d’Italia “GOLPE” DEL 2011: CʼÈ ANCHE LʼAMMISSIONE DI UN COMMISSARIO DI BRUXELLES. BRUNETTA INVIA UN DOSSIER AL COLLE ANNO LXII N.138 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Se non è una chiara ammissione di “golpe” poco ci manca. Sono sconcertanti le dichiarazioni del commissario Ue al Lavoro e affari sociali Laszlo Andor a proposito dei fatti dellʼautunno 2011: «I governi di Grecia e Italia sono stati sostituiti con amministrazioni di tecnocrati, dato che quelli eletti erano incapaci o non volevano mettere in atto lʼanticipazione del consolidamento del bilancio». Ammissione inquietante. Ed altrettanto inquietante è il candore con cui viene espressa: come se fosse normale «sostituire» due governi poco allineati con le politiche del “direttorio” Ue. A raffreddare la polemica provvedono fonti Ue, che invitano a leggere le dichiarazioni di Andor come un «inquadramento storico di cosa è avvenuto», ribadendo il concetto che i governi Berlusconi e Papandreu «volevano cambiare le regole». WWW.SECOLODITALIA.IT Ma quello che è detto è detto. E non ci sono interpretazione di comodo che tengano. La gravità delle dichiarazioni del membro della Commissione di Bruxelles è sottolineata da Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Forza Italia: «Dal commissario Ue Laszlo Andor viene ancora una nuova spiegazione delle ragioni che, nel 2011, hanno portato alla fine del governo Berlusconi. In questo caso, si parla in modo inquietante di “sostituzione” di due esecutivi, quello italiano e quello greco, con governi tecnici. Come se si trattasse di un grande gioco di società, in cui qualcuno decide le mosse senza alcuna cura per la sovranità nazionale e la volontà popolare». «Questa ennesima versione della storia – conclude la esponente di FI –rafforza ulteriormente la nostra richiesta di chiarimenti. La commissione dʼinchiesta diventa sabato 14/6/2014 sempre più urgente». Sempre sul caso del “golpe” del 2011 cʼè in oltre da registrare una nuova iniziativa di Forza Italia. Il presidente dei deputati azzurri, Renato Brunetta, ha inviato al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio un dossier con tutta la documentazione esistente relativa alle vicende dellʼautunno di 3 anni fa . «Il 29 maggio 2014 – scrive Brunetta nella lettera che accompagna il dossier – la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha accolto la richiesta, avanzata da Forza Italia, di calendarizzare la discussione della proposta di istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare sul caso Geithner . Si tratta di soddisfare unʼesigenza di trasparenza e conoscenza su questioni fondamentali per la vita democratica rispetto alle quali nessuno può essere tenuto allʼoscuro». La nuova pretesa della sinistra: “Napolitano dica che Berlusconi è indegno” Francesco Signoretta Non appena nominata ministro, Federica Guidi fu messa sotto accusa per una cena ad Arcore. I giornali di sinistra iniziarono la loro campagna di veleno parlando di una sua possibile candidatura alle europee nelle liste di Forza Italia e rimbalzò la notizia – mai confermata – di un Berlusconi trionfante che avrebbe pronunciato la famosa frase: «Abbiamo un ministro pur stando allʼopposizione». Adesso la Guidi si trova a dover gestire una situazione delicata. La “grande informazione”, tutta rivolta a inginocchiarsi ai piedi di Renzi e a dare lʼidea che lʼItalia ha trovato il nuovo “salvatore della patria”, pone una questione “fondamentale” per il futuro del Paese: il titolo di Cavaliere che non è stato ancora tolto a Berlusconi. Sì, proprio così, chissenefrega se i dati sulla disoccupazione hanno raggiunto livelli record, in fin dei conti non fanno più notizia, la gente si è abituata al precipizio. E chissenefrega se continuano ad abbassarsi le saracinesche delle aziende, anche questi dati passano ormai inosservati. Meglio puntare a un altro scandalo. Anzi, allo scandalo degli scandali. E il nome prescelto è – guarda caso – quello di Silvio Berlusconi. Non importa se lʼex premier stia vivendo una stagione difficile, se le elezioni non gli siano andate troppo bene, se abbia fatto una campagna elettorale a metà tra i limiti imposti dalle toghe e lʼobbligo dei servizi sociali nel centro di cura diventato il più famoso dʼItalia. Quando si parla di lui il gossip si moltiplica, si fa audience e in molti acquistano notorietà. Fi- guriamoci poi se, sul banco degli imputati, sale addirittura la “ministra” considerata berlusconiana sulla base dello scandalismo dei giornali di sinistra. Il fattaccio è esploso sulla stampa e in tv, compreso il Corriere della Sera: allarme rosso, Berlusconi è ancora Cavaliere del lavoro perché la revoca del provvedimento può darla solo il Presidente della Repubblica che deve dichiararlo indegno su proposta del ministro dello Sviluppo economico. Quindi, su proposta di Federica Guidi. Ma questo iter non è mai partito, cʼè qualcuno che rema contro, sarà la “ministra”? Altro scandalo. E non ha alcuna importanza il fatto che Berlusconi, nel frattempo, si sia autosospeso dalla carica. A questo