Campo de’ fiori 2 SOMMARIO Editoriale: Foglie d’autunno..................................................3 Geppi Di Stasio e “Quando ridono le nuvole”.........................4 CRISTINA D’AVENA e i GEM BOY..........6-7 Curriculum vitae: Vanessa Innocenti...............................................8 Roma che se n’è andata: Breve viaggio nella vecchia Roma, con i suoi caffè e le sue fontane..............................................10-11 Il Ponte Clementino di Civita Castellana, un collegamento verso il mondo.........................12 “La Brasiliana de Roma”................................13 LETTERE D’AMORE: Edith Piaf......................................................14-15 Bruno Fiata, il poeta dell’anima....................16 Ecologia e ambiente: Volkswagen un danno d’immagine e per l’ambiente.........................................................17 La Biblioteca Alberto Cencelli..........................18 La lupa e il leone.............................................19 Falsi miti da sfatare: l’evasore medio è un ladro?..............................................................21 Cine Parade: Black Mass........................................................22 A tu per tu: Gender a scuola, che fare?.................................23 Ho un debole per... la Calendula...................25 La chiesa di San Giorgio................................26 Sanità e cultura..............................................27 L’angolo del grafologo: Analisi della scrittura di Gessica..........................28 Come eravamo: Come eravamo, come siamo... come sono...........29 Parliamo di funghi: La trombetta dei morti...............................................30 L’angolo del collezionista: I bastoni da passeggio.......................................31 LA RUBRICA DEGLI EROI: Angelo Dazzi e Giuseppe Basili............................32 Il Fumetto: Magical girl of the end.......................................34 Il “cuore” le dice di non realizzarlo...............35 Trattiamo vino on line...................................36 Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura.......36 Le proposte editoriale delle collane di Campo de’ fiori...........................................................38 Fiera del Fumetto e Games: Buon compleanno Super Mario Bros....................39 LA ZANZARA IMPERTINENTE........................39 I tesori dell’Agro Falisco: La Rocca dei Borgia a Nepi.................................40 Noi, prima “I Feudi”, poi “I Rosacroce”........41 Anni ‘60: nel cielo di Bagnoregio volarono i ... Falchetti.........................................................42 Quando l’unione fa la forza...........................43 26° corsa dei carrettini a Fabrica di Roma...44 CAMPO DE’ FIORI SPORT: Flaminia Calcio Civita Castellana.........................45 I nostri amici..................................................46 L’angolo del poeta.........................................47 A TAVOLA CO’ ZI’ LETIZIA.............................47 La matematica è frutto di una scoperta o di un’invenzione?...............................................48 Nel cuore........................................................49 NEWS ...................................................50-51-52 MESSAGGI......................................................53 Roma com’era................................................55 Album dei ricordi..............................56-57-58-59 Annunci gratuiti........................................60-61 Oroscopo........................................................62 Selezione offerte immobiliari...................63-64 SEDE OPERATIVA: PIAZZA DELLA LIBERAZIONE, 2 CIVITA CASTELLANA (VT) TEL/FAX 0761.513117 - [email protected] SEDE RAPPRESENTATIVA: VIALE MAZZINI, 140 - ROMA INFO PUBBLICITA’: 0761.513117 - [email protected] Campo de’ fiori Foglie d’autunno U na tenera manina stringe forte la mia mano. Camminiamo in una stradina di campagna, su un velluto d’erba avvizzita ai primi freddi d’autunno. Le foglie degli alberi stan perdendo i loro colori per prepararsi a morire in un soffio di vento. È quasi sera e l’aria frizzante ci accarezza le gote. È piovuto oggi, ed una nebbiolina leggera sale e si disperde evanescente. Guardo gli occhi di mio di Sandro Anselmi figlio che ricambia lo sguardo con una dolcezza infinita. È stanco ora, ma contento. Al sole del tramonto si fa luce fra i suoi capelli qualche filo d’argento… Quanta tristezza, quanta angoscia mi assalgono, quanta crudele impotenza! Un dolore grande mi stringe il cuore e mille pensieri attanagliano la mente. Ho sempre cercato di dargli almeno un sereno presente, il più possibile dignitoso, ma so che tutto ciò che posso fare per lui è per oggi, solo per oggi. So che non posso costruire il suo futuro e non riesco neanche ad immaginarlo per quando io non ci sarò più. So solo che nell’attimo in cui resterà senza la sua famiglia, tutto quel mondo che gli era stato costruito attorno per proteggerlo svanirà e cadrà come foglie d’autunno. Questo è il tormento! Perché una persona diversa è un essere fragile, che avrà sempre bisogno di essere aiutata, sorvegliata, proprio come il mio caro, tenero bambino. La riconoscenza ed il ringraziamento per chi gli vorrà bene saranno in quel suo sguardo dolce e incantato ed in quel sorriso innocente e disarmante. Ci sarà chi capirà tutto questo e vorrà raccogliere quell’infinito amore che aveva riservato al mio cuore per tutti i giorni della mia vita? Il tramonto adesso si è colorato d’azzurro, e qualche pennellata di rosa scivola all’orizzonte… 3 Campo de’ fiori 4 GEPPI DI STASIO E “QUANDO RIDONO LE NUVOLE” I ncontriamo Geppi Di Stasio al Teatro Tirso De Molina di Roma in occasione della prima di “Quando Ridono Le Nuvole“ di Sergio Iovane e Silvestro Longo, commedia musicale con un nutrito cast di attori e ballerini… “Uno spettacolo divertente – ci racconta Geppi - con una regia frizzante curata da Cristiano Vaccaro che valorizza al massimo i testi di Iovane e Longo, una storia ambientata in una casa di riposo abitata da diverse teste matte di una certa età che si divertono da matti. Quando, improvvisamente, si scopre che questa casa sta per chiudere per un brutto imbroglio del ragioniere ed i due protagonisti trovano la soluzione finale per salvare la situazione precipitata improvvisa- mente; è una commedia musicale con la colonna sonora originale di Aldo Perris e con un corpo di ballo delizioso“. Geppi, parliamo un po’ di te, hai iniziato giovanissimo… “Si, ho iniziato nel lontano 1970 ed ad otto anni ho partecipato all’inaugurazione di un gloriosissimo teatro di Napoli che si chiamava Teatro Sannazzaro con grossi personaggi del tempo tra i quali Enzo Turco, il socio di Totò in miseria e nobiltà, Ugo D’Alessio, Luisa Conte e molti altri che non cito. Personalmente provengo dal teatro napoletano di tradizione nel quale mi sono specializzato in gioventù, dopo qualche tempo mi sono messo a studiare la regia fino a diventare regista dei miei testi che appartengono a 47 commedie originali”. Come regista hai lavorato con grossi calibri del teatro italiano… “Sono riuscito a convincere Da sx: Sandro Alessi e Geppi Di Stasio durante l’intervista gente del calibro di Lando Buzzanca, Giovanna Ralli, Aldo Giuffrè, Luigi De Filippo, Mario Scaletta, Gigi Reder, Barbara Bouchet a recitare i miei testi e sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti dal 1991 ad oggi. Ricchi in canna e poveri sfondati(1991), Donna Lisistrata (2001), Teatralmente Parlando (2006), Il Gobbo delle Nostre Dame (2007), Il suo nome era il Signor G (2009), L’Agenzia della Felicità (2010), L’eredita di Zio Domenico (2012) sono alcune delle commedie che ho scritto”. Come mai tanto teatro e così poco cinema e tv ? “Il palcoscenico è il mio elemento preferito, infatti mi è capitato di fare cinema poche volte rispetto al teatro. Devo dire che quello che non mi piace molto nel sistema cine-televisivo italiano è che si sia stabilita una sorta di stili recitativi: se reciti al cinema reciti in un modo ed a teatro in un altro, come mai? Il teatro è energia, forza vocale ed espressività totale del corpo. Il cinema è vero che è interiorizzato perché c’e’ una macchina da presa che ti prende da vicino, però io penso che si sia stabilito un modo di recitare al cinema senza voce perché secondo me la gente non sa recitare più…”. Geppi è stato anche coautore e conduttore di una trasmissione televisiva intitolata Calcistica Mente, programma sul calcio caratterizzato da ironia graffiante, teatralità e musica. Nel 2012 è stato la voce recitante di “Pierino ed il Lupo“ di S. Prokofiev con l’orchestra sinfonica dell’ Aquila. Insomma abbiamo di fronte sicuramente un artista che ha un grande rapporto personale col palcoscenico ed i risultati ne sono la prova e mentre ci salutiamo, ci accingiamo a goderci la prima di questo nuovo spettacolo che lo vede nei panni di un anziano terribile che ne combinerà di tutti i colori. Sandro Alessi CRISTINA DAVENA e i GEM BOY TORNARE BAMBINI PER UNA NOTTE Sold out a Fabrica di Roma per il concerto della star dei bimbi P eter pan per me esiste, e Peter pan per me è Cristina D’avena. Unica, inimitabile, inconfondibile, è rimasta quello che è sempre stata con il suo sorriso pulito e la sua faccia allegra. Ed è straordinario vedere l’effetto che fa. Una piazza gremita da circa 5.000 persone, il 22 Settembre a Fabrica di Roma. Bambini di oggi e bambini di ieri, oggi ragazzi o genitori, genitori di ieri oggi nonni, tutti sotto il palco a cantare Mila e Shiro, Occhi di Gatto, Denver, Magica Emy, E’ quasi magia Jhonny, Sailor Moon… inevitabilmente accomunati dallo stesso fattore: un tuffo nel passato tra i ricordi più belli, quelli dell’infanzia, della spensieratezza! Ed io che ho avuto il piacere di incontrarla, gliel’ho confessato: era proprio da molto tempo che non mi divertivo così tanto, di un divertimento puro e gioioso. Cristina D’Avena è in grado di suscitare in noi quel famoso fanciullino pascoliano, che troppo spesso siamo costretti a soffocare dentro di noi, ma che quando resuscita ci regala momenti di ge- nuino piacere! Cristina, tu hai sempre vissuto tra i giovanissimi, non ti chiediamo quanti anni hai ma quanti anni ti senti? Io? Pochissimi! (Sorride). Mi sento stragiovane, mi sembra di avere vent’anni, sarà perché canto le canzoni dei cartoni animati o forse perché è il mio carattere. Sono una donna moto energica, mi piace fare tante cose ed è come se il tempo non mi passa. Sono una donna matura, per carità, una donna che affronta i problemi, però c’è una parte di me molto allegra e spensierata. Io ti definirei Peter Pan in versione femminile! Sì, sì, assolutamente, è vero! Come è iniziata questa tua carriera artistica? Ho iniziato per caso. In Mediaset cercavano una voce femminile per interpretare le sigle. Sono venuti all’Antoniano di Bologna da dove io ero andata, diciamo così, in pensione, ma accompagnavo mia sorella più piccola. Ma qualcuno ha fatto il mio nome e sono stata convocata per un provino. Mi hanno chiamata e richiamata fino a farmi incidere la prima sigla: Bambino Pinocchio. È stato un successo incredibile. Poi da lì mi hanno chiesto di cantarne un’altra e un’altra ancora fino a mettermi sotto contratto. Da lì non mi sono più spostata. All’epoca frequentavo il liceo e volevo iscrivermi a medicina, cosa che poi ho fatto. Eppure, non lo so, è stata come una strada segnata, un destino. A proposito della facoltà di medicina. Com’è andata a finire? È andato tutto bene fino all’ultimo anno, poi però tra i telefilm, i concerti, gli spettacoli, le registrazioni, non ce l’ho più fatta. Medicina è una facoltà impegnativa, bisogna frequentare e fare tirocinio negli ospedali. È stato faticoso per me, mi mancano solo pochi esami e la tesi. Chissà… Ecco, dunque c’è un sogno nel cassetto che non hai ancora realizzato? Sì, oltre il canto avevo un altro sogno nel Campo de’ fiori cassetto: la neuropsichiatria infantile. Ho molto feeling con i bimbi: mi cercano e mi parlano mi toccano, mi ascoltano. Mi piacerebbe molto laurearmi e approfondire questa branca della medicina che è così bella e affascinante, ma non per esercitare la professione perché ormai, visti i tanti impegni che dovrei abbandonare, e non mi sembra il caso perché amo quello che faccio, non potrei più farlo, ma per me stessa! Hai sempre cantato canzoni di cartoni animati ed hai collezionato dischi d’oro e di platino da far invidia ai più grandi artisti del panorama musicale leggero italiano. Hai mai pensato che questo mondo ti stesse stretto? No, non mi è mai stato stretto e non lo è nemmeno ora. Io canto da una vita. All’inizio è stato un gioco e poi è diventata la mia professione. Io amo questo lavoro. Tu che hai sempre vissuto tra i cartoni animati, come pensi che sia cambiato questo mondo? A dire la verità, ora non li seguo moltissimo, ma non so se sono poi effettivamente così S iamo riusciti a strappare una breve intervista anche a Carlo Sagradini, leader dello stravagante gruppo Gem Boy che accompagna spesso Cristina D’Avena nei suoi concerti in giro per l’Italia. Quando nasce il vostro gruppo? Nasce nel 1992 da un gioco tra amici. Poi, nel giro di un anno, diventa un lavoro vero e proprio, tanto che abbiamo abbandonato le nostre precedenti attività per dedicarci a questa a tempo pieno. Come avete iniziato? Abbiamo iniziato con il genere della parodia: stravolgevamo i testi delle canzoni più in voga del momento. Il nostro cavallo di battaglia è diventato un medley di sigle di cartoni animati che raccontano le peripezie sessuali di alcuni dei loro personaggi. Poi tanto cambiati. Il cartone animato è sempre molto affascinante. Forse, a parte quello della Disney, si è un po’ asciugato non solo nei tratti, ma anche nel racconto. Sono solo episodi, non c’è più una trama e se si perde un episodio fa lo stesso. I nostri cartoni come Memole o Giorgi, invece, erano più rotondi e se si perdeva un episodio non si riusciva a capire bene cosa succedesse poi. Erano una sorta di telenovela che si doveva seguire dall’inizio. Tutti conosciamo il mito di Cristina D’Avena, ma Cristina D’Avena, oltre mito, chi è? Una donna normale, semplice, che non si sente assolutamente una star ma che vuole vivere la sua normalità. Anche con i fan io cerco di essere più Cristina che Cristina D’Avena. È vero che loro mi ascoltano perché sono Cristina D’Avena, ma mi amano perché sono Cristina. Quando un ragazzo mi abbraccia sento che lo fa non solo perché io canto la sua canzone preferita ma anche perché sono diventata una sorta di amica del cuore e quando è un po’ giù di morale ascolta le mie canzoni e sorride, quasi automaticamente. Ma lo faccio anch’io quando sono triste: mi ascolto e ritorna il sorriso. C’è una sigla che ha cantato qualcun altro ma che in realtà avresti voluto cantare tu? A me piaceva moltis- abbiamo iniziato a scrivere pezzi tutti nostri, anche se continuiamo a parodiare canzoni attuali. Quando e come nasce la vostra collaborazione con Cristina D’Avena? Nel 2007. Essendo sia noi che lei originari di Bologna, ci eravamo incontrati più volte ma senza esserci mai presentati ufficialmente. Fino a che, un giorno, in un autogrill, decidiamo di farci avanti. Ci presentiamo regalandole un nostro cd, che conteneva tra l’altro anche il brano Ammazza Cristina, ironicamente dedicato a lei. Dopo averlo ascoltato e trovato di suo gradimento, nonostante tutto, iniziamo a programmare le prime date di concerti insieme. Anche se all’inizio Cristina, che aveva sempre gelosamente preservato la sua immagine, era si era dimostrata piuttosto 7 simo L’uomo Tigre e mi piacerebbe tanto cantarla. Adesso lo proporrò ai Gem Boy. Secondo me è anche nelle mie corde (sorride ed insieme iniziamo ad intimare l’incipit: ”E’ l’uomo tigre che lotta contro il male…). Ultima domanda. Progetti per il futuro? È appena uscito un disco in vinile da collezione che raccoglie dodici miei successi. Si chiama Cristina D’Avena e viene venduto on line sul sito della Music First, è in prenotazione ed io lo firmerò con la dedica. È una cosa per i cultori. Difficilmente potranno ascoltarlo a meno che qualcuno non abbia ancora un giradischi, ma è un disco da collezione. Ha un sapore diverso rispetto ai freddi cd moderni. Invitiamo tutti i nostri lettori, nonché fan di Cristina D’Avena ad acquistare questo suo ultimo ed esclusivo lavoro. Tornare bambini di tanto in tanto non può farci altro che bene! Grazie Cristina di continuare a darcene l’opportunità! Ermelinda Benedetti titubante e restia. La prima uscita insieme fu al Roxy Bar e constatato il successo, da quel momento abbiamo proseguito senza sosta. Continuate comunque ad avere una vostra identità aldilà del sodalizio con Cristina D’Avena? Certo che sì, la band continua a suonare anche da sola in giro per l’Italia. A cosa state lavorando al momento? Stiamo realizzando un nuovo album di inediti che uscirà il prossimo anno. Nonostante la fama ottenuta soprattutto grazie alle loro cover dalle tinte piuttosto colorite, i Gem Boy, quando sono in compagnia di Cristina D’Avena, riescono a contenere perfettamente la loro verve, senza cadere nel volgare né togliere la scena alla loro prima donna. Anzi, i piccoli dispetti che si divertono a fare a Cristina, danno vita a tante spassose gag, che arricchiscono lo spettacolo, riuscendo a strappare tanti spontanei applausi a tutto il pubblico. Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 8 Curriculum vitae VANESSA INNOCENTI V anessa Innocenti è nata a Cattolica, ma da alcuni anni trapiantata a Roma, è una delle interpreti dello spettacolo “Quando Ridono Le Nuvole“ al Teatro Tirso di Roma, dove balla e recita con grande bravura accompagnata da un nutrito cast di interpreti. Ma partiamo dall’inizio. Quando hai iniziato a salire sul palco? “Ho iniziato a lavorare a 19 anni nel musi- cal Gipsy con Loretta Goggi ed è stata una tournee nazionale di grande successo; dopo aver interpretato il musical Clashes per la regia di Luca Gregori, l’anno scorso ho fatto Rapunzel con Lorella Cuccarini al Teatro Brancaccio interpretando la piccola protagonista“. Ma quando ti sei accorta che lo spettacolo faceva parte di te? “Da piccolissima ! Infatti ballo canto e recito dall’età di sei anni e mi sono diplomata all’accademia di musical del Maestro Gino Landi a Riccione e poi ho studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ho frequentato l’ Accademia di Cinema di Roma; alcuni stage con Giorgio Albertazzi (recitazione),Bill Goodson (modern jazz), Shawna Farrel (canto) e nel 2014 mi sono diplomata alla scuola professionale “Studio Cinema”. Quest’anno ho frequentato lezioni di recitazione presso Il Susan Batson Studio di New York e di danza al Broadway Dance Center“. La vediamo interpretare “La Signorina Else“ con la regia di Gianni Leonetti al Teatro Spazio Uno di Roma, ed alcuni cortometraggi e medio metraggi come “The Last Alchemist“ con Franco Nero vincitore del festival di L.A. presentato fuori concoso a Cannes. Per la tv la vediamo su Mediaset con Le Tre Rose di Eva 3. Una presenza scenica importante quella di Vanessa che si affianca ad una bellezza naturale ed una bravura interpretativa in qualità di attrice e ballerina. Sicuramente, tra qualche anno, la rincontreremo per raccontarci di tanti, altri nuovi successi. Ti aspettiamo, Vanessa! Sandro Alessi Sandro Alessi e Vanessa Innocenti dopo l’intervista Campo de’ fiori 10 Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggi Breve viaggio nella vecchia Roma con suoi caffè e le sue fontane O ggi è ieri. Non c’è Piazza o Via della vecchia Roma senza una fontana e con i caffè disseminati dappertutto, luodi Riccardo ghi dove si respira, Consoli naturalmente, odore di caffè, ma anche di tabacco; quì gli uomini sostano a gruppi, ridono, gesticolano, si chiacchera e si critica dopo aver letto i quotidiani recanti le notizie su talune vicende del mondo vecchio e la cronaca del nuovo. A ben riflettere si può affermare che, se esiste un punto panoramico per osservare la vita letteraria e culturale di una città, questo è certamente il tavolo di un caffè. Possiamo soltanto immaginare quella magica atmosfera che si respirava nei caffè di Roma di fine ottocento, inizio novecento, luoghi frequentati da molti intellettuali che qui hanno trascorso buona parte della loro esistenza componendo, talvolta, opere memorabili. Molti i caffè di quell’epoca che, ancora a metà del ventesimo secolo, erano assiduamente frequentati da una società sulla via del tramonto; tempi in cui gli intellettuali di cui sopra facevano la gloria dei caffè romani e i turisti la loro fortuna. La strada dei famosi caffè andava da Piazza di Spagna, meta di tutti gli stranieri del diciottesimo secolo, al Corso meta nel diciannovesimo, per finire a Via Veneto, la strada della “Dolce vita” nel ventesimo. Chi scrive ricorda i caffè di questa famosa strada disposti lungo i due marciapiedi che esponevano una duplice fila di tavolini e centinaia di sedie, sullo ristretto spazio rimasto libero procedeva lenta una lunga fila di pedoni come fossero comparse di una ripresa cinematografica e il pubblico dei caffè si comportava come fosse spettatore a teatro anche se nessuno applaudiva. In effetti i caffè erano luoghi dove ognuno si sentiva libero, dove la gente parlava senza avvertire la necessità di essere ascoltata dagli altri avventori, dove ogni persona recitava la una parte. Si entrava in un caffè come ospite non invitato, il cameriere attendeva sulla porta accogliendo tutti indipendentemente dalla condizione sociale, si poteva essere poveracci o uomini illustri, si sostava seduti a un tavolo da soli o in compagnia e per far ciò bastavano pochi spiccioli; tutto intorno un mondo variegato formato da innumerevoli persone. I romani, spensierati, sostano a gruppi in mezzo alla folla, gesticolano discutendo di cose futili come se si trattasse di argomenti della massima importanza, i passanti attendono con pazienza che il gruppo si sciolga. Il caffè più antico di Roma fu “l’Antico Caffè Greco” aperto da un levantino nell’elegantissima Via dei Condotti, locale frequentato per la maggior parte da stranieri; fra gli altri il pittore tedesco Tischbein che ritrasse Goethe a Roma, qui era solito incontrare altri pittori suoi connazionali. A quell’epoca gli stranieri entravano a Roma attraverso Porta del Popolo avendo come prima meta proprio il “Caffè Greco” dove potevano ritirare la corrispondenza e incontrare conoscenti; assiduo frequentatore era Giacomo Casanova, personaggio dai tratti e gesti sicuri, consumato conquistatore di donne del quale il Principe di Ligne, con malcelata invidia, diceva: “ … se non fosse così brutto sarebbe addirittura un bell’uomo…“. Abituali frequentatori del Greco erano Gogol, i musicisti Rossini, Liszt, Gounod, Wagner e Mendelssohn, gli scrittori Gregorovius, Byron, Mark Twain, Nietzsche, Thomas Mann e tanti altri. Naturalmente altri notissimi caffè esistevano a Roma, molti letterati tedeschi, per esempio, s’incontravano nella “Locanda Tedesca” all’angolo fra Via dei Condotti e Piazza di Spagna e, poi, il “Caffè Inglese” con le sue pareti ricoperte di quadri di Giambattista Piranesi famoso architetto e incisore, in questo locale ricchi inglesi spesso, contrattavano con antiquari e collezionisti di oggetti antichi. Si racconta che in questo caffè Goethe conobbe occasionalmente la giovane e bella milanese Maddalena Riggi alla quale impartì lezioni d’inglese e di cui si innamorò perdutamente. Nel primo trentennio del ventesimo secolo il “Caffè Aragno” a Via del Corso era l’abituale luogo d’incontro di pittori, letterati e uomini politici, vi si poteva incontrare Ga- Campo de’ fiori l’elemento liquido potesse magicamente infondere “movimento” alla pietra; le fontane non interrompono mai il loro “discorso” senza fine. briele d’Annunzio alla ricerca di un illustratore di un suo volume di poesie e dopo la marcia su Roma era possibile incontrare Papini e altri fascisti. Scrittori, politici e cineasti erano soliti frequentare il “Caffè Rosati” a Piazza del Popolo e il “Caffè Doney” in Via Veneto, luogo preferito da Alberto Moravia e Ignazio Silone. Nella vecchia Roma per intellettuali, scrittori, poeti e musicisti sedere al tavolino di un caffè era un bisogno naturale e indispensabile, una consuetudine cara e insostituibile al punto che Stendhal sosteneva che, per lui, era più agevole cambiare un’amante che non un caffè. Soffermiamoci adesso sulle fontane di Roma, monumenti che mormorano continuamente ovunque si trovino: agli angoli delle vie, sulle piazze, nei cortili dei palazzi, nei chiostri, nei giardini. Le fontane non respirano aria naturalmente, respirano l’acqua che fluisce spumeggiante, sale e ricade scintillante ai raggi del sole, ma anche al chiarore della luna. Tutte le fontane di Roma hanno una loro storia e hanno contribuito, non poco, a fare la storia della città; senza i suoi acquedotti, senza le terme, già l’Urbe non sarebbe diventata una città abitata da milioni di persone. Numerose fontane risalgono al sedicesimo secolo, ma fu l’arte barocca di Gian Lorenzo Bernini a far si che Roma diventasse la città delle fontane; egli collocò i suoi tritoni, i cavalli, i delfini e alcune divinità fluviali in mezzo all’acqua per far si che A Piazza Mattei che un tempo delimitava il Ghetto, mormora la “Fontana delle Tartarughe”, vero gioiello del tardo Rinascimento; a Piazza Barberini il “Tritone” soffia in una conchiglia, mentre il gruppo dei quattro delfini appare sollevato dall’acqua, è questa una delle più belle fontane della città, realizzata in travertino con lo scopo di ornare la piazza antistante la facciata del sontuoso palazzo di Papa Urbano VIII; al limite di questa piazza, dove inizia Via Veneto, insiste la “Fontana delle Api” un tempo appoggiata all’angolo di Palazzo Soderini fra Piazza Barberini e Via Sistina. “Fontana di Trevi”, che copre tutto il lato minore del retrostante Palazzo Poli, per una larghezza di venti metri su ventisei di altezza, non è solo la più bella e la più importante, ma è anche la più scenografica fra le fontane di Roma; al centro di una base rocciosa ricca di scogli e di figure si erge imponente la statua dell’Oceano sopra un carro trainato da due cavalli marini guidati da altrettanti tritoni, nell’ampia vasca antistante, simboleggiante il mare, i turisti sono soliti gettare una monetina propiziatrice di un felice ritorno a Roma. 11 In Piazza Navona si erge imponente la “Fontana dei Fiumi” raffiguranti i fiumi posti ai quattro angoli del mondo: Nilo, Gange, La Plata e Danubio, in fondo alla stessa piazza la “Fontana del Moro” dove un delfino si dibatte e sembra voler sfuggire al dio marino. Fontane grandi e piccole, d’autore, ma anche anonime, tutte realizzate con l’intenzione di abbellire strade e piazze e, in molti casi, spazi inediti e poco conosciuti mediante l’utilizzo di particolari prospettive che sfruttano l’incrocio fra scultura e l’architettura propria della fontana. Ma fra tutte le fontane di Roma come non ricordare la più semplice, la più modesta, la più povera, ossia la tipica fontanella romana in ghisa, popolarmente detta “Nasone” di cui la città è ricca di circa duemila esemplari. 