MAGGIO - GIUGNO 2011
N. 02
CLUB MILANO
Flavia Pennetta: “Chi viene qui per l’università conosce una Milano diversa, la mia era tutta casa e tennis”.
World Press Photo: i migliori scatti di fotogiornalismo che hanno raccontato l’anno appena trascorso.
Auto elettriche: la mobilità a impatto zero rappresenta il futuro obbligato, ma il presente stenta a partire.
52° Trofeo Bonfiglio: la terra rossa del TCM è pronta a ospitare le avvincenti sfide dei campioni di domani.
Patrocinato dal Tennis Club Milano Alberto Bonacossa
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - 3,00 euro
EDITORIAL
Milano:
città dei sogni?
Quando arrivai a Milano, nel 1994, ero un giovane studente con pochi grilli per
la testa, ma uno gigantesco: l’atletica. Venivo da una piccola cittadina dove non
c’era molto da fare, a parte lo struscio per la via principale e un piccolo campo di
atletica in terra rossa con 3 corsie. Amavo correre: ero un piccolo Forrest Gump
che correva anche quando non c’era bisogno. Una passione forte di quelle che ti
fanno sognare. Seguivo le imprese dei miei campioni (su tutti Carl Lewis) e speravo un giorno di avvicinarmi a loro. Ero bravino, ma niente di più. Enormi sacrifici
per arrivare a salire sul podio ai Campionati Italiani Juniores. Per me il massimo.
Sognare mi fu possibile perché nella mia piccola cittadina la distanza che separava
il campetto in terra rossa dal salotto di casa, dove guardavo i miei miti in tv, era
minima. Scappavo di casa per andare a emulare i miei eroi, anche quando mia madre mi inseguiva perché studiassi. Poche centinaia di metri, ovviamente di corsa,
ed ero di nuovo lì, nel teatro dei miei sogni, a correre ancora.
Arrivato a Milano fui catapultato in una realtà troppo grande e diversa da quella
a cui ero abituato. Se riuscii ad ambientarmi e a crescere come “milanese” in una
città che ho imparato ad amare, fu grazie a quel primo anno trascorso quasi interamente sul campo dell’Arena. Correre nel tempio dell’atletica significava respirare
la storia dello sport che amavo e assimilarne tutta l’energia. Negli anni successivi
continuai a seguire la grande Atletica grazie alla Notturna di Milano, che ospitò
campioni come Maurice Greene, Haile Gebrselassie, Marlene Ottey, Colin Jackson, Jonathan Edwards. Capisco solo ora di essere stato fortunato a poter coltivare
la mia passione a Milano, città enorme e sconosciuta, potendo vivere l’Arena in
piena libertà. Un ragazzino di oggi, con una passione analoga alla mia, a Milano
non avrebbe la stessa fortuna. L’Arena sta morendo, almeno per l’atletica, fagocitata da calcio minore e concerti, come testimoniato da un bellissimo articolo di
Fabio Monti sul Corriere della Sera del 5 Maggio. Non se la passano meglio strutture sportive di altri sport in giro per la città. Il Tennis Club Milano Bonacossa è
una realtà a sé. Gestisce gelosamente una storia decennale che l’ha reso il Club più
importante d’Italia e ancora oggi ospita uno dei più importanti tornei juniores del
mondo, il Trofeo Bonfiglio, a cui questo numero di Club Milano è dedicato. Tutto
questo è possibile solo grazie agli sforzi dei suoi soci e all’impegno dei privati.
Molte altre strutture di Milano non hanno la stessa fortuna e in questo settore
l’amministrazione pubblica è totalmente assente. Tra pochi giorni ci saranno le
elezioni: l’augurio è che chiunque vinca si ricordi che una città è migliore se i suoi
cittadini, anche i più piccoli, possono continuare a coltivare i propri sogni.
Stefano Ampollini
4
CONTENTS
POINT OF VIEW
10
DESIGN
Un ragazzo di ieri per le speranze di oggi
L’archeologo del design
di Roberto Perrone
di Dino Cicchetti
INSIDE
33
12
Brevi dalla città
di Eliana Albano
OUTSIDE
14
Brevi dal mondo
di Eliana Albano
COVER STORY
16
Giovane, carina e occupata (col tennis)
di Chiara Cossalter
STYLE
36
Urban safari
di Luigi Bruzzone
FOCUS
20
Vini biodinamici, ritorno alle origini
STYLE
di Stefano Ampollini
38
Escape the city
PORTFOLIO
22
di Luigi Bruzzone
World Press Photo 2011
YACHTING
di Andrea Zappa
Mare forza sette
di Maria Zanolli
FOCUS
Green architecture
di Filippo Spreafico
6
30
40
FALL WINTER 2011
fgf-industry.com / cpcompany.com
CONTENTS
WHEELS
42
FOOD
Attacca la spina
Andrea Provenzani
di Alfredo Spalla
di Andrea Zappa
54
CLUB HOUSE
56
La storia della racchetta passa da qui
STYLE
44
di Enrico S. Benincasa
Stile senza tempo
di Paolo Borrone
HI TECH
46
Al lavoro con il tablet
di Filippo Spreafico
WEEK-END
48
Valtellina, le Alpi dietro l’angolo
di Paolo Borrone
WELLNESS
50
Bagni di Bormio Spa Resort
CLUB HOUSE
di Eliana Albano
58
52° Trofeo Bonfiglio
OVERSEAS
52
a cura della redazione di Club Milano
Sulle tracce di Kerouac
di Andrea Zappa
CLUB HOUSE
60
Tutto merito di una scommessa
di Chiara Cossalter
FREE TIME
62
Da non perdere
a cura di Eliana Albano ed Enrico S. Benincasa
In copertina
Flavia Pennetta.
Completo Adidas.
Foto di Davide Zanoni/
foto35mm.it
8
GRIP
shop at pzeroweb.com
POINT OF VIEW
ROBERTO PERRONE
Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato
solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista
e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa
di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato
diversi romanzi per Garzanti e Mondadori, libri
per ragazzi e manuali di ricette.
Un ragazzo di ieri
per le speranze
di oggi
Quando si parla del Trofeo Bonfiglio, normalmente si accenna al presente, oppure
al passato, sfogliando l’albo d’oro, leggendo i nomi dei ragazzi che l’hanno vinto,
accendendo speranze, a volte realizzate, a volte no. Il Trofeo Bonfiglio. Sembra
che appartenga a chi lo ha giocato e a chi lo gioca. Sembra che sia qualcosa di
impersonale e che lo rendano “personale” solo le vicende di chi vi ha scritto pagine di storia sportiva, brillanti o meno. Però, all’inizio di tutto c’è una persona, un
ragazzo. Volevo parlare di lui. Così sono andato nell’archivio del Corriere della
Sera e ho scovato un articolo. Scusate la vecchiaia, ma fino alla firma non mi sono
accorto che l’avevo scritto io, due anni fa. E quindi, siccome volevo raccontare
proprio questo, non vi offenderete se ne prendo una parte e faccio copia-incolla.
“Il 13 febbraio del 1959 si moriva ancora in tre giorni di polmonite virale. Così se
ne andò Antonio Bonfiglio, speranza del tennis, e Vittorio Battaglia, uno di quei
fantastici dirigenti che hanno fatto (e purtroppo fanno sempre meno) la fortuna
dello sport italiano, che l’aveva accompagnato pochi mesi prima a Parigi a cogliere
una straordinaria vittoria al Racing Club de France, si inventò un torneo giovanile
dedicato al suo pupillo. Vittorio Battaglia era un alto funzionario della Borletti,
scapolo, entusiasta, generoso. Ecco, il Tennis Club Milano e il Bonfiglio erano lo
specchio di un’epoca di grande entusiasmo, di fruttuosa generosità, di prepotente
operosità. Milano, insomma, la Milano non da bere, ma da vivere, che aveva rispetto per il lavoro, anche quello sportivo dei giovanotti e delle ragazze che incrociavano racchette di legno ed esibivano gonnelline a pieghe”.
Questo spirito è ancora qui, magari un po’ appannato da questi anni incattiviti,
da questi tempi grigi. Ma, con un po’ di fantasia, con un po’ di entusiasmo si può
grattar via la patina, si può ritrovare il senso di quegli anni, che chiamavano del
boom economico. Ma al di là del “boom” c’era qualcosa che muoveva Antonio
Bonfiglio e gli altri ragazzi di allora. C’era la consapevolezza di costruire qualcosa,
per sé e per gli altri. Magari si mettevano meno bandiere alle finestre, ma si aveva
qualche idea in più in comune. È un po’ come andare in archivio e trovare qualcosa di buono fatto in passato del quale abbiamo perso memoria. E riproporlo, così
com’era. Già sarebbe un successo.
Roberto Perrone
10
www.boggi.com
Milano
Corso Como 11 - Tel. +39 02 29060414
INSIDE
Principia
Durante il Salone del Mobile, Milano ha ospitato Principia.
Stanze e sostanze delle arti prossime. Per la prima volta in
piazza Duomo è stato realizzato un padiglione “molecolare” suddiviso in 8 stanze, in cui giovani e importanti artisti e
scienziati hanno esposto opere d’arte realizzate sui principi
delle neoscienze.
www.arcipelagomilano.org
Una donna alla Scala
Dopo 233 anni è caduto l’ultimo tabù scaligero.
Martedì 26 aprile, infatti, Susanna Mälkki,
finlandese nata a Helsinki 42 anni fa, ha diretto
Quartett, la nuova opera commissionata dalla
Scala a Luca Francesconi. Mai, nella sua storia
iniziata nell’estate del 1778, una donna aveva
diretto un’opera alla Scala.
www.teatroallascala.org
Kiehl’s & Brera
Il 22 aprile la Giornata Mondiale
della Terra, nella quale si è celebrata la tutela del nostro pianeta e
dell’ambiente, ha sancito l’amicizia
tra Kiehl’s e l’Orto Botanico di Brera. Perché l’Orto Botanico? Perché
è un suggestivo e antichissimo
polmone verde nel centro storico
della città, un giardino meraviglioso
che attraverso attività didattiche
promuove la cultura e la salvaguardia dell’ambiente.
www.khiels.it
Biblioteca in giardino
Il museo archeologico raddoppia
Riapre, rinnovato e ampliato, il museo Archeologico di Milano. Con l’apertura al
pubblico della palazzina di via Nirone 7 sono stati recuperati al complesso museale altri 1700 mq di superficie distribuiti su sei livelli. Vengono quindi raddoppiati
gli spazi della sede di corso Magenta, collegata alla nuova palazzina grazie a una
passerella. Dal 20 aprile, il Museo Archeologico si propone alla città con due mesi
di ingresso gratuito (fino al 19 giugno) e con un nuovo orario di apertura, che sarà
continuato dalle 9 alle 17.30 tutti i giorni da martedì a domenica.
www.comune.milano.it
12
L’estate milanese si arricchisce
di una nuova iniziativa che vede
protagoniste le biblioteche rionali
della città. Sono numerose, infatti,
le biblioteche che offrono ai loro
utenti spazi verdi e giardini fioriti
nei quali immergersi in una buona
lettura all’aria aperta. Tra queste
la biblioteca in via Sacco, in via
Cervantes e in via Lorenteggio.
www.comune.milano.it
$ZRUNRI&U\VWDO
&KLDUD0RUHVFKL
0LODQ,WDO\
326
3HUVROFRP
OUTSIDE
Smart city
Nel giro di 4 anni Microsoft realizzerà una nuova città intelligente vicino a Oporto (Portogallo),
che ospiterà 225 mila persone. Il progetto è stato
lanciato da Steve Lewis, ex dirigente Microsoft. Il
concetto di città intelligente prevede che tutti gli
edifici siano ecosostenibili, dotati di dispositivi e
sensori che consentano, in caso di incidente, di
intervenire rapidamente.
www.zeroemission.tv
La Prairie loves Capri
Riconosciuto e frequentato dal jet-set internazionale per la sua collocazione assolutamente unica, il Grand Hotel Quisisana di Capri sceglie
La Prairie come partner d’eccellenza. L’Hotel, infatti, arricchisce la sua
prestigiosa offerta con la nuova Spa The Art of Beauty: un vero e proprio resort la cui offerta di trattamenti è volta alla ricerca della bellezza assoluta. L’ambiente estremamente elegante è dotato di 8 cabine,
una piscina interna, 2 aree sauna, un bagno turco e una sauna svedese.
Creme setose, esfolianti e maschere rigeneranti trasformeranno ogni
trattamento in un’esperienza sensoriale a 5 stelle.
www.quisisana.com
Flower power
Anche quest’anno 20 milioni di
tulipani in piena fioritura hanno abbellito le strade di Istanbul, durante
il festival internazionale dedicato a
questo magnifico fiore. Il sindaco
della città Kadir Topbas ha dichiarato che le piantagioni di tulipani e
il festival contribuiscono a tenere in
forma l’economia della città nonostante gli effetti della crisi.
Foto courtesy Lisa Turay / Fotolia.com
www.scoprireistanbul.com
Yves Rocher a Roma
Presso la stazione Termini di Roma ha aperto il
nuovo Atelier della Cosmétique Végétale. Più
che un negozio è un luogo vicino alle donne,
che rappresenta tutta l’expertise di un marchio
che da 50 anni si occupa di coltivare, produrre e
distribuire cosmetici a base di piante a un prezzo
sempre accessibile.
www.yves-rocher.it
Adotta un corallo
Il riscaldamento globale e lo tsunami del 2004 hanno messo a
dura prova la sopravvivenza della barriera corallina, provocando la morte di numerosi coralli. Four Seasons Resort Maldive
ha deciso di promuovere un progetto per la loro salvaguardia:
con 300 euro è possibile adottare un corallo e seguirne la
crescita su internet.
www.reefscapers.com
14
COVER STORY
16
COVER STORY
FLAVIA PENNETTA
GIOVANE,CARINA
E OCCUPATA
(COL TENNIS)
Tecnicamente è la prima italiana a essere entrata
nella top ten mondiale in singolare (nel 2009)
e a essere salita in cima alla classifica in doppio
(2011, con Gisela Dulko). Brindisina classe ’82,
rovescio a due mani, ottimo gioco a rete, tesserata
per il Circolo Canottieri Aniene di Roma e palmares
invidiabile: 9 tornei WTA di singolare e 3 Federation
Cup. Tutto il resto che bisogna sapere di Flavia
Pennetta? Che oltre ai trofei ha anche un sorriso
invidiabile, che dopo aver vissuto a Roma e Milano
ha scelto Barcellona, che alla faccia dei mammoni
italiani ha lasciato casa a 15 anni, e che al contrario
delle colleghe non dice quasi mai di no ai giornalisti.
Anche quando la chiamano mentre si sta godendo
un raro momento di pausa pre-tapas.
di Chiara Cossalter
Foto di Davide Zanoni / foto35mm.it
17
COVER STORY
Devi spiegare a un bambino il tennis.
Trova due parole, le più semplici, per
definirlo.
Il tennis è un gioco. Quando un bambino prende la racchetta in mano deve
divertirsi, senza pensare ad altro. Per
me è stato così, tutto è iniziato per gioco. Adesso è il mio lavoro, ma il divertimento continua a essere un ingrediente
essenziale.