punto i riflettori sono stati puntati sulla Guidi. Che cosa fa? Resta ferma o agisce? E lei ha risposto te- stualmente: «Ho ben presente il dovere di provvedere per la definizione della revoca dellʼonorificenza conferita a Berlusconi. Mi impegno a essere parte attiva per definire la procedura nei tempi tecnici necessari». Parole che hanno scatenato la fantasia degli opinionisti: cʼè chi le ha interpretate come una sorta di “tradimento”, chi invece come il colpo di reni di una ministra che doveva liberarsi della macchia della cena di Arcore. Ridicolo, tutto ridicolo. Non si capisce che sono queste vicende a smantellare la credibilità della politica. Non si capisce nemmeno che lʼossessione su Berlusconi è la malattia di una sinistra incapace di andare oltre lo show. Ma anche i migliori show finiscono per stancare, perché le repliche non possono essere infinite. Scandalo Mose, dopo la raffica di richieste bipartisan il sindaco di Venezia molla la poltrona e si dimette 2 Bianca Conte Tornato in libertà giovedì mattina, dopo una settimana ai domiciliari per finanziamento illecito nellʼinchiesta sul Mose, il sindaco del Pd che governa la Serenissima, Giorgio Orsoni, ha tentato di fare la voce grossa e di restare inchiodato sulla sua poltrona di primo cittadino. Ma per pochi minuti: infatti si è dovuto dimettere rimettendo il mandato. Lo scandalo Mose continua a deflagrare, del resto, e di ora in ora lʼaria di crisi che pervade il Comune di Venezia si sta trasformando in vento di bufera. Un vento alimentato – dopo le dimissioni di un assessore e di un delegato del sindaco – e pur nella diversità delle posizioni partitiche, da un coro politico che ha intonato fino a questo momento una sola richiesta: quella delle dimissioni del sindaco dei Democratici. Così giovedì i militanti di Fratelli dʼItalia-Alleanza nazionale, guidati dai consiglieri comunali di Venezia Raffaele Speranzon e Sebastiano Costalonga, hanno Mario Aldo Stilton Quello del dottor Cantone sarà sicuramente il nome più gettonato dei prossimi giorni. Forse delle prossime settimane. Sarà lui, che già raccoglie cinguettii e follower a decine, lui, il magistrato integerrimo e perennemente ipone dotato, lui, per lʼappunto molto charmant, con quel sorriso per tutte le telecamere e quel sospiro per tutti i microfoni, sarà proprio lui, dicevamo, a vegliare sulle nostre misere finanze. Le disastrate finanze della Nazione. Quelle azzannate dal sistema dei partiti, dai comitati di affari, dai guardiani infedeli, dalla magistratura collusa, dalle cupole di interessi o dai tanti furbetti dei vari quartierini. Soldi tanti soldi, sempre soldi, già sprecati e distratti e che da oggi avranno il loro bravo, incorruttibile gendarme. Il tutore. Un super Eroe. Secolo d’Italia SABATO 14 GIUGNO 2014 occupato lʼanticamera del sindaco nella sede del Comune in segno di protesta contro il patteggiamento di pena che aveva rimesso sulla poltrona del primo cittadino lʼesponente Democrat. «Ho chiesto al gruppo di Fratelli dʼItalia-Alleanza Nazionale di Venezia di mobilitarsi con fermezza su uno scandalo ora dopo ora diventa sempre più grave per chiedere le dimissioni del sindaco Giorgio Orsoni. FdI-An è da sempre una forza garantista, ma al contempo molto severa in tema di legalità», ha fatto sapere attraverso un comunicato la leader del partito Giorgia Meloni. Poi, dopo la richiesta partita da un assessore e due consiglieri, indirizzata a Orsoni, per «un ultimo gesto di responsabilità verso la città», è stato il Pd stesso a rincarare la dose: e attraverso un comunicato congiunto Debora Serracchiani, vicesegretario, e Roger De Menech, segretario regionale, hanno sottolineato come, non essendoci più le condizioni perché Orsoni proseguisse nel suo mandato, fosse necessario «riflettere sullʼopportunità di offrire le dimissioni». Un leitmotiv, peraltro, risuonato anche nelle dichiarazioni rilasciate alla Stampa dal senatore democratico Francesco Russo, che sul quotidiano torinese è tornato a ribadire come il fatto «che Orsoni abbia patteggiato una pena a quattro mesi, ammettendo una responsabilità», lo rendesse «incompatibile con la carica di sindaco». Unica voce fuori dal coro dei dissensi, infine, quella del deputato di Forza Italia Saverio Romano che, scagliandosi contro la «cultura dello sbattere il mostro in prima pagina, senza ascoltare le ragioni della difesa», ha invocato il rispetto «al sacro principio del garantismo, che non può essere usato per convenienze politiche. La canea mediatica degli ultimi giorni – ha quindi concluso lʼesponente azzurro – e il populismo giustizialista che la alimenta sono un indizio di inciviltà giuridica e democratica». Intanto, tra detrattori e sostenitori, il sindaco dimissionario ha fatto sapere che resterà ancora in carica per venti giorni, per il solo disbrigo delle questioni urgenti e obbligatorie, comunicando contestualmente di aver deciso di togliere tutti gli incarichi alla Giunta comunale, motivo per cui per cui renderà conto direttamente al Consiglio comunale, anchʼesso in carica fino allo stesso