Inchiesta
Minorenni: corsa alla
contraccezione d’emergenza
Benessere
Cellule staminali vegetali
Cucina
Rimedi naturali
contro l’influenza
Moda
Tutte pazze per i saldi
Per gli abiti in copertina si ringrazia:
“SARAH CHOLE”
corso Garibaldi, 28 Foggia
2
gennaio
duemilaundici
sommario
ditoriale
4 Personaggio
di ANNA RUSSO
• Italian Divas, dai box al palco
5 Società
• La “rivoluzione gentile”
delle donne
• Una GIADA contro gli abusi
6 Inchiesta
• Minorenni: corsa
alla contraccezione d’emergenza
8 Attualità
• Centro per la promozione
della salute degli immigrati
10 Moda
• Tutte pazze per i saldi
11 Benessere
• In forma smagliante dopo le feste
12 Fashion
• Contro il crespo,
nemico indiscusso delle donne
13 Natura amica
• Naturalmente belle
14 Architetto
• Mansarda,
cruccio e delizia di casa
15 Piante
• Un raggio di luce dalla neve
16 Salute
• L’ernia cervicale in palestra
17 Rubriche
21 Sociale
• Riconoscere il cambiamento
23 Cucina
• Una cipolla contro l’influenza
Sarà un editoriale triste questo.
Triste come la storia di Isabelle e di
sua madre. Una ragazzina cresciuta
con il sogno di diventare modella,
schiacciata dal peso della magrezza ad ogni costo, una madre tormentata dal dolore e
forse da un misto di fragilità ed
impotenza. Isabelle è morta a
novembre, sua madre poche
settimane fa. Modella sulle
passerelle con quegli occhioni chiari, sempre più
grandi in un viso sempre
più piccolo, scarno, quasi
disumano. Modella per
uno scatto, su un fondo
bianco e nero con una scritta che urla il suo no all’anoressia. Isabelle è morta. Dopo di lei sua madre.
Quante ancora dovranno
morire? Su internet impazzano i blog che incoraggiano i disordini alimentari. Le ragazze si
scambiano consigli
per diventare pelle e
ossa. Si divertono a contarsi le costole. Fioccano le
applicazioni interattive per
calcolare le calorie assunte, le
dritte per vomitare senza farsi
beccare da genitori e amici, le
istruzioni per perdere peso nel
modo più insalubre e veloce possibile. Ma in rete c’è anche altro:
basta andare su un motore di ricerca, digitare “modelle anoressiche” e guardare: si apre
alla vista un mondo folle,
fatto di tante ossa che si
tengono in piedi per non so quale arcano mistero. Ossa e pelle, carne quasi nulla. Perché per quegli scheletri viventi mangiare è sacrilegio. Un
mondo in cui regna il dio della magrezza. Mela a pranzo, carota a cena.
A colazione nulla, solo la corsa alla bilancia per vedere quell’ago scendere.
E se un giorno si cede di fronte ad un
piatto di pasta? Allora la corsa in bagno
a vomitare, e lo scroscio dello sciacquone a cancellarne i segni e il senso
di colpa. Per qualcuno queste immagini potrebbero risultare crude, ma sono solo il racconto, neppure tanto dettagliato, di ciò che accade oggi a tante
ragazze che vedono quelle modelle
come unico esempio da seguire. E non
ne parlo perché parlarne è trandy, ma
perché è una strada che ho percorso
anch’io. La mia aveva un altro nome,
bulimia, ma il risultato non è poi tanto diverso. Accettare di parlarne è
molto difficile, perché significa innanzitutto riconoscere che si tratta di
una malattia, poi, che quella malattia
ha colpito proprio noi. E se quando ci
si casca si è solo ragazzine, allora il
mio appello va innanzitutto alle madri. Quando la malattia c’è, i segnali
sono evidenti. Per molti genitori è più
facile non vedere se la figlia mangia
poco o se, al contrario, mangia sospettosamente troppo, per poi rifugiarsi in bagno. Non vedere non esclude il problema, lo rinvia soltanto. E
allora coraggio. Gli occhi sono un organo collegato al cervello. L’allarme
arriva subito. L’importante è non soffocarlo, ma farlo correre lungo la strada che porta al cuore.
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duemilaundici
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duemilaundici
personaggio
POP, ROCK E JAZZ: AMORE A RITMO DI MUSICA
Italian Divas, dai box al palco
In una compilation il talento di tredici nuove
proposte pugliesi. Quattro sono foggiane
Saranno famose, o almeno sperano. Dietro le quinte i ragazzini le
chiamano Spice Girls e loro storcono
il naso. Sono un esercito di tredici
donne che su oltre dieci centimetri di
tacco si scatenano sul palco, tra mini
di pelle, pantaloni ultraslim, corsetti e
calze a rete. Gianni Colonna e Luigi
Caruso De Gennaro, guru della musica foggiana e produttori, ne hanno
fatto le “Italian Divas”, dive pugliesi
che un autore l’hanno trovato e ora
vogliono il successo. I loro brani inediti sono raccolti in una compilation,
ormai in uscita. Le interpreti hanno
superato un provino e hanno iniziato
un periodo di formazione. Sarà il pubblico a decidere chi ha talento da vendere.
In quasi un anno hanno aperto i
concerti di artisti come Povia, Alexia,
Luisa Corna, Fabrizio Moro. Studentesse modello, commesse, segretarie
o estetiste per professione, sono state catapultate da un giorno all’altro
su un palco con due cover da interpretare. Giusy Ferreri docet.
Per quattro di loro il treno del successo parte da Foggia: Cristina De Vita, 22 anni, iscritta alla Facoltà Economia, lavora in un ufficio, fa la
massaggiatrice e si dedica al volontariato; Serena Paolucci, 19 anni, studia all’Accademia di Oreficeria a Roma; Alessia Rizzi, 23 anni, studia
Lettere Moderne all’Università di
Foggia; Valeria Vitofrancesco, ha 33
anni e lavora come commessa.
Hanno il vizio dell’amore, dal Pop
al Rock fino al Metal. Cristina canta
in versione Pop le variabili del bianco,
inteso come la perfezione in una storia d’amore, lei che suona il pianoforte e da appena due anni prende lezioni di canto.
Serena, ‘figlia d’arte’, è cresciuta con due artisti in casa: suo padre e
suo fratello sono pittori e scultori, ma
ha vissuto in mezzo a dischi, cd e vinili per una smisurata passione per la
musica che l’ha contagiata. Ha studiato jazz per quattro anni prima di
passare alle sonorità metal sinfoniche, e la sua canzone parla di una
donna che trova finalmente il coraggio di mettere fine ad una storia
d’amore malata e di ribellarsi alle violenze subite.
Alessia tiene i piedi ancorati al
terreno, per paura di sognare, e in
una ballata rock racconta il “m’ama
non m’ama” con i petali di un fiore,
che intanto sfiorisce
in una storia tormentata. Lei che
ama il rock anni ’80
ma che due anni fa
era finita in un
gruppo metal. “È
stata una di quelle
esperienze da
box che ti formano: prendere
freddo, perdere tempo,
montare e smontare gli strumenti,
perdere le aste dei microfoni”.
E poi c’è Valeria, che racconta il
suo quotidiano e com’è cambiata la
sua vita dopo aver perso la madre.
“Questo progetto è uno dei tanti modi per vivere la mia passione per la
musica, insieme
al pianobar
e
al
mio gruppo”.
Dal box al palco, per loro solo il
tempo di una canzone: un provino ha
cambiato la loro vita.
Ma di talent show non ne vogliono sapere. “In tv cavalchi l’onda del
successo mediatico, ma poi sparisci
IL PROGETTO
Tredici tracce, tredici voci di donne pugliesi. Le
nuove proposte del vivaio nostrano della musica italiana
sono racchiuse in una compilation sperimentale, nuova frontiera dei ‘talent’ senza lo show della tv generalista. Dietro c’è lo zampino di Gianni Colonna, chitarrista e produttore dei Superzoo, e di Luigi Caruso De
Gennaro, produttore e cantante, che tra le mura multicolor del Kuore Nero Studios hanno lavorato alla pri-
dalla circolazione. Quello dei talent
è un successo facile che svanisce subito, noi vogliamo il successo difficile che rimane”.
Essere donna è per loro un punto
di forza, ma pare abbiano rinunciato
ad una sana competizione tipicamente femminile. Replichiamo ricordando che andranno al voto, e qualcuna potrebbe tornare a cantare nei
box o sotto la doccia. “Effettivamente – sorridono - non ci avevamo pensato”.
Mariangela Mariani
ma edizione del progetto “Italian Divas”. Il disco è distribuito dall’etichetta milanese “Videoradio”. Le cantanti del volume uno sono state selezionate con audizioni tra più di cento candidate. L’album sarà
distribuito nei megastore della musica di tutta Italia e
nei maggiori store digitali, ed i brani inediti saranno trasmessi da oltre quaranta radio nazionali. La formula del
talent made in Puglia prevede che sia il pubblico a decretare i nuovi talenti: saranno gli utenti a votare il brano e a stabilire quali ‘dive’ saranno famose.
gennaio
duemilaundici
società
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POLITICA ATTIVA
La “rivoluzione gentile” delle donne
Per diventare
protagoniste
di politica, economia
e vivere sociale
E’ una rivoluzione, ma, come
precisano le fautrici del movimento, è “gentile”. Protagonista è un
gruppo in continua crescita di donne (dalla Puglia la “Rete delle donne per la rivoluzione gentile” si è di
recente estesa al territorio nazionale) che hanno deciso di lavorare insieme affinché tutto il Paese possa
ispirarsi all’esperienza e all’autorevolezza che deriva dal sapere delle
donne. Nata dalla volontà di “contrastare l’arroganza delle gerarchie
dei partiti” e dalla considerazione
che sia necessario ricorrere alle primarie per scegliere un candidato, la
Rete ha aperto una riflessione approfondita su “quanto di prezioso
proviene da una pratica politica generosa, partecipativa, attenta e critica con se stessa. Una politica ardita nelle scelte importanti:
salvaguardare i beni comuni (acqua, aria, territorio, lavoro), favorire
lo sviluppo delle città vitali (città intessute di relazioni, fondate sul rapporto con il proprio ambiente e sulla storia partecipata), puntare sulla
energia e la creatività delle donne,
rivolgersi alle giovani e ai giovani”.
La rivoluzione gentile proposta
dalla Rete, che raccoglie l’eredità
del movimento delle donne, è presentata come “una rivoluzione cul-
turale, capillare che vuole coinvolgere
tutti gli aspetti della politica, dell’economia, del vivere sociale, per
rendere le donne protagoniste e
porre al centro la loro capacità di
pensare al femminile”. Seriamente
convinte che la presenza delle donne e la loro partecipazione attiva po-
tranno restituire quanto fino a oggi
è mancato alla cultura politica del
Paese, le donne della Rete ritengono necessaria in Parlamento e al
Governo una presenza di elette e
ministre tale da rappresentare visibilmente la popolazione femminile
italiana. Le donne della rete considerano prioritarie leggi che sanci-
scano “la presenza significativa e
determinante delle donne a tutti i livelli, sia nel settore pubblico che in
quello privato; una nuova organizzazione del lavoro che privilegi la
qualità dei tempi della vita, restituendo spazi ed energie che possano meglio conciliare i desideri e i bisogni di tutte/i liberandole/i dal
dominio della necessità. Leggi prioritarie perché presupposti imprescindibili per una nostra reale partecipazione al completamento del
percorso democratico, laico e libertario del nostro Paese e dell’intera
Europa”.
(Il virgolettato è estratto direttamente dal Manifesto della Rete)
A PROPOSITO DI DONNE...
La lingua italiana è sessista?
Un tempo il “sindaco” di una
comunità era sempre un uomo, così come lo era il vigile urbano, l’avvocato, il giudice, il soldato, il ministro o il presidente del consiglio
dei ministri (in realtà in Italia lo è
ancora oggi) per cui non ci si poneva il problema di come tradurre
queste professioni al femminile.
Oggi la situazione è diversa visto
che non stupisce (quasi) più vedere una donna con la fascia tricolore,
con la toga, a direzionare il traffico,
o in divisa militare. Eppure quante
volte vi sarete chieste: come è giusto dire? Avvocata o avvocatessa,
ministra o ministressa, soldata o soldatessa? Nel dubbio spesso si è por-
tati a lasciare il termine al maschile. Perché? La spiegazione data da
alcune studiose sta nell’uso sessista del linguaggio tramandato di
generazione in generazione. E’ il
pensiero di Alma Sabatini che nel
lontano 1987 scrisse uno studio su
un uso non sessista della lingua italiana su commissione dell’allora
Presidenza del Consiglio dei Ministri. In quel lavoro si suggerivano
molte buone pratiche per una lingua rispettosa delle donne, come
quella di evitare il maschile non
marcato (“diritti umani” anzichè
“diritti dell’uomo”). C’era poi la
raccomandazione a non anteporre
l’articolo ai cognomi femminili (per-
ché dire “Lerner” e “La Gruber”?
O “La Carfagna” e “Fassino”?). E
non mancava l’invito ad evitare la
desinenza “essa” che, secondo Alma Sabatini, sottolinea la derivazione dal maschile, in un venir dopo che è di per sé una diminuzione.
Eppure, tornando agli esempi citati sopra, “vigile” (colui o colei che
appartiene alla Polizia municipale)
è un aggettivo sostantivato che termina in “e”: in quanto tale uguale
al maschile e al femminile. Perciò,
per indicare una donna che svolge
quella professione è corretto dire
“la vigile”. Anche “presidente”,
essendo il participio presente del
verbo “presiedere”, non cambia a
Istituzioni in difesa dei minori a rischio
Una GIADA contro gli abusi
Al via progetti volti a garantire una efficace accoglienza del bambino abusato
Le istituzioni foggiane unite per la
difesa dei minori. E’ con questo obiettivo
che è nato il progetto GIADA (acronimo
di Gruppo Interdisciplinare Assistenza
Donne e bambini Abusati, ma anche
simbolo di una pietra dall’ampia varietà di colori corrispondenti alle diverse etnie: bianca, gialla, nera, rossa). Finanziato dalla Regione Puglia, il progetto ha
avviato un’esperienza pilota di rete interdisciplinare e interistituzionale sociosanitaria in grado di fronteggiare il fenomeno dell’abuso sui minori. Prevede
infatti il potenziamento delle attività assistenziali in favore di bambini, adolescenti e famiglie in condizioni di rischio
o abuso. Le attività finora realizzate hanno visto la collaborazione in partnership di
gruppi di lavoro sanitari, sociali, universitari
e giuridici, impegnati nella costruzione di reti interdisciplinari e nella condivisione di percorsi diagnostici-terapeutici finalizzati all’individuazione precoce di situazioni di rischio.
Partendo dalla considerazione che la salute è il risultato di un mutevole equilibrio di
condizioni psico-fisiche, economiche e culturali, su cui influiscono in misura rilevante le
scelte di politica sociale, Giada si iscrive in
una concezione dell’assistenza la cui missione preminente è quella di offrire una relazione d’aiuto anche in quelle drammatiche situazioni di disagio, su cui spesso svolgono un
ruolo condizionante le condizioni di deprivazione e di degrado sociale e culturale.
GIADA rappresenta un modello di integrazione di interventi e sforzi diversi di enti e
soggetti istituzionali, accomunati dall’obiettivo
di garantire una presa in carico degli acutissimi
problemi sociali e sanitari, soprattutto dei
bambini e delle bambine che ne sono incon-
sapevoli vittime, ma anche dei grandi
che si rendono i più evidenti, ma non
unici, responsabili delle situazioni di
abuso.