Quando hai deciso che fosse arrivato il momento di farlo diventare il tuo
lavoro?
Dopo che ho avuto il tifo (Febbraio
2001) a causa di un piatto di pesce
crudo mangiato a Dubai. Mi ha segnato profondamente. A sorpresa, non in
senso negativo: al contrario è stato uno
stimolo che mi ha arricchito. Dopo il
grande spavento e gli 11 chili persi sono
passata dalla debolezza fisica alla carica
mentale. Mi sono fermata. Ho iniziato
a pensare di più, ho riflettuto su quanto mi ero sacrificata per il tennis fino a
quel momento. E mi sono resa conto
che non era abbastanza, che non mi ero
sempre impegnata al 100%. Ho deciso
che fosse giunta l’ora di farlo. Ecco, lì
esattamente il “gioco” è finito.
Con quali obiettivi?
Quando ho avuto il tifo la mia vita era
già legata al tennis. Avevo lasciato da
18
anni la famiglia, ero passata da Roma
a Milano, ma mi ero anche posta dei
limiti. Con i miei genitori ero stata
chiara: “Se entro i 20 anni non arrivo
tra le prime 100 del mondo smetto”. In
quella fascia sei già indipendente, non
gravi sui tuoi genitori, e questo per me
era importante.
Detto fatto: nel novembre 2002 sali
al 95esimo posto. Ma da quando hai
iniziato a vivere di tennis hai mai pensato di smettere?
(Ride, NdR) Sì, sì, l’ho pensato… Capita di avere alcuni momenti di sconforto, di delusione, ma finora si è sempre
trattato di momenti, basta poco per
superarli.
Ora ti aggiri tra Wimbledon e Roland
Garros, ma anche tu sei passata dal
Bonfiglio. E ci sei passata bene, con la
vittoria in doppio con un’altra pugliese, Roberta Vinci. Ricordi speciali?
Purtroppo nei tornei juniores come il
Trofeo Bonfiglio non ho mai ottenuto
grandi risultati. E non perché li prendessi sottogamba, piuttosto per l’esatto
contrario. Riuscivo meglio nei tornei da
10.000 o 25.000 dollari, in cui il livello
era superiore: sentivo meno la tensione
e i pronostici, scendevo in campo senza
avere nulla da perdere.
Meglio prima o dopo? Quando non
avevi pensieri o quando hai conquistato maggior consapevolezza di te
stessa, sia in campo che fuori?
Non credo che in generale esista una
miglior vita. La cosa più importante è
essere felici di quello che si fa, qualsiasi
cosa sia. E io sono contenta della mia
vita. Semplicemente. Ho scelto uno
sport individuale, che mi porta sempre
in giro, da sola o con l’allenatore. È facile sentire la mancanza della famiglia,
il calendario impone un torneo dopo
l’altro, non ci si ferma mai... Questi
aspetti a volte possono pesare, ma non
ho mai pensato di cambiare vita o invidiato quella di un altro. È sempre valsa
la pena di scendere in campo, per tutti
i sacrifici che ho fatto.
Hai lasciato Brindisi prima per Roma
poi per Milano, come molte tue coetanee che si trasferiscono qui per l’università o per il lavoro. Pensi sia stata
una scelta azzeccata?
Non mi spaventava Milano: il distacco
dalla famiglia c’era stato con Roma anni
prima, la capitale mi aveva “sgrezzato”.
Passavo la maggior parte della mia giornata al TCM, allenata da Barbara Rossi,
la mia vita era essenzialmente tennisatletica-casa. Mi sentivo coccolata al
circolo, in più ero fortunata perché mi
piaceva quello che facevo, ero molto
COVER STORY
Flavia Pennetta in
alcuni momenti di
“Non credo che in generale esista una miglior
vita. La cosa più importante è essere felici
di quello che si fa, qualsiasi cosa sia”
serena. Chi viene qui per l’università
conosce una Milano diversa, la mia era
tutta casa e tennis.
Un angolo della città che è diventato
tuo?
In effetti c’è un posto di Milano a cui
sono rimasta legata, ma sarà comune a
pochi… Tutti i giorni dopo gli allenamenti raggiungevo l’altra parte della
città per le ore di atletica: San Donato, campo sportivo. Ecco, nonostante
le volte in cui mi sono addormentata
in metro, nonostante la fatica di fine
giornata, San Donato per me è speciale. Dopo atletica tornavo sulla linea
rossa, fermata Duomo, compravo le castagne e salivo sul 19 che mi lasciava
sotto casa. Questo era il mio classico
percorso.
Il tuo è uno di quei casi di “fuga di cervelli dall’Italia”… Voglia di tornare?
In Spagna si sta molto bene, ma come
si vive in Italia non si vive da nessun’altra parte. Per ora sono qui e conto di
restarci, ma vedo il mio futuro in Italia, dove vivono la mia famiglia e i
miei amici. Questa scelta, comunque,
dipende anche dalla persona con cui
decidi di formare una famiglia.
A proposito, fidanzata? O l’amore è
una distrazione da evitare per una
professionista?
Sono single, non ho ancora trovato
qualcuno che mi leghi. Ma non perché
ci stia lontana: sono convinta che un
fidanzato non influisca negativamente
sul tennis. Può solo fare bene. Purtroppo la vita da professionista complica la
situazione, è dura reggere i nostri ritmi:
oggi siamo qua, domani dobbiamo ripartire senza sapere per quanto, non è
facile avere una relazione fissa.
E in una vita che va così veloce quali
sono i punti fermi?
Senza dubbio la famiglia. È fondamentale. Poi ci sono gli amici e l’allenatore,
che è un secondo papà.
Pensa alla tua massima concessione.
Se stasera vuoi proprio esagerare,
qual è la prima cosa che ti viene in
mente?
Non mi alzo dal letto per un bel pò!
(Ride, NdR). Dormo, dormo e dormo… Senza programmi né orari che
mi vincolano quotidianamente da oltre
10 anni. Il sogno sarebbe liberarmene
almeno per un giorno. La mia giornata ideale è fatta così: svegliarsi quando
vuoi, mangiare quando vuoi, andare in
giro per negozi, poi restare al mare con
gli amici, dopo qualche ora tornare a
casa a dormire, e dopo ancora in spiaggia per un aperitivo. Senza orari. Allora
sì che sarebbe il massimo.
relax presso il TCM, il
tennis club nel quale si
allenava durante il suo
soggiorno milanese.
Oggi per esempio è sabato, un’italiana media intorno ai 30 anni si sveglia
tardi, poi va in centro con gli amici,
magari compra un vestito nuovo e la
sera esce. Il tuo classico programma,
invece?
Le mie giornate sono totalmente dedicate al tennis. Ieri fisioterapia, atletica,
esercizi in palestra e ancora fisioterapia.
Anche a letto: nessun peluche, ma un
elettrostimolatore per la spalla. Oggi
pomeriggio, invece, via libera: classico
shopping con le amiche e cena giapponese. Nessuna dieta: quando mi sono
trasferita a Roma ho imparato a gestirmi, senza dover seguire rinunce particolari.
Di cosa vai più orgogliosa?
Non di una mia conquista, ma dell’entusiasmo che abbiamo creato intorno al
tennis.
Ed è sempre al tennis che appartiene
la tua emozione più grande?
Sicuramente sì. Ma sono stata fortunata: ho già vissuto tanti momenti belli,
non mi viene in mente una vittoria in
particolare.
Il tuo obiettivo?
Ricominciare a giocare! Senza pensare alla classifica. Voglio solo risolvere
il mio problema alla spalla, tornare in
campo e trovare la forma migliore.
19
FOCUS
VINI BIODINAMICI ,
RITORNO ALLE ORIGINI
Equilibrio e sostenibilità: con la biodinamica questi termini (fin troppo abusati) prendono
finalmente forma. Andare oltre le barriere culturali che ancora ne limitano lo sviluppo,
per tornare alle origini contadine, è la scommessa di Rudolf Steiner.
di Stefano Ampollini
01
01. Alois Lageder tra
i suoi vigneti. Con la
biodinamica le radici
delle viti penetrano
maggiormente
nel terreno e le
uve vengono fatte
fermentare in maniera
spontanea, senza
aggiunta di lieviti.
20
Per molti una moda, ma solo in Italia. Nata in
Francia e sviluppatasi con grande fortuna nei paesi di lingua tedesca, la biodinamica applicata alla
viticoltura sta dando i frutti sperati da chi, come
Alois Lageder in Alto Adige, dal 2004 ha convertito tutta la sua produzione ai rigidi dettami imposti dalla natura. Il primo a formulare i principi
di questa filosofia applicata all’agricoltura fu Rudolf Steiner all’inizio del XX secolo. Filosofo, pedagogista, ma anche esoterista, forse proprio per
questo oggetto di critiche non troppo velate da
parte di chi il vino lo produce per business prima che per passione, Steiner teorizzò un semplice
ritorno alle origini contadine. La natura ha i suoi
tempi e i suoi cicli, cadenzati dalle fasi lunari. Per
secoli i contadini li rispettarono. Era la natura a
comandare e l’uomo si adeguava. Con l’avvento
della chimica applicata anche all’agricoltura tutto
cambiò. L’uomo ha iniziato a forzare i tempi e le
caratteristiche dell’ambiente in cui vive (e coltiva), alla ricerca di una perfezione che la natura,
di per sé, non potrà mai garantire. Le nostre stesse
abitudini alimentari e stili di vita sono così cambiati, fino a richiedere sul mercato ortaggi o frutti
fuori stagione. L’esasperazione degli ultimi decenni ha creato un rigetto in molti protagonisti delle
filiere produttive: in primis i consumatori, stanchi
di mangiare e bere prodotti senza sapore e tutti uguali, in cui il laboratorio domina sulla terra.
L’attenzione alle tematiche dell’ecosostenibilità
ha ridato fiato a movimenti come quello della biodinamica, forse il più radicale nel richiamare l’uomo al rispetto dell’ambiente in tutte le sue forme.
Il semplice ricordo e il recupero delle abitudini
contadine sono la molla che ha dato il via a molte
delle produzioni biodinamiche di maggior successo. Il francese Nicolas Joly, viticoltore pioniere e
portavoce mondiale della biodinamica in viticoltura ed enologia, è il produttore di uno dei vini
bianchi più celebri al mondo, la Coulée de Serrant. Sua madre studiava le fasi lunari sul calendario per scegliere il giorno giusto in cui seminare
le carote. Non sapeva niente né di biodinamica né
di Rudolf Steiner, però era la luna a determinare il
FOCUS
SUMMA 11
L’antico borgo di Magrè in Alto
Adige il 10 e 11 Aprile ha ospitato
Summa, manifestazione enologica
nata come alternativa a Vinitaly, la
più nota fiera vinicola italiana, per
molti troppo affollata. La scelta di
invitare solo un pubblico selezionato ha garantito una maggiore
qualità e cura nelle relazioni.
Tema di quest’anno le migliori
produzioni tedesche, testate da
esperti italiani e stranieri. L’anima
green dell’evento è stata visibile in
ogni aspetto, dalla carta riciclata per
le brochure ai giri in carrozza per
visitare le vigne.
www.summa11.eu
02
suo lavoro nel giardino. Poi c’era l’ortica, che per
qualche tempo si lasciava in una botte a macerare
nell’acqua per fermentare; con questa specie di
decotto si spruzzavano le piante. Un percorso analogo è quello realizzato da Alois Lageder, il principale produttore biodinamico italiano. Prima di
approdare all’omeopatia e alle pratiche olistiche,
imparò dalla madre le tecniche contadine. Fra le
molte osservazioni fatte da ragazzo, lo aveva sempre colpito il fatto che i rami di vite potati e legati
in fascine, usati da sempre per accendere le stufe,
a volte si conservavano per anni, mentre in altri
casi si deterioravano nel giro di pochi mesi. La
spiegazione gli fu data dai vecchi della sua zona:
i rami tagliati con la luna calante sono robusti e
duraturi, mentre quelli tagliati con la luna crescente si sfaldano rapidamente. Oggi le etichette
Alois Lageder e Tenutæ Lageder sono sinonimo
di eccellenza nel panorama vinicolo italiano ed in
particolare la linea Tenutæ Lageder è un punto di
riferimento per tutta la produzione biodinamica
nazionale. Nella ridente vallata di Magrè, appena
entrati in Alto Adige, su un territorio di oltre 150
ettari vengono prodotti ogni anno circa un milione e mezzo di bottiglie. Il 65% sono destinate al
mercato estero, principalmente negli Stati Uniti.
Il mercato italiano sta crescendo, anche se alcune
barriere culturali sono difficili da abbattere. Alcuni tra i vini più importanti, ad esempio, vengono
imbottigliati con il sistema del tappo a vite, più
sicuro ma sinonimo di “cheap” per molti consumatori italiani. Andare controcorrente, però, non
ha mai spaventato Alois Lageder: nel 1995 fu tra i
primi a introdurre il sistema fotovoltaico in azienda. Nel 2004 ha convertito tutta la sua produzione ai sistemi biodinamici, ottenendo nel 2007 le
prime certificazioni Demeter. Punte di diamante
il Löwengang Chardonnay tra i bianchi e il COR
Römigberg Cabernet Sauvignon tra i rossi, “anche se il mio preferito è il Pinot Nero”, ci confida
Alois. “Il futuro deve essere un ritorno al passato,
abbandonando le monocolture che hanno impoverito
i nostri terreni e cercando la massima simbiosi con
l’ambiente. Equilibrio è la parola chiave”.
02. Nelle cantine
Lageder vengono
trasmesse sinfonie di
Bach, che cambiano
a seconda del vento
esterno. Si pensa
che il vino che sta
invecchiando nei
barrique possa giovare
delle onde sonore
trasmesse.
21
PORTFOLIO
WORLD PRESS
PHOTO 2011
Il World Press Photo è uno dei riconoscimenti più ambiti
nel mondo del fotogiornalismo. Da ben 54 anni, una giuria
indipendente, formata da esperti internazionali, è chiamata
a esprimersi sulle immagini più belle e rappresentative che,
per un anno intero, hanno accompagnato, documentato
e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali
di tutto il mondo. Per il 2010 sono stati premiati 56 fotografi
di 23 diverse nazionalità, tra cui 8 italiani.
di Andrea Zappa
Foto courtesy World Press Photo
LA FOTO VINCITRICE
Vince il World Press Photo per l’anno 2010 la sudafricana Jodi Bieber
(Institute for Artist Management/
Goodman Gallery per Time magazine). L’immagine ritrae Bibi Aisha,
una ragazza afghana diciottenne
vittima dell’intransigenza talebana.
Fuggita dal marito violento per
tornare dalla sua famiglia, il consorte
22
l’ha poi rapita e consegnata alla
giustizia. Una volta pronunciato il
verdetto, mentre il cognato di Bibi
la teneva, suo marito le amputava le
orecchie e il naso. La giovane è stata poi salvata dai soldati americani.
Il World Press Photo sarà in mostra
al Museo di Roma in Trastevere fino
al 22 maggio e a Milano alla Galleria
Carla Sozzani dal 4 al 29 maggio.
PORTFOLIO
Il vecchio mercato in
fiamme, Port-au-Prince,
Haiti, 18 gennaio.
