFICA dell'Anno pastorale presso il Santuario della Madonna del Divino amore Laici: ultimo venerdì del mese ore 18 in Seminario Presentazione della Nota pastorale CEI l 27 ottobre Rendere ragioni della speranza nel mondo della salute l 24 novembre La pastorale della salute nella comunità l l l l l 26 gennaio L'educazione delle nuove generazioni oggi: problemi e opportunità 23 febbraio L'impegno educativo della famiglia e delle altre agenzie formative nel mutato contesto socio-culturale 30 marzo Comunità cristiana e l'educazione: quali prospettive oggi 27 aprile L'esperienza della gioia nella spiritualità cristiana 25 maggio Comunicare il Vangelo oggi 45 Suore: ultima domenica del mese ore 16 in Seminario Presentazione della Nota pastorale CEI l 29 ottobre Rendere ragioni della speranza nel mondo della salute l 26 novembre La pastorale della salute nella comunità l l l l l 28 gennaio L'educazione delle nuove generazioni oggi: problemi e opportunità 25 febbraio L'impegno educativo della famiglia e delle altre agenzie formative nel mutato contesto socio-culturale 25 marzo Comunità cristiana e l'educazione: quali prospettive oggi 29 aprile L'esperienza della gioia nella spiritualità cristiana 27 maggio Comunicare il Vangelo oggi Domenica 17 giugno gita-pellegrinaggio per tutti gli operatori sanitari: cappellani suore laici 46 Appuntamenti Comunitari NOVEMBRE Sabato 4 11 18 25 ore 10,00 in Vicariato Corso di formazione per cappellani, suore e laici. Incontri di Settore per i cappellani: Centro Mercoledì 15 ore 18 presso lOspedale S. Giovanni Sud Giovedì 16 ore 18 presso lOspedale Forlanini Nord-Est Martedì 21 ore 18 presso il Policlinico Umberto I Ovest Giovedì 23 ore 18 presso il Policlinico Gemelli DICEMBRE Giovedì 8 ore 11 presso la chiesa di Trinità dei Monti Celebrazione Eucaristica e omaggio floreale all'immacolata Domenica 10 ore 9,15 presso il Seminario Maggiore Giornata di spiritualità per gli operatori sanitari (ritiro) FEBBRAIO Domenica 4 Giornata per la vita Domenica 11 Giornata mondiale del malato. Nel pomeriggio incontro del S. Padre con gli ammalati nella Basilica di S. Pietro MARZO Domenica 11 ore 9,15 presso il Seminario Maggiore Giornata di spiritualità per gli operatori sanitari (ritiro) 47 APRILE Giovedì 5 ore 9 S. Messa Crismale presieduta dal S. Padre Benedetto XVI Domenica 8 Pasqua del Signore Lunedì 30 aprile Domenica 6 maggio Pellegrinaggio degli Operatori sanitari in Polonia MAGGIO Sabato 12 ore 16 Pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Divino Amore degli operatori Sanitari: cappellani, suore, laici Domenica 20 ore 16 Giornata della Fraternità "Premio del Buon Samaritano" GIUGNO Giovedì 7 ore 9,30 presso il Santuario del Divino Amore Riunione di verifica per i Cappellani ospedalieri Sabato 9 ore 9 presso il Seminario Maggiore Giornata biblica per gli operatori Sanitari cappellani, suore, laici 48