MAGGIO - GIUGNO 2011 N. 02 CLUB MILANO Flavia Pennetta: “Chi viene qui per l’università conosce una Milano diversa, la mia era tutta casa e tennis”. World Press Photo: i migliori scatti di fotogiornalismo che hanno raccontato l’anno appena trascorso. Auto elettriche: la mobilità a impatto zero rappresenta il futuro obbligato, ma il presente stenta a partire. 52° Trofeo Bonfiglio: la terra rossa del TCM è pronta a ospitare le avvincenti sfide dei campioni di domani. Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - 3,00 euro EDITORIAL Milano: città dei sogni? Quando arrivai a Milano, nel 1994, ero un giovane studente con pochi grilli per la testa, ma uno gigantesco: l’atletica. Venivo da una piccola cittadina dove non c’era molto da fare, a parte lo struscio per la via principale e un piccolo campo di atletica in terra rossa con 3 corsie. Amavo correre: ero un piccolo Forrest Gump che correva anche quando non c’era bisogno. Una passione forte di quelle che ti fanno sognare. Seguivo le imprese dei miei campioni (su tutti Carl Lewis) e speravo un giorno di avvicinarmi a loro. Ero bravino, ma niente di più. Enormi sacrifici per arrivare a salire sul podio ai Campionati Italiani Juniores. Per me il massimo. Sognare mi fu possibile perché nella mia piccola cittadina la distanza che separava il campetto in terra rossa dal salotto di casa, dove guardavo i miei miti in tv, era minima. Scappavo di casa per andare a emulare i miei eroi, anche quando mia madre mi inseguiva perché studiassi. Poche centinaia di metri, ovviamente di corsa, ed ero di nuovo lì, nel teatro dei miei sogni, a correre ancora. Arrivato a Milano fui catapultato in una realtà troppo grande e diversa da quella a cui ero abituato. Se riuscii ad ambientarmi e a crescere come “milanese” in una città che ho imparato ad amare, fu grazie a quel primo anno trascorso quasi interamente sul campo dell’Arena. Correre nel tempio dell’atletica significava respirare la storia dello sport che amavo e assimilarne tutta l’energia. Negli anni successivi continuai a seguire la grande Atletica grazie alla Notturna di Milano, che ospitò campioni come Maurice Greene, Haile Gebrselassie, Marlene Ottey, Colin Jackson, Jonathan Edwards. Capisco solo ora di essere stato fortunato a poter coltivare la mia passione a Milano, città enorme e sconosciuta, potendo vivere l’Arena in piena libertà. Un ragazzino di oggi, con una passione analoga alla mia, a Milano non avrebbe la stessa fortuna. L’Arena sta morendo, almeno per l’atletica, fagocitata da calcio minore e concerti, come testimoniato da un bellissimo articolo di Fabio Monti sul Corriere della Sera del 5 Maggio. Non se la passano meglio strutture sportive di altri sport in giro per la città. Il Tennis Club Milano Bonacossa è una realtà a sé. Gestisce gelosamente una storia decennale che l’ha reso il Club più importante d’Italia e ancora oggi ospita uno dei più importanti tornei juniores del mondo, il Trofeo Bonfiglio, a cui questo numero di Club Milano è dedicato. Tutto questo è possibile solo grazie agli sforzi dei suoi soci e all’impegno dei privati. Molte altre strutture di Milano non hanno la stessa fortuna e in questo settore l’amministrazione pubblica è totalmente assente. Tra pochi giorni ci saranno le elezioni: l’augurio è che chiunque vinca si ricordi che una città è migliore se i suoi cittadini, anche i più piccoli, possono continuare a coltivare i propri sogni. Stefano Ampollini 4 CONTENTS POINT OF VIEW 10 DESIGN Un ragazzo di ieri per le speranze di oggi L’archeologo del design di Roberto Perrone di Dino Cicchetti INSIDE 33 12 Brevi dalla città di Eliana Albano OUTSIDE 14 Brevi dal mondo di Eliana Albano COVER STORY 16 Giovane, carina e occupata (col tennis) di Chiara Cossalter STYLE 36 Urban safari di Luigi Bruzzone FOCUS 20 Vini biodinamici, ritorno alle origini STYLE di Stefano Ampollini 38 Escape the city PORTFOLIO 22 di Luigi Bruzzone World Press Photo 2011 YACHTING di Andrea Zappa Mare forza sette di Maria Zanolli FOCUS Green architecture di Filippo Spreafico 6 30 40 FALL WINTER 2011 fgf-industry.com / cpcompany.com CONTENTS WHEELS 42 FOOD Attacca la spina Andrea Provenzani di Alfredo Spalla di Andrea Zappa 54 CLUB HOUSE 56 La storia della racchetta passa da qui STYLE 44 di Enrico S. Benincasa Stile senza tempo di Paolo Borrone HI TECH 46 Al lavoro con il tablet di Filippo Spreafico WEEK-END 48 Valtellina, le Alpi dietro l’angolo di Paolo Borrone WELLNESS 50 Bagni di Bormio Spa Resort CLUB HOUSE di Eliana Albano 58 52° Trofeo Bonfiglio OVERSEAS 52 a cura della redazione di Club Milano Sulle tracce di Kerouac di Andrea Zappa CLUB HOUSE 60 Tutto merito di una scommessa di Chiara Cossalter FREE TIME 62 Da non perdere a cura di Eliana Albano ed Enrico S. Benincasa In copertina Flavia Pennetta. Completo Adidas. Foto di Davide Zanoni/ foto35mm.it 8 GRIP shop at pzeroweb.com POINT OF VIEW ROBERTO PERRONE Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato diversi romanzi per Garzanti e Mondadori, libri per ragazzi e manuali di ricette. Un ragazzo di ieri per le speranze di oggi Quando si parla del Trofeo Bonfiglio, normalmente si accenna al presente, oppure al passato, sfogliando l’albo d’oro, leggendo i nomi dei ragazzi che l’hanno vinto, accendendo speranze, a volte realizzate, a volte no. Il Trofeo Bonfiglio. Sembra che appartenga a chi lo ha giocato e a chi lo gioca. Sembra che sia qualcosa di impersonale e che lo rendano “personale” solo le vicende di chi vi ha scritto pagine di storia sportiva, brillanti o meno. Però, all’inizio di tutto c’è una persona, un ragazzo. Volevo parlare di lui. Così sono andato nell’archivio del Corriere della Sera e ho scovato un articolo. Scusate la vecchiaia, ma fino alla firma non mi sono accorto che l’avevo scritto io, due anni fa. E quindi, siccome volevo raccontare proprio questo, non vi offenderete se ne prendo una parte e faccio copia-incolla. “Il 13 febbraio del 1959 si moriva ancora in tre giorni di polmonite virale. Così se ne andò Antonio Bonfiglio, speranza del tennis, e Vittorio Battaglia, uno di quei fantastici dirigenti che hanno fatto (e purtroppo fanno sempre meno) la fortuna dello sport italiano, che l’aveva accompagnato pochi mesi prima a Parigi a cogliere una straordinaria vittoria al Racing Club de France, si inventò un torneo giovanile dedicato al suo pupillo. Vittorio Battaglia era un alto funzionario della Borletti, scapolo, entusiasta, generoso. Ecco, il Tennis Club Milano e il Bonfiglio erano lo specchio di un’epoca di grande entusiasmo, di fruttuosa generosità, di prepotente operosità. Milano, insomma, la Milano non da bere, ma da vivere, che aveva rispetto per il lavoro, anche quello sportivo dei giovanotti e delle ragazze che incrociavano racchette di legno ed esibivano gonnelline a pieghe”. Questo spirito è ancora qui, magari un po’ appannato da questi anni incattiviti, da questi tempi grigi. Ma, con un po’ di fantasia, con un po’ di entusiasmo si può grattar via la patina, si può ritrovare il senso di quegli anni, che chiamavano del boom economico. Ma al di là del “boom” c’era qualcosa che muoveva Antonio Bonfiglio e gli altri ragazzi di allora. C’era la consapevolezza di costruire qualcosa, per sé e per gli altri. Magari si mettevano meno bandiere alle finestre, ma si aveva qualche idea in più in comune. È un po’ come andare in archivio e trovare qualcosa di buono fatto in passato del quale abbiamo perso memoria. E riproporlo, così com’era. Già sarebbe un successo. Roberto Perrone 10 www.boggi.com Milano Corso Como 11 - Tel. +39 02 29060414 INSIDE Principia Durante il Salone del Mobile, Milano ha ospitato Principia. Stanze e sostanze delle arti prossime. Per la prima volta in piazza Duomo è stato realizzato un padiglione “molecolare” suddiviso in 8 stanze, in cui giovani e importanti artisti e scienziati hanno esposto opere d’arte realizzate sui principi delle neoscienze. www.arcipelagomilano.org Una donna alla Scala Dopo 233 anni è caduto l’ultimo tabù scaligero. Martedì 26 aprile, infatti, Susanna Mälkki, finlandese nata a Helsinki 42 anni fa, ha diretto Quartett, la nuova opera commissionata dalla Scala a Luca Francesconi. Mai, nella sua storia iniziata nell’estate del 1778, una donna aveva diretto un’opera alla Scala. www.teatroallascala.org Kiehl’s & Brera Il 22 aprile la Giornata Mondiale della Terra, nella quale si è celebrata la tutela del nostro pianeta e dell’ambiente, ha sancito l’amicizia tra Kiehl’s e l’Orto Botanico di Brera. Perché l’Orto Botanico? Perché è un suggestivo e antichissimo polmone verde nel centro storico della città, un giardino meraviglioso che attraverso attività didattiche promuove la cultura e la salvaguardia dell’ambiente. www.khiels.it Biblioteca in giardino Il museo archeologico raddoppia Riapre, rinnovato e ampliato, il museo Archeologico di Milano. Con l’apertura al pubblico della palazzina di via Nirone 7 sono stati recuperati al complesso museale altri 1700 mq di superficie distribuiti su sei livelli. Vengono quindi raddoppiati gli spazi della sede di corso Magenta, collegata alla nuova palazzina grazie a una passerella. Dal 20 aprile, il Museo Archeologico si propone alla città con due mesi di ingresso gratuito (fino al 19 giugno) e con un nuovo orario di apertura, che sarà continuato dalle 9 alle 17.30 tutti i giorni da martedì a domenica. www.comune.milano.it 12 L’estate milanese si arricchisce di una nuova iniziativa che vede protagoniste le biblioteche rionali della città. Sono numerose, infatti, le biblioteche che offrono ai loro utenti spazi verdi e giardini fioriti nei quali immergersi in una buona lettura all’aria aperta. Tra queste la biblioteca in via Sacco, in via Cervantes e in via Lorenteggio. www.comune.milano.it $ZRUNRI&U\VWDO &KLDUD0RUHVFKL 0LODQ,WDO\ 326 3HUVROFRP OUTSIDE Smart city Nel giro di 4 anni Microsoft realizzerà una nuova città intelligente vicino a Oporto (Portogallo), che ospiterà 225 mila persone. Il progetto è stato lanciato da Steve Lewis, ex dirigente Microsoft. Il concetto di città intelligente prevede che tutti gli edifici siano ecosostenibili, dotati di dispositivi e sensori che consentano, in caso di incidente, di intervenire rapidamente. www.zeroemission.tv La Prairie loves Capri Riconosciuto e frequentato dal jet-set internazionale per la sua collocazione assolutamente unica, il Grand Hotel Quisisana di Capri sceglie La Prairie come partner d’eccellenza. L’Hotel, infatti, arricchisce la sua prestigiosa offerta con la nuova Spa The Art of Beauty: un vero e proprio resort la cui offerta di trattamenti è volta alla ricerca della bellezza assoluta. L’ambiente estremamente elegante è dotato di 8 cabine, una piscina interna, 2 aree sauna, un bagno turco e una sauna svedese. Creme setose, esfolianti e maschere rigeneranti trasformeranno ogni trattamento in un’esperienza sensoriale a 5 stelle. www.quisisana.com Flower power Anche quest’anno 20 milioni di tulipani in piena fioritura hanno abbellito le strade di Istanbul, durante il festival internazionale dedicato a questo magnifico fiore. Il sindaco della città Kadir Topbas ha dichiarato che le piantagioni di tulipani e il festival contribuiscono a tenere in forma l’economia della città nonostante gli effetti della crisi. Foto courtesy Lisa Turay / Fotolia.com www.scoprireistanbul.com Yves Rocher a Roma Presso la stazione Termini di Roma ha aperto il nuovo Atelier della Cosmétique Végétale. Più che un negozio è un luogo vicino alle donne, che rappresenta tutta l’expertise di un marchio che da 50 anni si occupa di coltivare, produrre e distribuire cosmetici a base di piante a un prezzo sempre accessibile. www.yves-rocher.it Adotta un corallo Il riscaldamento globale e lo tsunami del 2004 hanno messo a dura prova la sopravvivenza della barriera corallina, provocando la morte di numerosi coralli. Four Seasons Resort Maldive ha deciso di promuovere un progetto per la loro salvaguardia: con 300 euro è possibile adottare un corallo e seguirne la crescita su internet. www.reefscapers.com 14 COVER STORY 16 COVER STORY FLAVIA PENNETTA GIOVANE,CARINA E OCCUPATA (COL TENNIS) Tecnicamente è la prima italiana a essere entrata nella top ten mondiale in singolare (nel 2009) e a essere salita in cima alla classifica in doppio (2011, con Gisela Dulko). Brindisina classe ’82, rovescio a due mani, ottimo gioco a rete, tesserata per il Circolo Canottieri Aniene di Roma e palmares invidiabile: 9 tornei WTA di singolare e 3 Federation Cup. Tutto il resto che bisogna sapere di Flavia Pennetta? Che oltre ai trofei ha anche un sorriso invidiabile, che dopo aver vissuto a Roma e Milano ha scelto Barcellona, che alla faccia dei mammoni italiani ha lasciato casa a 15 anni, e che al contrario delle colleghe non dice quasi mai di no ai giornalisti. Anche quando la chiamano mentre si sta godendo un raro momento di pausa pre-tapas. di Chiara Cossalter Foto di Davide Zanoni / foto35mm.it 17 COVER STORY Devi spiegare a un bambino il tennis. Trova due parole, le più semplici, per definirlo. Il tennis è un gioco. Quando un bambino prende la racchetta in mano deve divertirsi, senza pensare ad altro. Per me è stato così, tutto è iniziato per gioco. Adesso è il mio lavoro, ma il divertimento continua a essere un ingrediente essenziale. Quando hai deciso che fosse arrivato il momento di farlo diventare il tuo lavoro? Dopo che ho avuto il tifo (Febbraio 2001) a causa di un piatto di pesce crudo mangiato a Dubai. Mi ha segnato profondamente. A sorpresa, non in senso negativo: al contrario è stato uno stimolo che mi ha arricchito. Dopo il grande spavento e gli 11 chili persi sono passata dalla debolezza fisica alla carica mentale. Mi sono fermata. Ho