ANNO XVIII NUMERO 76 - PAG IX
IL FOGLIO QUOTIDIANO
SABATO 30 MARZO 2013
di Alessandra Iadicicco
hi crede di poter saltare questo capitolo si perde qualcosa”, avvertono le due
autrici introducendo la sezione più scientifica di “Make Love”, il manuale illustrato di educazione sessuale per ragazzi che,
uscito in Germania lo scorso luglio, si è
presto affermato nelle classifiche tedesche come sorprendente bestseller dell’anno. L’avvertimento premesso al capitolo che, alla schiettezza del titolo “Giù i
pantaloni!”, fa seguire la più accurata descrizione di anatomia, fisionomia e carattere del corpo maschile e femminile, può
valere per tutto il volume: chi crede di non
averne bisogno si priverà di un grande divertimento. Chi crede di sapere già tutto vi
farà ancora delle belle scoperte. E non si
pensa tanto alla prova dell’esistenza del
“bottone dell’orgasmo”, alla moda di acconciar la selva oscura con una rasatura
brasiliana “Hollywood cut”, alla manovra
dell’“elicottero” o alla tecnica della carezza “cento farfalle”. Quanto all’ironia spietata, all’arguzia smaliziata delle due autrici – Ann-Marlene Henning e Tina BremerOlszewski, psicoterapeuta la prima, giornalista la seconda – che, strizzando l’occhio allo slang giovanile, facendo il verso
al gergo generazionale, si rivolgono a ragazzi che ci si aspetta oltremodo navigati,
ai bombardati di pornografia via Internet
e tv, per rivelarne ingenuità, insipienza,
inesperienza, e portare allo scoperto la
nuda verità: “la vera nudità”. Non c’e video YouPorn infatti che possa rimpiazzare
un onesto abbiccì, tanto più se corredato
un successo del tutto inaspettato, con cinque milioni di spettatori in Germania e
quaranta milioni nel mondo (anche in Italia fu campione di incassi nell’anno di
uscita, il ’67). Proposto rispettabilmente come un documentario, arrivava a incontrare – senza necessariamente soddisfare –
una domanda del pubblico, aggirando ogni
rigidità e pudore ed evitando così scandali o censure. Pazienza se, dato il numero di
spettatori svenuti alla scena del parto, fu
necessario garantire la presenza della croce rossa all’uscita delle sale di proiezione.
“Helga” non fu vietato ai minori ma, tutto orientato sulla procreazione e affatto
scevro com’era di ogni palpito connesso alla parola amore, attrasse più che altro un
pubblico adulto. Gli adolescenti trovarono
presto altrove le risposte alle loro domande. Sulle pagine di Bravo, la rivista dal
cuore giovane (“Die Zeitschrift mit dem
jungen Herzen”), un magazine per teenager che, fondato nel 1956, dal ’69 ospitò la
celeberrima rubrica del Doktor Sommer.
Dietro lo pseudonimo, conservato a tutt’oggi dal comitato redazionale che ancora cura quella sezione del periodico, si nascondeva il medico psicoterapeuta e insegnante di religione Martin Goldstein, che in
ogni numero affrontava questioni legate
alla pubertà e alla sessualità giovanile,
spigolando fra le tremila/cinquemila lettere che tutte le settimane gli arrivavano in
redazione. Messo all’indice un paio di volte negli anni Settanta per due numeri sulla masturbazione, guardato con sospetto
all’estero perché tacciato di pornografia
infantile (solo in Germania era legale pubblicare foto di 14enni; per cercare un com-
Sono una psicoterapeuta e una
giornalista le autrici di “Make
Love”. Strizzano l’occhio allo
slang giovanile con ironia e arguzia
Del 1974 lo scandaloso “Zeig
Mal” (nella traduzione inglese
suonava come “Fammi un po’
vedere”) per bambini e genitori
di una fotografia del reale, dei ritratti di
gente normale: di nudi, sì, ma mai messi in
scena con tutti i trucchi del caso (si veda al
