IL MONFERRATO 13 Ma rte dì 2 5 A pri l e 2 0 0 6 Presentato venerdì scorso ai Licei da Maurizio Romanelli, Davide Sandalo e Gianni Abbate I “Segni dello scorpione” di V. Moretti alcuni passi del commento al libro che a suo tempo propose nella rubrica, “Poesie da tutti e per tutti” sul nostro giornale. In particolare ha assegnato all’autore il merito di una riconoscibilità stilistica ineccepibile, avvalorata da un’elaborazione culturale approfondita, posta al servizio di una sensibilità impietosita, appositamente attenuata dal ricorso ad un’ironia salmastra. Romanelli non ha trascurato l’intento di denuncia sociale contenuto in molti versi di Moretti, rammentando di passaggio quel sovratitolo “Epitaffi di eternit”, che da solo condensa una colpe- vole tragedia ancora troppo disattesa. Davide Sandalo, presidente del Circolo culturale Ravasenga, ha definito l’opera di Moretti come degna di opportune riletture, almeno quelle necessarie a valorizzarne l’accuratezza della stesura, certamente frutto di rivisitazioni e ripensamenti. Sandalo ha citato Montale, senza scordare gli eccessi di meticolosità di Ravasenga, uso a riscrivere anche componimenti già editi. Ma, oltre al biografismo inevitabile, Sandalo, nel libro di Moretti vede un’opera che, attraverso il lirismo, attinge alla cronaca: una poe- sia dedicata al confronto tra culture e difficoltà di integrazione. Gianni Abbate, preside del “Cesare Balbo”, Ha riscontrato in questo “I segni dello scorpione” l’ideale proseguimento del discorso di impegno societario iniziato da Moretti nel 1992, con “Il troppo ed il vano”, esplicitato però più letterariamente. Un autore sempre fedele a se stesso, seguita Abbate, come sempre furono i grandi, l’analisi poetica del quale non può esulare dal messaggio proposto in “Autoritrarsi”, con quel “trasparenti da sfinirci” che, tramite l’uso della rima, mette sull’avvi- so i lettori che l’espediente cela un mondo di inaudito spessore. Anche la chiusa “opalescenti”, lascia intendere la natura schiva di Moretti, uso a definire la sua opera in bilico tra due incompiutezze: né totale trasparenza, né splendore. Un addentarsi nelle più riposte sfaccettature non uscendo mai fuori dalle righe, se non in senso ironico. A proposito, Abbate cita Montale, nel suo: “vissi al cinque per cento”, a differenza di Orazio: “Non morirò del tutto, resterà il mio scritto.” Moretti, quasi a significare l’esattezza della tesi di Ab- bate sul suo pudore di esibirsi, ha optato per un breve saluto, lasciando ai giovani del Collettivo Teatrale di Casale Monferrato, Graziano Menegazzo (regia), Andrea Coppa, Gianpaolo Canato (presidente), Anna Paola Carosio, Viviana Ferrari, Silvia Guala ed Elio Balbo, lo spazio per interpretare alcuni dei testi più significativi del libro, accompagnandosi con strumenti a percussione. Un’esibizione accolta con nutriti applausi da un pubblico numeroso e intenditore, che ha mostrato di gradire oltremodo un pomeriggio culturale di autentico spessore. Cultura spettacoli AMICI DELLA MUSICA a Venerdì 21, alle ore 18, nell’Aula Magna dei Licei, a cura dell’Associazione ex allievi Liceo Classico C. Balbo, dell’Istituto Balbo, della Provincia di Alessandria e del Circolo Culturale Ravasenga, è stato presentato il libro di poesie “I segni dello scorpione” di Vincenzo Moretti. Dopo il saluto di Fabio Lavagno, assessore alla pubblica istruzione, non privo di commenti interessanti sull’opera presentata, Maurizio Romanelli, poeta e scrittore ha svolto un’esaustiva disamina, incentrata su diversi temi del libro di Moretti, riprendendo più diffusamente Un libro di don Sandro Pronzato per il cinquantesimo di sacerdozio Programma di raro ascolto domenica scorsa in Sinagoga Le 50 stelle di “dap” Suoni dal Mediterraneo con la voce della Fubini & Molti monferrini tra i personaggi citati a Nella ricorrenza