iniziato a pensare di più, ho riflettuto su quanto mi ero sacrificata per il tennis fino a quel momento. E mi sono resa conto che non era abbastanza, che non mi ero sempre impegnata al 100%. Ho deciso che fosse giunta l’ora di farlo. Ecco, lì esattamente il “gioco” è finito. Con quali obiettivi? Quando ho avuto il tifo la mia vita era già legata al tennis. Avevo lasciato da 18 anni la famiglia, ero passata da Roma a Milano, ma mi ero anche posta dei limiti. Con i miei genitori ero stata chiara: “Se entro i 20 anni non arrivo tra le prime 100 del mondo smetto”. In quella fascia sei già indipendente, non gravi sui tuoi genitori, e questo per me era importante. Detto fatto: nel novembre 2002 sali al 95esimo posto. Ma da quando hai iniziato a vivere di tennis hai mai pensato di smettere? (Ride, NdR) Sì, sì, l’ho pensato… Capita di avere alcuni momenti di sconforto, di delusione, ma finora si è sempre trattato di momenti, basta poco per superarli. Ora ti aggiri tra Wimbledon e Roland Garros, ma anche tu sei passata dal Bonfiglio. E ci sei passata bene, con la vittoria in doppio con un’altra pugliese, Roberta Vinci. Ricordi speciali? Purtroppo nei tornei juniores come il Trofeo Bonfiglio non ho mai ottenuto grandi risultati. E non perché li prendessi sottogamba, piuttosto per l’esatto contrario. Riuscivo meglio nei tornei da 10.000 o 25.000 dollari, in cui il livello era superiore: sentivo meno la tensione e i pronostici, scendevo in campo senza avere nulla da perdere. Meglio prima o dopo? Quando non avevi pensieri o quando hai conquistato maggior consapevolezza di te stessa, sia in campo che fuori? Non credo che in generale esista una miglior vita. La cosa più importante è essere felici di quello che si fa, qualsiasi cosa sia. E io sono contenta della mia vita. Semplicemente. Ho scelto uno sport individuale, che mi porta sempre in giro, da sola o con l’allenatore. È facile sentire la mancanza della famiglia, il calendario impone un torneo dopo l’altro, non ci si ferma mai... Questi aspetti a volte possono pesare, ma non ho mai pensato di cambiare vita o invidiato quella di un altro. È sempre valsa la pena di scendere in campo, per tutti i sacrifici che ho fatto. Hai lasciato Brindisi prima per Roma poi per Milano, come molte tue coetanee che si trasferiscono qui per l’università o per il lavoro. Pensi sia stata una scelta azzeccata? Non mi spaventava Milano: il distacco dalla famiglia c’era stato con Roma anni prima, la capitale mi aveva “sgrezzato”. Passavo la maggior parte della mia giornata al TCM, allenata da Barbara Rossi, la mia vita era essenzialmente tennisatletica-casa. Mi sentivo coccolata al circolo, in più ero fortunata perché mi piaceva quello che facevo, ero molto COVER STORY Flavia Pennetta in alcuni momenti di “Non credo che in generale esista una miglior vita. La cosa più importante è essere felici di quello che si fa, qualsiasi cosa sia” serena. Chi viene qui per l’università conosce una Milano diversa, la mia era tutta casa e tennis. Un angolo della città che è diventato tuo? In effetti c’è un posto di Milano a cui sono rimasta legata, ma sarà comune a pochi… Tutti i giorni dopo gli allenamenti raggiungevo l’altra parte della città per le ore di atletica: San Donato, campo sportivo. Ecco, nonostante le volte in cui mi sono addormentata in metro, nonostante la fatica di fine giornata, San Donato per me è speciale. Dopo atletica tornavo sulla linea rossa, fermata Duomo, compravo le castagne e salivo sul 19 che mi lasciava sotto casa. Questo era il mio classico percorso. Il tuo è uno di quei casi di “fuga di cervelli dall’Italia”… Voglia di tornare? In Spagna si sta molto bene, ma come si vive in Italia non si vive da nessun’altra parte. Per ora sono qui e conto di restarci, ma vedo il mio futuro in Italia, dove vivono la mia famiglia e i miei amici. Questa scelta, comunque, dipende anche dalla persona con cui decidi di formare una famiglia. A proposito, fidanzata? O l’amore è una distrazione da evitare per una professionista? Sono single, non ho ancora trovato qualcuno che mi leghi. Ma non perché ci stia lontana: sono convinta che un fidanzato non influisca negativamente sul tennis. Può solo fare bene. Purtroppo la vita da professionista complica la situazione, è dura reggere i nostri ritmi: oggi siamo qua, domani dobbiamo ripartire senza sapere per quanto, non è facile avere una relazione fissa. E in una vita che va così veloce quali sono i punti fermi? Senza dubbio la famiglia. È fondamentale. Poi ci sono gli amici e l’allenatore, che è un secondo papà. Pensa alla tua massima concessione. Se stasera vuoi proprio esagerare, qual è la prima cosa che ti viene in mente? Non mi alzo dal letto per un bel pò! (Ride, NdR). Dormo, dormo e dormo… Senza programmi né orari che mi vincolano quotidianamente da oltre 10 anni. Il sogno sarebbe liberarmene almeno per un giorno. La mia giornata ideale è fatta così: svegliarsi quando vuoi, mangiare quando vuoi, andare in giro per negozi, poi restare al mare con gli amici, dopo qualche ora tornare a casa a dormire, e dopo ancora in spiaggia per un aperitivo. Senza orari. Allora sì che sarebbe il massimo. relax presso il TCM, il tennis club nel quale si allenava durante il suo soggiorno milanese. Oggi per esempio è sabato, un’italiana media intorno ai 30 anni si sveglia tardi, poi va in centro con gli amici, magari compra un vestito nuovo e la sera esce. Il tuo classico programma, invece? Le mie giornate sono totalmente dedicate al tennis. Ieri fisioterapia, atletica, esercizi in palestra e ancora fisioterapia. Anche a letto: nessun peluche, ma un elettrostimolatore per la spalla. Oggi pomeriggio, invece, via libera: classico shopping con le amiche e cena giapponese. Nessuna dieta: quando mi sono trasferita a Roma ho imparato a gestirmi, senza dover seguire rinunce particolari. Di cosa vai più orgogliosa? Non di una mia conquista, ma dell’entusiasmo che abbiamo creato intorno al tennis. Ed è sempre al tennis che appartiene la tua emozione più grande? Sicuramente sì. Ma sono stata fortunata: ho già vissuto tanti momenti belli, non mi viene in mente una vittoria in particolare. Il tuo obiettivo? Ricominciare a giocare! Senza pensare alla classifica. Voglio solo risolvere il mio problema alla spalla, tornare in campo e trovare la forma migliore. 19 FOCUS VINI BIODINAMICI , RITORNO ALLE ORIGINI Equilibrio e sostenibilità: con la biodinamica questi termini (fin troppo abusati) prendono finalmente forma. Andare oltre le barriere culturali che ancora ne limitano lo sviluppo, per tornare alle origini contadine, è la scommessa di Rudolf Steiner. di Stefano Ampollini 01 01. Alois Lageder tra i suoi vigneti. Con la biodinamica le radici delle viti penetrano maggiormente nel terreno e le uve vengono fatte fermentare in maniera spontanea, senza aggiunta di lieviti. 20 Per molti una moda, ma solo in Italia. Nata in Francia e sviluppatasi con grande fortuna nei paesi di lingua tedesca, la biodinamica applicata alla viticoltura sta dando i frutti sperati da chi, come Alois Lageder in Alto Adige, dal 2004 ha convertito tutta la sua produzione ai rigidi dettami imposti dalla natura. Il primo a formulare i principi di questa filosofia applicata all’agricoltura fu Rudolf Steiner all’inizio del XX secolo. Filosofo, pedagogista, ma anche esoterista, forse proprio per questo oggetto di critiche non troppo velate da parte di chi il vino lo produce per business prima che per passione, Steiner teorizzò un semplice ritorno alle origini contadine. La natura ha i suoi tempi e i suoi cicli, cadenzati dalle fasi lunari. Per secoli i contadini li rispettarono. Era la natura a comandare e l’uomo si adeguava. Con l’avvento della chimica applicata anche all’agricoltura tutto cambiò. L’uomo ha iniziato a forzare i tempi e le caratteristiche dell’ambiente in cui vive (e coltiva), alla ricerca di una perfezione che la natura, di per sé, non potrà mai garantire. Le nostre stesse abitudini alimentari e stili di vita sono così cambiati, fino a richiedere sul mercato ortaggi o frutti fuori stagione. L’esasperazione degli ultimi decenni ha creato un rigetto in molti protagonisti delle filiere produttive: in primis i consumatori, stanchi di mangiare e bere prodotti senza sapore e tutti uguali, in cui il laboratorio domina sulla terra. L’attenzione alle tematiche dell’ecosostenibilità ha ridato fiato a movimenti come quello della biodinamica, forse il più radicale nel richiamare l’uomo al rispetto dell’ambiente in tutte le sue forme. Il semplice ricordo e il recupero delle abitudini contadine sono la molla che ha dato il via a molte delle produzioni biodinamiche di maggior successo. Il francese Nicolas Joly, viticoltore pioniere e portavoce mondiale della biodinamica in viticoltura ed enologia, è il produttore di uno dei vini bianchi più celebri al mondo, la Coulée de Serrant. Sua madre studiava le fasi lunari sul calendario per scegliere il giorno giusto in cui seminare le carote. Non sapeva niente né di biodinamica né di Rudolf Steiner, però era la luna a determinare il FOCUS SUMMA 11 L’antico borgo di Magrè in Alto Adige il 10 e 11 Aprile ha ospitato Summa, manifestazione enologica nata come alternativa a Vinitaly, la più nota fiera vinicola italiana, per molti troppo affollata. La scelta di invitare solo un pubblico selezionato ha garantito una maggiore qualità e cura nelle relazioni. Tema di quest’anno le migliori produzioni tedesche, testate da esperti italiani e stranieri. L’anima green dell’evento è stata visibile in ogni aspetto, dalla carta riciclata per le brochure ai giri in carrozza per visitare le vigne. www.summa11.eu 02 suo lavoro nel giardino. Poi c’era l’ortica, che per qualche tempo si lasciava in una botte a macerare nell’acqua per fermentare; con questa specie di decotto si spruzzavano le piante. Un percorso analogo è quello realizzato da Alois Lageder, il principale produttore biodinamico italiano. Prima di approdare all’omeopatia e alle pratiche olistiche, imparò dalla madre le tecniche contadine. Fra le molte osservazioni fatte da ragazzo, lo aveva sempre colpito il fatto che i rami di vite potati e legati in fascine, usati da sempre per accendere le stufe, a volte si conservavano per anni, mentre in altri casi si deterioravano nel giro di pochi mesi. La spiegazione gli fu data dai vecchi della sua zona: i rami tagliati con la luna calante sono robusti e duraturi, mentre quelli tagliati con la luna crescente si sfaldano rapidamente. Oggi le etichette Alois Lageder e Tenutæ Lageder sono sinonimo di eccellenza nel panorama vinicolo italiano ed in particolare la linea Tenutæ Lageder è un punto di riferimento per tutta la produzione biodinamica nazionale. Nella ridente vallata di Magrè, appena entrati in Alto Adige, su un territorio di oltre 150 ettari vengono prodotti ogni anno circa un milione e mezzo di bottiglie. Il 65% sono destinate al mercato estero, principalmente negli Stati Uniti. Il mercato italiano sta crescendo, anche se alcune barriere culturali sono difficili da abbattere. Alcuni tra i vini più importanti, ad esempio, vengono imbottigliati con il sistema del tappo a vite, più sicuro ma sinonimo di “cheap” per molti consumatori italiani. Andare controcorrente, però, non ha mai spaventato Alois Lageder: nel 1995 fu tra i primi a introdurre il sistema fotovoltaico in azienda. Nel 2004 ha convertito tutta la sua produzione ai sistemi biodinamici, ottenendo nel 2007 le prime certificazioni Demeter. Punte di diamante il Löwengang Chardonnay tra i bianchi e il COR Römigberg Cabernet Sauvignon tra i rossi, “anche se il mio preferito è il Pinot Nero”, ci confida Alois. “Il futuro deve essere un ritorno al passato, abbandonando le monocolture che hanno impoverito i nostri terreni e cercando la massima simbiosi con l’ambiente. Equilibrio è la parola chiave”. 02. Nelle cantine Lageder vengono trasmesse sinfonie di Bach, che cambiano a seconda del vento esterno. Si pensa che il vino che sta invecchiando nei barrique possa giovare delle onde sonore trasmesse. 21 PORTFOLIO WORLD PRESS PHOTO 2011 Il World Press Photo è uno dei riconoscimenti più ambiti nel mondo del fotogiornalismo. Da ben 54 anni, una giuria indipendente, formata da esperti internazionali, è chiamata a esprimersi sulle immagini più belle e rappresentative che, per un anno intero, hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo. Per il 2010 sono stati premiati 56 fotografi di 23 diverse nazionalità, tra cui 8 italiani. di Andrea Zappa Foto courtesy World Press Photo LA FOTO VINCITRICE Vince il World Press Photo per l’anno 2010 la sudafricana Jodi Bieber (Institute for Artist Management/ Goodman Gallery per Time magazine). L’immagine ritrae Bibi Aisha, una ragazza afghana diciottenne vittima dell’intransigenza talebana. Fuggita dal marito violento per tornare dalla sua famiglia, il consorte 22 l’ha poi rapita e consegnata alla giustizia. Una volta pronunciato il verdetto, mentre il cognato di Bibi la teneva, suo marito le amputava le orecchie e il naso. La giovane è stata poi salvata dai soldati americani. Il World Press Photo sarà in mostra al Museo di Roma in Trastevere fino al 22 maggio e a Milano alla Galleria Carla Sozzani dal 4 al 29 maggio. PORTFOLIO Il vecchio mercato in fiamme, Port-au-Prince, Haiti, 18 gennaio. Riccardo Venturi, Italia, Contrasto. Primo premio “Notizie generali foto singole”. 23 PORTFOLIO Un uomo porta uno squalo per le strade di Mogadiscio, Somalia, 23 settembre. Omar Feisal, Somalia, Reuters. Primo premio “Vita quotidiana foto singole”. 