Riccardo Venturi,
Italia, Contrasto.
Primo premio “Notizie
generali foto singole”.
23
PORTFOLIO
Un uomo porta uno
squalo per le strade di
Mogadiscio, Somalia,
23 settembre. Omar
Feisal, Somalia,
Reuters. Primo premio
“Vita quotidiana foto
singole”.
24
PORTFOLIO
Foto sopra
Insurrezioni
antigovernative a
Bangkok, Tailandia,
maggio. Corentin
Fohlen, Francia,
Fedephoto. Secondo
premio “Spot news
reportage”.
Foto a fianco
Julian Assange, fondatore
di WikiLeaks, Londra,
30 settembre. Seamus
Murphy, Irlanda, VII
Photo Agency. Secondo
premio “Protagonisti
dell’attualità foto
singole”.
25
PORTFOLIO
Foto sopra
A Dadu, in Pakistan, le
vittime dell’alluvione
attendono all’ombra
dell’elicottero di ricevere
le provviste di cibo,
13 settembre. Daniel
Berehulak, Australia,
Getty Images. Primo
premio “Protagonisti
dell’attualità
reportage”.
Foto a fianco
Carmen Rosa e Julia la
Paceña si esibiscono
in uno spettacolo di
beneficenza di lotta
libera nel cortile di
una scuola. La Paz,
Bolivia, 26 giugno.
Daniele Tamagni,
Italia. Secondo premio
“Arte e spettacolo
reportage”.
26
PORTFOLIO
Kirill Lewerski, 16 anni,
cadetto della nave russa
Kruzenshtern. Joost van
den Broek, Olanda, de
Volkskrant. Secondo
premio “Ritratti foto
singole”.
27
PORTFOLIO
Riccardo Venturi
Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone e Haiti
sono solo alcuni dei teatri di crisi raccontati
negli scatti di Riccardo Venturi. Quest’anno
il fotografo romano si è aggiudicato, con
l’immagine che apre questo portfolio,
il primo premio nella categoria “General
News – single pictures” del World Press
Photo 2011.
di Andrea Zappa
Henrie Cartier-Bresson definì la fotografia “quella cosa che mette assieme
l’occhio, la testa e il cuore”. Pensi che
questa affermazione possa valere anche per la tua professione di fotogiornalista?
È sicuramente una definizione classica,
assolutamente condivisibile, non bisogna comunque escludere che spesso
in questo lavoro si scatta più con “la
pancia” che con la testa. Entra in gioco l’istintività e vengono meno i limiti
estetici che di solito condizionano il
lavoro di un fotografo. A volte si ottengono dei grandi risultati anche abbandonandosi alle sensazioni, cercando di
uscire fuori da percorsi già sperimentati. In questo senso trovo che una
componente puramente istintiva sia
comunque molto importante.
Osservando alcune immagini, anche del World Press Photo, a volte si
può pensare che siano state realizzate
per un colpo di fortuna. Esiste questa
componente nel tuo lavoro e quanto
conta?
Dietro a ogni foto, anche quelle che
possono sembrare più fortuite, c’è un
lavoro e una preparazione che dura
28
giorni, settimane o anche mesi. Dipende ovviamente dal contesto in cui
ti trovi. In aree di crisi, il fatto stesso
di riuscire a raggiungere per tempo un
dato luogo è un’impresa. Il tempismo
per un fotografo è fondamentale, le situazioni spesso cambiano di ora in ora:
il fronte libico di questi giorni ne è un
esempio emblematico.
Qual è la storia dell’immagine per la
quale sei stato premiato quest’anno?
Ero arrivato ad Haiti da alcuni giorni:
una situazione di grande caos, con migliaia di persone disperate e bisognose
di acqua e cibo. La notte iniziavano
drammatici saccheggi e spesso venivano appiccati dei fuochi per creare
scompiglio e distogliere l’attenzione
durante le scorribande. Purtroppo, come si vede nell’immagine neppure il
vecchio mercato coloniale di Haiti, una
delle strutture più rappresentative della città, ha avuto scampo. Ho cercato di
raccontare questa situazione attraverso
un bambino che in quel momento osservava quasi ipnotizzato il fuoco che
divampava. L’idea era quella di realizzare un’immagine che fosse una sorta
di icona, un simbolo di quello che stava
accadendo in quei giorni.
Per il tuo lavoro sei stato in vari teatri di guerra, in cui il dolore e la disperazione sono all’ordine del giorno.
Hai mai deciso in alcune situazioni di
abbassare la macchina fotografica per
rispetto di chi avevi di fronte?
Personalmente non mi sono mai rifiutato di scattare, se non nei casi in cui
me l’hanno impedito. Questo per un
motivo ben preciso: quando mi trovo
in quelle realtà mi sento investito di un
ruolo. Sono testimone di quello che sta
accadendo, devo dare visione di questo
e raccontarlo. Se non lo faccio fino in
fondo, non ha più senso la mia presenza in quel contesto.
Sei già al tuo secondo World Press
Photo, che cosa significa per un fotografo essere premiato con questo riconoscimento?
Ottenere un riconoscimento di questo
genere vuol dire che sei sulla buona
strada, che hai trovato la chiave giusta
per raccontare un evento e stai lavorando al meglio. Ovviamente a livello
professionale vincere premi di questo
genere ti agevola e ti favorisce per ottenere altri lavori e nuovi incarichi.
LINKS FUNCTION by
Charmant GmbH Europe, Sede Secondaria Italia - numero verde: 800 372233
FOCUS
GREEN ARCHITECTURE
Ecologia, sostenibilità, design: il verde urbano e l’architettura
del paesaggio giocano sempre più un ruolo fondamentale nella
definizione di uno spazio metropolitano consapevole ed emozionale.
di Filippo Spreafico
01
01. Parco urbano,
Clarence Square,
Toronto. Una delle
immagini finaliste di
Image Competition
Prize of EFLA 2010.
Foto courtesy Quentin
Talbot.
30
Quando parliamo di architettura è inevitabile che
la mente corra a immagini di ponti, strade, case,
grattacieli. Eppure la pianificazione del paesaggio
e del verde hanno assunto in questi ultimi decenni
un’importanza basilare nella definizione non solo
del nostro orizzonte visivo, ma anche del nostro
vivere quotidianamente il territorio, comprese le
grandi città. Non sono urbanisti e non sono giardinieri: gli architetti del paesaggio sono autentici
designer dello spazio urbano, una professionalità
nata già nel XX secolo, ma che solo negli ultimi decenni ha trovato una sua identità nell’impegno concreto a costruire letteralmente il verde
per renderlo accessibile, utile e a misura d’uomo.
Ecologia, integrazione ambientale, valore storico,
emozione: il moderno paesaggista deve essere in
grado di tenere in considerazione tutte queste variabili per disegnare un ambiente (parco, giardino
o area verde) perfettamente inserito nel suo contesto, senza però rinunciare a un gusto estetico armonico e studiato. Nell’epoca della sostenibilità,
il design del paesaggio diventa eco. Con il termine
di giardino sostenibile si intendono tutte quelle
bioarchitetture pensate per seguire i ritmi della
natura, contestualizzandoli all’interno di un’area
ben definita e con un’identità già formata, rurale
o urbana che sia. I giardini sostenibili sono spazi
che non richiedono risorse ma che al contrario
sono in grado di generarle in completa autonomia
(ad esempio con il compostaggio), i cui parametri
sono studiati per valorizzare la biodiversità senza
mai dimenticare la specificità del luogo.
L’integrazione con l’ambiente risulta dunque la
base da cui partire per progettare e disegnare il
paesaggio moderno. Da quando, attraverso un
grande atto di rottura rispetto al passato, Frederick Law Olmsted, primo landscape architect
della storia, ha progettato Central Park a New
York, il paesaggio metropolitano contemporaneo
ha richiesto la presenza di giardini intesi come
un sistema non solo scenografico, ma anche destinato a riequilibrare il territorio. Il verde non
FOCUS
02
GLI ARCHITETTI DEL VERDE
L’AIAPP è l’Associazione Italiana di
Architettura del Paesaggio: attiva dal
1950 l’associazione rappresenta tutti i professionisti della progettazione
del verde ed è oggi impegnata nella
promozione della disciplina, nonché
nella conservazione e nel miglioramento della qualità paesaggistica
del territorio. Dalla consulenza alla
pianificazione degli interventi fino
agli studi sull’impatto ambientale, gli
architetti dell’AIAPP sono in grado
di cogliere l’identità del luogo, progettando soluzioni che sappiano valorizzare la biodiversità sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale.
www.aiapp.net
si contrappone alla costruzione materica, ma si
integra, disegnandone i ritmi e valorizzandone i
contenuti secondo il preciso valore storico e sociale. Il rispetto dell’identità del luogo è fondante:
il design degli spazi è studiato per essere fruito
dalla comunità, seguendo valori formali, estetici
e funzionali che possano aderire pienamente alla
tradizione del luogo. Anche la scelta di piantumare specie autoctone, ad esempio, non è solo un
modo per rendere il giardino completamente autosufficiente (in quanto riduce a zero lo spreco di
risorse per il suo sostentamento) ma permette di
creare un ambiente che condivida lo stesso DNA
dello spazio in cui è inserito.
L’impatto emozionale del verde è dunque il risultato di questa serie di fattori: l’estetica coerente
e l’integrazione con lo spazio circostante permettono la realizzazione di aree che attraversando
la città sappiano darle respiro, in un processo di
ingentilimento complessivo che possa stupire e
coinvolgere il cittadino. I giardini verticali sono
IL PARCO NORD
In ambito paesaggistico, il Parco
Nord di Milano è uno dei più vasti
interventi mai realizzati in Italia su
scala urbana: attualmente l’area
di circa 640 ettari coinvolge sei
comuni, diventando così un punto
di riferimento per le sue valenze
ambientali e sociali. La strategia
paesaggistica adottata ha mirato alla
creazione di un “parco estensivo”
di forestazione urbana, lasciando da
parte gli aspetti formali ed estetici:
una scelta necessaria che insieme
alla gradualità di costruzione ha
decretato il successo di uno dei
centri di educazione ambientale più
importanti della città. Foto courtesy
Fabio Campana, su concessione di
Parconord Milano.
www.parconord.milano.it
uno dei frutti più consapevoli di questa nuova
idea di ecodesign: aree verdi parietali, realizzate facendo radicare piante autoctone su strutture modulari per pareti esterne, permettono di
rendere più armonico l’ambiente urbano e allo
stesso tempo rispondono ai parametri più alti di
sostenibilità, abbattendo le polveri sottili, aumentando l’umidità naturale, isolando termicamente
e acusticamente tutti gli ambienti interni. E ancora campigioco, giardini sui tetti, business park,
giardini privati. La green architecture si afferma
nella misura in cui la progettazione del verde non
è fine a se stessa, ma viene messa al servizio della
collettività, piegandosi al contesto socio-culturale. L’architettura del paesaggio segna un salto
fondamentale verso un nuovo tipo di urbanesimo: la creazione di aree verdi, la progettazione di
parchi e giardini, ma anche la riqualificazione e il
recupero ambientale, passano oggi attraverso una
visione e una comprensione totale dello spazio
urbano e rurale.
02. Valorizzazione del
verde urbano. Time
Garden Parco Portello,
Milano. Foto courtesy
Paolo Villa.
31
32
DESIGN
L’archeologo del design
L’armadio della
collezione Fossili
Moderni in vendita da
Moss costa circa 4.000
euro. Non deve essere
esposto alla luce solare
e trattato con solventi
di qualsiasi tipo.
Massimiliano Adami non ha semplicemente disegnato e realizzato manualmente i Fossili
Moderni. Ha piantato saldamente la bandiera italiana nel campo dell’Art-Design arrivando
fino a Moss, e ha segnato un secolo con delle sculture utili o dei totem dell’inutile, a seconda
dei punti di vista, che anche in futuro continueranno a farci discutere.
Testo e Illustrazione di Dino Cicchetti
33
DESIGN
02
01
SCAVA... SCAVA...
Il tema dei fossili e del riciclo nel
design non è caro solo ad Adami
e Munari. I fratelli Campana con
i loro vasi della collezione Nativo
(nella foto) hanno saputo sapientemente mixare resina colorata
(molto simile all’ambra) e giocattoli
01. Il televisore in
vendita da Moss è
acquistabile per circa
6.500 euro.
02. I Fossili del 2000,
creati da Bruno
Munari nel 1959, sono
delle edizioni ormai
introvabili.
34
Repubblica Dominicana: un uomo d’affari si inoltra in una miniera polverosa dove un minatore
gli mostra un cristallo. Sembra tutto normale,
ma in quel piccolo pezzo d’ambra è racchiusa la
sceneggiatura dei quattro episodi campioni d’incasso di Jurassik Park. Forse da qui parte il percorso progettuale di Massimiliano Adami, o forse
molto più semplicemente dai Fossili del 2000 di
Munari. Fatto sta che i Fossili Moderni di Adami
sono un manifesto teorico di design e basterebbero da soli a spiegare quarant’anni di produzione
di oggetti più o meno utili. Questi pezzi, dalle
differenti forme e dimensioni, sono costituiti da
oggetti di riciclo e schiuma poliuretanica fusi insieme all’interno di casseformi. Le fasi del metodo produttivo (depositato presso il Registro
Progetti dell’ADI 2005) sono principalmente tre:
la prima consiste nella raccolta, scelta, e pulitura
degli oggetti e contenitori di riciclo; nella seconda
fase i contenitori, sistemati e raccolti a loro vol-
di gomma prodotti in Brasile. Un
altro progetto accostabile sono le
ciotole di Lorenzo Damiani per
Luigi Fornasier. Questi oggetti, realizzati in vetro di murano trasparente, racchiudono al loro interno scarti di lavorazione colorati, taglienti e
spigolosi, quanto inaccessibili.
ta in un contenitore più grande, o addirittura nel
sacco della raccolta differenziata stesso, vengono
agglomerati grazie all’uso di schiuma poliuretanica che, solidificando, salda tra loro contenitori
e oggetti, trasformandoli in un blocco solido. La
terza fase è quella della sezionatura, dove il blocco ottenuto con la schiuma divenuta solida viene
sezionato. Il risultato è sorprendente: gli oggetti
contenuti nella schiuma si trasformano in oggetti
cavi adatti per essere vani contenitori per altri oggetti. Saranno quindi di diversa forma, dimensione, colore e orientamento. In questo processo la
casualità ha un ruolo fondamentale; è l’elemento
indispensabile che determina il “design” dell’oggetto realizzato e che gli attribuisce quei valori di
unicità più vicini al fare artistico che al prodotto industriale. Come un archeologo del Tremila,
Adami percorre le viscere della società (post)
industriale portando nelle case della gente la memoria di ciò che non sarebbe mai dovuto essere.
STYLE
Urban safari
BORSALINO
Cappello in paglia traforata e laccata.
HENRY COTTON’S
Abito beige in raso leggero con
taschini e cintura in pelle.
ERMANNO SCERVINO
Bracciale in cuoio intrecciato.
LOGAN
Borsa in juta naturale con manici
in cuoio.
L’architettura modernista ha ispirato Christophe
Lemaire per la sua ultima collezione Lacoste.
