ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 28 Aprile 2005 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected]) Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 1 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag.3 COMPETITIVITA’: Il decreto competitività grimaldello per riformare il diritto fallimentare (diritto e giustizia) Pag.5 COMPETITIVITA’: Per i legali, sulle professioni è meglio nessuna riforma che una cattiva (italia oggi) Pag.6 COMPETITIVITA’: Il maxi emendamento in cantiere chiede fondi per i primi tagli all' Irap (il sole 24 ore) Pag.7 COMPETITIVITA’: Regime soft per i reati fallimentari (italia oggi) Pag.9 COMPETITIVITA’: Albi, nuove censure Antitrust (il sole 24 ore) Pag.11 COMPETITIVITA’: Il doppio richiamo dell’Autorità (il sole 24 ore) Pag.12 COMPETITIVITA’: Professioni, doppio no Antitrust (italia oggi) Pag.14 ORDINI FORENSI: Ordini forensi, l' Unione fa la forza (italia oggi) Pag.17 ANTITRUST: Concorrenza cercasi, ostinatamente (il sole 24 ore) Pag.18 RIFORME: Giustizia, riforme a colpi di fiducia (italia oggi) Pag.20 PRIVACY: Privacy, 4 priorità per Pizzetti (il sole 24 ore) Pag.21 CSM: Nei conflitti giudice-camere il ministro paga la parcella (italia oggi) Pag.22 UFFICI GIUDIZIARI: A Milano fondi azzerati anche per i nuovi Codici (il sole 24 ore) Pag.23 GIUDICI DI PACE: Riforme per i giudici di pace (italia oggi) Pag.24 CARCERI: La Smuraglia non decolla (diritto e giustizia) Pag.25 CARCERI: Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria - «Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle disposizioni di legge relative ai lavoro dei detenuti ai sensi dell’articolo 20, ultimo comma, della legge 354/75, anno 2004» 26 aprile 2005 (diritto e giustizia) Pag.28 STUDI LEGALI: Studi legali alla sfida del marketing (italia oggi) Pag.30 STUDI LEGALI: Come l' avvocato può sviluppare il proprio business (italia oggi) 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 2 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Il decreto competitività grimaldello per riformare il diritto fallimentare È continuata anche ieri in Aula al Senato la discussione generale sul decreto competitività. A prendere per primo la parola è stato il senatore Franco Chiusoli (Ds) che ha subito sottolineato come i provvedimenti sull’action plan saranno forse integrati dalle norme contenute in un disegno di legge che verrà esaminato dalla Camera dei deputati e di cui non si conosce né l’oggetto nè tantomeno la portata. Si tratta di un provvedimento, ha aggiunto Chiusoli, che avrebbe dovuto essere presentato lo scorso settembre, e che poi avrebbe dovuto trovare posto nella legge finanziaria per il 2005. «Successivamente – ha continuato il senatore diessino – si è deciso che sarebbe stato meglio inserirlo nell’ambito del disegno di legge collegato, infine si è stabilito di farne un testo autonomo ma diviso in due parti, di cui l’una da varare con legge ordinaria e l’altra - quella all’esame di Palazzo Madama - collocata in un decreto legge che contiene norme talmente diverse tra loro ed eterogenee per materia da costringere il Presidente del Senato a proporre addirittura che venisse esaminato da una Commissione ad hoc, per essere infine approvato - come è ormai consuetudine - a colpi di fiducia». Un altro grande problema, ha sostenuto, invece, il senatore Stefano Bastianoni (Margherita) è la semplificazione amministrativa. Viene, infatti, prevista una dichiarazione di inizio attività, nei suoi obiettivi anche condivisibile, secondo Bastianoni, ma la vaghezza del testo del provvedimento e l’ambito di applicazione la rendono assolutamente non adeguata. Di diverso avviso la senatrice Ida D’Ippolito (Forza Italia) che ha ritenuto che le disposizioni di riforma del diritto fallimentare, siano improntate al ripristino di una maggiore efficienza, in quanto conferiscono maggiore flessibilità e sicurezza ai rapporti di credito, rafforzando altresì la certezza della tutela dei creditori e l’immediatezza delle procedure di realizzo. II decreto legge ha, infatti, il pregio di precisare meglio i presupposti per l’esercizio dell’azione elencando gli atti revocati, salvo che l’altra parte non provi la non conoscenza dello stato d’insolvenza del debitore. Rilevante appare, inoltre, ha aggiunto D’Ippolito, la disciplina in tema di esenzioni dalla revocatoria volta ad evitare che situazioni meritevoli di tutela vengano travolte dall’esercizio strumentale delle azioni giudiziarie conseguenti all’accertata insolvenza del destinatario dei pagamenti. La nuova disciplina del concordato preventivo rende più efficace e flessibile tale istituto, consentendo di risolvere le situazioni di crisi anche attraverso accordi stragiudiziali che abbiano ad oggetto la ristrutturazione dell’impresa. Di fondamentale importanza sembrano, poi almeno secondo la senatrice di Forza Italia, le disposizioni in tema di dichiarazione di inizio di attività, come ampiamente riconosciuto anche da diversi esponenti delle forze di opposizione. La possibilità di sostituire ogni atto di autorizzazione vincolata con una dichiarazione di inizio attività costituisce, infatti, una marcata accelerazione verso la liberalizzazione delle attività produttive, senza tuttavia trascurare l’esigenza di poter effettuare, se del caso, i necessari controlli. Sempre a finalità di semplificazione procedurale e di connessa riduzione dei costi vanno giustamente evidenziate le disposizioni in tema di soppressione dell’obbligo di ricorso al notaio per i passaggi di proprietà di veicoli. Non va poi dimenticato, ha concluso la senatrice, che nel contestuale disegno di legge all’esame dell’altro ramo del Parlamento è contenuta la delega al Governo ad emanare uno o più decreti legislativi per la semplificazione degli adempimenti amministrativi delle imprese, esclusi quelli fiscali, previdenziali, ambientali, nonché quelli gravanti sui datori di lavoro. In senso tutto opposto va la tesi del sentore Mario Cavallaro (Margherita) che sostiene di aver Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 3 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA provato una sensazione di fastidio nel vedere “maltrattate” le libere professioni. «Lo stesso Governo – ha continuato Cavallaro –per la verità, sa e sostiene che queste poche norme non sono idonee neppure in maniera preparatoria a risolvere o a dare una rotta, una traccia alla materia organica delle libere professioni e - addirittura - afferma esso stesso che comunque il disegno di legge accompagnatorio dovrà contenere ben più consistenti norme; ciò avviene dopo un tentativo che, come è noto, non ha avuto successo neanche da parte della maggioranza, di esitare in sede emendativa ad un più corposo elemento di riforma. Sono stati infatti presentati molti e significativi emendamenti, ma il testo complessivamente, così come emerge anche dal dibattito della competente Commissione, è comunque la povera, poca e confusa cosa che è contenuta nel testo originario del decreto legge». Mentre la parola passava al viceministro dell’Economia e delle Finanze, Giuseppe Vegas, che considerate le ovvie ed evidenti connessioni che esistono tra il disegno di legge in esame e il dibattito sulla fiducia al Senato, (alla Camera il Berlusconi bis ha ottenuto ieri il via libera) chiedeva di poter rinviare la sua replica alla prima seduta utile in cui sarà esaminato questo provvedimento, Domenico Siniscalco, ministro dell’Economia e delle Finanze annunciava l’arrivo del maxiemendamento al Dl competitività. La posizione dell’Antitrust. E mentre la discussione a Palazzo Madama veniva rinviata, l’Antitrust metteva un freno al Parlamento sulle nuove norme riguardanti gli Ordini professionali, previste nel Dl sulla competitività. «Ricondurre determinate professioni ad oggi svolte in regime di libero mercato – si legge nel comunicato diffuso ieri dall’Authority – sotto l’egida degli Ordini professionali, oltre ad ampliare ingiustificatamente le competenze di quest’ultimi, determina una significativa restrizione della concorrenza attraverso una limitazione all’entrata di nuovi operatori e la creazione di riserve di attività». Non solo. Ulteriori effetti distorsivi, ha avvertito l’Antitrust, potrebbero derivare dall’applicazione di tariffari per il pagamento delle prestazioni. Infatti, secondo l’autorità garante della concorrenza e del mercato, la fissazione di tariffe minime o fisse non solo non è riconducibile al perseguimento dell’interesse generale, ma non garantisce elevati livelli qualitativi nell’erogazione della prestazione. I compensi professionali non dovrebbero essere un’emanazione della volontà della categoria professionale, bensì fissati liberamente dal professionista. Quanto al divieto di pubblicità comparativa non ne capisce il motivo. Infatti, qualora il messaggio pubblicitario confronti aspetti rappresentativi e verificabili, potrebbe agevolare l’informazione dei consumatori. Per cui la pubblicità, se riferita alla tipologie che alle caratteristiche che ai prezzi dei servizi offerti dai professionisti, aiuta a colmare parte delle asimmetrie informative. Sulle commissioni d’esame per l’abilitazione professionale l’Antitrust ha ricordato che già nell’indagine conoscitiva nel settore degli ordini e dei collegi professionali, aveva sottolineato la necessità di limitare la presenza di rappresentanti degli Ordini all’interno delle commissioni esaminatrici. D’accordo con l’istituzione dell’Ordine dei dottori commercialisti e ragionieri, l’Antitrust è tuttavia perplessa sull’attribuzione di competenze esclusive agli iscritti all’Albo unico. Una simile riserva sembra precludere l’esercizio di determinate attività da parte di soggetti attualmente attivi nel settore che non siano ragionieri e commercialisti, come ad esempio i consulenti tributari. Pertanto, il nuovo Ordine potrebbe addirittura restringere il livello di concorrenza, determinando una riduzione del grado di efficienza dei servizi professionali in questione a svantaggio degli utenti. Cristina Cappuccini 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 4 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Per i legali, sulle professioni è meglio nessuna riforma che una cattiva Meglio nessuna riforma che una riforma a metà. O peggio lesiva del sistema di garanzie rappresentato dagli ordini. Gli avvocati non hanno dubbi sul cammino che la riforma delle professioni deve avere per essere in linea con le aspettative e con le esigenze del mondo forense disposto ad aprirsi al cambiamento, ma senza rinunciare alle proprie certezze. Una posizione ferrea che il Consiglio nazionale forense ha espresso senza alcun tentennamento, non risparmiando critiche, spesso anche severe, nei confronti del progetto al quale da mesi ormai lavora il ministro della giustizia Roberto Castelli e che fu presentato agli ordini e alle associazioni professionali il 28 febbraio scorso. Una proposta sulla quale fin da subito anche l' Organismo unitario dell' avvocatura si era detto contrario anche perché non appariva condivisibile il nuovo impianto organizzativo proposto dal ministro favorevole a una parcellizzazione delle strutture ordinistiche attraverso la creazione di assemblee nazionali e coordinamenti regionali per tutte le professioni. Ma ancora più grave secondo il Cnf appariva la pretesa del ministero della giustizia di valutare la correttezza dei codici deontologici di categoria da sempre espressione dell' autogoverno degli ordini