Lo scopo del Progetto, in pratica, è
quello di garantire una efficace accoglienza del bambino abusato attraverso
un approccio di tipo interdisciplinare ed
integrato, in un lavoro di equipe. Sono
stati pertanto strutturati percorsi diagnostici e terapeutici condivisi tra le diverse Unità Operative pediatriche del
territorio, allo scopo di rilevare gli indicatori fisici, comportamentali, cognitivi ed emotivi riferiti alla condizione di
disagio infantile. Questo, nell’ottica della creazione in tutta Puglia di una rete tra
i servizi sanitari dotata di operatori del settore
pediatrico formati per la rilevazione precoce delle condizioni di rischio familiare, per
l’accertamento dei casi di sospetta violenza,
per la segnalazione all’autorità giudiziaria
e per la strutturazione di percorsi assistenziali interdisciplinari integrati e condivisi tra
tutti i servizi e gli Enti coinvolti. Al progetto
aderiscono dunque tutte le istituzioni locali,
da quelle politico-amministrative a quelle
sociosanitarie, sino a quelle giudiziarie.
seconda del genere: pertanto l’articolo “il” o “la” basta a precisarlo.
Se il problema di definire il sostantivo da usare per indicare la futura
“presidente” del Consiglio dei Ministri italiano è ancora lontano, un
dubbio sorge spontaneo… e se il
papa fosse donna come dovremmo
chiamarla?
Anna Russo
IL RUOLO
DEI CONSULTORI
Nel territorio il Consultorio Familiare rappresenta il luogo centrale dell’intervento psico-sociale essendo la struttura preposta sia alla prevenzione che alla
cura del disagio legato al ciclo di vita personale e di coppia e, in particolare, al supporto alla genitorialità.
Considerato che la qualità delle relazioni genitoriali rappresenta il principale
predittore della salute psicofisica del
bambino oggi e dell’adulto domani, le
azioni di promozione della salute peculiari del Consultorio Familiare (colloqui
prematrimoniali, corsi di accompagnamento alla nascita e spazi per affrontare le
problematiche giovanili) rappresentano
opportunità preziose di potenziamento
dei fattori di protezione oltre che di rilevazione precoce delle condizioni di rischio, che consentono una diagnosi e un
intervento precoce nelle vulnerabilità psico-sociali del singolo, della coppia e delle famiglie.
Nelle condizioni di rischio individuali e/o familiari lo psicologo e l’assistente
sociale consultoriali, effettuando un primo ascolto della domanda di aiuto, su accesso diretto o mediato da altri servizi,
possono intraprendere azioni di valutazione, monitoraggio, visite domiciliari e/o
di trattamento breve, ma anche azioni di
integrazione e raccordo con la rete dei
servizi sanitari, sociali e con il Tribunale
per i Minorenni.
6
gennaio
duemilaundici
inchiesta
Esperti “navigatori” del web, ma poco “navigati” in fatto di sesso
Minorenni: corsa alla contraccezione d’emergenza
Il 35% delle ragazze italiane non usa anticoncezionali
Sono passati più di quarant’ani teenager italiani del nuovo seni dal mitico 1968 che ha cambiato
colo i più grandi “consumatori”
radicalmente il modo di intendere i
della pillola del giorno dopo: il
rapporti tra uomo e donna, eppure la
27 per cento, è l’allarme lanciato
rivoluzione sessuale sembra non ardai medici, non usa alcun antirestarsi. In un’epoca in cui il virtuaconcezionale e la percentuale
le avanza e nulla più sembra essere
sale al 35 per cento tra le sole racome appare, in cui le relazioni nagazze. E così gli adolescenti, un
scono chattando su internet e le copo’ per cattiva informazione, un
noscenze viaggiano nella rete, un
po’ per carenze comunicative da
mondo dove gli adolescenti sono già
parte di famiglia e scuola, inveadulti a tredici anni e la libertà sesce di prevenire, si affidano semsuale è come un diritto sancito dal
pre di più alla contraccezione di
codice civile, un nuovo step è stato
emergenza oppure, come è acsegnato dalla diffusione in Italia delcaduto a dicembre in provincia
la pillola del giorno dopo. I nipoti del "Anna Michelina d'Angelo,
di Bari, si ritrovano a tredici e se‘68 e del femminismo navigano da direttore Attività Consultoriali ASL FG"
dici anni a giocare a “mamma e
professionisti nel web, ma vanno alpapà” con un figlio vero, tra libri
la deriva nell’oceano dell’amore e del sesso. Improvvisano. Ri- di scuola e pannolini da cambiare. A Foggia, durante lo scorschiano. Si scambiano informazioni nei blog e finiscono im- so anno, presso i consultori della sola città di Foggia sono stapauriti nei consultori a farsi prescrivere la pillola del giorno te prescritte 130 pillole del giorno dopo. “A farne richiesta –
dopo. Questo, se sono molto fortunati. Il loro viaggio termina informa Anna Michelina d’Angelo, direttore del Servizio Soin un laboratorio analisi con la diagnosi di malattie sessuali se vradistrettuale delle Attività Consultoriali della ASL FG – sofortunati lo sono un po’ meno. Mentre infatti aumenta tra i no prevalentemente ragazze minorenni. Arrivano nei congiovanissimi la diffusione di malattie veneree, sono proprio sultori spaventate, magari a causa di un preservativo rotto, e
Per saperne di più
Lavande vaginali a base di coca cola o limone, rapporti sessuali in piedi o in acqua,
la convinzione che “non accadrà nulla, tanto
è la prima volta”. Sono questi, sembra stupefacente, i metodi anticoncezionali, a dir
poco improbabili, dei quali i giovanissimi si
consigliano l’utilizzo per evitare gravidanze
indesiderate. Inutili e persino dannosi, frutto di una errata informazione, sono spesso la
causa dell’aumento delle interruzioni volontarie di gravidanza tra le giovanissime, oltre
che, naturalmente, della diffusione di malattie a trasmissione sessuale. E’ dunque doveroso fare, con l’ausilio della ginecologa Alessandra d’Apolito, una pur veloce disamina
dei principali contraccettivi, ognuno con caratteristiche e gradi di efficacia diversi, avvertendo
però che il preservativo rimane l’unico mezzo contraccettivo che protegge
dalle malattie sessualmente trasmesse (HIV: ancora
troppo diffuso; HPV: responsabile del papilloma e
del cancro della cervice; Trichomonas e Chlamydia responsabili dell’infertilità) .
Pillola
Quando si parla di pillola si intende un
farmaco contenente l’associazione di due ormoni: l’Etinilestradiolo ed un ormone progestinico. L’azione anticoncezionale si basa su
tre effetti: l’inibizione dell’ovulazione (se la
donna non ovula, significa che l’ovocita non
viene liberato dall’ovaio e non può incontrarsi con lo spermatozoo), l’alterazione del
muco cervicale (che diventa denso e fa passare pochissimi spermatozoi), l’alterazione
dell’endometrio (il tessuto che tappezza internamente l’utero). Le pillole hanno una sicurezza contraccettiva del 99%. Dal punto di
vista generale sono infondati i “terrori” sugli effetti negativi della pillola che, invece,
ha effetti benefici sulla mammella nel caso
di mastopatia fibrocistica, riduce l’incidenza dei tumori ovarici, non aumenta l’incidenza di altri tumori. L’unico aumento di rischio (sebbene minimo e ancora dubbio)
chiedono la prescrizione della pillola. Il ginecologo svolge
una indagine per capire se, in base al ciclo, la ragazza era nel
periodo dell’ovulazione e, nel caso, prescrive la pillola del
giorno dopo, che viene poi ritirata in farmacia”. Non è necessaria la presenza di un genitore.
a.r.
Metodi contraccettivi
Naturali e non: ecco i più comuni
sarebbe per il tumore alla mammella quando
l’uso della pillola viene iniziato in giovane
età e continuato per almeno 8-10 anni consecutivi prima della prima gravidanza.
Cerotto
Il cerotto contraccettivo può essere paragonato come funzionamento alla “pillola”.
Permette infatti il rilascio in circolo, mediante assorbimento cutaneo, di Etinil-estradiolo
e di un progestinico denominato Norelgestromina. I vantaggi sono legati all’assenza
di problemi di assorbimento legati a vomito o
diarrea, all’applicazione settimanale
del cerotto
(e
non
giornaliera), al basso dosagg i o
associato
ad un controllo ottimale del ciclo e della ovulazione.
Sicurezza contraccettiva: 99%.
Anello vaginale
L’anello vaginale è un piccolo anello
morbido che viene inserito in profondità in
vagina, per restarvi 21 giorni. L’anello determina rilascio locale di Etinil-estradiolo e
di un nuovo progestinico denominato Etonogestrel. I bassi livelli ormonali permettono una riduzione degli effetti collaterali quali tensione mammaria, cefalea, ritenzione
idrica. L’anello inoltre non crea nessun tipo di
problema durante i rapporti sessuali. Sicurezza contraccettiva: 99%.
Spirale
Per spirale si intende un piccolo “oggetto in plastica” che con estrema facilità (ambulatoriamente) viene inserito nella cavità
uterina e lasciato in sede per più anni. L’effetto
contraccettivo sta nell’alterazione dell’am-
biente endo-uterino che porta ad un
ostacolo al passaggio degli spermatozoi
e ad una inibizione dei processi di impianto embrionali. La spirale agisce
quindi quasi sempre sull’embrione e non
previene il formarsi dello stesso. Viene
quindi considerata una metodica microabortiva. L’efficacia nella prevenzione
della gravidanza è buona, ma non totale.
Il grosso rischio della spirale sono le infezioni e le gravidanze extra-uterine.
Esistono anche dei Metodi naturali che
però hanno percentuali di sicurezza relativamente bassi e richiedono una perfetta conoscenza del proprio corpo, dei cicli regolari e una complicità con il proprio partner.
Sono:
“Coito interrotto”
Consiste nell’interruzione del rapporto,
prima dell’eiaculazione, in modo da evitare il
contatto tra il liquido seminale maschile e i
genitali femminili. E’ un metodo fallimentare in quanto anche prima dell’eiaculazione
possono essere emessi, in maniera inavvertita,
spermatozoi.
“Metodo Ogino-Knaus”
Calcolo delle date dei giorni fertili in base alla durata dei cicli mestruali precedenti.
I problemi legati all’adozione di questo metodo derivano dal fatto che non sempre le
donne hanno cicli regolari per cui non è possibile evitare la gravidanza.
“Metodo della temperatura basale”
Misurazione quotidiana della temperatura corporea; la temperatura in prossimità
dell’ovulazione subisce un incremento che
si mantiene per giorni. Il metodo prevede la
possibilità di rapporti sicuri dal terzo giorno
successivo al massimo aumento della temperatura fino alla comparsa del successivo
ciclo mestruale. Esistono attualmente minicomputer (“contraccettivi tecnologici”) per
ottimizzare l’analisi della temperatura basale riducendo i rischi di “erronea” interpreta-
zione dei dati e determinando quindi maggiore sicurezza contraccettiva. Tali dispositivi permettono la rilevazione accurata della temperatura basale in modo sublinguale
in pochi secondi o l’analisi statistica del periodo fertile.
“Metodo Billings”
Valutazione della quantità e della qualità delle secrezioni vaginali da parte della
donna stessa; in prossimità della ovulazione
le perdite vaginali diventano abbondanti e
con aspetto a “chiara d’uovo” e la donna avverte una caratteristica sensazione di “umidità”. Successivamente le secrezioni ritornano ad essere scarse e vischiose. Il periodo
sicuro sarebbe subito dopo le mestruazioni
quando la donna avverte una sensazione di
secchezza dei genitali. Appena inizia una
sensazione di maggiore “umidità” è il segnale che avere rapporti non è più sicuro. E’
di nuovo periodo sicuro quando termina il
massimo picco di “umidità” (deve essere passato da almeno 3 giorni) e ritorna una sensazione di secchezza.
E’ importante capire che la contraccezione non è un metodo “fai da te” né una ricetta da chiedere alla propria amica, ma è
una scelta consapevole da fare anche con il
proprio partner.
E’ indispensabile rivolgersi ad un ginecologo per valutare il proprio stato di salute e
riferire le proprie necessità. Ogni donna è
unica ed ha proprie caratteristiche che è necessario riconoscere per individuare la contraccezione più comoda ed efficace.
gennaio
duemilaundici
inchiesta
7
Sì all’educazione sessuale, ma senza dimenticare i valori della persona
Don Antonio Menichella ammonisce
“No ai figli di facebook”
L’insegnamento parte
dalla famiglia per evitare
la sessualità fai da te
Ogni albero all’inizio è stato
una piantina che ha sviluppato
buone radici grazie alle quali si è
fortificato ed è sopravvissuto a vento, pioggia battente e siccità. Lo
stesso miracolo della crescita rivive in ogni fanciullo nel suo passaggio dall’età infantile a quella adulta. A differenza di quanto accade
nelle piante, che possono svilupparsi spontaneamente, l’uomo ha
però bisogno di un sostegno perché
le sue radici crescano forti e resistenti. A darlo sono la famiglia innanzitutto e le istituzioni preposte
alla formazione in secondo luogo.
Valori, modelli da seguire, scelte da
evitare in un continuo rincorrersi
tra Bene e Male. Gli argomenti sono i più svariati, ma quando si tratta di sessualità la questione diventa molto più spinosa. Il più delle
volte i genitori, imbarazzati da
“certi” discorsi, delegano la scuola.
I professori, spesso sempre più lontani dal compito di “educatori globali”, concentrano la loro attenzione sulle materie prettamente
scolastiche. La Chiesa, dal canto
suo, se si pone su un atteggiamento troppo proibizionista, rischia di
allontanare i giovani. Lo stesso Papa Benedetto XVI, in un recente intervento, ha lanciato l’allarme sulla minaccia alla libertà religiosa
costituita dall’educazione sessuale impartita nelle scuole di alcuni
Paesi europei, suscitando non poche perplessità.
E’ don Antonio Menichella,
parroco della chiesa dei Santissimi
Guglielmo e Pellegrino, a dire la
sua. “Io sono favorevole ai corsi di
educazione sessuale lì dove, però,
come dice il Papa, sono fondati sul
rispetto della persona. La sessualità è una cosa bella, un dono del Padre Eterno: Dio ha creato maschio
e femmina e ha detto ‘crescete e
moltiplicatevi’. Se però a scuola mi
trovo di fronte ad un insegnante
che non ha una concezione retta e
sana della sessualità, le cose potrebbero anche degenerare. E’ come
un docente di storia che ha una visione particolare del comunismo o
del fascismo e che la trasmette agli
studenti idealizzando o, a seconda
dei casi, demonizzando questo o
quel periodo storico. Serve una visione obiettiva”. Prima però della
scuola, è la famiglia a dover intervenire. “Se manca una solida base
familiare cosa può fare un’ora di
educazione sessuale a scuola? I ragazzi sono un po’ sbandati, confusi,
lasciati a se stessi. Dai racconti dei
miei parrocchiani sento quanto sia
difficile gestire dei figli adolescenti in una società che presenta tanti
modelli e riferimenti sbagliati. Ma
se i genitori non dialogano con i figli spiegando loro, al momento opportuno, cosa è giusto o sbagliato
fare, se non insegnano loro i valori
da rispettare, allora sarà sempre più
difficile che crescano in modo sano. Non possiamo abbandonare
questi ragazzi a loro stessi altri-
Don Antonio Menichella
menti diventeranno figli di Facebook e impareranno da internet
comportamenti sbagliati, vivendo
una sessualità fai da te”. Come si
dovrebbe allora impostare un giusto dialogo? “Fare educazione sessuale significa insegnare ai ragazzi la diversità che contraddistingue
uomo e donna, che cosa è giusto e
cosa è sbagliato nel rispetto dell’altro, visto non come oggetto di
possesso e di piacere, ma come
completamento e ricchezza. Quan-
do le cose le dici in una maniera
giovane senza allontanarti dalla verità dei valori, allora è possibile instaurare un dialogo. La via più sbrigativa è quella del divieto, ma
questo non porta da nessuna parte
se non è accompagnato da una
spiegazione, da una motivazione
dei valori. Se non insegniamo noi
direttamente queste cose, i ragazzi troveranno altre strade per apprenderle, al di fuori del nostro controllo”.