Per la primavera estate 2011 il designer francese
ha abilmente onorato l’eredità di René Lacoste.
di Luigi Bruzzone
36
STYLE
Wedge espadrilles
Must have dell’estate i sandali con zeppa
vertiginosa in corda o rafia intrecciata.
Leopoldo Giordano
Michael Kors
Prada
Sandalo in vernice con zeppa in corda.
Sandalo a listini con zeppa in corda.
Sandalo con zeppa intrecciata.
www.massimobonini.com
www.michaelkors.com
www.prada.com
Twin-Set Simona Barbieri
MCS Marlboro Classics
Luciano Padovan
Sandalo con zeppa in corda.
Sandalo in pelle con zeppa in corda.
Sandalo con zeppa in cuoio.
www.twin-set.it
www.marlboroclassics.com
www.lucianopadovan.it
DSquared2
L’Autre Chose
Stuart Weitzman
Sandalo in cuoio con zeppa in corda.
Sandalo con zeppa in corda intrecciata.
Sandalo con zeppa in corda e rafia.
www.dsquared2.com
www.boccaccini.it
www.stuartweitzman.com
D&G
Castañer
Sebastian
Sandalo con zeppa intrecciata.
Sandalo in suede con zeppa in corda.
Sandalo a listini in vernice con zeppa.
www.dolcegabbana.it
www.castaner.com
www.sebastianmilano.com
37
STYLE
Escape the city
TRU TRUSSARDI EYEWEAR
Occhiale da sole dalla linea retrò,
reinterpretazione della forma JFK.
BOGGI
Da sinistra. Camicia in lino e
cotone, camicia bianca in piquet
e camicia azzurra lavata pin point.
STEVE AND CO.
Case per iPod touch e iPhone in
pelle trattata e chiusura magnetica.
ALDEN
Desert boots stringate in suede
con impunture a contrasto.
Eccellenza sartoriale e ricerca contraddistinguono
la proposta Canali per la primavera estate 2011.
Una collezione giocata tra il rigore formale dell’abito
e l’eleganza disinvolta dello spezzato.
di Luigi Bruzzone
38
STYLE
Weekend bags
Borsoni morbidi in pelle, ideali per
un breve viaggio o per il fine settimana.
Ermenegildo Zegna
Montblanc
Boggi
Borsone in pelle con dettagli in cuoio.
Borsone in pelle di vitello.
Borsa da viaggio in pelle martellata.
www.zegna.com
www.montblancitalia.it
www.boggi.it
Araldi 1930
Bikkembergs
Prada
Borsone in nappa con impunture.
Borsone in pelle.
Borsa in nappa con doppia maniglia.
www.araldi.com
www.bikkembergs.com
www.prada.com
Church’s
MCS Marlboro Classics
Bric’s
Borsone in pelle con tracolla.
Borsone in pelle con doppia tasca.
Borsone da viaggio in pelle.
www.church-footwear.com
www.marlboroclassics.com
www.brics.it
39
YACTHING
Mare forza sette
LA BENEDIZIONE DI
CAPITAN SOLDINI
“Un mio grande maestro, Francis
Joyon, mi ha sconvolto una volta
per quello che mi ha confidato. Al
ritorno da una transoceanica mi
disse: «Ringrazio il mare di avermi
lasciato passare». Noi arriveremo a
New York se il mare ci farà passare, speriamo che succeda”.
01
Dall’incontro tra Oscar Farinetti, l’inventore di Eataly, e Giovanni
Soldini nasce l’idea: 7 Mosse per l’Italia. 37 giorni di mare, da Genova
a New York, a bordo di un ketch, per scrivere insieme a tutti gli italiani
le 7 mosse che (ce lo auguriamo) risveglieranno il nostro Paese.
di Maria Zanolli
01. Il navigatore
milanese Giovanni
Soldini, classe 1966,
al timone durante
la partenza da Genova
il 25 aprile. Numerosi
sono i nomi noti che
saliranno a bordo
durante le varie tappe
della navigazione
con destinazione
New York.
Foto courtesy
Archivio 7 mosse.
40
Un navigatore, un mercante, scrittori, artisti, imprenditori, chef e una vecchia barca con un buon
cuore. La ciurma è partita. Il 25 aprile, da Genova.
Liberi di iniziare un viaggio che durerà 37 giorni
per raggiungere New York. Guidati dal Marino, il
vento che “incrocia il profumo del mare e del rosmarino con quello di montagna e neve”, scrive Luciano
Bertello, poeta ufficiale del viaggio. I nostri eroi
hanno una grande responsabilità: affrontare le
onde e l’Italia. Giovanni Soldini al timone, Oscar
Farinetti alla vela. Anche se l’inventore di Eataly
ci confessa di non aver mai avuto grande confidenza con le onde. “Mi ricordo quella boa quadrata che c’era a Borgio Verezzi e che da piccolo cercavo,
ogni volta, di raggiungere rischiando di affogare: ho
cominciato a 6 anni e ci sono arrivato quando ne
avevo 14. La verità è che non ho un grande amore
per il mare”. Ma ce l’ha per Soldini con cui ha de-
ciso di organizzare, insieme a un gruppo di amici
intraprendenti, un’impresa epica: una traversata
oceanica in vela da Genova a New York per scrivere le 7 mosse da cui partire per migliorare la
situazione del nostro Paese. “Ho conosciuto Oscar
poco tempo fa – racconta Soldini – e mi sono fatto
travolgere dalla sua energia. Penso sarà una bella
esperienza per tutti, credo che l’idea di provare a
discutere, parlare e pensare in mezzo al mare sia
perfetto”. Ma quali sono le sette mosse? Ce la faranno i nostri eroi, tra imprevisti e intemperie, a
scriverle in mezzo all’oceano? “Il mare è un grande maestro di vita – continua Soldini – e la rotta
non è una scampagnata. Per un’impresa del genere
bisogna fare i conti con la natura, fare delle scelte, rinunciare ad alcune cose, ma è comunque una
situazione di privilegio che ci pone più limpidi, più
umani, una condizione che nella vita contempora-
YACTHING
OSCAR FARINETTI: MOSSE
PER CAMBIARE L’ITALIA
“Tutto deve iniziare dalla riforma
della politica, meno politici e più
politica. Poi dobbiamo imparare dalle
famiglie a ridurre la spesa. Smettere
la guerra, pensare alla giustizia, investire nelle nostre vocazioni che sono
l’agroalimentare, il turismo, il design,
la moda, l’industria manifatturiera, la
cultura. Navigando verso New York
lavoreremo su questi temi e su uno
a cui tengo molto, verso la laicità:
meno chiesa e più Gesù. Gesù è il
mio mito, in ogni azione che faccio
cerco di somigliargli un po’, lui era
un grande rivoluzionario. Pensa
che uomo: arriva sul Mar Morto e,
siccome aveva capito che c’era il
sale, cammina sulle acque…”
02
nea, purtroppo, si dimentica spesso”. Il vero viaggio
purifica, si sa. E l’intento è nobile. “Dedicheremo
questi 37 giorni – aggiunge il “marinaio” Farinetti –
a buttare giù un documento molto semplice. Penseremo solo al futuro, affronteremo il tema di quello che
noi, imprenditori, scrittori e artisti, vorremmo fare
per mettere a posto l’Italia. Saremo aiutati, spero,
da centinaia di migliaia di italiani che scriveranno
sul sito www.7mosse.it”. Nelle tre tappe (Palma di
Maiorca, Gibilterra, Madeira) verso New York, su
un ketch di 22 metri, una barca spartana, di legno,
che ha 38 anni e, per capitan Soldini, “un ottimo
mezzo per affrontare un viaggio del genere”, sono saliti a bordo velisti, cuochi e compagni di viaggio.
“Soldini pesca e Cedroni cucina” scherza, ma non
troppo, Farinetti. Perché il capitano ha stabilito un
budget giornaliero di 4,5 euro a persona per colazione, pranzo e cena. Poco, ma buonissimo: Grana
Padano, Barolo, San Daniele, pasta Gragnano, le
eccellenze agroalimentari italiane figlie del Marino sono il nutrimento principale per gli audaci
naviganti. “La ricerca del Marino è l’altra grande
motivazione del viaggio. Tutti i migliori prodotti
agroalimentari del mondo sono figli dell’incontro tra
venti, la congiunzione tra il vento del mare e il vento
delle colline e delle montagne. L’Italia è una penisola
stretta e lunga e per questo è una delle nazioni con
il maggior numero di eccellenze, il Marino si incontra con gli altri venti e crea prodotti straordinari”.
Novantadue bontà italiane sono state caricate in
cambusa e a cucinarle sono alcuni tra gli chef più
rinomati al mondo: Ugo Alciati, Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Mario Batali e forse anche
Scabin. Lungo il tragitto saliranno a bordo molti amici di Oscar e Giovanni: Alessandro Baricco, Mario Brunello, Giorgio Faletti, Lella Costa,
Matteo Marzotto, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo
Illy, Antonio Scurati, Danny Winteler, Maria Pierantoni Giua, Simone Perotti, Teo Musso, Marella Levoni. Tra i velisti, Beatrice Iacovoni, Guido
Nanni Falck, Paolo Nocivelli, L.S. Baffigo Filangieri, Bruno Fieno. Dai racconti illustrati di Francesco
Rubino conosciamo ogni giorno ciò che avviene in
barca. Ad aggiornarci sui movimenti c’è anche Radio2 con le trasmissioni Decanter e Caterpillar. In
poco più di venti metri di barca, con una razione
giornaliera di cibo – seppur golosa – abbastanza
limitata, ci vorrà un po’ di pazienza e molta armonia tra gli intrepidi navigatori. E soprattutto un
grande coraggio. “Partire con una barca – ci ricorda
capitan Soldini – significa fare un patto. In mare ci
sono regole molto serie che la natura ti impone di
avere. È necessario prendersi delle responsabilità. E
ognuno si prenderà le sue”.
02 Calma piatta al largo
del golfo genovese.
Soldini assicura che nei
37 giorni di navigazione
previsti, l’equipaggio
dovrà affrontare un
po’ tutte le condizioni
meteomarine.
Foto courtesy
Archivio 7 mosse.
41
WHEELS
Attacca la spina
AMSTERDAM, LA MOBILITÀ SI
TINGE DI VERDE
Smart dà una nuova scossa al programma “car2go”, introducendo nella
città olandese circa 300 modelli destinati al noleggio. I veicoli, che saranno
operativi entro la fine del 2011, sono
inoltre dotati di sistemi telematici di
ultima generazione, che consentono
ai cittadini di svolgere le procedure
di noleggio in modo totalmente
automatico. Senza vincoli di orario o
luogo di restituzione.
01
Le auto elettriche sono ormai una realtà affermata,
ma esistono ancora alcune incertezze. In primis
quelle degli automobilisti…
di Alfredo Spalla
01. La forza del
Litio. La Nissan
Leaf, prima vettura
elettrica a essere
premiata in 47 anni di
storia del prestigioso
riconoscimento: “Auto
dell’anno 2011”.
42
Devono ancora entrare in circolazione, ma già ci
sono i nostalgici del rumore del motore. Bisogna
ancora testarne l’autonomia e già ci si preoccupa
della distribuzione dell’energia. Le innovazioni
tecnologiche, soprattutto quelle rivoluzionarie,
sono sempre accompagnate da una buona dose di
diffidenza, quasi di timore. Le auto elettriche non
rappresentano certo un’eccezione a questa regola.
La mobilità a impatto zero è da considerarsi, per
forza di cose, un work in progress, un mondo ancora da definire. I risultati ottenuti fino a ora sono
però incoraggianti e ci obbligano, in qualità di
consumatori e “cittadini globali”, a vigilare sul nostro futuro al volante. Il primo passo da compiere
è cercare di capire qualcosa in più sulle potenzialità dell’elettrico. Bisogna dunque resettare il
nostro background di carburanti e immaginare le
auto elettriche simili ai laptop o agli smartphone,
ovvero ricaricabili tramite una batteria (in questo
caso più di una) a ioni di litio. Questi accumulatori, già evoluti in confronto a quelli al piombo,
hanno però una bassa densità energetica, un alto
costo produttivo e sono destinati a un degrado
progressivo. I produttori stanno quindi testando
l’affidabilità di altre batterie come quelle al litio
silicio e al litio aria, in cui l’ossigeno reagisce passando attraverso i pori del carbonio e ricarica il
generatore. Queste tecnologie richiedono però
uno sviluppo accurato, che potrebbe concludersi
solo tra un decennio. Nel frattempo, la soluzione migliore è affidarsi alle risorse che offre l’elettronica di consumo. I costi produttivi di queste
batterie rimangono comunque elevati e solo una
massiccia produzione industriale permetterebbe
un abbattimento di tali valori. Il futuro è completamente nelle mani delle case automobilistiche,
WHEELS
02
AUDI ABBATTE LE BARRIERE
Uno dei problemi dell’elettrico è
la mancanza di standardizzazione. Audi, per ovviare a uno degli
inconvenienti più antipatici, ha
deciso di produrre un caricatore
universale. Il nuovo sistema di
ricarica sarà compatibile con tutti i
tipi di spine e di correnti, ed è stato
frutto di una partnership fra tre
grandi brand tedeschi come Audi,
Bmw e Mercedes. Questa novità
rappresenta solo un piccolo step,
ma l’intento futuro è quello di uniformare tutti gli apparecchi di largo
consumo come laptop, periferiche
o smartphone.
03
le quali devono decidere se investire o meno in
un domani sostenibile. Allo stato attuale, infatti, i modelli di auto elettriche hanno ancora un
prezzo troppo impegnativo, che potrebbe sfiduciare gli automobilisti. A prescindere da questi
limiti produttivi e tecnologici, i veicoli elettrici
devono essere considerati il presente della mobilità. E non il futuro. I primi a dimostrarlo sono
proprio i grandi costruttori, già attivi sul mercato
giapponese e statunitense e leggermente diffidenti
nei confronti di quello europeo e italiano. L’esempio lampante arriva dal gruppo Fiat, che anziché
lanciare la 500EV nelle strade italiane, ha deciso
di distribuirla prima negli Usa, sviluppandola nei
centri Chrysler. Ma l’offerta non manca di certo.