12 IL Campo de’ fiori PONTE CLEMENTINO di Civita Castellana, UN COLLEGAMENTO VERSO IL MONDO L' altopiano tufaceo sul quale venne edificata Civita Castellana (l'antica capitale falisca Faleri Veteres) completamente circondato da altissime forre, di Fabiana costituì per secoli un baPoleggi luardo naturale, principale elemento di difesa della città. Le alte forre impedivano un facile accesso al centro abitato e le vie d'entrata erano costituite principalmente da strade e sentieri che si inerpicavano sulla rupe terminando con porte d'accesso facilmente difendibili. Tutto questo protesse Civita Castellana per secoli, ma col tempo costituì anche un impedimento per il commercio e la viabilità di una città più moderna, fu proprio per questo che nei primi anni del 1700 Papa Clemente XI affidò all'architetto Filippo Barigioni l'arduo compito di progettare un ponte che collegasse Civita Castellana all'altopiano a nord, superando l'altissima forra del Rio Maggiore, alta più di cinquanta metri e larga novanta. Barigioni che stava già lavorando all'acquedotto di Nepi, accettò l'incarico e nel 1709 venne terminata la monumentale opera costituita da due ordini di arcate (otto sopra e quattro sotto) e con una torre all'estremità nord. Chiamato in onore del Papa “Ponte Clementino”, con i suoi 54 metri d'altezza, scavalcava la forra con una visuale mozzafiato e divenne subito il protagonista indiscusso della nuova viabilità della città facilitando il commercio, il turismo e, con la NUOVO PONTE - 1869 sua eleganza unita alla vertiginosa altezza. Divenne in poco tempo elemento ispiratore di tutti gli artisti e viaggiatori del Grand Tour che inserirono nei loro itinerari la visita al Ponte. Molti artisti lo raffigurarono nelle loro opere come Edward Lear, Henry Cook, Jean Joseph Xavier Bidauld, Johann Christian Reinhart, Karl Eduard Blechen e tanti altri, le loro opere esposte nei musei di tutto il mondo, ancora oggi rendono testimonianza della magnificenza dei nostri paesaggi. Il ponte edificato nel 1709 assolse al suo compito di collegare Civita Castellana ai territori a nord per circa un secolo e mezzo, fino a quando nel 1861 una terribile piena del Rio Maggiore minò le fondamenta del ponte, distruggendo i pilastri delle due arcate centrali, tanto che divenne necessario demolirlo in parte e riedificarlo con opportune modifiche. In quell'occasione il ponte venne ricostruito con una grande arcata centrale, venne tolta la doppia fila d'ar- RUSSELL SMITH -Civita Castellana 1794 LANCELOT THEDORE COMTE TURPIN DE CRISSE'- Civita Castellana Ponte Clementino- 1809 chi e venne dotato di una splendida porta d'accesso sormontata dallo stemma di Pio IX che fece ricostruire il ponte. La porta venne poi demolita nel 1911 per consentire il passaggio della tramvia, ed alcune parti sono ancora custodite all'interno del cimitero e nel Forte Borgia. Da aIlora il ponte Clementino, oggi alto 48 metri e lungo 90 , da oltre tre secoli continua la sua funzione di collegamento indispensabile per la viabilità della città restituendo ogni giorno la sua suggestiva vertiginosa visuale sulla forra del Rio Maggiore. Campo de’ fiori “LA BRASILIANA DE ROMA” Intervista a Mel Camille Arreas Parente R affinata e dinoccolata, di una bellezza non classica, ma anche sportiva con un respiro internazionale. Di origine brasiliana e precisamente di Forteleza, Mel Camille Arreas Parente ha lavorato in Brasile come fotomodella per alcune testate pubblicitarie ed è stata presentatrice televisiva. Ha casa a Londra dove vive con il marito con cui è felicemente sposata, di passaggio a Roma, una città che adora e dove ha molto lavorato nel mondo della moda soprattutto con l’artista designer Enzo Scarlatti e la produttrice e manager Giovanna Lauretta, della televisione e dello spettacolo, Mel ha accettato con molto piacere di rispondere a qualche nostra domanda, alla vigilia di un importante film che dovrà girare tra poco: Qual è l’ argomento del film e qual è il suo ruolo? E’ un film con un’importante produzione, sul tema scottante della mafia e precisamente sulla storia del boss Jimmy Miano, che si girerà tra gli Stati Uniti e la Sicilia. Non le posso dire niente altro neanche sul ruolo per le note ragioni di scaramanzia perché appena si dà qualche anticipazione di troppo si sa che le possibili imprese artistiche svaniscono come neve al sole. Cosa ne pensa della nostra città ? La città eterna mi ha conquistato con il suo incanto già tanti anni fa quando sono venuta dal Brasile in Italia e precisamente proprio a Roma per imparare la lingua. Mi sento quasi romana, nonostante viva da tempo a Londra e, quando vengo, mi sento a casa mia. Qual è il suo sogno più grande in campo artistico? Vorrei poter esprimere la mia creatività nel campo della moda e del cinema. Bene, le auguriamo buona fortuna! Maddalena Menza 13 14 Campo de’ fiori Edith Piaf: l’hirondelle du fauburg. <<…la nonna mi portava nelle balere, dove si ballava. Diceva, con la sua voce di periferia: “Canta piccina canta: sei la rondinella del rione”>>. Era solo una povera figlia dell’amore. E lei ha cantato tutta la vita: cominciò fin da quando sua madre la concepì durante una felice licenza di papà Gassion, di Bruna Ferrini nel 1917 e fino a quando, nel 1963, Théo, suo marito, prese un gran mazzo di mimose profumate e lo posò su di lei appena morta. Soltanto oggi si dice che le giovani madri ascoltino le voci dal pancione e che anche l’olfatto respiri l’ultimo profumo della vita? È bello pensare che per lei sia stato proprio così, che se ne sia andata com’era venuta da lungo un marciapiedi pieno di fiori poveri ma profumati e si sia addormentata nel silenzio della sua casa a Placassier, lontana da Parigi, dopo aver detto alla sorella: “Vieni subito, lunedì sarà troppo tardi”. Sapeva e voleva andare nel silenzio, con tutto quel passato alle spalle era stanca. Soltanto i giornali alzarono la voce, scrissero l’annuncio a grandi titoli e 40 mila persone l’accompagnarono al cimitero di Parigi, il Père-Lachaise. Era il 14 ottobre del 1963. Jean Cocteau morì lo stesso giorno d’infarto, Marlene Dietrich i biondi capelli velati di nero disse: “Quanto l’amavano”, mentre Theo, il suo giovane sposo da un solo anno, restava nel silenzio e forse rileggeva il motto di Edith: “L’Amour triomphe de tout!” scolpito su legno e sua sorella (sorellastra all’anagrafe) Simone rileggeva una poesia donata da Michel Emer: “Una canzone a tre tempi, fu la sua vita e il suo destino”. In seguito, Simone, la compagna d’avventure, scriverà un bellissimo libro “Edith Piaf una voce una vita”, dove anche la sua esistenza apparirà coinvolta nel turbinìo di strade, locali, caserme, teatri e case dove l’umanità ha fatto da controluce ai tanti nonni, zie, parenti che hanno affollato la loro vita. Non tutto il mondo intorno a lei, Edith, ha visto da piccola, piuttosto andava a battere contro tutto e tutti fino a quando non si accorsero che non ci vedeva. Era nata cieca. “Non vedevo niente ha sempre ricordato con angoscia - ma sentivo tutto”. Fino a quando la nonna Louise la portò a Lisieux da Santa Teresa del Bambino Gesù “la piccola carmelitana che, con la sua pioggia di rose, potrebbe fare un miracolo per la nostra bimba!” Miracolo fu e “tutto il bordello intorno fu in subbuglio”. La scienza moderna ha decretato: si è trattato di una cheratite poi risolta. Ma la descrizione del viaggio a Lisieux è di una delizia tale da rasentare la poesia. “Alla bambina hanno messo le mutandine pulite, le gentil dame (le parenti varie accompagnatrici) erano travestite da borghesi, anzi da dame della carità: cappotto, niente trucco, guanti… e Lisieux quel giorno potè vedere una specie di processione incredibile ... gli occhi bassi, avresti detto che fosse un convento in marcia… Presero l’acqua santa, sguazzarono nella purezza, si sentivano monde, a parte i piedi”. La vera Edith, la figlia della strada, del quartiere, delle madri, zie e nonne varie che l’hanno cresciuta, alla fine si lamentava: “Non mi sento più le fette in questa scarpettine, più presto me le tolgo e meglio è”. Messi a posto gli occhi, dopo una giornata di strimpellamenti al pianoforte, un ditino sul tasto, si udì il grido “lo vedo è bello”. Allora tutti in ginocchio con il segno della croce. Mentre la nonna diceva: “Ora bisogna pensare alla voce della piccola che ha sette anni e sta sbattuta sul marciapiedi cantando accanto al papà e poi fa la questua e poi lui le dice: ti compri le caramelle”. Per questo Edith da grande dirà: “Il mio conservatorio fu la strada”. Non fu proprio sempre male perché incontrò l’impresario Raymond Asso al quale piaceva la sua voce e con una socia si formò il trio Zizì, Zozette, Zozou, poi imparò a suonare il banjo, e poi via via imparò ad essere “una macchina che fa soldi” per tutti, mamma e papà, amici, ed assunse con contratto anche la sorella. Così ricorda: “Io Edith, nata… professione artista, dichiaro di assumere Simone Berteaut a tempo illimitato… Fatto a Parigi il 1931. E via due bimbe senza niente, le monelle dell’elemosina, due cosettine di un metro e cinquanta e quaranta chili. Io canto, e stai a vedere, si aprono il sesto piano, il settimo, persino in cima alla Torre Eiffel”. Più tardi, molti anni dopo sulla Torre ci arriverà con un gran concerto. Al momento la vita era dura , d’un buio simile al prima –cheratite, fino al lumicino che si accese con Raymond, l’autore dello “stile Piaf,” e la pianista Marguerite allieva di Cortot , lo studio del pianoforte con lei, l’affetto che ebbe per lei divenuta subito “ Guite”. “Non sai - le diceva - il piano era il mio sogno dai cinque anni, tu mi fai entrare la musica in corpo”, mentre Raymond era il legame della canzone. Questo incontro fu la prima pietra del successo con “La storia del legionario” che lui compose e lei cantò al teatro ABC quando l’orchestra attaccò a 15 Campo de’ fiori suonare e diciotto musicisti furono tutti per lei. “Come in chiesa, commentò Simone in sala, io avevo le lacrime agli occhi.” Quella sera si voltava una pagina di miseria immonda, come Edith la definì, ma quella sera anche il destino si mise in marcia a suo favore. Da allora nella sua vita professionale ci sarebbero stati solo passi in avanti e tanti nomi divenuti celebri con lei: Yves Montand, Charles Aznavour, Maurice Chevalier, Gorge Moustaki, Charles Trenet, infine Theo Sarapo suo ultimo amore e poi tanti attori molto noti presenti ai suoi concerti: Yudy Garland, Ginger Rogers, Marlene Dietric tra i tanti. Attendeva ancora e sempre la festa dell’amore, ovvero il matrimonio quello con la chiesa e le campane e il vestito celeste “così nelle foto sembrerà bianco”. Arrivò quello con Eugene Ducos, detto Jacques: ma a lei non piacque proprio tanto la cerimonia perchè “troppo alla svelta con il sindaco, voglio rifarmi a New York con il prete”. E lo fece: il 20 settembre del 1952 quando disse “Non è vero, sto sognando”. Indossava l’abito celeste. Ma la vita coniugale li divise e cominciò l’attesa di un altro sposo. Dopo oltre cinque viaggi negli Stati Uniti dove cantò in molti teatri, dopo il successo mondiale che rese celebri anche le sue canzoni, dopo il Versaille dove cantò “La via en rose”, dopo Charlie Chaplin, presente a teatro, lei moriva d’emozione quando diceva che lei era la poesia della strada, la luce della strada, che i drammi dell’uomo e dell’amore che lei cantava non avevano confini. Il matrimonio, seppure doppio, finì nel dramma che vide Edith sola tra cliniche, punture, droga, incidenti, rientri e teatri meno pieni e lui solo a Londra. Nella circostanza, la stampa fu grande: “La piccola Isotta parigina continua a morire d’amore, Muore cinquecento volte dopo cena e sempre con la voce ammirevole”. Anche Parigi le fu vicina e lei cantò: “Ascolta popolo di Parigi, ascolta questi passi di marcia nella notte, guarda, popolo di Parigi, queste ombre eterne che sfilano cantando sotto il tuo cielo”. Allora Edith disse alla sorella: “Sono andata a nozze con il mio pubblico. Jacques non c’è più, ho chiesto il divorzio”. Inizia la favola, l’ultima della sua vita: ancora debole e malata, accetta di fare qualche serata in Boulevard Lannes, vede e nota un ragazzone bruno vestito di nero con un nome difficile Théofanis Lamboukas che ascoltava in silenzio il suo disco “L’amour est fini” e le diceva che desiderava cantare. Lei entrò in ospedale e lui andò a farle visita: così inziò la più dolce, la più originale storia della sua vita. Theo non portò fiori alla malatina ma una bambola: “Viene dal mio paese, le disse, la Grecia”. Andò tutti i giorni, le pettinò i capelli disfatti, le portò libri, poi la condusse fuori dell’ospedale, andarono insieme al mare, a Biarritz, lei che non amava il giorno né l’acqua fece il bagno, prese il sole. Si amarono e tornarono a casa, a Parigi, lei sentì l’amico Emer, gli chiese una canzone che arrivò dopo due giorni. “A quoi ca sert l’amour? A cosa serve l’amore?... E’ una cosa così che non si spiega, che viene non si sa da dove”… Servì a loro che si fidanzarono, era 26 luglio 1962, e si sposarono il 9 ottobre alla presenza di tutti i parenti di lui. La nuova e vera e prima famiglia di lei. Quella stessa sera cantò con il marito all’Olimpia e fu delirio. Theo sapeva che sarebbe stata l’ultima volta, sapeva che il suo corpo era distrutto, le mani contorte dall’artrite ma la voce no, quella la portò in cielo e forse cantò per gli angeli… E lei disse: “Ora posso morire, ho vissuto due volte”. CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome______________________________________________ data di nascita_______________________Città________________________________________________________Prov._______ ______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome________________________________________________________________ _data di nascita_________________________Città____________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. 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Il mio incontro con lui vuole cogliere invece ciò che è meno palese, ciò che lui mette a nudo nei suoi versi. Incontro Bruno Fiata in biblioteca, in un bel pomeriggio in cui già si sentono nell’aria i profumi dell’autunno in arrivo. Gli chiedo come ha incominciato a scrivere quelle poesie/pensieri che avrebbero poi preso tanta parte della sua vita. “Ho incominciato a scrivere i miei pensieri all’età di dieci anni, anche meno. Purtroppo non avevo la possibilità di farli conoscere, dato che vivevo in un contesto familiare in cui sembrava ridicolo scrivere poesie. Ho sempre tenuta nascosta solo per me questa passione, questo dono, perchè in fondo è un dono. Mamma era casalinga, e mio padre fattorino alle ferrovie Roma Nord, loro non hanno mai saputo che io scrivessi. Oggi, con il senno del poi, me ne sento colpevole, me lo ha impedito la mia grande timidezza. Le mie poesie, dopo averle scritte, le buttavo via. Scrivevo e buttavo via. Averle oggi sarebbe una cosa eccezionale. Quando poi ho conosciuto Elsa, quella che sarebbe stata la compagna di tutta la mia vita, ho incominciato a farle leggere a lei, e a non buttarle più. Capitava che anche in sua compagnia spesso e volentieri mi assentassi, anche se ero presente. Quando ha incominciato a capire e a rispettare questo mio modo di comportarmi, mi ha anche incoraggiato, ed è stata per me un supporto meraviglioso. Ho incominciato a far leggere qualcosa a qualcuno al di fuori della mia famiglia, e tutti mi spingevano a pubblicare, finchè un giorno mio cugino Sandro Verzari, uno dei migliori trombettisti al mondo, mi ha detto che non potevo tener nascoste queste cose, perchè avrebbero potuto far bene a tante persone. Io gli ho dato ascolto e praticamente tutto è nato di lì. Lui non c’è più, ma probabilmente guarda da lassù e sarà contento comunque. Il mio primo libro è uscito nel 2003, per merito di Sandro, con la Casa Editrice Tempi Moderni. Dal terzo in poi, invece con La Caravella. In tutto ho pubblicato sei libri, e il settimo è in prepa- razione. Inaspettatamente sono arrivati anche dei premi, anche importanti, che mi hanno fatto piacere, ma non hanno cambiato di una virgola il mio modo di agire o di pensare.” Insieme alla fotocopia, di cui mi fa omaggio, del bel diploma rilasciato dal Premio Letterario Internazionale ‘Europa’ di Lugano, per il conseguimento del quarto premio per l’opera ‘Questo il nostro tempo, qui il nostro viaggio’, Bruno mi mostra la copia di un messaggio ricevuto per e-mail, nel quale gli si comunica l’attribuzione del Premio Speciale ‘Laudato sie mi’ Signore’ da parte della Commissione Esaminatrice del Premio Poetico omonimo, ottenuto per una sua poesia intitolata ‘Arbeit macht frei’, dedicata al campo di sterminio di Auschwitz. “Non ero mai riuscito a scrivere cose di questo genere,” mi confessa “proprio per la guerra, perché quando tornò papà dalla guerra, mi raccontava alcune cose che mi avevano terrorizzato, al punto tale che non riesco assolutamente a vedere un film di guerra. Il fatto è che poi, da ciò che lui m’ha raccontato, l’Impero Romano, e le guerre indiane dell’esercito americano li ho visti con occhi completamente diversi. Quelle situazioni dimostrano la pazzia dell’uomo, perché la guerra è qualcosa di orribile, in qualsiasi caso. I condottieri, i generali, sono portatori di morte. Prima di osannarli, guardiamo cos’hanno fatto. Hanno lasciato dietro di sè dolori, morte, patimenti. Guardiamo ciò che sono stati realmente. Guardiamo i milioni di morti, soprattutto giovani, e ciò che questi hanno sofferto. E in patria, le sofferenze delle famiglie? Allora, dobbiamo esaltare i condottieri? No. Preferisco esaltare qualcuno come Madre Teresa di Calcutta, dinanzi alla quale mi levo tanto di cappello, perché ha donato agli altri attraverso l’amore, senza chiedere mai niente per sé. Questo cosa vuol dire? Che noi uomini, nei trecentosessanta gradi della nostra visione interiore, guardiamo solo ciò che c’è di più brutto, trascurando la cosa più importante, cioè l’amore. L’amore che può avere diverse facce: l’amore tra gli uomini, l’amore per i figli, per la natura, per la compagna o il compagno, l’amore verso gli animali, il rispetto… invece cosa facciamo? Trecentocinquantanove gradi, li utilizziamo tutti per essere cretini. La vita è un bellissimo foglio bianco, che ha vicino una penna o una matita per riempirlo, poi sta a noi farne buon uso. E’ chiaro che se tu cominci a scrivere, e quando arrivi in fondo t’è rimasto solo un rigo per riparare a tutte le stupidaggini che hai scritto prima, non hai più tempo. Sono convinto che quando prendo la penna io sono soltanto un mezzo, quello fa parte dell’un grado di quei trecentosessanta. Ritorniamo a Madre Teresa di Calcutta, che di- ceva: “Io sono un’umile matita in mano…” e io la penso esattamente nella stessa maniera, io sono un umilissimo mezzo di un Grande Pensiero, un granello di sabbia in un deserto; questo mi sento, un granello di sabbia in un deserto. L’io? No, l’io non c’è. Certo un desiderio c’è, fin da quando ero piccolo piccolo, mi piacerebbe incontrare Gesù Cristo, questo sì, è un desiderio immenso. Chiaramente è irrealizzabile, ma è un desiderio che mi porto dentro da quand’ero piccolo. Sono un seguace di Gesù in un modo forse eccessivo, e credo in Lui fermamente. Quello che mi chiedo, per carità, non è un rimprovero, ma perché devono esistere uomini che fanno solo il male? Io credo anche in un’altra cosa, nella vita, fin da quando ero talmente piccolo che non avevo ancora incominciato a pregare, credo nell’amore.” Due righe sulla poesia di Bruno Fiata. Chi è il poeta? Fondamentalmente un generoso, uno che nei suoi scritti mette a nudo la sua anima, il suo personalissimo io: uno scritto senz’anima non sarebbe poesia. Bruno Fiata ha sentito fin da piccolo questa pulsione, che lo ha spinto a scrivere nonostante la sua grande timidezza. Questo può essere il motivo per cui strappava le poesie appena scritte, per nascondere ciò che di più intimo aveva e che poi invece ha imparato a mettere a disposizione di tutti. La poesia di Bruno si può dire scritta con leggerezza profonda, due termini apparentemente in contrasto, ma che rendono bene l’idea. E’ una poesia che sembra leggera ad un osservatore poco attento, ma che dimostra la sua profondità quando soltanto ci si attardi a meditarne i versi. Poesia non artatamente e pretenziosamente dotta, apre al lettore un mondo utopico, fatto di amore e di semplicità; un mondo nel quale ognuno di noi amerebbe vivere, un mondo che fa bene all’animo e ci fa intravvedere l’eternità di un Grande Regista. Bruno Fiata è un poeta autentico, che vive in un mondo tutto suo, una quarta dimensione nella quale ogni tanto si rifugia, assentandosi da una realtà non più a misura d’uomo. Campo de’ fiori 17 Ecologia e Ambiente Volkswagen un danno d’immagine e per l’ambiente Q uello che è accaduto con il sistema truffaldino messo a punto da una delle più grandi case autodi Giovanni mobilistiche del mondo, è Francola un fatto molto grave non solo per aver tradito la fiducia di tanti consumatori, ma anche per aver recato ulteriore danno ambientale. Mi chiedo a questo punto: quanti altri sistemi truffaldini ci sono nel mondo? La sete di profitto è così elevata e devastante che sarebbe opportuno rivedere ogni forma di processo lavorativo. Ma è quasi impossibile seguire nei suoi più piccoli dettagli un processo industriale, se poi alla base c’è malafede, allora la cosa diventa del tutto impossibile. I cosiddetti gas di scarico venivano controllati in laboratorio e il software installato alterava i risultati di emissione, così da non coincidere con le prove su strada, dove il programma che abbassava i livelli di gas non funzionava. A quel punto i funzionari del Air Resources Board della California, gli omologhi federali dell’EPA (Ente per la protezione ambientale) consentirono l’operazione di richiamo delle auto diesel di Volkswagen con motore 2 litri prodotti tra il 2010 ed il 2014, per risolvere appunto quello che la casa costruttrice tedesca sosteneva di essere un’innocente malfunzionamento, mentre come si è potuto costatare era del tutto voluto. Questo danno