termine. Termine trascorso il quale subentrerà un commissario prefettizio. Una sorta di Capitan Italia senza macchia e senza paura. Lui, appunto. Lui che vestirà i panni dellʼintoccabile insieme alla sua squadra. Con poteri assoluti. Certi. Appena sfornati dal Consiglio dei ministri. Perchè proprio il Supremo Matteo lʼha voluto e cercato. E adesso gli ha fornito strumenti e personale. Con un unico imperativo. Categorico. Debellare la corruzione. Raderla al suolo. Aggredire e assicurare alla giustizia gruppi e gruppuscoli di sanguisughe che nutrono se stessi col prodotto interno lordo della collettività. Che prosperano alle spalle del popolo anche in un periodo di crisi. Progetto ambizioso assai. Mutare lʼodierno inferno della mazzetta nel futuro paradiso della virtù e del dovere. Progetto su cui ovviamente lo stil novo fiorentino punta per qualificarsi. Dopo la sbornia elettorale euro- pea e nel bel mezzo dei trappoloni interni che i vari Mineo, Chiti e compagnia bella stanno disseminando. Progetto che però, tra un Expo e un Mose, rischia di rivelarsi evanescente. Effimero.Chissà se il dottor Cantone, ha mai pensato al suo cognome senza la enne. Chissà se sʼè accorto di quanto suonerebbe evocativo. Il censore. Il più noto. Quello della Cartago delenda est. O, il pronipote, Catone anchʼesso, che preferì suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani di Cesare. Noi, tra il serio e il faceto, ma con levità e senza malanimo, gli auguriamo di riuscire. Di essere sereno e inflessibile. E anche dʼacciaio, se serve. E magari di sbattere la porta e andarsene via. Ma non di farsi imbalsamare. Non di rinchiudersi. O, men che meno, lasciarsi invischiare nella panna montata dei ricevimenti mondani o degli incontri pseudo culturali. Perchè se proprio non potrà perderla, la enne, è bene che nessuno pensi di poterla sostituire con la erre. E da Catone diventare lʼennesimo scatolone. Autorità anticorruzione, basterà lʼarrivo di un Capitan Italia? Il caso Mineo scuote il Pd. FI allʼattacco: «Renzi non controlla più il suo partito» SABATO 14 GIUGNO 2014 Redazione Il Pd è in piena crisi di nervi dopo l' “epurazione” del dissidente Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato e la conseguente “autospensione” per protesta da parte di 13 senatori dem. L'establishment del Pd tenta di isolare i dissidenti con durezza. «L'autosospensione è un atto gravissimo», dice la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, che aggiunte: «Ora siano loro a trarne personalmente o collettivamente le conseguenze, mentre il Paese chiede di andare avanti sulle riforme». Sullo stesso tono il presidente del Gruppo al Senato, Luigi Zanda, che ricorda a mo' di ammonimento una triste esperienza (per la sinistra) degli anni passati: «Il governo Prodi morì per mano di Mastella, ma la sua fine fu fortemente preparata dalla nostra debolezza numerica (simile all'attuale) e dal dissenso pressoché quotidiano di un gruppo di senatori dell'Ulivo». I dissidenti però non demordono. E mettono sotto accusa la dirigenza del loro partito. Sono in molti a esprimere indignazione, come Vannino Chiti: «Sono in Parlamento grosso modo da quando c'è Luigi Secolo d’Italia Biocarburanti, raggiunto lʼaccordo politico tra i ministri Ue Zanda: mai ho visto dimissionamenti autoritari dalle commissioni. Del resto non era possibile: non ha precedenti nella storia repubblicana». «Mauro e Mineo - aggiunge Chiti - sono stati dimissionati dai rispettivi gruppi per dissenso possibile: io, senza essere avvertito, per misura cautelativa preventiva. Mi sento sinceramente amareggiato e offeso». Le divisioni nel Pd suscitano perplessità in Forza Italia. La domanda sulla bocca di tutti è: riuscirà Renzi a onorare il patto sulle riforma siglato con Berlusconi? È Il Mattinale , la nota politica redatta dallo staff del gruppo FI della Camera, a met- tere il dito nella piaga: «Renzi non controlla il partito, non è in grado di garantire alcun patto poiché la sua maggioranza parlamentare, oltre che illegittima, è stata eletta in un'altra epoca storica, con altri programmi, al tempo del dinosauro Bersani». Di qui la domanda: «Renzi è in grado di dare garanzie su qualsivoglia accordo si faccia con lui?». Questo lo scenario previsto dal Mattinale: Renzi rinvierà, sposterà, insabbierà, e intanto procederà nel «gestire il disastro». A meno che si arrivi «a un patto serio, dove con Forza Italia stabilisca i passi necessari per riforme che tocchino tutte le emergenze del Paese». poste odiose è stata stilata dalla Doxa che nei giorni scorsi ha realizzato 1001 interviste telefoniche su un campione nazionale rappresentativo della popolazione italiana adulta (da 15 anni in su), dotata di telefono fisso in casa. Gli italiani non smentiscono il loro “livore fiscale” ed indicano ai primi tre posti: tasse sulla casa (56%), tasse sulla benzina (36%) e quasi pari merito il canone Rai (35%). Con poco stacco seguono le tasse sull'energia elettrica, gas, telefonia, conti correnti bancari, (il 32% indica le utenze in generale), i ticket sanitari (25%), il bollo auto (21%). Il 16% invece odia le tasse di successione. Anche se ormai non ci sono più e si paga solo l'imposta catastale e di registro. Ma voci recenti parlano dell'intenzione del governo di rimettere mano alla pratica successioni. Non piace neanche l'imposta di bollo (9%), la tassa su passaporti e patenti (6%) che si contendono il nono posto a pari merito con la Tobin tax (la tassa sulle transazioni finanziarie). Chiudono il quadro la tassa sulle vincite di giochi e lotterie (5%) e quella sui tabacchi (4%). Dividendo i risultati per sesso, età ed istruzione sono le donne a risultare le più "avvelenate” per le tasse sulla casa con un 62%. E di solito Imu e Tasi si odiano di più nel centro Italia (59%). La Doxa scava ancora di più e chiede agli italiani quale è il livello fiscale ritenuto adeguato rispetto ai servizi ricevuti dallo Stato. Neanche a dirlo 6 italiani su 10 dicono che sarebbe adeguato un livello più basso (inferiore al 30%) rispetto al livello medio registrato (45%). Sono le tasse sul “mattone” le più odiate dagli italiani Redazione Gli incubi degli italiani si popolano di nuovi mostri. O meglio, sempre gli stessi mostri, ma ora con nomi diversi. Così nel passaggio tra l'Ici e la Tasi, passando per l'Imu, il primato di «tassa più invisa ai cittadini» è saldamente detenuto proprio dalle tasse sulla casa. Complici forse anche le continue rivoluzioni normative spesso di difficile comprensione. Sul podio dell'odio c'è dunque la vecchia Imu (che regge ancora dalla seconda casa in su) e la nuova Tasi (pochi giorni ancora alla scadenza per capire se l'acconto sarà o meno un salasso come molti temono e il governo smentisce). La nuova classifica delle im- 3 Redazione E' stato raggiunto, dopo mesi e mesi di discussioni, un accordo politico sui biocarburanti tra i ministri dell'energia dei 28. Questo prevede un limite al 7% del loro utilizzo per i trasporti nel 2020. L'intesa è stata raggiunta al Consiglio Ue energia sulla base di un testo di compromesso presentato dalla presidenza greca di turno dell'Ue. Il Parlamento Ue ha però fissato il tetto di utilizzo dei biocarburanti di prima generazione provenienti da colture alimentari al 6%, contro il 5% che aveva inizialmente proposto la Commissione Ue. Il compromesso raggiunto dagli stati membri, contro cui hanno però votato Portogallo e Belgio, prevede anche un incoraggiamento alla transizione verso i biocarburanti di seconda e terza generazione. L'obiettivo è raggiungere il 10% di rinnovabili entro il 2020 per i trasporti. «Con l'accordo politico raggiunto oggi dal Consiglio Energia sulla direttiva Iluc, l'Ue lancia un segnale positivo per la promozione dei biocarburanti di seconda generazione» ha dichiarato il viceministro allo sviluppo economico Claudio De Vincenti, ricordando che «l'Italia si è spesa fin dall'inizio del negoziato per un testo maggiormente ambizioso sul piano ambientale, ma ha sostenuto la proposta greca perché comunque segna un deciso passo in avanti per le politiche europee». Hillary strizza lʼocchio ai latinos: «Togliamo lʼembargo a Cuba»... Secolo 4 d’Italia Antonio Pannullo L'embargo degli Stati Uniti verso Cuba dovrebbe essere abolito. Parola di Hillary Clinton, probabile candidata alla Casa Bianca nel 2016, che così strizza l'occhio all'elettorato latinoamericano, il cui appoggio è divenuto oramai indispensabile per poter vincere le elezioni presidenziali. Ne sa qualcosa Barack Obama, che ha costruito il suo successo anche sulla conquista della Florida, uno degli "swing state" più in bilico e terra di centinaia di migliaia di esuli cubani. «L'embargo è stato ed è il miglior amico dei Castro», ha detto l'ex segretario di Stato americano intervenendo a Washingon al Council on Foreign Relations, in occasione della presentazione del suo libro di memorie "Hard Choices". La seconda tappa di un tour (dopo New York) che la porterà in giro per tutta l'America.«Il regime dei Castro - ha spiegato Hillary - ha sempre utilizzato l'embargo come una scusa pronta per attribuire agli Stati Uniti la colpa di tutti i problemi di Cuba, e per fomentare il sentimento anti-americano. Vorrei vedere se gli togliessimo questa scusa...», ha aggiunto l'ex first lady, secondo cui eliminare un embargo che oramai dura da mezzo secolo «aiuterebbe le relazioni degli Stati Uniti con gli altri Paesi latinoamericani». Ecco perché per la Clinton bisogna lavorare per arrivare a una "normalizzazione" dei rapporti con L'Avana Ultimamente si è parlato molto di un possibile disgelo tra Washington e L'Avana, soprattutto dopo la storica stretta di mano in Sudafrica tra il presidente Usa, Barack Obama, e quello cubano, Raul Castro, in occasione della cerimonia funebre in onore di Nelson Mandela. Ma passi concreti finora non ne sono stati fatti. E Obama ha sempre ribadito come, senza un miglioramento della situazione sul fronte dei diritti umani nell'isola caraibica, di togliere l'embargo non se ne parla. Senza considerare la vicenda di Alan Gross, il cittadino americano condannato a L'Avana a 15 anni di carcere con