Smart, Peugeot, Citroën e Mistubishi hanno arricchito il segmento delle citycar rispettivamente
con: Smart ED, iON, C-Zero, e i-MiEV. Renault
e Nissan hanno invece introdotto due berline
come la Fluence e la Leaf, eletta auto dell’anno
2011. Un importante accenno di cambiamento,
dato che per la prima volta nella storia è stata
premiata una vettura a emissioni zero. Al salone
di Shangai, Audi ha invece presentato l’A3 e-tron
concept, un’ibrida con un’unità elettrica. Jeep ha
sviluppato due extra-size, Jeep Patriot EV e Jeep
Wrangler Unlimited EV, per il mercato americano, mentre Renault ha lanciato il Kangoo Z.E. tra
i veicoli commerciali. Dall’Oriente arrivano invece le proposte Kia, che entro il 2012 sbarcherà
in Europa con Venga, un’auto elettrica pura, e la
Optima, un’ibrida. Ci sono poi la Chevrolet Volt,
che dispone di un motore a combustione interna,
e la Mercedes Classe B F-Cell, basata su celle di
combustibile a idrogeno. Ma nonostante i numerosi “assalti”, la fuoriclasse della categoria rimane
la Tesla Roadster. Entro la fine dell’anno, la maggior parte di queste vetture sarà già in circolazione nel vecchio continente. Insomma, non manca
la scelta ma la volontà. Secondo i dati diffusi dal
sito Assicurazione.it, le immatricolazioni di auto
ecologiche in Italia non vanno oltre il 4%. La
regione più vivace è l’Emilia Romagna, con una
percentuale del 7,35. Il comune di Parma – che
offre fino a 6000 euro d’incentivi per l’acquisto di
un’auto elettrica – conferma la particolare predisposizione del territorio. Ma, oltre agli incentivi,
i costruttori stanno puntando su vie alternative
come il leasing, il noleggio a lungo termine e il
car sharing. La diffidenza è forse lecita, ma non
bisogna dimenticare che i primi prototipi di automobile non superavano i 20 Km/h.
02. Fluence Z.E. (Zero
Emission), la berlina
di casa Renault, che
entro la fine dell’anno
completerà la gamma
di veicoli elettrici con
Kangoo Z.E., Twizy
e Zoe.
03. La Mitsubishi
i-MiEV è l’elettrica più
venduta in Italia. Ha
un’autonomia di 150
km e conta già 5600
esemplari in tutto il
mondo.
43
STYLE
Stile senza tempo
Gli orologi sono spesso gli unici gioielli indossati dall’uomo,
oggetti capaci di comunicare con il loro stile e la loro forma
la personalità di chi li indossa. Il cronografo è l’orologio
maschile per eccellenza da scegliere con cura e attenzione.
di Paolo Borrone
George Clooney
indossa un orologio
Omega in una scena del
recente Tra Le Nuvole,
di Jason Reitman.
Copyright © 2009
DW Studios L.L.C. And
Cold Spring Pictures.
44
Nella sua autobiografia My life and work Henry
Ford scrisse: “Ogni buona automobile dovrebbe durare quanto un buon orologio”. Probabilmente mai
avrebbe immaginato che novant’anni dopo quel
desiderio sarebbe rimasto tale. Infatti, i cronografi
di alta orologeria sono capolavori di tecnica e ricerca, oggetti esclusivi realizzati da case di antica
fondazione, destinati a durare per decenni. Qualche anno fa Patek Philippe fece una meravigliosa
campagna pubblicitaria nella quale erano ritratti
padre e figlio, con un claim che recitava: “Le cose
che si amano non si posseggono mai completamente.
Semplicemente si custodiscono. E si tramandano”.
Questa frase descrive con assoluta perfezione la
filosofia che muove all’acquisto di un cronografo
di alta gamma, un oggetto destinato a durare nel
tempo: è contemporaneamente un atto di egoismo, di volontà di distinzione e un sicuro investimento economico in un periodo contraddistinto
dall’incertezza assoluta. Nato dall’esigenza di misurare brevi intervalli di tempo partendo da un
dato istante, nel corso degli anni i cronografi hanno
abbandonato la loro mera funzione strumentale
diventando rapidamente un oggetto del desiderio,
uno status symbol, capace di conquistare collezionisti e semplici appassionati. I cronografi possono
essere impreziositi da complicazioni tra le quali il
calendario perpetuo, l’indicazioni delle fasi lunari
o la funzione rattrappante, che misura due eventi
che iniziano nello stesso istante ma che terminano
in tempi diversi. Negli ultimi modelli presentati
al Baselworld 2011, il salone mondiale dell’orologeria e della gioielleria di Basilea, che raggruppa i
migliori produttori di tutto il mondo, si è imposto
un design sobrio ma ricercato e dalle forme classiche. È questa infatti la tendenza stilistica dominante del momento. Orologi adatti a ogni occasione, i cronografi possono essere portati con abiti
formali così come con outfit più casual, perfetti
per la settimana lavorativa come per il weekend.
Ciò che davvero è importante è la scelta del modello, perché una volta acquistato rimarrà con voi
per molti, molti anni. Sicuramente più della vostra
automobile, con buona pace di Henry Ford.
STYLE
Alta orologeria
Il fascino unico dei cronografi,
vere icone di eleganza.
A. Lange e Söhne – Datograph
Jaeger - Le Coultre – Duomètre à Chronographe
Girard - Perregaux – 1966 Chronograph
Simbolo della casa tedesca, utilizza il sistema
Cronografo con doppia riserva di carica, una delle
Girard-Perregaux integra un cronografo con ruota
contaminuti, riscoperto da Lange.
quali dedicata alle sole funzioni del cronometro.
a colonne nell’elegante cassa della collezione 1966.
www.alange-soehne.com
www.jaeger-lecoultre.com
www.girard-perregaux.com
Tag Heuer – Carrera Calibre 1887 Chronograph
Patek Philippe – Perpetual Calendar Chronograph
Zenith – 36000 VPH tribute to Charles Vermot
Un’interpretazione della bellissima collezione
Cassa in oro bianco con calendario perpetuo e
Un omaggio all’orologiaio Vermot, che salvò la
disegnata da Jack Heuer nel 1964.
movimento cronografo inedito con ruota a colonne.
manifattura custodendo il progetto del calibro.
www.tagheuer.com
www.patek.com
www.zenith-watches.com
Bell & Ross – BR 126 Original Carbon
Officine Panerai – Luminor 1950 Monopulsante GMT
Avio Milano – Thunderbolt
Cronografo dall’anima vintage ma dal corpo
Il Luminor adotta il primo movimento cronografico
Cronografo prodotto in Italia con cassa da 43 mm,
moderno che adotta soluzioni innovative.
realizzato interamente da Panerai.
fondo a vite e impermeabile fino a 100 metri.
www.bellross.com
www.panerai.com
www.aviomilano.it
45
HI TECH
Al lavoro
con il tablet
UN UFFICIO IN MANO
Grazie alla suite gratuita ThinkFree
per Android, il Samsung GALAXY
Tab permette oggi la gestione del
business in piena mobilità, dalla
visualizzazione dei documenti PDF
su full screen all’apertura e alla modifica di tutti i file Office, delle email
e del calendario online sincronizzato con Google.
Maneggevole, veloce, intuitivo: il tablet
è il dispositivo ideale per integrare
e migliorare la produttività aziendale.
Anche con soluzioni ad hoc.
di Filippo Spreafico
Motorola XOOM
monta un processore
dual-core e sistema
Android 3.0
(Honeycomb).
46
Dopo aver conquistato il mercato consumer nel
2010, diventando in breve tempo un device ad altissima diffusione, il tablet si appresta quest’anno
a dominare anche il mondo business grazie allo
sviluppo di applicazioni concepite per la gestione
d’azienda. La nuova sfida delle piattaforme iOS
(Apple) e Android (Google) è proprio quella di
realizzare soluzioni che non mirino solo alla fruizione dei contenuti, ma anche e soprattutto alla
loro creazione. Sempre più spesso i tablet vengono scelti per una unified communication aziendale in grado di coprire gli ambiti della produttività, connettività e collaborazione tra impiegati.
Oltre a tutto il pacchetto Office, oggi disponibile
per entrambe le piattaforme, ad avere maggiore
successo sono quelle applicazioni pensate appositamente per specifiche aree di lavoro. In ambito
manageriale e d’ufficio è possibile trovare applicazioni per la gestione in remoto di contenuti e
file: Wyse PocketCloud, ad esempio, consente di
trasformare il tablet in un desktop remoto, per-
mettendo di modificare file, avviare presentazioni e partecipare a riunioni in videoconferenza, il
tutto in perfetta mobilità. Niente più scartoffie o
complessi programmi di gestione finanziaria grazie a programmi come MicroStrategy Mobile, con
il quale è possibile tenere la contabilità d’azienda,
sviluppando grafici, tabelle multitouch e analisi
degli andamenti. In grande espansione sono inoltre le applicazioni destinate all’ambito commerciale: sono sempre di più gli alberghi, i ristoranti
e i negozi che utilizzano questa tecnologia per
gestire le ordinazioni o semplicemente per intrattenere la clientela nei momenti di attesa. Anche
la SugarCRM, società leader nei programmi per il
customer relationship management, ha elaborato
supporti nativi per le piattaforme Apple, Android
e Blackberry, prevedendo uno sviluppo concreto
su tablet del servizio di gestione del cliente.
La pervasività del medium in tutti i settori del
business è confermata anche dalla diffusione di
applicazioni specializzate in ambito medicosanitario, dal prontuario farmaceutico costantemente aggiornato (SmartPharma per Android)
alle cartelle cliniche digitali dei pazienti in cura
(Dr. Chrono EMR per iPad). Supervisione dei
flussi di lavoro, visualizzazione mobile, condivisione di contenuti: con la scomparsa di tutta la
documentazione cartacea, il tablet rappresenta il
passo decisivo verso la digitalizzazione completa
dell’archivio di lavoro.
www.samsung.it/galaxyace
Scopri la tua
anima tecnologica
HSDPA 7.2 Mbps · Fotocamera 5 Megapixel con Flash · Memoria espandibile
fino a 32GB · Display 3.5” Multi-Touch Zoom · Social Networking · Piattaforma
AndroidTM · Android MarketTM · Servizi GoogleTM · Radio FM · Swype · GPS · Wi-Fi
©2011 Samsung Electronics Co. Ltd. Google, Android e Android Market sono
marchi registrati di Google, Inc. Le immagini visualizzate sul display sono simulate.
WEEK - END
Valtellina, le Alpi
dietro l’angolo
01
La prima meta per i milanesi appassionati di montagna è sicuramente la
Valtellina, una terra in cui tradizione e cultura formano un legame indissolubile
con il territorio. Innumerevoli le attività per tutte le stagioni.
di Paolo Borrone
01. Scorcio panoramico
della Val Grosina.
Foto courtesy Ivan
Previsdomini.
48
A sole due ore di macchina da Milano, al confine
tra Italia e Svizzera, la Valtellina è un territorio
che non conosce bassa stagione: sport, buona cucina, cultura e wellness garantiscono divertimento e benessere per dodici mesi l’anno. Durante
l’inverno è infatti una meta tra le più apprezzate,
con stazioni sciistiche che attraggono turisti da
tutta Europa. Santa Caterina Valfurva, Madesimo,
Bormio, Livigno e Aprica mettono a disposizione
centinaia di chilometri di piste, strutture all’avanguardia e servizi per gli amanti di sci, snowboard e non solo. Infatti, anche gli appassionati di
sci alpinismo, escursionismo con le ciaspole, pattinaggio, iceclimbing e sleddog troveranno nella
Valtellina il luogo ideale in cui praticare il proprio
sport preferito. In primavera e in estate le piste da
sci lasciano invece posto ai sentieri alpini, quotidianamente percorsi dai cultori del trekking,
dell’escursionismo e della mountain bike che
possono ammirare un paesaggio unico per varietà e bellezza. Si passa, infatti, dai 200 metri del
lago di Como agli oltre 4000 del pizzo Bernina
costeggiando, mano a mano che si sale, vigneti
terrazzati, frutteti, per proseguire poi con boschi
e alpeggi fino al maestoso ghiacciaio dello Stelvio. Sondrio, grazie alla facilità con la quale si raggiunge, è il punto di partenza ideale per scoprire
questi territori. Se si vuole passare qualche ora
in città merita una visita il rione Scarpatetti: dal
museo Valtellinese di Storia e Arte si può salire
verso il castello Masegra ammirandone la struttura con pietre a vista e ballatoi in legno. Il 16
e 17 luglio il quartiere ospiterà ScarpatettiArte
(www.scarpatettiarte.it), un’importante manifestazione espositiva en plein air che prevede la
partecipazione di numerosi artisti provenienti da
WEEK - END
LA VALTELLINA IN
UN CALICE
Ortensio Lando, filosofo e letterato
fra i più originali dell’umanesimo
italiano, a metà del XVI secolo
soggiornò a Teglio, in Valtellina,
apprezzando molto il vino locale.
Proprio in suo onore l’azienda
agricola Luca Faccinelli realizza
un Valtellina Superiore DOCG,
chiamato appunto Ortensio
Lando, utilizzando esclusivamente
uve Nebbiolo. L’annata 2007 ha
ottenuto importanti consensi sulle
migliori guide enologiche.
www.lucafaccinelli.it
02
03
ogni parte d’Italia. Il Castello di Masegra, invece,
unico dei tre castelli cittadini che domina ancora
la città, ospita il Museo Storico Castello Masegra,
a testimonianza dei tre secoli di dominazione dei
Grigioni. Abbandonata l’arte e la cultura di Sondrio, i patiti dello shopping troveranno in Livigno
il loro regno, grazie allo status di porto franco di
cui gode il piccolo paese. Un privilegio ottenuto
molti anni fa a causa del profondo isolamento che
lo caratterizzava durante tutta la stagione invernale. La condizione è poi migliorata dopo gli anni
Cinquanta con l’apertura del passo del Foscagno.
Per chi vuole concedersi un’esperienza fuori dal
comune, la Ferrovia del Bernina è la soluzione
perfetta: questa linea ferroviaria congiunge Tirano a San Moritz ed è stata dichiarata patrimonio
dell’Unesco per la spettacolarità del paesaggio.
Lungo il tragitto si raggiunge l’altitudine massima
di 2.253 metri, tra le più elevate d’Europa. L’enogastronomia della Valtellina ha conseguito nel
corso degli anni un’importanza sempre maggiore.
Molti dei prodotti tipici valtellinesi sono tutelati
dai presidi Slow Food con iniziative a difesa della loro alta qualità: tra questi il Violino di capra
della Valchiavenna, il formaggio Bitto e il grano
saraceno. Il Violino di capra della Valchiavenna
è così chiamato sia per la forte somiglianza con
la forma dello strumento musicale sia per la gestualità dell’affettatura: per tagliarlo si appoggia
alla spalla e si maneggia il coltello come fosse un
archetto. Il Bitto, invece, è prodotto con latte vaccino e lavorato in itinere lungo le vie di pascolo
in costruzioni di pietra così da evitare che il latte
si raffreddi. La stagionalità dura 12 mesi ma può
anche essere protratta per sei, sette e dieci anni.
Non si possono dimenticare anche altri prodotti
caratteristici come la Bresaola della Valtellina, il
formaggio Casera e la Slinzega, simile alla bresaola ma aromatizzata con cannella, garofano, pepe,
aglio, alloro e vino rosso. Ottima è anche la reputazione dei vini valtellinesi prodotti con le uve
Nebbiolo dalle quali nascono eccellenti DOCG
Valtellina Superiore, con le sottozone Grumello, Valgella, Sassella, Inferno, Maroggia e Sfursat.
Quest’ultimo è realizzato con uve sovramature
appassite sui graticci per 3 mesi: la particolare
vinificazione rende il vino corposo, dal sapore deciso e molto alcolico (15°), perfetto da abbinare
con i piatti della gastronomia locale. Infine, per gli
amanti del wellness, le terme della Valtellina sono
una meta da non perdere. Concentrate perlopiù
nella zona di Bormio e della Valmasino, offrono
trattamenti benessere curativi e fisioterapici dal
piacere garantito.