Anna Russo
L’opinione del dirigente scolastico
Il SONDAGGIO
Educazione all’affettività, così la
scuola sfata il tabù della sessualità
Tutto quello che i giovani
non sanno dell’amore
Trecca: “No ai distributori di profilattici negli istituti. È volgare e consumistico”
Tra le mura austere del Liceo Classico “Vincenzo Lanza”
la chiamano educazione all’affettività. Nell’Era Trecca, in
quell’aula magna lacrime e sangue del suo predecessore, salgono in cattedra luminari della
matematica, Premi Campiello,
registi e attori da copertina, ma
di educazione sessuale non se
ne parla. Nell’istituto che conferisce la Maturità Classica e
che ha aperto le porte alle suggestioni dei contemporanei,
senza per questo lasciare latini e
greci sotto una coltre di polvere, sono stati, di recente, gli insegnanti di religione a proporre
di portare in classe il tema dell’affettività. Il dirigente scolastico Giuseppe Trecca, forgiato
dall’esperienza negli istituti tecnici e ormai da tre anni in presidenza, accoglie la proposta e replica a chi accusa la scuola di
non colmare una lacuna, perché
se la scuola dovesse occuparsi
di tutte le “educazioni” non basterebbero cinque anni. “L’educazione sessuale nella fase adolescenziale è certamente una
tematica particolarmente importante. La scuola si misura con
una complessità enorme, per- Giuseppe Trecca
ché non si possono inseguire tutte le educazioni – spiega il dirigente - Noi facciamo cultura e
scuola, e crediamo di educare
alla sensibilità e al bello che sono a fondamento di ogni educazione. L’educazione alla sessualità per noi è educazione
all’affettività, un concetto più
ampio e attuale che significa di- la sensibilità degli insegnanti
scutere di come si vivono i sen- che si attivano, che hanno voglia
timenti e le emozioni, come si vi- di portare avanti un progetto,
ve il rapporto con l’altro e con gli con tutta la fatica di un’attività
altri, e questo include anche una che quasi sempre è volontaria.
parte relativa a quell’educazio- Anche il territorio ha le sue colne sessuale che significa con- pe, perché su sollecitazione delsentire ai giovani nella fascia di le agenzie esterne potremmo inetà più delicata di conoscere ciò tervenire”. Tra convegni,
che è giusto e opportuno che concorsi e raccolte fondi (il Liceo è campione di solidarietà
sappiano”.
Gli imputati nel tribunale con 2300 euro raccolti in favore
dei tabù, o presunti tali, sono gli di Telethon), ogni iniziativa deinsegnanti, ma anche la società ve essere dosata per non dicivile e le associazioni, che non strarre gli studenti dal percorso
entrano nelle scuole con le pro- curriculare. Il dirigente Trecca,
fessionalità e gli strumenti ne- se apre al tema scottante della
cessari per avviare delle cam- sessualità, non transige sui dipagne di prevenzione. “La stributori di profilattici nei bascuola funziona un po’ ad inter- gni della scuola.
“Non sono per il consumimittenza, ci sono delle luci che
si accendono ed altre che si smo sessuale e non credo che la
spengono. Dipende, spesso, dal- scuola debba incentivare mini-
mamente concezioni di questo
tipo. Ogni tanto si sentono proposte che personalmente non
condivido perché, decontestualizzate, diventano volgari: se è
bene che ci siano distributori di
profilattici affianco alle farmacie, non trovo di buon gusto e
penso faccia capo ad una concezione consumistica e volgare
che lo stesso distributore debba
esserci nella scuola. E se si intende questo come un tabù, per
me lo è. È come venire con i bermuda agli Esami di Stato: al mare vanno benissimo, se ti presenti agli esami con i bermuda
non hai rispetto e non hai capito
in che contesto ti trovi”.
Davanti alle notizie hard
della stampa, con internet che
entra prepotente nella vita degli adolescenti, la scuola ha il
compito di tenere i ragazzi sui
libri: “C’è troppa educazione all’immagine – conclude Trecca –
La Chiesa ha una funzione frenante quanto la scuola, e se piuttosto che frenare spingesse su
certi atteggiamenti verrebbe
meno al proprio ruolo. In questo
caso, temo più l’acceleratore del
freno”. Mariangela Mariani
Una specializzanda in Ostetricia sottopone
un test e gli studenti ammettono di non sapere
Sara nel banco non c’entra più, e che sia stato solo amore lo dice una canzone. Di sessualità si parla solo nei bagni della scuola e negli spogliatoi della palestra, luoghi di confidenze e consigli che non hanno
alcun mentore e fondamenti scientifici piuttosto inconsistenti. Il tuttologo dei motori di ricerca ne sa una
più di Sara, e poi ci sono le riviste patinate. Roba che
scotta. La contraccezione per alcuni rappresenta un impedimento al piacere, per altri scongiura una gravidanza indesiderata. L’Aids è associata al Terzo Mondo, e le malattie sessualmente trasmissibili sono tra le
informazioni non pervenute. Parlare di preservativo
suscita ilarità, e a livello tecnico spesso gli adolescenti
non sanno nemmeno come si usa. Ad espugnare una
fortezza di imbarazzo e ignoranza ci ha pensato una giovane specializzanda in Ostetricia dell’Università degli
Studi di Foggia, che ha sottoposto un questionario all’attenzione degli studenti di alcune classi dal primo
al terzo Liceo Classico (che corrispondono agli ultimi
tre anni). Perplessi davanti ad espressioni come “coito interrotto”, gli studenti hanno chiesto informazioni
su questioni che hanno ammesso di non conoscere, anche alla maggiore età. Qualche incertezza anche sull’HIV, il virus responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita. E poi la pillola del giorno dopo,
la cosiddetta contraccezione d’emergenza. Le ragazze hanno chiesto alla giovanissima specializzanda come riconoscere il periodo fertile, ma lei le ha messe in
guardia: meglio non fidarsi dei metodi naturali. Abbattuto il muro della diffidenza, gli studenti hanno dimostrato di avere tanta curiosità e poca informazione. Chissà cosa avrebbe risposto Sara.
m.m.
8
gennaio
duemilaundici
SANITA’
attualità
Nasce a Cerignola
Centro per la promozione
della salute degli immigrati
Un momento della conferenza di presentazione. Da sinistra i rappresentanti della ASL FG:
dott. Ennio Guadagno, Dott. Vito Gregorio Colacicco, dott. Giuseppe Chiodo
Avrà sede a Cerignola, presso il Presidio
Ospedaliero “Tommaso Russo”, il Centro Regionale Pugliese dell’INMP, l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle
malattie della Povertà. Fortemente voluto dal
Gruppo di Lavoro per la Tutela della Salute
dei Migranti, il Centro, unico in Puglia, avrà
compiti di prevenzione, cura, formazione e
ricerca sanitaria. La convenzione per la sua
realizzazione è stata sottoscritta il 4 agosto
2008 dall’Assessorato alle Politiche della Salute della Regione Puglia, dal Direttore Generale dell’INMP e dalla ASL FG. Per la realizzazione del progetto sono stati reclutati 7
mediatori interculturali; 3 psicologi; 1 antropologo e 1 sociologo. Obiettivi generali e specifici del progetto sono la realizzazione di una
Rete informatica per l’assistenza ai migranti e la mediazione linguistica e culturale con
arruolamento e formazione di mediatori interculturali da destinare ai servizi della ASL
della provincia di Foggia. Insieme alla realizzazione del centro di Cerignola, è in cantiere un secondo progetto relativo alla tutela
sanitaria delle donne immigrate, in particolare alla prevenzione delle interruzioni volontarie di gravidanze e alla riduzione dei rischi legati alle Malattie Sessualmente
Trasmesse. Per tale ragione sono previsti corsi di informazione e di formazione per migranti ed elaborazione, revisione e diffusione del materiale informativo su tutto il
territorio provinciale. Per informazioni contattare il Numero Verde della Sede Centro
Regionale Pugliese: 800 263377.
FOGGIA, UN NOME, UNA STRADA... Programmi europei “Elena” e “Covenant of Mayors”
Chi era Marco Biagi?
Alla figura di
Marco Biagi la città
di Foggia ha intitolato una strada che
collega via Bonante
a via Cammeo, nei
pressi di via Mario
Natola. Marco Biagi
è una figura del nostro passato più recente. Nato a Bologna il 24 novembre
del 1950, è stato un
giuslavorista italiano, più volte consulente del Governo.
Professore presso innumerevoli università italiane, ha insegnato anche nel prestigioso Bologna Center della Johns
Hopkins University. A Marco Biagi venne dedicata la riforma del lavoro varata
dal Governo Berlusconi bis poco tempo
dopo la sua morte, la Legge 30/2003
“Delega al Governo in materia di occupazione e mercato del lavoro”, chiamata “Legge Biagi”. La legge, che si basava sula riforma del mercato del lavoro in
Italia proposta da Biagi nel cosiddetto
Libro Bianco, parte dal presupposto secondo cui la flessibilità nel mercato del
lavoro è il mezzo migliore per agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro e
inoltre che alti tassi di disoccupazione
sono frutto proprio della rigidità del sistema. I risultati della Legge Biagi sono
stati oggetto di forti dibattiti: da una parte coloro i quali la difendono, sottolineandone l’effetto positivo sul ricambio
dell’occupazione, dall’altra chi la contesta ritenendo che essa abbia soltanto
aumentato la precarietà dei lavoratori
ed il numero di precari (ossia lavoratori
senza garanzie e tutele, anche per lavo-
ri che invece ne necessiterebbero). Proprio per queste caratteristiche controverse, il Libro Bianco è costato la vita a
Biagi, ucciso dalle Brigate Rosse a Bologna il 19 marzo del 2002, in un agguato sotto casa sua, mentre rientrava verso le ore 20. Nonostante Biagi si dicesse
preoccupato per le minacce che riceveva, il Ministero dell’Interno lo aveva privato della scorta. Nel 2005 cinque terroristi brigatisti sono stati condannati
all’ergastolo come responsabili del suo
omicidio: tra loro anche la foggiana Nadia Desdemona Lioce. I colpevoli stessi
ammisero che avevano deciso di colpire
proprio il giuslavorista bolognese in
quanto era un personaggio di grande visibilità ed un facile bersaglio.
Manfredonia
in cerca di un esperto
Il Comune di Manfredonia ha centrato un importante
obiettivo ed ora si prepara a mettere in atto le strategie opportune. Dopo aver aderito al Patto dei Sindaci (Covenant of
Mayors), formalizzato a Bruxelles con la Direzione Generale
Energia e Trasporti della Commissione Europea il 3 agosto
2010, è in procinto di preparare il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), che comporta un’analisi di bilancio
energetico su base locale e l’individuazione di progetti attraverso cui procedere ad azioni di risparmio ed efficientamento energetico. Per farlo sarà necessario il supporto di un , esperto del Programma europeo ‘Elena’ e del Programma
‘Covenant of Mayors’, che dovrà predisporre e coordinare le
attività necessarie. Possono presentare richiesta di affidamento dell’incarico i professionisti, singoli o inseriti in strutture
professionali, in possesso di laurea quadriennale o specialistica
o magistrale e dei seguenti requisiti:
- conoscenza generale del sistema europeo e dei programmi e procedure dell’Unione Europea relativi alle risorse
finanziarie comunitarie a disposizione;
- esperienza pluriennale di collaborazione diretta con le Istituzioni Europee;
- conoscenza del Programma europeo ‘Elena’ e del Programma ‘Covenant of Mayors’;
- precedenti esperienze nell’ambito dell’elaborazione e
del coordinamento delle attività del ‘Covenant of Mayors’ e del
Programma ‘Elena’.
Al professionista incaricato sarà corrisposto il compenso
di euro 10.000,00 oltre IVA e contributi di legge, al netto del ribasso offerto.
L’offerta dovrà essere presentata in plico chiuso con la denominazione e l’indirizzo del mittente, e con la dicitura “Offerta per l’incarico di Esperto del Programma europeo ‘Elena’ e del Patto dei Sindaci”.
All’interno del plico saranno contenute due buste distinte, recanti rispettivamente le seguenti indicazioni:
- Busta A: documentazione amministrativa;
- Busta B: offerta economica.
La busta B sarà aperta soltanto dopo l’ammissione del professionista/società alla gara.
L’incarico sarà affidato, previa verifica dei requisiti, con il
criterio del massimo ribasso fra tutte le offerte pervenute.
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Editore
Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.
Direttore Responsabile
Anna Russo
Caporedattore
Angela Dalicco
Hanno collaborato
Rosa Cotugno
Maria Grazia Frisaldi
Mariangela Mariani
Simona Guerrera
Maria Rosaria De Leonardis
Luigia De Vito
Rubriche
dott.ssa Alessandra D’Apolito
dott.ssa Floredana Arnò
dott.ssa Maria Grazia Bellantuono
dott.ssa Rosangela Loriso
dott.ssa Tonia Cafazzo
dott.ssa Marcella Bevilacqua
dott.ssa Valeria Ventura
dott. Andrea Stella
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Foggia
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Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
moda
gennaio
duemilaundici
9
10
gennaio
duemilaundici
moda
Lasciarsi trascinare dall’istinto o affrontare
la stagione del risparmio con oculatezza?
TUTTE PAZZE
PER I SALDI
Una guida
spassionata tra
tentazioni
e certezze
Saldi, che passione! Quest’anno la crisi economica ha permesso l’apertura anticipata
della stagione dei sogni che diventano finalmente realtà, dello shopping à porter. Ecco allora una guida ragionata per evitare di ritrovarsi tra armadi – inutilmente – intasati, crisi di pentimento e attacchi di rimpianto.
LE STRATEGIE DA ADOTTARE
L’approccio ai saldi merita considerazioni quasi scientifiche. Vanno ‘aggrediti’ o trattati con apparente disincanto? Bisogna puntare tutto sulla stagione in corso, quindi
bruciare la concorrenza sul tempo, o legarsi a
gusti e look personalizzato, senza farsi condizionare dalle tendenze, dai modelli e dai colori del momento? Uscire con un budget ben
definito e spendere tutto fino all’ultimo centesimo, o lasciarsi guidare semplicemente dall’istinto, col rischio però di prosciugare carta di
credito e bancomat? Tutti interrogativi legittimi, che possono trovare risposte attraverso un
dialogo sincero e aperto con l’amica del cuore
(preferibile a marito e/o compagno, i cui consigli potrebbero non essere così disinteressati),
senza mentire sulla propria, reale situazione
patrimonialea.
RESISTERE ALLE TENTAZIONI
O CEDERE?
Mai come in questo periodo, il caro Oscar
Wilde ci induce a confrontarci con le nostre
tentazioni più estreme. Che fare di fronte alla
borsa, che tanto ci intriga e dal cartellino del
prezzo abbattuto del cinquanta per cento, più
eccitante e sexy di Richard Gere in ‘American
gigolò’? Come resistere alle scarpe e agli stivali che sono a pochi centimetri dai nostri piedi eleganti, che sembrano urlare “Sono qui solo per te” e anche se sai che non è vero, che
non sarai la sola, pensi che lasciarsi andare sia
l’unica cosa da fare, in un momento che può
valere una vita intera.
Seguire il cuore o la ragione? Affrontare il
rischio per evitare poi qualsiasi tipo di rimpianto, entrando con la speranza di non trovare il colore o il numero (ma attenzione: più il
prezzo è alto, maggiore sarà la probabilità di trovare proprio lui, il modello preferito nel colore
preferito e nel numero perfetto – in caso di scarpe), oppure fuggire via sollevate o piene di lacrime? Ricordare di avere sempre il cellulare a
portata di mano con un minimo di credito, per
la chiamata al 118 affettivo, più che mai necessaria in casi così delicati.