d’immagine come già citato nel titolo, purtroppo si traduce anche in un danno ambientale enorme, l’emissioni di gas causate dai motori non in linea con gli standard ambientali, provocano malattie di vario genere e sono responsabili di un inquinamento atmosferico soprattutto nelle grandi città. Questo grande scandalo ha fatto notizia provocando un terremoto, sia a livello di vertici della casa tedesca, che politici, ma quanta certezza c’è che lo stesso episodio “chiaramente in forme diverse” possa verificarsi anche nel nostro Paese? Sarei curioso di approfondire le ricerche sui cosiddetti “filtri antiparticolato” (FAP) montati sulle auto diesel per ridurre le emissioni. Nel mese di luglio tre ministri Delrio, Galletti e Lorenz, hanno ricevuto una lettera di Giuseppe Pignatone, capo della Procura di Roma dove rivela ai tre che le indagini dei pm di Roma,“confermano” tutti i dubbi sui filtri antiparticolato montati appunto sulle auto diesel. Per quanto ne so la trasformazione del particolato in nanoparticolato, ossia polveri sottilissime non misurate dai dispositivi di monitoraggio per la qualità dell’aria, è ben più nociva per la salute umana. Ho avuto anche il piacere nel 2006 di conoscere personalmente la Dott.ssa Antonietta Gatti che non solo ha coniato il neologismo (nanoparticelle o nanopolveri) ma che ha compiuto una serie di ricerche interessantissime in proposito, e quello che emerge è appunto un preoccupante panorama nel caso in cui una persona respirasse tali sostanze. Spero che chi di dovere ponesse la giusta attenzione riguardo a ciò che avviene molto spesso lontano dalla nostra quotidianità, ma non per questo meno importante per noi stessi. Campo de’ fiori 18 Fabrica di Roma si è arricchita di un nuovo gioiellino culturale. LA BIBLIOTECA ALBERTO CENCELLI DI FABRICA DI ROMA S i tratta della Biblioteca Alberto Cencelli, aperta al pubblico il 22 giugno 2015. Essa è stata realizzata grazie all’interessamento del Sindaco Mario Scarnati, in stretta collaborazione col consigliere Gianni Celeste, che ne ha curato personalmente l’organizzazione logistica. I cinquemila volumi contenuti al suo interno, provengono tutti dalla biblioteca personale della famiglia del Conte Alberto Cencelli, da qui la decisione di intitolarla, meritatamente, a lui. Si tratta di opere principalmente dedicate al settore Agricolo, di cui il Conte Alberto Cencelli era grande cultore. Un’ampia sezione è dedicata anche al Diritto (considerando la sua laurea in giurisprudenza); e si possono trovare anche volumi di letteratura, addirittura in lingua madre (soprattutto francese e tedesco). Una cospicua collezione di riviste periodiche, per lo più rilegate, che trattano di vari generi (L' illustrazione universale; Il Secolo XX Rivista Popolare Illustrata; La Rassegna Settimanale di politica, scienze, lettere ed arti; La Lettura Rivista mensile del Corriere della sera; La Domenica del Corriere; La Donna Rivista Quindicinale Illustrata, solo per citarne alcune), impreziosisce il fondo, dimostrando lo spessore culturale del Conte e rendendo la biblioteca un luogo ancor più affascinante e ricco di un passato tutto da scoprire. L’impegnativo lavoro di catalogazione e sistemazione dei volumi è stato curato dall’assistente di biblioteca Maria Sole Bedini, sotto la supervisone della bibliotecaria della Biblioteca Comunale Silvano Ricci di Fabrica di Roma. Molto importante è stato anche l’aiuto fornito dagli operai del Comune di Fabrica di Roma. Attualmente la gestione del fondo è stata affidata alla dott.ssa Patrizia Caprioli, laureata in archivistica e biblioteconomia, che si sta occupando dell’accoglienza degli utenti, dell’inventariazione oltre che a far conoscere il più possibile questa prestigioso luogo che custodisce antichi saperi nel cuore del centro storico di Fabrica di Roma, al secondo piano del vecchio palazzo comunale, in Via della pace n. 1. Ci si aspetta innanzitutto che siano i fabrichesi i primi a visitare la biblioteca, poiché il lascito del Conte Cencelli racchiude molte importantissime notizie del territorio di Fabrica, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto legato all’agricoltura. Ma l’augurio è che possa essere utile anche e soprattutto a studenti e ricercatori. Ci auguriamo che possa diventare un luogo vivo ed apprezzato! Ermelinda Benedetti La biblioteca è aperta tutti i giorni con il seguente orario: Mattina Dal lunedì al venerdì: 09.30-12:30 Pomeriggio Dal lunedì al giovedì: 16:00-18:00 Breve nota biografica del Conte Alberto Cencelli (Fabrica di Roma, 21 aprile 1860 – Fabrica di Roma, 15 luglio 1924). Alberto Cencelli Perti nasce a Fabrica di Roma dal conte Giuseppe Cencelli Perti (18191899) e dalla nobile Albina Polidori (1831-1915) in una famiglia di proprietari terrieri e agricoltori. Il 6 giugno 1888 sposò a Fabrica di Roma Vittoria Orsolini Marescotti, dalla quale ebbe quattro figli. Si laureò in Giurisprudenza nel 1893 e divenne avvocato. È stato un politico e agronomo italiano, tanto da pubblicare diversi testi di agronomia, in particolare sulla viticultura, un manuale Hoepli di macchine agricole (edito nel 1889). Tra le sue cariche più importanti ci fu la nomina a Senatore del regno d'Italia nel 1909. CURIOSITA’ C’è anche un’altra biblioteca intitolata al Conte Alberto Cencelli di Fabrica di Roma, si tratta della Biblioteca Scientifica Alberto Cencelli dell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà. Essa è costituita da circa 9.000 volumi suddivisi in un fondo antico che contiene testi dal XVI al XVIII secolo e in una parte moderna, situata in una grande sala di lettura, contenente volumi dal 1800 al 1993. A questo ricco patrimonio documentale e librario si sono aggiunti fino ad oggi molti altri testi (donazioni private) e una cospicua raccolta di riviste. La Biblioteca che già possedeva una catalogazione cartacea (La Biblioteca Cencelli del Santa Maria della Pietà in Roma Catalogo del fondo antico sec. XVI-XVIII, ICCU Biblioteche Italiane e per le Informazioni Bibliografiche, A.Vecchiarelli-L.Baldacchini, Roma 1988; 18001950 Un Catalogo per la pazzia La Biblioteca Cencelli del Santa Maria della Pietà, Vecchiarelli Editore, Roma 1992) è stata inserita, con il contributo dell'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, nel Sistema Bibliotecario Nazionale. Presso la Biblioteca Cencelli è stata istituita la Collezione delle Riviste degli Utenti dei Servizi di Salute Mentale. Campo de’ fiori 19 Presentato a Fabrica di Roma lultimo romanzo di Margherita Barsimi LA LUPA E IL LEONE Il protagonista, Egisto, padre dellautrice, venne allevato da una famiglia fabrichese ed il Conte Cencelli fu per lui grande maestro di vita P roprio all’interno della Biblioteca Alberto Cencelli di Fabrica di Roma, sabato 19 settembre è stato presentato il libro “La lupa e il leone” della scrittrice Margherita Barsimi. La scelta del luogo non è affatto casuale. Il Conte Cencelli, infatti, a cui è stata intitolata la biblioteca stessa, fu una figura molto importante nella fase adolescenziale che il papà di Margherita trascorse a Fabrica di Roma. Ognuno di noi ha la sua storia di vita che potrebbe benissimo essere letta sulle pagine di un romanzo. E questo è stato l’intento di Margherita: trasformare la storia dei suoi genitori, Egisto ed Elisa, nati a 600 km di distanza ma uniti da un destino comune, in un libro d’amore. La lupa, Roma, la città di origine del padre e il leone, Venezia, che diede i natali a sua madre. Entrambi figli di n.n., per volere della sorte, riuscirono insieme a creare la propria famiglia, quella che in passato era stata ad ambedue negata. Ma cosa centra tutto ciò con Fabrica di Roma? E’ la stessa autrice, nata dal frutto del loro amore, a spiegarcelo: Egisto, all’età di un anno appena, nel 1911, venne affidato alla famiglia di Giovanni Anselmi ed Elisabetta Stefanucci, senza figli e già in là con gli anni. La narrazione si apre con un piccolo espediente letterario: il ritrovamento, tra vecchi ricordi chiusi in una polverosa soffitta, di un piccolo diario dove la bisnonna Elisa rac- Da sx: Mons. Silvano Francola, il sindaco Mario Scarnati e l’assesore Gianni Celeste, all’inaugurazione della Biblioteca Margherita Barsimi e Doriano Pedica durante la presentazione del libro conta alla nipotina Ginevra, figlia della figlia di sua figlia, come la sua storia s’intrecciò con quella del suo bisnonno Egisto. Il racconto procede in un’alternanza di capitoli dedicati alla vita di entrambi fino alla loro unione. Le vicende strettamente personali dei due protagonisti sono intrinsecamente legate alla storia nazionale dell’Italia, inquadrata nei rigidi schemi del Fascismo prima e attraversata dall’orrore della guerra poi. Fu proprio questo evento a dividerli forzatamente per lungo tempo. Egisto, infatti, Carabiniere Reale, si trovò per diversi anni impegnato al fronte e successivamente internato per ulteriori due anni in un campo di concentramento in Germania. Le loro storie sono ricche di mistero e di lati oscuri che l’autrice rivela a poco a poco, rendendo il racconto sempre più appassionante e coinvolgente. Ma perché Margherita decide di fare della vita dei suoi genitori un romanzo? Anzitutto per ricostruire le sue radici: “Io vivo da sem- pre a Pont Saint Martin (ndr. piccolo borgo in provincia di Aosta, al confine con la Francia), ma lì non ho parenti. Non parlo veneziano, né romano, né patois (ndr. dialetto valdostano), ho sempre parlato solo italiano. Attraverso questo libro ho voluto colmare quel vuoto che c’è sempre stato tra me e mio padre. Lui non amava raccontare nulla del suo passato ed io, per rispetto, non mi sono mai permessa di chiedergli nulla. Conosco quel poco che so grazie ai racconti di mia madre. Se lui fosse ancora vivo non avrei potuto di certo pubblicarlo”. La presentazione voluta dall’autrice a Fabrica di Roma, organizzata con l’aiuto di Doriano Pediaca ed il supporto dell’amministrazione comunale, non ha avuto semplicemente lo scopo di far conoscere il libro, ma anche quello di approfondire le sue ricerche. Il libro è corredato di numerose foto in bianco e nere, alcune delle quali messe a disposizione da Roberto Felicetti, noto collezionista del posto. Ermelinda Benedetti Campo de’ fiori 21 Falsi miti da sfatare: l’evasore medio è un ladro? L a colpa dell’evasione non è da attribuire agli evasori. Paradossalmente sarebbe come addossare la colpa della malasanità a chi si ammala oppure incolpare di Giuseppe gli studenti dell’istruzione Ferone che non funziona. La colpa dell’evasione è da attribuire ad una disfunzione del sistema fiscale italiano. Ad una disfunzione nell’accertamento, ad una disfunzione della tassazione. Ma proviamo lo stesso a pensarla diversamente. Gli evasori sono delle persone disoneste? Bene.Prendendo per buona la tesi, tutta politica, dell’evasore disonesto, allora dovremmo immaginare che l’Italia sia formata da un popolo totalmente disonesto: sarebbero disonesti tutti i fruttivendoli, gli elettricisti, gli idraulici, i tabaccai, i parrucchieri e così via, elencando la maggior parte dei lavoratori autonomi e del cosiddetto “popolo delle partite IVA”. La maggior parte dell’evasione proviene infatti proprio da loro, dai lavoratori indipendenti. Prendiamo ad esempio un tipico lavoratore autonomo, che potrebbe essere l’idraulico di fiducia. Questi altro non è che un lavoratore che si sveglia la mattina per andare a lavorare come tutti gli altri lavoratori. Si reca presso l’abitazione di un proprio cliente per compiere la propria mansione, che consiste magari nella riparazione di un rubinetto che perde. Durante l’arco della giornata l’idraulico avrà all’incirca, se è fortunato, tre o quattro clienti con un problema idraulico in casa. Quando invece non è fortunato, non ne avrà nessuno. Lo stesso idraulico, dopo aver compiuto il proprio lavoro, fornirà la fattura fiscale ai nuovi clienti, che magari sono amici di amici che hanno contattato proprio lui tramite il passaparola. Magari, agli amici più stretti, chiederà invece il prezzo del proprio lavoro senza rilasciare la fattura fiscale. Si è comportato da evasore, senza ombra di dubbio. Ma come arrivare a dire al povero idraulico che è un disonesto, o meglio, un ladro? Ladro sarà, semmai, un borseggiatore che all’interno del vagone della metropolitana sottrae indebitamente il portafogli ad un malcapitato oppure chi, approfittando dei quindici giorni di vacanza della povera famiglia di città che si reca presso la residenza estiva, si introduce all’interno dell’abitazione lasciata incustodita per svaligiare la cassaforte. Ma ladro non sarà mai un lavoratore che si sveglia la mattina per andare a lavorare. Ricordiamoci sempre che l’evasore disonesto, di cui parlano tutti i giornali, crea comunque reddito, produce servizi, offre lavoro e contribuisce alla crescita del Paese. Questo approccio moralistico all’evasione, inventato dalla politica e dalla stampa, serve a trovare un capro espiatorio come soluzione di un problema che in realtà è molto più grande. Come afferma il professor Raffaello Lupi, uno dei massimi tributaristi italiani: il grande errore del legislatore italiano di estendere a quegli operatori economici diversi dalle aziende le stesse rigidità amministrative e contabili delle aziende, ha portato ad un’incertezza generale e, parallelamente, la totale assenza di uffici tributari sul territorio che vanno ad accertare, stimare e valutare la ricchezza di questi piccoli ma numerosi operatori economici, ha portato alla grande evasione fiscale dei soggetti stessi. Sono i cosiddetti “piccoli”. Loro rappresentano quasi quattro milioni di operatori eco- nomici i quali, non essendo aziende, non possono essere trattati come tali dal sistema fiscale italiano. Questi non hanno quasi nulla in comune con le aziende: in quanto persone fisiche hanno istinti, passioni e sentimenti, non hanno una struttura contabile rigida delle stesse, ed anche se oggi il fisco impone loro le medesime rigidità contabili, essi non possono godere di una struttura aziendale a livello di personale, collaboratori ed impiegati. Con loro, dunque, il fisco non può comportarsi come fa con le aziende: cercare di risalire al gettito attraverso le scritture contabili e attraverso l’analisi di documenti. Con loro deve, invece, essere presente sul territorio, farsi vedere, controllarne la ricchezza visibile. Devono tornare in gioco gli uffici tributari che sono presenti e che controllano i contribuenti. Si deve stimare e valutare la ricchezza. Soltanto così risulterebbe possibile, per il fisco, evitare di spingere questi numerosi operatori economici ad evadere. Si sentirebbero maggiormente controllati e, di conseguenza, sarebbe più difficile per loro occultare la ricchezza. Vediamo quindi come sia il sistema stesso che porti il cittadino ad evadere e non una propensione intrinseca nell’evasore stesso. Con tale premessa come può, dunque, l’evasore essere considerato “disonesto”? Non si tratta assolutamente di disonestà, semmai di opportunità. Campo de’ fiori 22 BLACK MASS DURATA: 120’ SOGGETTO: DRAMMATICO FUORI CONCORSO ALLA 72° MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA di Catello DI VENEZIA (2015). Masullo immy (Whitey) Bulger, è stato uno dei maggiori criminali di Boston negli anni ’70 ed ’80. La sua ascesa era inizialmente ostacolata dalla mafia italiana, di cui riuscì però a sbarazzarsi grazie ad un accordo fatto con un agente dell’FBI, John Connolly, con il quale era cresciuto, assieme al fratello Billy, poi diventato senatore, per le strade di Boston ... J Tratto dal libro “Black Mass - L’ultimo gangster” di Dick Lehr e Gerard O’Neill (ed. Rizzoli).Ispirato alla vera storia di Jimmy (Whitey) Bulger. Diretto da Scott Cooper, il quale dopo 14 film da attore è passato dietro la macchina da presa, con un certo successo (con il suo “Crazy Heart” ha portato all’Oscar Jeff Bridges). Con questo “Black Mass” si avventura in una impresa sdrucciolevole. Rivisitare un genere tra i più abusati, il gangster movie. In cui è difficile dire qualcosa di nuovo. E, soprattutto, in cui il confronto a distanza con capolavori e pietre miliari della storia del cinema sono inevitabili. Eppure ci riesce. “Black Mass” ha una sua originalità. Il suo protagonista non è epico. Non è eroico. Non è mitico. Ma si impone ugualmente con la magnetica interpretazione di Johnny Depp. Un attore che non smette di stupire. Per la facilità con cui passa da un personaggio ad un altro diametralmente opposto. E, soprattutto, per la straordinaria bravura. Può fare di tutto. Pure il Papa... Il film è inoltre impeccabile. Lineare, con ricostruzioni filologiche senza sbavature. Con interpretazioni eccellenti, che non sfigurano al confronto di quella , strepitosa, del protagonista. attimo!”. (Johnny Depp a Joel Edgerton ed a David Harbour). VALUTAZIONE SINTETICA (in decimi): 7.5 Leggenda: CAPOLAVORO: 10 DA NON PERDERE : 8 TITOLO: BLACK MASS – L’ULTIMO GANGSTER (BLACK MASS) REGIA: Scott Cooper SCENEGGIATURA: : Mark Mallouk, Jez Butterworth INTERPRETI PRINCIPALI: PERSONAGGI INTERPRETI DOPPIATORI JAMES ‘WHITEY’ BULGER Johnny Depp FABIO BOCCANERA JOHN CONNOLLY Joel Edgerton SIMONE MORI WILLIAM ‘BILLY’ BULGER Benedict Cumberbatch MASSIMO DE AMBROSIS LINDSEY CYR Dakota Johnson VALENTINA FAVAZZA CHARLES McGUIRE Kevin Bacon FRANCESCO PRANDO KEVIN WEEKS Jesse Plemons STEFANO CRESCENTINI FRED WYSHAK Corey Stoll BRIAN HALLORAN Peter Sarsgaard JOHN MORRIS David Harbour STEPHEN ‘RIFLEMAN’ FLEMMI Rory Cochrane MARIANNE CONNOLLY Julianne Nicholson ROBERT FITZPATRICK Adam Scott JOHN McINTYRE Brad Carter JOHNNY MARTORANO W. Earl Brown PAOLO MARCHESE DEBORAH HUSSEY Juno Temple ROSSA CAPUTO MARY BULGER Erica McDermott ANNA BJORNSDOTTIR Berglind Jónsdóttir JOHN CALLAHAN Bill Camp TOMMY KING Scott Anderson ROGER WHEELER David De Black MISS CODY Jamie Donnelly MICHAEL DONAHUE Patrick M. Walsh SCOTT GARRIOLA James Russo ANDREA LAVAGNINO STEFANO THERMES JOSH BOND Jeremy Strong PRODUZIONE: JOHN LESHER, BRIAN OLIVER, SCOTT COOPER, PATRICK MCCORMICK, TYLER THOMPSON PER CROSS CREEK PICTURES, IN ASSOCIAZIONE CON LE GRISBI PRODUCTIONS, FREE STATE PICTURES E HEAD GEAR FILMS ORIGINE: USA DISTRIBUZIONE: WARNER BROS. PICTURES ITALIA Non resterà scolpito nella storia del cinema a lettere fiammeggianti, ma è da non perdere. FRASI DAL CINEMA: “Prima di cominciare voglio dire che non sono un’infame. E voglio che sia messo a verbale!”. (Jesse Plemons confessa all’inquirente). “Devi sapere che la vita ti darà tante lezioni. Tu non sei stato punito perché hai dato un pugno in faccia a quel bambino, ma perché glielo hai dato davanti a tutti. Hai capito? Si, i pugni si danno quando non ti vede nessuno. Esatto. Se nessuno la vede, la cosa non è mai successa!”. (Johnny Depp e suo figlio bambino). “Possiamo fargli un’offerta per la società. Già fatto. Non vende. Forse la sua vedova vende!”. (Johnny Depp e Bill Camp). “Jimmy mi ha aiutato molto da piccolo. Come ti ha aiutato? Insegnandoti dolcetto o scherzetto? ... te ne devi fare una ragione , Marianne, hai sposato un uomo della strada e nella strada conta la lealtà!”. (Joel Edgerton e Julianne Nicholson) “Il silenzio è d’oro, la parole sono d’argento... le parole ti possono spedire al creatore in un o n - a n Campo de’ fiori A TU PER TU 23 Rubrica di Psicologia e Psicoterapia GENDER A SCUOLA, CHE FARE? "Gentile Dott.ssa, in questi ultimi giorni si è sentito molto parlare di gender nelle scuole. Sono mamma di una bambina di 8 anni, che frequenta quest'anno la terza elementare.. Ad della Dott.ssa Alessia Pagani essere sincera non ho Psicoterapeuta capito molto cosa si voglia iniziare a fare nelle scuole. A breve dovremmo avere una riunione insieme agli insegnanti, intanto volevo avere un suo parere, se fosse possibile, in merito all'argomento. Grazie mille. Silvana" Salve, per rispondere a questa domanda e fare finalmente chiarezza, è necessario partire dall’origine: che cosa significa “Gender”? Secondo il dizionario Inglese il termine Gender viene utilizzato ogni volta che si fa riferimento all’identità di genere (maschile o femminile a prescindere dal proprio sesso), dove per identità di genere si intende l’insieme di regole più o meno esplicite che sottendono il rapporto tra gli individui. L’identità è una realtà complessa e dinamica, composta da: sesso (maschio/femmina), genere (maschile/femminile) e orientamento sessuale (eterosessuale/omosessuale). Mentre il sesso è determinato biologicamente, il genere è un costrutto sociale: sono i fattori non biologici a modellare il nostro sviluppo come uomini e donne e a guidarci verso comportamenti ritenuti consoni all’essere femmine o maschi (es. le femmine ricamano, i maschi giocano a calcio). Tali regole di comportamento mutano con il passare del tempo e sono influenzate dalla cornice socioculturale: se fino a qualche secolo fa era impensabile vedere una “femmina” in pantaloncini giocare a calcio, studiare, laurearsi e far parte delle forze armate, ora ci appare del tutto normale, così come lo è il congedo dal lavoro per paternità. Il genere, in sostanza, si acquisisce, non è innato, ha a che fare con le differenze socialmente costruite fra i due sessi e non ha niente a che fare con l’orientamento sessuale (omosessualità o eterosessualità), né con l’attrazione affettiva e sessuale. Detto ciò, gli studi di genere, recentemente soprannominati “Teorie Gender” costituiscono un campo di indagine interdisciplinare che si interroga sul modo in cui la società, nel tempo e a latitudini diverse, ha interpretato e alimentato le differenze tra il maschile e il femminile, legittimando non solo disparità tra uomini e donne, ma anche diverse forme di violenza e sopraffazione. Sicuramente le tematiche da trattare nelle temute “lezioni Gender” potrebbero risultare ostiche e delicate e per questo richiederebbero personale esperto in materia, ma di certo le Teorie Gender non si occuperebbero di trasformare i maschi in femmine e viceversa. Inoltre, è necessario usare il condizionale, poiché ad oggi gli Istituti Scolastici non sono stati chiamati ad introdurre nell’orario settimanale ore aggiuntive per nessuna nuova presunta materia, (fatta eccezioni per gli Istituti che hanno approvato progetti autonomi di sensibilizzazione) ed il Ministro dell’Istruzione Giannini ha chiarito che: “il Ministero dell’Istruzione promuove nelle scuole iniziative volte a prevenire ogni tipo di violenza e discriminazione, anche con riferimento specifico al tema della discriminazione sessuale […], mentre non è prevista l’introduzione della cosiddetta ”teoria del gender”, che ha un contesto culturale diverso e che non ha nulla a che fare con le linee del governo” (Question Time alla Camera). E’ giusto che i genitori si impegnino affinchè i figli ricevano l’educazione di cui hanno bisogno, ma attenzione agli allarmismi ed alle strumentalizzazioni, che trasformano la Scuola da luogo di crescita a terreno di scontro: se si imposta la relazione educativa sulla disponibilità al dialogo e al confronto nessun cambiamento potrà mai nuocere a bambini e adolescenti. Inviate i vostri quesiti a cui verrà risposto dalla nostra esperta. Gli indirizzi ai quali scrivere sono i segueti: [email protected] o [email protected] Campo de’ fiori HO UN DEBOLE PER... LA E vi spiego perché... E non solo per i problemi di pelle... Tutti sanno (o quasi) che la Calendula è una pianta ideale per calmare numerosi malanni dei nostri di Josiane giorni. Marchand Ricca in antiossidanti, Naturopata flavonoidi e carotenoidi (che le danno quel bellissimo colore giallo arancio) la Calendula aiuta il nostro organismo a lottare contro lo stress ossidativo che altera le membrane cellulari e ci fa invecchiare più velocemente. Contiene anche sostanze anti infiammatorie, tra cui le mucillagini, che agiscono per semplice contatto. Quale rimedio migliore per calmare pelle e mucose? Ma questa meravigliosa pianta/fiore ha altri poteri come quello di migliorare la circolazione della linfa favorendo l’eliminazione delle tossine, quelle che si trovano più in profondità. Stimola favorevolmente le secrezioni biliari eliminando così le tossine del sangue. Molti problemi di pelle, di fragilità immunitaria oppure ulcere del tubo digerente sono conseguenze di sovraccarichi, di infiamma- 25 CALENDULA zioni o di stress ossidativo e possono essere “curati” dalla Calendula dei nostri giardini... In quanto ad arrossamenti e pruriti, la Calendula fa miracoli. Accelera la cicatrizzazione, blocca i sanguinamenti, riassorbe gli edemi e rallenta la proliferazione dei microbi, funghi e batteri. Senza dover per forza comprare una crema o una pomata alla Calendula, si può applicare