02. Rafting lungo il
fiume Adda. Foto
courtesy Consorzio
Turistico Provinciale di
Sondrio.
03. Il treno del Bernina
in partenza da Tirano.
Foto courtesy Ivan
Previsdomini.
49
WELLNESS
Bagni di Bormio Spa Resort
SPECIALE BENESSERE
IN PRIMAVERA
Soggiorni minimo di 2 notti a
partire da 182 euro a persona in
B&B in camera doppia con accesso
illimitato al centro termale: saune,
bio-saune, bagno turco, hammam,
cascate termali massaggianti, docce
di Vichy, fanghi con essicatoio, doccia scozzese, idromassaggi, vasche
sensoriali e il 10% di sconto su trattamenti estetici e massaggi. Offerta
valida fino al 30 giugno 2011.
I centri termali Spa&benessere Bagni Nuovi e Bagni Vecchi offrono
oltre settanta differenti tipi di pratiche termali, comprese piscine
all’aperto accessibili 12 mesi l’anno.
di Eliana Albano
Le acque termali dei Bagni di Bormio vennero utilizzate fin dall’antichità per le loro benefiche proprietà. A partire dal I secolo a.C. benessere, natura
e storia si concentrano in questi luoghi immersi
nel verde del Parco Nazionale dello Stelvio, a tre
minuti dal centro di Bormio. Tra le tante proposte
di benessere targate Bagni Vecchi e Bagni Nuovi, ci sono quelle che hanno decretato il successo
dei due centri termali: i Bagni Romani, la Grotta
Sudatoria di San Martino, la Vasca Panoramica e
i Giardini di Venere. Le acque termali di questo
unico e straordinario centro sgorgano naturalmente calde dalla roccia viva. Saune, bagni turchi,
idromassaggi, sale relax, docce di Vichy, percorsi
di riflessologia plantare, cascate a intensità differenziata, vasche prendisole, stanze a vapore, sale
relax con cromoterapia, piscina panoramica e una
grotta sudatoria naturale che si spinge all’interno
della roccia per oltre 50 metri, fino a giungere a
una delle sorgenti dei Bagni di Bormio sono alcune delle pratiche offerte. Gli antichi romani affidavano all’acqua il recupero del benessere fisico e la
rigenerazione dello spirito. Con la stessa filosofia
Bagni di Bormio Spa Resort ripropone oggi, come
oltre 2000 anni fa, la cultura delle Terme Romane
50
quali luoghi di benessere, piacere, svago e aggregazione. In particolare, ai Bagni Vecchi è facile farsi rapire dal fascino delle due vasche in grotta di
epoca pre-romana conservate nella loro struttura
originaria. All’esterno poi si trova la Vasca dell’Arciduchessa e la Vasca Panoramica, con una vista
mozzafiato su Bormio. Scendendo ai Bagni Nuovi
(i due centri termali distano tra loro pochi minuti) il meglio dell’offerta è rappresentato dai Giardini di Venere e dal Parco Termale outdoor più
grande delle Alpi. Qui si trovano vasche all’aperto
da provare anche sotto un’abbondante nevicata: le Vasche di Saturno, le Vasche delle Muse, la
Vasca di Aurora, la Vasca di Venere all’aperto, la
Fontana di Parche e l’ultima novità, la Vasca delle Naiadi, ampia e alimentata con acqua termale
tiepida, ideale per il riequilibrio metabolico dopo
la sauna o anche solo per una nuotata. All’interno
dei due centri termali è possibile acquistare una
vasta gamma di prodotti specifici per la cura del
viso e di tutto il corpo. Tutti i prodotti QC Terme
Cosmetics non contengono né parabeni né petrolati, ma solo le magnifiche proprietà delle acque
termali, per ritrovare una volta a casa tutto il benessere racchiuso in questi magnifici luoghi.
WELLNESS
Pure joy
Tutta la forza e il benessere
racchiusi nelle sorgenti di acqua termale.
Crema Viso Antiage 24H
Scrub Viso Vitaminico
Maschera Viso Rigenerante
Ideale per attenuare le rughe e i segni
Adatto a eliminare con delicatezza le impurità,
Ottima per rigenerare, levigare e ossigenare la
d’espressione, lascia la pelle perfettamente liscia
favorisce il rinnovamento cellulare e dona
pelle del viso donando al volto benessere e un
e avvolta dalle note fiorite della Passiflora.
luminosità alla pelle.
aspetto fresco.
Latte-Tonico Addolcente
Acqua Termale Aroma Spa
Baume Contorno Occhi
Dalle proprietà lenitive, consente di detergere
Da sempre note le sue proprietà disintossicanti,
Ad azione antiossidante e antiage, attenua le rughe
e tonificare dolcemente la pelle del viso in un
rilassanti e antistress, evoca sensazioni di
e i segni d’espressione del contorno occhi. Indicato
unico gesto.
freschezza e benessere.
anche per il contorno labbra.
Fango-Mousse Corpo Tonificante
Scrub Corpo Levigante
Gel Cellulite Rimodellante
Ottimo per drenare i ristagni dai tessuti cutanei
Dona alla pelle un aspetto satinato favorendo
Aiuta a migliorare il microcircolo cutaneo,
e ridisegnare le forme del corpo grazie alle
l’eliminazione delle cellule morte. La pelle appare
trasforma la silhouette e contrasta gli inestetismi
proprietà tonificanti e rimodellanti.
subito levigata e rivitalizzata.
della cellulite.
51
OVERSEAS
Sulle tracce di Kerouac
01
Un giubbotto di pelle, una moto da leggenda e un nastro d’asfalto
senza fine: gli elementi indispensabili per assaporare quel senso
di libertà e avventura che ha fatto grande l’american dream.
di Andrea Zappa
01. La Monument
Valley, icona del West
americano, è una tappa
obbligata per chi passa
in moto il confine tra
Utah e Arizona.
La strada che vi arriva
è famosa per il suo
percorso rettilineo
in leggera discesa
che dà al viaggiatore
l’impressione di calarsi
all’interno della valle.
52
“Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non
arriviamo – Per andare dove, amico? – Non lo so,
ma dobbiamo andare”. Queste le poche parole di
Sal, il protagonista del romanzo On the road di
Jack Kerouac, per riassumere la filosofia che sta
dietro a un concetto di viaggio che ha segnato
un’intera generazione. Il viaggio per il viaggio in
se stesso, non importa la meta quanto le sensazioni che si vivono lungo la strada. Sensazioni che si
moltiplicano in sella a una Harley-Davidson attraverso infinite miglia di nastro d’asfalto a stelle
e strisce. Easy Rider docet. “Sono in generale tutti
motociclisti – spiega Bob Lonardi di Bikers American Dream, l’unica agenzia in Italia autorizzata
“viaggi Harley-Davidson” – ma non tutti harleysti.
Molti decidono di scoprire questa moto nei luoghi
dove è nata, che è poi il modo migliore per comprendere la filosofia che le sta dietro. Il mito del viaggio
in America funziona e, quando uno decide di viverlo,
lo vuole fare con tutti gli elementi che lo connotano”.
La scelta del proprio cavallo d’acciaio, tutto vibrazioni e cromature, è assolutamente personale,
anche se i modelli più utilizzati hanno nomi come
Electra Glide Classic, Road King, Street Glide e Softail Heritage Classic, che solo a pronunciarli fanno
immaginare vento in faccia e orizzonti infiniti. Per
colonna sonora? Il respiro cupo e rabbioso della
propria Harley. Ci sono varie formule di viaggio,
si può affittare solo la moto e programmarsi da sé
l’itinerario, oppure far parte di un gruppo con un
capo rider che coordina gli spostamenti. In questi
casi c’è anche un van di appoggio per l’assistenza
OVERSEAS
02
SFILANO I CENTAURI
Il più grande raduno motociclistico
del mondo è quello di Sturgis in
South Dakota. Vi partecipano circa
650 mila motociclisti provenienti
da tutti gli States, una fauna variopinta e borchiata, che sconvolge
per una settimana questo tranquillo
angolo di “old America”. Quest’anno l’evento si tiene dall’8 al 14
agosto (www.sturgis.com). Per chi
vuole partecipare Bikers American
Dream organizza un pacchetto ad
hoc: The Sturgis Ride, ma solo per
motociclisti convinti.
www.bikersamericandream.com
03
e per caricare l’extrabagaglio in eccesso portato
dall’Italia. L’on the road dura mediamente 12
giorni per un totale di circa 2400 km, con una
media giornaliera di 300 a seconda di cosa c’è da
ammirare lungo il tragitto. “Un itinerario tra i più
richiesti è un giro che si sviluppa tra Arizona e Utah
nei territori dei grandi canyon. Per un totale di 11
giorni, con 8 giorni di affitto moto, tutto compreso,
volo, soggiorno, benzina, ingressi ai parchi, sono circa
4000 euro per il rider e 2200 per il passeggero”.
I percorsi più apprezzati si sviluppano soprattutto
nell’ovest americano. Oltre a quelli sopra citati,
va per la maggiore anche il New Mexico dei luoghi della cultura dei nativi pellerossa, il Colorado
della corsa all’oro, il Wyoming dell’Old West più
profondo e delle praterie sconfinate, senza dimenticare il Nevada con Las Vegas e, infine, la Death
Valley californiana. Ma il viaggio per eccellenza
per chi vuole assaporare la vera “deep America”
sognata attraverso libri, film e canzoni di una
certa epoca, è ripercorrere quella che lo scrittore John Steinbeck soprannominò “The Mother
Road”, la mitica Route 66. Inaugurata nel lontano
1926, inizia in Adams Street a Chicago e dopo
circa 4.000 chilometri, tre fusi orari e otto stati
(Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas, New
Mexico, Arizona e California), termina a Los Angeles all’incrocio tra Santa Monica Boulevard e
Ocean Avenue. “È un viaggio per cultori, sia perché
le distanze da percorrere sono importanti sia perché
la prima parte del tragitto è monotona. Certamente
è un concetto di viaggio lontanissimo dai nostri parametri: non esiste traffico concitato, sono solo spazi
infiniti e tempi dilatati. Per chi è amante degli States,
guidare lungo la 66 vuol dire ripercorrere gli step
principali della storia americana. Un paese che è
nato viaggiando, dove la 66 è la prima strada che
ha unito tutti i territori d’America. Una vera lente
d’ingrandimento sulla sua anima. Chi ne è un estimatore trova in questo viaggio la sublimazione di
quella cultura”. Non esiste un senso per percorrerla, ma il più “naturale” rimane certamente quello,
come insegna la storia, da est verso ovest. La 66
trasuda storia dalle pompe di benzina, dai motel e
dai segni sull’asfalto di chi l’ha guidata, respirata
e sofferta. È il simbolo per antonomasia di una
certa idea di viaggio e di libertà, il mito di ogni
motociclista, la madre di tutte le strade.
02. Voglia di libertà e
spirito di gruppo, i due
elementi che rendono
indimenticabile una
vacanza in moto a
stelle e strisce. Se poi
ci si veste anche con lo
stesso gilet di pelle, il
successo è assicurato.
03. Insegne e cartelli
old style. La storia di un
paese traspare anche
da questi “post-it” on
the road.
Foto courtesy
bikersamericandream.
com
53
FOOD
Andrea Provenzani
Si definisce uno chef autodidatta perché non ha
mai lavorato in ristoranti stellati. Ma la sua
esperienza nelle piccole realtà, la sua voglia di
“sperimentare senza eccedere” e l’attenzione per
la materia prima, l’hanno reso uno degli chef più
apprezzati di Milano. Il suo Carciofo croccante
è stato il piatto più venduto all’evento Taste of
Milano dell’anno scorso.
di Andrea Zappa
Entrando al Liberty si nota subito la
cucina a vista. Una scelta architettonica legata alla moda del momento o ci
sono altre ragioni?
La cucina a vista risale all’anno scorso,
la scelta non è legata a ragioni di protagonismo ma piuttosto alla volontà
di dare un ulteriore messaggio di trasparenza ai nostri clienti, con i quali
c’è un certo tipo di rapporto. Inoltre
volevo anche dare merito a chi lavora
in cucina, abbinare il risultato finito a
dei nomi e a dei volti. Normalmente la
formazione tipo è di tre elementi che
lavorano con la mia supervisione durante il servizio e un lavapiatti. Io sono
in sala ad accogliere gli ospiti, spiegare
il menu e prendere le ordinazioni insieme ad altre due persone.
Parli di un particolare tipo di rapporto con la clientela, in che senso?
Sono nove anni che ormai siamo aperti
e sono molto soddisfatto di quello che
è oggi il Liberty. L’idea che ci ha mosso
fin dall’inizio è stata quella di dare una
caratterizzazione forte al nostro modo
di vivere la ristorazione. Come vedi il
ristorante è molto raccolto e questo è
indicativo dell’atmosfera che ricerco
e in cui mi sento a mio agio. Ormai
abbiamo una clientela fissa, che ama
venire da noi per l’atmosfera intima e
amicale che ci caratterizza. Il superfluo
54
non interessa, la gente viene qui per
passare una buona serata, informale ma
allo stesso tempo curata nel servizio.
L’esito positivo non è dettato dalla cucina stratosferica o da un servizio esasperato, ma da una serie di fattori che
si fondono assieme secondo un giusto
equilibrio. Senza dimenticare il rapporto qualità-prezzo. Per me questa è
la formula vincente. Siamo lontani dai
caratteri della tipica “Milano da bere”.
La clientela è molto fidelizzata, vuole
anche che andiamo a cucinare a casa,
che creiamo degli eventi fuori, e c’è
anche chi segue i nostri corsi di cucina.
Come sono organizzati questi corsi?
In realtà non sono dei normali corsi.
Sei in cucina con me e insieme sviluppiamo un menu tipo del ristorante. Il fil
rouge sono i nostri piatti, su quello lavoriamo e sperimentiamo. Simuliamo
anche una specie di servizio. Per questa
ragione i corsi sono sempre di gruppi
ristretti, massimo 10-12 persone.
Parliamo della tua cucina, c’è stata un’evoluzione nell’arco di questi
anni?
C’è stata sicuramente un’evoluzione nel modo di fare cucina. Quando
ero più giovane ero spesso assillato
dall’idea di continuare a sperimentare
e creare quasi al limite dello strafare.
Oggi, credo che l’importante sia iden-
tificarsi nei piatti che si cucinano, occupare un ventaglio creativo e far capire alle persone questo orientamento,
in modo tale da essere perfettamente
identificabili. Se racconti in un piatto o
in un menu troppe cose, difficilmente
il cliente riuscirà a collocarti e a ricordarti. Se ti soffermi su un numero inferiore di proposte ma spieghi il perché
di queste scelte, il cliente sicuramente
comprenderà meglio tutto il tuo lavoro e lo apprezzerà. È anche per questo
che amo accogliere l’ospite e spiegargli
i piatti personalmente. Il menu cambia
ogni 40-50 giorni per un totale di 8
l’anno.
Prima parlavi di “Milano da bere”,
come si caratterizza la ristorazione
milanese rispetto al resto del mondo?