OUTLET, MEGASTORE O NEGOZIO?
Concentrarsi in un’unica uscita, con una
mappa articolata e una serie di punti vendita da
espugnare, o uscire col sorriso sulle labbra e
senza idee chiare, facendo tappa invece dove
ci si sente bene e dove si è riuscite a creare un
rapporto di fiducia e confidenza? Dipende dal
tempo a disposizione, innanzitutto. L’outlet
può presentare ovviamente vantaggi di natura economica, ma disagi legati a spostamenti e
possibili/probabilissime code, in particolare
nei weekend, in entrata, nel parcheggio e in
uscita; il negozio di fiducia comporta il rischio
di trovarsi di fronte ad un numero limitato di
capi e di rimanere, di conseguenza, con in mano un pugno di mosche, anche se gratis. Una
buona conoscenza del proprio equilibrio psicofisico può essere la bussola in grado di non farvi perdere l’orientamento.
ASPETTARE FINO ALLA FINE O
BRUCIARE LE TAPPE?
Le regole le conosciamo bene: si parte col
30 per cento di sconto, si finisce col 70, in alcuni casi anche l’80 per cento, proprio a ridosso del cambio delle collezioni, dei magazzini
che si svuotano e delle proposte che si rinnovano. E vanno rispettate: quindi se l’importante è strappare il massimo vantaggio, va
messa in conto anche la possibilità della scomparsa dell’oggetto del nostro desiderio. Ma per
essere a posto con la propria coscienza, è consigliabile almeno un monitoraggio quotidiano della situazione, anche attraverso la creazione – se impossibilitate a provvedere
direttamente ogni volta, per impegni lavorativi e/o familiari – di una rete di osservatori e
spioni, in grado di fornire aggiornati report anche sul flusso di clienti nell’attività commerciale. Care amiche, siete pronte per l’ultima
sfida? In bocca al lupo, allora e ricordate che, comunque andrà, sarà un successo.
GIOCARE IN CASA O IN TRASFERTA?
Altro fattore di conclusione, legato anche
e soprattutto al budget a disposizione: restare
in città o prendere l’auto per altre direzion?
Dipende dalla volontà e dalla voglia di essere
originali e uniche, e quindi cercando di ampliare i propri orizzonti . Oppure, d’altro canto,
dalla sicurezza garantita dall’omologazione e
dal senso di appartenenza a una comunità più
o meno ristretta, non rinunciando però al distinguersi e all’esaltarsi.
Sapere che il capo o l’accessorio ‘giusto’
piace a tante, a troppe, e riuscire ad aggiudicarselo e ostentarlo con compiaciuta disinvoltura, è una soddisfazione che può essere ben superiore allo stesso prezzo sostenuto.
Soprattutto se alla voce ‘tante, troppe’ rientrano persone pochissimo gradite!
Angela Dalicco
gennaio
duemilaundici
benessere
11
Cene e cenoni hanno lasciato il segno?
In forma smagliante
dopo le feste
Corretta alimentazione, attività fisica e trattamenti
estetici per recuperare la silhouette perduta
Ecco, ci risiamo, questo è il periodo in cui
i sensi di colpa per aver abusato di cene e cenoni hanno il sopravvento e così ricorriamo alle iscrizioni frenetiche in palestra oppure cerchiamo la terapia estetica che ci faccia
perdere sette chili in sette giorni.
E’ normale prendere dai 2 ai
4 chili durante le feste, facili da
perdere, ma con un lavoro costante e metodico sia con l’alimentazione che con il movimento. Se a ciò, poi, associamo
trattamenti estetici, la cosa non
guasta. Questi ultimi, è giusto
saperlo, servono principalmente
a modellare e ridefinire la silhouette.
E per smaltire chili di troppo
accumulati in anni di eccessi? Beh questi sono diversi, nel senso che richiedono protocolli di lavoro e tempi maggiori. Tale è il motivo per cui, chi prima parte, meglio si mostra
all’avvento della prova bikini. E’ necessario
dire che i soli massaggi, fanghi o bendaggi
risultano essere insufficienti e richiedono
l’utilizzo di apparecchiature atte al rimodellamento:
tra questi molto efficaci sono
gli endodermici, che svolgono un’azione di scollamento dell’ipoderma rompendo così i tralci fibrotici
che formano aderenze e depressioni dei tessuti, evidenziate con l’aspetto a
buccia d’arancia. Gli effetti
positivi saranno un livellamento dei tessuti, drenaggio degli edemi, riduzione
dello spessore dei pannicoli adiposi. Altra
apparecchiatura di cui si sente tanto parlare, anch’essa molto efficace, è la cavitazione, che consente una riduzione del volume delle cellule adipose e stimolazione
del metabolismo cellulare, lavoro di note-
vole importanza in quanto il tutto va a discapito della massa grassa riducendo, così,
i centimetri di addome, fianchi, cosce, glutei e ridefinendo le forme corporee.
Tale trattamento va obbligatoriamente
associato a diete ipocaloriche e a 40 minuti di attività fisica giornaliera, che non deve essere necessariamente
eseguita solo in
palestra o piscina,
bastano anche
piccoli gesti quotidiani come evitare
l’uso dell’ascensore
preferendo le scale,
concedendoci una
passeggiata o facendo quei lavori
domestici, come pulizia dei vetri o dei
pensili della cucina, che magari stiamo rimandando da un po’.
E per la tonificazione dei tessuti? Per avere un viso giovane e un corpo tonico oggi esiste una nuova tecnica, la radiofrequenza,
progettata per trattare cellulite, adiposità, rilassamento cutaneo di viso e corpo, cicatrici
post-acne, residui da liposuzione. La radiofrequenza, che trasforma l’energia in calore,
sembra dare risultati sorprendenti.
Un consiglio a tutte voi gentilissime lettrici: rivolgetevi presso centri estetici e richiedete una diagnosi prima di effettuare
trattamenti, starà poi a voi valutare la serietà e la professionalità del centro a cui affidare il vostro corpo.
Consulenza di Luigia De Vito
specialista in dermoestetica
12
gennaio
duemilaundici
fashion
L’importante è avere ordine in testa
Contro il crespo,
nemico indiscusso
delle donne
I rimedi migliori per restituire
alla chioma un aspetto sano e luminoso
I capelli lunghi sono simbolo di femminilità, ma talvolta mantenerli in ordine può
risultare molto difficile. In particolare, più sono lunghi, più diventa difficoltoso domarli e
può essere necessario curarli con prodotti
specifici. Il fastidio maggiore per una donna
con i capelli lunghi è sicuramente vedere sulla propria testa il terribile nemico: l’effetto
crespo. I capelli crespi sono spesso secchi,
opachi e difficili da pettinare. Prima di tutto
bisogna capire da dove nasce questo problema, se è innato o se è dovuto a qualche
abitudine sbagliata. E’ infatti importante ricordare che il phon, la piastra o il ferro per i ricci hanno effetti dannosi sui capelli.
Contrariamente a quanto si ritiene, il crespo non è una caratteristica tipica solo di chi
ha i capelli ricci, ma riguarda qualsiasi tipo
di capelli. La causa può essere una condizione genetica che spinge le cuticole che ricoprono la corteccia del capello a sollevarsi,
dando vita all’antiestetico effetto crespo. A
peggiorare la situazione sono anche i fattori
esterni: trattamenti chimici come colorazioni o permanenti e l’umidità che favorisce l’effetto crespo. Fortunatamente esistono rimedi per rendere i capelli crespi morbidi, elastici
e setosi che restituiscono loro un
aspetto sano e lu-
minoso, come fa notare Giuseppe Consoletti Hair Stylist, che da tempo utilizza nel suo salone i prodotti della Global Keratin.
“Il segreto di questi prodotti è la Cheratina Funzionale Bioattiva di alta Qualità: la
sua formula brevettata Hair Taming System
con Juvexin contiene proteine della Cheratina
non denaturalizzate, tutti ingredienti puri e
raffinati che restituiscono ai capelli un aspetto sano e luminoso”.
La cheratina lavora sia sulla superficie
che sulla struttura interna del capello, rispettando le sue proprietà naturali. Lo protegge dall’invecchiamento e dai danni degli
effetti ambientali, lasciando i capelli soffici.
Le micro molecole di Cheratina funzionale
penetrano nella corteccia capilifera, si riattivano e restituiscono struttura e corposità al
capello. I radicali liberi, che danneggiano la
struttura del capello, vengono rimossi. Il trattamento Juvexin funziona su tutti i tipi di capelli, lasciandoli così senza crespo, luminosi
e sani fino a 3 mesi. Il trattamento dura circa
3/5 mesi a seconda del tipo e della cura dei
capelli.
Nei primi due giorni di trattamento è preferibile asciugarli delicatamente con il phon
e portarli sempre sciolti, quindi non legarli
con elastici, forcine o fermagli, non lavarli e
non usare prodotti di styling. In un mondo
dove conta la bellezza e la perfezione a tutti
i costi, questo è il rimedio adatto contro i capelli crespi. Grazie a Global
Keratin i vostri capelli saranno i protagonisti indiscussi.
Simona Felicita Guerrera
i capelli fanno storia
Da quando l’umanità è comparsa sulla
Terra, sin dagli albori della civiltà, i capelli
sono sempre stati presi in grandissima considerazione dall’uomo e ancora di più
dalla donna. Tutti i popoli, in ogni epoca, hanno elaborato un complesso codice di pettinature diverse per esprimere ogni tappa della vita, per
comunicare il loro ruolo, il loro stato
sociale e la loro identità culturale.
All’inizio della storia dell’uomo,
i capelli erano un segnale di specie;
vedendo le lunghe chiome, che le
scimmie non possiedono, i nostri antenati riconoscevano da lontano i propri simili.
Nell’antico Egitto ai tempi dei Faraoni,
nelle tombe di importanti dame di corte si trovavano spesso anfore contenenti olio di lino
mischiato con olio di oliva e anfore contenenti
radice saponaria, che venivano usati per la
bellezza e l’igiene dei capelli, mentre le donne del ceto sociale più modesto usavano la
cenere di legna per lavarsi i capelli.
Nel Medioevo i capelli erano considerati come la propaggine esterna dell’anima cosicché venivano usati con grande abbondanza nelle pozioni magiche; maghi e
fattucchiere li sottraevano con l’inganno a coloro verso i quali era indirizzato il temutissimo malocchio.
Ai tempi dell’amor cortese, invece, i capelli divennero un dono e un pegno d’amore
da elargire all’amato (legati in piccole ciocche da nastri multicolori) , che li custodiva gelosamente sul suo cuore fino alla morte.
Nel Settecento i capelli divennero “materiale plastico” per creare le più fantasiose
ed elaborate acconciature. Sfortunatamente,
il più delle volte “il trattamento” a cui venivano sottoposti i capelli privava le persone
delle loro chiome: nacquero così le parrucche,
oggetto di culto dei ricchi, fonte di guadagno
per i più poveri. In quel periodo storico, detto
anche secolo dei lumi”, la ricerca scientifica
prese impetuosamente piede e vennero inventati numerosi strumenti utili ancor oggi,
come “l’igrometro”, un apparecchio in grado di misurare
l’umidità presente nell’atmosfera tramite i capelli, ovvero
alla variazione della lunghezza di un ciuffo di capelli opportunamente posizionato nel
congegno corrisponde la variazione dell’umidità relativa.
Con il raffinarsi delle tecnologie e grazie a studi approfonditi si è via via
scoperta l’importanza dell’analisi del capello
attraverso esami specifici che possono comunicare a medici ed esperti una serie di informazioni sulle fasi di incubazione di alcune malattie, sulla loro evoluzione e sull’eventuale
mancanza nell’organismo di sostanze indispensabili ad una corretta alimentazione. I capelli rivestono, dunque, per l’uomo innumerevoli ruoli: sono indicatori della salute del
nostro organismo, rappresentano un attributo
estetico, ma hanno anche un’importante funzione protettiva. Costituiscono, infatti, un morbido cuscino che protegge la testa dagli urti
e sono utilissimi per mantenere ai giusti livelli la temperatura del cranio, soprattutto in certe zone del mondo. Vi siete mai chiesti perché
le popolazioni africane hanno una capigliatura folta e crespa? Perché in questo modo si
forma sul capo uno strato “spugnoso”, ricco
di intercapedini contenenti aria umida, con
la funzione di isolante termico; le cellule cerebrali, infatti, entrano in sofferenza già a 50°
di temperatura. Nelle zone calde del globo i capelli rappresentano, quindi, una fondamentale
protezione “naturale” del cervello.
Bellezza, benessere e, infine, salute:
prendersi cura dei capelli con i prodotti più
adatti non solo è un piacere, ma un vero e proprio dovere.
gennaio
duemilaundici
natura amica
13
Dalle cellule staminali vegetali
un valido aiuto alla cosmesi
Naturalmente
BELLE
E’ guerra al processo
di invecchiamento della pelle
Con il trascorrere degli anni si sa che il
ricambio cellulare, ovvero la capacità rigenerante dei tessuti e della pelle, subisce un
rallentamento. Lo stesso accade anche alle
cellule staminali, destinate ad invecchiare
con l’organismo. Le ricerche scientifiche hanno portato alla luce gli effetti benefici delle
cellule staminali di origine vegetale, che sono sì diverse da quelle animali, ma con esse
hanno in comune numerosi elementi. Queste proprietà comuni rappresentano una vera rivoluzione in campo medico ed estetico
ed in particolare nei trattamenti di ringiovanimento e riparazione della pelle e dei tessuti danneggiati dall’invecchiamento fisiologico e da fattori esterni.
Cosa sono le cellule
staminali vegetali?
Le piante, come gli
esseri umani, possiedono quindi cellule staminali. A differenza di
quanto accade nell’uomo, quelle presenti nelle piante adulte sono “totipotenti”, ciò significa
che ogni cellula ha la capacità di generare nuovi
organi o anche l’intera
pianta. Le staminali vegetali possono stimolare
di conseguenza anche le
cellule presenti nel nostro corpo, affinché riattivino la loro funzione di
rigenerazione cutanea.
Questo processo avviene perché sulla membrana delle cellule dei nostri tessuti si trovano alcune macromolecole, denominate “recettori”, che fungono da porta di ingresso per
le molecole della matrice cellulare circostante: quando i recettori vengono a contatto con cellule staminali, le legano a sé formando i cosiddetti “ligandi” ed avviano un
processo molecolare finalizzato alla riattivazione dei processi rigenerativi e riparativi.
Questa connessione tra cellule stimola le attività biologiche del tessuto e così le staminali sono in grado di agire sulle cellule più
vecchie rinnovandole.
Sono due le popolazioni di cellule staminali delle piante: una comprendente il meristema del germoglio apicale, l’altra il meristema della radice
apicale, che danno
luogo alla formazione
della pianta. Entrambe contengono sostanze attive essenziali come proteine, lipidi,
carboidrati, minerali e
una frazione di altri
elementi che possono
contribuire a proteggere le staminali e tutte le cellule della pelle e a svolgere
un’azione di ‘ristrutturazione e rinnovo’ del-
l’epidermide
e del follicolo
pilifero, ottenendo effetti
benefici sul
trattamento
di rughe e sul
diradamento
dei capelli.
La cosmesi e le cellule staminali vegetali
La ricerca scientifica degli ultimi anni ha
puntato molto sullo studio delle cellule staminali vegetali e sul loro utilizzo in campo
cosmetico. Non bisogna dimenticare che le
piante hanno la capacità di curare se stesse,
di proteggersi dal freddo e dal caldo. L’utilizzo di cellule staminali vegetali consente di
sfruttare il forte potere riparatore delle piante e di realizzare, con il massimo rigore scientifico, prodotti di altissima qualità, destinati al
trattamento della pelle. Grazie a queste particolari azioni rigeneranti, in profumeria e in
farmacia negli ultimi anni sono comparse le
prime linee cosmetiche di trattamento a base di cellule staminali vegetali, ma è possibile prevedere nuovi sviluppi nel campo dell’estetica, soprattutto per chi desidera
trattamenti non invasivi e naturali di rigenerazione cutanea.