24 PORTFOLIO Foto sopra Insurrezioni antigovernative a Bangkok, Tailandia, maggio. Corentin Fohlen, Francia, Fedephoto. Secondo premio “Spot news reportage”. Foto a fianco Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, Londra, 30 settembre. Seamus Murphy, Irlanda, VII Photo Agency. Secondo premio “Protagonisti dell’attualità foto singole”. 25 PORTFOLIO Foto sopra A Dadu, in Pakistan, le vittime dell’alluvione attendono all’ombra dell’elicottero di ricevere le provviste di cibo, 13 settembre. Daniel Berehulak, Australia, Getty Images. Primo premio “Protagonisti dell’attualità reportage”. Foto a fianco Carmen Rosa e Julia la Paceña si esibiscono in uno spettacolo di beneficenza di lotta libera nel cortile di una scuola. La Paz, Bolivia, 26 giugno. Daniele Tamagni, Italia. Secondo premio “Arte e spettacolo reportage”. 26 PORTFOLIO Kirill Lewerski, 16 anni, cadetto della nave russa Kruzenshtern. Joost van den Broek, Olanda, de Volkskrant. Secondo premio “Ritratti foto singole”. 27 PORTFOLIO Riccardo Venturi Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone e Haiti sono solo alcuni dei teatri di crisi raccontati negli scatti di Riccardo Venturi. Quest’anno il fotografo romano si è aggiudicato, con l’immagine che apre questo portfolio, il primo premio nella categoria “General News – single pictures” del World Press Photo 2011. di Andrea Zappa Henrie Cartier-Bresson definì la fotografia “quella cosa che mette assieme l’occhio, la testa e il cuore”. Pensi che questa affermazione possa valere anche per la tua professione di fotogiornalista? È sicuramente una definizione classica, assolutamente condivisibile, non bisogna comunque escludere che spesso in questo lavoro si scatta più con “la pancia” che con la testa. Entra in gioco l’istintività e vengono meno i limiti estetici che di solito condizionano il lavoro di un fotografo. A volte si ottengono dei grandi risultati anche abbandonandosi alle sensazioni, cercando di uscire fuori da percorsi già sperimentati. In questo senso trovo che una componente puramente istintiva sia comunque molto importante. Osservando alcune immagini, anche del World Press Photo, a volte si può pensare che siano state realizzate per un colpo di fortuna. Esiste questa componente nel tuo lavoro e quanto conta? Dietro a ogni foto, anche quelle che possono sembrare più fortuite, c’è un lavoro e una preparazione che dura 28 giorni, settimane o anche mesi. Dipende ovviamente dal contesto in cui ti trovi. In aree di crisi, il fatto stesso di riuscire a raggiungere per tempo un dato luogo è un’impresa. Il tempismo per un fotografo è fondamentale, le situazioni spesso cambiano di ora in ora: il fronte libico di questi giorni ne è un esempio emblematico. Qual è la storia dell’immagine per la quale sei stato premiato quest’anno? Ero arrivato ad Haiti da alcuni giorni: una situazione di grande caos, con migliaia di persone disperate e bisognose di acqua e cibo. La notte iniziavano drammatici saccheggi e spesso venivano appiccati dei fuochi per creare scompiglio e distogliere l’attenzione durante le scorribande. Purtroppo, come si vede nell’immagine neppure il vecchio mercato coloniale di Haiti, una delle strutture più rappresentative della città, ha avuto scampo. Ho cercato di raccontare questa situazione attraverso un bambino che in quel momento osservava quasi ipnotizzato il fuoco che divampava. L’idea era quella di realizzare un’immagine che fosse una sorta di icona, un simbolo di quello che stava accadendo in quei giorni. Per il tuo lavoro sei stato in vari teatri di guerra, in cui il dolore e la disperazione sono all’ordine del giorno. Hai mai deciso in alcune situazioni di abbassare la macchina fotografica per rispetto di chi avevi di fronte? Personalmente non mi sono mai rifiutato di scattare, se non nei casi in cui me l’hanno impedito. Questo per un motivo ben preciso: quando mi trovo in quelle realtà mi sento investito di un ruolo. Sono testimone di quello che sta accadendo, devo dare visione di questo e raccontarlo. Se non lo faccio fino in fondo, non ha più senso la mia presenza in quel contesto. Sei già al tuo secondo World Press Photo, che cosa significa per un fotografo essere premiato con questo riconoscimento? Ottenere un riconoscimento di questo genere vuol dire che sei sulla buona strada, che hai trovato la chiave giusta per raccontare un evento e stai lavorando al meglio. Ovviamente a livello professionale vincere premi di questo genere ti agevola e ti favorisce per ottenere altri lavori e nuovi incarichi. LINKS FUNCTION by Charmant GmbH Europe, Sede Secondaria Italia - numero verde: 800 372233 FOCUS GREEN ARCHITECTURE Ecologia, sostenibilità, design: il verde urbano e l’architettura del paesaggio giocano sempre più un ruolo fondamentale nella definizione di uno spazio metropolitano consapevole ed emozionale. di Filippo Spreafico 01 01. Parco urbano, Clarence Square, Toronto. Una delle immagini finaliste di Image Competition Prize of EFLA 2010. Foto courtesy Quentin Talbot. 30 Quando parliamo di architettura è inevitabile che la mente corra a immagini di ponti, strade, case, grattacieli. Eppure la pianificazione del paesaggio e del verde hanno assunto in questi ultimi decenni un’importanza basilare nella definizione non solo del nostro orizzonte visivo, ma anche del nostro vivere quotidianamente il territorio, comprese le grandi città. Non sono urbanisti e non sono giardinieri: gli architetti del paesaggio sono autentici designer dello spazio urbano, una professionalità nata già nel XX secolo, ma che solo negli ultimi decenni ha trovato una sua identità nell’impegno concreto a costruire letteralmente il verde per renderlo accessibile, utile e a misura d’uomo. Ecologia, integrazione ambientale, valore storico, emozione: il moderno paesaggista deve essere in grado di tenere in considerazione tutte queste variabili per disegnare un ambiente (parco, giardino o area verde) perfettamente inserito nel suo contesto, senza però rinunciare a un gusto estetico armonico e studiato. Nell’epoca della sostenibilità, il design del paesaggio diventa eco. Con il termine di giardino sostenibile si intendono tutte quelle bioarchitetture pensate per seguire i ritmi della natura, contestualizzandoli all’interno di un’area ben definita e con un’identità già formata, rurale o urbana che sia. I giardini sostenibili sono spazi che non richiedono risorse ma che al contrario sono in grado di generarle in completa autonomia (ad esempio con il compostaggio), i cui parametri sono studiati per valorizzare la biodiversità senza mai dimenticare la specificità del luogo. L’integrazione con l’ambiente risulta dunque la base da cui partire per progettare e disegnare il paesaggio moderno. Da quando, attraverso un grande atto di rottura rispetto al passato, Frederick Law Olmsted, primo landscape architect della storia, ha progettato Central Park a New York, il paesaggio metropolitano contemporaneo ha richiesto la presenza di giardini intesi come un sistema non solo scenografico, ma anche destinato a riequilibrare il territorio. Il verde non FOCUS 02 GLI ARCHITETTI DEL VERDE L’AIAPP è l’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio: attiva dal 1950 l’associazione rappresenta tutti i professionisti della progettazione del verde ed è oggi impegnata nella promozione della disciplina, nonché nella conservazione e nel miglioramento della qualità paesaggistica del territorio. Dalla consulenza alla pianificazione degli interventi fino agli studi sull’impatto ambientale, gli architetti dell’AIAPP sono in grado di cogliere l’identità del luogo, progettando soluzioni che sappiano valorizzare la biodiversità sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale. www.aiapp.net si contrappone alla costruzione materica, ma si integra, disegnandone i ritmi e valorizzandone i contenuti secondo il preciso valore storico e sociale. Il rispetto dell’identità del luogo è fondante: il design degli spazi è studiato per essere fruito dalla comunità, seguendo valori formali, estetici e funzionali che possano aderire pienamente alla tradizione del luogo. Anche la scelta di piantumare specie autoctone, ad esempio, non è solo un modo per rendere il giardino completamente autosufficiente (in quanto riduce a zero lo spreco di risorse per il suo sostentamento) ma permette di creare un ambiente che condivida lo stesso DNA dello spazio in cui è inserito. L’impatto emozionale del verde è dunque il risultato di questa serie di fattori: l’estetica coerente e l’integrazione con lo spazio circostante permettono la realizzazione di aree che attraversando la città sappiano darle respiro, in un processo di ingentilimento complessivo che possa stupire e coinvolgere il cittadino. I giardini verticali sono IL PARCO NORD In ambito paesaggistico, il Parco Nord di Milano è uno dei più vasti interventi mai realizzati in Italia su scala urbana: attualmente l’area di circa 640 ettari coinvolge sei comuni, diventando così un punto di riferimento per le sue valenze ambientali e sociali. La strategia paesaggistica adottata ha mirato alla creazione di un “parco estensivo” di forestazione urbana, lasciando da parte gli aspetti formali ed estetici: una scelta necessaria che insieme alla gradualità di costruzione ha decretato il successo di uno dei centri di educazione ambientale più importanti della città. Foto courtesy Fabio Campana, su concessione di Parconord Milano. www.parconord.milano.it uno dei frutti più consapevoli di questa nuova idea di ecodesign: aree verdi parietali, realizzate facendo radicare piante autoctone su strutture modulari per pareti esterne, permettono di rendere più armonico l’ambiente urbano e allo stesso tempo rispondono ai parametri più alti di sostenibilità, abbattendo le polveri sottili, aumentando l’umidità naturale, isolando termicamente e acusticamente tutti gli ambienti interni. E ancora campigioco, giardini sui tetti, business park, giardini privati. La green architecture si afferma nella misura in cui la progettazione del verde non è fine a se stessa, ma viene messa al servizio della collettività, piegandosi al contesto socio-culturale. L’architettura del paesaggio segna un salto fondamentale verso un nuovo tipo di urbanesimo: la creazione di aree verdi, la progettazione di parchi e giardini, ma anche la riqualificazione e il recupero ambientale, passano oggi attraverso una visione e una comprensione totale dello spazio urbano e rurale. 02. Valorizzazione del verde urbano. Time Garden Parco Portello, Milano. Foto courtesy Paolo Villa. 31 32 DESIGN L’archeologo del design L’armadio della collezione Fossili Moderni in vendita da Moss costa circa 4.000 euro. Non deve essere esposto alla luce solare e trattato con solventi di qualsiasi tipo. Massimiliano Adami non ha semplicemente disegnato e realizzato manualmente i Fossili Moderni. Ha piantato saldamente la bandiera italiana nel campo dell’Art-Design arrivando fino a Moss, e ha segnato un secolo con delle sculture utili o dei totem dell’inutile, a seconda dei punti di vista, che anche in futuro continueranno a farci discutere. Testo e Illustrazione di Dino Cicchetti 33 DESIGN 02 01 SCAVA... SCAVA... Il tema dei fossili e del riciclo nel design non è caro solo ad Adami e Munari. I fratelli Campana con i loro vasi della collezione Nativo (nella foto) hanno saputo sapientemente mixare resina colorata (molto simile all’ambra) e giocattoli 01. Il televisore in vendita da Moss è acquistabile per circa 6.500 euro. 02. I Fossili del 2000, creati da Bruno Munari nel 1959, sono delle edizioni ormai introvabili. 34 Repubblica Dominicana: un uomo d’affari si inoltra in una miniera polverosa dove un minatore gli mostra un cristallo. Sembra tutto normale, ma in quel piccolo pezzo d’ambra è racchiusa la sceneggiatura dei quattro episodi campioni d’incasso di Jurassik Park. Forse da qui parte il percorso progettuale di Massimiliano Adami, o forse molto più semplicemente dai Fossili del 2000 di Munari. Fatto sta che i Fossili Moderni di Adami sono un manifesto teorico di design e basterebbero da soli a spiegare quarant’anni di produzione di oggetti più o meno utili. Questi pezzi, dalle differenti forme e dimensioni, sono costituiti da oggetti di riciclo e schiuma poliuretanica fusi insieme all’interno di casseformi. Le fasi del metodo produttivo (depositato presso il Registro Progetti dell’ADI 2005) sono principalmente tre: la prima consiste nella raccolta, scelta, e pulitura degli oggetti e contenitori di riciclo; nella seconda fase i contenitori, sistemati e raccolti a loro vol- di gomma prodotti in Brasile. Un altro progetto accostabile sono le ciotole di Lorenzo Damiani per Luigi Fornasier. Questi oggetti, realizzati in vetro di murano trasparente, racchiudono al loro interno scarti di lavorazione colorati, taglienti e spigolosi, quanto inaccessibili. ta in un contenitore più grande, o addirittura nel sacco della raccolta differenziata stesso, vengono agglomerati grazie all’uso di schiuma poliuretanica che, solidificando, salda tra loro contenitori e oggetti, trasformandoli in un blocco solido. La terza fase è quella della sezionatura, dove il blocco ottenuto con la schiuma divenuta solida viene sezionato. Il risultato è sorprendente: gli oggetti contenuti nella schiuma si trasformano in oggetti cavi adatti per essere vani contenitori per altri oggetti. Saranno quindi di diversa forma, dimensione, colore e orientamento. In questo processo la casualità ha un ruolo fondamentale; è l’elemento indispensabile che determina il “design” dell’oggetto realizzato e che gli attribuisce quei valori di unicità più vicini al fare artistico che al prodotto industriale. Come un archeologo del Tremila, Adami percorre le viscere della società (post) industriale portando nelle case della gente la memoria di ciò che non sarebbe mai dovuto