Milano per l’Italia è una cosa, per
l’estero è un’altra. Milano per l’Italia
guarda alla ristorazione in maniera internazionale, proponendo svariate tipologie di cucina, da quella tradizionale, alla fusion, a quella etnica. A Roma,
per esempio, la cucina è al 60-70%
romana. Pur essendo due volte Milano come dimensioni è molto più legata alla sua cultura, idem per Napoli.
L’ambiente a Milano è molto più importante, più che in altre parti d’Italia.
Rispetto all’estero, invece, siamo molto
italiani e meno internazionali.
FOOD
La ricetta dello chef
In questo numero Andrea Provenzani ci
svela la ricetta del Carciofo croccante,
un piatto che, come dice lo stesso Chef,
“fa parte della mobilia del Liberty”.
Carciofo croccante ripieno
di pecorino Calcagno,
olive, zucchine e menta
Ingredienti per 4 persone: 4 carciofi con spine, 200 gr
di pecorino siciliano medio stagionato, 50 gr di pecorino fresco,
2 fogli grandi di pasta fillo, 20 cl di vino bianco, 40 cl di olio
extra vergine, sale e pepe, 1 zucchina, 80 gr di olive taggiasche
denocciolate, 25 gr di mandorle tostate, menta.
Privare i carciofi dalle spine e dalla
barba, cuocerli interi in immersione
nell’olio caldo con vino bianco per 5
minuti. Fare sgocciolare. Tritare insieme i due formaggi pecorino con cui
IL LIBERTY
Intimità e raffinatezza sono gli
aspetti che contraddistinguono
maggiormente questo ristorante, il
sogno diventato realtà dello Chef
Andrea Provenzani. Il Liberty,
aperto nel 2002, si trova nel
cuore di Milano a pochi passi dal
Teatro Smeraldo e dal nuovo polo
di Porta Nuova. Gli amanti dei
locali dalle dimensioni contenute
trovano qui il loro paradiso: una
sala principale, una più piccola e
riservata e una balconata con tavoli
per due. L’arredamento in stile
liberty, unito a uno staff giovane e
molto attento al servizio rendono
l’atmosfera elegante ma allo stesso
tempo informale e dinamica. Il
rapporto umano è importantissimo
per lo Chef e i suoi collaboratori,
e quindi consueto che gli ospiti
divengano ben presto degli “amici”.
Per questo motivo e per soddisfare
l’esigenza di chi vuole riproporre
la cucina del ristorante è nato il
servizio personalizzato Illiberty in
movimento. Stesse motivazioni hanno portato a creare Illibertylab, un
laboratorio di cucina in cui Provenzali ricrea, insieme ai partecipanti, i
piatti del menu.
viale Monte Grappa 6, Milano.
www.il-liberty.it
farcire i carciofi che verranno poi avvolti a caramella nella pasta fillo. Cuocere in forno a 180° C per 5 minuti.
Tagliare a julienne le zucchine, aggiungere la menta e le olive.
55
CLUB HOUSE
La storia della racchetta
passa da qui
01
Il prossimo 14 maggio aprirà i battenti la 52esima edizione
del Trofeo Bonfiglio, uno dei più importanti tornei giovanili
di tennis al mondo. I campi del Tennis Club Milano Alberto
Bonacossa sono pronti a ospitare le sfide tra i campioni
di domani, come ogni anno da mezzo secolo a questa parte.
di Enrico S. Benincasa
La terra rossa del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa avrebbe molto
da raccontare, se solo potesse parlare.
Sono oltre cinquant’anni, infatti, che
ospita uno dei tornei under 18 più importanti al mondo, il Trofeo Bonfiglio,
tappa obbligata per qualunque giovane
tennista che aspiri a diventare professionista nel circuito ATP. Gli Internazionali d’Italia Juniores, torneo che
appunto assegna il Bonfiglio, nacquero
nel 1959 grazie a un’idea di Vittorio
Battaglia, all’epoca vicepresidente della commissione sportiva del TCM, che
56
decise di creare questo evento sportivo per onorare la memoria di Antonio
Bonfiglio, 19enne promessa del tennis
italiano scomparso per una polmonite
proprio a febbraio di quell’anno. Oggi
l’importanza del Trofeo Bonfiglio è tale
che a livello internazionale è equiparato, insieme all’Orange Bowl di Miami, alle edizioni juniores dei tornei del
Grande Slam. Basta dare uno sguardo
veloce ai tabelloni delle passate edizioni e all’albo d’oro per capire perché: da
quando è stato istituito il ranking mondiale nel 1973, dieci dei ventiquattro
tennisti che hanno raggiunto la prima
posizione hanno calcato i campi del
Bonacossa, e di loro solo tre sono riusciti a vincerlo (Lendl, Courier e Kafelnikov). I campi di via Arimondi sono
stati dunque testimoni dei primi trionfi
di alcuni tra i più grandi fuoriclasse della racchetta, come proprio Ivan Lendl
nel 1978, ma anche di alcune sconfitte
impreviste, come quella di Stefan Edberg contro il nostro Fioroni nel 1983,
che forse hanno contribuito a temprare
il carattere di giovani talenti diventati
poi grandi campioni. Anche a Federer
CLUB HOUSE
01. Corrado Barazzutti,
oggi capitano delle
squadre italiane
maschili e femminili
di Coppa Davis e
Federation Cup,
in azione sui campi
di via Arimondi.
02. Un’immagine di
Antonio Bonfiglio,
giovane tennista
prematuramente
scomparso al quale è
stato dedicato il famoso
Trofeo.
02
capitò la stessa sorte del tennista svedese: fuori ai quarti per mano del francese Jerome Haenel, crollando per 6-2 al
terzo set. Milano occupa comunque un
posto speciale nel cuore di Roger, dato
che proprio al Palalido ha vinto il primo torneo ATP della sua carriera.
Per il Bonfiglio passa anche la storia
del tennis azzurro: la prima edizione
del 1959 fu vinta da Sergio Tacchini,
ma hanno conquistato questo titolo
anche Corrado Barazzutti (1971), uno
dei campioni della Davis del 1976 e
attuale capitano delle azzurre di Federation Cup, e Adriano Panatta (1972),
che oltre a vincere in Cile la prestigiosa
insalatiera ha anche trionfato sulla terra
rossa più famosa del mondo, quella del
Roland Garros. In campo femminile gli
unici due successi sono stati di Adriana Serra Zanetti (1998) e Silvia Farina
(1990), quest’ultima forse l’italiana che
ha tenuto più in alto di tutti l’onore del
nostro tennis (venti tornei vinti, arrivò
al numero 11 del ranking nel 2002)
fino all’esplosione del duo PennettaSchiavone. Né Flavia né Francesca sono
riuscite a vincere il titolo di singolare,
ma la prima si è portata a casa il titolo del doppio in compagnia di Roberta
Vinci (1999).
L’edizione 2010 ha visto trionfare il
russo Mikhail Biryukov e l’italo-americana Beatrice Capra. Il primo ha beneficiato del ritiro per infortunio di Jiri
Vesely, tennista delle Repubblica Ceca
che attualmente è numero 1 del ranking ITF. Tra gli italiani c’è attesa per
Gianluigi Quinzi, 15enne marchigiano di Porto San Giorgio, un talento già
nell’orbita di Nick Bollettieri. Mancino
e spregiudicato, entrambi motivi per
cui è stato paragonato a Rafa Nadal,
quest’anno Gianluigi si confronterà con
avversari di qualche anno più grandi di
lui. Ma non c’è da stupirsi perché, oltre
a essere campione europeo under 14 in
carica, Gianluigi ha vinto gli ultimi cin-
que tornei a cui ha partecipato ed è in
costante ascesa nella classifica internazionale under 18 (attualmente occupa
la 102esima posizione). È forse prematuro parlare di Gianluigi come di un
contender per la vittoria finale, ma per
lui sarà senz’altro una buona occasione
per fare esperienza, in vista anche della
sua probabile partecipazione al Roland
Garros Juniores. Come l’anno scorso,
il torneo avrà la copertura televisiva di
“SuperTennis” (presente sia sul digitale terrestre che su SKY), che tra l’altro
garantirà la diretta degli incontri di sabato 21 e domenica 22 maggio. Per chi
abita a Milano, comunque, è un’occasione unica per vedere all’opera i campioni del futuro, gratuitamente e in una
splendida cornice come quella del Tennis Club Milano Alberto Bonacossa.
Aspettatevi di vedere dei match combattuti, perché queste giovani promesse sanno quanto è importante vincere
sul “mattone tritato” di via Arimondi.
57
CLUB HOUSE
52° Trofeo Bonfiglio
Dalla Bolivia all’Austria, dal Canada alla Russia: arrivano da ogni parte del mondo
i favoriti all’ultima edizione del Trofeo Bonfiglio.
a cura della redazione di Club Milano
Hugo Dellien
Il tennista boliviano ha tutte le
carte in regola per trionfare.
Rovescio bimane, si trova
benissimo sulla terra rossa.
Chi vincerà il 52° Trofeo Bonfiglio?
Chi succederà nell’albo d’oro a Mikhail Biryukov e a Beatrice Capra? Fare
una previsione poco prima dall’inizio
del torneo non è facile: la storia stessa del Bonfiglio insegna che non sempre i favoriti riescono poi a imporsi.
In campo maschile Jiri Vesely, attuale
numero uno del mondo, non sarà ai
nastri di partenza. Il tennista ceco ha
iniziato il suo cammino nel tennis pro
e non potrà rifarsi della delusione dello
scorso anno (si ritirò in finale durante il secondo set). Chi invece sarà sui
campi di via Arimondi è il boliviano
Hugo Dellien, numero 2 del seeding.
Dall’inizio dell’anno è arrivato in finale in sette tornei (vincendone quattro)
e si trova benissimo sulla terra, la sua
superficie preferita. Dall’altra parte del
tabellone lo sfidante più accreditato è
l’austriaco Dominic Thiem, che l’anno
scorso riuscì a raggiungere le semifinali
battendo proprio Dellien e il favorito Fucsovics, prima di perdere contro
Biryukov. Occhio anche al britannico
Golding (semifinalista all’ultimo Wimbledon Juniores, non è un animale da
terra rossa ma ha una buona esperien58
za nella categoria) e al mancino croato
Mate Pavic. In campo femminile, invece, la canadese Eugenie Bouchard, testa
di serie numero 1, deve guardarsi da
un nutrito numero di tenniste dell’est
europeo. Dopo le semifinali raggiunte
all’Australian Open di gennaio, però,
potrebbe essere per lei l’occasione per
vincere un torneo di Grade A. Una sicura avversaria sarà la russa Yulia Putintseva. L’anno scorso è uscita al primo turno, ma un anno di esperienza in
più potrebbe averle fatto bene, anche
se quest’anno ha perso due finali su
due. Accreditate per arrivare in fondo
anche la mancina russa (ma trapiantata
in Belgio) Irina Khromacheva e la serba Natalija Kostic. Ci sono le premesse,
quindi, per ripetere le avvincenti partite del 2010, come fu la finale femminile tra le americane Lauren Davis e Beatrice Capra. Vinse quest’ultima in due
set (6-1, 6-4) sotto gli occhi di tutta la
sua famiglia, fatta eccezione per l’emotivo papà Giovanni (nato e cresciuto
a Milano, ma da 23 anni negli U.S.A.)
che non volle assistere all’importante
partita della figlia. Ma fu in prima fila
per vederla alzare il Trofeo.
Dominic Thiem
Il giovane austriaco mira a far
meglio della semifinale del 2010.
Oltre al tennis, Dominic è un
appassionato di salto con gli sci.
Foto courtesy Rowland Charles
Goodman.
Oliver Golding
Il britannico è in svantaggio negli
scontri diretti rispetto al favorito
Dellien, mentre è in parità
(una vittoria a testa) con Thiem.
CLUB HOUSE
Tutto merito
di una scommessa
L’enciclopedia dello sport, in Italia, ha un nome e un cognome:
Rino Tommasi. Ex-tennista che ha poi deciso di raccontare, scrivere
e commentare tutto ciò che succede su erba, cemento e terra rossa.
Nel 1983, a Londra, ha puntato su uno svedese talentuoso.
La storia gli ha dato ragione.
di Chiara Cossalter
Foto di Riccardo De Luca
60
CLUB HOUSE
“Pochi hanno la classe vera, che
significa giocare al meglio quando serve,
nei momenti più delicati, sotto pressione,
come nelle palle break.”
Per chi non l’avesse ancora capito, lei
è quello che spiega chi vince sul campo
da tennis.
Bisogna ricordarsi a cosa servono le
righe. Un esempio di molti anni fa lo
chiarisce. Coppa Lambertenghi, affrontavo un ragazzino che giocava stilisticamente benissimo, ma non riusciva mai
a metterla dentro. Ho vinto io. Il suo
maestro alla fine disse: “Gli ho insegnato tutto, tranne tirarla in campo”. Non si
sta parlando di un concorso di bellezza né di ginnastica artistica, non vince
chi gioca meglio ma chi fa più punti.
Sembra strano, eppure molti spesso lo
dimenticano.
Tra tutti i ricordi che ha del tennis ne
riserverà senz’altro uno anche per il
Trofeo Bonfiglio.
Sicuramente la mia partita proprio
contro Antonio Bonfiglio. Lui aveva 18
anni, io qualcuno di più, giocavamo al
TCM. Mi aveva annullato un set point
nel secondo set con uno smash da posizione difficilissima, dimostrazione di
coraggio e grandi qualità tecniche, ma
alla fine ho vinto 6-3 8-6. Nella stretta di mano finale gli dissi: “Questa è
l’ultima volta che ti batto”, consapevole
della sua superiorità tecnica. Purtroppo
il destino non ci ha offerto altre occasioni: è morto nel 1959, prima di compiere 20 anni.
Quando si può parlare di un atleta
come di un tennista professionista,
quando arriva il salto di qualità?
Quando arrivano anche i risultati,
chiaramente. Ma se ci addentriamo in
un’analisi tecnica, quando si impara a
giocare bene i punti importanti. Spesso
si confonde la classe con lo stile, men-
tre sono due elementi completamente
diversi. Si può avere classe e non avere
stile, e viceversa. Pochi hanno la classe vera, che significa giocare al meglio
quando serve, nei momenti più delicati,
sotto pressione, come nelle palle break.
Chi prendere d’esempio?
Nei limiti della mia professione tifavo
per Stefan Edberg, secondo me il migliore come interpretazione, anche se
non il più forte. Ecco, lui era molto elegante ed educato, stilisticamente impeccabile, ma pochi hanno capito che
era anche un autentico agonista. Ha
vinto l’Open degli Stati Uniti rimontando 3 partite da un break di svantaggio nel quinto set. Questo significa
avere qualche cosa in più che semplice
classe.
Perché gli italiani faticano tanto a livello mondiale?
Ai nostri piace poco viaggiare e molto
mangiare la pastasciutta. Gli spagnoli
hanno una predisposizione al sacrificio
superiore, lo dice la classifica: 8 spagnoli classificati meglio del primo italiano, un confronto vergognoso. L’ultimo buon giocatore è stato Panatta, è la
triste verità. Abbiamo tanta gente che
gioca, ma poca che lo fa bene. Nadal è
uno di quei fenomeni assoluti che piove dal cielo, non è il prodotto di una
tradizione, non bisogna puntare a lui.