direttamente il succo fresco della pianta, un infuso o un estratto idroalcolico diluito. Sentirete immediatamente sollievo e la pianta curerà piaghe e riparerà i tessuti. C’è di più! Un eminente studio riconosce alla Calendula un‘efficacia superiore alla “Biafine” (emulsione allopatica che è applicata sulla pelle per il trattamento di ustioni di primo grado di piccole aree, piccole ferite e lesioni non infette quali abrasioni o ulcere (piaghe) delle gambe, nonché per la protezione e la guarigione della pelle sensibile) che serve a prevenire sensazioni di bruciori e dolori causati per esempio da una radioterapia in caso di cancro al seno. In caso di eczema o psoriasi, la Calendula calma sicuramente localmente e potrete usarla simultaneamente come cura interna e sarà così ancora più benefica poiché agirà sulla causa del problema. Usata esternamente sulla pelle, l’effetto della Calendula è si vede rapidamente ad occhio nudo. Per via interna ha bisogno di più tempo: spesso occorre una cura di 1 o 2 mesi per sentirne l’effetto. Questo significa azione dolce ma profonda. Pulendo il sangue e la linfa, diventa un rimedio prioritario per ogni problema di pelle legato a sovraccarichi come acne o eczema, insieme ovviamente ad applicazioni locali. Lo stesso principio è utile per la micosi cutanea o vaginale. Presa per bocca e applicata localmente avrà una grande efficacia. La sua azione antimicotica modera la flora patogena a livello intestinale spesso all’origine del problema. Usiamola in caso di infezione virale o batterica (influenza, varicella, orecchioni, herpes) con uso interno e esterno. Le sue proprietà antisettiche e antivirali sono supportate dal suo effetto disintossicante e stimolante della sudorazione. In commercio, troverete la Calendula sotto varie forme: pomata, creme, estratto alcolico, macerato glicerico. In giardino si semina e cresce riproducendosi facilmente. Potete raccogliere i fiori in piena fioritura e farli seccare oppure usarli freschi. Per farli seccare, scegliete un punto caldo e aerato lontano dalla luce diretta che farebbe perdere loro il bel colore arancione. Sotto forma di infusi, la Calendula si consuma da sola o in associazione con altre piante a seconda del problema. Sotto forma idroalcolica basteranno 10 / 30 gocce in poca acqua 3 volte al giorno per 20 giorni al mese. Ultima precisazione importante, la Calendula NON ha alcuna contro-indicazione! E abbiate sempre cura di voi! 26 Campo de’ fiori LA CHIESA DI SAN GIORGIO DI CIVITA CASTELLANA di Francesca Pelinga Cisbani L Le vicende edilizie e costruttive della sede dell’Istituto d’Arte in via Gramsci, sono intimamente collegate alla storia dell’antica Chiesa di San Giorgio. Tutta la ricostruzione della storia è grazie alle ricerche del profess.Enea ...continua dal numero 128 e buone condizioni della chiesa durarono sino alla fine del secolo XIX: nel 1898, infatti, la struttura risulta “abbandonata e non più officiata”, anche perchè l’area esterna della chiesa era “un tempo cimitero del paese”. Con l’espandersi della città, occorreva trasferire le salme piochè i miasmi dei defunti avrebbero procurato la diffusione di malattie e nel 1893, con una grande festa con ghirlande e concerto per la somma di L.320, le salme furono trasferite con carri funebri nella propietà del convento dei Cappuccini (attuale cimitero). Nel 1915/’16, il Comune di Civita Castellana autorizzò l’utilizzo di due navate della chiesa, da poco riattate per ospitare i Corsi di Materie Plastiche e Disegno della “Regia Scuola Professionale per l’Arte Ceramica”. Subito dopo, il Consiglio di Amministrazione della Scuola richiese di adibire anche i locali restanti della predetta struttura, per attività didattiche, dopo opportuno adattamento degli stessi. L’immobile, infatti, era nelle condizioni di “assoluto abbandono”, ma i lavori dovettero essere temporaneamente abbandonati “perché tutte le maestranze locali erano alle armi”. Nei due anni che seguirono, in un locale adiacente alla struttura chiesastica, venne costruita una “fornace di tipo Toscano”, ma l’attività didattica a pieno regime si avrà soltanto nei mesi successivi alla fine della Guerra. L’area esterna della chiesa, “un tempo cimitero del paese”, venne sfruttata come “palestra di studio e di sport”. Nel 1929 venne completata la recinzione attuale del giardino che ospiterà, nei mesi successivi, il busto bronzeo del notaio e avvocato Ulderico Midossi, fondatore della scuola, eseguito su progetto dello scultore Giulio Francesconi e fuso nel laboratorio di Francesco Sacchetti. Gli eventi bellici della 2° Guerra Mondiale, tuttavia, arrecarono danni notevoli alla scuola e alla struttura chiesastica: bombardamenti e cannoneggiamenti provocarono la distruzione di macchinari, oggetti e documenti, oltre a lesionare in modo consistente le strutture portanti dell’edificio. Opportuni restauri, negli anni successivi, riportarono lo stabile alle condizioni opportune, con interventi notevoli ed impegnativi che, in qualche modo, altererarono l’intera leggibilità della storica costruzione. La struttura della chiesa seguirà, in effetti, le sorti della scuola, risultando alla fine inglobata in un complesso edificio, articolato per fini didattici e che solo in parte ha conservato inalterate le forme della struttura in trattazione. L’antica chiesa di San Giorgio, oggi sede museale del liceo artistico Midossi Nel 1920, subito dopo l’iniziale trasformazione, l’edificio risulta a tre navate senza transetto, totalmente separate tra loro e collegate da un vasto corridoio adibito a disimpegno sul quale si affacciano i tre ingressi delle navate suddette adibite ad aule. In fondo al corridoio è posto l’ingresso al campanile. Si accede all’interno, sia dal giardino che internamente, attraverso un corridoio dell’edificio scolastico. Manca totalmente l’abside, che era propabilmente singola, posta sulla navata centrale e sul prospetto ovest della chiesa, opposto a quello inglobato nel più recente ampliamento scolastico, che doveva comprendere, invece, la facciata della chiesa. L’ingresso allo storico manufatto, pertanto, doveva essere posto sul lato opposto al centro storico della città, ad est, come era consueto nel Medioevo e tipico delle strutture rurali religiose prossime all’impianto urbano. La direzione Ovest-Est della chiesa è praticamente la stessa di altri edifici religiosi dello stesso periodo presenti in Civita Castellana: la chiesa di San Francesco in piazza Matteotti, la chiesa di San Gregorio nell’omonima piazza, la chiesa di Santa Maria del Carmine in via Ferretti e, infine, la Cattedrale di Santa Maria Maggiore. In tale ottica la parte absidale, oggi alterata da un evidente interramento e dalla conseguente elevazione, presenta una apertura rettangolare superiore, posta in prossimità del colmo del tetto, destinata a fornire luce alla navata centrale, simile a quanto si riscontra in altre chiese medioevali del circondario. Lo stesso settore absidale, una delle poche strutture leggibili della tessitura muraria originale, risulta edificato con conci regolari a vista, cm. 30x40, posti a ricorsi orrizontali e legati da un sottile strato di malta secondo una prassi costruttiva tipica del XII-XIII secolo. Internamente la chiesa risulta completa- mente intonacata e presenta dei solai piani di copertura in corrispondenza della navata centrale e sinistra. Nella navata destra, la copertura è quella originaria, formata da volte a crociera a sesto ribassato che, propabilmente, dovevano concretizzarsi anche nella navata sinistra, lasciando la navata centrale con il soffitto a capriate lignee, come avviene nella chiesa di S. Maria del Carmine, coeva alla struttura in oggetto. Le pavimentazioni attuali sono del tipo in graniglia. Esternamente, il prospetto nord risulta completamente intonacato, con tre grandi finestre e la porta d’ingresso. I prospetti, sud ed ovest, presentano la struttura muraria originaria con conci in tufo regolari nella zona basamentale e irregolari nella parte superiore. Il tetto è del tipo a capanna. Il campanile si presenta in buono stato di conservazione ed è caratterizzato da un piano terra, con un pilastro angolare a sezione circolare dell’antica chiesa e n. 3 piani superiori, con finestre rettangolari. Nel 1930, sul prospetto ovest, viene aggiunto un modesto fabbricato in muratura adibito a locale caldaia e creato un cortile in corrispondenza della zona absidale a cui si accede dal finestrone posto nella navata centrale. Completata la trasformazione della chiesa, si completano i laboratori con la copertura a “shed”, con la luce proveniente dall’alto e tale da configurare planimetricamente un corpo di fabbrica ad “L”, così costituito: versante sud/ovest l’ex chiesa adibita a tre aule, magazzino e corridoio di disimpegno - versante nord/sud aula di collegamento utilizzata come guardania e sala forno - versante est/ovest zona laboratori ceramici e un fabbricato terminale posto totalmente a nord adibito al ricovero dei materiali ceramici…. continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori 27 Sanità e cultura del Prof. Sergio Funicello L e dell’Avv. Margherita Corriere a politica sanitaria non può e non deve prescindere dalle capacità culturali specifiche delle figure professionali che la compongono. Una Unita Operativa incapace di valorizzare le sue figure professionali è probabilmente indicatore di un errore culturale di chi ne è alla guida (il vecchio proverbio che “il pesce puzza dalla testa”) e se a questo aggiungiamo la incapacità di trasmettere concetti base ai collaboratori , non subalterni come a qualcuno in fase di delirio di onnipotenza ho sentito definirli, ci rendiamo conto che non solo la vetta regala immobilismo culturale ai suddetti, ma dà luogo a valanghe che finiscono col travolgere, a valle, anche l’utenza mal supportata. Immaginate un primario chirurgo - spero che non ne esista nessuno al mondo - che non sappia far capire ai suoi aiuti o al personale non medico, ma esercente professione sanitaria che il BISTURI è tale e non deve mai essere chiamato coltello, o il medico che non sappia far comprendere la differenza di significato tra ecocardiogramma ed elettrocardiogramma. Immaginate ora una struttura di medicina legale, uso questo come esempio essendo quella in cui lavoro, il cui direttore non abbia mai saputo far comprendere a tutti i collaboratori (o ignori egli stesso) le differenze per distinguere un omicidio da un suicidio o, peggio, la sua ignoranza sia così radicata da annullare gli sforzi, in tal senso, fatti da un responsabile della stessa struttura che, per condizioni di istituto, solo occasionalmente possa tentare di insegnarle. E ora immaginate direttori che non si occupino minimamente della crescita culturale dei collaboratori medici o no, e che loro stessi partano dall’idea che ci si debba limitare al compito di istituto sic et simpliciter ovvero dove arriva la loro cultura mai incrementata e curandosi solo che venga fatto il compitino mostrandosi incapaci di far spaziare o di spaziare loro stessi. In una società di aurea mediocritas ove anche la sanità sia gestita in tal modo, è impossibile non solo una crescita culturalescientifica, ma anche attuare una sana prevenzione e un autentico diritto alla salute del cittadino. Qui rischiamo che per motivi clientelari o similia si finisca col non avere mai la persona giusta al posto giusto, ma, magari, un medico legale a dirigere una unità operativa di oculistica (questo sarebbe veramente un danno enorme alla luce del mondo!!) … si- tuazioni simili anche se arrecanti SOLO APPARENTEMENTE MINOR DANNO dell’esempio esistono anche se, in Italia, credo e spero, siano, in numero esiguo. Una volta, soprattutto a proposito delle scarpe, parlo della prima metà del XX secolo si diceva che “chi poco spende molto spende “ riferito alla minima durata delle calzature da pochi soldi, ecco la sanità deve cambiare il termine spesa con quella di investimenti fatti con l’idea di far fruttare in breve o medio termine i soldi impegnati. Ovviamente evitando di pagare 1.000 euro un mazzo di fiori per il compleanno della moglie o dell’amante del politico tal de’ tali” con i soldi pubblici o piazzando il/la proprio/a amante in posti chiave. Vi ricordate come i ministri si spostavano (adesso molto meno) in maniera atipica da ministeri tipo della (allora) Industria e Commercio e quello della Sanità o dall’allora Ministero Pubblica Istruzione alla Difesa ecc..? Vi ricordate di ministri privi di cultura anche minima per quel ruolo che raggiungevano vette altissime ad esempio in ministeri fondamentali come le Finanze? Bene che non accada mai nella sanità sia a livello medico, compresa le strutture come la medicina legale o del lavoro e delle branche chirurgiche. Inutile dire che l’utenza non è più ignorante e credulona come 40/70 anni orsono, ma ha, per fortuna, raffinato il palato e ciò la porta ad una capacità di critica ed alla fiducia che a, volte, deborda alla non fiducia verso la sanità criticabile anche quando questo non corrisponde a verità (vedi le decine di denunce inutili scaturite spesso dal semplice sospetto anche quando lo stesso sia infondato). Se io, essendo ipoteticamente direttore di una struttura dell’azienda sanitaria di una intera provincia, ad esempio di medicina legale, essendo quella la mia specializzazione, andando in quiescenza indicassi a succe- dermi nell’incarico il dottor Pinco Pallino, specialista dermatologo, pur avendo medici legali nella stessa struttura cosa ne pensereste? Rispondete, se vi va, su facebook a nome di Sergio Funicello (dopo averne chiesto l’amicizia) o inviatemi una mail all’indirizzo di posta elettronica su sergio.f[email protected]. Il diritto alla salute è un diritto fondamentale, sancito dalla nostra Costituzione che, all’art. 32 così recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti..” In quanto diritto sociale del cittadino a pretendere una serie di interventi a difesa del suo bene-salute, sussiste l’obbligo dello Stato a predisporre, tramite un’organizzazione sanitaria idonea ed efficiente, le prestazioni positive finalizzate a realizzarne il godimento effettivo , concreto e globale. Le riforme sanitarie devono avere come principi ispiratori l’universalità dei destinatari, l’uguaglianza di trattamento, il rispetto della libertà e della dignità della persona, la volontarietà dei trattamenti sanitari. Ormai venuto meno da tempo il rapporto paternalistico medico-paziente del passato, attualmente il vero protagonista è il paziente stesso. L’adesione consapevole ad un progetto condiviso col medico concretizza l’empowerment del paziente. Ad esclusione di quelli obbligatori per legge, tutti gli interventi sanitari necessitano di una scelta libera e consapevole del paziente: il consenso. E’ attraverso il consenso/dissenso al trattamento medico che si esercita il diritto all’autodeterminazione del cittadino utente/ paziente. Il consenso deve essere: personale, libero, consapevole, specifico, attuale e revocabile. Per saperne di più potete scrivere alla mail [email protected] Campo de’ fiori 28 L’angolo del grafologo Analisi della scrittura di GESSICA, 28 anni, laurea in Scienze Politiche. N el soggetto in esame si evidenzia un’intelligenza vivace, intuitiva ed immediata, che tende a cogliere e prontamente la parte essenziale dei fatti e dei concetti. del Prof. Gessica esterna vitalità con Piero Mecocci la necessità di manifestarla Grafologo e fornisce prova di determinazione operativa, tendendo alla semplificazione concettuale. L’intuizione e la potenza associativa favoriscono, in lei, tutti i meccanismi di elaborazione e pianificazione in modo da decidere in tempi brevi ed utili. L’efficiente organizzazione mentale, e pratica, le consente di risparmiare tempo ed energie. Essenzialità nel programmare e nel realizzare che le dà prova di continuità di pensiero e d’azione. Immediatezza valutativa, pensiero logico che prevale su quello critico. Apertura mentale, portata a considerare le varie problematiche nel contesto più ampio. Disponibilità nel proseguimento ad approfondire ed a comprendere le questioni affrontate con capacità di considerare i fatti, le cose e le questioni in modo ricco e non settoriale, con buone capacità di sostenere problematiche di una certa complessità. La comunicativa è chiara e Gessica si dimostra intransigente nel chiedere altrettanta chiarezza dall’interlocutore. Gessica è dotata di grande volontà lavorativa, si applica con molta diligenza e continuità, desidera raggiungere mete importanti ed è portata a ben figurare. Si applica quindi con grande abnegazione e sacrificio. Difficilmente appare stanca nel lavoro e, se non si risparmia, lo fa perché tende ad impegnare anche la sua mente evitando di far emergere le proprie emozioni, che in questo momento, sono forti ed evidenziano qualche turbamento, probabilmente per qualche esperienza negativa non ancora del tutto assorbita. Profondità del sentimento affettivo e la tendenza ad essere molto disponibile, e naturalmente, all’incontro ed alla socializzazione. Bontà d’animo e generosità, l’adattamento inizialmente è spontaneo ma con qualche riserva che si rivela subito dopo e la porta a discriminare amicizie e luoghi. Ha la tendenza a selezionare, controllare e valutare ciò che nel comunicare con l’ambiente è bene rivelare. Gessica conosce molte persone, ha con loro un rapporto sereno ma il suo carattere la porta a selezionare le conoscenze e solo raramente si confida o esterna le proprie emozioni e preoccupazioni. Portata all’espansività, alla liberalità ed alla generosità. Gessica ha un alto livello di sensibilità, delicatezza e recettività ed evidenzia disagio di fronte ad ogni rozzezza e istintività. La sua emotività le consente di percepire nei modi, nella voce e nelle gestualità anche le più tenui sfumature e, di conseguenza, ne ri- sente interiormente. Nei contrasti rivela turbamento ed inquietudine ma più nelle modificazioni interiori che nelle esteriorizzazioni, infatti esibisce compostezza nelle reazioni. In lei prevalgono gli interessi affettivi e spirituali. Si esprime in modo calmo e delicato cercando di non urtare e creare disagio, desidera serenità e tranquillità. La percezione degli stimoli ambientali e sociali è molto elevata, ed è dovuta ad una congenita particolare sensibilità dei sistemi emozionali che le consentono di recepire anche le minime sollecitazioni. Emma, pur nella sua delicatezza, esprime tutte le capacità di cui è dotata, si pone solo qualche riserva sulla tenuta. Probabilmente attraversa un momento di vita particolare dove tende, cosa per lei poco naturale, ad un certo isolamento mentale e comunque a non esporsi. In Gessica le risposte all’adattamento che riguardano l’istinto di conservazione (di tipo socio ambientale), sono adeguatamente filtrate dalle valutazioni cognitive in modo che il suo adattamento si configuri in una legittima e asserzione e difesa dell’Io. Probabilmente esperienze passate e forse anche recenti, hanno contribuito a cablare i sistemi neurali con finalità difensive e prudenziali attivando, se pur lievemente, le cellule deputate ai sistemi d’allarme che “ricordano” anche la presenza degli stimoli che le hanno sollecitate e ne ripetono inconsapevolmente le reazioni di difesa. Ha una chiara visione del passato, cosciente del suo legame con la famiglia d’origine dalla quale non è dipendente perché molto consapevole del vissuto in tutti i suoi aspetti sia positivi sia sfavorevoli. Grande bisogno di chiarezza nell’accogliere le idee e le proposte, Gessica ha una visione chiara dei compiti, ordine mentale ed espositivo, distinzione del mio e del tuo con relativa considerazione e rispetto. Tendenza alla regolarità ed al metodo, nelle reazioni si comporta con semplicità e linearità dei sentimenti. Non ha da nascondere nulla e, con chi stima o con chi si fida, è esplicita. I comportamenti affettivi sono piuttosto forti ed intensi perché ha una chiara percezione dei propri valori, motivazioni e significati. Sa leggere, in altre parole, sentimenti ed emozioni. E’ proprio nella parte affettiva che Gessica evidenzia preoccupazione e qualche cenno di scontentezza. E’ probabile che qualche esperienza negativa abbia modificato la sua prospettica visione affettiva e che sia legata a questi ricordi che la limitano molto. Certamente questa fase sarà superata in tempi accettabili ed esperienze non positive, anche se non saranno dimenticate, le serviranno per una visione più serena e chiara. Portata per il sociale, non sempre è soddisfatta dei risultati anche perché si dimostra esigente e vorrebbe sempre superare le difficoltà che ne impediscono la piena realizzazione La sua emotività è discretamente equilibrata, dimostra sentimento, calore, vivacità e ricchezza d’interessi. Prontezza nelle risposte ambientali, entusiasmo e fervore immaginativo, accentuazione del gusto estetico. Estranea a tutto ciò che riguarda prettamente il prosaico e verso tutto ciò che favorisce l’interesse materiale. L’attività sportiva che Gessica probabilmente pratica, e che dovrebbe essere abbastanza variegata, le è molto d’aiuto sia nel fisico sia nell’intelletto. Gessica, nell’età della prima adolescenza ha avuto qualche difficoltà nell’accogliere le situazioni con spirito adattivo e può essere apparsa, agli occhi degli adulti, un po’ scontrosa o capricciosa. Certamente qualche esperienza non proprio positiva l’ha portata ad un atteggiamento difensivo e prudenziale. Tutto ciò è stato notevolmente ridimensionato nell’età adulta. Incerta la propensione verso il futuro e verso il nuovo, dove si evidenziano chiari segni di particolare cautela. La ragazza a volte evidenzia un certo timore verso la vita e ai suoi problemi ed una certa nostalgia per i valori passati. Gessica si sente tutt’uno con l’IO sociale e fatica a tenere separati intelletto ed emozioni e pone tutto sotto il rigore della logica. E’ certamente una “bella” persona, intelligente, ricca di sentimenti e raggiungerà indubbiamente le mete desiderate, supererà le attuali incertezze quando successi lavorativi e sentimentali la porteranno ad una piena e concreta soddisfazione che Gessica certamente merita. Se desiderate conoscere la vostra personalità attraverso l’esame della vostra grafia, contattateci ai seguenti indirizzi e-mail: [email protected] [email protected] La vostra perizia grafica verrà pubblicata gratuitamente e mantenendo l’anonimato, sulle pagine della nostra rivista. Campo de’ fiori 29 Come eravamo Come eravamo, come siamo…….come sono C oniugare il verbo essere è una delle cose più semplici, non occorre essere laureati, aver studiato chissà che o chissà cosa, bastano i primi apdi Alessandro prendimenti della lingua Soli italiana e il gioco è fatto. Il titolo che ho voluto dare al mio pezzo mensile parte appunto dall’argomento che tratto ormai da più di dieci anni, con analisi e approfondimenti, sui ricordi di una generazione, la mia. Quella generazione “di mezzo”, post bellica e pre industriale, lontana parente della tanto decantata “globalizzazione odierna”. Volevamo cambiare il mondo, noi ragazzi degli anni sessanta, ce l’abbiamo messa tutta, ci siamo riusciti ? Via i pantaloni lunghi con l’orlo tre centimetri, e spazio a quelli cosidetti “ a zampa d’elefante “ svasati in fondo, che ricorda- vano tanto l’America e soprattutto Celentano. Via alle gonne sotto al ginocchio, (ma sotto di tanti centimetri) e spazio alle minigonne che ricordavano tanto l’Inghilterra e soprattutto i Beatles. Basta con i veglioni e le feste con la presenza assidua e stressante dei genitori, meglio le festicciole in casa : poco chiasso, musica diversa, più intimità, malgrado la presenza dei genitori (però in stanze diverse). Ventate rivoluzionarie, verso i grandi cambiamenti di quella società che il nascente benessere ci faceva apparire arcaica e stantìa. Ecco allora le barricate universitarie, i movimenti studenteschi, le lotte politiche, i grandi scioperi nelle fabbriche. Che strano, ripensandoci oggi, a mente fredda, (e passo al secondo verbo del titolo “come siamo”) quei buoni propositi che ci avevano spinto ad essere la nuova classe dirigente verso un futuro migliore per le nuove generazioni, ha formato, negli anni, crepe così enormi, che neanche “lo stucco e la spatola “del muratore più esperto riuscirebbe a “rasare”. Se penso per esempio, al diritto allo studio per tutti, cosa giustissima, ma se accompagnato da quel sei politico, dovuto e preteso a tutti i costi, allora mi accorgo che ci fu un piccolo fallimento ideologico. Tant’è che dopo anni e lauree “regalate” si tornò a dare spazio al sapere e alla meritocrazia dello studente. Il “come siamo” relativo al mondo del lavoro mi lascia non perplesso, ma allibito, perché quella stessa generazione che ci portò al “Boom economico” , ci sta portando sotto la bandiera della “globalizzazione” verso la perdita di posti di lavoro che per la gioventù odierna pesano come una spada di Damocle. Sul “come sono” rivolto a tutti i giovani di oggi, preferirei stendere un velo pietoso, perché la rabbia che provo vedendoli in situazioni che, sia il benessere, che le istituzioni, stanno affossando verso un futuro tutt’altro che roseo, difficilmente si tramuterà in speranza. Ma la speranza, da sempre, è l’ultima a morire, e allora lasciatemi la certezza che quanto sopra non siano solo parole … buttate al vento ! 