In campo medico crederci o non crederci?
La possibilità di utilizzare, in campo medico ed estetico, cellule staminali embrionali di origine umana è stata bloccata per motivi etici, religiosi e legali.
Una risposta alle polemiche è stata,
di contro, la ricerca sulle cellule staminali vegetali. In realtà, questo tipo
di studio è ad uno stadio iniziale, tanto che non è ancora chiaro fino a che
punto questo tipo di elementi possano essere utilizzati anche in campo
medico. Per ora il loro uso è implementato solo in campo cosmetico. La
ricerca in ogni caso non si ferma, la
scoperta delle staminali nelle piante
è decisiva, anche se dovesse servire
soltanto a capire il meccanismo di
queste cellule quasi ‘miracolose’.
Le cellule staminali di
Rosa Alpina (Rosa delle Alpi)
Esistono in natura delle culture di cellule staminali con un concentrato cellulare che
possiede notevoli potenzialità biologiche: è il
caso degli estratti di cellule staminali vegetali
di Rosa Alpina. Le loro proprietà antiossidanti, rigeneranti e citoprotettive sono in grado di salvaguardare l’integrità della radice
extra-cellulare e stimolare i processi di autoriparazione della pelle col risultato di un’efficace azione antinvecchiamento. Le ricerche effettuate su staminali di Rosa Alpina,
hanno rilevato una particolare attività antiialuronasica e anti-collagenasica che limita il
deterioramento delle macromolecole strutturali dell’epidermide, favorendo la ridensificazione e la rivitalizzazione cutanea.
Le creme a base di questi ingredienti naturali agiscono efficacemente su mani e corpo con un effetto protettivo e levigante, soprattutto in caso di secchezza o cute arrossata
e danneggiata da fattori esterni come vento,
sole, temperature rigide o contatto con sostanze aggressive. I prodotti a base di staminali di Rosa Alpina sono naturali, non ungono e sono consigliati per ogni tipo di pelle.
Maria Rosaria De Leonardis
14
gennaio
duemilaundici
architetto
Occhio all’altezza. Funzionalità a misura di tetto
Mansarda, cruccio e delizia di casa
DI ANTONIETTA CIAVARELLA
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Come scegliere l’arredo per sfruttare al massimo gli spazi
Una lettrice scrive chiedendo un consiglio su come attrezzare in maniera
più comoda la camera da letto matrimoniale, sistemata nella mansarda,
in uno spazio più funzionale e con un occhio di riguardo agli armadi.
I problemi più frequenti nei progetti di arredamento per locali mansarda o sottotetti sono legati alla scelta dei complementi di arredo e riguardano soprattutto il
posizionamento degli armadi e dei vani contenitori.
A creare i problemi maggiori è l’inclinazione del soffitto che difficilmente permette l’uso di armadi standard
o componibili. Come risolvere allora il problema di organizzare lo spazio in un appartamento con mansarda?
Una soluzione in modo da incassare gli armadi, o se si
preferisce una cabina armadio, diventa quindi realizzare dei contenitori a misura, seguendo la linea inclinata del soffitto, sfruttando anche le altezze minime e
recuperando spazio. Il progetto, per spazi di questo tipo,
deve in genere lasciare l’ambiente il più aperto possibile
e sfruttare gli angoli della mansarda che risultano altrimenti non utilizzabili e di conseguenza sprecati.
Quindi la realizzazione di armadi più profondi dei canonici 60 cm, realizzati su misura, oltre ad offrire dei capienti contenitori, hanno la funzione di ridurre quello spazio
inutilizzato di una mansarda. Eliminando così le parti più basse lo spazio anche visivamente diventa più gradevole.
In questo caso particolare, gli armadi sono stati realizzati nella profondità di un metro, naturalmente su misura.
Per sfruttare al massimo gli spazi meno raggiungibili, si è pensato ad un sistema di cassettoni scorrevoli su
ruote. L’armadiatura è così costituita da quattro elementi estraibili profondi circa un metro e suddivisi al loro interno in ripiani.
A questi si alternano tre scaffalature - anch’esse
estraibili - per riporre libri ed oggetti che creano varietà e spezzano la monotonia di una parete altrimenti
“piatta”.
Per estrarre i cassettoni si è pensata una “maniglia”
ricavata in negativo nella struttura del legno (con taglio
al laser). Il legno utilizzato è acero, molto chiaro e poco
venato, per mantenere un effetto di apertura e luminosità nella stanza. I colori chiari infatti risultano fondamentali quando una camera ha dimensioni piuttosto
piccole e deve comunque risultare aperta.
A proposito di detrazioni fiscali
La finanziaria 2010 proroga di un anno lo sconto Irpef del 36%
sulle spese di ristrutturazione edilizia. La proroga fino al 2012 del bonus è estesa in favore di acquirenti ed intestatari di unità abitative facenti parte di fabbricati sui quali le imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare o le cooperative edilizie hanno eseguito
interventi di recupero edilizio. Il beneficio fiscale, prorogato dalla disposizione contenuta nei commi 10 e 11, articolo 2, della legge 191/09,
è concesso nel limite di 48mila euro per unità immobiliare. La detrazione Irpef del 36% è subordinata alla condizione che il costo della
manodopera sia evidenziato in fattura.
Si rileva che per le spese sostenute nel 2012, le agevolazioni spettano a condizione che i lavori siano eseguiti entro il 31 dicembre 2012
e che l’alienazione e assegnazione dell’immobile avvenga entro il 30
giugno 2013.
gennaio
duemilaundici
piante
Dalla terra del Sol Levante in Occidente, grazie all’intraprendenza dei mercanti inglesi
Un raggio di luce dalla neve
Ornamento dei giardini, la camelia ha trovato un valido utilizzo anche nella cosmesi
A CURA DELLA DOTT.SSA
MARIA SANTILLO
Secoli e secoli fa, per la prima volta, spuntò dalla coltre bianca il sorriso di un fiore particolare: la Camelia.
Il miracolo si manifestò in terra
d’oriente, culla feconda di moltissime specie. I signori di quelle regioni
custodirono a lungo, gelosamente,
questo esemplare che ammaliava gli
animi per la bellezza della sua veste,
per il suo profumo delicato e persistente e per l’insolito periodo di fioritura: il suo rigoglio massimo si manifestava, infatti, in inverno, stagione
in cui quasi tutte le piante rallentavano il loro ritmo vitale, scivolando
nel salutare riposo vegetativo. Solo
nell’ottocento intraprendenti mercanti inglesi ed olandesi riuscirono a
portare in occidente alcuni steli da
cui trassero origine le capostipiti degli attuali cultivar. Le varietà
primarie, appartenenti alla
famiglia delle Theaceae, sono due: la Camelia japonica e la Camelia sasanqua;
entrambe formano arbusti
che, impiantati e coltivati
nella giusta maniera, possono raggiungere anche i 3-5
metri di altezza. Le foglie,
spesse e di un bel colore verde intenso, sono piuttosto
grandi nella prima specie e
nei suoi innumerevoli ibridi, mentre
nella seconda sono più piccole e compatte e, se stropicciate, emanano una
gradevole fragranza che
ne ha permesso l’utilizzo nella preparazione di
the dal sapore, però,
piuttosto tenue. I fiori, i
cui colori vanno dal
bianco al rosa, al fucsia,
al rosso, nella C. japonica sono grandi e vistosi,
ma inodori: i boccioli
spuntano in febbraio, si
aprono gradualmente al tepore primaverile e, di solito, durano a lungo,
a volte fino a Pasqua. Nella C. sasanqua i tempi sono diversi, la produzione si annuncia all’inizio dell’autunno e l’esplosione massima di
colori e profumi si ha nel periodo natalizio; alternando le due varietà, sia
in vaso che in piena terra, si può go-
dere di una continua, meravigliosa
fioritura che va da ottobre a tutto
aprile. Formano la categoria delle
acidofile, ben
servite nei garden center per
varietà di concimi e substrati. Non è difficoltoso, quindi,
preparare una
dimora appropriata alle loro
particolari esigenze quanto, invece, conservarne
le caratteristiche chimico-fisiche.
Un risultato soddisfacente si ottiene proteggendole dalle correnti
fredde, mantenendo le zolle soffici e
fresche, annaffiando regolarmente,
senza creare ristagni e con acqua assolutamente priva di calcare. Quando si trascurano queste semplici pratiche colturali, le foglie
ingialliscono e cadono, lo sviluppo corporeo rallenta e la fioritura
stenta a manifestarsi: l’azione deleteria del sale di calcio conduce
inesorabilmente alla morte. Per
contrastare l’iter nefasto, si può
posizionare la pianta presso un
muro semi ombreggiato, utilizzare acqua distillata e somministrare ferro, sia in granuli sia liquido,
lontano dalle ore più calde e luminose, ad intervalli bi-trimestrali,
fin quando non si notano segni di benessere o di ripresa. Anche gli insetti, particolarmente gli afidi, rappresentano un pericolo: colonizzano la
parte terminale dei rami, la più tenera, insieme con le gemme e, succhiandone la linfa vitale, trasformano
il tutto in filamenti secchi e sterili. Come difesa si può spruzzare sulle parti infestate una efficace soluzione
idrica ottenuta sciogliendo piccole
scaglie del vecchio pane di sapone
da bucato: si eliminano i fastidiosi
ospiti e non si inquina l’ambiente.
L’utilizzo di questa pianta va oltre la creazione di fantastici punti focali in parchi e giardini; nelle natie
Cina e Giappone, trova largo impiego in svariate attività quali la produzione di olio commestibile, di lubrificanti e di cosmetici.
La Storia ci racconta che la C. sasanqua, dal soave profumo e dai candidi petali, fu simbolo di distinzione
e nobiltà di casato; molteplici suoi
ibridi, dedicati a dame altolocate, ne
portano, tuttora, il nome. Di questi
fiori, inoltre, narrò A. Dumas ne “La signora delle camelie”, descrivendoli
come l’ornamento costante della malinconica protagonista, e la loro fama,
aleggiando sulle sublimi note de “La
Traviata” di G. Verdi, è giunta fino a
noi collocandoli nel cielo dell’immortalità come simbolo di indissolubile legame d’ amore.
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16
gennaio
duemilaundici
salute
Solitamente si manifesta con dolore e debolezza dell’arto superiore
L’ernia cervicale in palestra
Quando è trattabile in sala attrezzi con un approccio rieducativo e funzionale
L’ernia del disco cervicale è
una sporgenza del disco intervertebrale che comprime la radice nervosa diretta ad uno degli arti superiori e, eventualmente, anche il
midollo spinale. L’ernia del disco cervicale
è meno comune dell’ernia del disco lombare, c’è meno materiale discale nel tratto
cervicale, meno vettori forza lungo il tratto cervicale, il legamento longitudinale
posteriore è più largo.
La natura dell’ernia
cervicale spinge in
fuori lateralmente nel
canale spinale urtando la radice del nervo
esistente al livello inferiore (ad es. C6 tra C5-C6 ). La
consistenza ci permette di distinguere l’ernia in molle, o dura. La
prima presenta l’estrusione del disco nel canale neurale, generalmente si produce per usura e degenerazione del disco, nella
traumatologia riconosciamo il classico colpo di frusta, il livello più colpito è C6-C7 (70%), segue C5-C6
(20%), i sintomi classici sono dolore al braccio ed al collo, con rigidi-
tà e torcicollo. L’ernia cervicale dura si manifesta con la presenza di
un conflitto radicolare sostenuto da
un becco osseo marginalmente al
corpo vertebrale (osteofitosi mar-
ernia
cervicale
gino – somatica), con riduzione del
canale neurale dove la radice nervosa esce dal canale vertebrale. La
sintomatologia si presenta con dolore radicolare, deficit muscolari ed
alterazioni dei riflessi osteo-tendinei, spesso sono coinvolte più radici, perché il processo interessa più
di un livello. L’insorgenza dei sintomo è solitamente graduale.
L’ernia cervicale si manifesta
solitamente con dolore e debolez-
za dell’arto superiore, “cervicobracalgia”, spesso la sintomatologia
diviene fuorviante anche per il medico. Infatti, con una compressione
significativa, vengono compromesse motilità e sensibilità degli arti inferiori. Fisiologicamente il disco è composto di due parti, al
centro il nucleo polposo con un
anello fibroso genera una struttura
uniforme, congiungendosi con i
corpi vertebrali. Quando la pressione esercitata dall’ernia sul midollo spinale è vigorosa, può insor-
gere una problematica detta “mielopatia cervicale”,
sintomi che differiscono dai problemi causati dalla pressione sulle
radici nervose.
Diagnosi obiettiva
La diagnosi è in ogni caso
uguale, per l’ernia molle prevalgono i segni radicolari, dolore e debolezza al braccio, in caso di ernia
dura bisogna discernere l’interessamento radicolare da quello midollare, ossia sofferenza del midollo
spinale
con
coinvolgimento degli arti inferiori. Sul piano clinico diagnostico, alcune manovre evidenziano la sofferenza cervicale e radicolare.
L’estensione della testa aggrava il dolore al collo ed al
braccio, mentre l’elevazione
delle braccia dietro il collo risulta benefica. La mobilizzazione del capo accentua il
dolore premendo dal lato interessato (segno di Spurling), la flessione anche
spontanea della testa provoca una sensazione elettrica
lungo la colonna vertebrale
(segno di Lhermitte).
L’eventuale riscontro radio-
logico può confermare la diagnosi.
Naturalmente, tale valutazione risulta essere esclusivamente di competenza medica.
La terapia
La terapia medica mira al controllo dell’infiammazione e del dolore con farmaci denominati Fans, o
con l’ausilio di un collare per immobilizzare il rachide cervicale dopo un violento trauma. Le tecniche
fisioterapiche di trazione riescono
ad attenuare i sintomi. La terapia
osteopatica basata su manovre,
mobilizzazione e manipolazioni per
ridurre la pressione sulla radice del
nervo.
Nello specifico
Il compito del trainer in palestra
sarà quello di rieducare il paziente,
ripristinando tono e lunghezza muscolare, nonché mobilità articolare
nel rispetto delle indicazioni mediche, onde evitare conflitti di tipo
meccanico e neurologico. Naturalmente tempi e metodiche saranno
differenti, la programmazione del
lavoro sarà rivista a seconda del caso da trattare.
Consulenza del
Dott. Lorenzo Conoscitore
gennaio
duemilaundici
OCULISTA
E’ una patologia generalmente cronica
ANDREA STELLA
Blefarite: infezione del bulbo oculare
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Corrette regole di vita e igiene palpebrale quotidiana giocano un ruolo fondamentale
La protezione del bulbo oculare è assicurata dalle palpebre, una
superiore ed una inferiore, entrambe delimitate da margini liberi detti bordi palpebrali. Il bordo palpebrale rappresenta la zona di
transizione tra l’epitelio di rivestimento cutaneo esterno e la
mucosa oculare (giunzione mucoepidermica). E’ quindi un microambiente del tutto peculiare
che può essere coinvolto da affezioni prettamente dermatologiche, come pure da processi patologici che possono interessare
il bulbo oculare o la congiuntiva. Le blefariti (dal greco blejaron=palpebra) sono processi infiammatori assai comuni, ad
andamento generalmente cronico, interessanti il bordo palpebrale nella zona di impianto delle
ciglia. L’eziologia è molteplice: possono essere provocate da soggiorni
in ambienti fumosi, secchi, ventosi
o eccessivamente caldi o freddi, da
disturbi della vista trascurati (astigmatismo, ipermetropia), strabismi,
da malattie dermatologiche quali
l’iperseborrea, la rosacea, le allergie, da infiammazioni focali (tonsille, denti), da cause alimentari
(diabete, insufficienza epatica, alimentazione sregolata). I sintomi sono rappresentati da bruciore, prurito, talvolta lacrimazione, senso di
calore o di peso, intolleranza alla
luce (fotofobìa) e contrazione esagerata e prolungata delle palpebre
(blefarospasmo). Le blefariti presentano quadri clinici molto varia-
bili, è quindi importante determinare in quale gruppo rientra ogni
paziente, così da poter spiegare la
terapia più appropriata e la prognosi della malattia di cui soffre.