del suo cinquantesimo di sacerdozio don Alessandro Pronzato, sacerdote della Diocesi di Casale (nato a Rivalba, oggi abita a Porza, in Svizzera), apprezzato e famoso scrittore, ha avvertito il bisogno di “dire grazie” a tantissime persone che sono apparse, come stelle sulla sua strada secondo l’immagine proposta dal titolo stesso del volume “Stelle sul mio cammino” edito con Gribaudi. Già nel 1984 aveva pubblicato un volume autobiografico “...Se mai arriverò”. L’odierno “Stelle” si differenzia dall’opera precedente perché presenta non tanto le vicende di una vita, ma una galleria di personaggi incontrati o frequentati assiduamente. Don Pronzato ha maturato la convinzione che ciascuno di noi è “fatto” dagli incontri più che dai libri letti. Alcune di queste stelle che hanno “segnato” il suo cammino appartengono al firmamento casalese o monferrino. NEL ROSARIO DI NONNA GIUSEPPINA Incominciamo da “Nonna Giuseppina fornitrice di luce” (questo il titolo del capitolo..), un’esistenza dura, rammendi e preghiere per quel suo nipote che diventava sacerdote, e Sandrino rimane così “impigliato nel suo rosario”, poi c’è Nonno Domenico, socialista impenitente, voleva che il papa sapesse che nonostante la sua fede politica aveva restituito mille lire alla sorella di Pio XI. Il padre Luigi (Vigin), guardia comunale a Murisengo (e zoccolaio la notte per poter pagare la retta del Seminario del figlio) è un uomo retto a rischio della vita (ha salvato ad esempio una famiglia ebrea nel ‘43) che ha insegnato a don Sandro “a camminare a schiena dritta”. Primi ricordi della madre Francesca (Cichinna): la sveglia per arrivare in parrocchia: “sbrigati devi andare a servire la Messa...”, tanti lavori anche lei (oltre a quello di bidella) per aiutare il figlio, Tra i maestri di scrittura ecco il bel capitolo su Romeo Giovannacci il “mangiafuoco bonario” (battesimo di Giampaolo Pansa per via dei capelli e delle sopracciglia rossi) con bancarella sotto i portici corti (don Sandro plaude all’idea di averli dedicati recentemente proprio al libraio pontremolese), ricorda i suoi consigli al seminarista sedicenne e i vo- MONF250413.indd 1 futuro don Sandro è a Murisengo, a piedi raggiunge la vicina Villadeati e rivive con la sorella del sacerdote-martiri e i parenti delle vittime quel dramma. L’autore passa poi a don Emilio Guazzo parroco di Verrua dal 1905 al 1962, don Pronzato va ad aiutare l’ormai anziano sacerdote e scopre in solaio una montagna di scarpe bucate, erano la documentazione visiva che il sacerdote arrivava puntualmente, quando ce ne era bisogno, dai parrocchiani delle sue diciassette borgate. “Un prete abituato a dialogare oi piedi”, è lo scherzoso titolo del capitolo. UN CARDINALE E UN VESCOVO Don Pronzato giovane giornalista (firmava “dap”) secondo da sinistra con don Miglietta (Direttore de “La Vita Casalese”, alla sua destra), il vescovo mons. Angrisani, i titolari della Tipografia Operaia Carlo Musso, Francesco de Sanctis, Angelo Martinotti, Gino Romagnolo, seminascosto (dietro il vescovo) Mauro Coppo, a destra Vanni Giachino (Pubblitalia) lumi venduti a rate (400 lire al mese, anni ‘50) onorate in ritardo grazie ai proventi delle lezioni durante le vacanze. UN DIRETTORE CON LA “D” MAIUSCOLA Si diceva dello scrivere: ecco il capitolo dedicato a “sacerdote Evasio Miglietta”, così firmava i suoi fondi su “La Vita Casalese” di cui era Direttore (con la “D” maiuscola, raccomanda don Sandro, era il Direttore per antonomasia). “Piombava in tipografia inguainato nel solito impeccabile soprabito, la figura slanciata, i capelli dal taglio accurato e ravviati all’indietro, la borsa nera sotto il braccio gonfia del materiale da elaborare”. La bocciatura di un pezzo era accompagnata dalla frase “fumma ridi i pichin”... “Facciamo ridere i tacchini...”