30 Campo de’ fiori Parliamo di Funghi con Giampietro CACCHIOLI, micologo La Trombetta dei morti ovvero Craterellus cornucopioides superiore è spesso involuto (ripiegato) e rotondeggiante - lobato. Q uando si dice Trombette dei morti si comprende subito, in tutta Italia, di quali funghi stiamo parlando; l’appellativo comune deriva proprio dalla loro forma a tromba e dalle colorazioni grigio-nere che richiamano il colore del lutto o, secondo un’altra tesi, per la loro crescita che inizia intorno al 2 novembre ricorrenza dei defunti. Invece la denominazione scientifica Craterellus deriva dal latino crater , coppa, quindi piccola coppa e cornucopioides , simile a una cornucopia. La cornucopia o corno dell’abbondanza, simbolo della fertilità, è raffigurato da un corno, che in origine era quello della capra Amaltea, che allattò Giove sul monte Ida a Creta. Diventato il re degli dei, Giove, per ringraziarla, diede un potere alle sue corna: il possessore poteva ottenere tutto ciò che desiderava per cui, da quel giorno, le cornucopie vengono raffigurate colme di frutti e circondate d’erbe e fiori. Vediamo le caratteristiche morfologiche della Trombetta dei morti. Craterellus cornucopioides - Fungo (corpo fruttifero) a forma di trombetta, di imbuto, cavo fin quasi alla base del gambo, con il cappello e il gambo che non sono chiaramente differenziati. La colorazione interna è grigio – bruna, seppia-nerastro, ornata qua e là da piccole squame più scure. Il bordo - Imenio: la zona fertile dove maturano le spore ricopre la parte esterna del fungo fin quasi alla base con colorazioni analoghe a quelle dell’interno ma che diventano di colore grigio - cenere, grigio-bluastro quando le spore maturano. E’ costituito da tenui rughe, pliche, che simulano lamelle, ma appena abbozzate e non asportabili dalla carne. - Spore: bianche in massa e che a maturazione colorano di grigio l’esterno del fungo - Carne: scarna,sottile, elastica, grigiastra, di sapore dolciastro. - Odore: buono, di frutta (prugne ?), deciso e sempre pronunciato. - Commestibilità: E’ un fungo molto profumato e gustosissimo; per queste sue qualità è considerato pregiato e ottimo commestibile nonostante l’aspetto poco invitante. - Habitat: Nasce singolarmente o in più esemplari aggregati e subcespitosi (a cespuglio) nel periodo centrale dell’autunno quando il bosco è stato ben inzuppato dalle piogge e prolunga la sua crescita fino alle prime gelate. Predilige i punti più umidi del bosco (querce, castagno, nocciolo, carpini, erica, viburno, ecc), quindi dobbiamo cercarlo prima lungo i costoni meno assolati e più umidi mentre nel tardo autunno anche sui pianori più caldi. Nello stesso habitat cresce contemporaneamente il più raro: Craterellus (Cantharellus) cinereus ; altro fungo buon commestibile. Se non lo sappiamo ben distinguere indifferentemente lo raccogliamo e mangiamo come Trombetta . Potrebbe sembrare un sosia delle Trombette ma in realtà sono simili solo le sue colorazioni. Craterellus cinereus ,infatti, non ha la stessa struttura a corno vuoto delle Trombette, è costituito invece da un lungo pseudogambo, un po’ schiacciato, ben distinto dal cappello, su cui si apre e si distende il cappello molto ombelicato o depresso; depressione che si ferma alla congiunzione con il gambo. L’imenio, la zona fertile posta sotto il cappello, è riccamente rivestita di pliche (come rughe) che sono ben evidenti, intervenate, ramificate , decorrenti e ricordano molto le false lamelle dei galletti. Osservate i due funghi a confronto. Craterellus cornucopioides Craterellus cinereus Campo de’ fiori 31 Langolo del Collezionista I bastoni da passeggio “..Ha un cilindro per cappello, due diamanti per gemelli, un bastone di cristallo” (Vecchio Frack, Domenico Modugno) di Letizia Chilelli M i è sempre piaciuta molto la descrizione del gentiluomo che si narra in questa canzone, immagino sempre, ogni volta che l’ascolto, il viso di questo stanco frack che procede con andatura lenta, con aspetto “malinconico ed assente”, senza una vera meta.. Ed è proprio dall’ascolto di questo “motivo” che è nata l’idea di reperire informazioni sulla collezioni di bastoni, anche se, per dire la verità, mentre scrivevo questo pezzo, il mio compagno mi ha confidato di aver avuto da sempre la curiosità di conoscere la storia di questo oggetto, nato come arma e diventato poi un vero e proprio “pezzo artistico”, magari per cominciarne proprio una collezione. L’uso del bastone si perde nella notte dei tempi, gli Egiziani e i Greci lo usavano come simbolo di comando, mentre per i Cinesi era un chiaro segno di partecipazione ad un lutto. Nel ‘400 il bastone era usato, invece, solo come appoggio, nel ‘500 si ebbe la “nascita” del “bastone animato”, ovvero il bastone che nascondeva, nel proprio fusto delle armi, nel ‘600 grazie al Cardinale Richelieu il bastone diventa “da passeggio”, simbolo di “nobiltà”. In questi periodi l’impugnatura del bastone era “a pomo”, mentre i puntali, ovvero le parti finali del bastone erano più alti rispetto a quelli dell’800 e di forma conica o piramidale. Nel ‘700 si assiste alla comparsa del bastone in canna di bambù, ma anche di quello fatto di materiali preziosi come avorio, osso, pietre dure, vetro e cristallo; era possibile, però, vedere bastoni con impugnature in argento, in corallo, ma anche in ambra o avorio, le decorazioni raffiguravano animali che lottavano, ma anche figure eleganti, scene di caccia o mitologiche. Non mancavano, poi, bastoni con impugnature miniate o con pietre preziose incastonate, alcune avevano anche delle piccole tabacchiere, dei piccoli orologi fino ad arrivare ai ritratti delle amanti! In quest’epoca il bastone denominato “à la Voltaire” veniva usato dalle donne, ornato con nastri e di misura più lunga di quello usato dagli uomini; mentre i signori “più maturi” usavano i bastoni meno alti e pieghevoli. Non vanno poi dimenticati i lunghi bastoni dei valletti di corte con i quali, battendoli a terra, venivano annunciati gli ospiti nei palazzi reali. Nella metà del ‘700 l’impugnatura diventa “a gruccia”: orizzontale e perpendicolare al fusto. Nell’800 il bastone entra definitivamente nella vita di tutti i giorni, il puntale si abbassa e il manico diventa ricurvo, ed è proprio da questi esemplari che conviene partire per una vera e propria collezione. Descrizioni storiche, a parte le impugnature dei bastoni, possono essere così riassunte: a pomo, a sfera, a cilindro dritto o svasato, piatte, poligonali, a cono tronco, a gruccia, a scultura e a manico ricurvo. Il valore di un bastone da collezione dipende molto dalla sua specificità: storico, con materiali preziosi, appartenuto a qualche personaggio storico.. sono tutte componenti che ne aumentano, appunto il valore, soprattutto se l’impugnatura ed il materiale del fusto sono dello stesso materiale, così come il puntale e l’impugnatura, quando il fusto è diverso. I bastoni più ricercati dai collezionisti sono quelli “popolari”: con serpenti intagliati nel legno del fusto che si attorcigliano all’impugnatura, quelli “da viaggio”: che si smontano in più pezzi per poi essere avvitati di nuovo; quelli “politici” con le effigi del Re ed i bastoni “spruzza profumo”, con la caratteristica impugnatura a forma di tigre, a cui si tirava la coda per far uscire il profumo, che nel ‘700 venivano anche usati per nascondere il veleno. Allestire una collezione di bastoni, per finire, non è una cosa proprio semplice, necessita, infatti, di molto spazio e la cosa più importante da evidenziare è senza meno l’impugnatura. Appropriate sono le rastrelliere, ma il massimo, se si può, è appenderli ad una parete, non troppo in alto dando loro una forma a “raggiera”, illuminandoli, inoltre dal basso con un faretto. Altro consiglio potrebbe essere quello dell’uso di un portaombrelli in ferro battuto o in ceramica con decorazioni monocolore. Ultimo accorgimento è quello di prestate moltissima attenzione a questi fragili oggetti, e se per qualsiasi motivo avessero bisogno di un restauro, affidatevi sempre a mani competenti per evitare di creare danni peggiori che possono compromettere per sempre il valore della vostra collezione. (Bibliografia: Professione Donna Fratelli Fabbri Editori, Milano,1975; Enciclopedia Universale Fabbri Editori, Milano). Come sempre, prima di salutarci, vi rinnovo l’invito nel salottino del mio blog: con http://bonbontonmania.blogspot.it/ tante idee, consigli e ricette per essere sempre al passo con i tempi, perché ricordiamo che l’educazione, il buon gusto e la buona cucina, non passano mai di moda!!! Campo de’ fiori 32 LA RUBRICA DEGLI EROI Dedicata ai combattenti della Grande Guerra di Civita Castellana I Angelo Dazzi e Giuseppe Basili n questa parte tratterò altri due eroi civitonici caduti: Il Bersagliere ciclista Angelo Dazzi ( Medaglia di Bronzo al Valor Militare) ed il Serdi Arnaldo Ricci gente Giuseppe Basili. [email protected] Il Franci, nel suo noto libretto, descrive in forma poetica le gesta dei due eroi. Di seguito riporto in forma integrale le due composizioni descritte a pagina 18 e 19. Dazzi Angelo, nacque a Civita Castellana il 12 gennaio 1892; il suo papà si chiamava Luigi. Egli fu richiamato alle armi nel 1915 (un anno dopo aver espletato il sevizio di militare di leva) ed assegnato al 12° reggimento Bersaglieri nella compagnia ciclisti; Il reggimento era comandato dal T. Col. Marzucco Nicola che rimase ferito nella battaglia di Monte Sleme, dove anche il Dazzi fu ferito mortalmente il giorno 14 agosto 1915, e morì dopo due giorni, il 16 agosto, all’età ahimè di 23 anni (nello stesso reggimento Bersaglieri prestò servizio per pochi giorni anche il caporale Benito Mussolini!)! A questo valoroso civitonico fu conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare con la seguente motivazione “…… accompagnava il comandante del reggimento in zona intensamente battuta, dimostrando calma e coraggio. Nel recapitare un ordine veniva poi colpito a morte. Monte Sleme 14 agosto 1915...”. Bersaglieri ciclisti nella 1° Guetta Mondiale Monte Sleme come appare ai giorni nostri Prima pagina del qutidiano “ Il Resto del Carlino “ del 16 agosto 1915 A pagina 19 del libretto del Franci si legge la composizione poetica dedicata ad un altro eroe di Civita Castellana, Il sergente Giuseppe Basili. Questo sottufficiale, nacque a Civita Castellana il 17 novembre 1885; il suo papà si chiamava Francesco; non aveva ancora compiuto il 31° anno di età quando morì, per ferite riportate in combattimento, il giorno 5 agosto 1916 nell’ospedaletto da campo someggiato N° 16. ( Gli ospedali da campo someggiati erano quelli nelle immediate vicinanze della 1° linea; essi si potevano spostare rapidamente a seconda dell’avanzamento o arretramento delle linee. Il materiale e tutti i suppellettili erano trasportati all’esigenza sopra i muli dove si caricava tutta l’attrezzatura ospedaliera) Il segente Basili, era inquadrato nel 130° reggimento fanteria che insieme al 129° facevano parte della famosa brigata Perugia, comandata dal Col. Giorgio Ferrari mentre il reggimento era, al momento della morte del Basili, comandato dal Col. Brig. Euclide Turba al quale, poi, nel 1917 fu conferita la Medaglia D’Oro al valor Militare. A Palermo, all’interno della città, è ubicata una grande caserma dell’Esercito intitolata al Colonnello Turba, dove poi negli anni ’90 risiedeva (non so adesso) un importante reggimento Trasmissioni. Il giorno dopo la morte del Basili fu lanciata l’offensiva Italiana conosciuta come la 6° battaglia dell’Isonzo. …..continua nel prossimo numero…… Foto di Giorgio Biagiola 34 Campo de’ fiori “Il Fumetto” LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA MAGICAL GIRL OF THE END di Kentaro Sato edito da Panini Comics – 3 volumi, in corso L a routine quotidiana per il giovane liceale Kii Kogami è noiosa da morire... Ma l’improvvisa novità che irrompe nel cortile della scuola sta per rivelarsi di gran lunga più letale: una misteriosa bambina dal look goth-loli ha appena dato il via al massacro degli studenti! (Trama tratta dal sito dell’editore). Angosciante e terrificante. Credete che le ragazze dall’aspetto gradi zioso siano sempre gradevoli e simpatiche? Sbagliato. Sono le pegDaniele Vessella giori e questo fumetto ne dà la prova. Un fumetto dove non vedrete i soliti mostri triti e ritriti, qui i mostri sono rappresentati da ragazzine-zombie. Un’idea geniale, perché coadiuvata da un connubio di ogni genere: sono presenti elementi di survival horror, ma anche quelli della classica scuola horror giapponese che negli anni ha terrorizzato milioni di lettori e telespettatori. L’autore, inoltre, si è impegnato a trasformare i suoi particolari zombie in un’icona di stile, strizzando l’occhio al variopinto mondo dei cosplayer, guardando con attenzione e un pizzico di malizia alla cultura giapponese che è nell’immaginario di tutti noi. Un manga da paura, in tutti i sensi! Lascio l’indirizzo del mio blog: http://danielevessella.blogspot.com/ V isto il successo, ormai consolidato negli scorsi anni, dell’evento, l’azienda, tra le più importanti e prestigiose della Tuscia, ripropone anche quest’anno uno degli appuntamenti più attesi ed importanti dell’anno. La festa dell’albero, giunta alla sua undicesima edizione, è l’evento che spalanca ufficialmente le porte al Natale, catapultando grandi e piccini nel fantastico mondo natalizio. E’ qui che possiamo scoprire tutte le ul- time tendenze più trandy, smart e fashion delle decorazioni per il nostro immancabile albero di Natale, ma anche per tutta la casa, così da poterla rendere unica e pronta ad accogliere parenti ed amici. Il garden center si trasformerà in un vero e proprio Villaggio di Natale per tutto il periodo natalizio, all’interno del quale perdersi tra luci, colori e suoni e dove sarà possibile trovare anche esclusive ed originali idee regalo per stupire le persone che amiamo. Il sapore della tradizione si fonde perfettamente con quello della novità. Musica dal vivo ed un bel buffet accoglieranno tutti coloro che vorranno iniziare ad assaporare in anteprima la magica atmosfera natalizia, in una giornata unica ed indimenticabile. Prosegue anche quest’anno l’iniziativa “rottama il tuo vecchio albero”, con uno sconto del 15% sull’acquisto di un nuovo albero di Natale a fronte del vecchio, da lasciare gratuitamente al garden. Campo de’ fiori 35 Impianto geotermico a Torre Alfina: il parere di Susanna Tamaro IL “CUORE” LE DICE DI NON REALIZZARLO U n impianto geotermico che tanti problemi già suscitò a Latera e che poi alla fine venne chiuso sta tornando prepotentemente alla ribalta di Secondiano nella Tuscia poiché a Torre Zeroli Alfina ( comune di Acquapendente) è in atto la costruzione d’un impianto pilota geotermico denominato Castel Giorgio da parte di una società italiana con finanziamenti stranieri. A Latera, agli inizi del secolo, la centrale dopo parecchie manifestazioni di protesta da parte della popolazione fu chiusa perché i gas incondensabili che ne uscivano ( responsabili della puzza di uova marce) rappresentavano un grave pericolo per la salute delle persone e degli animali. Fu un Comitato ad hoc presieduto dall’ing. Giuseppe Ciuchini che ebbe la meglio sull’ENEL che era gestore della centrale. Adesso molte associazioni ambientaliste si stanno muovendo nella stessa direzione ma la partita sembra essere ancora aperta a qualsiasi soluzione. Sull’argomento va intanto segnalato l’appassionato intervento della scrittrice Susanna Tamaro che sulle colonne del Corriere della Sera scrive:” L’Idea, in se stessa, è ottima, perché si tratta di estrarre calore dalla fonte geotermica, senza dover consumare la risorsa e riversarla in atmosfera, interponendo un processo intermedio di scambio termico tra l’acqua calda e il fluido vettore in grado di produrre elettricità” “ Ma- nota allarmata la scrittrice triestinanessun studio può garantire con certezza che il pozzo di re-iniezione dei liquidi, non sia, in profondità, collegato con altre falde. Il rischio, quindi è sempre in agguato perché se questo contatto in profondità avvenisse, si inquinerebbero di sostanze cancerogene tutte le falde acquifere della zona e soprattutto lo splendido lago di Bolsena “. Susanna Tamaro esorta quindi i politici e gli amministratori locali a porsi la seguente domanda : “ Vale la pena correre un rischio del genere? “ La conclusione segue un po’ le tracce del suo romanzo più noto “ Va dove ti porta il cuore” quando afferma che :” una politica capace di visione dovrebbe avere altri piani per questa zona. Partendo da un serio e funzionante impianto depurativo per le acque del lago, passando a progettare una bella pista ciclabile che permetta di costeggiare in sicurezza tutto il perimetro dello stesso lago”. E’ il cuore della scrittrice che parla. E se i cuori dei politici lo ascoltassero? GEOTERMIA: L’energia geotermica è generata per mezzo di fonti geologiche di ca- lore ed è una forma di energia alternativa e rinnovabile. Si basa sui principi della geotermia, cioè dello sfruttamento del calore naturale della terra (gradiente geotermico). Per lo sfruttamento del calore geotermico sono state create delle centrali: il flusso di vapore che arriva dal sottosuolo, liberamente o canalizzato tramite perforazione geologica in profondità, produce una forza che fa muovere una turbina; l’energia della turbina viene trasformata in elettricità con un alternatore. Fonte: Corriere della Sera Campo de’ fiori 36 Trattiamo vino on line … I l vino è una bevanda molto gradevole che per la maggior parte degli italiani accompagna la base di un buon pasto. Oggi in rete sono presenti tante risorse dedicata prodi Patrizia prio a questo prodotto che Caprioli per l’Italia rappresenta ancora un marchio di eccellenza nel mondo. Vediamo insieme dove ci porta un buon bicchiere di vino online. Poteva mai mancare un Social Network dedicato ai gusti raffinati degli intenditori di vini? Ecco Vinix (www.vinix.com) dove è possibile non solo creare community del Brunello o del Montepulciano d’Abruzzo, ma anche promuovere la propria Azienda e la propria produzione vinicola. Incominciamo con un’App denominata My Sommelier ( my-sommelier.it ), essa ci permette di abbinare il giusto vino ad una precisa pietanza, facendo così bella figura con i nostri commensali. E se volessi visitare una cantina di vini vera e propria? VisitCantina (www.visitcantina.it) è il luogo ideale per scoprire, prenotare e condividere visite e degustazioni nelle cantine italiane. Tannico.it (www.tannico.it ) è un’enoteca online affidabile dove comprare i vini migliori d’Italia. My TailoredWine (http://www.mytailoredwine.com) è un progetto che offre l’opportunità di crearsi un vino su misura, cominciando dalla lavorazione delle vigne scelte su particolari terreni, fino ad arrivare alla conservazione ottimale in cantina e all’imbottigliamento ed etichettatura. Insomma si diventa un autentico winemaker! Buona degustazione a tutti!!! “Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura” Il nuovo libro di Maddalena Menza E’ disponibile finalmente nelle edicole e nelle librerie la nuova edizione del libro firmato dalla Dottoressa Maddalena Menza ed intitolato “Sergio Tofano ed il Signor Bonaventura“ a cura delle Edizioni Kappa. Il Signor Bonaventura è uno dei personaggi del fumetto d’epoca più popolare del XX secolo e fece la sua comparsa il 28 Ottobre 1917 sul numero 43 del Corriere Dei Piccoli. Il successo arrivò subito e durò da gli anni Cinquanta agli anni Sessanta ed oltre, comparendo come fumetto, e fu interpretato dallo stesso Tofano in alcune commedie teatrali. “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura…“ , era questa la classica frase che si ripeteva in ogni storia, cominciata sempre male, ma che terminava ogni volta con la fortunata vincita da parte del protagonista di un milione di lire. Maddalena Menza, giornalista, scrittrice e docente, laureatasi in Storia dello Spettacolo e dottore di ricerca in Pedagogia, ha scritto diversi libri dedicati a Sergio Tofano, a Carlo Ludovico Bragaglia (noto regista dei film di Totò) ed al cinema di Ferzan Ozpetek, regalando al lettore una forte ventata di emozioni, grazie allo studio ed alla ricerca personale svolti nel tempo. Il libro è impreziosito da alcuni ricordi di Milena Vukotic, Paolo Poli e Monica Vitti. Nel libro viene messa in risalto la forza dirompente di Tofano come scrittore per l’infanzia e la sua capacità di offrire ad un pubblico di grandi e piccini, una via di evasione attraverso un linguaggio non allineato, che mostra il segreto del Signor Bonaventura: riuscire ad ottenere un compenso esorbitante per l’epoca grazie ai suoi piccoli ed involontari servigi. Il libro è pieno di citazioni, scoperte tra le righe ed emozioni che solo un’artista completa come Maddalena Menza poteva donare al lettore che si avvicina al piccolo - grande mondo di L’attrice Milena Vukotic con il libro di Maddalena Menza Sergio Tofano, frutto di una (accanto all’attrice) grande ricerca ed un amore infinito per il personaggio ed il suo mondo. l’infanzia. Il libro si apre con una bellissima prefazione Insomma, il libro di Maddalena Menza offre di Ermanno Detti e di Aldo Musacchio, al lettore adulto l’occasione di tornare bamillustre sociologo scomparso, considerato bino almeno per una volta, ed ai giovani dall’autrice il suo maestro; aggiungiamo l’opportunità di conoscere in tutti i suoi asanche che questo libro è stato adottato petti un personaggio che ha fatto la storia dall’Università Roma Tre come testo fa- di una piccola Italia che stava diventando coltativo d’esame dal Prof. Lorenzo Canta- grande. Sandro Alessi tore della Catedra di Letteratura per Campo de’ fiori 38 ALCUNE PROPOSTE EDITORIALI DELLE COLLANE DI CAMPO DE’ FIORI “LA PORTA DEL FUTURO” Così si chiude la trilogia di Massimo Marsicola Q uesto libro contiene idee innovative, di svolta. Sono tenuti a conoscerle tutti coloro che hanno a cuore il futuro e che vorranno dare il loro contributo all’edificazione di una nuova civiltà. Si tratta di una filosofia che dopo aver interpretato la realtà nella quale viviamo, indica la strada universale da percorrere per uscire da ogni tipo di crisi. Vostro a soli 5,00 - Info e prenotazioni 0761.513117 - [email protected] IDENTITA’ E VALORE IL SECONDO TASSELLO DELLA TRILOGIA DEL PROF. MARSICOLA Perché si nientifica? Perché si sminuisce? Perché si tende sempre a sottovalutare quello che l’altro pensa, dice o fa? Perché vogliamo apparire più intelligenti, più ricchi, più importanti ed influenti degli altri? Prima risposta: “perché nonostante gli sforzi che ciascuno fa, non approda che difficilmente a un’idea dell’intero”. Stabilire le motivazioni di questi comportamenti che, peraltro, sono assai diffusi, almeno nel nostro Paese, è certamente propedeutico al discorso che ho voluto affrontare e svolgere, ma è anche decisivo per aiutare tutti e ciascuno a fare il punto della situazione. La prima cosa che mi viene da rispondere a tutte le domande che sopra ho posto è la seguente: si vuole apparire quel che non si è perché si teme comunque di essere inadeguati.... SOLO 1 Un dialogo filosofico-politico sulla crisi, che può anche essere rappresentato a teatro (commedia in atto unico). Il primo di una serie di discorsi volti a dare un nuovo impulso al dibattito culturale nel nostro Paese, giusto viatico per una ripresa in ogni campo e settore produttivo.Utile per chi avesse a cuore un reale rinnovamento della Politica e delle Istituzioni. OMAGGIO Il bullismo. Come riconoscerlo e combatterlo è un libro unico nel suo genere. Un manuale guida per cercare di arginare questo male dilagante! E’ possibile averne una copia acquistandolo nelle librerie della zona, nelle edicole o presso la nostra redazione. Potete anche ordinarlo versando l’importo di 10.00, sul c/c postale n. 42315580, intestato ad Associazione Accademia Internazionale d’Italia. E’ un’occasione da non