l'accusa di spionaggio e che la Casa Bianca vorrebbe immediatamente liberato. Hillary ha comunque ammesso come realisticamente l'eliminazione dell'embargo a Cuba sarà molto difficile fino a che al potere ci saranno i fratelli Fidel e Raul Castro. Nel suo libro, però ricorda tutte le decisioni prese con Obama per allentare la morsa delle sanzioni sull'isola. Sotto la sua guida, infatti, il Dipartimento di Stato ha reso più facile i viaggi a Cuba per motivi religiosi e di studio e ha aumentato il limite delle rimesse che gli esuli cubani possono inviare alle loro famiglie. «Alla fine del mio mandato - scrive Clinton - ho raccomandato al presidente Obama di rivedere il nostro embargo. Non stava raggiungendo i suoi obiettivi e sta avendo riperscussioni sulla nostra agenda in America Latina». La Russia vuole espellere dal Paese tutte le prostitute straniere Redazione Tempi duri per le prostitute straniere in Russia. Il deputato di "Russia Giusta" Oleg Milov ha presentato alla Duma una modifica al Codice di procedura penale che prevede l'espulsione dei cittadini stranieri per una grave violazione amministrativa, tra cui - appunto - l'esercizio e lo sfruttamento del sesso a pagamento. Stando ai dati pubblicati nel 2012 dal ministero dell'Interno di Mosca, in Russia ci sono più di un milione di prostitute, la maggior parte delle quali straniere. Secondo Irina Maslova, leader del sindacato delle "operatrici del sesso", Rosa d'argento, si tratta soprattutto di donne ucraine e bielorusse, ma anche di ragazze provenienti dall'Uzbekistan e dalla Moldavia, mentre sono in aumento quelle di origine africana. L'iniziativa di Milov comunque non riguarda solo la prostituzione, ma anche altre violazioni amministrative, e in generale non piace alle associazioni per la difesa dei diritti umani. Il capo del sindacato dei lavoratori migranti, Renat Kalimov, teme «soprusi da parte dei tutori della legge visto che gli stranieri sono già sorvegliati in modo particolare». Ma anche il responsabile del Consiglio per i diritti dell'uomo presso la presidenza russa, Ievgheni Bobrov, non è favorevole al nuovo progetto di legge, anche perché secondo lui l'espulsione sarebbe troppo costosa per lo Stato: che dovrebbe sborsare circa 40.000 rubli (quasi 1.000 euro) per ogni persona, senza contare le spese legali e i costi del mantenimento degli immigrati nel centro di accoglienza in attesa del rimpatrio. «Non si può rimpatriare una persona per un'infrazione amministrativa - dice Bobrov al quotidiano russo Izvestia -, è una violazione dell'atto di Helsinki del 1975. Meglio - conclude - aumentare l'ammontare delle multe». SABATO 14 GIUGNO 2014 Kiev, il Paese si prepara alla crisi energetica. Gazprom: l'Ucraina ha fatto fallire il negoziato Redazione I leader di Russia e Ucraina si parlano, eppure i problemi non vengono risolti. Il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha ordinato ai ministeri competenti, ai manager della società energetica statale Naftogaz e alle amministrazioni regionali di prepararsi alla cessazione delle forniture di gas russo da lunedì proissimo e di redigere in quest'ottica un piano di funzionamento del settore energetico. Iatseniuk ha inoltre chiesto al ministero della Giustizia e a Naftogaz di prepararsi a difendere gli interessi del Paese all'arbitrato della Corte di Stoccolma e a rivedere le tariffe per il transito del gas russo sul territorio ucraino. Tutto è nato perché giovedì scorso si è saputo che la Gazprom non intende posticipare ulteriormente l'ultimatum a Kiev per pagare 1.951 milioni di dollari, parte dei 4,5 miliardi di dollari di debito per il metano che l'Ucraina ha con la Russia. Lo ha detto l'ad del gigante russo del gas, Alexiei Miller, precisando che se Kiev non verserà la cifra entro le 10 del 16 giugno, sarà introdotto un regime di pagamento anticipato. «Se nulla sarà pagato ha poi aggiunto Miller - nulla sarà fornito». A complicare la situazione c'è il fatto che secondo Gazorom il premier ucraino Iatseniuk è quello che ha fatto fallire l'ultimo vertice Russia-Ucraina-Ue sul gas a Bruxelles. Lo ha detto l'ad del gigante russo del gas, Alexiei Miller, che ha accusato Kiev di aver messo in piedi quella che ha definito «un palese ricatto» sulla questione del metano. Papa Francesco: «Vorrei essere ricordato come un bravo ragazzo che sʼè dato da fare» SABATO 14 GIUGNO 2014 Redazione Si sente soprattutto «un pastore», un prete che «spegne la luce» uscendo dalla stanza, per risparmiare per il suo gregge. Ma sentirsi Papa lo «aiuta a fare le cose sul serio», anche a rispettare il protocollo quando riceve i capi di Stato. Non ci ha mai pensato, ma se gli chiedono come vorrebbe essere ricordato risponde: «Un bravo ragazzo, ha fatto quello che poteva, non era poi così male». È un rivoluzionario? «Per me la vera rivoluzione è andare alle radici». Papa Bergoglio a 360 gradi nella intervista al quotidiano catalano “La Vanguardia”, in cui spazia tra economia, vita personale, storia e politica, intervenendo anche su temi che ha già chiarito più volte, in questi casi