. Lo abbiamo già ricordato in altri articoli: sul giornale diocesano don Sandro (che si è sempre considerato un giornalista) firmava “dap” forse per mettersi al riparo di chi dopo certi pezzi andava alla sua ricerca... Di don Miglietta è messa in evidenza anche, citando mons. Felice Moscone, la capacità di “star vicino agli ammalati, li capiva, li amava, sapeva incoraggiarli”. Lunga la galleria degli insegnanti del Seminario, persone di prim’ordine se si pensa a chi hanno forgiato: oltre a don Pronzato, un cardinale, un vescovo, i missionari oggi in Neuquen, tanto per ricordare a memoria. Affettuoso il ricordo di padre Giovan- Presentazione alla Fiera del Libro di Torino da parte del card. Poletto di un libro di don Pronzato (che fino ad oggi ne ha scritti 116, con 170 traduzioni) ni Ricci, vincenziano, risolutore di casi disperati (in una comunità di cui facevano parte altri due grossi sacerdoti: padre Allara a padre Beretta), un prete che continua le sue “cattive compagnie” a Milano lasciando un ricordo indelebile. Poi don Angelo Cremonesi, economo e direttore spirituale del Piccolo Seminario, che sapeva leggere nei volti e parlare col cuore. “Un fanciullo che non è invecchiato stando in mezzo ai libri” è il titolo per il can. Pietro Richetta insegnante per 48 anni in Seminario, gabianese, classe 1886; alla sua morte, sotto il suo numero di telefono in portineria rimase a lungo il cartellino: “In Paradiso. Altro titolo “Lui ricorreva ai pugni per cacciarti dentro le idee”: si riferisce a mons. Vittorio Moietta, futuro vescovo di Nicastro: “per me - scrive don Sandro - uno dei più grossi educatori in campo spirituale che abbia mai incontrato”. Don Luigi Deambrogio è invece: “quello che mi ha svegliato”. Poi ovviamente il “suo” vescovo mons. Giuseppe Angrisani, suo per l’ordinazione sacerdotale (1956 in Duomo, prima messa a Murisengo) e per la spinta a scrivere. Il ricordo di un grande predicatore a cui la diocesi casalese stava forse stretta (ma rinunciò a un posto ben più importante con una scusa). “La contestazione del 1968 gli scoppiò tra le mani...” (un fenomeno che per i sacerdoti italiani partì proprio da Casale) e il presule ne rimase “ferito, sconvolto, amareggiato...”.. Mons. Angrisani ebbe un grande coraggio a difesa dei suoi parrocchiani nelle buie ore del 1943-45, emerge ancora una volta nel capitolo dedicato a don Ernesto Camurati, il parroco di Villadeati ucciso dai tedeschi del maggiore Mayer insieme a nove suoi parrocchiani. Il Capitolo unico infine per mons. Severino Poletto cardinale di Torino e mons. Luciano Pacomio rettore del Collegio Capranica poi vescovo a Mondovì; di mons. Poletto “dap” era compagno di banco in Seminario “...il suo comportamento esemplare mi rovinava la piazza, confrontandomi con lui i superiori mi rifilavano otto in condotta... L’esito finale negli studi era pressochè identico, lo dico senza presunzione. Pio Ottenio (uno dei futuri sacerdoti contestatori, ndr.) risultava inavvicinabile, quello snobbava addirittura il professore di dogmatica...”. Pacomio arriva chierico a Villanova nel momento in cui don Pronzato è vice parroco: “si appartava in un angolo del campo di calcio e riusciva sempre ad agganciare qualcuno con cui parlare di filosofia, imbastire sillogismi complicati, citare poesie di Catullo, oppure comporre frasi in lingua greca, più tardi arriverà anche l’ebraico e l’ungaritico”. Gli incontri di queste “Stelle” sono cinquanta: due Papi, cardinali, teologi, missionari, giornalisti (Montanelli), scienziati, ovunque... Ci siamo limitati per ora ai monferrini. La mamma di don Sandro forse rimpiangeva (con le amiche un po’ beghine, ma lei beghina non era) che il figlio non fosse titolare di una “vera” parrocchia, ma oggi dall’alto lei vede i vasti confini di questa “bizzarra”, odierna, parrocchia di don Sandro fatta da centinaia di migliaia di