perdere, soprattutto per gli insegnanti, che possono inserirlo nel P.O.F. d’Istituto e nella programmazione educativa annuale del docente, ma anche per i genitori e per tutti gli educatori sociali. Campo de’ fiori 39 Fiera del Fumetto e Games Buon Compleanno Super Mario Bros. S uper Mario Bros festeggia i suoi primi 30 anni di esistenza, anche se il personaggio dimostra qualche annetto in più. Nacque in casa Nintendo nel lontano 1985 e inizialmente era solo disponibile in Giappone per la Famicom (la Family Computer Disc System, conosciuta anche come NES, Nintendo Entertainment System). Super Mario Bros non era il primo videogioco in cui compariva il personaggio di Mario, già presente in Donkey Kong, in cui però era chiamato “Jumpman” ed era un muratore e non un idraulico; tuttavia, è con questo gioco che Mario diventa una vera e propria icona. Questo gioco appassionante fino quasi a creare dipendenza, pieno zeppo di segreti, divenne una hit immediata che fece tutta la fortuna di Nintendo. Il videogioco per quell’epoca rappresentava l’esempio perfetto del gioco facile da giocare ma difficile da padroneggiare. Non aveva nessun libretto d’istruzioni, ma tutti potevano prendere un controller e capire velocemente come funzionasse. La Nintendo avrebbe venduto oltre 40 milioni di copie di Super Mario Bros. Inoltre, col tempo ha dimostrato un’impres- ZZZZ ZZZ ZZZZ ZZZ.... LA A ZANZAR NENTE I T R E P IM sionante longevità: tutti insieme, i videogiochi di Super Mario hanno venduto oltre 310 milioni di copie, la franchigia di maggior successo nella storia dei videogiochi. Per presentare gli elementi del gioco, Miyamoto e la sua squadra hanno provato a creare a delinearne i contorni in modo semplice sin dai momenti iniziali. Forse perché è così invitante per i giocatori che Super Mario Bros continua a essere uno dei giochi preferiti in tutto il mondo. I fan della Nintendo continuano a comprarlo, nonostante i bug, ogni volta che la società lo ripubblica per una nuova piattaforma, dal Game Boy Advance alla Wii. Ha generato diversi seguiti, un programma televisivo, e persino una linea di cereali per colazione. Oggi Super Mario ritorna in HD sul Wii-U. Ma l’unico luogo in cui Super Mario Bros non ha davvero funzionato è il Cinema. Ma perché al cinema non ha funzionato? Questo è successo perché il mondo del Cinema e la TV “snobbano” il mondo dei fan e Soprattutto del Cosplay! Mentre dietro al videogioco ci sono programmatori e non registi e produttori, che non si sono resi conto che con quei film, il cinema avrebbe avuto maggiori incassi! Facciamo il confronto con + 30 il mondo dei fumetti e le favole Disney. Film come Batman, l’Uomo Ragno, Dumbo, Cenerentola, Biancaneve ecc.. ancora oggi, dopo più di mezzo secolo per il mondo dei fumetti al cinema e a quasi 100 anni dalla prima favola portata sul grande schermo dalla Disney, questi hanno portato quasi alla realtà quei personaggi che tutti vedevano solo in disegno e immaginando che tipo di voce potevano avere. Sul grande schermo portarono i sogni dei bambini e dei ragazzi, e ai loro produttori enormi soldi nelle loro tasche! Invece con i film tratti dai videogiochi, l’esatto opposto! Basta vedere i film basati su Resident Evil che dopo l’ENORME critica e il mancato incasso che si aspettavano, nel secondo film ecco apparire i PROTAGONISTI Chris Redfield e Jill Valentine, ovvero i primi due personaggi del primo Resident Evil uscito nel 1996 ad un anno dall’arrivo della prima Sony Playstation. Ma Resident Evil è soltanto l’ultimo film tratto dai videogiochi, prima ce n’erano stati molti altri, come già avevo detto nel numero di maggio 2014, e tutti questi film vennero “ridicolizzati”, eccetto Tomb Raider che fu abbastanza fedele al videogioco. L’interpretazione di Angelina Jolie e la sua assomiglianza impressionante al personaggio hanno avuto un buon impatto visivo, tanto che fu fatto un secondo film sempre con Angelina Jolie nella parte di Lara Croft. Concludo con l’augurio di buon compleanno a Super Mario Bros sperando che anche il Cinema si dia una “svegliata” e riproponga un nuovo film su Super Mario Bros. Emilio Matteucci Campo de’ fiori 40 LA ROCCA DEI BORGIA A NEPI L a storia dei Borgia a Nepi inizia nel 1479, anno in cui Rodrigo Borgia fu nominato governatore della città segnando la fine del controllo feudale da parte della Dott.ssa dei Colonna e degli Orsini, Chiara le due famiglie che alterCastriota nandosi ne detennero il Scanderbeg potere per lungo tempo. Rodrigo Borgia usò Nepi come merce di scambio per la sua nomina a pontefice cedendola nel 1492 ad Ascanio Sforza, fratello di Ludovico il Moro e persona influente all’interno del conclave. Nel 1499 a causa del cambiamento delle alleanze politiche Rodrigo, ormai divenuto Alessandro VI, favorevole alla discesa in Italia di Luigi XII (nemico di Ludovico il Moro), tolse il feudo ad Ascanio Sforza e lo affidò a sua figlia Lucrezia. Nel 1503 con la morte del pontefice anche Cesare Borgia soggiorna per un breve periodo a Nepi in attesa dei nuovi risvolti politici. L’opera più significativa della famiglia Borgia nella città è l’avvio di consistenti interventi di restauro sull’antica fortezza medievale modificandone completamente l’impianto architettonico. Precedenti restauri vennero eseguiti sotto il pontificato di Pio II (1458) e quello di Sisto IV (1474). Il progetto venne affidato ad Antonio da Sangallo il vecchio che adattò la struttura alla sua nuova funzione, non più solo militare ma anche residenziale. Sia la scarsa documentazione che lo stato attuale della fortezza, oggetto di interventi successivi, non ci permettono di stabilire con sicurezza tutti i rifacimenti del Sangallo. Dopo un’attenta lettura possiamo affermare che tra il 1479 e il 1499 vennero costruiti quattro torrioni cilindrici posti agli angoli di un quadrilatero, all’interno del quale fu inserito un nucleo centrale adibito a palazzo residenziale. La disposizione dei torrioni rispetta un ordine di successione basato sull’ampiezza del loro diametro: quelli minori agli angoli nordest e nord-ovest, il torrione medio nel vertice sud-est mentre quello maggiore a sud-ovest. Gli ambienti sottostanti vennero trasformati in cantine compreso quello che era stato fino ad allora l’accesso principale. Mediante rampe di scale interne ed esterne si giungeva al cortile dal quale poi attraverso scale interne alle mura si raggiungevano i cammini di ronda e gli spalti. Il palazzo presentava una pianta trapezoidale. La facciata era difesa da un fossato e da una torre quadrilatera forse preesistente. Dopo l’elezione a pontefice Alessandro VI decise di apportare ulteriori migliorie alla rocca. Convocò Antonio da Sangallo e i suoi collaboratori e stipulò un contratto nel quale vennero elencati tutti i lavori da eseguire. Il nuovo palazzo fu addossato al precedente inglobandone la facciata. Alcuni disegni ne mostrano l’aspetto: esso era composto da un nucleo centrale e due ali laterali. Le porte davano direttamente sul cortile. Al pian terreno erano disposti la cucina, il forno, gli ambienti di servizio e il salone, al primo piano vi erano le stanze per i signori mentre al secondo piano un ballatoio a scopo militare e alcune stanze di cui non si conosce la funzione. Probabilmente erano stanze per gli ospiti o per i soldati. Successive ristrutturazioni risalgono al pontificato di Leone X nel 1521 quando Nepi fu ceduta al poeta cortese Bernardo Accolti detto “L’Unico”, poco amato dai nepesini a causa delle tasse troppo salate e le numerose ingiustizie di cui fu responsabile. Sua la nuova porta di accesso detta appunto “Porta dell’Unico” sulla quale appariva l’iscrizione: “UNICUS CUSTOS PROCUL HINC TIMORES”. Altri grandi interventi furono eseguiti sotto il pontificato di Paolo III Farnese che investì suo nipote Pier Luigi del titolo di duca di Nepi. L’intervento riguardò la costruzione di imponenti bastioni realizzati da Antonio da Sangallo il giovane nel 1537. Vasari definì nelle sue “Vite” quest’opera “inespugnabile e bella”. Dal XVII secolo inizia per la rocca un periodo di abbandono. Divenne con gli anni anche un luogo di estrazione di materiali da parte di prelati e privati cittadini. Alla fine dell’Ottocento per permettere la costruzione di una nuova via di accesso alla città venne demolito un tratto delle mura e la porta dell’Unico. Dopo lavori di rafforzamento eseguiti nel 2006 la fortezza è oggi sede di manifestazioni pubbliche. Campo de’ fiori 41 Noi , prima “ I Feudi ” , poi “ I Rosacroce ” Il gruppo beat di Castel Sant’Elia nei mitici anni ‘60 R ...continua dal numero 127 icordo che i mitici anni ’60 anche per Sandro Anselmi, direttore di questa rivista, sono stati unici ed indimenticabili. Lui, infatti, era Max, il bravissimo cantante del gruppo “I grandi Naufraghi”, e noi eravamo “I Rosacroce”. Purtroppo non abbiamo mai avuto il piacere di gareggiare insieme. Sì, sono stati veramente anni stupendi per tutti quelli della nostra generazione! Proprio Sandro Anselmi, nel 2003, organizzò una grande cena presso il Ristorante Sabina, riunendo tutti coloro che avevano fatto parte di gruppi musicali della nostra zona, con le rispettive moglie e figli al seguito. Ricordo che un angolo della sala era stato completamente allestito con strumenti musicali e tutta l’amplificazione necessaria per far suonare e cantare liberamente, tra una portata e l’altra, chi voleva riesibirsi. E infatti cenammo, suonammo, cantammo e ballammo! Fu davvero una bellissima serata, senz’altro da ricordare, perché ci trovammo, dopo tanti anni, a raccontarceepisodi e aneddoti L’attestato rilasciato dall’A.I.D.I. ai partecipanti alla cena dei vecchi gruppi musiclai vissuti in quegli anni. Fu molto bello ritornare indietro con la mente per far riaffiorare quei ricordi che sembravano ormai dimenticati. Poi, a fine serata, nel salutarci, Sandro Anselmi, organizzatore dell’iniziativa, diede ad ogni membro di ciascun gruppo musicale un attestato di riconoscimento dell’Associazione da lui fondata, l’A.I.D.I. Accademia Internazionale d’Italia. Per tutti questi ricordi che pian piano sono riaffiorati nella mia mente e che ho raccontato a tutti voi numerosissimi ed affezionatissimi lettori di Campo de’ fiori, devo ringraziare mia moglie Bruna che mi Castel Sant’Elia. Anno 1967. I Rosacroce. ha spronato a ricorIn piedi da sx: Pietro Bartolacci, Silverio Dei, Cesare Concordia. dare per rivivere e riSeduti da sx: Randolfo Dei, Gino Graziosi, Ubaldo De Stefani. percorrere quei È fin dal primo numero di Campo de’ fiori, bellissimi momenti. E’ lei che mi ha ascolda lui fondato tredici anni fa, che mi chietato con pazienza e convinto a lasciare un deva di raccontare del mio gruppo musicale, segno attraverso le pagine di questa amaritirando fuori le nostre vecchie foto, tutt’ora tissima rivista. Così ho esternato tutta la molto rare. Ma, un po’ per motivi di lavoro, mia nostalgia, ma è stata lei ad aver scritto, un po’ per il poco tempo libero a disposiper me, questi indimenticabili episodi di zione e un po’ per pigrizia, non avevo mai quegli ormai lontani ma indimenticabili anni avuto modo di soddisfare questa sua richie’60. Ci siamo improvvisati per un po’ simpasta. Ora, anche se con qualche anno di riticamente “giornalisti”. tardo, ho cercato di rimediare. Be’, come si Un grazie particolare a Sandro Anselmi che dice, meglio tardi che mai! io e mia moglie conosciamo da oltre quaEd io lo ringrazio enormemente per avermi ranta anni, quando, anche lui molto giodato la possibilità di ripercorrere sulle pavane, iniziava la sua professione di gine del suo Campo de’ fiori tutti i miei riassicuratore, girando per le fabbriche e le cordi del tempo che fu! case a proporre le sue polizze. Con il suo modo gentile, ci convinceva ad assicurarci Silverio Dei e Bruna Darida contro gli infortuni e ad assicurare con la sua compagnia le nostre auto. 42 Campo de’ fiori Anni ’60: nel cielo di Bagnoregio… volarono I FALCHETTI N el 1967 nasceva il primo complesso musicale di Bagnoregio: I falchetti. A 48 anni di distanza da allora abbiamo incontrato in un caldissimo pomeriggio di agosto due di loro Carlo Urbani e Vincenzo Fausto per cercare di ripercorrere, almeno virtualmente, una parte di quegli anni. Carlo Urbani: Io ero la chitarra solista di quella formazione. Con me c’erano Massimo Quintarelli alla chitarra acustica, Gianni Fiani al basso e Rino Taborra alla batteria. Il nostro debutto avvenne nel cortile dell’allora seminario vescovile. Era un pomeriggio, ricordo, e il nostro repertorio era formato da solo 5 o 6 canzoni. L’amplificazione (si fa per dire) era ricavata da alcune radio Geloso che, opportunamente modificate, sviluppavano al massimo 10-15 watt. Quella formazione durò poco. Massimo Quintarelli, infatti, decise di lasciare il gruppo per dedicarsi al calcio giocato, e in formazione entrò Vincenzo Fausto, alla batteria e voce, con spostamento di Rino Taborra alla chitarra acustica. Vincenzo Fausto: Credo il nostro complesso, all’epoca, abbia contribuito, almeno un po’, a cambiare la vita della Bagnoregio di quegli anni, anche culturalmente, intendo. Erano anni importanti quelli, il mondo stava cambiando, il ’68 con tutti i suoi moti di protesta era alle porte. Noi eravamo giovanissimi (1618 anni), magari un po’ imbranati, come tutti i ragazzi di paese, ma da quel movimento socio-culturale ci siamo fatti sfiorare solo marginalmente o, forse, l’abbiamo scansato volutamente. Comunque avevamo voglia di fare qualcosa, e qualcosa facevamo. Insieme a “Girapaesi”, era il soprannome di un commerciante, che si spacciava per espero di musica (il nostro manager), ci inventammo una sala da ballo. La Grotta Azzurra. Era in una ex falegnameria, proprio sotto il cinema Enal e si ballava il pomeriggio della domenica. Durò poco, però, perché il gestore del cinema si lamentava per il rumore che facevamo (con 15 watt!), che secondo lui, salendo, disturbava gli spettatori. Ricordo un aneddoto: proprio per fare poco rumore il nostro manager, che stava alla cassa e staccava i biglietti, ce l’aveva con Gianni e il suo basso, e gli diceva: “Gianni abbassa il volume” e Gianni abbassava. Poco dopo Gianni è troppo alto, abbassa ancora” e Gianni abbassava ancora. La storia continuava per tra, quattro, cinque volte fino a quando Gianni, sfinito, spegneva il basso e diceva al manager ”Così va bene?” e quello “E’ perfetto!”. Gianni mi piace ricordarlo così, Ricordo anche quando suonammo Piccola Katy e lui fece il parlato della canzone dei Phoo inventandosi il testo che non sapeva. Era la festa del Patrono San Bonaventura e in piazza cantava Achille Togliani. Gianni se n’è andato da poco, ci ha lasciato nel mese di Giugno: ci manca molto, ma sarà sempre con noi, nei nostri cuori e nella nostra testa. Carlo: dopo l’esperienza della Grotta Azzurra, avevamo bisogno di un’amplificazione adeguata anche per fronteggiare la concorrenza di altri complessi della provincia. La concorrenza paesana, invece (c’era un altro complesso: I Lovers), non ci spaventava. Acquistammo tre amplificatori Steelphon e un impianto vocale Davoli, grazie anche all’aiuto economico di Giuliano Crocoli. Cercavamo poi un posto per fare le prove e lo scovai in Via Francalancia, nelle storiche fornaci dismesse dei F.lli Zeroli. Insieme agli amici le ristrutturammo e fondammo il Garden Blu. Il locale ebbe un grande successo anche se suscitò una serie di critiche da parte dei soliti ben pensanti dell’epoca che, ignari che il mondo giovanile stava cambiando, iniziarono a spargere fango, notizie false e inverosimili, su quanto accadeva in quel locale. Vincenzo: Nel frattempo noi continuavamo la nostra esperienza musicale. Partecipammo a Bagnoregio, come complesso base, alla prima edizione del festival del Belvedere e , visto il successo ottenuto, organizzammo direttamente la seconda edizione, che ebbe un grandissimo successo di pubblico. Un po’ meno a livello d’incassi, però, perché (si dice) qualcuno di quelli che avevamo delegato alla cassa, pensò bene di arraffare dei soldi per finanziare la sua vacanza estiva!! Di fatto molti di quelli che lavorarono insieme a noi furono pagati solo simbolicamente e, naturalmente, s’arrabbiarono di brutto. Carlo: Negli anni ’68-’69 partecipammo ad alcune gare di complessi (allora andavano per la maggiore) vincendone tre: Alviano, Orvieto, Celleno. Suonammo poi in molte delle prime sale da ballo dell’epoca: a Vetralla, Civitella D’Agliano, Orvieto, Porano, Castiglione in Teverina e per alcuni veglioni a Roma. Vincenzo: Abbiamo suonato in parecchi locali ma, stranamente, mai in un veglione a Bagnoregio. Peccato, però, perché ci tenevamo! La storia del nostro complesso finisce negli anni ’70. Tra noi c’era chi trovava lavoro, chi si preparava per l’università e chi s’innamorava. Ma la ragione vera era che i tempi stavano cambiando. I tanti nuovi gruppi che stavano nascendo erano bravi, anzi, molto bravi. Noi eravamo consapevoli delle nostre modeste qualità e per evitare di fare brutte figure decidemmo di smettere… forse è stato meglio così. Campo de’ fiori 43 Feste Patronali dei Santi Marciano e Giovanni a Civita Castellana QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA. “S olo nella tradizione è il mio amore” diceva Paolo Pasolini. Ogni città e soprattutto ogni paese è legato alla propria tradizione. Nella nostra cittadina di Civita Castellana di Beatrice tra il 15 e il 27 Settembre Manocchio si sono svolti i festeggiamenti in onore dei patroni San Giovanni e Marciano. La festa si è aperta con l’evento musicale “Star per una notte” con il Gruppo Luna, guastato, purtroppo, da uno spiacevole avvenimento: una brutta rissa che ha spaventato e messo in fuga tutti i presenti. Il 16 Settembre, giorno dei patroni, ha avuto luogo in piazza Matteotti la processione con le reliquie dei santi e successivamente la bengalata. Il 17 Settembre c’è stata, invece, la tradizionale fiera di merci e bestiame che ha occupato alcune vie della cittadina per l’intera giornata, mentre la sera, in piazza Matteotti, è stato organizzato lo spettacolo di musica, canto e danza “Live in centro”, a cura di Alessio Nelli e Arianna Silveri, con la partecipazione della scuola di formazione danza Honey. Il 18, poi, la piazza è stata animata dall’evento organizzato dal famoso gruppo di recitazione locale “I NUN SE PONNO GUARDA’”, che ha messo in scena lo spettacolo “I mitici anni ‘80”, con la partecipazione dei ragazzi del Centro Socie Educativo di Civita Castellana. Il gruppo ha presentato proprio un bel lavoro, con impegno e determinazione ha portato in piazza ciò che mancava da molto tempo: intrattenimento, divertimento e allegria. Il centro storico si è riempito di persone che applaudivano soddisfatte e contente di quello che stavano vedendo. La stessa cosa è avvenuta anche la sera del “Live in centro” grazie all’intrattenimento della bravissima cantante Arianna Silveri, che ha aperto la serata, e alla partecipazione degli attori del musical “La divina Commedia”, di Antonio Spaziano, accompagnati dalle bravissime ballerine della Honey dance. Un grazie va anche al cantante Evol che ha presentato il suo nuovo singolo “Il nostro show”, e al collega Alessio Nelli che ha contribuito alla realizzazione di tutto questo. Ed è proprio grazie a serate come questeche capiamo quanto una tradizione sia importante. Molti, nonostante le mille difficoltà, hanno cercato in qualche modo di contribuire alla realizzazione della festa. Sì, perchè c’è chi veramente ci tiene e ci mette il cuore affinchè le cose vadano avanti bene. C’è chi crede nelle tradizioni della nostra cittadina, anche se questa festa tradizionale, per certi aspetti, dovrebbe essere modificata e “aggiornata”, facendola comunque rimanere viva. E i festeggiamenti non sono mancati neanche sabato 19 Settembre, con il torneo di street basket nel pomeriggio, a cui moltissimi ragazzi hanno partecipato, e con l’evento straordinario “Beatlestory”, un live show multimediale che ha ripercorso la storia del gruppo inglese attraverso gli eventi più importanti. La serata è stata ricca di emozioni grazie alla buona musica e soprattutto alla bravura dei cantanti. Stiamo parlando di Patrizio Angeletti (John Lennon), Roberto Angelelli (George Harrison), Armando Croce (Ringo Starr), Emanuele Angeletti (Paul McCartney). Il 20 Settembre invece abbiamo avuto come ospiti Il gruppetto di Zelig e a fine serata, come da tradizione, non poteva mancare lo spettacolo pirotecnico in via Belvedere. Una settimana di stop e poi tutti di nuovo in piazza con il tradizionale corteo storico e lo spettacolo conclusivo di Cristiano De Andrè in concerto, che ha avuto luogo il 26 Settembre. E per finire, come di consuetudine, Domenica 27 Settembre è avvenuto il 20° palio degli anelli. Tante sono state le iniziative proposte. Sta a noi decidere se portare avanti una tradizione che ci appartiene o rimanere in disparte a criticare. Spesso siamo capaci solo di giudicare negativamente tutto quello che ci viene proposto. Una tradizione non ha età, è fuori dal tempo e solo chi ci mette amore riesce a tenerla in vita. L’unione fa la forza! Tutti nel nostro piccolo possiamo collaborare affinchè ogni anno la festa migliori. Molti ci provano e gli altri che aspettano? Campo de’ fiori 44 26° Corsa dei carrettini di Fabrica di Roma A nche quest’anno in onore dei festeggiamenti dei Patroni San Matteo e San Giustino, a Fabrica di Roma si è svolta la storica corsa dei carrettini, ormai arrivata di Chiara alla sua ventiseiesima ediTodini zione. Evento seguito da tutta la cittadinanza, che, nonostante quest’anno sia stato svolto di lunedì, anzichè di sabato, non ha peccato di presenze. Sembra, infatti, di non poter dire che ci sia stata la festa a Fabrica di Roma se non si è corsa la gara. Ma di cosa si tratta? E cosa sono questi carrettini? Per i Fabrichesi queste domande sono superflue, ma per chi non vive la quotidianità del paese è necessario spiegare e raccontare di cosa sto parlando. Partiamo proprio dalla nascita di quest’usanza. Sembra, infatti, che, anche se quest’anno sia stata disputata la ventiseiesima corsa, la storia dei carrettini risalga ai primi anni del dopoguerra, quando i ragazzi fabrichesi si divertivano a mettere insieme delle tavole di legno e a scendere per le vie del paese sulla strada non ancora del tutto asfaltata. Poi nel 1989 si decise di renderlo un avvenimento fisso durante i festeggiamenti del patrono San Matteo, il 21 di Settembre. Nel 1999 addirittura si istituì il trofeo “Dando”, e nel 2001 il trofeo “Ruzzo”, in onore di due fabrichesi scomparsi, che facevano dell’organizzazione dell’evento il loro pane quotidiano. I carrettini sono delle piccole macchine in ferro o legno, che spesso non superano il metro e mezzo di lunghezza. Non sono tutti uguali, infatti, ogni pilota personalizza il suo carrettino, inserendo delle particolarità che lo contraddistingue dagli altri. Ma quello che caratterizza questi mezzi è l’avere le ruote esclusivamente di ferro, ossia i Cuscinetti a Sfera, ossia dei dispositivi meccanici usati soprattutto nei motori per ridurre l’attrito tra due oggetti in movimento rotatorio. È proprio questa specificità che rende scenografiche le loro discese, in quanto, avendo ovviamente pochissimo attrito sull’asfalto, spesso succede di trovarsi in rocambolesche sbandate e testacoda lungo il percorso. Infatti, balle di fieno delimitano il percorso, per la sicurezza dei piloti e degli spettatori. Il percorso originale aveva una lunghezza di 800 metri circa e si snodava lungo il paese partendo dalla parte più alta, nel quartiere San Rocco passando davanti al Municipio e alla piazza, fino ad arrivare in Via Roma. Qui nella via principale del paese il percorso trova la pianura arrestando così la discesa dei carrettini. Purtroppo però negli ultimi anni a causa di varie restrizioni, il percorso è stato notevolmente accorciato, spostando la partenza all’altezza della curva del municipio. In questo modo è stata tolta una lunga discesa e la prima curva, considerata la parte del percorso più semplice. Come si può immaginare, ogni punto del percorso ha delle difficoltà diverse. Quella più temuta è la famigerata curva “de Nerò” (il nome viene da un commerciante che ha la sua attività proprio lungo questo tratto di strada). Si tratta, infatti, di un tornante parabolico in cui la velocità della discesa precedente e la scarsa aderenza dettata dai Cuscinetti in ferro, fa spesso andare fuori strada i piloti. Un altro tratto abbastanza ostile è quello di “For de Porta”. Si tratta di una curva ad angolo acuto, che deve essere presa molto stretta, altrimenti anche in questo caso, si rischia di finire contro le balle di