capitolo “Menzogne pornografiche”) da attori, sex symbol o pornostar. Non c’è filmato hardcore capace di soddisfare un’esigenza di spiegazioni che, se scritte in modo esplicito, documentato e, perché no,
complice, stuzzicante (“Toccati”, “Vieni,
dài”, “Senza fiato”, “Senza vergogna”,
“Petting deluxe”, “Il parco giochi accanto”, recitano i titoli più furbi), arrivano
perfino a sublimare la smania puberale di
eccitazione nella voglia e nel piacere di
leggere. E’ quanto dimostrano le cifre del
successo di “Make Love”. Le oltre centomila copie vendute. Le sette edizioni in sei
mesi. L’adozione nelle scuole superiori
per i corsi di educazione sessuale. La nomination per il Deutscher Jugendliteraturpreis 2013, il premio tedesco alla letteratura giovanile, appena proclamata nell’ambito della fiera del libro di Lipsia con
la seguente motivazione: “Il testo offre
informazioni e tratta temi finora esclusi
dai manuali educativi per i giovani. Incentiva la prevenzione e l’attenzione alla propria sensualità. Incoraggia nuove scoperte
e invita a esplorare e a coltivare il desiderio”. E poi ci sono le traduzioni all’estero:
in Spagna, Corea, Olanda, Inghilterra, Irlanda…
In Italia “Make Love” uscirà ad aprile
per il piccolo e raffinato L’Ippocampo, la
casa editrice fondata a Genova dal francese Patrick Le Noël, che ne ha acquistato i
diritti di pubblicazione “spuntandola” sull’offerta di Mondadori. Di fatto il grande
editore milanese aveva chiesto di espungere dalla versione italiana le immagini più
forti comprese nell’originale, tutte realizzate dalla fotografa coreana Heji Shin (una
reporter del magazine illustrato di Die
Zeit) la quale ha chiesto a giovani coppie
berlinesi, anche omosessuali, fermate per
la strada, di posare per lei nell’intimità a
casa loro. Ma l’editore tedesco, Rogner &
Bernhard, ha rifiutato qualsiasi ipotesi di
taglio o censura, e ha preferito approdare
in Italia sui canali della piccola editoria.
Vedremo come la prenderanno gli italiani.
Qualcosa di analogo è accaduto anche per
la pubblicazione del libro in versione elettronica. L’eBook di “Make Love” non
uscirà nell’iBookstore di Apple perché il
gruppo americano non ammette nei propri
cataloghi prodotti in cui figurino dei nudi.
Anche questo dice qualcosa su una società
in cui all’esibizione spinta del sesso è più
difficile sfuggire che accedere.
Comunque sia, è proprio per sfatare miti fallaci e pregiudizi fallici, “le menzogne
della pornografia” e le rappresentazioni
distorte o fuorvianti dell’erotismo che questo manuale è stato scritto. Siete sicuri che
“i film porno mostrano il sesso che rende
felici?”, chiede nelle prime pagine la dottoressa Henning. La domanda retorica
propendente al no non vuole alludere tanto alla frustrazione che rischia di produr-
promesso con i divieti d’oltreconfine i modelli di Bravo non avevano mai meno di 16
anni), confiscato regolarmente dagli insegnanti tra le file dei banchi di scuola, il
magazine vendette negli anni d’oro fino a
1,4 milioni di copie a settimana e resta nel
cuore degli odierni adulti che ammettono
di essersi “formati” sulle pagine dello scabroso giornalino. Come le due istruttrici di
“Make Love” che, ispirate dagli espedienti escogitati dagli autori e illustratori di
Bravo, hanno optato sì per parlare di sesso con rigore didattico chiamando le cose
con i loro (noiosissimi) nomi, ma non trascurano di menzionare la terminologia favorita dai loro lettori: “Sappiamo bene che
i nomi che usate voi sono diversi. Ma quando dite tagliola, fagiana o lumachina, flauto, calippo e zufolo, kinderbueno, fratello
e ginetto, state parlando della stessa cosa”.