professionali. Obiezioni forti e sulle quali Castelli si era mostrato disponibile a trattare con la promessa di modificare parte dell' articolato in sede di conversione in legge del decreto. Promessa mantenuta attraverso la decisione di affidare a un piccolo vertice a quattro (Castelli-Vietti-Siliquini-Lo Presti) l' onere di studiare modifiche capaci di superare le obiezioni degli ordini e in particolare degli avvocati al primo testo Castelli. Dopo il restyling, definito comunque insufficiente dall' avvocatura, la proposta del guardasigilli è approdata al senato sotto la veste di un maxi-emendamento al disegno di legge di conversione del decreto sulla competitività. La prima e la principale obiezione sulla quale il Consiglio nazionale forense e l'Organismo unitario dell'avvocatura hanno fatto leva fin dall' inizio riguarda l' utilizzo della delega scelta dal governo come strumento per assicurare alla riforma un cammino più veloce e meno impervio. Secondo gli avvocati, infatti, il riordino del settore deve avvenire attraverso un percorso ordinario e organico che solo una legge quadro può garantire fino in fondo. Inoltre, secondo gli avvocati, le correzioni introdotte non apparivano sufficienti a garantire una buona riforma. In particolare continuava a destare scontento l' organizzazione degli ordini decisa da Castelli e una norma che prevedeva la possibilità di procedere all' accorpamento e all' unificazione degli ordini in caso di svolgimento di attività similari. Per correre ai ripari, Nino Lo Presti, responsabile An delle libere professioni, presenta un subemendamento che assicura il rispetto degli assetti attuali e dell' autonomia degli ordini. Inoltre il ministro concorda con il relatore, Cosimo Izzo, la presentazione di altri emendamenti che rendono facoltativo il ricorso alle assemblee nazionali e obbligatorio il parere degli ordini in fase di elaborazione dei decreti attuativi della riforma. Ma quando tutto sembrava filare liscio, è arrivata la lettera del presidente Marcello Pera che ha invitato il governo a ritirare la delega. Nella stessa giornata la commissione bilancio del senato ha approvato due emendamenti che hanno mandato su tutte le furie gli ordini professionali in quanto si eliminavano due vincoli per il riconoscimento delle associazioni professionali che grazie al nuovo testo potranno essere riconosciute anche se svolgono attività ´tipiche'degli ordini. Di qui la decisione del presidente Alpa di scrivere una lettera a tutti i capo gruppo del senato chiedendo loro di intervenire per correggere una norma che ´rischia di ingenerare grande confusione nella collettività' . Finora l' appello è stato raccolto da alcuni senatori che hanno presentato in aula emendamenti volti a ripristinare il testo del decreto prima delle correzioni della commissione bilancio. Ma chissà se il parlamento avrà il coraggio di votarli dopo la censura, arrivata ieri, dell' Antitrust proprio sulla riforma delle professioni contenuta nel decreto? (riproduzione riservata) G.Sotirovic Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 5 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Il maxi emendamento in cantiere chiede fondi per i primi tagli all'Irap ROMA • Si avvia alla stretta conclusiva il decreto legge sulla competitività, attualmente all' esame del Senato, con correzioni in vista per quanto riguarda i professionisti, in particolare dopo le obiezioni sollevate dall' Antitrust. Ieri si è conclusa la discussione generale e martedì prossimo è prevista la replica del Governo, che per quanto riguarda il Dl 35/ 2005, è rappresentato in Parlamento dal sottosegretario Cosimo Ventucci ( Forza Italia). La replica arriverà accompagnata, o seguita a breve distanza, dal maxi emendamento sul quale martedì stesso, o al più tardi mercoledì mattina, dovrebbe essere posta la fiducia. Ieri anche il ministro dell' Economia, Domenico Siniscalco, ha confermato che ci sarà un maxi emendamento governativo sul testo del decreto legge. Per quanto riguarda i professionisti, le modifiche saranno allo studio del Governo nei prossimi giorni. Nella giornata di ieri sono state però avanzate diverse ipotesi: dalla correzione di alcuni punti — in particolare delle regole sulle associazioni professionali — a uno stralcio completo della questione professioni dal Dl. Uno dei motivi per i quali il maxi emendamento potrebbe tardare di un giorno rispetto a quanto previsto potrebbe essere rappresentato dagli sgravi Irap, per i quali sembra che, in ogni caso, ci si avvii a una fumata bianca. Il relatore al provvedimento, Cosimo Izzo ( Forza Italia), ha proposto un' agevolazione sul costo del lavoro per le nuove assunzioni, in particolare al Sud e nelle altre zone svantaggiate del Paese. A quanto risulta, proprio su questa regola, all' Economia si starebbe studiando — con l' intenzione di arrivare a una soluzione positiva — per trovare una copertura e far passare lo sconto già nel decreto legge sulla competitività. La ricerca di risorse — ma modifiche all' ultimo momento sono sempre possibili — non dovrebbe portare a un aggiustamento delle regole rispetto a quanto contenuto nell' emendamento del relatore ( pubblicato sul Sole 24 Ore del 23 aprile). Si tratta, però, di un argomento sul quale l' ultima parola sarà verosimilmente detta agli inizi della settimana prossima. In ogni caso, lo slittamento di un giorno per la votazione del maxi emendamento potrebbe essere necessario proprio per elaborare l' insieme delle misure che entreranno nel pacchetto competitività. Si tratta di un passaggio importante, perché quelli introdotti con il maxi emendamento saranno gli ultimi cambiamenti possibili. La via della questione di fiducia, infatti, una volta imboccata al Senato, dovrebbe essere seguita anche alla Camera e perciò il provvedimento, dopo la votazione della settimana prossima, sarà di fatto bloccato e non più emendabile. Il maxi emendamento governativo dovrà traghettare le modifiche approvate nei giorni scorsi dalla commissione Bilancio del Senato, perché possano essere recepite nel decreto legge. Anzi, il corpo dell' intervento dell' Esecutivo sarà costituito proprio dagli emendamenti già approvati al Senato, con un' attenzione ai costi che le singole misure possono comportare. È questo, infatti, il maggior ostacolo sulla partita Irap, tanto che già tra gli emendamenti approvati al Senato non figura quello, proposto sempre dal relatore, che mirava a escludere dall' Ires gli studi professionali e i lavoratori autonomi con meno di tre addetti. Antonio Criscione 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 6 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Competitività / Le novità nell' emendamento Borea votato in commissione bilancio al senato Regime soft per i reati fallimentari Sono state ridotte le fattispecie rilevanti e abbassate le pene Riduzione delle condotte penalmente rilevanti e drastico abbattimento delle sanzioni previste per i fatti che continuano a integrare illecito penale. Queste le novità di maggior spicco previste dallo schema di legge delega concernente la modifica della disciplina dei reati commessi dal fallito, contenuto nell' emendamento al decreto legge sulla competitività (n. 35/2005) votato dalla commissione giustizia del senato dieci giorni fa. Sebbene per una valutazione più compiuta sarà necessario attendere il relativo decreto legislativo, tuttavia l' analisi dei principi contenuti nella legge delega consente qualche prima riflessione. In primo luogo, si assiste a un' opera di depenalizzazione, dal momento che la legge delega non prende più in considerazione taluni fatti previsti come reato dalla vigente legge fallimentare. Saranno perciò destinati a scomparire alcuni comportamenti che oggi integrano i reati di ricorso abusivo al credito (artt. 218 e 225), di denuncia di credito inesistente e altre inosservanze da parte del fallito (artt. 220 e 226, sebbene una parte di tali condotte sia ancora prevista come reato dal comma 7). Inoltre, la legge delega non ripropone i reati commessi dal curatore, quali: l' interesse privato del curatore negli atti del fallimento (art. 228), l' accettazione di retribuzione non dovuta (art. 229), l' omessa consegna o deposito di cose del fallimento (art. 230), reati che si estendevano, in virtù dell' art. 231, anche ai coadiutori del curatore. Ancora, la legge delega non considera più come reato i fatti ora incriminati dall' art. 234, che sanziona l' esercizio abusivo di attività commerciale. Infine, non vengono più previste ipotesi delittuose colpose, che invece assumevano rilievo in relazione a talune fattispecie, come la bancarotta semplice (art. 217, comma 1, n. 4) e la denuncia di creditori inesistenti (art. 220, comma 2). Lo sfoltimento della classe dei reati fallimentari assume i contorni di una vera e propria abolitio criminis, con le conseguenze previste dall' art. 2, comma 2 c.p.: se i processi, per taluni dei fatti che non sono più annoverati tra gli illeciti penali, sono pendenti, conseguirà necessariamente una sentenza assolutoria perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; se invece è intervenuta sentenza di condanna passata in giudicato, il condannato potrà chiedere la revoca della sentenza per abolizione del reato (art. 673 c.p.p.) e cesseranno l' eventuale esecuzione e tutti gli effetti penali. Per quanto attiene alle fattispecie superstiti, il dato più eclatante riguarda la generalizzata riduzione della pena, che si riflette, accorciandoli, sui termini di prescrizione. La legge delega (art. 1, comma 8) distingue tra fasce edittali. Nella fascia più alta si considerano i delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale: in luogo della reclusione da tre a dieci anni, ora comminata dall' art. 216, si prevede la reclusione non inferiore nel minimo a due anni e non superiore nel massimo a sei anni; la riduzione del massimo edittale comporta l' accorciamento del termine di prescrizione: anziché gli attuali 15 anni, quei delitti si prescriveranno in dieci anni. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 7 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Vi è poi una seconda fascia di delitti per i quali si prevede la reclusione non inferiore nel minimo a un anno e non superiore nel massimo a quattro anni; si tratta dei delitti di bancarotta fraudolenta preferenziale e di domanda di ammissione di crediti simulati o distrazioni senza concorso del fallito (ora puniti dagli artt. 216, comma 3, e 232 con la reclusione da uno a cinque anni), nonché del delitto di bancarotta fraudolenta impropria (che è addirittura punito dall' art. 223 con la medesima pena ora prevista per la bancarotta fraudolenta: la reclusione da tre a dieci anni). Alla riduzione di pena consegue, anche in questo caso, la riduzione dei termini di prescrizione, che passano da dieci anni (15 per la bancarotta fraudolenta impropria) a cinque anni. Secondo le regole generali, fissate dall' art. 2, comma 3 c.p., le nuove, più miti, sanzioni avranno effetto retroattivo, e, quindi, si applicheranno anche ai fatti commessi prima dell' entrata in vigore delle nuove norme; si pensi, per esempio, al caso Parmalat, in cui gli imputati potranno giovarsi degli ´sconti'di pena. Rimane invece invariata la sanzione (reclusione non inferiore nel minimo a sei mesi e non superiore nel massimo a due anni) prevista per i reati di bancarotta semplice (artt. 217 e 224). Per quanto attiene alle condotte incriminate, occorrerà attendere la concreta traduzione dei principi contenuti nella legge delega; in generale, non si registrano grosse novità, in quanto i caratteri dei reati fallimentari (in particolare, la bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale) rimangono sostanzialmente invariati. I reati che subiscono maggiori rimaneggiamenti sono la bancarotta semplice, con una riduzione delle condotte punibili (art. 217), e la bancarotta fraudolenta impropria (art. 223), in quanto, con riguardo all' ipotesi di cui al vigente comma 1 n. 1, scompaiono alcuni reati societari collegati (artt. 2226, 2227, 2228, 2229, 2232, 2233 c.c.), in parte sostituiti da altri (artt. 2623, 2624 e 2638 c.c.), mentre viene cancellata la previsione attualmente incriminata al n. 2. Novità si registrano anche sul terreno delle circostanze. Quanto alle aggravanti, mentre vengono riproposte quelle ora considerate dall' art. 219, comma 1 (l' aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità) e comma 2, n. 1 (l' aver commesso più fatti di bancarotta), non è più considerata quella attualmente prevista dall' art. 219, comma 2, n. 2, ossia se il colpevole per divieto di legge non poteva esercitare un' impresa commerciale. Quanto, invece, alle attenuanti, oltre alla conferma di quella considerata dal vigente art. 219, comma 3 (l' aver cagionato un danno patrimoniale di specie tenuità), ne vengono introdotte due ex novo: se, prima del giudizio ovvero della dichiarazione di esecutività dello stato passivo è intervenuta l' integrale riparazione del danno patrimoniale ai creditori o se manca l' accertamento dei crediti o dei diritti; se, prima dell' esercizio dell' azione penale, è intervenuta da parte dell' autore del fatto consegna della contabilità o di altri documenti idonei alla completa ricostruzione contabile del patrimonio o del movimento degli affari. Da segnalare, infine, un affievolimento anche in tema di pene accessorie: si prevede ancora l' interdizione temporanea dagli uffici direttive delle persone giuridiche delle imprese, la cui durata viene tuttavia accorciata la durata: sarà infatti pari alla pena inflitta, mentre attualmente è di dieci anni; viene invece cancellata la pena dell' inabilitazione all' esercizio di un' impresa commerciale, con la conseguenza che chi si è reso responsabile anche di gravi fatti di bancarotta fraudolenta potrà continuare a esercitare l' attività imprenditoriale. (riproduzione riservata) Stefano Corbetta 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 8 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE COMPETITIVITÀ • Critiche del Garante alle ipotesi di riforma per Ordini e associazioni Albi, nuove censure Antitrust Tariffe da abolire Per dottori commercialisti e ragionieri sì all' unione ma senza « riserve » ROMA • L' Antitrust torna protagonista nel dibattito sulle professioni, alla vigilia del maxi emendamento del Governo al decreto legge sulla competitività. L' Autorità garante della concorrenza e del mercato, presieduta da Antonio Catricalà, descrive quelli che dovrebbero essere i cardini della riforma delle professioni: da questi è ben lontana la proposta del Governo che era stata presentata (poi ritirata) come emendamento al decreto legge. L' Antitrust mette anche le mani avanti sul desiderio dei commercialisti di ottenere, grazie alla rivisitazione delle competenze in seguito all' Albo unico, attività riservate. I moniti a Governo e Parlamento sono contenuti in due segnalazioni approvate il 20 aprile, così come avevano richiesto i tributaristi dell' Int. Riforma da riscrivere. La pronuncia dell' Antitrust è precedente al voto della commissione Bilancio del Senato che ha previsto il riconoscimento delle Associazioni a patto che gli iscritti non esercitino attività riservate ai professionisti degli Albi. La decisione sembra condivisa dall' Antitrust, visto che il divieto di riconoscimento allargato alle attività « regolamentate o tipiche » degli Albi è giudicato come un' indebita estensione delle riserve. Tuttavia, afferma l' Antitrust, le Associazioni non devono mettere fuori gioco quanti vogliono esercitare, senza appartenenze, le attività libere. Il testo originario del Dl compie solo un piccolo passo in avanti nella composizione delle commissioni d' esame, in cui i rappresentanti degli Ordini non possono essere più della metà. Tuttavia, per l' Antitrust, non è ancora garantito appieno il principio di imparzialità nell' accesso alle professioni e nel giudizio dei candidati. Per quanto riguarda il disegno di riforma generale, Governo e Parlamento devono rimettersi al lavoro. L' emendamento dell' Esecutivo, ritirato per il venir meno delle condizioni politiche, non è una piattaforma accettabile per l' Antitrust. Prima di tutto perché si prevede una moltiplicazione degli Ordini, " promuovendo" in Albi i professionisti sanitari disciplinati attraverso " profili". Una scelta " ridondante", nel momento in cui le qualificazione è assicurata da percorsi universitari. Il Governo, inoltre, punta a confermare le tariffe con livelli massimi, nonché, a pena di nullità, con valori minimi. Lo strumento, però, non garantisce la qualità della prestazione, non aiuta il cliente a orientarsi sul mercato e priva il professionista di una leva importante nel modulare i propri servizi. A questo proposito, l' offerta— secondo l' Antitrust — continua a essere penalizzata dalla mancata liberalizzazione sul fronte della pubblicità, la cui disciplina è rinviata agli ordinamenti professionali e al codice deontologico, con il divieto della tecnica comparativa. Di contro, la pubblicità costituisce — per il Garante — uno dei mezzi principali a disposizione del cliente per superare l' handicap informativo. Per questo il messaggio pubblicitario non deve rifuggire dal descrivere tipologie, caratteristiche e prezzi dei servizi. L' Antitrust censura anche il silenzio del legislatore sulle società. « La salvaguardia del principio di vigilanza dell' Ordine sul professionista che opera all' interno della società — scrive l' Antitrust — non sembra richiedere la totale esclusione di soci di solo capitale, o quanto meno lo stesso obiettivo Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 9 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA potrebbe essere perseguito consentendo la loro partecipazione in misura limitata » . E attribuendo la maggioranza dei voti, oltre che del capitale, ai professionisti. Da un punto di vista strettamente giuridico, l' emendamento — fa notare l' Antitrust— snatura i codici deontologici, quale espressione di autodisciplina, in quanto possono essere contestati dal ministero. Commercialisti e monopolio. Per l' Antitrust non c' è alcuna giustificazione per attribuire attivà riservate a dottori commercialisti e ragionieri, attraverso i decreto legislativi di attuazione dell' Albo unico ( legge 34/ 05). « Le riserve — mette in guardia l' Autorità — si giustificano solo con riguardo a professioni il cui esercizio è strettamente connesso alla tutela di interessi pubblici costituzionalmente garantiti e solo nella misura in cui risultino strettamente necessarie a garantire uno standard minimo di prestazione e ad esercitare un controllo sull' esercizio della professione » . Le riserve si tradurrebbero — per l' Antitrust — in un ingiustificato vantaggio per gli iscritti all' Albo, rispetto agli altri operatori sul mercato. Dottori e ragionieri ribattono qualificando la presa di posizione del Garante come « una gaffe clamorosa. Bastava leggere l' articolo 3 della legge 34/ 05 — dicono i presidenti dei Consigli nazionali, Antonio Tamborrino e William Santorelli — per verificare che alla nuova professione " è consentita l' attribuzione di nuove competenze che presentino profili di interesse pubblico generale, nel rispetto del principio della libertà di concorrenza e fatte salve le prerogative attualmente attribuite dalla legge a professionisti iscritti ad altri Albi" » . MARIA CARLA DE CESARI 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 10 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Il doppio richiamo dell’Autorità Le osservazioni dell' Antitrust in materia di riforma delle professioni e di Albo unico Esclusive da limitare. Il Governo, con l' emendamento al decreto legge competitività poi ritirato, sembra ampliare le competenze degli Ordini. Se il riconoscimento delle Associazioni venisse vietato per l' esercizio di attività tipiche verrebbero attribuite in esclusiva ai professionsti degli Albi attività in precedenza non riservate Albo unico sotto esame. L' Albo unico per dottori commercialisti e ragionieri risponde alle esigenze di razionalizzazione dei servizi professionali. Tuttavia, l' Antitrust segnala possibili effetti negativi dall' attribuzione di riserve di competenza esclusiva ai commercialisti e agli esperti contabili. Una simile riserva sembra precludere l' esercizio di determinate attività da parte di altri operatori attualmente attivi nel settore e potrebbe restringere il livello di concorrenza 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 11 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI La riforma Castelli e il decreto attuativo al centro di due pareri dell' Authority al parlamento Professioni, doppio no Antitrust Competitività e albo unico ledono l' equilibrio del mercato La riforma Castelli delle professioni viola la libera concorrenza. Appaiono lesivi del buon funzionamento del mercato dei servizi professionali i quattro commi inseriti nel decreto sulla competitività e ancor di più le norme contenute nel maxi-emendamento del governo, per il momento accantonato dopo l' invito, di qualche giorno fa, del presidente Marcello Pera di evitare il ricorso alla delega in una fase di crisi dell' esecutivo. Contrario alla libera concorrenza appare anche il decreto legislativo che il governo è in procinto di adottare per rendere operativo il nuovo albo unico delle professioni economico-giuridiche. Dopo il ritiro della delega sul progetto Castelli di riforma delle professioni, ora arriva anche la censura dell' Antitrust. In un parere diramato ieri, l' Authority presieduta da Antonio Catricalà ha smontato tutto il progetto di riforma messo a punto dal ministro della giustizia, a cominciare dai quattro commi inseriti nel decreto e ancora all' esame del senato e finendo con il censurare anche i contenuti del maxi-emendamento, accantonato dalla commissione bilancio del senato. Nella stessa riunione l' Antitrust si è occupata anche dell' istituendo albo unico tra dottori commercialisti e ragionieri. In questo secondo parere, infatti, l' Autorità per la concorrenza e il mercato invita il governo a non attribuire nuove competenze in via esclusiva alla nuova professione. I due pareri sono stati inviati ai presidenti di senato e camera e al premier Silvio Berlusconi perché ne facciano tesoro in un momento decisivo per entrambe le riforme. Cominciamo con le norme contenute nel decreto legge sulla competitività, che saranno votate dall' aula del senato a partire da martedì prossimo. A finire nel mirino dell' Antitrust è soprattutto il comma 6 dell' articolo 2, che riguarda la composizione delle commissioni giudicatrici per l' esame di stato. Secondo il garante la disposizione che limita a non più della metà il numero dei commissari che possono essere individuati dagli ordini professionali va nella direzione giusta ma non appare ancora sufficiente. ´Riservare a rappresentanti degli ordini un ruolo determinante nella