fieno. Ed è superata questa curva che spesso si disputano le battaglie finali per la lotta al primo posto, caratterizzate da sorpassi e spintoni con le mani, il tutto in maniera molto amichevole. Infatti, nonostante si tratti di una gara, il divertimento è il fondamento di tutto l’evento. La corsa si caratterizza di batterie, attraverso le quali alla fine si decretano i vincitori. Alla fine di ogni batteria un pick-up e un trattore trainano con una corda tutti i carrettini in fila con a bordo i piloti, per riportarli alla partenza. Intanto i giudici, posizionati al traguardo, valutano la corsa e decretano i primi arrivati. Un’ultima discesa di tutti i carrettini insieme sancisce la fine della gara, ed è considerata la parte più divertente. Infatti scendendo tutti insieme si ha una maggiore possibilità di uscire fuori strada, ed il fatto di essere in molti e tutti vicini crea una sorta di effetto domino, in cui se un pilota carambola, succede che anche chi gli è dietro potrebbe fare la stessa fine. Soprattutto nella curva di “For de Porta”. In questa gara non ci sono molte regole. Si tratta principalmente di norme di sicurezza e di costruzione del carrettino. È vero che quest’ultimo si può personalizzare, ma devono essere rispettati dei criteri che sono uguali per tutti, come per esempio la dimensione, due metri di lunghezza per un metro di larghezza, e i cuscinetti, rigorosamente in ferro e lisci. Inoltre il carrettino non deve presentare grandi scocche o parti coperte che possano nascondere zavorre di cemento, ferro o altri materiali pesanti. E poi, è estremamente importante che il pilota per correre indossi guanti e casco, appunto per la propria sicurezza e quella degli spettatori. L’iscrizione non ha precisi limiti di età ed è aperta a tutti, maschi e femmine, che hanno voglia di divertirsi con qualcosa che anche i nostri nonni si allietavano a fare. Al momento della sottoscrizione alla partecipazione si riceve un numero, che diventerà poi quello di gara da attaccare al carretto. Fino allo scorso anno non era possibile visionare tutto il percorso, tanto meno vedere quante carambole erano state fatte e se qualcuno era uscito dal percorso. Infatti, lo spettatore una volta posto in una parte del percorso vedeva solo quel momento di gara. Novità del 2015 è stato l’inserimento di telecamere lungo il percorso e di un maxi schermo a “For de porta” per la visione di tutta la gara. Ed è proprio qui che la gente si è sempre concentrata per assistere alla gara, poiché si ha una maggiore visione del percorso e soprattutto del traguardo. Nonostante sia una tradizione ormai datata, moltissimi sono i giovani che partecipano, infatti nel corso degli anni è stato necessario aumentare i premi. Le generazioni fabrichesi che si sono susseguite sui carretti sono due e, in alcun casi, anche tre, poiché si tende a tramandare di padre in figlio questa tradizione. Un evento che quest’anno ha trovato sfogo anche nella tecnologia. Oltre al maxi schermo, moltissimi sono stati i selfie fatti dai piloti e dai loro sostenitori, anche durante la competizione. Una tradizione che riempie i cuori dei Fabrichesi, a cui nessuno intende rinunciare e che per questo è da sempre stata messa al centro delle feste patronali. Campo de’ fiori 45 Campo de’ fiori Sport “Viaggio tra le società sportive” FLAMINIA CALCIO CIVITA CASTELLANA I nizio questo mio viaggio tra le società e associazioni sportive di Civita Castellana, premettendo che nella mia rubrica non parlerò di Sergio Piano assolutamente dei risultati conseguiti sul campo, ma dei vari progetti che le società presenti sul territorio stanno portando avanti. Oltre a raccontare i progetti, racconterò anche la storia di queste realtà che da tanti anni portano in giro per l’Italia il nome di Civita Castellana. La ASD Flaminia Calcio Civita Castellana è la maggiore società calcistica di Civita Castellana. E’ la diretta discendente della US Pool Industrie Civita Castellana prima e della ASD Calcio Ceramica Flaminia poi. Milita nel Campionato di serie D. Andando a ritroso nel tempo, possiamo dire che l’ origine del calcio a Civita Castellana è datato 1931, cioè nel periodo fascista, quando alcuni giovani dell’ epoca dopo aver svolto attività a carattere episodico, formano la “US Veliti del Littorio” iscrivendola al campionato di terza divisione (19311932 e 1932 - 1933). Continuando il nostro percorso a ritroso, ricordiamo inoltre la partecipazione dell’allora “Civita Castellana Calcio” al Campionato di serie C negli anni: 1946 - 1947 e 1947 1948. Bisogna poi aspettare la Stagione Sportiva 1991 - 1992 per rivedere una squadra civitonica partecipare ad un Campionato di buon livello (Campionato di Eccellenza), quando la US Nuova Fabrica si trasferisce a Civita Castellana, fondendosi con una squadra locale di Prima Categoria e dando vita alla US Colavene Civita Castellana. Alla prima stagione nel massimo Campionato regionale, la nuova realtà civitonica, vince il suo girone e conquista così il diritto a partecipare al Campionato di serie D, cambiando ancora denominazione in “Pool Industrie Civita Castellana”. Nella stagione 2006 - 2007 la società Pool Industrie Civita Castellana diventa ASD Calcio Ceramica Flaminia e nel 2008 (dopo la fusione con l’ ASD Bassano Romano) prenderà il nome di ASD Flaminia Civita Castellana, che nel 2014 assumerà la denominazione di Virtus Flaminia Civita Castellana. Come si può vedere leggendo sopra tra le note storiche, tanti cambi di denominazione per una società che dalla sua nascita, ha avuto una costante e continua crescita negli anni, fino ad arrivare al Campionato di serie D dove milita tuttora. Grandissimo merito di questa continua escalation di risultati, va dato sicuramente a Roberto Ciappici, che da tantissimi anni ne è il Presidente e che ha saputo portare il calcio civitonico a ridosso del calcio professionistico, avvalendosi dell’aiuto importantissimo della Ceramica Flaminia. L’ho incontrato per parlare con lui della nuova stagione appena iniziata e dei programmi futuri della società e suoi personali. Presidente che stagione sarà per la Flaminia Civita Castellana? L’ obbiettivo primario è la salvezza e quindi la permanenza nel Campionato di serie.Riguardo alla Coppa Italia di Lega, è quello di arrivare il più lontano possibile. Abbiamo avviato un rapporto di collaborazione con la società Civita Castellana Calcio Giovanile che curerà la nostra squadra Juniores, ma non faremo settore giovanile. Quali progetti ha per il futuro della sua società? Al giorno d’oggi anche nel calcio si vive di quello che si ha, e quindi è difficile fare progetti, sia a breve che a lunga scadenza. Tutto ciò è dovuto logicamente alla mancanza di fondi, e cioè alla mancanza di sponsorizzazioni da parte sia di aziende che di privati, eccezion fatta per l’ Amministrazione Comunale, per la Ceramica Flaminia e per chi ancora riesce a sostenere la nostra attività e che ringrazio pubblicamente. Non si è stancato dopo tanti anni di questo calcio, malato e corrotto a tutti i livelli? Anche il calcio oggi purtroppo è diventato come la politica e cioè “Corrotto”, a cominciare da quello Professionistico, fino ai Dilettanti. Ma chi come me e come tanti altri è innamorato di questo sport, ha imparato a conviverci. Quando si sarà stancato del calcio, cosa farà? Come ho detto io sono innamorato del calcio e quindi mi auguro di rimanerci a ancora a lungo. Tuttavia, il giorno che deciderò di smettere, mi dedicherò al mio pezzetto di terra e al gioco delle bocce, che è la mia seconda passione. Lascio il Presidente Roberto Ciappici ringraziandolo della sua disponibilità e della sua gentilezza e augurando tantissime soddisfazioni a lui, ala sua società ed a tutti gli sportivi civitonici che seguono il calcio. Forza Flaminia Civita Castellana! 46 Campo de’ fiori ROMA: questo piccolo dolcis simo esserino abbandonato... secondo noi era di una persona anziana forse deceduta ed è stato abbandonato... è troppo dolce, abituato al contatto umano, a girare al guinzaglio FABRICA DI ROMA (VT) Lazio: anche in posti affollati, a saltare in auto appena viene aperto lo per chi cerca cucciola femmina sportello. VA d’accordo con cani e gatti Pesa kg 5.8 e secondo il URGENTE!!!!! E’ rimasto solo vet. ASL ha 9 anni.Ha una esigenza vitale di contatto con di PINCHER... .eccola qua: 6 lui...il fratellino è sparito Vi l’uomo, si rilassa e recupera energia quando si sente protetto mesi, con libretto vaccina prego aiutatemi a trovargli vicino a qualcuno. Cerchiamo persone amorevoli e sensibili, zioni... 3472411419 presto una casina sicura o l’adozione lo aiuterebbe a superare il trauma dell‘abbandono. anche lui rischia di fare una Povero scricciolo: visibile a Roma. brutta fine!!! adozioni.anim[email protected] 3396094625 Si trova a Vetralla (VT) RAGAZZI PERCHE’ TUTTI INDIFFERENTI 340/3624043. Grazie! DIFRONTE A QUESTO SCRICCIOLINO??? DOPO QUELLO CHE HA SOFFERTO POLUNA & SPINO VERINO ..VOGLIAMO DARGLI UNA FALUNA: è una femmina di MIGLIA???? NESSUNO CHIAMA PER taglia medio grande pro LUI… NEANCHE MEZZA CHIAMATA … babile incrocio marem MA COME E’ POSSIBILE????????? mano. Ha circa 7 anni.È Vive in pensione già da 3 mesi, dopo mesi di sterilizzata.È stata tro catena e non è questa una vita! Non esce mai da quel box che comunque a noi vata su un tratto molto costa...Ne va della sua vita futura. Sembra di taglia grande sulle foto, ma è in- pericoloso della statale flaminia nei pressi di civita vece di taglia medio/piccola (sembra un mini labrador) è un maschietto intero castellana. Nonostante i numerosi appelli nessuno l di circa un anno ,di taglia medio piccola (circa 15 kg). SALVATO DA ha mai reclamata e non si è mai trovata per lei una MALTRATTAMENTO. Va d’ accordissimo con tutti i cani, FORSE UN PÒ vera famiglia. Ha un carattere molto socievole con MENO CON I GATTI (da verificare!) È molto buono e affettuoso. Vaccigli altri cani sia maschi che femmine. Predilige pero nato, sverminato e microchippato. Se pensate ad un compagno di vita, guarla presenza umana. È coccolona e molto intelli datelo bene...Non vuole rimanere da solo, scapperebbe, ha già sofferto troppo gente. Vaccinazioni in regola. di solitudine. 3335375465-3496744121 SPINO: è un maschietto di circa 5 anni. Castrato, ta glia medio piccola. È stato portato in stallo presso una pensione casalinga ma poi nessuno lo ha piu ri preso. Nonostante la sua taglia è un cane domi nante sia all interno del branco che con le persone pero non si sono mai verificati litigi e convive sere namente con altri cani sia maschi che femmine. È regolarmente vaccinato. E al momento si trova in questa pensione Per info e adozione: 3496744121 Campo de’ fiori L’angolo del poeta 47 Lo vedete Civita nostra com’è bella? Lo vedete Civita nostra com’è bella? È sempre illuminata da ‘na stella e io ve lo dico con il cuore sincero perché sa ospitare pure il forestiero. Ma adesso con il progresso e buona intenzione È diventato un bel quartiere con tanta popolazione. Allora disse Civita a Catamello: sei contento? Be’, non posso dirti niente, ma nemmeno mi lamento! Quella persona che capita qua, se beve l’acqua di Civita, più non se ne va. Ci pensò su e poi rispose: sono contenta e sto benone Perché mi sono spostata con Piazza della Liberazione! Abbiamo il Forte Sangallo che è gagliardo, di certo l’architetto non è Da Vinci Leonardo. C’è il giardino, il fosso, il ponte levatore e nel tempo antico era abitato da un gran signore. Si dice nella storia che era il Borgia, sua figlia infida donna si dava all’orgia e faceva le pazzie a più non posso quando era stufa dell’amante, lo gettava nel pozzo. Civita nostra non è una capitale ma c’è Santa Maria Maggiore nostra cattedrale, il vero civitonico la rispetta e le fa gli onori specie quando è la festa dei santi protettori. Poi c’è il Ponte Clementino che è tanto bello Ha collegato Civita a Catamello. Catamello di là aveva l’arte, il ceramista, il vignaiolo, il contadino in bona parte. L’autrice di questa piacevole e simpatica poesia è la signora Margherita Caon (nella foto sopra), originaria di Civita Castellana, che ha voluto dedicare alla sua cittadina qualche bel verso in rima baciata. Margherita, che ha oltrepassato la soglia degli ottanta anni è una poetessa autodidatta. L AFORISMA di Montanarini Larte è la creazione che oltrepassa il suo creatore: larte ha significati superiori a quelli che può immaginare lartista che la crea. Lopera darte oltrepassa sempre lidea che lartista ebbe nel crearla: lopera è valida se supera il suo autore ‘E Puntarelle Ingredienti: Puntarelle, Alici sottolio, Aglio, Olio evo, Sale e aceto. Procedimento: Comprate un bel cespo di puntarelle (puntate su quelle “cicciotte”), tagliatele a striscioline e mettetele a bagno in acqua, ghiaccio e limone per “arricciarle”. Fatta questa operazione lavatele e scolatele. Nel frattempo, preparate in un mortaio (ò pistasale!) la salsa con alici e aglio: pestate questi due ingredienti finché raggiungano la consistenza di una crema, fatto questo, aggiungete dellaceto in modo che sciolga il composto, versatelo poi sulle puntarelle, aggiungete lolio, il sale, rimestate e servite. Consiglio Pratico Preparate le puntarelle almeno una buona mezzora prima di portarle in tavola, la salsa si amalgamerà meglio, esaltando al massimo il sapore di tutti gli ingredienti. Campo de’ fiori 48 La matematica è frutto di una scoperta o di un’invenzione? S e andassimo a cercare il significato dei termini “scoperta” e “invenzione” nel vocabolario della lingua italiana, ci accorgeremmo del Prof. che spesso si intrecciano. Massimo “Invenzione”: atto, effetto Marsicola dell’inventare (la stampa, la radio…); scoperta tecnica di uno strumento che mette in condizione l’uomo di migliorare alcune sue prestazioni (il telefono, ad esempio come strumento tecnico per migliorare la comunicazione). “Scoperta”: atto, effetto dello scoprire ciò che prima era ignoto a tutti. Frutto di una esplorazione, di una ricognizione. E poiché io ho la pretesa di aggiungere sempre qualcosa a quello che è noto a tutti con il piglio del rigore logico, dirò che “scoperta” è riferibile a ciò che c’è già nella realtà concreta ma che non è ancora noto, mentre “invenzione” è riferibile all’emersione di un’idea che nessuno ha mai avuto prima. Applicando alla matematica queste categorie si ottiene che questa disciplina è frutto di una invenzione. Persino il teorema di Pitagora, che alcuni considerano una sco- perta, dev’essere considerata una invenzione. Infatti in natura, ossia nella realtà del mondo fisico non esistono triangoli rettangoli, né quadrati, né trapezi… La matematica è un costrutto logico interamente conquistato dall’intelligenza e dalla razionalità umana. Le sue applicazioni pratiche dimostrano però che l’anima umana, sede e governo dell’intelligenza, è posta a metà strada tra “mondo fisico” e “mondo metafisico”, tra i corpi estesi e le sostanze immateriali. L’immutabilità e l’universalità dei concetti espressi dalla simbologia matema- tica rimandano all’immutabilità e all’universalità del “mondo delle idee” di Platone. E siccome questo mondo è all’origine del costruire, possiede in se stesso l’intera realtà. Ecco allora che “portare in chiaro un’idea”, può voler dire, rigorosamente parlando, “scoprire” qualcosa che già c’è ma che non era noto. Se accettassimo questi parametri, non ci sarebbe alcuna differenza tra scoperta e invenzione. Si tratterebbe semplicemente di distinguere tra “mondo materiale” e “mondo delle idee”. Nel cuore Campo de’ fiori 49 SI E’ SPENTO UN GRANDE CAMPIONE, UNA STELLA DEL PUGILATO Sergio Caprari 12.7.1932 - 12.10. 2015 Conoscevo Sergio per la sua fama di Campione di pugilato, ma meglio ebbi modo di conoscerlo nell’intervista che gli feci nel lontano Aprile del 2003, pubblicata sul numero 2 di Campo de’ fiori (vedi foto sotto). La simpatia e la semplicità di Sergio mi colpirono subito e mi misero immediatemnte a mio agio. Tante volte ci siamo poi incontrati durante le manifestazioni alle quali venivamo invitati, lui per il suo prestigio di vecchio campione, io quale direttore della rivista. Ho conosciuto, poi, meglio Sergio nel privato e lì ho potuto apprezzare, attraverso i suoi racconti, la generosità sportiva e il suo forte legame alla città natale. Con Sergio è venuto a mancare uno degli utlimi veri campioni, sia nello sport che nella vita! Sandro Anselmi Ricordiamo che Sergio Caprari, tra le numerossime vittorie, ha conquistato l'argento nelle Olimpiadi del 1952 e conseguito il titolo di Campione europeo nel 1958. 50 Campo de’ fiori WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS N 2 OTTOBRE - FESTA DEI NONNI ALLA RSA DI FALERIA (VT) La Festa dei nonni è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo, celebrata in onore della figura dei nonni e dell’influenza sociale degli stessi. Tale ricorrenza non è festeggiata, in tutto il mondo, nello stesso giorno. In gran parte dei paesi l’evento è festeggiato nel mese di settembre o di ottobre. L’istituzione a livello nazionale avviene con la “Legge 31 luglio 2005, n. 159 Istituzione della Festa nazionale dei nonni” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 12 agosto 2005. La Festa è concepita proprio come momento di incontro e riconoscenza nei confronti dei nonni-angeli custodi dell’infanzia. L’idea di un giorno nazionale da dedicare ai nonni è venuta per prima ad una casalinga del West Virginia, Marian Mc Quade. La signora Mc Quade, mamma di 15 figli e nonna di 40 nipoti, iniziò la campagna nel 1970, ma lavorava con gli anziani già dal 1956. Nel 1978, l’allora Presidente americano, Jimmy Carter, proclamò che la festa nazionale dei nonni Grandparents Day fosse celebrata ogni anno la prima domenica di settembre dopo il Labor Day. Promotore della festa dei nonni, da un decennio in Europa, è soprattutto l’Ufficio Olandese dei Fiori che ogni anno, organizza iniziative ed eventi per celebrare il legame unico e prezioso tra nonni e nipoti e invita a regalare ai nonni una piantina, per ringraziarli di tutto ciò che questi speciali angeli custodi fanno per i nipotini. Proprio per quanto documentato sopra, presso RSA Villa Anna di Faleria (VT), ha sempre dato molta rilevanza a tale ricorrenza. La Residenza Sanitaria Assistenziale Villa Anna (che fino al 2012 si chiamava RSA Sorrentino) si trova sulla Strada Provinciale Falisca a Faleria (VT), a 3 km circa da Rignano Flaminio. Villa Anna è una RSA, cioè una struttura sanitaria assistenziale di tipo residenziale, attrezzata per l’accoglienza e la lunga permanenza di Persone con diversi livelli e condizioni di non autosufficienza, parziale o totale. Il 2 ottobre 2015, per il terzo anno consecutivo, partner dell’iniziativa è stata la Croce Rossa Giovani, che ha preparato per i nostri ospiti giochi e attività ricreative come karaoke, tombola, palloncini e trucco. A sorpresa per gli ospiti un servizio parrucchiere per un uomo e una donna offerto da Mauro Bragaloni noto parrucchiere della zona di Faleria che ha voluto festeggiare insieme agli ospiti con un omaggio molto gradito e alla fotografa amatoriale Gaia Corinaldesi che con i suoi scatti fotografici è stata in grado di fissare la gioia di quei momenti. Un evento che ha la finalità di celebrare la figura importantissima dei nonni: i nostri primi amici, quelli che hanno vegliato sulla nostra infanzia, che ci hanno coccolato e soprattutto ci hanno trasmesso valori del passato su cui abbiamo fondato il nostro presente e che ci guideranno in futuro. La realizzazione della festa dei nonni prevede un periodo di preparazione del quale si occupano la Terapista Occupazionale, Annalisa Mariottini, e l’educatrice, Ilaria Cianchi. Un esempio è il piccolo rinfresco creato per l’evento frutto del laboratorio di cucina portato avanti oramai da più di un anno con ottimi risultati. Il coordinatore Infermieristico, dott.ssa Sarah Poliseri, “la figura dei nonni è andata cambiando nel corso degli anni, da trasmettitori di valori sono diventati nella società odierna una risorsa per le famiglie, sia economicamente, è inutile negarlo, sia perché in una società dove i rapporti interpersonali si stanno perdendo e viviamo di rapporti telematicamente virtuali, i nonni oggi, seppur avanti anche essi con la tecnologia e al passo con i tempi, rappresentano gli unici che “comunicano”, gli unici con cui parlare. Gesti banali, che si stanno perdendo. Facciamo un appello alle scuole, non abbiate paura di favorire uno scambio generazionale tra anziani e ragazzi, anche nella Nostra struttura, noi siamo pienamente disponibili ad accogliervi, perché questo può solo arricchire le nuove generazioni e al contempo regalare emozioni agli anziani, o meglio ai nonni”. Naturalmente i ringraziamenti vanno a tutti Infermieri, Operatori socio sanitari e personale sanitario che ruotano giornalmente sugli ospiti i quali garantiscono un benessere biopsicosociale e a tutti coloro che sono intervenuti che con il loro contributo hanno regalato un giorno molto speciale hai nostri nonni. Sarah Poliseri “A scuola su due piedi”: a Civita Castellana centinaia di bambini in cammino verso la scuola Andare a scuola su due piedi, camminando per mano con i compagni, accompagnati dalle insegnanti: questo hanno fatto i bambini di tutte le scuole elementari di Civita Castellana che stamattina avevano appuntamento in tre punti di raccolta in diverse zone della città. L’iniziativa, inserita in CiviTonica, è scaturita dal progetto “Sindaco per un giorno” con il quale l’amministrazione comunale lo scorso anno aveva richiesto ai bambini delle scuole elementari di proporre un progetto dettagliato e realizzabile per migliorare la loro città. Così gli alunni della V A della scuola Manzi, vincitori del progetto, hanno proposto che una volta l’anno tutti i bambini andassero a scuola a piedi. Durante la premiazione del concorso “Sindaco per un giorno” tutti gli alunni vincitori, insieme al sindaco, avevano firmato l’ordinanza che istituiva tale “regola cittadina”, che vede il primo giorno di ottobre tutti i bambini si debbano recare a scuola a piedi. L’iniziativa, prevista per giovedì primo ottobre, era stata poi rimandata a causa della pioggia e si è svolta il giovedì successivo, 8 ottobre. Tutti i bambini hanno indossato la maglietta fatta stampare appositamente dall’amministrazione comunale per l’occasione, con il disegno realizzato dai bambini. “Voglio fare i complimenti agli alunni della V A della scuola Manzi per aver ideato questo progetto – ha detto il sindaco di Civita Castellana, Gianluca Angelelli - e a tutti i bambini che oggi si sono recati a scuola a piedi, dimostrando con il loro esempio che la nostra città può essere vissuta cercando di mettere un po’ da parte le auto e lasciando spazio a una migliore vivibilità. Alcuni bambini avevano cartelli con scritto “meno smog, più ambiente”: questo è un altro motivo per incentivare il minore utilizzo di aiuto e una maggiore attenzione a chi invece sceglie di vivere la città su due piedi. Ringrazio i genitori e gli insegnanti che hanno accompagnato i bambini a scuola, partecipando a questa iniziativa che ha unito tutti gli alunni della nostra città”. Campo de’ fiori 51 WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS GRANDE CONCORSO MISS e MISTER MADE IN ITALY E MISS OVER 30/40-2015 VII EDIZIONE SEMIFINALE A ROMA E FINALE A OTRANTO Settembre non è solo il mese della scuola; da qualche anno a questa parte è anche il mese delle Miss. Concorsi di tanti tipi tra cui quello “storico” di Miss Italia slittato dalla Rai all’emittente La7 e condotto da Simona Ventura e che ha suscitato polemiche per le dichiarazioni sulla guerra della Miss di quest’anno Alice Sabatini, ma che ha visto l’iscrizione di ben diecimila ragazze: un successo. Tra i più significativi concorsi nazionali c’è anche quello organizzato dalla Savastano production e in particolare dal Patron Emilio Savastano e giunto alla 7° Edizione Miss e Mister Made in Italy e Miss Over 30-40, che ha visto la partecipazione di bei ragazzi e ragazze da ogni parte d’Italia e anche di nazionalità straniera, che hanno gareggiato per una fascia del più bello e anche di agguerrite e grintose Miss Over più “stagionate”, che hanno giocato per qualche ora alla “più bella del reame”. La semifinale si è svolta a Roma il giorno 6 settembre nella prestigiosa location del locale “Antica Fontana di Trevi” (finale Regionale Lazio 2015) e ha visto l’incoronazione di Marisa Di Cecca come Miss Made in Italy, Mister Made in Italy Federico Callegari e al primo posto la Over Selina David Fille. La manifestazione è stata coordinata e condotta dall’Art Manager Giovanna Lauretta e dal produttore televisivo Aldo