senza aggiungere nessuna novità sostanziale. Tra questi argomenti ci sono le dimissioni di Benedetto XVI e la figura dei papi emeriti, la disoccupazione e il sistema economico che idolatra il denaro, la chiesa povera e le Secolo persecuzioni dei cristiani. Realizzata all'indomani della preghiera per il Medio Oriente tenutasi in Vaticano con Shimon Peres e Abu Mazen, l'intervista prende le mosse dalla violenza nel nome di Dio, che per il Papa «è una contraddizione»: «Non corrisponde al nostro tempo, conduce le religioni a contraddizioni molto gravi, per esempio il fondamentalismo. Le tre religioni monoteiste - afferma papa Francesco - temono i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli in relazione a tutto il resto. Papa Bergoglio aggiunge di aver anticipato il viaggio in Terrasanta, dopo l'invito del presidente israeliano Peres: «Sapevo che il suo mandato si concludeva, sono stato costretto, in qualche modo, ad andare prima». Poi il dialogo interreligioso: occorre «approfondire le radici ebraiche del cristianesimo e la fioritura cristiana dell'ebraismo. Capisco che è una sfida, una patata bollente, ma si può fare come fratelli. Ogni giorno prego con i salmi di Davide, la mia preghiera è da ebreo, poi c'è l'Eucaristia, che è da cristiano». Il Papa lo dice a proposito della tappa al Muro del pianto vicino al rabbino Skorka, e ricorda che in quella occasione c'era anche «il mio buon amico professor Abu Omar», islamico. Quindi rimarca la importanza della «identità»: non posso procedere nella vita « se non so da dove vengo, che cognome ho, che cognome culturale o religioso ho». I pediatri lanciano lʼallarme: i femminicidi creano una nuova “emergenza bambini” Redazione C'è una nuova categoria di bambini fortemente a rischio in Italia, i cui numeri sono in crescita: sono i 1.500 “figli dei femminicidi” ed i circa 16mila, secondo dati ufficiali, bambini che vivono in case famiglia, da soli o con un genitore. Ad accendere i riflettori su questi piccoli, di cui si parla poco, è il pediatra Pietro Ferrara dell'Università Cattolica di Roma e Campus biomedico, anche giudice onorario presso il Tribunale dei minori di Roma, durante il 70/o Congresso italiano di pediatria. «Si tratta di nuove realtà pediatriche con cui fare i conti, poiché questi sono bambini che avranno problemi di vario genere in un'alta percentuale di casi: secondo un recente studio che abbiamo pubblicato - spiega Ferrara - oltre il 22% dei bambini in case famiglie ha necessità dell'intervento di un neuropsichiatra, contro il 9% della popolazione pediatrica generale». Quanto ai “figli dei femminicidi”, sono «bimbi segnati perché spesso - avverte l'esperto - 5 d’Italia hanno assistito all'omicidio della madre; uno stress così forte da determinare anche alterazioni fisiologiche e biochimiche nei piccoli». Sono queste, afferma Ferrara, «nuove emergenze sociali da affrontare, poiché questi bambini saranno gli adulti del prossimo futuro, tanto più considerando che la dimensione di tali fenomeni è sottostimata e sicuramente in crescita». Dall'esperto arriva inoltre una proposta: «Sarebbe opportuno creare anche in Italia centri di ri- ferimento specifici, come accade negli Usa, con pediatri specializzati cui medici di famiglia e pediatri di base possano rivolgersi per chiedere consigli e chiarimenti su come procedere nel caso ad esempio di sospetti abusi su minori o di bambini in situazioni particolari. Spesso oggi, infatti - conclude - il problema è che il pediatra 'si ferma' dinanzi a casi incerti, anche per timore di contenziosi legali». Movida romana, al via l'ordinanza anti-alcol Redazione È entrata in vigore l'ordinanza anti-alcol a Roma. Nella Capitale stop a cocktail, vino e birra nelle zone della movida. «Dalle ore 22 scatterà il divieto di vendita da asporto - spiega l'assessore al Commercio di Roma Capitale Marta Leonori - sempre dalle 22 scatterà l'anti-vetro, dalle 24 divieto di consumo su area pubblica e dalle 2 di notte divieto di somministrazione». Il provvedimento sarà in vigore fino al 31 ottobre. I limiti vengono imposti in queste zone: Castro Pretorio, Isola Tiberina, banchine del Tevere, Campo de' Fiori, piazza Navona, Monti, Celio, Trastevere, Testaccio, Prati, San Lorenzo, Stazione Tiburtina, piazza Bologna, Pigneto, Marranella, Torpignattara, Ostiense, Ostia e Ponte Milvio. L'ordinanza firmata dal sindaco Ignazio Marino stabilisce il divieto, dalle ore 24 alle ore 7, di consumare «bevande alcoliche e superalcoliche nelle strade pubbliche o aperte al transito pubblico. Dalle ore 22 alle ore 7 è vietato il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche in contenitori in vetro nelle strade pubbliche o aperte al transito pubblico. Sempre dalle ore 22 alle ore 7 è fatto divieto anche di vendere bevande alcoliche e superalcoliche per asporto, sia attraverso distributori automatici che in tutte le attività di vendita di alimenti e bevande. La sanità nel Lazio: per Forza Italia si continua a nascondere la polvere sotto il tappeto 6 Redazione «Condivido pienamente la linea espressa