fase di accertamento del possesso dei requisiti del candidato equivale a sacrificare la terzietà di chi contribuisce a stabilire il numero di coloro che sono ammessi a esercitare' , scrive l' Authority. Da censurare è anche il tanto conteso comma 8 sul riconoscimento delle associazioni professionali. In particolare, appare fortemente limitativo della concorrenza il principio secondo il quale possono essere riconosciute soltanto le professioni che non svolgono attività tipiche o regolamentate di competenza degli ordini. Un' obiezione in parte superata dalle modifiche introdotte dal senato. La commissione bilancio, infatti, giovedì scorso ha eliminato dal comma 8 proprio la nozione di ´tipiche' e di ´regolamentate' , rendendo molto più ampi i margini di riconoscimento delle associazioni. Ma un' ulteriore correzione sarebbe dietro l' angolo dopo che gli ordini si sono appellati al senato per impedire che le correzioni siano confermate dall' aula. L' Autorità sul punto è molto chiara: ´Il riferimento alla tipicità delle prestazioni può condurre ad attribuire, in esclusiva, ai professionisti iscritti all' albo, attività in precedenza a questi non riservate, creando così significative Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 12 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA limitazioni all' esercizio di attività libere e fino a oggi non soggette a riserve' . Passando poi al maxiemendamento (in questi giorni si capirà se Roberto Castelli intende riproporre all' aula) il parere dell' Antitrust si concentra su tre punti in particolare: tariffe, pubblicità e società. Richiamando più volte la posizione espressa su questi temi anche dalla Commissione europea (in particolare nella relazione sulla concorrenza dei servizi professionali del febbraio del 2004), si specifica che la previsione di tariffe obbligatorie fisse o minime ´non appare giustificata in quanto le stesse non rispondono all' esigenza di garantire la qualità dei servizi prestati' . Per quanto riguarda la pubblicità, invece, si dà atto agli ordini di aver lavorato negli ultimi anni per adeguare i propri codici deontologici, ma bisogna comunque eliminare il divieto di pubblicità comparativa. Sulle norme in materia di società tra professionisti, l' Antitrust insiste che la previsione di soci di puro capitale non appare comportare alcun rischio per l' indipendenza dei professionisti, soprattutto se i primi sono in posizione di minoranza. Infine, con riferimento al ministero della giustizia, appare non condivisibile anche la previsione di affidare al guardasigilli il riesame dei codici deontologici, violando in tal modo ´il potere di autodisciplina delle professioni' . Né è pensabile istituire nuovi ordini in ambiti finora di libero mercato come prevedeva un emendamento per la creazione di nuovi ordini sanitari. Più scarno, infine, il parere sull' albo unico. L' Antitrust, infatti, plaude alla fusione dei due albi ma non condivide ´la previsione di riserve di competenza esclusiva' . E si appella al governo perché nell' emanando decreto legislativo di attuazione della legge delega n. 34/2005 non vengano introdotte ´previsioni intese a riservare in via esclusiva specifiche competenze ai professionisti medesimi' . Immediata la reazione dei dottori commercialisti e dei ragionieri, che in un comunicato congiunto firmato dai presidenti Antonio Tamborrino e William Santorelli definiscono ´una clamorosa gaffe'la nota dell' Authority. ´Bastava leggere l' articolo 3 della legge n. 34 del 2005 per verificare che alla nuova professione è consentita l' attribuzione di nuove competenze che presentino profili di interesse pubblico generale, nel rispetto del principio della libertà di concorrenza e fatte salve le prerogative attualmente attribuite dalla legge a professionisti iscritti ad altri albi' , spiegano i presidenti. Soddisfatte invece le associazioni non regolamentate, in particolare i tributaristi dell' Int, che plaudono alla presa di posizione del garante. (riproduzione riservata) G.Sotirovic 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 13 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Indagine di ItaliaOggi sulle aggregazioni territoriali alla luce del progetto Castelli che le disciplina Ordini forensi, l'Unione fa la forza Presenti sul territorio 14 coordinamenti su base regionale L' unione fa la forza. È senz' altro così che la pensano gli ordini forensi dislocati su tutto il territorio nazionale che hanno fatto delle Unioni regionali (associazioni spontanee di coordinamento tra ordini forensi di una medesima regione) il loro cavallo battaglia. Inizialmente, infatti, queste associazioni sono nate per volontà dei singoli ordini come strumenti spontanei di coordinamento volti a garantire almeno a livello regionale l' uniformità della disciplina riguardante avvocati e praticanti e per dare l' opportunità ai consigli forensi distrettuali di confrontarsi periodicamente su questioni di carattere interno (come per esempio la difesa d' ufficio, gli importi delle tariffe, le sanzioni disciplinari e la formazione di praticanti e avvocati). Ma negli ultimi anni esse hanno sviluppato anche una sensibilità politica e di pressing nei confronti degli interlocutori istituzionali. Attualmente il fenomeno associativo tra ordini forensi investe quasi tutto il territorio nazionale sul quale sono presenti attivamente ben 14 Unioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Triveneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana, Lazio) anche se in realtà nel caso delle Unioni del Triveneto e del Piemonte è più corretto parlare di organismi interregionali. All' Unione del Triveneto, infatti, afferiscono anche gli ordini del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino mentre a quella del Piemonte anche gli ordini della Valle D' Aosta. L' Unione con la tradizione più antica è sicuramente quella dell' Emilia Romagna, nata a metà degli anni ' 70, che assorbe, oltre a quello di Bologna ben otto ordini dislocati tra Piacenza e Rimini, per un totale di circa 6 mila iscritti. Secondo Lucio Straziari, che la presiede, l' associazione rappresenta un ottimo strumento per garantire l' uniformità dei regolamenti che disciplinano la classe forense. Di recente, ha continuato Straziari, l' Unione dell' Emilia Romagna si è riunita per stabilire modalità di esercizio della pratica forense uniche per tutti gli ordini della regione. Al fine di ostacolare forme di pratica fittizia, infatti, l' Unione ha stabilito che i propri iscritti non possano avere più di due praticanti ciascuno. Non solo. L' associazione ha anche stabilito, colmando così una lacuna della legge del ' 90 regolatrice della pratica forense, che il libretto della pratica debba essere consegnato all' ordine entro 60 giorni dalla scadenza del termine semestrale stabilito dalla legge sulla pratica forense. Ma l' ente, ha continuato Straziari, svolge anche tutti quei compiti istituzionali che in mancanza di un organismo di coordinamento regionale verrebbero svolti dai singoli consigli distrettuali, come per esempio l' elezione dei membri della Cassa forense (che avvengono su base regionale) e in generale funzioni di rappresentanza. Anche per gli ordini del Triveneto l' istituzione dell' Unione, avvenuta circa vent' anni fa, é stata un' esperienza positiva. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 14 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA A oggi, l' organo, che raccoglie circa 16 ordini e 10 mila iscritti, spiega Mario Diego, presidente dell' associazione, è molto impegnato soprattutto sul fronte delle collaborazioni regionali. Per esempio, grazie alla propria attività, l' Unione ha reso possibile l' attivazione di tirocinii formativi per praticanti avvocati presso gli uffici giudiziari dei tribunali del Veneto, mentre con il Friuli-Venezia Giulia, l' ente ha stipulato una convenzione per la concessione di agevolazioni finanziarie ai giovani avvocati nella fase di avvio dell' attività professionale. Di stampo interregionale anche l' Unione degli ordini del Piemonte, che con la Valle d' Aosta accorpa ben 17 ordini, la quale ha recentemente rafforzato il proprio ruolo istituzionale aprendo i lavori anche ai rappresentanti dell' Aiga (che vi partecipano a livello consultivo). L' attività dell' Unione, ha precisato Gherardo Caraccio, che la presiede, punta soprattutto a garantire il coordinamento e l' uniformità della disciplina di tutti gli ordini che ne fanno parte. ´È assurdo, infatti, pensare che ordini appartenenti a un medesimo distretto si trovino ad affrontare singolarmente dei problemi la cui risoluzione può giovare a tutti gli iscritti' , spiega Caraccio. Di recente, l' ente è stato impegnato a risolvere i problemi causati dalle modifiche apportare alla legge sul gratuito patrocinio (che ha portato da sei a due anni il periodo di iscrizione all' albo necessario per accedere alle liste). La legge, infatti era entrata in vigore a marzo quando ormai il termine per l' iscrizione alle liste era chiuso. Al fine di evitare che la chiusura dei termini penalizzasse gli avvocati iscritti all' albo da soli due anni, l' Unione ha disposto la riapertura dei termini per l' iscrizione, dando così la possibilità agli avvocati più giovani di beneficiare della riforma. Secondo Caraccio, sino a ora, lo strumento associativo ha dato ottimi frutti e adesso è arrivato il tempo di pensare alla creazione di organismi di coordinamento interregionale. Proprio in tale ottica, l' Unione piemontese ha già iniziato a muovere i primi passi instaurando delle collaborazioni con gli ordini della regione Liguria. Un' altra associazione che vanta radici storiche è quella della Calabria che esiste da circa 20 anni e riunisce tutti gli undici ordini della regione (tre nel distretto di Reggio Calabria e tre in quello di Catanzaro). ´Ultimamente'ha spiegato Giuseppe Morabito presidente dell' Unione, ´siamo stati molto impegnati sul fronte della riforma delle professioni e in particolare nell' opera di contrasto al decreto Castelli (ormai naufragato) che non teneva conto della specificità della professione forense' . Con riferimento alle questioni interne degli ordini, invece, ci stiamo sta occupando soprattutto dell' istituzione delle scuole forensi. Nella regione esiste, infatti, solo una scuola forense (presso l' ordine di Locri). Tuttavia, ha spiegato Morabito, l' istituzione delle scuole ha un senso solo se queste verranno riconosciute a livello istituzionale attraverso una parificazione con quelle Bassanini. Quanto alla questioni di carattere pratico, di recente l' Unione si è riunita per decidere se gli avvocati che esercitano la professione in un luogo diverso da quello della residenza debbano essere cancellati dall' albo dell' ordine di residenza. Alla fine tutti sono stati d' accordo nel dare una risposta positiva al quesito, stabilendo che per avvocati il luogo di iscrizione debba coincidere con quello dove essi esercitano la propria attività professionale. Grande impegno nella formazione, anche per le Unioni della Sicilia e della Calabria. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 15 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA L' Unione siciliana, presieduta da Giovanni Vaccaro, che coordina i 19 ordini isolani per un totale di 26 mila iscritti, tra avvocati e praticanti, sta avviando un' intensa opera di coordinamento tra le scuole degli ordini promuovendo sinergie e collaborazioni. Inoltre, sul fronte istituzionale, l' ente, ha sottolineato Vaccaro, sta partecipando alla stesura della legge regionale sulle professioni. In Toscana, L' Unione regionale (circa dieci ordini, tra cui quelli di Firenze, Pisa, Lucca, Grosseto), sempre in un' ottica formativa, il 22 marzo scorso ha firmato un protocollo d' intesa con la regione Toscana e la Cassa forense per la realizzazione di un centro di alta specializzazione forense per studi e ricerche di rilevanza nazionale e europea in materia di professioni. Tra le priorità dell' Unione, ha sottolineato Stefano Borsacchi, presidente dell' ente, vi è anche quello di riaccorpare l' ordine di Massa Carrara alla regione Toscana. Il tribunale di Massa Carrara, infatti per una strana schizofrenia del sistema, afferisce alla corte di appello di Genova per la giustizia civile, mentre per la giustizia amministrativa al tar di Firenze. ´È evidente' , spiega il presidente, ´che tale anomalia deve essere sanata e a tal fine in parlamento è già presente un disegno di legge di cui l' Unione auspica l' approvazione' . Tra le altre proposte attualmente all' attenzione del parlamento anche quella di istituire in Toscana una seconda Corte di appello oltre a quella di Firenze. Tra le Unioni più giovani, invece, quella dell' Abruzzo e del Lazio. Quella dell' Abruzzo presieduta da Alessandro Chiodini, conta circa sette ordini (di cui cinque provinciali, più quelli di Camerino e Urbino) per un totale di 3.000 iscritti. ´Attualmente, l' Unione' , ha spiegato Chiodini, ´non ha ancora delle scuole forensi e per questo si sta battendo per loro costituzione. Inoltre, essa si sta attivando per la piena condivisione da parte degli avvocati del processo telematico e per dare al codice deontologico dell' avvocatura un' attuazione unitaria almeno a livello regionale' . Nel Lazio, l' Unione regionale esiste solo da due anni ma si può dire che sia nata sostanzialmente solo nel febbraio scorso, ha spiegato il neo-presidente Riccardo Micci e per il momento è molto impegnata nella preparazione del primo congresso dell' avvocatura italiana che si terrà a novembre a Milano. Tra le prime questioni pratiche che l' Unione si è trovata a risolvere quella riguardante le modalità di applicazione delle sanzioni disciplinari agli avvocati. Infine, in Umbria, spiega Anna Rosa Sindico, presidente dell' ordine di Perugia, ancora non esiste un' Unione regionale anche se la proposta per la costituzione di un ente di coordinamento è attualmente al vaglio degli ordini della regione ed è stata anche sollecitata da consigliere del Cnf Alarico Mariani Marini. Su un punto comunque tutti gli ordini sono d' accordo, le Unioni devono rimanere associazioni spontanee, volte a migliorare l' attività degli ordini ma che non devono in alcun modo incidere sulla loro autonomia. Quanto alla possibilità di un riconoscimento istituzionale delle Unioni (che era stato prospettato nel decreto Castelli), pertanto, i consigli degli ordini forensi sono molto scettici e disposti ad accettarlo solo qualora non comporti alcun rapporto gerarchico tra le Unioni e singoli ordini. E proprio al fine di discutere di un eventuale riconoscimento istituzionale e accrescere lo spirito di collaborazione reciproco i rappresentanti delle Unioni hanno già in programma di incontrarsi a Siracusa il18 giugno prossimo. (riproduzione riservata) Simona Andreazza 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 16 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Concorrenza cercasi, ostinatamente È cambiato il presidente, Antonio Catricalà ha da poco preso il posto di Giuseppe Tesauro, ma l' Antitrust non cambia idea sulle professioni. E a costo di essere accusata di posizione preconcetta e persino demodé, l' Autorità garante della concorrenza e del mercato ribadisce la necessità di una riforma degli Ordini che limiti le esclusive, cancelli i minimi inderogabili, consenta la pubblicità anche comparativa e contempli le società. In due segnalazioni al Parlamento e al Governo, il Garante fornisce la sua chiave di lettura della battaglia di questi giorni tra Ordini e Associazioni. La riforma — dice in sostanza l' Antitrust — è evocata come una parola magica, ma in realtà nasconde « un orientamento di protezione della situazione attuale » . E sono stati dimenticati ( o fraintesi) i principi della giurisprudenza comunitaria, secondo cui la regolamentazione è giustificata solo dall' interesse generale, a cui va commisurata. Dunque, l' Antitrust torna a parlare mentre gli Ordini chiedono la protezione delle attività " tipiche", al di là delle riserve. E mentre il legislatore, anche se l' emendamento è stato accantonato, sembra convinto che la tutela del pubblico passi per la stretta corrispondenza tra ogni attività e un Ordine. Il contesto in cui si è mossa potrebbe far annoverare l' Antitrust tra gli alleati delle Associazioni. Ma sarebbe una lettura semplicistica, poiché " stemmi e distintivi" non devono diventare necessari per esercitare attività libere. Purtroppo si rischia il paradosso: per difendere la possibilità di esercitare le attività libere forse occorrerà la regolamentazione del riconoscimento pubblico. ( m. c. d.) 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 17 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il metodo, già sperimentato per la riforma del cpc e dei fallimenti, potrebbe estendersi al cpp e al cp Giustizia, riforme a colpi di fiducia Il governo Berlusconi-bis punta a completare il programma Il governo Berlusconi-bis è disposto a tutto per portare a casa le riforme della giustizia mancanti. Anche a votarsele a colpi di fiducia. La riforma del processo civile e quella del diritto fallimentare sono già avviate su questa strada con il decreto competitività. Ma nelle file di Forza Italia la tentazione è quella di ´adottare il metodo'per, come ha sottolineato a gran voce ieri lo stesso premier Silvio Berlusconi alla camera in sede di replica prima del voto di fiducia, ´rispettare tutti gli impegni presi'nel programma di governo del 2001. Dunque anche per la riforma del processo penale e magari anche quella del codice penale. Rimarrebbe fuori la sola riforma dell' ordinamento giudiziario, che rischia effettivamente di rimanere sulla carta ma per la quale il voto di fiducia non è spendibile, se non per questioni regolamentari, certamente per quelle istituzionali. E infatti sull' effettiva possibilità di portarla a casa ancora oggi non è dato sapere. A domanda diretta, che ItaliaOggi ha posto al ministro martedì scorso, se la riforma si sarebbe fatta, la risposta è stata: ´Credo proprio di sì. Convocherò di nuovo i saggi della Cdl e chiederò ai partiti di uscire allo scoperto per verificare le loro intenzioni reali' . E sembrerebbe che Castelli sia disposto anche ad ´ammorbidire'il testo pur di ottenere l' agognato sì, magari anche con il ´soccorso'di una parte dell' opposizione. È chiaro che l' unico punto veramente in discussione, soprattutto dopo il messaggio di rinvio alle camere della legge da parte del presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è quello del sistema dei concorsi per progredire in carriera che secondo Ciampi violerebbe le prerogative costituzionali del Consiglio superiore della magistratura. Rinunciare a questo passaggio significherebbe svuotare in gran parte la riforma del suo carattere ´punitivo' ma consentirebbe a Castelli di portarla comunque a casa: d' altra parte la politica è l' arte del possibile in tutti i sensi. Per la riforma il banco di prova è vicino: il 5 maggio il disegno di legge è in calendario nuovamente al senato, dopo la battuta d' arresto dovuta alla crisi appena ricomposta con il rimpasto. Quanto alle altre riforme, l' unica chance di approvarle entro la fine di legislatura è quella di procedere a colpi di fiducia. Il lavoro tecnico è quasi terminato sia per quanto riguarda il cpp (la commissione Dalia è in dirittura d' arrivo e a breve presenterà al ministro un ddl) sia per quanto riguarda il codice penale (la revisione è stata messa a punto dalla commissione Nordio). Naturalmente nessuna conferma ufficiale viene fornita alla voce di una strategia ´di attacco'ma secondo quanto risulta a ItaliaOggi, ne avrebbe parlato lo stesso Berlusconi con i collaboratori più esperti in materia. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 18 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA L' intenzione del premier di mettere la fiducia sui provvedimenti simbolo ha una conseguenza immediata: un voto di tale natura costringerebbe tutti i partiti della coalizione a fare quadrato sulle riforme, pena, in caso di sconfitta, le elezioni anticipate, che naturalmente non vanno giù a nessuno. Potrebbe preludere a un ´serrate le file'anche la scelta di modificare in parte la compagine ministeriale: Michele Vietti, sottosegretario Udc, da sempre spina nel fianco del ministro Roberto Castelli, migrato (con il suo assenso) al ministero dell' economia e sostituito con Pasquale Giuliano, magistrato e nella scorsa legislatura (´nel periodo più caldo dei processi milanesi' ) capogruppo di Forza Italia in commissione giustizia alla camera. Vietti però ha già dichiarato di non essere disposto a lasciare il ruolo di ´saggio'in materia di giustizia e non ha nascosto di voler continuare a seguire le riforme già in cantiere, come quella del processo civile e la delega fallimentare, creando già qualche malumore a via Arenula. Sono confermati Giuseppe Valentino (An), Jole Santelli (Fi) e Luigi Vitali (Fi). Alla fine, dunque, l' Udc molla la presa sul dicastero di via Arenula ma è Forza Italia che lo presidia. ´In politica nulla è casuale' , ragiona il sottosegretario fresco di nomina Giuliano. ´La mia comunque è una collocazione tecnica con un compito anche di pontiere con la magistratura. Il dialogo è ancora possibile se non si pongono questioni pregiudiziali' , sceglie la veste di colomba Giuliano. Convinto che si possa lavorare bene con la nuova squadra è anche Vitali. Proprio ieri pomeriggio il ministro Castelli ha convocato i suoi sottosegretari per ripartire le deleghe, mantenendo nelle sue mani quella sulle professioni e quella sull' ordinamento giudiziario in condominio con Valentino. Confermate quella di Valentino (penale e informatica) e di Santelli (minorile), Giuliano ha fatto il pieno: si occuperà degli affari civili e dell' organizzazione giudiziaria e in parlamento del diritto fallimentare, di ineleggibilità dei magistrati, di class action. Vitali ha ottenuto le deleghe di polizia penitenziaria e il personale. In parlamento si occuperà di prescrizione e processo civile. (riproduzione riservata) C.Morelli 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 19 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Privacy, 4 priorità per Pizzetti ROMA • Codici deontologici, rapporto con la pubblica amministrazione, mantenimento del budget, salvaguardia del Codice della riservatezza: sono questi gli obiettivi di breve e medio termine che il nuovo Garante della privacy dovrà darsi. Anche se ancora non esiste un programma ufficiale degli interventi futuri, il neo presidente dell' Authority, Francesco Pizzetti, non potrà che iniziare da settori nevralgici per la tutela dei dati personali, settori con cui i conti sono aperti da tempo. La squadra dell' Autorità è ormai completa. Nominati dal Parlamento anche gli altri tre Garanti (Mauro Paissan, Giuseppe Chiaravalloti e Giuseppe Fortunato), confermato il segretario generale, Giovanni