Non è ancora tutto. Sempre in Germania, guarda caso, fu pubblicato nel 1974 lo
scandaloso “Zeig Mal!”, tradotto nel ’75 in
inglese sulle due sponde dell’oceano con il
titolo “Show me!”, “ovvero “Fammi un po’
vedere”, un manuale di educazione sessuale “per bambini e i loro genitori” in cui
il testo della psicoterapeuta Helga Flieschhauer Hardt era nettamente sovrastato
e messo in ombra dagli scatti del fotografo
Will McBride. Incriminato nel ’77 per le
leggi sulla pornografia infantile, ma mai
condannato in quanto titolo non osceno, fu
ristampato negli anni Novanta con una sezione dedicata all’Aids e, pur non essendo
mai ufficialmente bandito (eccetto che in
Nuova Zelanda), fu tolto definitivamente
dal mercato nel ’96, dopo aver venduto oltre un milione di esemplari oggi ben quotati dai collezionisti. I giudizi dei critici su
quell’esibizione di sessualità minorile
esprimono un misto di attrazione e repulsione, e tradiscono un disagio inconfessabile. Le foto sono “beautyful, graceful,
charming and elegant”, ammise il Los Angeles Times annunciando tuttavia che il libro avrebbe sollevato un tumulto. Le immagini erano “belle, aggressive, grottesche, seducenti”, rincarava il Washington
Post, ma “adatte solo ai genitori più all’avanguardia”. Tra tutti il più ostile fu il New
York Times, che qualificò “Zeig Mal!” come un abuso e un brutto scherzo: “A childabusive joke”. Il commento più sereno e
innocente fu quello della figlia tredicenne
della columnist del Chicago Tribune cui la
madre, a corto di idee, aveva per l’occasione scelto di cedere la parola: “Io sono troppo grande per queste cose”, sosteneva la
ragazzina, “ma l’ultima parte, senza foto,
sembra interessante da leggere. Può essere utile ai più piccoli che ancora non conoscono il significato che la società dà al
termine ‘sporco’. Sono i genitori che mi
preoccupano. Non sono ancora pronti”. Oggi quella bambina, tredicenne negli anni
Settanta, avrà passato la cinquantina. Forse è madre di figli adolescenti. Chissà se
pronta a educarli sui testi e le foto di
“Make Love”.
C
Un’immagine di “An Education” (2009), storia dell’educazione sessuale e sentimentale di una ragazza. La sceneggiatura del film, diretto dalla regista danese Lone Scherfig, è di Nick Hornby
SEX UND KRAUT
Presto in Italia il manuale di educazione sessuale che furoreggia
in Germania. Senza pudori né le “menzogne della pornografia”
re la scarsa verosimiglianza di membri extralarge ostentati a luci rosse o delle “tette lunari” che stanno su quasi in assenza di
gravità (“una quarta misura come fosse
una prima”), né alle false aspettative indotte dalle “inondazioni” di sperma (“mediamente non se ne produce più di un cucchiaino per volta”) o dall’effetto immediato stimolo/risposta, stantuffo/mugolio che
ignora nel modo più ridicolo i tempi infinitamente lunghi del piacere femminile. E’
invece appunto sui tempi e sui ritmi individuali e personali che le due maestre invitano gli educandi a concentrarsi. Sugli
odori, i sapori, le tensioni, il timbro, le risonanze del proprio corpo, visto come una
tastiera da tentare e accordare attraverso
il più avventuroso e disinibito degli allenamenti. “L’eccitazione è innata”, è il loro as-
Immagini, anche forti, scattate
da una fotografa che ha chiesto a
giovani coppie berlinesi, fermate
per la strada, di posare per lei
sunto di base, “il sesso si impara: come una
lingua straniera, uno strumento musicale o
andare sullo skate”.
Prima che si lancino nelle acrobazie più
spericolate i giovani neofiti sono dissuasi
dal prendere la cosa come una prova sportiva. Sono richiamati a un’opportuna sincerità: “Una buona regola è non mentire
sulla propria taglia al momento dell’acquisto in farmacia, altrimenti poi il preservativo si sfila”. Sono invitati a godersi il momento magico dei preliminari, e i tanti benefici dei baci, che “rafforzano il sistema
immunitario, riducono dolore e stress,
producono felicità euforica, assicurano
longevità”. E sono prudentemente avvertiti dell’immancabile delusione della prima
volta, allorché “l’orgasmo, quasi sempre,
resta un illustre sconosciuto”. Dalla seconda volta in poi, si incomincia a prenderci
la mano e ci si può affidare alla propria
creatività e originalità. Allora, esaurita la
fase dell’accordatura dello strumento (anche se poi il corpo va costantemente ascoltato e tenuto accordato), trovato un equilibrio sufficientemente stabile sullo skateboard, i principianti possono finalmente
mettersi a tavola e le loro insegnanti cambiare programma didattico e metafore.
“Possiamo offrirvi una ricetta base e qualche idea”, scrivono, “come per la pizza.
Noi vi diciamo gli ingredienti di base per
l’impasto, decidete voi che cosa metterci
sopra”.
Ai tedeschi la pizza piace tanto. Gli italiani tendenzialmente diffidano di una pizza fatta alla tedesca. Ma l’impatto di un simile prontuario e ricettario sul pubblico
italiano non sarà solo una questione di gusto. Intanto i giovani utenti, “dai 14 anni in
su”, cui “Make Love” apertamente si rivolge danno già chiari segni di appetito. Si
captano per esempio tra gli studenti della
traduttrice italiana del testo, Elena Doria,
prof di tedesco in un liceo linguistico romano, la quale ci informa dell’entusiasmo
e della curiosità che ha suscitato nelle ultime classi, tra i maturandi, il suo lavoro
ancora in corso. Le ragazze, pare, sono le
più interessate, o le più propense a fare
domande senza troppe remore. Forse perché i maschi non ammetterebbero mai di
avere bisogno di una lezione. Anche in libreria, confermano un paio di librai milanesi, c’è una continua richiesta da parte
degli adolescenti di un simile testo propedeutico, che in Italia manca del tutto.