essere. STYLE Urban safari BORSALINO Cappello in paglia traforata e laccata. HENRY COTTON’S Abito beige in raso leggero con taschini e cintura in pelle. ERMANNO SCERVINO Bracciale in cuoio intrecciato. LOGAN Borsa in juta naturale con manici in cuoio. L’architettura modernista ha ispirato Christophe Lemaire per la sua ultima collezione Lacoste. Per la primavera estate 2011 il designer francese ha abilmente onorato l’eredità di René Lacoste. di Luigi Bruzzone 36 STYLE Wedge espadrilles Must have dell’estate i sandali con zeppa vertiginosa in corda o rafia intrecciata. Leopoldo Giordano Michael Kors Prada Sandalo in vernice con zeppa in corda. Sandalo a listini con zeppa in corda. Sandalo con zeppa intrecciata. www.massimobonini.com www.michaelkors.com www.prada.com Twin-Set Simona Barbieri MCS Marlboro Classics Luciano Padovan Sandalo con zeppa in corda. Sandalo in pelle con zeppa in corda. Sandalo con zeppa in cuoio. www.twin-set.it www.marlboroclassics.com www.lucianopadovan.it DSquared2 L’Autre Chose Stuart Weitzman Sandalo in cuoio con zeppa in corda. Sandalo con zeppa in corda intrecciata. Sandalo con zeppa in corda e rafia. www.dsquared2.com www.boccaccini.it www.stuartweitzman.com D&G Castañer Sebastian Sandalo con zeppa intrecciata. Sandalo in suede con zeppa in corda. Sandalo a listini in vernice con zeppa. www.dolcegabbana.it www.castaner.com www.sebastianmilano.com 37 STYLE Escape the city TRU TRUSSARDI EYEWEAR Occhiale da sole dalla linea retrò, reinterpretazione della forma JFK. BOGGI Da sinistra. Camicia in lino e cotone, camicia bianca in piquet e camicia azzurra lavata pin point. STEVE AND CO. Case per iPod touch e iPhone in pelle trattata e chiusura magnetica. ALDEN Desert boots stringate in suede con impunture a contrasto. Eccellenza sartoriale e ricerca contraddistinguono la proposta Canali per la primavera estate 2011. Una collezione giocata tra il rigore formale dell’abito e l’eleganza disinvolta dello spezzato. di Luigi Bruzzone 38 STYLE Weekend bags Borsoni morbidi in pelle, ideali per un breve viaggio o per il fine settimana. Ermenegildo Zegna Montblanc Boggi Borsone in pelle con dettagli in cuoio. Borsone in pelle di vitello. Borsa da viaggio in pelle martellata. www.zegna.com www.montblancitalia.it www.boggi.it Araldi 1930 Bikkembergs Prada Borsone in nappa con impunture. Borsone in pelle. Borsa in nappa con doppia maniglia. www.araldi.com www.bikkembergs.com www.prada.com Church’s MCS Marlboro Classics Bric’s Borsone in pelle con tracolla. Borsone in pelle con doppia tasca. Borsone da viaggio in pelle. www.church-footwear.com www.marlboroclassics.com www.brics.it 39 YACTHING Mare forza sette LA BENEDIZIONE DI CAPITAN SOLDINI “Un mio grande maestro, Francis Joyon, mi ha sconvolto una volta per quello che mi ha confidato. Al ritorno da una transoceanica mi disse: «Ringrazio il mare di avermi lasciato passare». Noi arriveremo a New York se il mare ci farà passare, speriamo che succeda”. 01 Dall’incontro tra Oscar Farinetti, l’inventore di Eataly, e Giovanni Soldini nasce l’idea: 7 Mosse per l’Italia. 37 giorni di mare, da Genova a New York, a bordo di un ketch, per scrivere insieme a tutti gli italiani le 7 mosse che (ce lo auguriamo) risveglieranno il nostro Paese. di Maria Zanolli 01. Il navigatore milanese Giovanni Soldini, classe 1966, al timone durante la partenza da Genova il 25 aprile. Numerosi sono i nomi noti che saliranno a bordo durante le varie tappe della navigazione con destinazione New York. Foto courtesy Archivio 7 mosse. 40 Un navigatore, un mercante, scrittori, artisti, imprenditori, chef e una vecchia barca con un buon cuore. La ciurma è partita. Il 25 aprile, da Genova. Liberi di iniziare un viaggio che durerà 37 giorni per raggiungere New York. Guidati dal Marino, il vento che “incrocia il profumo del mare e del rosmarino con quello di montagna e neve”, scrive Luciano Bertello, poeta ufficiale del viaggio. I nostri eroi hanno una grande responsabilità: affrontare le onde e l’Italia. Giovanni Soldini al timone, Oscar Farinetti alla vela. Anche se l’inventore di Eataly ci confessa di non aver mai avuto grande confidenza con le onde. “Mi ricordo quella boa quadrata che c’era a Borgio Verezzi e che da piccolo cercavo, ogni volta, di raggiungere rischiando di affogare: ho cominciato a 6 anni e ci sono arrivato quando ne avevo 14. La verità è che non ho un grande amore per il mare”. Ma ce l’ha per Soldini con cui ha de- ciso di organizzare, insieme a un gruppo di amici intraprendenti, un’impresa epica: una traversata oceanica in vela da Genova a New York per scrivere le 7 mosse da cui partire per migliorare la situazione del nostro Paese. “Ho conosciuto Oscar poco tempo fa – racconta Soldini – e mi sono fatto travolgere dalla sua energia. Penso sarà una bella esperienza per tutti, credo che l’idea di provare a discutere, parlare e pensare in mezzo al mare sia perfetto”. Ma quali sono le sette mosse? Ce la faranno i nostri eroi, tra imprevisti e intemperie, a scriverle in mezzo all’oceano? “Il mare è un grande maestro di vita – continua Soldini – e la rotta non è una scampagnata. Per un’impresa del genere bisogna fare i conti con la natura, fare delle scelte, rinunciare ad alcune cose, ma è comunque una situazione di privilegio che ci pone più limpidi, più umani, una condizione che nella vita contempora- YACTHING OSCAR FARINETTI: MOSSE PER CAMBIARE L’ITALIA “Tutto deve iniziare dalla riforma della politica, meno politici e più politica. Poi dobbiamo imparare dalle famiglie a ridurre la spesa. Smettere la guerra, pensare alla giustizia, investire nelle nostre vocazioni che sono l’agroalimentare, il turismo, il design, la moda, l’industria manifatturiera, la cultura. Navigando verso New York lavoreremo su questi temi e su uno a cui tengo molto, verso la laicità: meno chiesa e più Gesù. Gesù è il mio mito, in ogni azione che faccio cerco di somigliargli un po’, lui era un grande rivoluzionario. Pensa che uomo: arriva sul Mar Morto e, siccome aveva capito che c’era il sale, cammina sulle acque…” 02 nea, purtroppo, si dimentica spesso”. Il vero viaggio purifica, si sa. E l’intento è nobile. “Dedicheremo questi 37 giorni – aggiunge il “marinaio” Farinetti – a buttare giù un documento molto semplice. Penseremo solo al futuro, affronteremo il tema di quello che noi, imprenditori, scrittori e artisti, vorremmo fare per mettere a posto l’Italia. Saremo aiutati, spero, da centinaia di migliaia di italiani che scriveranno sul sito www.7mosse.it”. Nelle tre tappe (Palma di Maiorca, Gibilterra, Madeira) verso New York, su un ketch di 22 metri, una barca spartana, di legno, che ha 38 anni e, per capitan Soldini, “un ottimo mezzo per affrontare un viaggio del genere”, sono saliti a bordo velisti, cuochi e compagni di viaggio. “Soldini pesca e Cedroni cucina” scherza, ma non troppo, Farinetti. Perché il capitano ha stabilito un budget giornaliero di 4,5 euro a persona per colazione, pranzo e cena. Poco, ma buonissimo: Grana Padano, Barolo, San Daniele, pasta Gragnano, le eccellenze agroalimentari italiane figlie del Marino sono il nutrimento principale per gli audaci naviganti. “La ricerca del Marino è l’altra grande motivazione del viaggio. Tutti i migliori prodotti agroalimentari del mondo sono figli dell’incontro tra venti, la congiunzione tra il vento del mare e il vento delle colline e delle montagne. L’Italia è una penisola stretta e lunga e per questo è una delle nazioni con il maggior numero di eccellenze, il Marino si incontra con gli altri venti e crea prodotti straordinari”. Novantadue bontà italiane sono state caricate in cambusa e a cucinarle sono alcuni tra gli chef più rinomati al mondo: Ugo Alciati, Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Mario Batali e forse anche Scabin. Lungo il tragitto saliranno a bordo molti amici di Oscar e Giovanni: Alessandro Baricco, Mario Brunello, Giorgio Faletti, Lella Costa, Matteo Marzotto, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Illy, Antonio Scurati, Danny Winteler, Maria Pierantoni Giua, Simone Perotti, Teo Musso, Marella Levoni. Tra i velisti, Beatrice Iacovoni, Guido Nanni Falck, Paolo Nocivelli, L.S. Baffigo Filangieri, Bruno Fieno. Dai racconti illustrati di Francesco Rubino conosciamo ogni giorno ciò che avviene in barca. Ad aggiornarci sui movimenti c’è anche Radio2 con le trasmissioni Decanter e Caterpillar. In poco più di venti metri di barca, con una razione giornaliera di cibo – seppur golosa – abbastanza limitata, ci vorrà un po’ di pazienza e molta armonia tra gli intrepidi navigatori. E soprattutto un grande coraggio. “Partire con una barca – ci ricorda capitan Soldini – significa fare un patto. In mare ci sono regole molto serie che la natura ti impone di avere. È necessario prendersi delle responsabilità. E ognuno si prenderà le sue”. 02 Calma piatta al largo del golfo genovese. Soldini assicura che nei 37 giorni di navigazione previsti, l’equipaggio dovrà affrontare un po’ tutte le condizioni meteomarine. Foto courtesy Archivio 7 mosse. 41 WHEELS Attacca la spina AMSTERDAM, LA MOBILITÀ SI TINGE DI VERDE Smart dà una nuova scossa al programma “car2go”, introducendo nella città olandese circa 300 modelli destinati al noleggio. I veicoli, che saranno operativi entro la fine del 2011, sono inoltre dotati di sistemi telematici di ultima generazione, che consentono ai cittadini di svolgere le procedure di noleggio in modo totalmente automatico. Senza vincoli di orario o luogo di restituzione. 01 Le auto elettriche sono ormai una realtà affermata, ma esistono ancora alcune incertezze. In primis quelle degli automobilisti… di Alfredo Spalla 01. La forza del Litio. La Nissan Leaf, prima vettura elettrica a essere premiata in 47 anni di storia del prestigioso riconoscimento: “Auto dell’anno 2011”. 42 Devono ancora entrare in circolazione, ma già ci sono i nostalgici del rumore del motore. Bisogna ancora testarne l’autonomia e già ci si preoccupa della distribuzione dell’energia. Le innovazioni tecnologiche, soprattutto quelle rivoluzionarie, sono sempre accompagnate da una buona dose di diffidenza, quasi di timore. Le auto elettriche non rappresentano certo un’eccezione a questa regola. La mobilità a impatto zero è da considerarsi, per forza di cose, un work in progress, un mondo ancora da definire. I risultati ottenuti fino a ora sono però incoraggianti e ci obbligano, in qualità di consumatori e “cittadini globali”, a vigilare sul nostro futuro al volante. Il primo passo da compiere è cercare di capire qualcosa in più sulle potenzialità dell’elettrico. Bisogna dunque resettare il nostro background di carburanti e immaginare le auto elettriche simili ai laptop o agli smartphone, ovvero ricaricabili tramite una batteria (in questo caso più di una) a ioni di litio. Questi accumulatori, già evoluti in confronto a quelli al piombo, hanno però una bassa densità energetica, un alto costo produttivo e sono destinati a un degrado progressivo. I produttori stanno quindi testando l’affidabilità di altre batterie come quelle al litio silicio e al litio aria, in cui l’ossigeno reagisce passando attraverso i pori del carbonio e ricarica il generatore. Queste tecnologie richiedono però uno sviluppo accurato, che potrebbe concludersi solo tra un decennio. Nel frattempo, la soluzione migliore è affidarsi alle risorse che offre l’elettronica di consumo. I costi produttivi di queste batterie rimangono comunque elevati e solo una massiccia produzione industriale permetterebbe un abbattimento di tali valori. Il futuro è completamente nelle mani delle case automobilistiche, WHEELS 02 AUDI ABBATTE LE BARRIERE Uno dei problemi dell’elettrico è la mancanza di standardizzazione. Audi, per ovviare a uno degli inconvenienti più antipatici, ha deciso di produrre un caricatore universale. Il nuovo sistema di ricarica sarà compatibile con tutti i tipi di spine e di correnti, ed è stato frutto di una partnership fra tre grandi brand tedeschi come Audi, Bmw e Mercedes. Questa novità rappresenta solo un piccolo step, ma l’intento futuro è quello di uniformare tutti gli apparecchi di largo consumo come laptop, periferiche o smartphone. 03 le quali devono decidere se investire o meno in un domani sostenibile. Allo stato attuale, infatti, i modelli di auto elettriche hanno ancora un prezzo troppo impegnativo, che potrebbe sfiduciare gli automobilisti. A prescindere da questi limiti produttivi e tecnologici, i veicoli elettrici devono essere considerati il presente della mobilità. E non il futuro. I primi a dimostrarlo sono proprio i grandi costruttori, già attivi sul mercato giapponese e statunitense e leggermente diffidenti nei confronti di quello europeo e italiano. L’esempio lampante arriva dal gruppo Fiat, che anziché lanciare la 500EV nelle strade italiane, ha deciso di distribuirla prima negli Usa, sviluppandola nei centri Chrysler. Ma l’offerta non manca di certo. Smart, Peugeot, Citroën e Mistubishi hanno arricchito il segmento delle citycar rispettivamente con: Smart ED, iON, C-Zero, e i-MiEV. Renault e Nissan hanno invece introdotto due berline come la Fluence e la Leaf, eletta auto dell’anno 2011. Un importante accenno di cambiamento, dato che per la prima volta nella storia è stata premiata una vettura a emissioni zero. Al salone di Shangai, Audi ha invece presentato l’A3 e-tron concept, un’ibrida con un’unità elettrica. Jeep ha sviluppato due extra-size, Jeep Patriot EV e Jeep Wrangler Unlimited EV, per il mercato americano, mentre Renault ha lanciato il Kangoo Z.E. tra i veicoli commerciali. Dall’Oriente arrivano invece le proposte Kia, che entro il 2012 sbarcherà in Europa con Venga, un’auto elettrica pura, e la Optima, un’ibrida. Ci sono poi la Chevrolet Volt, che dispone di un motore a combustione interna, e la Mercedes Classe B F-Cell, basata su celle di combustibile a idrogeno. Ma nonostante i numerosi “assalti”, la fuoriclasse della categoria rimane la Tesla Roadster. Entro la fine dell’anno, la maggior parte di queste vetture sarà già in circolazione nel vecchio continente. Insomma, non manca la scelta ma la volontà. Secondo i dati diffusi dal sito Assicurazione.it, le immatricolazioni di auto ecologiche in Italia non vanno oltre il 4%. La regione più vivace è l’Emilia Romagna, con una percentuale del 7,35. Il comune di Parma – che offre fino a 6000 euro d’incentivi per l’acquisto di un’auto elettrica – conferma la particolare predisposizione del territorio. Ma, oltre agli incentivi, i costruttori stanno puntando su vie alternative come il leasing, il noleggio a lungo termine e il car sharing. La diffidenza è forse lecita, ma non bisogna dimenticare che i primi prototipi di automobile non superavano i 20 Km/h. 02. Fluence Z.E. (Zero Emission), la berlina di casa Renault, che entro la fine dell’anno completerà la gamma di veicoli elettrici con Kangoo Z.E., Twizy e Zoe. 03. La Mitsubishi i-MiEV è l’elettrica più venduta in Italia. Ha un’autonomia di 150 km e conta già 5600 esemplari in tutto il mondo. 