più volte dal presidente del Consiglio Renzi e poi anche dal presidente Zingaretti, cioè che è sbagliato “gufare” solo per aumentare il consenso politico, a discapito dei servizi che possono essere offerti ai cittadini. Allo stesso tempo, però, non condivido la linea di chi pensa di risolvere i problemi nascondendo la polvere sotto il tappeto». Lo dichiara il vicepresidente della commissione Salute della Regione Lazio Antonello Aurigemma, che osserva: «Perché ora, durante la conferenza stampa sugli indici di qualità delle prestazioni sanitarie, abbiamo appreso anche con una certa soddisfazione la notizia della riduzione dei parti cesarei nel Lazio, e che aumenta lʼindice di qualità di alcune prestazioni, ma contestualmente non possiamo passare per “gufacci” se evidenziamo alcune criticità: lʼaumento dei tempi dʼattesa per alcune prestazioni specialistiche (basti pensare che in alcune strutture si attende un anno per una mammografia). Oppure, quando ricordiamo che ci sono alcuni sindaci della Provincia, anche di centrosinistra, che protestano perché rischiano di vedersi privati di importanti presidi ospedalieri, su Secolo d’Italia Estate romana, «niente finanziamenti agli spazi occupati illegalmente» tutti i casi di Monterotondo, Subiaco e Bracciano. O ancora: lʼaumento dei ticket sanitari per alcune prestazioni specialistiche. Quindi, se da un lato, con il nostro senso di responsabilità, rivolgiamo un plauso per i pochi miglioramenti di cui si hanno notizia, vorremmo altrettanto senso di responsabilità da parte dellʼamministrazione nel riconoscere le tante mancanze ed evidenti lacune della sanità laziale. Alle quali si aggiunge anche lʼinefficienza della macchina amministrativa regionale, come nel caso Santa Lucia: la fondazione, fiore allʼocchiello della riabilitazione a livello internazionale, non riesce dopo 4 mesi di richieste a ottenere un ap- puntamento dai competenti uffici regionali. Chiediamo, quindi, al presidente Zingaretti di parlare non solo dei piccoli miglioramenti, che vengono riconosciuti anche dallʼopposizione, ma di affrontare le problematiche più spinose. Poiché non vorremmo che dei semplici burocrati regionali impedissero la più elementare norma della democrazia, che è quella del confronto, che continua ad essere negato a importanti strutture della nostra sanità. Per questo motivo ho inviato una lettera a Zingaretti e alla competente struttura amministrativa, per poter ovviare a questa mancanza il prima possibile». Milano, nellʼedificio pericolante gli ultras di sinistra hanno aperto un pub abusivo Redazione «Dato lʼimmobilismo del Comune di Milano, ancora una volta devo ricorrere a unʼinterrogazione per cercare di ripristinare la legalità in ripa di porta Ticinese 83, dove si è installato abusivamente il circolo anarchico “Ripa dei Malfattori"». Lo dichiara Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli dʼItalia–Alleanza Nazionale in Regione Lombardia, spiegando che «la struttura è stata dichiarata inagibile anni fa, oltretutto le parti esterne del palazzo danno su aree pubbliche, quindi il rischio di crollo riguarda sia i frequentatori del centro sociale che i passanti (in quella zona cʼè anche un parco giochi per bambini). Senza contare che il Co- SABATO 14 GIUGNO 2014 mune nel mese di febbraio aveva annunciato lʼintenzione di realizzare proprio lì un ostello per i giovani in vista di Expo. Invece gli anarchici si tengono ben stretto il palazzo che dovrebbe essere pubblico. Anzi, ne hanno fatto un vero e proprio pub con vendita di alcolici (chiaramente senza scontrini) e musica ad alto volume. Pisapia deve intervenire subito! Eʼ sua la responsabilità: il Tu del 4 febbraio 1915 n. 148 all'articolo 153 ha attribuito al sindaco un generale potere extra ordinem per tutti i casi di urgenza e necessità in ambito locale e il decreto legislativo del 18 agosto 2000 n.267 (Testo Unico Enti Locali) dice che in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco. Nellʼinterrogazione che ho presentato a Palazzo Marino – conclude De Corato – chiedo allʼassessore al Commercio Franco DʼAlfonso e al sindaco Giuliano Pisapia quale strada è stata intrapresa per ottemperare alle leggi sopra citate». Redazione «Condividiamo appieno la denuncia del consigliere Pd di Roma Capitale Pierpaolo Pedetti e chiediamo lʼimmediata revoca dal bando dellʼEstate romana dei finanziamenti destinati allʼAngelo Mai e al Teatro Valle. Finanziare, da parte dellʼamministrazione capitolina, spazi occupati abusivamente o per i quali ci siano contenziosi giudiziari è una esplicita condizione di esclusione, oltre che un reato». Lo dichiara Federico Mollicone, membro dellʼesecutivo nazionale di Fratelli dʼItaliaAlleanza Nazionale e già presidente della commissione Cultura di Roma Capitale. «Auspichiamo – aggiunge – che questa graduatoria provvisoria venga radicalmente modificata in modo da riammettere tutte quelle manifestazioni culturali storiche che hanno fatto la storia dellʼEstate romana, come ad esempio la Quercia del Tasso di Sergio Ammirata, esclusa dal finanziamento e