Nella forma iperemica il bordo palpebrale è arrossato e gonfio (“occhi cerchiati di rosso”), e con il cronicizzarsi della malattia, si può
osservare una fine rete di neoformazioni capillari permanente. La
forma secca (o anteriore furfuracea
o stafilococcica), che è la più comune particolarmente nell’infanzia, è
caratterizzata dalla presenza di
squamette sottili site alla base delle ciglia o attaccate al fusto, più o
meno numerose e non sempre visibili ad occhio nudo; frequenti sono
gli orzaioli (infezione stafilococcica ascessuale su un follicolo pilifero di una ghiandola di
Zeiss). L‘altra forma, quella
oleosa (o posteriore seborroica), insieme al rossore e al gonfiore, si caratterizza per la presenza di scagliette untuose del
bordo palpebrale, ciglia conglutinate a ciuffetti, materiale
lipidico di aspetto grumoso e
schiumoso.
La desquamazione, oltre
all’irritazione oculare e all’inestetismo, dà origine ad un
circolo vizioso di automantenimento della blefarite: la presenza di detriti sul margine palpebrale crea infatti una barriera fisica
al normale drenaggio dei dotti
ghiandolari, otturandoli, costituendo così una dimora per le colonie
batteriche patogene. La blefarite
seborroica è spesso associata ad
una dermatite seborroica (impurità dell’epidermide, foruncoli, comedoni, acne, forfora). Frequenti
sono i calazi (granulomi infiammatori cronici dovuti a ritenzione di secreto nella ghiandola di Meibomio).
Tra le blefariti associate a malattie
dermatologiche ricordiamo la blefa-
Viaggio alla conquista della genitorialità
rite rosacea: essa interessa maggiormente le donne adulte affette
da acne rosacea. Ricordiamo anche
le blefariti allergiche provocate sia
da farmaci che da cosmetici: i conservanti utilizzati nei colliri e negli
unguenti sono infatti spesso fattori
allergizzanti. A tal proposito è da
segnalare l’uso improprio e dannoso del trucco da parte di alcune
donne (eye-liner o matita colorante a livello intermarginale) che facilita processi irritativi e tossici cronici blefarocongiuntivitici nonché
sensibilizzazione allergica al cosmetico.
Se trascurate, le blefariti hanno un’evoluzione cronica con conseguente ispessimento del bordo
palpebrale, caduta, decolorazione
o orientamento delle ciglia verso il
bulbo, lesioni corneali secondarie,
eccessiva lacrimazione secondaria
a perdita del normale contatto tra
bordo palpebrale e bulbo oculare e
congiuntivite cronica; anche se
usualmente trattabili non sempre
sono completamente eradicabili
(eccetto nelle forme infettive) e necessitano di trattamenti prolungati
dove corrette regole di vita (alimentazione, fumo, alcool, etc) e
igiene palpebrale quotidiana (impacchi caldi, detersione, massaggi) giocano un ruolo fondamentale.
PSICOLOGA
DI MARIA GRAZIA BELLANTUONO
ADOZIONE
da scelta per sè a scelta per l’altro
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Il dialogo tra genitori e figli come arma per superare le difficoltà
Forse non tutti sanno che il termine “adottare” deriva dal latino
“adoptare”, composto dal verbo
“optare”, che vuol dire “scegliere”,
e dal prefisso rafforzativo “ad”.
Dunque, l’adozione si configura come una “scelta”, una decisione maturata coscientemente a seguito di
determinati eventi di vita.
Generalmente, a meditare questo passo sono giovani coppie che,
dopo un lungo e travagliato percorso, fatto di
speranze e tentativi falliti di concepire un figlio proprio, decidono
di avviare una richiesta
d’adozione al fine di
realizzare il loro desiderio di diventare genitori. In questa domanda iniziale, dunque, la
scelta di adottare un
bambino sottende un
bisogno intimo della coppia e mira
a colmare il vuoto di un’assenza altrimenti indelebile.
È soltanto dopo aver intrapreso il percorso adottivo che i coniugi
abbandonano, progressivamente,
l’immagine idealizzata del bambi-
no desiderato, acquisendo sempre
maggiore consapevolezza delle difficoltà e delle problematiche del
piccolo di cui si apprestano ad occuparsi. In questo viaggio alla conquista della genitorialità, quella
che, inizialmente, si configurava
come una “scelta per sé”, finalizzata alla costruzione di una famiglia, diventa una “scelta per l’altro”, volta a soddisfare il bisogno
del bambino di
essere amato e
accudito e il suo
diritto ad avere
un futuro migliore. Questo cambiamento di prospettiva consente
ai futuri genitori
adottivi di rispettare le origini,
spesso molto diverse, del piccolo
e di resistere alla tentazione di ricondurlo ad un modello di bambino
ideale che lo allontana dalla sua
storia e dal suo passato determinando la costruzione di un “falso
sé”, che permette al piccolo di compiacere i genitori a scapito del suo
reale e armonico sviluppo della personalità.
È esperienza comune delle coppie adottive riscontrare
nel bambino
difficoltà
di
adattamento, disturbi della condotta e fragilità emotiva che mettono a dura prova i neogenitori e la
loro capacità di fornire al piccolo
una base sicura, assicurandogli
l’amore e l’accettazione di cui avverte costantemente il bisogno.
Il bambino adottato ha, infatti,
una storia di deprivazione affettiva
che determina, spesso, un rallentamento dello sviluppo psicofisico
con conseguenti difficoltà scolastiche e relazionali che andrebbero
adeguatamente affrontate mediante l’aiuto di uno psicoterapeuta. Quest’ultimo, infatti, può favorire l’espressione dei vissuti e delle
ambivalenze sia nei genitori che
nel bambino, aiutando i primi a gestire le difficoltà incontrate nella
crescita del piccolo e quest’ultimo
ad elaborare le sue vicende passa-
te. Specie nel periodo adolescenziale, infatti, quando la contrapposizione nei confronti degli adulti si
acuisce, il ragazzo potrebbe vivere
un conflitto tra il desiderio di recuperare le sue radici e il senso di colpa derivante dal timore che questa
indagine possa essere vissuta come un tradimento dai propri genitori
adottivi. In situazioni di questo tipo, il confronto e il dialogo aperto
su tali temi rappresenta la chiave di
volta per superare l’ambivalenza e
permettere alla coppia di accettare il passato del figlio senza temere
di perderlo, consentendo al ragazzo di ricostruire la sua storia mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, senza che questo significhi
rinnegare l’aiuto di quella che, in
fondo, egli ha sempre considerato
come la sua vera famiglia.
17
in poche
parole
Guerra ai
Rave Party
È partita nell’ottobre scorso l’attività di prevenzione e
contrasto dei Rave party avviata dal Dipartimento Politiche Antidroga e già si registrano i primi risultati: sono
infatti quattordici le manifestazioni individuate prima del
loro svolgimento negli ultimi
tre mesi. Ad annunciarlo è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo
Giovanardi.
Obiettivo del progetto di
prevenzione è quello di contrastare la realizzazione stessa dei raduni illegali o Rave
party, ritenuti eventi musicali
di aggregazione sociale e giovanile, ad alto rischio di mortalità e invalidità a causa della circolazione di droga e
alcol. “Stiamo cercando – ha
spiegato Giovanardi - di adottare tecniche di individuazione precoci delle date di questi
eventi illegali che nella maggior parte dei casi non vengono pubblicizzate apertamente ma attraverso siti internet
specializzati“. Prima dell’evento, dunque, l’obiettivo è
quello di prevenirne lo svolgimento stesso, con una sorveglianza attiva della rete e con
l’attivazione precoce delle autorità (Forze dell’ordine e amministrazioni locali). Durante
l’evento, se esso non si riuscisse ad evitare, la gestione
dei rischi con attività di supporto sanitario mobili è affidata alla Croce Rossa. Una
volta conclusosi l’evento, o comunque avendone interrotto
la preparazione, l’obiettivo è
sequestrare le attrezzature sonore e impiantistiche, denunciando gli organizzatori. Attività, questa, appannaggio
delle Forze dell’ordine. Dalla
fine di ottobre 2010 a metà
gennaio 2011 sono stati dunque individuati 14 eventi musicali illegali, sei dei quali sono stati segnalati e impediti (è
successo per due eventi nella
notte di Halloween a Como e
Genova, e poi ancora a Imola,
Ravenna, Comacchio e Messina), altri due sono stati segnalati e gestiti (Forlì e Treviso), mentre altri non erano
stati individuati con il necessario anticipo e non sono stati
impediti. “Chiariamo comunque - precisa Giovanardi - che
non siamo contro i raduni musicali, ma pretendiamo che essi vengano fatti nel rispetto
prima di tutto delle regole che
assicurano la sicurezza dei
partecipanti e la non circolazione di droghe“.
In occasione dei Rave party, i giovani si spostano anche
di centinaia di chilometri pur
di partecipare agli eventi pubblicizzati attraverso linguaggi codificati su internet.
(Fonte redattoresociale.it)
18
gennaio
duemilaundici
in poche
parole
Pensioni
superiori
al minimo
A queste pensioni l’aliquota percentuale di aumento per l’anno 2011 si applica
a scalare, secondo determinate fasce di importo.
Occorre però tenere conto della legge n. 127 del 2007
che, non solo ha attribuito alle pensioni più basse una
quota aggiuntiva annuale (la
cosiddetta 14a mensilità), ma
ha anche corretto l’indice
Istat di perequazione automatica per le pensioni superiori al minimo. Per il triennio
2008-2010, infatti, è stato garantito il 100% di copertura
sulla quota di pensione fino a
cinque volte il trattamento
minimo dell’Inps. Mentre sulla quota eccedente la copertura è stata limitata al 75%
dell’indice Istat.
Da gennaio di quest’anno, in assenza di un apposito
intervento legislativo, l’incremento di scala mobile per
le pensioni superiori al minimo ritorna al passato, e cioè
all’aggiornamento del:
+ 1,4% (100% di rivalutazione) sulla quota di pensione mensile fino a tre volte il
minimo Inps al 31 dicembre
2010 (1.382,91 euro);
+ 1,26% (90% di rivalutazione) sulla quota di pensione da tre a cinque volte il minimo Inps e cioè sulla fascia
mensile
compresa
tra
1.382,92 e 2.304,85 euro;
+ 1,05% (75% di rivalutazione) sulla quota mensile eccedente 2.304,85, oltre cinque volte il minimo Inps 2010.
Va ricordato che per i titolari di due o più pensioni l’aumento viene applicato tenendo
conto
dell’importo
complessivo dei trattamenti.
Se un pensionato ha, ad
esempio, due pensioni da
1.500 euro ciascuna, il calcolo viene fatto come se ne
avesse una da 3.000 euro.
Pertanto sulla quota di
pensione fino a 1.382,91 euro avrà l’1,4%, sulla parte eccedente fino a 2.304,85 euro
riceverà
un
aumento
dell’1,26%, mentre sulla parte restante l’1,05%.
f.a.
PREVIDENZA SOCIALE
Sistema pensionistico iniquo
DI FLOREDANA ARNÒ
Pensioni: aumenti modesti per il 2011
ENASCO
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Sotto accusa l’adeguamento al costo della vita
Anche quest’anno i pensionati
debbono accontentarsi di un aumento modesto, appena l’1,4%.
Da tempo l’adeguamento delle
pensioni al costo della vita (la cosiddetta perequazione automatica) è
sotto accusa. Ma la proposta avanzata da più parti di individuare un
nuovo paniere (elenco delle voci più
ricorrenti di spesa), insieme alla
reintroduzione dell’aliquota di aumento della dinamica salariale (cioè
la variazione di incremento contrattuale elle retribuzioni), che tengano
conto dell’effettivo potere di acquisto dei pensionati e dei cittadini con
redditi bassi, malgrado tante promesse, per ora non ha ancora avuto
seguito. La situazione resta aperta
assieme alla speranza dei tanti pensionati che quotidianamente si confrontano con un sistema pensionistico ormai inadeguato, iniquo per
tanti privilegi e deroghe che coesistono e resistono, sempre più affievolito da politiche e riforme mai definite. Ma vediamo intanto cosa
succede quest’anno.
La percentuale dell’1,4% è stata calcolata - come di consueto - in
via provvisoria, tenendo conto dell’andamento del costo della vita nel
periodo 1° gennaio - 30 settembre
2010. Quella definitiva si conoscerà
nel corso del 2011. Se poi la percentuale effettiva risulterà più elevata,
con la rata di gennaio 2012 i pensionati recupereranno la differenza.
C’è da dire che ogni anno sia l’Inps
che gli altri Enti previdenziali lavorano su un valore provvisorio di inflazione. Se aspettassero il dato definitivo di dicembre, non sarebbero
in grado di mettere in pagamento gli
aumenti con l’inizio dell’anno. Come è già successo in anni precedenti, anche questa
volta l’aumento spetta
in misura secca. Non è
previsto, infatti, il conguaglio riferito all’anno 2010 visto che la
percentuale
dello
0,7%, con la quale sono state aggiornate le
pensioni, combacia
perfettamente con il
costo della vita defini-
E’ un disturbo spesso sottovalutato
tivamente accertato dall’Istat.
Minimo e trattamenti sindacali
Con l’incremento dell’1,4% il
trattamento minimo sale da 460,97 a
467,43 euro al mese seguendo un
progressivo mensile di 6,46 euro. Allo stesso modo si è proceduto ad
adeguare anche le prestazioni assistenziali a favore dei cittadini in stato di bisogno. L’assegno sociale, cioè
la prestazione introdotta dalla Riforma “Dini” per tutti coloro che
hanno compiuto i 65 anni di età dopo il 31 dicembre 1995, passa da
411,53 a 417,30 euro al mese. Mentre la pensione sociale, prevista per
gli ultrasessantacinquenni che hanno raggiunto l’età prima del dicembre ’95, sale da 339,15 a 343,90 euro
al mese.
Pensione al milione
Chi ha ottenuto la maggiorazione fino ad “un milione” di lire al mese può contare quest’anno su un assegno di 603,87 euro. La cifra si
ricava sommando all’importo del
trattamento minimo di 467,43 euro la
maggiorazione di 136,44 euro prevista dalla legge n. 127/2007 che ha
aumentato le pensioni basse. Va ricordato che la maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai
70 anni in su (60 anni se invalidi to-
tali). Nel 2011 ne possono beneficiare coloro che hanno un reddito
personale annuo non superiore a
7.850,31 euro o cumulato con quello del coniuge, se sposati, che non
vada oltre 13.275,21 euro. Si considerano tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi
bancari e postali, i rendimenti di Bot
e altri titoli. Nel computo rientrano
anche le rendite Inail e gli assegni
assistenziali. In altre parole bisogna
denunciare tutto con la sola eccezione dei redditi provenienti da:
• casa di abitazione;
• pensioni di guerra;
• assegno di accompagnamento;
• trattamenti di famiglia;
• importo aggiuntivo di 154,93 euro
previsto dalla legge 388/2001;
• sussidi erogati da Enti pubblici
senza carattere di continuità;
• indennizzo a favore di coloro danneggiati da vaccinazioni, trasfusioni ed emoderivati.
ESPERTA IN SCIENZE MOTORIE
DI MARCELLA BEVILACQUA
Ansia? Il segreto
è fare attività fisica
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Per diventare più fiduciosi nelle proprie capacità
Oggi l’ansia e lo stress accompagnano la nostra vita di tutti i giorni.