Bisogna partire dal basso, dall’organizzazione.
Perché i risultati in campo femminile,
invece, non mancano?
Il livello lì è inferiore, Caroline Wozniacki (numero uno del mondo) non è
una fuoriclasse al pari di Nadal. Ha un
buon fisico e una buona predisposizio-
ne al tennis, ma non è irraggiungibile
come Rafa. La vittoria di Francesca
Schiavone è stata importantissima per
tutto il movimento italiano. Non me
l’aspettavo né io né lei, ma credo che
si possa ripetere. È difficile ma non
impossibile che accada, il panorama attuale in campo femminile lo permette.
A proposito, cosa manca a Flavia Pennetta?
Ha un difetto di troppo: fa giocare
bene le avversarie.
Come Flavia, anche se molti anni prima, si è diviso tra Roma e Milano.
Com’è andata?
Bisogna riuscire a fare i soldi a Milano
e spenderli a Roma. L’una va meglio
per lavorare, l’altra per viverci. La mia
Milano era soprattutto Milano 2, scelta
per lavoro. La preferita, invece, resterà
sempre Verona, dove sono nato.
Flavia si era posta il limite di smettere
entro i 20 anni se non fosse arrivata
tra le prime 100 del mondo. Anche lei
si era fatto una promessa simile?
Anno 1983, Wimbledon: vedo giocare
Stefan Edberg. Esce al secondo turno
sconfitto 8-6 al quinto set dal connazionale Erik Sundstrom, ma garantisco:
“Se questo ragazzo entro 5 anni non vince
Wimbledon smetto di scrivere di tennis”.
E al pronostico azzeccato risale anche
il mio ricordo più bello. Anno 1988, il
primo Wimbledon da telecronista, 20
anni dopo l’esordio da giornalista, finale Edberg-Becker: vince lo svedese in
4 set. La mia carriera giornalistica con
il tennis poteva andare avanti. Nota di
colore; in conferenza stampa Stefan mi
dice: “Ho salvato il tuo lavoro, però grazie della fiducia”.
61
EVENTI
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città nei prossimi mesi.
a cura di Eliana Albano ed Enrico S. Benincasa
Massimo Bubola
Uno spettacolo dove letteratura, teatro e poesia hanno piena
cittadinanza. Massimo Bubola
arriva al Carroponte per proporre
il suo repertorio intervallato dalle
letture scelte e recitate da Giulio
Cavalli. Pasolini, Virgilio e Primo
Levi si intersecano con brani come
Don Raffaé e le altre perle della
coppia Bubola-De André, non
per sottolineare una cultura più o
meno presunta ed esibita, ma per
contribuire alla ricerca quotidiana di
coraggio, grinta e divertimento.
Al Carroponte – Sesto San Giovanni
L’11 giugno
www.upragency.com
Bob Dylan
all’Alcatraz di Milano
Il 22 giugno
www.dalessandroegalli.com
Ah-Um Jazz Festival
Un quartiere che apre le porte a
tutta la città per una cinque giorni
dove la cultura è protagonista:
è questo l’Ah-Um Jazz Festival,
manifestazione giunta alla nona
edizione, la seconda al quartiere
Isola. Il jazz ovviamente domina la
scena ma viene dato spazio anche
alla fotografia (Jazz Archives, con
gli scatti tratti dall’archivio di Grazia
Neri), ai video e a un concorso in
memoria di Miles Davis, celebrato
dai poster creati da illustratori,
grafici, fotografi e artisti.
Quartiere Isola (location varie)
Dal 18 al 22 maggio
www.ahumjazzfestival.com
62
Nell’anno del suo settantesimo compleanno, Bob Dylan è più attivo che mai.
Non è facile pensare che una “leggenda
che cammina” come lui sia spesso e volentieri in giro per il mondo a fare la
cosa che gli riesce meglio: suonare. Già,
perché solo ad aprile il menestrello di
Duluth, come molti amano chiamarlo,
ha fatto ben 18 concerti tra Asia e Australia, roba che metterebbe a dura prova anche artisti con molte meno primavere alle spalle rispetto a lui. Non tutto
è filato via liscio in questo tour: critici
e giornalisti hanno fatto notare come il
cantante che più di ogni altro è stato il
simbolo della protesta sia andato a suonare in un paese non esattamente “libero” come la Cina. Ma anche il concerto
di qualche giorno dopo in Vietnam ha
scatenato qualche discussione, perché a
quanto pare la scaletta ha dovuto passare il vaglio delle autorità di Ho Chi
Minh City, l’ex Saigon. Ma, per quanto
controllo qualche burocrate di palazzo
possa aver esercitato, la sola presenza
di Dylan in un contesto del genere è la
prova che rispetto a cinquant’anni fa,
quando cantava Blowin’ in the Wind insieme a Joan Baez, qualcosa è cambiato. Tornato da questo tour, comunque,
Dylan avrà solo un mese per riposarsi
(e spegnere le settanta candeline il 24
maggio), ripartirà subito per la tranche
europea del suo tour che comincerà il
6 giugno da Cork, in Irlanda, per poi
toccare Inghilterra, Svizzera, Germania, Norvegia, Danimarca e – fortunatamente – anche l’Italia. Proprio Milano sarà l’unica occasione per vederlo
dal vivo nel nostro Paese, in un Alcatraz che si preannuncia gremito in ogni
angolo, tributo minimo che i suoi ammiratori gli rivolgono in ogni parte del
mondo da Freewheelin’ in avanti.
EVENTI
Vasco Rossi
Edgar Martins.
This is not a house
In mostra le opere dell’artista
portoghese dedicate alla crisi dei
mutui, con uno specifico lavoro relativo al crollo del mercato immobiliare americano: case, campi da
golf, stazioni sciistiche, hotel e altri
progetti di edifici abbandonati e mai
terminati. Lo scopo? Riunire diverse forme di architettura attraverso
una congiunzione di inquietante
realismo e finzione. Un collage
di differenti assemblaggi spaziali
e diverse narrazioni racchiuse in
un’unica immagine.
Camera 16
Dal 9 giugno al 30 luglio
www.camera16.it
San Siro
Il 16,17, 22 e 23 giugno
www.livenation.it
San Siro è la “casa” di Milan e Inter ma,
purtroppo per i tifosi, soprattutto di
Vasco. Benché sia nato a Zocca (MO),
il Giuseppe Meazza è il suo terreno di
gioco preferito, dove colleziona da circa vent’anni un “tutto esaurito” dietro
l’altro. Uno spettacolo che è una presenza fissa nel calendario estivo milanese, anticipato magari da qualche
polemica sugli “sforamenti” di decibel,
ma che non impedirà il consumarsi di
un rito per tutti i suoi fan. Qualcuno
si accamperà davanti ai cancelli dalla
mattina, qualcun altro invece arriverà
di corsa dopo una giornata in ufficio
con ancora la cravatta addosso, perché farebbe di tutto per non mancare
all’appuntamento con il suo idolo.
Vasco è un fenomeno totalmente italiano, si fa fatica a trovare altre star in
grado di creare un tale seguito all’interno dei confini di una nazione. Il suo
nuovo Vivere o niente è in testa alle
classifiche italiane (sia nelle vendite fisiche che nei download) da quando è
uscito, con il singolo Eh già che è il più
trasmesso dalle radio. Non bastasse, è di
pochi giorni fa la notizia che scriverà le
musiche per lo spettacolo L’altra metà
del cielo, che debutterà al Teatro alla
Scala nel marzo 2012. Cosa difficile
da pensare qualche anno fa, ma oggi il
sig. Rossi più famoso d’Italia se lo può
permettere, forse senza troppa polemica da parte dei puristi. Magari qualcuno
degli oltre 200 mila che assisteranno a
uno dei suoi quattro concerti milanesi
di giugno, qualche irriducibile presente
a tutte e quattro le date, stuzzicato dalla cosa, potrebbe entrare per la prima
volta in uno dei teatri lirici più famosi
del mondo proprio grazie a Vasco. E sarebbe un altro successo, a prescindere
dal tutto esaurito.
Viaggi, cose, persone
Nei suoi lunghi viaggi in giro per il
mondo Fernanda Pivano ha raccolto migliaia di gioielli etnici, alcuni dei
quali sono stati per gli artisti contemporanei la base di una ricerca su
forma e materiale. Nella mostra se
ne potrà ammirare una selezione, oltre a quelli disegnati per lei
da Ettore Sottsass e da Arnaldo
Pomodoro. Alle pareti scorreranno
invece le foto di una vita e nello
spazio video le scene per rivivere
i suoi leggendari incontri con gli
scrittori americani.
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Fino al 18 luglio
www.civita.it
63
EVENTI
Giro d’Italia 2011
Dopo due “trasferte” (2009 a
Roma, 2010 a Verona) l’ultima tappa del Giro d’Italia torna a Milano,
sede storica per la passerella finale
della corsa rosa organizzata da RCS
Sport. L’ultima frazione sarà una
cronometro individuale di 31,5
chilometri, probabilmente decisiva
per la classifica finale. Grande spettacolo con arrivo in Piazza Duomo,
nella speranza di veder trionfare un
nostro ciclista come l’anno scorso
fece Basso nella splendida cornice
dell’Arena.
Partenza Castello Sforzesco
Arrivo Piazza Duomo
Il 29 maggio
www.gazzetta.it
Aida colossale
Stadio San Siro
L’11 giugno
www.bestunion.it
“Allegria”
Il giorno del compleanno di Mike,
Fiorello dedica al pubblico una
serata esclusiva, un appuntamento benefico, promosso dalla
Fondazione Mike Bongiorno e dalla
Fondazione Centro San Raffaele
del Monte Tabor, a sostegno del
Nuovo Centro di Oncoematologia
Pediatrica dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Una serata unica,
all’insegna della musica, dell’ironia
e dell’improvvisazione in puro stile
Fiorello, che ha voluto ricordare
il suo amico dando un contributo
concreto.
Teatro della Luna
Il 26 maggio
www.fondazionemike.it
64
La terz’ultima opera composta da Giuseppe Verdi fu commissionata dal Viceré d’Egitto per l’inaugurazione del Teatro Italiano dell’Opera a Il Cairo. Dal
1872 è l’opera più esibita al mondo per
la musica spettacolare, la grande coreografia, la marcia trionfale e le maestose
scenografie. Oggi, saranno 600 gli artisti
che daranno anima e corpo alla rappresentazione dell’Aida in forma colossale:
scene maestose con una piramide di
12 metri di altezza, un tempio e obelischi egizi di 10 metri nel quadro di
una scenografia nuovissima e sfarzosa. I
costumi e le decorazioni sono stati tutti
prodotti e lavorati a mano in Egitto. Per
la prima volta questa opera-spettacolo
avrà luogo allo Stadio Giuseppe Meazza
di Milano. Tra attori, cantanti e ballerini
anche un grande coro e solisti di fama
internazionale, come il soprano Dimitra
Theodossiou nel ruolo di Aida e Warren
Mok nel ruolo di Radames. Per la prima
volta la lirica avrà come scenario uno
degli stadi più grandi d’Europa con una
scenografia monumentale di 60 metri.
La storia d’amore della schiava etiope
innamorata del condottiero Radames,
che tradisce la patria per amore di Aida
e preferisce morire con l’amata, anziché vivere senza di lei, si prospetta un
evento imperdibile e unico nel suo genere per grandezza e sfarzo. Se l’estate
scorsa lo stadio ha fatto da palco al musical I Promessi Sposi – Opera Moderna
(poi portato con grande successo al
Teatro degli Arcimboldi), questa sarà la
volta della colossale opera composta da
Giuseppe Verdi su libretto di Antonio
Ghislanzoni, suddivisa in quattro atti.
NETWORK
Puoi trovare Club Milano
in oltre 200 location
selezionate a Milano
NIGHT & RESTAURANT: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10
Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so
Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2
Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè
Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le
Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde
Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccia 9
Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via
Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio
Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona
11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via
Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette
3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via
Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via
Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via
Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè
C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12
Kohinoor Via Decembrio 26 K yoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio
2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le
Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac
Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate
Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea
Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin
2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi
Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via
Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via
Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza
Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza
Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis
33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia
28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera
37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity
C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29
- Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15
Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta
Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36
Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via
Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16
Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via
Induno 1 20 Milano Via Celestino 4
STORES: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana
Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cubani Bagatt
P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand
Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so
Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro
Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Toqueville 11
FNAC Via Torino 45 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga
Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti
12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 La tenda 3 Piazza
San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4
Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia
Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa
18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porche Haus
V.le Lancetti 46 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino
11 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99
SHOWROOM: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio
Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12
Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26
Who’s Who Via Serbelloni 7
BEAUTY & FITNESS: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52
- Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via
Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme
in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy
Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Bonacossa Via Giuseppe Arimondi
15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy
Gall. Passerella 1
ART & ENTERTAINMENT: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via
Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro
Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni
8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro
Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale
V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31
HOTEL: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so
Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino
41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35
Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta
Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42
INOLTRE: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO)
65
COLOPHON
CLUB MILANO
alzaia Naviglio Grande, 14
20144 Milano
T +39 02 45491091
[email protected]
www.clubmilano.net
direttore responsabile
editore
Stefano Ampollini
M.C.S. snc
via Monte Stella, 2
art director
10015 Ivrea TO
Luigi Bruzzone
fotolito e stampa
caporedattore
Arti Grafiche Mario Bazzi S.p.A.
Andrea Zappa
via Console Flaminio, 1
20134 Milano
redazione
T +39 02 2640690
Eliana Albano
Enrico S. Benincasa
grafico
Anna Tortora
collaboratori
Revive 100 Natural è una carta
Paolo Borrone, Dino Cicchetti,
realizzata impiegando interamente
Chiara Cossalter, Roberto Perrone,
fibre riciclate post-consumer (100%
Alfredo Spalla, Filippo Spreafico,
Riciclato). Nulla di ciò che viene
Maria Zanolli.
utilizzato nel processo produttivo
viene eliminato e anche gli scarti
fotografi
provenienti dalla lavorazione sono
Riccardo De Luca, Rowland
a loro volta utilizzati. Revive 100
Charles Goodman,
Natural è certificata Ecolabel.
Ivan Previsdomini, Quentin Talbot,
Paolo Villa, Davide Zanoni.
sales manager
Filippo Mantero
T +39 02 89072469
Patrocinato dal Tennis Club Milano
Alberto Bonacossa
distribuzione
[email protected]
questo progetto è reso possibile
grazie a Contemporanea Brain Lab.
È vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto.
Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011
66
MILANO via Piacenza 4 ( M P.ta Romana) - via Piranesi 9 (v.le Corsica) - via Ravizza 4 (M Wagner) - via Meda 52 (C.so S. Gottardo)
via Cagliero 14 (M Sondrio) - viale Stelvio 65 (M Maciachini) - via Lambrate 20 (M Pasteur/Loreto) via Falcone 5 (M Duomo/Missori)
via Cenisio 10 (Monumentale). PROSSIMA APERTURA via Vico 38 (M Sant’Ambrogio)
MONZA via Borgazzi 87. GALLARATE via XX Settembre ang. p.le Europa. LUGANO (CH) via Pelli 2.
Scarica

Flavia Pennetta: “Chi viene qui per l`università conosce una Milano