Longo in un clima disteso e festoso, raro per questo genere di concorsi. Anche altre fasce sono state assegnate:Miss Talento a Victoria Rodionova, Miss Eleganza a Chiara Cervo , Miss Sicilia Made in Italy a Claudia Abbate, Miss Made in Italy a Carola Tamburelli, Miss Sporting a Sara Tamburelli, Mister Made in Italy a Dario Mariano , Mister Immagine a Dario D’Amico. Brave e simpatiche le Miss Over 30/40 con fasce di Moda e Immagine e che sono : Roberta Frasca, Maria Laura Marini, Maddalena Menza che si è esibita in un’applaudita canzone romanesca del grande Ettore Petrolini cavallo di battaglia di Nino Manfredi “Tanto pe’ cantà” e un’elegante Ester Campese che si è esibita in una raffinata performance stile Cafè Chantant”. Convincente anche l’esibizione della prima classificata Miss Marisa Di Cecca che si è esibita con la sua partner Elena Arceri in un emozionante momento di danza sulle note di “Libertango”. Interessante quadro di moda “Rouge et noir” abiti della stilista Bruna Gentilini e Creazione Campey. Abiti neri per le belle Miss e abiti rossi per le spiritose Over. A chiudere in bellezza con la sua bravura la cantante internazionale Tammy. Sono stati presenti tanti ospiti una giuria di qualità del mondo televisivo, del giornalismo, dello spettacolo e della cultura. Il giorno 20 settembre si è conclusa a Otranto nella bella Puglia, presso il rinomato villaggio turistico Koinè la VII edizione del concorso., che ha visto sfilare in passerella nella fantastica cornice 30 concorrenti provenienti da tutta Italia tra piscina e splendide architetture. Ad essere incoronata Miss Made in Italy Andrada Marina da Torino e Mister Made in Italy Gabriele Tarantino da Copertino, Miss Over 30 Laura Bennici da Niscemi (Sicilia), Over 40 Daniele Longhini da Torino. Le acconciature di Cris Style Parrucchiere di Brindisi e gli abiti da sposa dell’Atelier Maria Manco “Sposa Collection”. La serata è stata presentata magistralmente dall’attore-showman Antonio Zequila con la partecipazione d’importanti ospiti in giuria del mondo dello spettacolo, del giornalismo e della moda Salentina a cura di Damiano Vicentelli, della Giovani & Barocco e la presenza prestigiosa della Presidentessa Passione. Un momento di allegria si è vissuto con la divertente esibizione della cabarettista Marisa Romano (Assuntina) ospite la brava cantante salentina Ventina De Sanctis. Come sempre con grande professionalità e passione, ha teAl centro Giovanna Lauretta con i vinci- nuto le redini di tutto il con l’attiva collaborazione di tutto il suo staff. Savastano ha concluso Patron Emilio Savastano la manifestazione salutando tutti e invitandoli alla prossima tori delle semifinali Lazio; Marisa Di edizione del Concorso 2016, ripreso dalle televisione Telerama Tv Salentina. Cecca e Federico Callegari Maddalena Menza MODA E PSICOLOGIA PER PIETRO SARANDREA Due interessanti eventi artistici hanno impegnato il Mo Sarandrea fine agosto e inizio settembre. Il 29 agosto a Bracciano (Rm), in occasione della notte rosa, dedicata alle donne, l’ artista si è cimentato come stilista; hanno sfilato dei vestiti vintage da lui dipinti promossi dalla boutique ‘’ TEOREMA’’ di Bracciano. Già di estremo pregio, con la sua pittura, l’ artista ha valorizzato i capi proposti poi indossati da modelle professioniste. ‘’Arte in movimento ‘’ sono le affermazioni di Pietro Sarandrea, che vuole portare la sua opera anche ad un pubblico più eterogeneo. Il secondo appuntamento è stato ad Assisi; il 4-5-6 settembre si è svolto il meeting ‘’ L’ ORIENTE INCONTRA L’ OCCIDENTE ’’ presieduto dalla sig. ra Gabriella Lavorgna, dove hanno partecipato artisti, psicologi, operatori olistici, scrittori, musicisti e danzatori. Pietro Sarandrea ha esposto in questa occasione, oltre alcune opere inerenti al tema mistico – psicologico, dei lavori su tessuti dove ultimamente sta ottenendo un ottimo successo. E’ stato presentato nella tavola rotonda Tre vestiti dipinti di Pietro Sarandrea dal dott. Raffaele Cavaliere, che da psicologo ha spiegato al pubblico il mondo profondo dell’ artista e da dove prende ispirazione. Il poliedrico Mo Pietro Sarandrea sembra cominciare bene la sua attività autunnale – invernale, forse è giusto affermare che l’ arte non conosce ferie, e questo instancabile artista Gabriella Lavorgna, Raffaele Cavaliere, conferma questa tesi. Pietro Sarandrea Paola Lamonica 52 Campo de’ fiori WS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS “Datura”, Il mini Ep di Dario Guidi E’ uscito il 4 Ottobre, in tutti i digital store, il nuovo “mini Ep” del cantautore e arpista viterbese Dario Guidi, ex concorrente di “XFactor” e vincitore del “Mini Festival di Viterbo”, nelle edizioni 2008 e 2011. Il titolo dell’opera è “Datura”, pianta allucinogena che, si dice, si trovasse alle porte dell’oracolo di Delfi. Il lavoro contiene tre brani del giovane artista : “Accordo Naturale”, “Il ballo del vero” e “Rien”. Dice Dario: “Ho voluto far uscire questo piccolo progetto per anticipare lo stile che prenderà il mio album. Sto lavorando alla realizzazione di un grande sogno insieme ad altri artisti e professionisti del campo come Michele Villetti, Luigi Lusini, Francesco di Marco, con la speranza che si realizzi. Intanto posso anticiparvi che a Novembre ci saranno due date live dove presenterò il nuovo concerto/spettacolo; insieme a me, infatti, ci sarà anche una performer, sarà qualcosa di molto interessante da vedere. Gli appuntamenti sono per l’8 Novembre al “Teatro Boni” di Acquapendente e il 21 Novembre a Roma al “Teatro Studio Magazzini” (Teatro Azione)”. Il servizio fotografico da cui è stata scelta la copertina del mini Ep è stato curato da Michele Fortuna. E’ sempre una grande soddisfazione, per la nostra associazione, vedere un ragazzo che ha calcato, per la prima volta, i palchi del “Mini Festival di Viterbo” farsi strada nel difficile mondo dello spettacolo. Dario Guidi ha tutte le carte in regola per riuscire ad andare avanti: sa cantare splendidamente, suona uno strumento singolare e complesso come l’arpa celtica, ha la giusta teatralità nelle performance live! Un passo per volta – a giugno è uscito il primo singolo, ora l’EP, presto l’album – gli auguriamo proprio di farcela, perché se lo merita! p. Ass. OMNIARTS Paolo Moricoli La vetrina d’arte della Biblioteca di Ronciglione Prosegue l’opera di promozione artistica della Biblioteca comunale di Ronciglione, attraverso la sua vetrina sul Corso principale del paese; nel mese di settembre l’ospite sarà la maestra dell’arte del macramè, uncinetto e chiacchierino Anna Meloni, di Ronciglione. Anna si è dedicata fin da piccola all’apprendimento di queste tradizionali tecniche di lavorazione del filo, raggiungendo importanti risultati come la pubblicazione dei propri lavori su riviste specialistiche quali Rakam e Ricamo italiano; alcuni anni fa è stata per questo invitata da Rai1 e da Sky a presentare le sue creazioni. Ha inoltre pubblicato cinque libri sulle tecniche di ricamo e sulla creazione di collane. Sin dalla prima edizione è stata ospite del Cubo Festival, rassegna culturale che si svolge a Ronciglione la prima settimana di dicembre e che promuove l’arte e la cultura in tutte le sue forme e manifestazioni. Ha inoltre partecipato a mostre itineranti organizzate dalla Comunità Montana dei Cimini e ad esposizioni di artigianato locale con il Centro Ricerche e Studi di Ronciglione nel periodo di carnevale. Come maestra d’arte, ha insegnato ricamo per tre anni all’Università della terza età di Viterbo, e a breve terrà a Ronciglione un corso sulla tecnica del macramè. Anna partecipa infine ai raduni internazionali delle merlettaie e merlettai. Le opere da lei esposte in biblioteca riproducono un fondale marino con la tecnica del crochet, e sono state realizzate nel 2014. Una nuova occasione quindi per valorizzare l’arte e la cultura in biblioteca attraverso l’esposizione di opere nella vetrina di Corso Umberto I, punto principale di passaggio nel centro del paese, capace per questo di attrarre l’attenzione ed, allo stesso tempo, abbellire e valorizzare la passeggiata stessa. Vi aspettiamo numerosi per tutto il mese di settembre ad ammirare le opere di Anna Meloni! Per la Biblioteca di Ronciglione - Silvia Petri SBANDIERATRICI E GRUPPO STORICO MUSICALE DI VITERBO SI ESIBISCONO AI PIEDI DELL'ALBERO DELLA VITA DI EXPO 2015 “Una grande emozione per tutti noi”. Ha commentato così il presidente del Comitato Centro Storico Alfredo Fazio dopo l'esibizione di questo pomeriggio ad Expo delle Sbandieratrici e del Gruppo Storico musicale Città di Viterbo. Più di mezz'ora di spettacolo, da piazza Italia fino all'albero della vita. “Una grande vetrina per il nostro gruppo, ma anche per la Città di Viterbo – ha aggiunto Fazio -. Ringraziamo l'organizzazione di Expo, il direttore dell'Agenzia regionale del Turismo Bastianelli che ci ha voluto in questa occasione e naturalmente l'assessore Barelli per il supporto. La grande affluenza di pubblico ha fatto slittare l'orario della nostra esibizione, che però è durata circa tre quarti d'ora. Viali stracolmi di visitatori ed inevitabilmente l'ingresso ha richiesto un po' più di tempo. Un'esperienza davvero emozionante questa di oggi che tutti noi conserveremo”. Subito dopo l'esibizione, foto di gruppo insieme all'assessore Barelli all'ingresso del padiglione Eataly, ai piedi della Macchina di Santa Rosa. L'addetto stampa - Cristina Pallotta CAMPO DE FIORI E SU FACEBOOK Tieniti aggiornato su tutte le novità e le iniziative della rivista che ami di più!!! Richiedi la nostra amicizia...anche dal nostro sito www.campodefiori.biz WS Campo de’ fiori 53 LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI SI ASSOCIA A TUTTI GLI AUGURI!!! Una candelina non farà altro che illuminare ancora di più il tuo viso... quel tuo sorriso, quei tuoi occhi che mi hanno fatto innamorare.TANTI AUGURI AMORE MIO Tanti auguri alla nostra nonnina Anna che il 17 Ottobre compie gli anni, da Martina e Pluto!!! Auguri a Sarah Antonelli peri suoi 27 anni, da mamma, papà, Federica, Francesca, i nipotini ed i cognati Un sincero augurio di una lunga e felice vita insieme a Luca a Anna Maria che si sono sposati il 19 Settembre, da tutti i parenti vicini … e lontani. La laurea è il primo traguardo della vita e tu l’hai superato splendidamente. Continua così, Martina Balzano. Auguri da zio Danilo, Patrizia e Lele Ad Andrea e Cristina che il 22 agosto si sono sposati. L’amore si legge nei vostri occhi, la felicità nei vostri sorrisi. Auguri da Mamma Anna. Il nostro augurio di felicità vi porti fortuna da Marco e Lorella. E’ bello vedervi iniziare a camminare insieme. Auguri dai vostri nipoti Serena, Ivano, Mirko, Samantha e Luca. Agli sposi più sorridenti che abbiamo mai conosciuto. Auguri da Chiara, Corrado, Mattia, Daniele e Gabriele. Un augurio speciale a Luisa Molinari che l’11 Novembre compie gli anni, dai fratelli, le sorelle e tutti i nipoti!! Buon compleanno a Mattia Fascella che compie 6 anni il 17 Ottobre...dai nonni Pina e Domenico e dallo zio Fabio Tanti auguri alla splendida cinquantenne Paola che il 31 Ottobre festeggia il suo compleanno da Laura, Luigi, Martina e Pluto Tanti auguri a Vittorio Nizzoli che ha compiuto 82 anni il 3 Settembre, da tutta la famiglia!!! Il 19 ottobre 2015 Luisa e Pino festeggiano 40 anni di ma- Tanti auguri a BEATRICE PIANO che il trimonio. Auguri 22 Ottobre festeggia il compleanno da dalle figlie, dai nizio Sergio, tutta la famiglia e gli poti e dai generi amici!!! Buon compleanno a LUDOVICA MARCELLI che il 17 Ottobre compie gli anni da zio Sergio e tutta la famiglia INVIATE I VOSTRI MESSAGGI DAUGURI SPECIALI AL NOSTRO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA [email protected] Campo de’ fiori 54 RINGRAZIAMENTO A.T.A.M.O. L’Associazione A.T.A.M.O. di Civita Castellana, vuole ringraziare di cuore tutti i cittadini che hanno generosamente contribuito alla pesca di beneficienza, organizzata in occasione della Festda dell’Unità che si è svolta presso il Parcho Primo Maggio (Boschetto) di Civita Castellana, dal 28 agosto al 6 settembre. Il ricavato sarà utilizzato per sostenere le attività svolte dall’associazione stessa. RINGRAZIAMENTO AI CATAMELLESI DAL C.S.E. “R.M. FREZZA” I ragazzi e gli operatori del Centro Socio Educativo “Rosa Merlini Frezza” di Civita Castellana, ringraziano lAssociazione dei Catamellesi (attualmente non più operativa) per il contributo donato, attraverso il quale è stato possibile acquistare attrezzature e mobilia necessarie allinterno della struttura stessa! Grazie infinite! Vi proponiamo il testo di questa simpatica canzone dedicata alla piccola cittadina di Canepina (VT). Il brano è stato presentato per la prima volta il 30 Agosto 2015 in Piazza Garibaldi, davanti ad oltre duemila persone, in occasione dello spettacolo Canepina’s got Talent. Ad interpretarla è stato Gino Benedetti, autore del testo, accompagnato dal gruppo musicale locale “La nuova combinazione”, che ne ha invece curato l’arragiamento. Un vero successo, per questo che potremmo define a tutti gli effetti l’Inno di Canepina! DONO GHIOTTO PER LA REDAZIONE DI CAMPO DE FIORI! Abbiamo il piacere di mostrarvi una foto della bellissima, oltre che buonissima crostata, offerta alla redazione da una affezionatissima lettrice di Campo de’ fiori. Una inaspettata e gradita sorpresa da farci leccare i baffi! Un vero capolavoro di alta pasticceria! Grazie a Bruna Darida! P.zza della Liberazione, 2 Civita Castellana (VT). Tel. 328.3513316 / 0761.513117 [email protected] Roma, 1870 circa. Ripa Grande dall'Aventino. Foto archivio Ercole Ottaviani. Campo de’ fiori Campo de’ fiori 55 Roma com’era 56 Campo de’ fiori Album dei ri Campo de’ fiori Civita Castellana, primi del ‘900. Foto archivio Dino De Angelis Campo de’ fiori Foto archivio Massimo Clener. Campo de’ fiori ricordi Campo de’ fiori Civita Castellana. Metà anni ‘40. Le nozze di ENZO MUSCOGIURI e ROSA LAVINI Il Pugile Civitonico Luciano Di Genova presso la palestra Puma Boxe Roma (Scuderia Gabriele De Santis) Anno 1979. Foto di archivio del CONI-Marco MenechelliDelegato Regionale CONI Campo de’ fiori Campo de’ fiori Civita Castellana. Anno 1937. Famiglia Gomiero Elerino e Noemi Norbiato. Da sx: Elda Gomiero, Noemi Norbiato, Achille Gomiero, Eraclio Gomiero, Aldo Gomiero e la piccola Dirce Gomiero. Foto della Sig.ra Dirce Gomiero Luciana Testa in viaggio di nozze - 1952. 58 Campo de’ fiori Album de Campo de’ fiori Civita Castellana. Anno 1943. In piedi da sx: Giacinta Crestoni, Angelina..., Vittoria Del Priore, Anna Maria Moltoni, Gioacchino Contenti, Giuseppe Mancini, Giustina Contenti, Giovanni Del Priore, Paolo... . Seduti da sx: Chiara Crestoni, Maria Del Priore, Luigi Crestoni. Foto della Sig. Maria Del Priore. Fabrica di Roma. Anni 1921. Camillo e Purifica con i nipotini Aldo, Assunta, Ofelia e Oriana Cola. Campo de’ fiori Inviate le vostre vecchie foto al nostro indirizzo [email protected] o recapitatele alla nostra redazione a Civita Castellana Piazza della Liberazione, 2. Saranno scansionate ed immediatamente restituite Campo de’ fiori 59 dei ricordi Campo de’ fiori Corchiano, recita del 1931. QUO VADIS. Alfonso Ferri, primo in piedi da sx. Campo de’ fiori Anni ‘40. Santina Benedetti di Corchiano Campo de’ fiori Corchiano, 1960. Anna Petrucci e sua figlia Stefania Sberna. Campo de’ fiori Fabrica di Roma 1963. Igino Proietti e il cane Vespa. 60 LAVORO CERCO - CERCO LAVORO come badante ad ore o lungo orario, domestica, pulizie in casa e negozi. Tel. 388.9277412 - RAGAZZO 36ENNE cerca lavoro come autista anche per camion, giardiniere, lavori di manutenzione domestici, riparazioni di computer e cellulari, muratore. Tel. 393.4496196. - CERCO LAVORO di pulizie e lavori domestici, orario pomeridiano, badante per il weekend. Autominita. Zona Civita Catellana2139608. - RAGAZZA ITALIANA 28ENNE cerca lavora come badante ad ore, sostituzioni, lungo orario anche per la notte. Zona Civita Castellana, Fabrica di Roma, Gallese e dintorni. Tel. 345.0373913. - CERCO LAVORO come badante. Tel. 390.4449919 - CERCO LAVORO come badante giorno e notte. Tel. 388.6542895. - RAGAZZO 22enne cerca lavoro come autista, commesso, cameriere o altri lavori anche estero, serio e onesto. Zona Roma Nord, abitante via Flaminia - Morlupo. Luca 393/5548562 - CERCO LAVORO come estetista, segretaria, pulizie, barista. No patente. Tel. 389.1340195 - CERCO LAVORO di qualunque genere, ampia disponibilità di orario. Automunita. Tel. 389.9365690. - CERCO LAVORO di qualunque genere, ampia disponibilità di orario. Tel. 388.6998219. - RAGAZZA 27ENNE cerca lavoro ad ore o lungo orario come badante, baby sitter, pulizie casa e ristoranti. Zona Civita Castellana. Tel. 329.95266312 - RAGAZZA ITALAIANA di 20 anni diplomata in ragioneria che cerca lavoro. Residente a Fabrica di Roma in possesso della patente B. Tel. 392.67 61 254 - CERCO LAVORO come badante. Tel. 388.6542895 - CERCO LAVORO come muratore, giardiniere, imbianchino, piccole manutenzioni. 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Città......................................................Tel...................................Firma................................................................ 62 Oroscopo di Ottobre Campo de’ fiori by Cosmo Ariete La prima parte di ottobre non si preannuncia un periodo molto ottimista per quanto riguarda la vita sentimentale. Vi imbatterete in situazioni che vi costringeranno a riflettere sul vostro partner. Fortunatamente la seconda parte del mese si prospetta molto più favorevole. Per quanto riguarda il lavoro sarà un mese piuttosto difficile ed ambizioso, dove troverete però la motivazione per spingervi al limite e raggiungere i vostri obiettivi. Toro Sarà questo un mese molto intenso ed emozionante, avrete bisogno di amore ed attenzioni e la disponibilità totale del vostro partner. Ci saranno eventi rilevanti che potrebbero richiedere decisioni importanti. Sul lavoro le collaborazioni e le partnership avranno una grande importanza; le finanze diventeranno il vostro principale punto di interesse. Il trigono tra Venere e Giove annuncia la possibilità di prosperità e di alti guadagni. Gemelli Il buon sviluppo delle relazioni dipenderà in larga misura dalla comunicazione, che sarà la vostra arma di seduzione e lo strumento per regolare e sviluppare il vostro rapporto sentimentale. La seconda parte del mese sarà splendida e sono in arrivo grandi gioie. Per il lavoro sarà un mese molto duro, potreste affrontare compiti difficili ed avere dure prove da superare. Ma potreste avere un’importante iniziativa finanziaria. Cancro Avrete l’opportunità di vivere nuove avventure o risvegliare vecchie relazioni. Sotto il profilo del lavoro si presenterà l’occasione finalmente di mettere in mostra le vostre doti creative ed artistiche, e potrete esprimervi al meglio. Sarà un mese all’insegna della competizione e con l’aiuto di collaboratori e colleghi riuscirete a raggiungere il successo. Anche dal punto di vista sentimentale sarà un mese intenso e ricco di belle sorpres. Leone Nella sfera relativa all’amore e agli affetti la prima parte del mese di novembre sarà più calma; la seconda parte sarà invece più esplosiva e molto favorevole all’amore. Sarà anche un mese di duro lavoro, ricco di impegni, frenetico, in cui dovrete prendere decisioni in tempi brevi e che richiede tanta energia, anche fisica. Tuttavia questi sforzi sembrano essere fruttuosi. Finanziariamente i soldi non mancheranno, ci saranno ogni volta che avrete bisogno. Vergine In mese regnerà l’armonia nella vostra vita di coppia, donando un impulso positivo alla vostra situazione sentimentale. Sarà un mese intenso sotto il profilo lavorativo, pieno di iniziative ed idee da mettere in pratica; vi distinguerete particolarmente per la vostra creatività. Per quanto riguarda il denaro, dovete aspettarvi qualche tensione, ma la seconda parte del mese sarà molto più prospera. Inizialmente Bilancia sarà un mese molto romantico, anche se non si può mai sapere cosa accadrà. Infatti potrebbero nascere dissapori con il partner legati principalmente al denaro. Anche dal punto di vista lavorativo la situazione non sarà delle migliori, ma a partire dalla seconda parte del mese potrebbero nascere delle nuove ed interessanti collaborazioni molto propizie anche sotto il punto di vista economico. Scorpione Grazie al transito di Venere la prima parte del mese sarà luminosa, ed il vostro stato d’animo allegro e gioioso. Le cose andranno bene per voi per quanto riguarda la vita di coppia ed i legami sentimentali. Attraverserete anche una fase molto attiva e soddisfacente nella vostra carriera. I vostri progetti diventeranno sempre più ambiziosi e riuscirete a raggiungere il successo. Sagittario Nasceranno alcuni problemi sentimentali nella prima parte del mese. Rimarrete un po’ in solitudine e questo vi porterà a provare delusione e frustrazione. Tutto migliora però nella seconda parte del mese. Ci saranno problemi anche sul campo professionale, vivrete un calo di motivazione e di entusiasmo, tuttavia sarete molto interessati al denaro, ed avrete parecchia iniziativa. Attenti però perché alcune cose possono andare bene, altre molto male! Capricorno Sarete molto motivati a livello sentimentale, e avrete la capacità di fare nuove conquiste e trovare anche il vero amore. A livello professionale sarà un mese molto attivo, in cui vi ritroverete al centro dell’attenzione. Tutte le vostre idee saranno ottime e verranno messe in pratica per la realizzazione di nuovi progetti. Sono previste soddisfazioni anche finanziarie, soprattutto nella seconda parte del mese. Acquario La vita di coppia si svolgerà in modo armonioso e vivrete un periodo molto sereno con il vostro partner. Anche per i single si prospetta la possibilità di iniziare una nuova relazione. A livello professionale tutto andrà finalmente per il meglio. Gli sforzi fatti negli ultimi periodi saranno ricompensati e potrete contare anche su preziose collaborazioni. Ci potrebbe essere una possibilità finanziaria del tutto inaspettata. Pesci I primi giorni del mese non raggiungerete la soddisfazione sentimentale, ma scoprirete qualche piccolo segreto sul vostro partner. La seconda parte del mese sarà molto significativa, e potrebbe portare ad un certo punto ad una situazione che richiede di prendere una decisione. Il periodo più favorevole sotto il punto di vista lavorativo è la seconda parte del mese, ci saranno delle opportunità di crescita quando meno ve lo aspettate. Campo de’ fiori CEDO Fabrica di Roma VENDO Civita Castellana Località Faleri. 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Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano, Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto, Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto, Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene. A Roma nei teatri, nei migliori alberghi e locali, sui taxi e in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero, inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo. 63 Patrocinio Campo de’ fiori Mensile Sociale di Arte, Cultura, Spettacolo ed Attualità edito dall’ Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) senza fini di lucro Direzione Amministrazione Redazione Pubblicità ed Abbonamenti: Piazza della Liberazione, 2 01033 Civita Castellana (VT) Reg.Trib. VT n. 351 del 2/6/89 Tel. e Fax 0761.513117 e-mail: [email protected] Presidente Fondatore: Sandro Anselmi Redazione di Roma: Viale G. Mazzini 140 Direttore Editoriale: Sandro Anselmi Direttore Responsabile: Stefano De Santis Abbonamenti Rimborso spese spedizione Italia: 12 numeri 25,00 Estero: 12 numeri 60,00 Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 42315580 intestato all’Associazione Caporedattore Accademia InternazioErmelinda nale D’Italia. Benedetti L’abbonamento andrà in corso dal primo nuLa rivista è stata mero chiusa in redazione il raggiungibile e 13 Ottobre 2015 può avere inizio in qualsiasi momento WebMaster dell’anno ed avrà, cowww.brunosisti.it munque, validità per 12 numeri. Stampa: Garanzia di riservatezza per gli abbonati Consulente Editoriale: Enrico De Santis La realizzazione di questo giornale e la stesura degli articoli sono liberi e gratuiti ed impegnano esclusivamente chi li firma. Testi, foto, lettere e disegni, anche se non pubblicati, non saranno restituiti se non dopo preventiva ed esplicita richiesta da parte di chi li fornisce. I diritti di riproduzione e di pubblicazione, anche parziale, sono riservati in tutti i paesi. Si garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo all’editore. 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