Buttarelli, convalidato il resto della struttura, il lavoro può riprendere e può, pertanto, chiudersi la fase di avvicendamento, durante la quale è stata effettuata attività di routine. I codici. I codici deontologici in lista d' attesa sono diversi e tutti importanti. Il più vicino al traguardo è quello sui dati genetici, che ha già avuto il via libera del Garante e ora è all' esame del ministero della Sanità. Altri codici attesi da tempo sono quelli sull' utilizzo dei dati personali in Internet, sui rapporti di lavoro, sul direct marketing, sulla videosorveglianza. Sull' uso delle telecamere a circuito chiuso già esiste un vademecum del Garante, mentre negli altri ambiti mancano regole sistematiche e ci si rifà alla legge generale sulla privacy o ad altre normative di settore. La pubblica amministrazione. È uno dei punti deboli della privacy. Gli uffici pubblici hanno finora beneficiato di una sorta di immunità, grazie anche a proroghe legislative che hanno procrastinato gli obblighi a cui la pubblica amministrazione è comunque soggetta. Uno dei problemi più rilevanti riguarda l' utilizzo dei dati sensibili: le amministrazioni devono mettersi in regola entro la fine dell' anno. La salvaguardia del Codice. Il Codice della privacy ha subìto diverse modifiche. Alcune sono arrivate quando era ancora fresco di stampa. Talune parti — in particolare quelle relative alle scadenze— sono state cambiate più volte. Il rischio da scongiurare è che rimanga un testo inattuato o che, di modifica in modifica, se ne snaturi lo spirito. Il budget. L' ufficio del Garante, che ha un organico limitato a 84 persone, negli ultimi quattro anni ha avuto un taglio delle risorse del 20 per cento. Ulteriori economie limiterebbero la capacità di intervento dell' Autorità. 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 20 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il Csm su chi deve sostenere le spese dei legali nei conflitti di attribuzione Nei conflitti giudice-camere il ministro paga la parcella Gli onorari degli avvocati che difendono tribunali e procure nei conflitti di attribuzione con altri poteri dello stato li paga Castelli. Il ministero della giustizia ha nel bilancio un capitolo ad hoc (1560) intitolato proprio alle spese di lite. Le parcelle, dunque, non gravano sul processo e non vanno computate nel modello 12. Inusuale il quesito che il procuratore di Verona, Guido Papalia, ha posto al Consiglio superiore della magistratura, sollecitato dall' ammissibilità stabilita dalla Corte costituzione di un conflitto di attribuzione sollevato dalla camera dei deputati nei confronti della procura. Una tipologia di conflitto sempre più frequente, come ha avuto modo di sottolineare la stessa Corte costituzionale. Negli ultimi otto anni le pronunce in materia sono state 92, con una media di dieci all' anno. ´Una crescita impetuosa quasi interamente dovuta alle numerose controversie che vedono come protagonisti organi giudiziari da una parte e organi governativi e soprattutto parlamentari dall' altra. Spia di una conflittualità endemica fra politica e giustizia' , ha rilevato l' ex presidente della Corte Valerio Onida nella sua relazione sull' attività della Corte. Nel caso specifico, il procuratore Papalia, non potendosi rivolgere all' avvocatura dello stato, a cui non spetta la difesa nell' ipotesi di conflitti interorganici, si era affidato a un avvocato del libero foro. Ma è stato colto da un dubbio: chi lo paga? Così ha chiesto al Csm se le spese e gli onorari dovessero essere liquidati secondo la procedura di spese di giustizia (articolo 4 dpr 115/02) oppure come spese d' ufficio e, in quest' ultimo caso, se la spesa dovesse esser assunta direttamente dal ministero della giustizia oppure dal Csm. Il Csm ha escluso qualsiasi competenza al riguardo, sottolineando tuttavia che non è rinvenibile alcuna normativa specifica, visto che la questione si era posta in un procedimento incidentale che nell' ambito di un procedimento penale vede come parte interessata non l' indagato o altre parti ma lo stesso uffici giudiziario. Il Csm, in mancanza di riferimenti normativi e per rispondere al quesito, ha fatto una ricerca sui precedenti e ne ha scovato uno relativo alla decisione della Consulta che ha annullato la deliberazione di insindacabilità adottata dalla camera dei deputati. In quella occasione gli avvocati del libero foro hanno presentato parcella alla direzione generali affari civili, ufficio I, che dopo aver ottenuto il visto di congruità, ha autorizzato il pagamento dei compensi sul capitolo 1560. Trafila che il Csm suggerisce di seguire ancora. (riproduzione riservata) C.Morelli 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 21 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE EMERGENZE GIUDIZIARIE A Milano fondi azzerati anche per i nuovi Codici MILANO • Aggiornamento che passione. Destinata a restare insoddisfatta, però. Almeno a Milano e almeno a Palazzo di giustizia. E così in aula si andrà con un Codice datato. È questo il paradosso con cui, quest' anno, si dovranno confrontare i magistrati milanesi. Un effetto del taglio drastico dei fondi ( meno 40%) a disposizione per l' acquisto di Codici penali e di procedura penale aggiornati con le ultime modifiche arrivate nel corso del 2004. A lanciare l' allarme è una circolare del procuratore aggiunto Ferdinando Vitiello, inviata a tutti i sostituti procuratori, ai responsabili degli uffici giudiziari e a quelli di polizia. Certo, le modifiche intervenute nella materia nel corso del 2004 non sono state numerose, e a sottolinearlo è lo stesso Vitiello ricordando l' esiguità del nuovo materiale con cui dovere fare i conti, ma dalla stessa circolare traspare una certa amarezza per un' amministrazione della giustizia che si vorrebbe sempre più efficiente e che invece deve preoccuparsi anche dell' impossibilità di avere a disposizione i " ferri del mestiere" più elementari. Del resto, neppure risalendo troppo indietro con la memoria, basterebbe riandare ai tanti casi segnalati dall' Anm nel suo Libro bianco di pochi mesi fa. Proprio sul fronte dell' aggiornamento si ricordava come gli stessi magistrati, non di un tribunale periferico, ma della Corte di cassazione si fossero autotassati per garantire l' acquisto di riviste giuridiche. E anche in questo caso il segnale di emergenza arriva da una delle principali sedi giudiziarie del Paese, a ulteriore testimonianza del fatto che è proprio nelle realtà più grandi che le difficoltà acquistano uno spessore maggiore e che i cittadini fanno sempre più fatica a ottenere risposte almeno in tempi ragionevoli. 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 22 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Riforme per i giudici di pace Forti iniziative di protesta per sollecitare la politica a dare risposte concrete alle richieste dei giudici di pace. L' avvertimento arriva dall' Associazione nazionale giudici di pace che il 29 e 30 aprile prossimi terrà la XI assemblea a Bologna. A dieci anni dall' istituzione il giudice di pace può vantare ottimi risultati: 1.300.000 cause trattate nel civile e 200 mila nel penale solo nell' ultimo anno, con una durata media di 256 giorni. Ma non ci sono state politiche conseguenti, richieste dall' associazione: riforma organica, organo di autogoverno, mandato e tutela previdenziale. 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 23 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA DIRITTO E GIUSTIZIA Carceri: la Smuraglia non decolla Nonostante la legge Smuraglia (193/00) il numero dei detenuti lavoranti, che non siano alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria ha registrato un leggero decremento, passando dalle 2.310 unità del 2003 alle 2.263 di giugno 2004. È stata depositata martedì 26 aprile la relazione al Parlamento da parte del ministero della Giustizia, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, sullo stato di attuazione delle disposizioni di legge relative al lavoro dei detenuti riferite al 2004 (la relazione è leggibile tra i documenti correlati). Dalla relazione si apprende innanzitutto che i detenuti dal 2003 al 2004 sono aumentati di duemilatrecento unità, passando dai 54.237 del 31 dicembre 2003, ai 56.532 di giugno 2004. Di questi, oltre diecimila nello scorso anno risultavano addetti ai lavori domestici o comunque a lavori non qualificanti, mentre solo 973 erano addetti alla manutenzione ordinaria del fabbricato, tutti comunque alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria. Attività che, come sottolinea la relazione «pur rappresentando una opportunità di lavoro, non garantiscono però l’acquisizione di professionalità spendibili sul mercato del lavoro». I benefici della legge 193/00 si vedono, dice il documento, con l’aumento del numero sia dei lavoranti all’esterno, che passano da 424 a 435, che dei lavoranti all’interno degli istituti (da 346 a 450) e questo solo grazie agli incentivi offerti dalla legge; mentre il lieve decremento dei detenuti lavoranti e non dipendenti dall’Amministrazione penitenziaria è dovuto essenzialmente, riporta la relazione, ad un sensibile calo dei semiliberi. Durante i primi nove mesi dello scorso anno, comunque, sono state 107 le imprese e le cooperative che hanno fruito delle agevolazioni fiscali e contributive previste dalla Smuraglia, dando lavoro a circa 613 detenuti in 40 istituti. «Tuttavia – riporta la relazione – risulta ancora poco significativa la presenza del mondo imprenditoriale all’interno del carcere». Ma le attività e i progetti avviati sono diversi. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria segnala che a marzo del 2004 è stato firmato un protocollo d’intesa con l’Unioncamere per la creazione di una rete stabile di comunicazione tra le Camere di commercio ed i provveditorati regionali per una maggiore comunicazione tra domanda di lavoro proveniente dalla popolazione detenuta e i bisogni formativi ed occupazionali espressi dal mondo imprenditoriale. E proprio al fine di meglio pubblicizzare tutte le opportunità della legge Smuraglia, proseguono le collaborazioni tra il Dipartimento e Confcooperative Federsolidarietà. Avviate anche iniziative nel settore bonifiche agrarie con la creazione di nuove e specifiche realtà agricole in vari istituti penitenziari, con conseguenze positive, dal momento che il numero dei detenuti lavoranti presso le aziende agricole è passato dai 382 del 2003 ai 419 di giugno 2004. È inoltre operativa, la convenzione tra il Dipartimento e la Confagricoltura e l’Amab (Associazione mediterranea agricoltura biologica) per l’attuazione di rapporti di servizio, di gestione, di riscossione di contributi comunitari. Sempre lo scorso anno è stato avviato il progetto “Agricola 2007”, approvato dal ministero del Lavoro sulla base del fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, che ha appunto, come dice il nome durata triennale. Tra gli obiettivi del progetto quelli di realizzare interventi riabilitativi per i tossicodipendenti sottoposti a procedimenti giudiziari, incentivare le strutture riabilitative che adottano modalità di intervento integrato psico-socio educativo e realizzare percorsi integrati di sostegno e promozione dell’occupazione dei soggetti in uscita dai programmi riabilitativi. (p.a.) 