43 STYLE Stile senza tempo Gli orologi sono spesso gli unici gioielli indossati dall’uomo, oggetti capaci di comunicare con il loro stile e la loro forma la personalità di chi li indossa. Il cronografo è l’orologio maschile per eccellenza da scegliere con cura e attenzione. di Paolo Borrone George Clooney indossa un orologio Omega in una scena del recente Tra Le Nuvole, di Jason Reitman. Copyright © 2009 DW Studios L.L.C. And Cold Spring Pictures. 44 Nella sua autobiografia My life and work Henry Ford scrisse: “Ogni buona automobile dovrebbe durare quanto un buon orologio”. Probabilmente mai avrebbe immaginato che novant’anni dopo quel desiderio sarebbe rimasto tale. Infatti, i cronografi di alta orologeria sono capolavori di tecnica e ricerca, oggetti esclusivi realizzati da case di antica fondazione, destinati a durare per decenni. Qualche anno fa Patek Philippe fece una meravigliosa campagna pubblicitaria nella quale erano ritratti padre e figlio, con un claim che recitava: “Le cose che si amano non si posseggono mai completamente. Semplicemente si custodiscono. E si tramandano”. Questa frase descrive con assoluta perfezione la filosofia che muove all’acquisto di un cronografo di alta gamma, un oggetto destinato a durare nel tempo: è contemporaneamente un atto di egoismo, di volontà di distinzione e un sicuro investimento economico in un periodo contraddistinto dall’incertezza assoluta. Nato dall’esigenza di misurare brevi intervalli di tempo partendo da un dato istante, nel corso degli anni i cronografi hanno abbandonato la loro mera funzione strumentale diventando rapidamente un oggetto del desiderio, uno status symbol, capace di conquistare collezionisti e semplici appassionati. I cronografi possono essere impreziositi da complicazioni tra le quali il calendario perpetuo, l’indicazioni delle fasi lunari o la funzione rattrappante, che misura due eventi che iniziano nello stesso istante ma che terminano in tempi diversi. Negli ultimi modelli presentati al Baselworld 2011, il salone mondiale dell’orologeria e della gioielleria di Basilea, che raggruppa i migliori produttori di tutto il mondo, si è imposto un design sobrio ma ricercato e dalle forme classiche. È questa infatti la tendenza stilistica dominante del momento. Orologi adatti a ogni occasione, i cronografi possono essere portati con abiti formali così come con outfit più casual, perfetti per la settimana lavorativa come per il weekend. Ciò che davvero è importante è la scelta del modello, perché una volta acquistato rimarrà con voi per molti, molti anni. Sicuramente più della vostra automobile, con buona pace di Henry Ford. STYLE Alta orologeria Il fascino unico dei cronografi, vere icone di eleganza. A. Lange e Söhne – Datograph Jaeger - Le Coultre – Duomètre à Chronographe Girard - Perregaux – 1966 Chronograph Simbolo della casa tedesca, utilizza il sistema Cronografo con doppia riserva di carica, una delle Girard-Perregaux integra un cronografo con ruota contaminuti, riscoperto da Lange. quali dedicata alle sole funzioni del cronometro. a colonne nell’elegante cassa della collezione 1966. www.alange-soehne.com www.jaeger-lecoultre.com www.girard-perregaux.com Tag Heuer – Carrera Calibre 1887 Chronograph Patek Philippe – Perpetual Calendar Chronograph Zenith – 36000 VPH tribute to Charles Vermot Un’interpretazione della bellissima collezione Cassa in oro bianco con calendario perpetuo e Un omaggio all’orologiaio Vermot, che salvò la disegnata da Jack Heuer nel 1964. movimento cronografo inedito con ruota a colonne. manifattura custodendo il progetto del calibro. www.tagheuer.com www.patek.com www.zenith-watches.com Bell & Ross – BR 126 Original Carbon Officine Panerai – Luminor 1950 Monopulsante GMT Avio Milano – Thunderbolt Cronografo dall’anima vintage ma dal corpo Il Luminor adotta il primo movimento cronografico Cronografo prodotto in Italia con cassa da 43 mm, moderno che adotta soluzioni innovative. realizzato interamente da Panerai. fondo a vite e impermeabile fino a 100 metri. www.bellross.com www.panerai.com www.aviomilano.it 45 HI TECH Al lavoro con il tablet UN UFFICIO IN MANO Grazie alla suite gratuita ThinkFree per Android, il Samsung GALAXY Tab permette oggi la gestione del business in piena mobilità, dalla visualizzazione dei documenti PDF su full screen all’apertura e alla modifica di tutti i file Office, delle email e del calendario online sincronizzato con Google. Maneggevole, veloce, intuitivo: il tablet è il dispositivo ideale per integrare e migliorare la produttività aziendale. Anche con soluzioni ad hoc. di Filippo Spreafico Motorola XOOM monta un processore dual-core e sistema Android 3.0 (Honeycomb). 46 Dopo aver conquistato il mercato consumer nel 2010, diventando in breve tempo un device ad altissima diffusione, il tablet si appresta quest’anno a dominare anche il mondo business grazie allo sviluppo di applicazioni concepite per la gestione d’azienda. La nuova sfida delle piattaforme iOS (Apple) e Android (Google) è proprio quella di realizzare soluzioni che non mirino solo alla fruizione dei contenuti, ma anche e soprattutto alla loro creazione. Sempre più spesso i tablet vengono scelti per una unified communication aziendale in grado di coprire gli ambiti della produttività, connettività e collaborazione tra impiegati. Oltre a tutto il pacchetto Office, oggi disponibile per entrambe le piattaforme, ad avere maggiore successo sono quelle applicazioni pensate appositamente per specifiche aree di lavoro. In ambito manageriale e d’ufficio è possibile trovare applicazioni per la gestione in remoto di contenuti e file: Wyse PocketCloud, ad esempio, consente di trasformare il tablet in un desktop remoto, per- mettendo di modificare file, avviare presentazioni e partecipare a riunioni in videoconferenza, il tutto in perfetta mobilità. Niente più scartoffie o complessi programmi di gestione finanziaria grazie a programmi come MicroStrategy Mobile, con il quale è possibile tenere la contabilità d’azienda, sviluppando grafici, tabelle multitouch e analisi degli andamenti. In grande espansione sono inoltre le applicazioni destinate all’ambito commerciale: sono sempre di più gli alberghi, i ristoranti e i negozi che utilizzano questa tecnologia per gestire le ordinazioni o semplicemente per intrattenere la clientela nei momenti di attesa. Anche la SugarCRM, società leader nei programmi per il customer relationship management, ha elaborato supporti nativi per le piattaforme Apple, Android e Blackberry, prevedendo uno sviluppo concreto su tablet del servizio di gestione del cliente. La pervasività del medium in tutti i settori del business è confermata anche dalla diffusione di applicazioni specializzate in ambito medicosanitario, dal prontuario farmaceutico costantemente aggiornato (SmartPharma per Android) alle cartelle cliniche digitali dei pazienti in cura (Dr. Chrono EMR per iPad). Supervisione dei flussi di lavoro, visualizzazione mobile, condivisione di contenuti: con la scomparsa di tutta la documentazione cartacea, il tablet rappresenta il passo decisivo verso la digitalizzazione completa dell’archivio di lavoro. www.samsung.it/galaxyace Scopri la tua anima tecnologica HSDPA 7.2 Mbps · Fotocamera 5 Megapixel con Flash · Memoria espandibile fino a 32GB · Display 3.5” Multi-Touch Zoom · Social Networking · Piattaforma AndroidTM · Android MarketTM · Servizi GoogleTM · Radio FM · Swype · GPS · Wi-Fi ©2011 Samsung Electronics Co. Ltd. Google, Android e Android Market sono marchi registrati di Google, Inc. Le immagini visualizzate sul display sono simulate. WEEK - END Valtellina, le Alpi dietro l’angolo 01 La prima meta per i milanesi appassionati di montagna è sicuramente la Valtellina, una terra in cui tradizione e cultura formano un legame indissolubile con il territorio. Innumerevoli le attività per tutte le stagioni. di Paolo Borrone 01. Scorcio panoramico della Val Grosina. Foto courtesy Ivan Previsdomini. 48 A sole due ore di macchina da Milano, al confine tra Italia e Svizzera, la Valtellina è un territorio che non conosce bassa stagione: sport, buona cucina, cultura e wellness garantiscono divertimento e benessere per dodici mesi l’anno. Durante l’inverno è infatti una meta tra le più apprezzate, con stazioni sciistiche che attraggono turisti da tutta Europa. Santa Caterina Valfurva, Madesimo, Bormio, Livigno e Aprica mettono a disposizione centinaia di chilometri di piste, strutture all’avanguardia e servizi per gli amanti di sci, snowboard e non solo. Infatti, anche gli appassionati di sci alpinismo, escursionismo con le ciaspole, pattinaggio, iceclimbing e sleddog troveranno nella Valtellina il luogo ideale in cui praticare il proprio sport preferito. In primavera e in estate le piste da sci lasciano invece posto ai sentieri alpini, quotidianamente percorsi dai cultori del trekking, dell’escursionismo e della mountain bike che possono ammirare un paesaggio unico per varietà e bellezza. Si passa, infatti, dai 200 metri del lago di Como agli oltre 4000 del pizzo Bernina costeggiando, mano a mano che si sale, vigneti terrazzati, frutteti, per proseguire poi con boschi e alpeggi fino al maestoso ghiacciaio dello Stelvio. Sondrio, grazie alla facilità con la quale si raggiunge, è il punto di partenza ideale per scoprire questi territori. Se si vuole passare qualche ora in città merita una visita il rione Scarpatetti: dal museo Valtellinese di Storia e Arte si può salire verso il castello Masegra ammirandone la struttura con pietre a vista e ballatoi in legno. Il 16 e 17 luglio il quartiere ospiterà ScarpatettiArte (www.scarpatettiarte.it), un’importante manifestazione espositiva en plein air che prevede la partecipazione di numerosi artisti provenienti da WEEK - END LA VALTELLINA IN UN CALICE Ortensio Lando, filosofo e letterato fra i più originali dell’umanesimo italiano, a metà del XVI secolo soggiornò a Teglio, in Valtellina, apprezzando molto il vino locale. Proprio in suo onore l’azienda agricola Luca Faccinelli realizza un Valtellina Superiore DOCG, chiamato appunto Ortensio Lando, utilizzando esclusivamente uve Nebbiolo. L’annata 2007 ha ottenuto importanti consensi sulle migliori guide enologiche. www.lucafaccinelli.it 02 03 ogni parte d’Italia. Il Castello di Masegra, invece, unico dei tre castelli cittadini che domina ancora la città, ospita il Museo Storico Castello Masegra, a testimonianza dei tre secoli di dominazione dei Grigioni. Abbandonata l’arte e la cultura di Sondrio, i patiti dello shopping troveranno in Livigno il loro regno, grazie allo status di porto franco di cui gode il piccolo paese. Un privilegio ottenuto molti anni fa a causa del profondo isolamento che lo caratterizzava durante tutta la stagione invernale. La condizione è poi migliorata dopo gli anni Cinquanta con l’apertura del passo del Foscagno. Per chi vuole concedersi un’esperienza fuori dal comune, la Ferrovia del Bernina è la soluzione perfetta: questa linea ferroviaria congiunge Tirano a San Moritz ed è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco per la spettacolarità del paesaggio. Lungo il tragitto si raggiunge l’altitudine massima di 2.253 metri, tra le più elevate d’Europa. L’enogastronomia della Valtellina ha conseguito nel corso degli anni un’importanza sempre maggiore. Molti dei prodotti tipici valtellinesi sono tutelati dai presidi Slow Food con iniziative a difesa della loro alta qualità: tra questi il Violino di capra della Valchiavenna, il formaggio Bitto e il grano saraceno. Il Violino di capra della Valchiavenna è così chiamato sia per la forte somiglianza con la forma dello strumento musicale sia per la gestualità dell’affettatura: per tagliarlo si appoggia alla spalla e si maneggia il coltello come fosse un archetto. Il Bitto, invece, è prodotto con latte vaccino e lavorato in itinere lungo le vie di pascolo in costruzioni di pietra così da evitare che il latte si raffreddi. La stagionalità dura 12 mesi ma può anche essere protratta per sei, sette e dieci anni. Non si possono dimenticare anche altri prodotti caratteristici come la Bresaola della Valtellina, il formaggio Casera e la Slinzega, simile alla bresaola ma aromatizzata con cannella, garofano, pepe, aglio, alloro e vino rosso. Ottima è anche la reputazione dei vini valtellinesi prodotti con le uve Nebbiolo dalle quali nascono eccellenti DOCG Valtellina Superiore, con le sottozone Grumello, Valgella, Sassella, Inferno, Maroggia e Sfursat. Quest’ultimo è realizzato con uve sovramature appassite sui graticci per 3 mesi: la particolare vinificazione rende il vino corposo, dal sapore deciso e molto alcolico (15°), perfetto da abbinare con i piatti della gastronomia locale. Infine, per gli amanti del wellness, le terme della Valtellina sono una meta da non perdere. Concentrate perlopiù nella zona di Bormio e della Valmasino, offrono trattamenti benessere curativi e fisioterapici dal piacere garantito. 