Problemi lavorativi, affettivi, notizie
allarmanti diffuse dai giornali contribuiscono a farci sentire costantemente in pericolo e a innalzare quindi il livello dell’ansia, che ormai per
molte persone è diventata una specie
di seconda, sgradevole pelle. Secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità circa il 10% di coloro che si rivolgono al medico di famiglia soffre
di questo disturbo, spesso interpretato come una forma anomala o esagerata dello stato di vigilanza. Viceversa, l’ansia intesa come sensazione di
allarme non è affatto di per sé una ri-
sposta patologica: lo diventa se provoca ripetutamente blocchi o comportamenti sproporzionati rispetto alla situazione reale, dovuti a un mix di
fattori come il vissuto, le caratteristiche psicologiche della persona e i fattori genetici. Malgrado faccia scadere notevolmente la qualità della vita di
chi ne soffre, l’ansia è un disturbo che
viene spesso sottovalutato per via della scarsa informazione sulle sue cause e sui suoi possibili rimedi. L’esercizio fisico, ad esempio, rappresenta
uno dei metodi naturali più efficaci
per combatterla: rigorosi studi scientifici dimostrano infatti che una breve
seduta di allenamento (della durata
di 30 minuti) svolta 3 o 4
volte la settimana è sufficiente a ridurne la sintomatologia, con un mig l i o r a m e n t o
apprezzabile fin dopo
la prima sessione di lavoro. Un studio edito di
recente dall’inglese
Routledge evidenzia
che l’esercizio fisico, se
svolto con moderatezza
e regolarità, riduce in
modo significativo sia l’ansia cronica
(“di tratto”) sia quella situazionale
(“di stato”), determinando il massimo beneficio dopo 10 settimane di
training. Un’altra ricerca pubblicata
sull’ American journal of Psychiatry
ha dimostrato che un’attività fisica regolare ha un effetto ansiolitico sia nei
soggetti sani che in pazienti affetti da
disturbo da panico. I ricercatori statunitensi hanno riscontrato, infatti,
che 30 minuti di attività aerobica erano sufficienti a neutralizzare gli attacchi di panico indotti sperimentalmente. Molti benefici psicologici
connessi a un training sportivo regolare derivano non solo dall’innalzamento dell’autostima e dal fatto di
porsi un obiettivo gradevole, ma anche dal mutamento di approccio rispetto a una serie di segnali fisici, come l’aumento della frequenza
respiratoria, cardiaca e della sudorazione che con l’attività fisica impariamo ad associare inconsciamente a
situazioni piacevoli o al massimo neutre, e non più a una pura e semplice
anticipazione del pericolo. Ma soprattutto lo sport accresce i sentimenti
di autoefficacia e di fiducia in noi stes-
si. Spesso il soggetto ansioso tende
infatti a evitare molte attività perché
le sente difficili o minacciose: gli
obiettivi che lo sport implica e il loro
raggiungimento aiutano le persone
ansiose a sentirsi più abili e più fiduciose nelle proprie capacità. Il miglioramento indotto dall’attività fisica risulta infine evidente anche da
una serie di valori biochimici, come
l’aumento delle beta-endorfine ematiche (le morfine naturali del corpo) e
la riduzione delle catecolamine
(adrenalina e noradrenalina), che sono gli ormoni responsabili dello stato di eccitazione e quindi di ansia. Per
tutte queste ragioni andare in palestra rappresenta una più che valida
terapia alternativa dei disturbi d’ansia. Modificare il nostro stile di vita in
senso fisicamente attivo può essere
un piccolo gesto di volontà capace di
produrre un grande miglioramento
della qualità della nostra vita.
gennaio
duemilaundici
L’infezione è alta nelle donne tra 19 e 25 anni
GINECOLOGA
DI ALESSANDRA D’APOLITO
I rischi dell’Human Papilloma Virus
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Tutte le tecniche di diagnosi per prevenire i tumori della cervice uterina
Negli ultimi 15 anni, grazie alle
metodiche di biologia molecolare, è
stato definitivamente chiarito che
l’infezione da HPV (Human Papilloma Virus), considerata ad altissima diffusione e sessualmente trasmessa, è responsabile, oltre
all’insorgenza dei condilomi genitali, anche e soprattutto del carcinoma della cervice e dei suoi precursori. E’ ormai chiaro che alcuni tipi
di HPV rappresentano la causa necessaria nell’insorgenza del tumore
della cervice uterina.
Gli HPV hanno una preferenza
nei confronti di cellule degli epiteli
squamosi e delle mucose.
Gli HPV che infettano l’epitelio
cervico-vaginale si possono distinguere in: HPV a basso rischio e HPV
ad alto rischio. Mentre più del 90%
delle lesioni condilomatose sono associate ai tipi di HPV 6 e 11, i tipi 16,
18 sono responsabili del 70% dei casi di carcinoma squamoso cervicale
e del 60% circa delle lesioni CIN 23 (Cervical Intraepithelial Neoplasia). Se consideriamo invece globalmente i tipi 16, 18, 31 e 45, il loro
apporto alla genesi di cervicocarcinoma arriva a superare l’80%.
L’incidenza delle infezioni da
HPV è molto alta nelle giovani donne con un picco in età compresa fra
19 e 25 anni. Si ritiene che il virus si
trasmetta in giovane età con i primi
rapporti sessuali
(il periodo medio
d’incubazione è
di circa 3 mesi)e
che nella maggior
parte dei casi (8090%) guarisca spontaneamente. Persistenze
virali
vengono osservate solamente nel
10% circa dei
casi, ma questo
sottogruppo di
pazienti
è
quello che
tende a subire
l’integrazione
con l’acido nucleico e ad incrementare il rischio di progressione verso la
neoplasia nell’arco di 10-15 anni. Si
ritiene che circa il 75% delle donne
e degli uomini venga esposta al virus
durante la vita. La maggior parte
delle infezioni non persiste a lungo,
per cui solo un numero limitato di
persone risulta positivo all’esame
del DNA HPV al momento dell’indagine.
La diagnosi delle lesioni condilomatose vulvovaginali viene posta
facilmente dal ginecologo, con semplice ispezione ad occhio nudo in
Risparmiatori distratti
buona illuminazione. In un secondo tempo si
può utilizzare
una lente di
ingrandimento o il
colposcopio
(vulvos c o pia),
che consente di definire meglio i
limiti delle lesioni.
Le lesioni intraepiteliali squamose cervicali (SIL o
CIN) richiedono invece accertamenti diagnostici più approfonditi.
Dopo il Pap test, che è utilizzato come test di screening, la colposcopia
è l’esame clinico di secondo livello
che consente di eseguire biopsie mirate seguite da esame istologico che
permette di caratterizzare la lesione e definirne il grado (basso o alto
grado, CIN 1, CIN 2, CIN 3). A livello vulvare le lesioni da HPV si manifestano come escrescenze, a volte anche molto voluminose e con
estensione sia a livello del perineo
che dell’ano, oppure come forme
MOVIMENTO CONSUMATORI
DI ROSANGELA LORISO
CONTI DORMIENTI
dieci anni per risvegliarli
Come è possibile
ritornare
in possesso del
proprio denaro
Sono circa un milione i conti correnti che giacciono immobili da più
di un decennio perché i titolari si sono dimenticati di loro: non un prelievo, un bonifico, una richiesta di
estratto conto. Parliamo di tutti quei
rapporti contrattuali (depositi di
somme di denaro, depositi di strumenti finanziari) in relazione ai quali non è stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad
iniziativa del titolare del rapporto o di
terzi da questo delegati per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti
dalla data di loro libera disponibilità.
Le banche, le finanziarie e le Poste Italiane devono avvertire per lettera i titolari di questi conti e chiedere di movimentarli.
Se entro 180 giorni il correntista
non si attiva movimentando il conto
(basta una sola operazione: un prelievo, un versamento), questo viene
estinto e il denaro depositato va ad
alimentare un “Fondo per
le vittime delle frodi finanziarie” istituito presso il Ministero
dell’Economia.
Ma la legge dà
un’altra possibilità al risparmiatore
distratto. Se 10 anni e 6 mesi non sono stati sufficienti a recuperare le
somme, il Ministero ne dà altri 10 per
ritornare in possesso del proprio denaro. Sono state da poco pubblicate
le istruzioni per il rimborso dei conti
dormienti, in relazione alle somme
già destinate al fondo ministeriale.
In particolare, il Ministero dell’Economia e delle Finanze il 3 novembre ha emanato una circolare
sulle modalità di rimborso delle somme versate nel fondo depositi dormienti (L. 266/05 art. 1.343).
La circolare conferma gli importi devoluti al fondo: Somme depositate in conti correnti, certificati di deposito, libretti di risparmio ecc., non
papulari, o maculari di dimensioni
più piccole.
Le linee guida nazionali ed internazionali sostengono ormai da
tempo l’affiancamento del test HPVDNA al tradizionale Pap Test nel
procedimento diagnostico delle SIL.
L’utilizzo del test si è reso sempre
più agevole con l’introduzione, specialmente negli Stati Uniti e nei paesi dell’Europa settentrionale, della
citologia in fase liquida.
È stato ormai dimostrato che
l’utilizzo dell’HPV DNA test, affiancato alla diagnosi citologica (PAPTEST), in fase liquida può aumentare fino a 3 anni l’intervallo di
screening nelle donne con età superiore a 30 anni. La modifica dei
protocolli di screening è ormai legato, quindi, non solo ad evidenze
scientifiche, ma ad una valutazione
costo beneficio che le Istituzioni dei
vari Paesi stanno valutando.
In conclusione, in base ai risultati
degli ultime ricerche scientifiche, la
prevenzione dei tumori cervicali
nelle donne con più di 35 anni è più
efficace impiegando l’Hpv Dna test,
mentre per le più giovani il Pap test
resta l’esame di primo livello più indicato, utilizzando esami di approfondimento (colposcopia, eventualmente Hpv Dna test) solo in caso di
sua positività.
movimentati dal titolare dal titolare
o terzi abilitati per 10 anni. Strumenti
finanziari (titoli) in custodia o in amministrazione per i quali non siano
state svolte operazioni per almeno
10 anni. Assegni circolari non incassati entro il
termine triennale di prescrizione.
Assicurazioni
Rami vita che prevedono il pagamento di una rendita o di un capitale
al beneficiario, non reclamate
entro due anni.
Buoni fruttiferi postali emessi
successivamente al 14 aprile 2001
non incassati dai beneficiari entro il
termine prescrizionale di 10 anni.
Le somme depositate possono
essere richieste, purché nei termini
prescrizionali (a partire dalla data di
versamento al fondo) dai titolari dei
rapporti o dai loro aventi causa. La
richiesta può essere emessa dai richiedenti gli assegni circolari, sempre nei termini prescrizionali (decorrenza data di emissione assegno).
Non possono chiedere il rimborso i
beneficiari degli assegni circolari, di
contratti di assicurazione vita, di
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buoni fruttiferi postali, successivamente alla scadenza del termine di
prescrizione, rispettivamente tre,
due, dieci anni.
Le domande di rimborso possono essere inviate a:
CONSAP S.p.A. Rif. Rapporti Dormienti- V. Yser 14 – 00198 Roma
La domanda deve essere presentata su un modello scaricabile sul
sito www.consap.it. Le informazioni
possono essere richieste a [email protected].
Al modulo devono essere allegati:
Copia di un documento di riconoscimento valido del richiedente
Copia del codice fiscale del beneficiario.
Eventuale certificato di morte
dell’avente diritto.
Copia del libretto di deposito o
dell’assegno circolare.
Attestazione rilasciata dagli intermediari, su modello pubblicato sul
sito www.consap.it.
La Consap esamina le domande
secondo l’ordine cronologico di ricezione delle medesime. Verificata la
sussistenza del diritto al rimborso e
successivamente al versamento delle somme necessarie da parte del Ministero dell’Economia, la Consap effettuerà il rimborso al soggetto
legittimato per bonifico bancario o
postale o assegno circolare. In caso di
mancato accoglimento della richiesta la Consap fornirà la risposta informando dei motivi del diniego.
19
in poche
parole
HPV
LA VACCINAZIONE
Dal 2008 è partita in Italia la
campagna vaccinale contro il papilloma virus (tipo 16, 18, 6 e 11)
nelle dodicenni; sono state immunizzate gratuitamente e in
modo completo il 53,1 per cento
delle bambine, mentre il 66,3 ne
ha ricevuto una dose e il 61,5
due. Oggi, comunque, tutte le regioni italiane offrono gratuitamente il vaccino (che va appunto somministrato in tre dosi),
come previsto dall’intesa siglata
con il Ministero della Salute nel
2007 che aveva identificato come target prioritario le ragazze
dodicenni (iniziando con quelle
nate nel 1997 che avevano compiuto 11 anni nel corso del 2008).
È quanto emerge dal recente bilancio presentato da Istituto superiore di sanità e Cnesps (Centro nazionale di epidemiologia
sorveglianza e promozione della
salute) e realizzato per valutare
quanto manca dal raggiungimento dell’obiettivo finale del
programma di vaccinazione:
estendere la copertura con tre
dosi di vaccino al 95 per cento
delle dodicenni italiane entro il
2013. Tra le regioni più virtuose,
dove si è portata a termine l’immunizzazione con le tre dosi,
spiccano la Puglia (78,2 per cento delle bambine del ‘97 vaccinate), seguita da Basilicata
(75,8), Molise (74,3) e Toscana
(73,4), Ora però è sempre più
pressante la richiesta d’avere la
vaccinazione gratuita anche per
altre fasce d’età, per le quali al
momento quasi tutte le regioni
offrono meccanismi di co-payment o pagamento agevolato (un
ciclo di vaccinazione da tre dosi
costa in farmacia oltre 450 euro,
ma è possibile rivolgersi a strutture pubbliche o private che vaccinano a costi nettamente inferiori, fino ad un terzo della cifra,
grazie alla compartecipazione
alla spesa offerta dalla Regione).
E in attesa di decisioni ufficiali, cosa dovrebbero fare le ragazze escluse dall’attuale campagna
d’immunizzazione?
Vaccinarsi a loro spese e fare
sempre i controlli di prevenzione. Le giovani donne di età inferiore ai 26 anni beneficiano comunque dalla vaccinazione
(indipendentemente dal fatto
che abbiano già avuto rapporti
sessuali o meno), ma la vaccinazione deve comunque e sempre
integrare e non sostituire lo
screening.
a.d’a.
20
gennaio
duemilaundici
Tra le cause un trauma o una malattia
Disfasia infantile
LOGOPEDISTA
DI VALERIA VENTURA
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La terapia va praticata in maniera tale da aumentare con gradualità le varie difficoltà
La disfasia infantile è l’assenza di coordinazione cerebrale nel bambino e la conseguente incapacità, da parte sua,
ad allineare le parole in un ordine che abbia senso compiuto.
Questa patologia può comparire a causa di una lesione
del cervello perché, se il
bambino, nel periodo d’acquisizione del linguaggio,
subisce un trauma cerebrale, il processo evolutivo si
blocca e si manifesta la disfasi, che, tuttavia, può
comparire anche a causa di
una lesione congenita o di
una malattia.
Come si comporta il logopedista di fronte questa patologia?
Prima di iniziare una terapia
con il piccolo paziente, deve
avere il quadro completo della
situazione.
Innanzitutto, quindi, è opportuno che abbia un colloquio
con i genitori, per essere informato se nel bambino siano insorte malattie tali da causare la
patologia, oppure se abbia subìto dei traumi. Di conseguenza
è anche importante conoscere
se la mamma ha avuto malattie
durante la gravidanza.
Quando è entrato in posses-
so di queste informazioni, il logopedista deve consigliare che
siano eseguiti alcuni esami neurologici e, in particolare, TAC
ed ECG.