dal luogo per il quale aveva già il permesso di occupazione di suolo pubblico dopo trenta anni. Salvare lʼEstate romana è un dovere che abbiamo nei confronti dei cittadini, dei turisti e nel rispetto della memoria di Borgna e Nicolini». Al Teatro dellʼOpera di Roma torna in scena il fascino seduttivo della “Carmen” di Bizet Secolo SABATO 14 GIUGNO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno È un classico del repertorio operistico. Uno dei titoli più rappresentati e gettonati. La sua protagonista uno dei personaggi teatrali più amati. Uno dei pochi casi in cui la rivisitazione spettacolare supera l'archetipo letterario. Parliamo della Carmen, l'opera in quattro atti firmata da Georges Bizet, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévi, tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée. E allora, quelle atmosfere di seduzione. Quell'ambientazione andalusa. Quei personaggi stregati dalla passionalità della protagonista in scena. In poche parole, tutti gli elementi che dalla prima rappresentazione ad oggi motivano successo e fascino spettacolare dell'opera di Georges Bizet tornano in scena da mercoledì 18 giugno a sabato 28 al Teatro dell'Opera di Roma. Sul podio del palco capitolino il Maestro Emmanuel Villaume, per la prima volta alla direzione dell'Orchestra del Costanzi, mentre la regia è firmata dallo spagnolo Emilio Sagi, le scene sono di Daniel Bianco e i costumi di Renata Schussheim. Carmen avrà il volto e la voce di Clémente Margaine, Nancy Fabiola Herrera e Giuseppina Piunti. Nei panni di Don José, Dmytro Popov e Andeka Gorrotxategui, in quelli del torero Escamillo si alterneranno invece Kyle Ketelsen e Simón Orfila. Micaëla sarà interpretata da Eleonora Buratto (reduce del grande successo a Tokyo che l'ha vista protagonista del Simon Boccanegra di Verdi), e 7 con lei si alternerà Erika Grimaldi (19, 21, 24, 26, 28). Il Coro del Teatro dell'Opera è diretto dal Maestro Roberto Gabbiani. L'allestimento è realizzato in collaborazione con il Teatro Municipal di Santiago del Cile. Dopo la prima di mercoledì 18 giugno (alle ore 20), Carmen verrà replicata giovedì 19 (ore 20), venerdì 20 (ore 20), sabato 21 (ore 18), domenica 22 (ore 16.30), martedì 24 (ore 20), mercoledì 25 (ore 20), giovedì 26 (ore 20), venerdì 27 (ore 20), sabato 28 (ore 18). Nel mese di giugno, inoltre, sul palco delle Terme di Caracalla, andrà in scena anche un'altra Carmen, quella proposta e rivisitata dalla multietnica Orchestra di Piazza Vittorio, che martedì 24 inaugurerà in prima nazionale la Stagione Estiva dell'Opera di Roma a Caracalla. Se il mito delle “Tre Grazie” diventa un racconto per immagini “multietnico” Redazione Quando il mito interseca il suo linguaggio arcaico con la grammatica della modernità estetica nasce un prodotto artistico innovativo al limite dell'avanguardistico. E allora, Aglaia, lo splendore. Eufrosine, la gioia. Talia, la prosperità: nessuno mai, né Botticelli, né Raffello, Canova, Thorvaldsen o Rubens, aveva mai osato ritrarle così. Fortemente sensuali e insieme eteree, classiche ma contemporanee, colte nell'attimo prima di quando, forse, tutto accadrà. Esattamente come è la cifra di Thomas Hodges, star inglese della fotografia, anzi, come preferisce definirsi, «artista che lavora con la macchina fotografica», fondatore del movimento dell'Imaginismo, londinese di nascita, francese e malesiano di formazione, acclamato da Tokyo a New York, che per la prima volta ha scelto l'Italia per ambientare e lanciare un suo progetto, Le tre Grazie, appunto, dedicato al mito classico delle figlie di Zeus. Prodotto da Giuseppe Lepore per Bielle Re e realizzato a gennaio nelle sale del cinquecentesco Palazzo Ferrajoli a Roma, Le tre Grazie è un racconto per immagini del mito classico affidato ai tratti orientali, caucasici e afro-americani di tre modelle come Chu Chiao Wang, Kelly Palacios e Rosa Valerio. Ne è nata una collezione di 32 opere d'arte fotografiche, dove Hodges ha impresso il suo concetto di bellezza, età, arte. Un vero storyboard fatto di luce naturale e artificiale (mai “da studio”), con la bellezza femminile svelata in tutta la sua sensualità e scatti unici che sono a tutti gli effetti «creazioni al pari di un diQuotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi pinto», in dimensioni spesso oltre il metro e anche una stupefacente versione moderna di affresco per soffitto. Le opere sono destinate a fortunati collezionisti, ma prima faranno il giro del mondo, in exhibition a novembre a Vienna, poi a Milano o Roma e si parla anche della Korea e New York. Dallo shooting de Le tre Grazie sono nate però anche due monografie in edizione limitata, più un video backstage e un video d'arte di 37 minuti, girato in presa diretta dallo stesso artista, con le musiche di Nicky Bendix e Dave Henessey (il produttore degli U2 e David Bowie). Sarà venduto in appena sei, esclusivissime, copie con pendrive in oro. Prima prenotazione, racconta il produttore, proprio da un italiano di Brescia. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250