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 24 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ministero della Giustizia Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Direzione generale dei detenuti e del trattamento Ufficio IV – Osservazione e trattamento intramurale «Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle disposizioni di legge relative ai lavoro dei detenuti ai sensi dell’articolo 20, ultimo comma, della legge 354/75, anno 2004» 26 aprile 2005 Nell’ambito delle attività poste in essere per incrementare e sviluppare il lavoro penitenziario questa Direzione Generale si è attivata, nel corso del 2004, per individuare tutte le strutture lavorative all’interno degli istituti penitenziari - industrie, laboratori artigianati, colonie e tenimenti agricoli - non utilizzate o sottoutilizzate ma potenzialmente in grado di aumentare le proprie capacità produttive. Sono state acquisite, quindi, per ogni Regione, le progettualità per il rilancio delle attività lavorative, tenendo anche conto delle realtà territoriali e delle locali esigenze di mercato. Sono stati successivamente rilevati gli importi necessari per l’ammodernamento di lavorazioni penitenziarie esistenti ma scarsamente produttive e per l’allestimento di nuove officine dove le strutture edilizie lo permettevano. Coordinati da questa Direzione Generale, che ha impartito le opportune direttive, i provveditorati regionali si sono variamente attivati con il territorio e con il mercato del lavoro esterno per la ricerca di nuove commesse di lavoro e per valutare la possibilità di offrire in gestione a terzi le lavorazioni che avevano particolari difficoltà a mantenere o sviluppare le proprie produzioni. Nelle realtà territoriali più problematiche ci si è attivati per sensibilizzare maggiormente gli enti locali, il mondo imprenditoriale e le associazioni di categoria. Analizzando i dati attualmente in possesso, relativi al 30 giugno 2004, si è rilevato un buon incremento rispetto all’anno precedente, dei detenuti impiegati alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria in attività di tipo industriale (665 unità al 30.06.2004 contro 537 unità al 31.12.2003) e si segnala un ulteriore incremento dei detenuti assunti da imprese e cooperative all’interno degli istituti penitenziari (450 unità attuali rispetto al 346 al 31.12.2003). L’Amministrazione penitenziaria, nell’intento di assicurare al maggior numero di detenuti possibile il lavoro intramurario, continua ad utilizzare - per le attività che non richiedono particolare qualificazione - gli istituti del part-time e del lavoro a tempo determinato. Al 30 giugno 2004 su una popolazione detenuta di 56.532 unità (54.237 al 31.12.2003), 10.013 soggetti (9.604 al 31.12.2003) risultavano addetti a lavori domestici o non qualificati alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria e 973 unità (909 al 31.12.2002) erano addette alla manutenzione ordinaria del fabbricato, sempre alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Al riguardo si segnala che queste attività, pur rappresentando una opportunità di lavoro, non garantiscono però l’acquisizione di professionalità spendibili sul mercato del lavora. E’ proseguita nel frattempo - sia pure gradualmente - l’opera di adeguamento delle officine penitenziarie già esistenti alla normativa antinfortunistica di cui al D.Lgs 626/94 e l’allestimento di lavorazioni di tipo industriale presso gli istituti di nuova costruzione. Le lavorazioni penitenziarie funzionanti al 30.06.2004 erano 127 rispetto alle 84 del 31.12.2003. Permangono, comunque, difficoltà nell’affidamento della direzione tecnica delle lavorazioni penitenziarie a persone estranee all’Amministrazione ai sensi dell’articolo 20 bis O.P. Tali difficoltà, più che dovute alla scarsità di risorse finanziarie, sembrano legate a problemi nel collegamento con gli uffici che operano sul territorio in materia di lavoro, artigianato, ecc.; collegamento necessario per l’individuazione di personale specializzato cui affidare le lavorazioni e per la determinazione del relativo compenso. La attuazione della legge 193/00, cd. “Smuraglia”, che definisce le misure di vantaggio per le cooperative sociali e le imprese che vogliano assumere detenuti in esecuzione penale all’interno degli istituti penitenziari, ha aperto prospettive di sicuro interesse per il lavoro penitenziario. Nel corso del 2004, dati relativi ai premi 9 mesi dell’anno, risulta che 107 tra imprese e cooperative hanno fruito delle agevolazioni fiscali e contributive previste, dando lavoro a circa 613 detenuti in 40 istituti. Tuttavia, pur rilevando un certo maggior interesse nei confronti della manodopera detenuta, risulta ancora poco significativa la presenza del mondo Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 25 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA imprenditoriale all’interno del carcere. Il numero dei detenuti lavoranti non alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria ha registrato complessivamente un leggero decremento, passando dalle 2.310 unità dei 31.12.2003 alle 2263 unità dei 30.06.2004. Tale decremento è dovuto ad un sensibile calo di semiliberi passati da 1538 a 1378 mentre, anche grazie agli incentivi offerti dalla legge 193/00, sono aumentati sia il numero dei lavoranti all’esterno ex articolo 21 (da 424 a 435) sia i dipendenti di imprese che danno lavoro all’interno degli istituti (da 346 a 450). Nel corso dell’anno 2004, inoltre, si è proseguito, in via sperimentale in sei istituti penitenziari (C.C.N.C. Roma Rebibbia, C.R. Roma Rebibbia, C.C. Ragusa, I.P. Trani, C.R. Padova e C.C. Torino) ad affidare a terzi il servizio di confezionamento pasti dei detenuti. L’iniziativa prevede di affidare -in gestione a cooperative sociali il servizio di cucina all’interno degli istituti penitenziari ponendo come condizione minima l’assunzione e la formazione, da parte del gestore, di un numero di detenuti almeno pari a quello che già era impiegato presso la stessa attività. Lo scopo è quello di massimizzare il numero dei detenuti da integrare in attività lavorative migliorandone la qualificazione professionale ed ottenendo, nel contempo, un miglioramento del livello qualitativo dei servizio e risparmi sul capitolo di spesa relativo ai pagamento delle mercedi per i detenuti. In data 31.03.2004 è stato firmato un Protocollo D’intesa con l’Unioncamere. Obiettivo del Protocollo è la creazione di una rete stabile di comunicazione tra le Camere di Commercio ed i Provveditori Regionali, in grado sia di porre in relazione la domanda di lavoro proveniente dalla popolazione detenuta con i bisogni formativi ed occupazionali espressi dal mondo imprenditoriale e cooperativistico dei territorio sia di diffondere informazioni corrette ed esaustive sugli sgravi contributivi e fiscali previsti dalla normativa vigente. Al Protocollo seguiranno azioni, prima delle quali l’organizzazione in via sperimentale presso alcune realtà individuate d’intesa con I’Unioncamere di incontri sia a livello regionale che provinciale. Prosegue, inoltre, la stretta collaborazione dei Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con Confcooperative Federsolidarietà (organismo che riunisce numerose cooperative di solidarietà sociale), con cui è stato sigillato un protocollo d’intesa, per la più ampia pubblicizzazione ed applicazione della legge Smuraglia al fine di favorire lo sviluppo di opportunità lavorative per la popolazione detenuta negli istituti penitenziari. L’Amministrazione Penitenziaria, inoltre, ha assunto iniziative nel settore delle bonifiche agrarie, attivandosi per la creazione di nuove e specifiche realtà agricole in istituti penitenziari aventi sia la ricettività che le capacità necessarie per avviare attività specializzate con conseguente creazione di molteplici figure professionali per ristretti. In questo settore il numero dei detenuti lavoranti presso le aziende agricole è passato dai 382 ai 31.12.2003 ai 419 al 30.06.2004. I nuovi tenimenti agricoli già operativi sono ubicati negli istituti di Casa Circondariale di Modena, Casa di Reclusione di Porto Azzurro, Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli, Casa Circondariale Femm.le di Venezia, Casa Circondariale di Giarre, Casa Circondariale di Viterbo e casa Circondariale dì Velletri. Si è conclusa, inoltre, la fase di riconversione agricola, da filiere produttive tradizionali a specializzate, negli Istituti penitenziari di Roma Rebibbia Casa di Reclusione Femminile e Casa di Reclusione Maschile - e la Case di Lavora di Castelfranco Emilia. È proseguito, nel corso dell’anno 2004, l’impegno per avviare attività agricole specializzate ad indirizzo biologico. Al riguardo sono in fase di realizzazione nuovi tenimenti presso gli istituti di Asti, Alessandria “San Michele”, San Gimignano, Pesaro, Massa Marittima, Reggio Emilia, Vasto, Cremona, Laureana di Borrello e presso l’O.P.G. di Montelupo Fiorentino. Le attività avviate sono specifiche e spaziano dall’orticoltura biologica alla frutticoltura in serra, dall’allevamento dei conigli d’angora alla floricoltura, all’itticoltura e all’apicoltura. Questo Dipartimento, di concerto con il Dicastero delle politiche agricole, ha dato applicazione al Regolamento Cee 1221/97 sostituito dal 7971/4 (regole per la produzione e commercializzazione del miele) ottenendo, anche per la Campagna 2004-2005, i fondi comunitari per la realizzazione di corsi professionali di “apicoltura” per circa 200 detenuti (in tredici istituti penitenziari) da inserire poi, ove possibile, nella realtà lavorativa nazionale. E’ operativa, inoltre, la convenzione tra questo Dipartimento e la Confagricoltura (Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana) e l’A.M.A.B. (Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica) per l’attuazione di Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 26 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA rapporti di servizio, di gestione, di riscossione di contributi comunitari, di assistenza tecnico - pratica, nonché di approntamento di percorsi formativi per vari profili professionali agricoli in favore della popolazione detenuta. Ha avuto inizio, infine, nel corso dei 2004, il progetto “Agricola 2007” che prevede l’allestimento di attività agricole e di coltivazione innovative, in particolare di tipo biologico, finalizzate all’inserimento, lavorativo dei detenuti partecipanti. Il progetto è stato approvato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, a valere sul fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, ed ha durata triennale. Prevede la realizzazione di attività agricole nel settore ortoflorovivaistico e di coltivazioni innovative, in particolare dì tipo biologico, presso diversi istituti penitenziari con disponibilità di tenimento agricolo, e si articola in un prima fase di offerta formativa, gestita dalle articolazioni periferiche di Confagricoltura e AMAB - con le quali, come già detto, questa Amministrazione ha stipulato convenzioni - o da altre Associazioni o Enti presenti sul territorio, ed in una seconda fase consistente nello svolgimento di attività lavorative nel settore agricolo, quest’ultima tesa sia a sperimentare quanto appreso che a valorizzare la realtà dei tenimenti agricoli annessi alle strutture individuate. Gli obiettivi che si pone il progetto sono: realizzare interventi riabilitativi per i tossicodipendenti sottoposti a procedimenti giudiziari; incentivare le strutture riabilitative che adottano modalità di intervento integrato psico-socio educativo; realizzare percorsi integrati di sostegno e promozione dell’occupazione dei soggetti in uscita dai programmi riabilitativi. Sono stati individuati come sedi di realizzazione del progetto gli istituti di Modena, Roma Rebibbia Femminile, Viterbo, Velletri, Giarre, ls Arenas, Milano Bollate, Alessandria, Asti. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 27 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Vaagt (legale e consulente) fa il punto sulla integrazione fra i settori al Legal marketing luncheon Studi legali alla sfida del marketing Ancora difficoltà di comprensione delle tecniche di sviluppo Non esiste ancora un grand' amore tra gli avvocati e il marketing. I due non si capiscono bene, vengono da due scuole di pensiero diverse e parlano lingue differenti. Anche se recentemente più e più studi legali cominciano ad avvertire l' importanza del marketing a causa della competizione crescente, in realtà sono molto riluttanti ad accettare l' approccio nuovo dei professionisti di marketing. L' ex-avvocato tedesco e consulente di studi legali da più di dieci anni, Christoph Vaagt di Vaagt und Partner di Monaco di Baviera, ha puntato sui problemi d' accettazione tra marketing e avvocati nella sua presentazione al Legal marketing luncheon il 19 aprile al Laghetto Congress Center a Milano. Più di 50 partecipanti, tra marketing manager di noti studi legali e avvocati interessati al marketing, si sono riuniti per la quarta volta al Luncheon, che era sponsorizzato da Martindale-Hubbell e Just Legal Services. A parere di Vaagt, i problemi sono multipli e non si risolvano da soli. Per aggiungere valore, negli studi legali, ci vuole un certo tipo di professionista di marketing con una buona consapevolezza del lavoro dell' avvocato e con la diplomazia e delicatezza per comunicare bene le possibilità del marketing. Ma abbisogna anche di un carattere forte per difendere il proprio punto di vista e la capacita di argomentare in modo analitico, presentando i fatti. In un mercato così competitivo come il nostro d' oggi, ogni studio che intende mantenere la sua posizione nel mercato e crescere il business deve assolutamente cambiare il modus operandi, sostiene anche il consulente marketing per studi legali e fondatrice del Legal marketing luncheon, Silvia Hodges. In realtà, il futuro è già cominciato: il mercato degli studi legali si sta segmentando. Non esiste più un mercato solo, ma già oggi gli studi si battono in segmenti diversi. Dall' esempio del mercato legale più competitivo nel mondo, quello del Regno Unito, vediamo che non ci sarà spazio per tutti. Vaagt faceva riferimento alla concentrazione di studi del cosiddetto Magic circe di Londra nelle aree di specializzazione con valore alto. Già il second tier, vuol dire gli studi legali che offrono tutti i servizi legali, non ha le capacità in termini d' avvocati, l' organizzazione, la struttura e la determinazione come quello del Magic circe e fa fatica ad avere una porzione del mercato profittevole. Secondo Vaagt, questi studi si trovano in una difficile situazione e provano a fondersi con altri studi dello stesso livello per mantenere la posizione odierna. L' unica possibilità è quella di focalizzare su poche aree od operazioni di valore alto come tipi di clienti e/o segmenti del mercato. Tutto il resto che non ha una posizione chiara e distinta sarà schiacciato. Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 28 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Gli avvocati devono rendersi conto del fatto che nelle aree di valore alto la sensibilità del cliente per il prezzo del servizio legale è molto più bassa. In altre parole, se un avvocato è visto come esperto per operazioni importanti per il cliente, può quasi chiedere quanto vuole. Invece se lavora sulle operazioni di poco valore per il cliente, il prezzo (naturalmente) basso diventa il fattore cruciale. Vaagt sosteneva anche che gli avvocati dovessero rendersi conto del ciclo di vita delle aree di specializzazione diverse. Il m&a (fusioni e acquisizioni), un' area tradizionalmente molto prestigiosa, negli Stati Uniti è diventato quasi una comodità: Operazioni di meno di 20 mila dollari non le fanno più i senior partner dello studio come una volta, ma si fanno velocemente tramite avvocati indiani ´overnight' . Il settore della proprietà intellettuale come i brevetti, invece, è diventato un' area più importante: con la minaccia di una violazione brevettale, anche senza una base giustificata, una società può mettere un' altra in gran difficoltà. Il problema è non soltanto quello operativo, ma comincia con le decisioni strategiche. Ecco dove i professionisti di marketing legale possono aiutare: è importante preparare proposte chiare e logiche per gli avvocati, cominciare il processo della comunicazione, chiedendo le domande giuste per estrarre le informazioni ed esperienze importanti dagli avvocati. ´Quando il socio non ha paura di perdere il cliente, si sente più ad agio per condividere i suoi clienti e fare cross selling' , dice Vaagt. ´Gli avvocati pensano in un modo molto analitico, se capiscono il processo e perché ha senso fare una cosa, è molto più probabile che lo faranno' . Secondo Vaagt, il più grande errore nel marketing e quello che gli studi legali sciupano tanti soldi per le attività di marketing sbagliato, poco efficace: invece di focalizzare sui clienti già esistenti con azioni fatto su misura per i clienti più importanti, cercano sempre il contatto con un gran numero di potenziali clienti nuovi. Vaagt sostiene che gli studi non devono subire il destino, ma possono attivamente scegliere in quale mercato vogliono posizionarsi, ma quello che dicono e fanno devono essere coerenti. 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 29 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI A lezione di marketing Come l'avvocato può sviluppare il proprio business In questa colonna abbiamo esaminato in dettaglio l' approccio del marketing a livello organizzativo. Come si realizza, invece, il marketing a livello personale? Cosa deve fare l' avvocato per sviluppare il proprio business, indipendentemente dal fatto che lavori per se stesso o sia integrato in una struttura di grandi dimensioni? Per diventare un rainmaker, per dirlo all' inglese, ovvero un professionista che, grazie alle proprie conoscenze, è in grado di avere tanti clienti, deve trasformarsi, deve per forza essere estroverso e agire in un certo modo, applicando determinate ricette vincenti? La risposta è: no, l' avvocato può restare se stesso, ma dev' essere consapevole dei principi di marketing in generale, deve capire l' importanza di vedere l' attività dal punto di vista del cliente e di avere l' attitudine giusta, che è quella pro-attiva. Per sviluppare il proprio business con successo, generalmente si possono seguire tre strade: l' avvocato può cercare di soddisfare al meglio gli attuali clienti, così cresce la probabilità che questi restino anche in futuro, può provare a sviluppare i clienti attuali, per esempio tramite il cross selling (introdurre le aree di practice o servizi degli altri soci) o, come terza possibilità, può trovare nuovi clienti. Siccome costa molto di più da un punto di vista di impiego di risorse e di tempo, accaparrarsi un nuovo cliente piuttosto che tenere un cliente attuale, conviene sempre cominciare con quello che abbiamo già. Però, soprattutto quando abbiamo intenzione di sviluppare una nuova area di business o nuovi settori, dobbiamo metterci attivamente alla ricerca di nuovi clienti. La base di questa attività è, da una parte, assicurarsi una certa visibilità nel gruppo target, e dall' altra parte, il contatto diretto e la relazione personale con il gruppo target che l' avvocato sviluppa durante la sua carriera. La visibilità e la reputazione si ottengono scrivendo articoli, partecipando a convegni nel ruolo di relatore ed essendo quotato come esperto nella stampa, attraverso un ruolo cruciale in un' associazione dove si trovano tanti clienti target ecc. Lo sviluppo del business invece è il processo di creare continuativamente nuovi contatti e nuove relazioni positive. Non si tratta di una cosa extra, ma è parte di quello che gli avvocati dovrebbero fare già quotidianamente. È opportuno cominciare presto nella carriera in modo da far fruttare al massimo l' attività di marketing e stabilire credibilità e affidabilità, infatti quello che l' avvocato vende, alla fine, è proprio la fiducia, che si è meritato attraverso l' esperienza e la regolarità di un servizio di alto livello. È altresì importante facilitare il più possibile la propria accessibilità e l' orientamento al servizio del cliente, non smettere mai di essere cortese e simpatico. Ma quello che distingue un avvocato bravo da uno mediocre, è il vero interesse verso il cliente, la sua intenzione di comprendere le esigenze tanto del cliente attuale che di quello potenziale. Per essere in grado di farlo bene, bisogna avere una strategia, una visione di che cosa si vuole raggiungere, non perdere tempo e risorse con delle azioni troppo ad hoc. Un esperto americano ha Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 30 ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA parlato di random acts of lunch che l' avvocato deve evitare, ovvero, andare a colazione ogni tanto, quando si ha la coscienza sporca, con chiunque si è conosciuto per caso. Ovviamente, è meglio farlo in modo strategico: decidere cosa si vorrebbe raggiungere e come ci si vorrebbe differenziare dalla concorrenza (ricordiamoci che dev' esserci sempre una ragione per cui un cliente viene da noi invece che dal nostro concorrente). Sappiamo bene che gli avvocati tendono a voler fare tutto, a non volersi mai limitare, a prendere ciascuna causa che arriva, perché siamo capace di fare tutto, ma bene? Quando offriamo tutto a tutti, i clienti non ci percepiscono come un avvocato esperto, uno che veramente aggiunge tanto valore, che gli altri non sono in grado di fare. E i clienti vogliono lavorare con degli esperti! Pagano tanto per i servizi legali (almeno dal loro punto di vista) e si aspettano di ricevere il migliore servizio. Più uno è specializzato, più è percepito come esperto, meno ha concorrenza ed è in grado di domandare fee più alti. Un avvocato può essere specializzato in una nicchia del mercato, in certi servizi, clienti o settori. Quando ha ancora la possibilità di scegliere, come quasi tutti i giovani avvocati, è importante chiedersi: cosa mi piace di più, di cosa voglio continuare ad occuparmi? Per quali tipi di clienti sono in grado di offrire il massimo valore? Più avanti nella carriera, dev' essere in grado non solo di dirlo, ma anche di dimostrarlo con esempi specifici dove ha aiutato un cliente con un problema simile. I clienti si chiedono spesso se l' avvocato ha l' esperienza giusta, gli skill giusti per aiutarli nel modo più efficace. Non vogliono pagare per la sua formazione né per settori specifici, né per problematiche specifiche. L' avvocato deve già essere esperto, prima che arrivi il cliente con il suo problema. Come sempre nella vita, ma soprattutto quando ci si vuole meritare la fiducia e la confidenza dei clienti, è sempre meglio promettere meno e rendere tanto. Nel prossimo articolo esamineremo i diversi modi per acquistare i clienti desiderati tramite la ricerca ben preparata e il networking di gruppo e one-on-one.(email: [email protected]) Silvia Hodges 28/04/2005 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 31