In Germania i consumatori di pizza hanno un altro palato e i lettori una memoria
diversa. “Make Love”, che resta unico nel
suo genere per la proprietà scientifica e la
documentazione statistica combinate alla
disinvoltura dello stile, o per la freschezza e innegabile bellezza estetica delle foto davvero artigianalmente “home made”,
eguaglia oggi, nel 2013, la fortuna e il clamore di un buon numero di opere analoghe che, uscite quasi mezzo secolo fa, in
piena rivoluzione sessuale, ciascuna a suo
modo hanno fatto epoca. Qualcuno lo ha
paragonato al “Sexualkunde Atlas”, l’atlante di sessuologia scritto nel 1969 dall’allora ministro della Sanità Spd Käte
Strobel: un libretto di nemmeno cinquanta pagine in cui, con dovizia di nozioni biologiche e totale assenza di connotazioni
emozionali, si forniva agli studenti delle
superiori quella “Liebeslehre”, la dottrina
dell’amore, che veniva considerata come
una necessaria lezione di vita. Con quel testo, definito per antonomasia “Sex-Strobel”, la ministra socialdemocratica procurava lo strumento indispensabile a colmare una lacuna denunciata dal governo federale tedesco che, nel 1967, aveva definito insufficiente l’educazione sessuale offerta dai genitori nelle famiglie e nel ’68
aveva stabilito di fornire a scuola i consigli educativi utili “a rendere i giovani consapevoli dei loro compiti di uomini e di
donne”. L’atlante del sesso adottato da un
giorno all’altro come testo di studio divenne l’incubo di molti insegnanti. E fu controverso oggetto di critiche. La Faz (Frankfurter Allgemeine Zeitung) lo considerò un
incentivo alla sessualità sana ed esultò per
la fine dei tempi in cui gli adolescenti erano costretti a cercare maldestramente notizie negli scritti di Lao Tzu, nel “Cantico
dei Cantici” o nelle liriche amorose di Walter von der Vogelweide. La Süddeutsche
Zeitung lo valutò come una soluzione discutibile, supportando le posizioni del ministro della Cultura Cdu che, alla vigilia
delle elezioni, aveva proibito l’atlante nelle scuole dei suoi Länder. D’altra parte Die
Welt, prendendo con acribia le misure del
testo – due righe e mezzo sulla masturbazione, trenta righe sull’atto sessuale (l’unico paragrafo erotico di tutto il manuale),
non una sillaba sulla sessualità infantile,
sull’omosessualità, sulle disfunzioni, sulle
perversioni… – lo definì né più né meno
che come “il manuale di istruzioni per una
lavatrice” e sentenziò: “Per la signora Strobel la sessualità comincia dove per tutti gli
altri uomini finisce: al momento della fusione tra l’ovulo e lo spermatozoo”. Insomma, per qualcuno il testo era troppo ardito, per altri non lo era abbastanza: un doppio limite di cui le autrici di “Make Love”
hanno sicuramente tenuto conto.
Ma la furia educativa del ministro Strobel non si esaurì nella stesura del
“Sexualkunde Atlas”. Cavalcando la
“Sexwelle”, la prorompente ondata ses-
L’atlante scritto nel 1969 dal
ministro della Sanità Käte
Strobel, con dovizia di biologia
e totale assenza di emozioni
suale di quegli anni, aveva travolto anche
il pubblico cinematografico facendo
proiettare sui grandi schermi un film di
cui lei stessa nel 1967 favorì la produzione, “Helga. Vom Werden des menschlichen
Lebens”, “Helga. Lo sviluppo della vita
umana”: la storia di una giovane inesperta che, alla vigilia delle nozze, non sapendo che pesci pigliare, si rivolgeva a una ginecologa per avere informazioni riguardo
ai propri doveri coniugali. Incinta del primo di quattro figli, la giovane si faceva poi
seguire dagli spettatori a ogni seduta del
suo corso pre-parto, fino alla nascita del
bimbo, filmata in ogni più cruento dettaglio. Nonostante (o proprio grazie a) la sua
fredda puntualità scientifica, il film ebbe
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