parrocchiani-lettori, in tutto il mondo.... Luigi Angelino - Il libro sarà presentato al Rotary di Casale lunedì 5 giugno. L’Empietà delusa domenica in San Paolo a Il soprano Valeria Fubini Ventura (foto) e la pianista Anna Barbero hanno presentato domenica in Sinagoga un programma di raro ascolto che illustra lo stato della musica in Israele: brani composti fra gli anni ‘30 e ‘80 del Novecento da autori nati in Europa ed emigrati in gioventù, che mantengono nel loro far musica le diverse tradizioni dei paesi di provenienza, cui sovrappongono suoni e colori del paesaggio mediterraneo. In apertura un canto di Yehezkel Braun (nato nel 1922 ed emigrato in Israele in tenerissima età), su testo di Lea Goldberg, celebre poetessa richiama la levità dell’armonia di una Gymnopédie di Satie, la cui “frescura nella sera accarezza i campi”. Poi Zvi Avni (nato nel 1927 a Saarbrücken, emigrato ancora bambino), uno fra i principali compositori israeliani viventi, ha maturato più di altri un linguaggio musicale vicino ai canoni stilistici della Neue Musik: i suoi quattro brani mettono in musica con grande maestria toccanti testi tratti dal diario di un soldato caduto nella guerra del Libano, Mati Katz. Il primo canto narra di costellazioni e stelle cadenti, impersonate musicalmente dai pizzicati direttamente sulla cordiera del pianoforte, il secondo di azioni di guerra, ferite, dolore e polvere, che il pianoforte amplifica con lacerati clusters, il terzo di terrore e salvezza, accanto ad un fiume profondo, che trovano echi nei colpi sulle corde e nelle ribattute del pianista; il quarto apre alla speranza, l’apertura, in musica, si mostra con quinte sovrapposte e accordi quasi consonanti, che non lasciano tuttavia troppi dubbi sul dolore.... Valeria Fubini ha mostrato non solo una sapiente padronanza della propria tecnica vocale ma, soprattutto, ha saputo trasmettere ad un pubblico attentissimo le emozioni espresse in testi, tutti cantati in ebraico moderno, che illustrano il dramma di un intero popolo. La pianista Barbero l’ha accompagnata con gusto raffinato, grande sensibilità e cura nel dettaglio, anche quando erano richieste dagli autori tecniche di esecuzione inusuali. Le quattro composizioni di Tra i prossimi appuntamenti degli Amici della Musica spicca domenica 30 aprile, alle ore 18, in San Paolo l’ascolto, proposto dal Maestro Debenedetti, di alcuni brani dell’oratorio l’Empietà Delusa composto da Giovanni Antonio Costa su libretto del casalese Carlo Giuseppe Cornacchia per il Solenne Triduo da celebrarsi nella Cappella del Collegio Ghislieri di Pavia nel 1713 per la “santificazione del gloriosissimo e Santissimo Pontefice Pio V”, fondatore di Paul Ben Haim (nato in Germania nel 1907, emigrato nel 1933 e morto nel 1984), su testi di Miriam Stekeles, sono colte e raffinate, e lasciano trasparire la loro destinazione per un pubblico di bambini: ne vien fuori un linguaggio che richiama il mondo infantile ricreato dal Ravel di Ma mère l’Oye lievemente aggiornato. Più schiettamente rétro la scelta espressiva di autori come Eran El Bar (nato in Israele nel 1967), dal sapore nettamente tonale vicino alla musique de salon, che mima un’ambientazione mitteleuropea di fine secolo, o quella di Mordechai Zeira (nato a Kiev nel 1904, emigrato in Israele nel 1924, e morto nel 1968), autore di canti all’epoca molto celebri, che in Balliamo ci conduce in visita nel mondo della sua giovinezza ucraina. R. Gwili in Giacinto non si dimentica della leggerezza di un gusto floreale e liberty che alle nostre orecchie suona come certo Puccini. Ancora tonali, e dagli accenti un poco popolareggianti, i due lavori di S. Argov, Finjan e La canzone della terra. David Zehavi alza il tono, musicando un frammento dei Salmi, un’invocazione al Signore, Elì Elì: un song tonale dal taglio più epico che puramente