Dopo questa indagine diagnostica, si appura che il bam-
parte del bambino: riconoscimento di oggetti e di animali;
esecuzioni di facili incarichi; riferimenti topologici; riconoscimento di colori e di forme; riconoscimenti acustici; indicazione
delle parti del corpo su se stesso e sul logopedista ed ogni altro esercizio che verta su un riconoscimento.
Successivamente si lavora
con il paziente sul versante del-
bino non abbia
ritardo mentale né che sia
ipoacusico. In
seguito si valuta l’attenzione
e, quindi, il versante ricettivo,
ovvero quello
della comprensione.
Si passa poi
ad una serie di
facili esercizi finalizzati a valutare una serie
di capacità da
l’espressione e si inizia con le
prassi bucco-linguo-facciali. Si
fanno, poi, pronunciare i fonemi
singolarmente, quindi si passa
alla pronuncia delle sillabe, per
arrivare, con gradualità, alla
pronuncia di parole e, infine, alla ripetizione di intere frasi.
Completata con successo
questa fase, si inizierà a raccontare al bambino delle brevi
e semplici storie che egli dovrà,
poi, riassumere.
Queste storie diventeranno, via
via, sempre più
lunghe e ricche
di particolari, in
modo da aumentare la difficoltà dell’esercizio.
Si passerà,
quindi, ad analizzare la lettura,
seguendo una
procedura più o
meno uguale a
quella
degli
esercizi precedenti. Ovvero si
fanno, prima,
leggere al bambino dei singoli
fonemi, per pas-
Latte, uova, soia, grano, crostacei, arachidi, noci. Parliamo di...
Allergie e intolleranze alimentari
La maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di cibi senza alcun problema.
Per una piccola percentuale di individui, tuttavia, determinati alimenti, o componenti alimentari,
possono provocare reazioni negative, che vanno da una leggera eruzione cutanea ad una risposta allergica di grave entità. L’allergia
alimentare è una forma specifica di
intolleranza ad alimenti, o a componenti alimentari, che attiva il
sistema immunitario. Un allergene
(proteina presente nell’alimento a
rischio, che nella maggioranza delle persone è del tutto innocua) innesca una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi. Gi anticorpi
determinano il rilascio di sostanze
chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi
come: prurito, naso che cola, tosse
o affanno. Le allergie agli alimenti, o ai componenti alimentari, sono
spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di
vita. La presenza di casi in famiglia
è uno dei fattori che permette di
prevedere problemi alimentari di
tipo allergico. Anche se le reazioni allergiche possono manifestarsi
con qualsiasi alimento, o componente alimentare, in alcuni, le probabilità di provocare allergie sono
superiori. Tra gli allergeni alimen-
tari più comuni vi sono: il latte, le
uova, la soia, il grano, i crostacei, la
frutta, gli arachidi e vari tipi di noci.
L’intolleranza può provocare sintomi simili all’allergia, tra cui nausea, diarrea, gonfiore e crampi allo
lattosio e il glutine. Il lattosio è lo
zucchero contenuto nel latte. Normalmente, l’enzima chiamato lattasi, presente nell’intestino tenue,
scompone il lattosio in zuccheri più
semplici (glucosio e galattosio) che
stomaco, ma la reazione non coinvolge il sistema immunitario, e si
manifesta quando l’organismo non
riesce a digerire correttamente un
alimento. Mentre i soggetti allergici
devono eliminare del tutto il cibo
incriminato, le persone che hanno
un’intolleranza possono spesso sopportare piccole quantità dell’alimento, o del componente in questione, senza sviluppare sintomi.
Fanno eccezione gli individui sensibili al glutine e al solfito.
I due più comuni responsabili
dell’intolleranza alimentare sono il
entrano poi
in circolo
nel sang u e .
Quando
l’attività enzimatica è ridotta, il lattosio
non viene scomposto e viene trasportato
nell’intestino crasso dove viene
fermentato dai batteri presenti.
Questo può determinare sintomi
come flatulenza, dolore intestinale e diarrea. La quantità di latte e
latticini tale da determinare sintomi di intolleranza è molto variabile. Molti soggetti con ridotta attività
intestinale della lattasi possono
assumere ugualmente latte, formaggi stagionati, che hanno un
basso contenuto di lattosio, e i prodotti a base di latte fermentato,
come lo yogurt, senza evidenti
problemi, purchè il loro consumo
sia limitato.
L’intolleranza al glutine è una
disfunzione intestinale, che si manifesta quando l’organismo non
tollera il glutine, una proteina contenuta nel grano, nella segale e nell’orzo. Questa disfunzione, chiamata celiachia, è permanente e può
essere diagnosticata a
qualsiasi età.
Se la persona che
ne è affetta
consuma
un alimento
contenente glutine, le pareti
di rivestimento dell’intestino tenue si danneggiano e
subiscono una riduzione della capacità di assorbire nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine. I sin-
sare, poi, alle sillabe, quindi, alle parole e, infine, alla lettura di
intere frasi.
Subito dopo il bambino inizierà a leggere delle storie, dapprima brevi e poi sempre più
lunghe.
Per la scrittura si segue lo
stesso iter della lettura, ma con
alcune differenze di esecuzione, perché alla scrittura copiata
si dovranno anche alternare
quella sotto dettatura e quella
spontanea. Infine, se il bambino frequenta la scuola, sarà pure opportuno fargli eseguire
delle semplici operazioni aritmetiche per giungere, in un
momento successivo, alla risoluzione di problemi sempre più
impegnativi.
È di fondamentale importanza che il logopedista presenti sempre tutti gli esercizi in
maniera tale da aumentare con
gradualità le varie difficoltà.
Questo per evitare che, partendo subito da un esercizio troppo impegnativo, il bambino vada incontro ad un insuccesso e,
deluso, non sia più disponibile,
poi, a prestare quella fiducia e
collaborazione, senza le quali il
logopedista non può assolutamente lavorare con successo.
FARMACIA
A CURA DELLA
FARMACIA SANTA RITA
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Tel. 0881.563326
tomi includono diarrea, debolezza
dovuta a perdita di peso, irritabilità, crampi addominali. Nei bambini si denotano sintomi di malnutrizione o di crescita insufficiente.
Escludendo il glutine dalla dieta,
l’intestino si ripara gradualmente e
i sintomi scompaiono. L’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta priva di glutine. Gli alimenti senza glutine si dispensano in farmacia tramite il Servizio Sanitario
Nazionale. Se per la maggioranza
delle persone gli additivi alimentari
non costituiscono un problema, alcuni possono essere sensibili a determinati additivi come i coloranti,
i conservanti e i solfiti. Poichè gli
additivi alimentari devono essere
chiaramente indicati in etichetta,
coloro che hanno una specifica
sensibilità possono facilmente evitarli. Una corretta diagnosi delle allergie e delle intolleranze alimentari può essere effettuata mediante test scientifici prescritti o effettuati dallo specialista allergologo o
dietologo. Si eseguono test cutanei,
diete ad esclusione, test rast, test in
doppio cieco con controllo di placebo, misurazione della tensione
muscolare, test dria, vega test.
Le intolleranze possono essere
verificate anche in farmacia e sarà
il farmacista poi ad indicare quali
alimenti sono concessi e quali sono
da evitare.
gennaio
duemilaundici
sociale
Famiglie in crisi
MEDIATORE FAMILIARE
DI TONIA CAFAZZO
Riconoscere
il Cambiamento
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Oggi, purtroppo, si registra un sempre
maggior numero di casi di separazione che
vede l’istituzione “famiglia” sempre più disgregata, non più riconoscibile come soggetto sociale che precede e fonda il vivere civile.
La separazione è un evento che procura
sconvolgimento non solo nell’assetto familiare, ma anche nella sfera psico-emotiva di tutti coloro che compongono il nucleo. Fin dal
momento del disaccordo, che può trasformarsi
in una escalation che preannuncia l’insanabile tra i coniugi, il contesto familiare diventa
terreno di scontro e di conflitti le cui vittime
vulnerabili sono proprio i figli. Per essi, specie
se minori, è difficile elaborare la “perdita” di
uno dei genitori, tendendo ad attribuirsi la colpa del fallimento dell’unione familiare. Si è
rilevato che i figli di genitori separati, non preparati ad una genitorialità responsabile e attenta, hanno maggiore probabilità di sviluppare sentimenti di abbandono e stati di apatia.
Dunque, una sintomatologia apparentemente poco significativa dei figli nasconde una serie articolata di distorsioni emotive e relazionali che rendono disarmonico lo sviluppo
psico-emotivo e della personalità.
La coppia che decide di separarsi può salvaguardare il legame genitoriale e il diritto di
ciascun figlio ad avere il proprio papà e la propria mamma, perché il ruolo genitoriale non si
esaurisce con l’interruzione del contratto matrimoniale, ma l’unico vincolo imprescindibile deve rimanere quello di genitori degli stes-
si figli non solo per l’accudimento di cui necessitano, ma anche per garantire modelli di
figure responsabili per costruire future relazioni sociali nella loro vita.
Occorre acquisire una nuova mentalità attraverso un processo di consapevolezza della
cessazione dei ruoli coniugali e il perdurare
di quello genitoriale.
Aiutare a sviluppare la percezione congiunta degli obblighi genitoriali con responsabilità e progettualità è una della attività di cui
si occupa l’associazione Separarsi-Bene offrendo a coniugi separati e ad adolescenti che
hanno vissuto la separazione la possibilità di
creare Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto curati
dalla dott.ssa Ines Panessa, psicologa clinica,
Esperta in Psicologia Forense c/o il Tribunale
di Foggia, Esperta in Counselling nelle Dipendenze Patologiche.
Durante le riunioni si espongono, si discutono, ma soprattutto si condividono le proprie esperienze, permettendo di confrontarsi
“trasmettendo forza all’altro”, mirando al raggiungimento del reciproco sostegno e autoprotezione. Il gruppo può essere fonte di miglioramento della propria autostima e il senso
di autoefficacia. Favorire un processo di trasformazione verso il reincontrarsi come esseri umani e la possibilità di “sentirsi” ancora
genitori sempre meno spaventati ed arrabbiati, può essere indispensabile in un momento di significativi cambiamenti socio-culturali come quello che stiamo vivendo.
21
22
gennaio
duemilaundici
gennaio
duemilaundici
cucina
23
Economica, versatile e, soprattutto, utile alla salute
Una cipolla contro l’influenza
Ingrediente fondamentale nelle migliori ricette, concentrato di virtù terapeutiche
Nel periodo in cui circola l’influenza, non
è facile evitarla. Se ci si ammala, però, può essere di grande aiuto un ortaggio comunissimo.
E’ la cipolla, ricca di vitamine e dalle proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Utilizzata da sempre nel bacino del Mediterraneo,
compare persino nei geroglifici egizi di 4.000
anni fa.
Oggi la cipolla non ha perso la sua popolarità: è economica e versatile e trova impiego in molte ricette lungo tutta la Penisola. Ma
a renderla ancora più interessante è la sua efficacia contro le malattie da raffreddamento,
influenza compresa.
Innanzitutto, ha un elevato contenuto di
acqua che aumenta la quantità di urina pro-
dotta (effetto diuretico), ma anche la quantità di sudore (effetto diaforetico).
Grazie all’acqua, sono facilitati gli scambi cellulari e il drenaggio: quindi, a livello delle mucose, è più difficile che le tossine ristagnino e provochino irritazione.
È molto ricca di zolfo, elemento importantissimo per la depurazione del sangue: oltre a facilitare l’eliminazione delle tossine attraverso pelle e mucose, svolge un’importante
azione disinfettante: ostacola virus, batteri,
funghi e parassiti.
L’apporto di vitamina C dell’ortaggio migliora l’elasticità delle pareti dei capillari sanguigni e favorisce il microcircolo; in questo
modo, sono ulteriormente sollecitati lo scambio di sostanze nei tessuti.
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Zuppa di cipolle
Ingredienti per quattro persone:
1 kg di cipolle, 4 cucchiai di maizena, 1 litro di brodo
vegetale (senza glutammato perché aumenta la ritenzione idrica), 4 fette di pane casereccio, 100 g di
groviera, 10 g di burro, pepe.
In una pentola prepara il brodo. Fai abbrustolire leggermente il pane sotto il grill rovente del forno e mettilo da parte. Taglia finemente le cipolle e falle appassire in una casseruola capiente con poca acqua ;
quando saranno imbiondite aggiungi la maizena e
mescola con un cucchiaio di legno in modo che le cipolle
sembrino “infarinate”. Attenzione a non farle attaccare sul fondo. Bagna con un paio di mestoli di brodo
e mescola. Aggiungi il brodo rimasto e metti un coperchio. Quando le cipolle saranno sfatte (occorre circa mezz’ora) togli il coperchio e alza la fiamma in modo che il brodo evapori un po’ e che la zuppa non sia troppo liquida. Togli dal fuoco, aggiungi il burro e mescola con cura. Distribuisci in quattro fondine le fette di pane. Grattugia grossolanamente il
formaggio e cospargilo sul pane. Versa la zuppa nelle fondine, lascia fondere il formaggio,
spolverizza la superficie con un po’ di pepe e servi al più presto.
Insalata di cipolle, patate e fagiolini
Ingredienti per quattro persone
200 g di fagiolini, 200 g di patate, 1 mazzetto di rucola
e spinacini novelli, 1 grande cipolla rossa di Tropea, 1
ciuffo di prezzemolo, 2 cucchiai di olio extravergine di
oliva, ½ limone (a piacere), sale
Lessa le patate partendo da acqua fredda per circa 3040 minuti. Scolale, lasciale raffreddare e sbucciale.
Spunta i fagiolini, lavali e lessali in abbondante acqua
bollente salata per circa 15-20 minuti, finché saranno
teneri. Scolali e tienili in caldo in una insalatiera insieme con le patate tagliate a fette spesse. Lava e asciuga
la rucola e gli spinacini e pulisci il prezzemolo, poi spezzettalo finemente. Affetta a velo la cipolla. Aggiungila alle patate e ai fagiolini con l’insalata e condisci con l’olio extravergine di oliva e un pizzico di sale, mescolando delicatamente, per non rompere le patate. Aggiungi il prezzemolo
e, se lo gradisci unisci al tutto il succo del limone, mescola e servi tiepido o freddo.
DEPURA IN PROFONDITÀ
Ma la componente che più caratterizza la
cipolla è l’elevato contenuto di oli essenziali,
molto volatili e responsabili del suo aroma inconfondibile: quel gusto dolce e piccante nello stesso tempo. Questi oli essenziali sono
molto penetranti, evaporano e si diffondono
velocemente nell’organismo, favorendo l’eliminazione delle scorie attraverso la cute; grazie alla rapida diffusione, le sostanze aromatiche trascinano verso l’esterno tutte le
impurità di cui l’organismo deve liberarsi. È
per questo che, dopo aver mangiato la cipolla, l’organismo esala il suo (poco gradevole)
aroma.
UNA FAMIGLIA
FAMOSA
La cipolla (rossa o bianca) appartiene alla famiglia degli Allium con
lo scalogno, il porro, l’aglio e l’erba
cipollina. La cipolla rossa di Tropea
è più aromatica: in essa sono esaltate
le proprietà balsamiche. La dorata ha
più spiccate proprietà drenanti e diaforetiche. La bianca ha maggiori virtù in cucina che proprietà salutari. Lo
scalogno, oltre alle proprietà salutari delle cipolle, tonifica le funzioni
cardiocircolatorie. I porri sono più
mineralizzanti, essendo meno acquosi. Nell’aglio è ancora più elevato
il potere battericida al quale si associa
quello di regolare la pressione del
sangue. L’erba cipollina è stimolante, depurativa e disinfettante quanto le
cipolle ma è anche ricca di clorofilla,
con ulteriore vantaggio per il fegato e
maggior potere antianemico.
24
gennaio
duemilaundici
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