02. Rafting lungo il fiume Adda. Foto courtesy Consorzio Turistico Provinciale di Sondrio. 03. Il treno del Bernina in partenza da Tirano. Foto courtesy Ivan Previsdomini. 49 WELLNESS Bagni di Bormio Spa Resort SPECIALE BENESSERE IN PRIMAVERA Soggiorni minimo di 2 notti a partire da 182 euro a persona in B&B in camera doppia con accesso illimitato al centro termale: saune, bio-saune, bagno turco, hammam, cascate termali massaggianti, docce di Vichy, fanghi con essicatoio, doccia scozzese, idromassaggi, vasche sensoriali e il 10% di sconto su trattamenti estetici e massaggi. Offerta valida fino al 30 giugno 2011. I centri termali Spa&benessere Bagni Nuovi e Bagni Vecchi offrono oltre settanta differenti tipi di pratiche termali, comprese piscine all’aperto accessibili 12 mesi l’anno. di Eliana Albano Le acque termali dei Bagni di Bormio vennero utilizzate fin dall’antichità per le loro benefiche proprietà. A partire dal I secolo a.C. benessere, natura e storia si concentrano in questi luoghi immersi nel verde del Parco Nazionale dello Stelvio, a tre minuti dal centro di Bormio. Tra le tante proposte di benessere targate Bagni Vecchi e Bagni Nuovi, ci sono quelle che hanno decretato il successo dei due centri termali: i Bagni Romani, la Grotta Sudatoria di San Martino, la Vasca Panoramica e i Giardini di Venere. Le acque termali di questo unico e straordinario centro sgorgano naturalmente calde dalla roccia viva. Saune, bagni turchi, idromassaggi, sale relax, docce di Vichy, percorsi di riflessologia plantare, cascate a intensità differenziata, vasche prendisole, stanze a vapore, sale relax con cromoterapia, piscina panoramica e una grotta sudatoria naturale che si spinge all’interno della roccia per oltre 50 metri, fino a giungere a una delle sorgenti dei Bagni di Bormio sono alcune delle pratiche offerte. Gli antichi romani affidavano all’acqua il recupero del benessere fisico e la rigenerazione dello spirito. Con la stessa filosofia Bagni di Bormio Spa Resort ripropone oggi, come oltre 2000 anni fa, la cultura delle Terme Romane 50 quali luoghi di benessere, piacere, svago e aggregazione. In particolare, ai Bagni Vecchi è facile farsi rapire dal fascino delle due vasche in grotta di epoca pre-romana conservate nella loro struttura originaria. All’esterno poi si trova la Vasca dell’Arciduchessa e la Vasca Panoramica, con una vista mozzafiato su Bormio. Scendendo ai Bagni Nuovi (i due centri termali distano tra loro pochi minuti) il meglio dell’offerta è rappresentato dai Giardini di Venere e dal Parco Termale outdoor più grande delle Alpi. Qui si trovano vasche all’aperto da provare anche sotto un’abbondante nevicata: le Vasche di Saturno, le Vasche delle Muse, la Vasca di Aurora, la Vasca di Venere all’aperto, la Fontana di Parche e l’ultima novità, la Vasca delle Naiadi, ampia e alimentata con acqua termale tiepida, ideale per il riequilibrio metabolico dopo la sauna o anche solo per una nuotata. All’interno dei due centri termali è possibile acquistare una vasta gamma di prodotti specifici per la cura del viso e di tutto il corpo. Tutti i prodotti QC Terme Cosmetics non contengono né parabeni né petrolati, ma solo le magnifiche proprietà delle acque termali, per ritrovare una volta a casa tutto il benessere racchiuso in questi magnifici luoghi. WELLNESS Pure joy Tutta la forza e il benessere racchiusi nelle sorgenti di acqua termale. Crema Viso Antiage 24H Scrub Viso Vitaminico Maschera Viso Rigenerante Ideale per attenuare le rughe e i segni Adatto a eliminare con delicatezza le impurità, Ottima per rigenerare, levigare e ossigenare la d’espressione, lascia la pelle perfettamente liscia favorisce il rinnovamento cellulare e dona pelle del viso donando al volto benessere e un e avvolta dalle note fiorite della Passiflora. luminosità alla pelle. aspetto fresco. Latte-Tonico Addolcente Acqua Termale Aroma Spa Baume Contorno Occhi Dalle proprietà lenitive, consente di detergere Da sempre note le sue proprietà disintossicanti, Ad azione antiossidante e antiage, attenua le rughe e tonificare dolcemente la pelle del viso in un rilassanti e antistress, evoca sensazioni di e i segni d’espressione del contorno occhi. Indicato unico gesto. freschezza e benessere. anche per il contorno labbra. Fango-Mousse Corpo Tonificante Scrub Corpo Levigante Gel Cellulite Rimodellante Ottimo per drenare i ristagni dai tessuti cutanei Dona alla pelle un aspetto satinato favorendo Aiuta a migliorare il microcircolo cutaneo, e ridisegnare le forme del corpo grazie alle l’eliminazione delle cellule morte. La pelle appare trasforma la silhouette e contrasta gli inestetismi proprietà tonificanti e rimodellanti. subito levigata e rivitalizzata. della cellulite. 51 OVERSEAS Sulle tracce di Kerouac 01 Un giubbotto di pelle, una moto da leggenda e un nastro d’asfalto senza fine: gli elementi indispensabili per assaporare quel senso di libertà e avventura che ha fatto grande l’american dream. di Andrea Zappa 01. La Monument Valley, icona del West americano, è una tappa obbligata per chi passa in moto il confine tra Utah e Arizona. La strada che vi arriva è famosa per il suo percorso rettilineo in leggera discesa che dà al viaggiatore l’impressione di calarsi all’interno della valle. 52 “Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo – Per andare dove, amico? – Non lo so, ma dobbiamo andare”. Queste le poche parole di Sal, il protagonista del romanzo On the road di Jack Kerouac, per riassumere la filosofia che sta dietro a un concetto di viaggio che ha segnato un’intera generazione. Il viaggio per il viaggio in se stesso, non importa la meta quanto le sensazioni che si vivono lungo la strada. Sensazioni che si moltiplicano in sella a una Harley-Davidson attraverso infinite miglia di nastro d’asfalto a stelle e strisce. Easy Rider docet. “Sono in generale tutti motociclisti – spiega Bob Lonardi di Bikers American Dream, l’unica agenzia in Italia autorizzata “viaggi Harley-Davidson” – ma non tutti harleysti. Molti decidono di scoprire questa moto nei luoghi dove è nata, che è poi il modo migliore per comprendere la filosofia che le sta dietro. Il mito del viaggio in America funziona e, quando uno decide di viverlo, lo vuole fare con tutti gli elementi che lo connotano”. La scelta del proprio cavallo d’acciaio, tutto vibrazioni e cromature, è assolutamente personale, anche se i modelli più utilizzati hanno nomi come Electra Glide Classic, Road King, Street Glide e Softail Heritage Classic, che solo a pronunciarli fanno immaginare vento in faccia e orizzonti infiniti. Per colonna sonora? Il respiro cupo e rabbioso della propria Harley. Ci sono varie formule di viaggio, si può affittare solo la moto e programmarsi da sé l’itinerario, oppure far parte di un gruppo con un capo rider che coordina gli spostamenti. In questi casi c’è anche un van di appoggio per l’assistenza OVERSEAS 02 SFILANO I CENTAURI Il più grande raduno motociclistico del mondo è quello di Sturgis in South Dakota. Vi partecipano circa 650 mila motociclisti provenienti da tutti gli States, una fauna variopinta e borchiata, che sconvolge per una settimana questo tranquillo angolo di “old America”. Quest’anno l’evento si tiene dall’8 al 14 agosto (www.sturgis.com). Per chi vuole partecipare Bikers American Dream organizza un pacchetto ad hoc: The Sturgis Ride, ma solo per motociclisti convinti. www.bikersamericandream.com 03 e per caricare l’extrabagaglio in eccesso portato dall’Italia. L’on the road dura mediamente 12 giorni per un totale di circa 2400 km, con una media giornaliera di 300 a seconda di cosa c’è da ammirare lungo il tragitto. “Un itinerario tra i più richiesti è un giro che si sviluppa tra Arizona e Utah nei territori dei grandi canyon. Per un totale di 11 giorni, con 8 giorni di affitto moto, tutto compreso, volo, soggiorno, benzina, ingressi ai parchi, sono circa 4000 euro per il rider e 2200 per il passeggero”. I percorsi più apprezzati si sviluppano soprattutto nell’ovest americano. Oltre a quelli sopra citati, va per la maggiore anche il New Mexico dei luoghi della cultura dei nativi pellerossa, il Colorado della corsa all’oro, il Wyoming dell’Old West più profondo e delle praterie sconfinate, senza dimenticare il Nevada con Las Vegas e, infine, la Death Valley californiana. Ma il viaggio per eccellenza per chi vuole assaporare la vera “deep America” sognata attraverso libri, film e canzoni di una certa epoca, è ripercorrere quella che lo scrittore John Steinbeck soprannominò “The Mother Road”, la mitica Route 66. Inaugurata nel lontano 1926, inizia in Adams Street a Chicago e dopo circa 4.000 chilometri, tre fusi orari e otto stati (Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New Mexico, Arizona e California), termina a Los Angeles all’incrocio tra Santa Monica Boulevard e Ocean Avenue. “È un viaggio per cultori, sia perché le distanze da percorrere sono importanti sia perché la prima parte del tragitto è monotona. Certamente è un concetto di viaggio lontanissimo dai nostri parametri: non esiste traffico concitato, sono solo spazi infiniti e tempi dilatati. Per chi è amante degli States, guidare lungo la 66 vuol dire ripercorrere gli step principali della storia americana. Un paese che è nato viaggiando, dove la 66 è la prima strada che ha unito tutti i territori d’America. Una vera lente d’ingrandimento sulla sua anima. Chi ne è un estimatore trova in questo viaggio la sublimazione di quella cultura”. Non esiste un senso per percorrerla, ma il più “naturale” rimane certamente quello, come insegna la storia, da est verso ovest. La 66 trasuda storia dalle pompe di benzina, dai motel e dai segni sull’asfalto di chi l’ha guidata, respirata e sofferta. È il simbolo per antonomasia di una certa idea di viaggio e di libertà, il mito di ogni motociclista, la madre di tutte le strade. 02. Voglia di libertà e spirito di gruppo, i due elementi che rendono indimenticabile una vacanza in moto a stelle e strisce. Se poi ci si veste anche con lo stesso gilet di pelle, il successo è assicurato. 03. Insegne e cartelli old style. La storia di un paese traspare anche da questi “post-it” on the road. Foto courtesy bikersamericandream. com 53 FOOD Andrea Provenzani Si definisce uno chef autodidatta perché non ha mai lavorato in ristoranti stellati. Ma la sua esperienza nelle piccole realtà, la sua voglia di “sperimentare senza eccedere” e l’attenzione per la materia prima, l’hanno reso uno degli chef più apprezzati di Milano. Il suo Carciofo croccante è stato il piatto più venduto all’evento Taste of Milano dell’anno scorso. di Andrea Zappa Entrando al Liberty si nota subito la cucina a vista. Una scelta architettonica legata alla moda del momento o ci sono altre ragioni? La cucina a vista risale all’anno scorso, la scelta non è legata a ragioni di protagonismo ma piuttosto alla volontà di dare un ulteriore messaggio di trasparenza ai nostri clienti, con i quali c’è un certo tipo di rapporto. Inoltre volevo anche dare merito a chi lavora in cucina, abbinare il risultato finito a dei nomi e a dei volti. Normalmente la formazione tipo è di tre elementi che lavorano con la mia supervisione durante il servizio e un lavapiatti. Io sono in sala ad accogliere gli ospiti, spiegare il menu e prendere le ordinazioni insieme ad altre due persone. Parli di un particolare tipo di rapporto con la clientela, in che senso? Sono nove anni che ormai siamo aperti e sono molto soddisfatto di quello che è oggi il Liberty. L’idea che ci ha mosso fin dall’inizio è stata quella di dare una caratterizzazione forte al nostro modo di vivere la ristorazione. Come vedi il ristorante è molto raccolto e questo è indicativo dell’atmosfera che ricerco e in cui mi sento a mio agio. Ormai abbiamo una clientela fissa, che ama venire da noi per l’atmosfera intima e amicale che ci caratterizza. Il superfluo 54 non interessa, la gente viene qui per passare una buona serata, informale ma allo stesso tempo curata nel servizio. L’esito positivo non è dettato dalla cucina stratosferica o da un servizio esasperato, ma da una serie di fattori che si fondono assieme secondo un giusto equilibrio. Senza dimenticare il rapporto qualità-prezzo. Per me questa è la formula vincente. Siamo lontani dai caratteri della tipica “Milano da bere”. La clientela è molto fidelizzata, vuole anche che andiamo a cucinare a casa, che creiamo degli eventi fuori, e c’è anche chi segue i nostri corsi di cucina. Come sono organizzati questi corsi? In realtà non sono dei normali corsi. Sei in cucina con me e insieme sviluppiamo un menu tipo del ristorante. Il fil rouge sono i nostri piatti, su quello lavoriamo e sperimentiamo. Simuliamo anche una specie di servizio. Per questa ragione i corsi sono sempre di gruppi ristretti, massimo 10-12 persone. Parliamo della tua cucina, c’è stata un’evoluzione nell’arco di questi anni? C’è stata sicuramente un’evoluzione nel modo di fare cucina. Quando ero più giovane ero spesso assillato dall’idea di continuare a sperimentare e creare quasi al limite dello strafare. Oggi, credo che l’importante sia iden- tificarsi nei piatti che si cucinano, occupare un