religioso, ma dal sicuro effetto, e che ha meritato il bis: è un canto molto popolare che vien sempre eseguito in ricordo della Shoà e dei caduti in guerra. Così pure dal testo biblico (questa volta il Cantico dei Cantici) prende spunto di N. Hen, Dodì li, che apre con la voce sola di Valeria Fubini seguita a poco a poco dall’accompagnamento pianistico. Un sottile filo lega i brani sia pur molto differenti per stile, poetica e linguaggio, degli autori israeliani del Novecento, come ha sottolineato nella presentazione il prof. Enrico Fubini, e lo si può riscontrare anche in composizioni dal testo del tutto profano, come la maggior parte di quelli in programma. Si tratta di una religiosità indiretta, di un modo di vedere il mondo attraverso il filtro di una tradizione che, anche se vissuta in modo laico, non può non incidere su ogni aspetto dell’esistenza, dunque anche sulla musica. detto Collegio. Al contempo, alla presenza del Presidente Filippi e degli assessori alla cultura di Provincia e Comune Rita Rossa e Riccardo Calvo, verrà presentata la guida turistico-culturale “I luoghi di Pio V” edita a conclusione delle celebrazioni del Quinto Centenario della Nascita di S. Pio V (foto: quadro in San Domenico). Venerdì 5 per il Soliva appuntamento al Teatro Splendor di Ovada per la rassegna delle scuole di musica. CONCERTO DI VIOLONCELLO Dario Destefano domenica in Sinagoga Domenica 30 aprile, alle ore 17, in Sinagoga a Casale Monferrato si terrà un concerto di Dario Destefano, noto violoncellista, in collaborazione con i Compositori Associati di Torino. Di J. S. Bach saranno eseguite Tre Suites per violoncello solo: Suite n.3 In Do Maggiore, Suite n.5 in do minore e Suite n.6 in Re Maggiore. Dario Destefano si è formato artisticamente sotto la guida dei maestri Renzo Brancaleon, Antonio Janigro e Johannes Goritzki, diplomandosi con il massimo dei voti e lode, in Italia, presso il Conservatorio „G. Verdi“ di Torino e in Germania, presso la Hochschule „R. Schumann“ di Düsseldorf. Nel 1986, all‘età di ventidue anni, è già primo violoncello presso l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, avendone vinto il concorso; successivamente a Torino viene invitato, sempre come primo violoncello, a collaborare con l‘Orchestra RAI e, stabilmente, con il Teatro Regio. Dopo brillanti affermazioni in concorsi nazionali e internazionali, nel 1990 ha vinto il primo premio assoluto al Concorso di musica da camera “Viotti” di Vercelli, il secondo premio in Giappone nel 1993 alla “Osaka Competition” e nel 1995 il secondo premio al concorso di musica da camera di Trapani. Ha suonato presso le più prestigiose società musicali europee e ha effettuato tournées in Giappone come solista e in formazioni cameristiche con prestigiosi solisti dei Berliner Philharmoniker e di orchestre americane, suonando, fra l‘altro, al Fuji Festival e alla Bunka Kaikan di Tokyo. Dall’incontro con altri due solisti (Massimo Marin, violino e Francesco Cipolletta, pianoforte) si è formato il Trio Archè. E’ componente dell’Optional String Quartet con cui divulga a livello internazionale un repertorio dal classico al jazz. E’ docente ordinario di violoncello presso il Conservatorio statale “Ghedini“ di Cuneo. Per lui Giulio Castagnoli (oggi casalese d’adozione, ndr.) ha composto un concerto per violoncello e archi eseguito in prima assoluta a Torino nel marzo 2006. Suona un violoncello Santagiuliana - Vicenza, 1821. SA060425P 11 maggio 2006 ore 21 INDOVINA... IL PIATTO, IL VINO (degustazioni e assaggi...) Maria Luisa Alberico esperta sommelier e giornalista 4 e 18 maggio 2006 ore 21 ARTE E TECNICA DEL RESTAURO LIGNEO Davide Cerrati restauratore PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA Tel. 0141.927188 (ore 9-12) Cell. 335.7910729 www.sagittarioponzano.it Giulio Castagnoli 24-04-2006 16:57:37