ventaglio creativo e far capire alle persone questo orientamento, in modo tale da essere perfettamente identificabili. Se racconti in un piatto o in un menu troppe cose, difficilmente il cliente riuscirà a collocarti e a ricordarti. Se ti soffermi su un numero inferiore di proposte ma spieghi il perché di queste scelte, il cliente sicuramente comprenderà meglio tutto il tuo lavoro e lo apprezzerà. È anche per questo che amo accogliere l’ospite e spiegargli i piatti personalmente. Il menu cambia ogni 40-50 giorni per un totale di 8 l’anno. Prima parlavi di “Milano da bere”, come si caratterizza la ristorazione milanese rispetto al resto del mondo? Milano per l’Italia è una cosa, per l’estero è un’altra. Milano per l’Italia guarda alla ristorazione in maniera internazionale, proponendo svariate tipologie di cucina, da quella tradizionale, alla fusion, a quella etnica. A Roma, per esempio, la cucina è al 60-70% romana. Pur essendo due volte Milano come dimensioni è molto più legata alla sua cultura, idem per Napoli. L’ambiente a Milano è molto più importante, più che in altre parti d’Italia. Rispetto all’estero, invece, siamo molto italiani e meno internazionali. FOOD La ricetta dello chef In questo numero Andrea Provenzani ci svela la ricetta del Carciofo croccante, un piatto che, come dice lo stesso Chef, “fa parte della mobilia del Liberty”. Carciofo croccante ripieno di pecorino Calcagno, olive, zucchine e menta Ingredienti per 4 persone: 4 carciofi con spine, 200 gr di pecorino siciliano medio stagionato, 50 gr di pecorino fresco, 2 fogli grandi di pasta fillo, 20 cl di vino bianco, 40 cl di olio extra vergine, sale e pepe, 1 zucchina, 80 gr di olive taggiasche denocciolate, 25 gr di mandorle tostate, menta. Privare i carciofi dalle spine e dalla barba, cuocerli interi in immersione nell’olio caldo con vino bianco per 5 minuti. Fare sgocciolare. Tritare insieme i due formaggi pecorino con cui IL LIBERTY Intimità e raffinatezza sono gli aspetti che contraddistinguono maggiormente questo ristorante, il sogno diventato realtà dello Chef Andrea Provenzani. Il Liberty, aperto nel 2002, si trova nel cuore di Milano a pochi passi dal Teatro Smeraldo e dal nuovo polo di Porta Nuova. Gli amanti dei locali dalle dimensioni contenute trovano qui il loro paradiso: una sala principale, una più piccola e riservata e una balconata con tavoli per due. L’arredamento in stile liberty, unito a uno staff giovane e molto attento al servizio rendono l’atmosfera elegante ma allo stesso tempo informale e dinamica. Il rapporto umano è importantissimo per lo Chef e i suoi collaboratori, e quindi consueto che gli ospiti divengano ben presto degli “amici”. Per questo motivo e per soddisfare l’esigenza di chi vuole riproporre la cucina del ristorante è nato il servizio personalizzato Illiberty in movimento. Stesse motivazioni hanno portato a creare Illibertylab, un laboratorio di cucina in cui Provenzali ricrea, insieme ai partecipanti, i piatti del menu. viale Monte Grappa 6, Milano. www.il-liberty.it farcire i carciofi che verranno poi avvolti a caramella nella pasta fillo. Cuocere in forno a 180° C per 5 minuti. Tagliare a julienne le zucchine, aggiungere la menta e le olive. 55 CLUB HOUSE La storia della racchetta passa da qui 01 Il prossimo 14 maggio aprirà i battenti la 52esima edizione del Trofeo Bonfiglio, uno dei più importanti tornei giovanili di tennis al mondo. I campi del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa sono pronti a ospitare le sfide tra i campioni di domani, come ogni anno da mezzo secolo a questa parte. di Enrico S. Benincasa La terra rossa del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa avrebbe molto da raccontare, se solo potesse parlare. Sono oltre cinquant’anni, infatti, che ospita uno dei tornei under 18 più importanti al mondo, il Trofeo Bonfiglio, tappa obbligata per qualunque giovane tennista che aspiri a diventare professionista nel circuito ATP. Gli Internazionali d’Italia Juniores, torneo che appunto assegna il Bonfiglio, nacquero nel 1959 grazie a un’idea di Vittorio Battaglia, all’epoca vicepresidente della commissione sportiva del TCM, che 56 decise di creare questo evento sportivo per onorare la memoria di Antonio Bonfiglio, 19enne promessa del tennis italiano scomparso per una polmonite proprio a febbraio di quell’anno. Oggi l’importanza del Trofeo Bonfiglio è tale che a livello internazionale è equiparato, insieme all’Orange Bowl di Miami, alle edizioni juniores dei tornei del Grande Slam. Basta dare uno sguardo veloce ai tabelloni delle passate edizioni e all’albo d’oro per capire perché: da quando è stato istituito il ranking mondiale nel 1973, dieci dei ventiquattro tennisti che hanno raggiunto la prima posizione hanno calcato i campi del Bonacossa, e di loro solo tre sono riusciti a vincerlo (Lendl, Courier e Kafelnikov). I campi di via Arimondi sono stati dunque testimoni dei primi trionfi di alcuni tra i più grandi fuoriclasse della racchetta, come proprio Ivan Lendl nel 1978, ma anche di alcune sconfitte impreviste, come quella di Stefan Edberg contro il nostro Fioroni nel 1983, che forse hanno contribuito a temprare il carattere di giovani talenti diventati poi grandi campioni. Anche a Federer CLUB HOUSE 01. Corrado Barazzutti, oggi capitano delle squadre italiane maschili e femminili di Coppa Davis e Federation Cup, in azione sui campi di via Arimondi. 02. Un’immagine di Antonio Bonfiglio, giovane tennista prematuramente scomparso al quale è stato dedicato il famoso Trofeo. 02 capitò la stessa sorte del tennista svedese: fuori ai quarti per mano del francese Jerome Haenel, crollando per 6-2 al terzo set. Milano occupa comunque un posto speciale nel cuore di Roger, dato che proprio al Palalido ha vinto il primo torneo ATP della sua carriera. Per il Bonfiglio passa anche la storia del tennis azzurro: la prima edizione del 1959 fu vinta da Sergio Tacchini, ma hanno conquistato questo titolo anche Corrado Barazzutti (1971), uno dei campioni della Davis del 1976 e attuale capitano delle azzurre di Federation Cup, e Adriano Panatta (1972), che oltre a vincere in Cile la prestigiosa insalatiera ha anche trionfato sulla terra rossa più famosa del mondo, quella del Roland Garros. In campo femminile gli unici due successi sono stati di Adriana Serra Zanetti (1998) e Silvia Farina (1990), quest’ultima forse l’italiana che ha tenuto più in alto di tutti l’onore del nostro tennis (venti tornei vinti, arrivò al numero 11 del ranking nel 2002) fino all’esplosione del duo PennettaSchiavone. Né Flavia né Francesca sono riuscite a vincere il titolo di singolare, ma la prima si è portata a casa il titolo del doppio in compagnia di Roberta Vinci (1999). L’edizione 2010 ha visto trionfare il russo Mikhail Biryukov e l’italo-americana Beatrice Capra. Il primo ha beneficiato del ritiro per infortunio di Jiri Vesely, tennista delle Repubblica Ceca che attualmente è numero 1 del ranking ITF. Tra gli italiani c’è attesa per Gianluigi Quinzi, 15enne marchigiano di Porto San Giorgio, un talento già nell’orbita di Nick Bollettieri. Mancino e spregiudicato, entrambi motivi per cui è stato paragonato a Rafa Nadal, quest’anno Gianluigi si confronterà con avversari di qualche anno più grandi di lui. Ma non c’è da stupirsi perché, oltre a essere campione europeo under 14 in carica, Gianluigi ha vinto gli ultimi cin- que tornei a cui ha partecipato ed è in costante ascesa nella classifica internazionale under 18 (attualmente occupa la 102esima posizione). È forse prematuro parlare di Gianluigi come di un contender per la vittoria finale, ma per lui sarà senz’altro una buona occasione per fare esperienza, in vista anche della sua probabile partecipazione al Roland Garros Juniores. Come l’anno scorso, il torneo avrà la copertura televisiva di “SuperTennis” (presente sia sul digitale terrestre che su SKY), che tra l’altro garantirà la diretta degli incontri di sabato 21 e domenica 22 maggio. Per chi abita a Milano, comunque, è un’occasione unica per vedere all’opera i campioni del futuro, gratuitamente e in una splendida cornice come quella del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa. Aspettatevi di vedere dei match combattuti, perché queste giovani promesse sanno quanto è importante vincere sul “mattone tritato” di via Arimondi. 57 CLUB HOUSE 52° Trofeo Bonfiglio Dalla Bolivia all’Austria, dal Canada alla Russia: arrivano da ogni parte del mondo i favoriti all’ultima edizione del Trofeo Bonfiglio. a cura della redazione di Club Milano Hugo Dellien Il tennista boliviano ha tutte le carte in regola per trionfare. Rovescio bimane, si trova benissimo sulla terra rossa. Chi vincerà il 52° Trofeo Bonfiglio? Chi succederà nell’albo d’oro a Mikhail Biryukov e a Beatrice Capra? Fare una previsione poco prima dall’inizio del torneo non è facile: la storia stessa del Bonfiglio insegna che non sempre i favoriti riescono poi a imporsi. In campo maschile Jiri Vesely, attuale numero uno del mondo, non sarà ai nastri di partenza. Il tennista ceco ha iniziato il suo cammino nel tennis pro e non potrà rifarsi della delusione dello scorso anno (si ritirò in finale durante il secondo set). Chi invece sarà sui campi di via Arimondi è il boliviano Hugo Dellien, numero 2 del seeding. Dall’inizio dell’anno è arrivato in finale in sette tornei (vincendone quattro) e si trova benissimo sulla terra, la sua superficie preferita. Dall’altra parte del tabellone lo sfidante più accreditato è l’austriaco Dominic Thiem, che l’anno scorso riuscì a raggiungere le semifinali battendo proprio Dellien e il favorito Fucsovics, prima di perdere contro Biryukov. Occhio anche al britannico Golding (semifinalista all’ultimo Wimbledon Juniores, non è un animale da terra rossa ma ha una buona esperien58 za nella categoria) e al mancino croato Mate Pavic. In campo femminile, invece, la canadese Eugenie Bouchard, testa di serie numero 1, deve guardarsi da un nutrito numero di tenniste dell’est europeo. Dopo le semifinali raggiunte all’Australian Open di gennaio, però, potrebbe essere per lei l’occasione per vincere un torneo di Grade A. Una sicura avversaria sarà la russa Yulia Putintseva. L’anno scorso è uscita al primo turno, ma un anno di esperienza in più potrebbe averle fatto bene, anche se quest’anno ha perso due finali su due. Accreditate per arrivare in fondo anche la mancina russa (ma trapiantata in Belgio) Irina Khromacheva e la serba Natalija Kostic. Ci sono le premesse, quindi, per ripetere le avvincenti partite del 2010, come fu la finale femminile tra le americane Lauren Davis e Beatrice Capra. Vinse quest’ultima in due set (6-1, 6-4) sotto gli occhi di tutta la sua famiglia, fatta eccezione per l’emotivo papà Giovanni (nato e cresciuto a Milano, ma da 23 anni negli U.S.A.) che non volle assistere all’importante partita della figlia. Ma fu in prima fila per vederla alzare il Trofeo. Dominic Thiem Il giovane austriaco mira a far meglio della semifinale del 2010. Oltre al tennis, Dominic è un appassionato di salto con gli sci. Foto courtesy Rowland Charles Goodman. Oliver Golding Il britannico è in svantaggio negli scontri diretti rispetto al favorito Dellien, mentre è in parità (una vittoria a testa) con Thiem. CLUB HOUSE Tutto merito di una scommessa L’enciclopedia dello sport, in Italia, ha un nome e un cognome: Rino Tommasi. Ex-tennista che ha poi deciso di raccontare, scrivere e commentare tutto ciò che succede su erba, cemento e terra rossa. Nel 1983, a Londra, ha puntato su uno svedese talentuoso. La storia gli ha dato ragione. di Chiara Cossalter Foto di Riccardo De Luca 60 CLUB HOUSE “Pochi hanno la classe vera, che significa giocare al meglio quando serve, nei momenti più delicati, sotto pressione, come nelle palle break.” Per chi non l’avesse ancora capito, lei è quello che spiega chi vince sul campo da tennis. Bisogna ricordarsi a cosa servono le righe. Un esempio di molti anni fa lo chiarisce. Coppa Lambertenghi, affrontavo un ragazzino che giocava stilisticamente benissimo, ma non riusciva mai a metterla dentro. Ho vinto io. Il suo maestro alla fine disse: “Gli ho insegnato tutto, tranne tirarla in campo”. Non si sta parlando di un concorso di bellezza né di ginnastica artistica, non vince chi gioca meglio ma chi fa più punti. Sembra strano, eppure molti spesso lo dimenticano. Tra tutti i ricordi che ha del tennis ne riserverà senz’altro uno anche per il Trofeo Bonfiglio. Sicuramente la mia partita proprio contro Antonio Bonfiglio. Lui aveva 18 anni, io qualcuno di più, giocavamo al TCM. Mi aveva annullato un set point nel secondo set con uno smash da posizione difficilissima, dimostrazione di coraggio e grandi qualità tecniche, ma alla fine ho vinto 6-3 8-6. Nella stretta di mano finale gli dissi: “Questa è l’ultima volta che ti batto”, consapevole della sua superiorità tecnica. Purtroppo il destino non ci ha offerto altre occasioni: è morto nel 1959, prima di compiere 20 anni. Quando si può parlare di un atleta come di un tennista professionista, quando arriva il salto di qualità? Quando arrivano anche i risultati, chiaramente. Ma se ci addentriamo in un’analisi tecnica, quando si impara a giocare bene i punti importanti. Spesso si confonde la classe con lo stile, men- tre sono due elementi completamente diversi. Si può avere classe e non avere stile, e viceversa. Pochi hanno la classe vera, che significa giocare al meglio quando serve, nei momenti più delicati, sotto pressione, come nelle palle break. Chi prendere d’esempio? Nei limiti della mia professione tifavo per Stefan Edberg, secondo me il migliore come interpretazione, anche se non il più forte. Ecco, lui era molto elegante ed educato, stilisticamente impeccabile, ma pochi hanno capito che era anche un autentico agonista. Ha vinto l’Open degli Stati Uniti rimontando 3 partite da un break di svantaggio nel quinto set. Questo significa avere qualche cosa in più che semplice classe. Perché gli italiani faticano tanto a livello mondiale? Ai nostri piace poco viaggiare e molto mangiare la pastasciutta. Gli spagnoli hanno una predisposizione al sacrificio superiore, lo dice la classifica: 8 spagnoli classificati meglio del primo italiano, un confronto vergognoso. L’ultimo buon giocatore è stato Panatta, è la triste verità. Abbiamo tanta gente che gioca, ma poca che lo fa bene. Nadal è uno di quei fenomeni assoluti che piove dal cielo, non è il prodotto di una tradizione, non bisogna puntare a lui. Bisogna partire dal basso, dall’organizzazione. Perché i risultati in campo femminile, invece, non mancano? Il livello lì è inferiore, Caroline Wozniacki (numero uno del mondo) non è una fuoriclasse al pari di Nadal. Ha un buon fisico e una buona predisposizio- ne al tennis, ma non è irraggiungibile come Rafa. La vittoria di Francesca Schiavone è stata importantissima per tutto il movimento italiano. Non me l’aspettavo né io né lei, ma credo che si possa ripetere. È difficile ma non impossibile che accada, il panorama attuale in campo femminile lo permette. A proposito, cosa manca a Flavia Pennetta? Ha un difetto di troppo: fa giocare bene le avversarie. Come Flavia, anche se molti anni prima, si è diviso tra Roma e Milano. Com’è andata? Bisogna riuscire a fare i soldi a Milano e spenderli a Roma. L’una va meglio per lavorare, l’altra per viverci. La mia Milano era soprattutto Milano 2, scelta per lavoro. La preferita, invece, resterà sempre Verona, dove sono nato. Flavia si era posta il limite di smettere entro i 20 anni se non fosse arrivata tra le prime 100 del mondo. Anche lei si era fatto una promessa simile? Anno 1983, Wimbledon: vedo giocare Stefan Edberg. Esce al secondo turno sconfitto 8-6 al quinto set dal connazionale Erik Sundstrom, ma garantisco: “Se questo ragazzo entro 5 anni non vince Wimbledon smetto di scrivere di tennis”. E al pronostico azzeccato risale anche il mio ricordo più bello. Anno 1988, il primo Wimbledon da telecronista, 20 anni dopo l’esordio da giornalista, finale Edberg-Becker: vince lo svedese in 4 set. La mia carriera giornalistica con il tennis poteva andare avanti. Nota di colore; in conferenza stampa Stefan mi dice: “Ho salvato il tuo lavoro, però grazie della fiducia”. 61 EVENTI Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Eliana Albano ed Enrico S. Benincasa Massimo Bubola Uno spettacolo dove letteratura, teatro e poesia hanno piena cittadinanza. Massimo Bubola arriva al Carroponte per proporre il suo repertorio intervallato dalle letture scelte e recitate da Giulio Cavalli. Pasolini, Virgilio e Primo Levi si intersecano con brani come Don Raffaé e le altre perle della coppia Bubola-De André, non per sottolineare una cultura più o meno presunta ed esibita, ma per contribuire alla ricerca quotidiana di coraggio, grinta e divertimento. Al Carroponte – Sesto San Giovanni L’11 giugno www.upragency.com Bob Dylan all’Alcatraz di Milano Il 22 giugno www.dalessandroegalli.com Ah-Um Jazz Festival Un quartiere che apre le porte a tutta la città per una cinque giorni dove la cultura è protagonista: è questo l’Ah-Um Jazz Festival, manifestazione giunta alla nona edizione, la seconda al quartiere Isola. Il jazz ovviamente domina la scena ma viene dato spazio anche alla fotografia (Jazz Archives, con gli scatti tratti dall’archivio di Grazia Neri), ai video e a un concorso in memoria di Miles Davis, celebrato dai poster creati da illustratori, grafici, fotografi e artisti. Quartiere Isola (location varie) Dal 18 al 22 maggio www.ahumjazzfestival.com 62 Nell’anno del suo settantesimo compleanno, Bob Dylan è più attivo che mai. Non è facile pensare che una “leggenda che cammina” come lui sia spesso e volentieri in giro per il mondo a fare la cosa che gli riesce meglio: suonare. Già, perché solo ad aprile il menestrello di Duluth, come molti amano chiamarlo, ha fatto ben 18 concerti tra Asia e Australia, roba che metterebbe a dura prova anche artisti con molte meno primavere alle spalle rispetto a lui. Non tutto è filato via liscio in questo tour: critici e giornalisti hanno fatto notare come il cantante che più di ogni altro è stato il simbolo della protesta sia andato a suonare in un paese non esattamente “libero” come la Cina. Ma anche il concerto di qualche giorno dopo in Vietnam ha scatenato qualche discussione, perché a quanto pare la scaletta ha dovuto passare il vaglio delle autorità di Ho Chi Minh City, l’ex Saigon. Ma, per quanto controllo qualche burocrate di palazzo possa aver esercitato, la sola presenza di Dylan in un contesto del genere è la prova che rispetto a cinquant’anni fa, quando cantava Blowin’ in the Wind insieme a Joan Baez, qualcosa è cambiato. Tornato da questo tour, comunque, Dylan avrà solo un mese per riposarsi (e spegnere le settanta candeline il 24 maggio), ripartirà subito per la tranche europea del suo tour che comincerà il 6 giugno da Cork, in Irlanda, per poi toccare Inghilterra, Svizzera, Germania, Norvegia, Danimarca e – fortunatamente – anche l’Italia. Proprio Milano sarà l’unica occasione per vederlo dal vivo nel nostro Paese, in un Alcatraz che si preannuncia gremito in ogni angolo, tributo minimo che i suoi ammiratori gli rivolgono in ogni parte del mondo da Freewheelin’ in avanti. EVENTI Vasco Rossi Edgar Martins. This is not a house In mostra le opere dell’artista portoghese dedicate alla crisi dei mutui, con uno specifico lavoro relativo al crollo del mercato immobiliare americano: case, campi da golf, stazioni sciistiche, hotel e altri progetti di edifici abbandonati e mai terminati. Lo scopo? Riunire diverse forme di architettura attraverso una congiunzione di inquietante realismo e finzione. Un collage di differenti assemblaggi spaziali e diverse narrazioni racchiuse in un’unica immagine. Camera 16 Dal 9 giugno al 30 luglio www.camera16.it San Siro Il 16,17, 22 e 23 giugno www.livenation.it San Siro è la “casa” di Milan e Inter ma, purtroppo per i tifosi, soprattutto di Vasco. Benché sia nato a Zocca (MO), il Giuseppe Meazza è il suo terreno di gioco preferito, dove colleziona da circa vent’anni un “tutto esaurito” dietro l’altro. Uno spettacolo che è una presenza fissa nel calendario estivo milanese, anticipato magari da qualche polemica sugli “sforamenti” di decibel, ma che non impedirà il consumarsi di un rito per tutti i suoi fan. Qualcuno si accamperà davanti ai cancelli dalla mattina, qualcun altro invece arriverà di corsa dopo una giornata in ufficio con ancora la cravatta addosso, perché farebbe di tutto per non mancare all’appuntamento con il suo idolo. Vasco è un fenomeno totalmente italiano, si fa fatica a trovare altre star in grado di creare un tale seguito all’interno dei confini di una nazione. Il suo nuovo Vivere o niente è in testa alle classifiche italiane (sia nelle vendite fisiche che nei download) da quando è uscito, con il singolo Eh già che è il più trasmesso dalle radio. Non bastasse, è di pochi giorni fa la notizia che scriverà le musiche per lo spettacolo L’altra metà del cielo, che debutterà al Teatro alla Scala nel marzo 2012. Cosa difficile da pensare qualche anno fa, ma oggi il sig. Rossi più famoso d’Italia se lo può permettere, forse senza troppa polemica da parte dei puristi. Magari qualcuno degli oltre 200 mila che assisteranno a uno dei suoi quattro concerti milanesi di giugno, qualche irriducibile presente a tutte e quattro le date, stuzzicato dalla cosa, potrebbe entrare per la prima volta in uno dei teatri lirici più famosi del mondo proprio grazie a Vasco. E sarebbe un altro successo, a prescindere dal tutto esaurito. Viaggi, cose, persone Nei suoi lunghi viaggi in giro per il mondo Fernanda Pivano ha raccolto migliaia di gioielli etnici, alcuni dei quali sono stati per gli artisti contemporanei la base di una ricerca su forma e materiale. Nella mostra se ne potrà ammirare una selezione, oltre a quelli disegnati per lei da Ettore Sottsass e da Arnaldo Pomodoro. Alle pareti scorreranno invece le foto di una vita e nello spazio video le scene per rivivere i suoi leggendari incontri con gli scrittori americani. Galleria Gruppo Credito Valtellinese Fino al 18 luglio www.civita.it 63 EVENTI Giro d’Italia 2011 Dopo due “trasferte” (2009 a Roma, 2010 a Verona) l’ultima tappa del Giro d’Italia torna a Milano, sede storica per la passerella finale della corsa rosa organizzata da RCS Sport. L’ultima frazione sarà una cronometro individuale di 31,5 chilometri, probabilmente decisiva per la classifica finale. Grande spettacolo con arrivo in Piazza Duomo, nella speranza di veder trionfare un nostro ciclista come l’anno scorso fece Basso nella splendida cornice dell’Arena. Partenza Castello Sforzesco Arrivo Piazza Duomo Il 29 maggio www.gazzetta.it Aida colossale Stadio San Siro L’11 giugno www.bestunion.it “Allegria” Il giorno del compleanno di Mike, Fiorello dedica al pubblico una serata esclusiva, un appuntamento benefico, promosso dalla Fondazione Mike Bongiorno e dalla Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, a sostegno del Nuovo Centro di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Una serata unica, all’insegna della musica, dell’ironia e dell’improvvisazione in puro stile Fiorello, che ha voluto ricordare il suo amico dando un contributo concreto. Teatro della Luna Il 26 maggio www.fondazionemike.it 64 La terz’ultima opera composta da Giuseppe Verdi fu commissionata dal Viceré d’Egitto per l’inaugurazione del Teatro Italiano dell’Opera a Il Cairo. Dal 1872 è l’opera più esibita al mondo per la musica spettacolare, la grande coreografia, la marcia trionfale e le maestose scenografie. Oggi, saranno 600 gli artisti che daranno anima e corpo alla rappresentazione dell’Aida in forma colossale: scene maestose con una piramide di 12 metri di altezza, un tempio e obelischi egizi di 10 metri nel quadro di una scenografia nuovissima e sfarzosa. I costumi e le decorazioni sono stati tutti prodotti e lavorati a mano in Egitto. Per la prima volta questa opera-spettacolo avrà luogo allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano. Tra attori, cantanti e ballerini anche un grande coro e solisti di fama internazionale, come il soprano Dimitra Theodossiou nel ruolo di Aida e Warren Mok nel ruolo di Radames. Per la prima volta la lirica avrà come scenario uno degli stadi più grandi d’Europa con una scenografia monumentale di 60 metri. La storia d’amore della schiava etiope innamorata del condottiero Radames, che tradisce la patria per amore di Aida e preferisce morire con l’amata, anziché vivere senza di lei, si prospetta un evento imperdibile e unico nel suo genere per grandezza e sfarzo. Se l’estate scorsa lo stadio ha fatto da palco al musical I Promessi Sposi – Opera Moderna (poi portato con grande successo al Teatro degli Arcimboldi), questa sarà la volta della colossale opera composta da Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni, suddivisa in quattro atti. NETWORK Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano NIGHT & RESTAURANT: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccia 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 K yoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16 Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 STORES: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cubani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Toqueville 11 FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porche Haus V.le Lancetti 46 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 SHOWROOM: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 BEAUTY & FITNESS: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 ART & ENTERTAINMENT: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 HOTEL: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 INOLTRE: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 COLOPHON CLUB MILANO alzaia Naviglio Grande, 14 20144 Milano T +39 02 45491091 [email protected] www.clubmilano.net direttore responsabile editore Stefano Ampollini M.C.S. snc via Monte Stella, 2 art director 10015 Ivrea TO Luigi Bruzzone fotolito e stampa caporedattore Arti Grafiche Mario Bazzi S.p.A. Andrea Zappa via Console Flaminio, 1 20134 Milano redazione T +39 02 2640690 Eliana Albano Enrico S. Benincasa grafico Anna Tortora collaboratori Revive 100 Natural è una carta Paolo Borrone, Dino Cicchetti, realizzata impiegando interamente Chiara Cossalter, Roberto Perrone, fibre riciclate post-consumer (100% Alfredo Spalla, Filippo Spreafico, Riciclato). Nulla di ciò che viene Maria Zanolli. utilizzato nel processo produttivo viene eliminato e anche gli scarti fotografi provenienti dalla lavorazione sono Riccardo De Luca, Rowland a loro volta utilizzati. Revive 100 Charles Goodman, Natural è certificata Ecolabel. Ivan Previsdomini, Quentin Talbot, Paolo Villa, Davide Zanoni. sales manager Filippo Mantero T +39 02 89072469 Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa distribuzione [email protected] questo progetto è reso possibile grazie a Contemporanea Brain Lab. È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 66 MILANO via Piacenza 4 ( M P.ta Romana) - via Piranesi 9 (v.le Corsica) - via Ravizza 4 (M Wagner) - via Meda 52 (C.so S. Gottardo) via Cagliero 14 (M Sondrio) - viale Stelvio 65 (M Maciachini) - via Lambrate 20 (M Pasteur/Loreto) via Falcone 5 (M Duomo/Missori) via Cenisio 10 (Monumentale). 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